il discorso di Tsipras

 il premier Alexis Tsipras sceglie l’Europarlamento di Strasburgo per lanciare quello forse sarà l’ultimo appello ma anche l’ultimo attacco all’Europa. «I vostri soldi sono serviti a salvare le banche, non sono mai arrivati al popolo
Caspita, quando ste cose le dice la Lega in Italia gli sgherri del Pd vanno a ribaltargli i banchetti.

Tratto dal Corriere, tutto l’art qui.
Che gli Usa ordinano di non far uscire la Grecia dall’euro NON INFASTIDISCE NESSUNO? a NESSUNO VIENE IL DUBBIO CHE la merkel sia solo un paravento????

Il Piano di Tsipras “Lacrime e sangue” eccola l’altra europa

Stessa zolfa, tradimento delle promesse fatte in favore dei popoli, le sinistre possono. Sembrano le misure di renzi
Pietro Ancona commenta così: Forse hanno indetto il referendum sperando nella vittoria di Si. 
Ora si comportano come se avesse vinto il si. Il popolo? Che vada a farsi fottere!!!

Vento ribelle
Il piano Tsipras piace all’Eurogruppo e sembra avere il placet dei massimi vertici della Troika, Fmi, Bce e Ue, nonché l’approvazione da parte dei leader politici europei. Robusta la richiesta greca: 12 miliardi di euro invece di otto che erano nella precedente proposta.

Il Piano di Tsipras “Lacrime e sangue”

Non ci sarà più lo sconto dell’Iva alle isole turistiche entro il 2016. Per ristoranti e catering l’aliquota aumenterà al 23% mentre per gli alberghi al 13%: Tagli significativi alla Difesa che salgono a 300 milioni di euro entro la fine del 2016.

Inoltre, è previsto l’aumento delle tasse sugli armatori, forse la più accettata come la tassa sui beni di lusso (sale dal 10 al 13%), di quella sulle imprese (dal 26% al 28%), ma anche del contributo di solidarietà sul reddito e, se necessario, della tassa sugli immobili dopo la revisione catastale.

Il piano greco abolisce anche il contributo di solidarietà per pensionati entro il 2019. Sono previsti risparmi su pensioni tra lo 0,25-0,50% del Pil nel 2015 e l’1% dal 2016 in poi, tagliando progressivamente le “baby pensioni” (creando disincentivi) e innalzando l’età pensionabile a 67 anni entro il 2022.

Un piano di tagli e riforme duro e rigido che somiglia molto quello “lacrime e sangue” fatto da Mario Monti nel 2011, si mormora sui social. Se sarà servito a qualcosa il referendum greco lo si saprà a breve. Al momento sembra che il premier stia andando in direzione opposta all’indicazione del popolo greco. La cosa che più peserà, se vera, è la richiesta all’Esm di 53 miliardi di euro. Denaro che si rivela un cappio al collo per le future generazioni poiché richiede appunto, oltre alla restituzione con tassi di interessi elevatissimi, piani di maggiore austerità e massicce politiche di privatizzazione.
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GIUDICATE VOI: ECCO LA PROPOSTA DI TSIPRAS E TSAKALATOS

IL RIVOLUZIONARIO, il ribelle che metteva in scacco i cattivi, IL GIUSTIZIERE CHE AVREBBE PLASMATO LA NUOVA EUROPA, QUELLA SENZA AUSTERITA’-
FAVOLE PER ALLOCCHI. EUROPA E’ AUSTERITA’, come scritto nel trattato di Maachstricht, IL RIVOLUZIONARIO HA SCELTO DI CONSEGNARE LO SCALPO DEI GRECI ALLA UE DELLE BANCHE.
 
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[ 10 luglio ]
 
«Dobbiamo confrontarci con decisioni cruciali».
«Abbiamo un mandato per strappare un accordo migliore rispetto a quello dell’ultimatum dell’Eurogruppo, ma non abbiamo certo un mandato per portare la Grecia fuori dall’Eurozona».
«In tutto questo dobbiamo stare uniti».
Dal discorso di Tsipras ieri, 9 luglio
«Atene ha raggiunto un compromesso dell’ultima ora presentando in Parlamento e a Bruxelles una nuova proposta ai creditori che dovrebbe scongiurare la sua uscita dall’euro. Aumenta l’Iva per i ristoranti (ma gli hotel restano al 13% e pure l’elettricità al 6%), sparisce lo sconto del 30% alle isole, salgono le imposte societarie dal 26 al 28% per un gettito addizionale di 130 milioni di euro (sparisce la richiesta di tassare del 12% i profitti aziendali superiori a 500 milioni) , verranno penalizzate le baby-pensioni e si andrà in pensione a 67 anni dal 2022, ripartono le privatizzazioni di porti e aeroporti regionali. Aumenta la fiscalità sugli armatori con un aumento della imposta sul tonnellaggio.
 
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la proposta greca del 8 luglio . clicca per ingrandire
 
Iva
Nel nuovo piano del governo di Atene è prevista una tassazione dell’Iva a tre livelli, con medicinali, libri, spettacoli d’arte e teatrali al 6%; alberghi, energia, prodotti alimentari freschi e generi alimentari di base al 13% e degli alimentari lavorati, ristoranti e altro al 23%. Si elimina lo sconto del 30% di sconto sulle aliquote Iva sulle isole, a partire dalle maggiori e più famose tipo Santorini, Mikonos a partire dall’ottobre 2015. Le isole più remote verranno compensate con altre indennità.
 
Tasse
Inoltre, il governo manterrà la controversa tassa sugli immobili (Enfia) nel 2015 e 2016 e aumenterà nel contempo gli sforzi per combattere l’evasione fiscale. L’Amministrazione fiscale del Paese diventerà un organismo indipendente, mentre saranno introdotti criteri più severi per auto-dichiararsi agricoltori ed evitare le numerose truffe. E’ previsto anche l’aumento della tassa di solidarietà come pure di quelle sul lusso e sui profitti delle società. Le imposte societarie passano da 26 al 28%. Meno spese militari di 100 milioni nel 2015 e di 200 milioni nel 2016. Verranno tassate gli yacht di lusso con una tassa che passa da 10 a 13%.
 
Pensioni
Risparmi su pensioni tra lo 0,25-0,50% del pil nel 2015 e l’1% dal 2016 in poi, tagliando progressivamente le baby pensioni (creando disincentivi) e innalzando l’età pensionabile a 67 anni entro il 2022. In dettaglio l’età sale a 67 anni entro il 2022 e chi si ritira in anticipo perderà il 10% del dovuto e non più il 6% precedente. L’indennità Ekas per le minime verrà eliminata dal 2019 a partire dal 20% dei pensionati con reddito maggiore a partire dal 2016. Aumentano i contributi sanitari per i pensionati dal 4% al 6%.
 
Privatizzazioni
Si privatizzeranno gli aeroporti regionali (in pole position i tedeschi della Fraport di Francoforte) , il vecchio aeroporto Hellenikon (è interessato il Qatar) , i porti di Salonicco e del Pireo (sono il lista di attesa i cinesi della Cosco). Le azioni ancora in mano al governo della Ote, il colosso della tlc già in mano in maggioranza ai tedeschi, dovranno passare alla agenzia delle privatizzazioni. Resta fuori la Dei, il monopolista dell’energia elettrica.
 
Il surplus primario
Lo stallo nei negoziati ha fatto salire il costo del piano di rientro. Ora si parla di 13 miliardi di euro con un surplus primario di 1, 2, 3 e 3,5% da 2015, 2016, 2017 e 2019. Questo il valore del nuovo piano di riforme. Il piano avrebbe quindi una consistenza superiore rispetto a quanto precedentemente ipotizzato, a causa del peggioramento dell’economia greca, entrata nuovamente in recessione. Le misure per 8 miliardi di euro che la Grecia aveva preventivato per il 2015 e il 2016 dovranno essere aumentate di 2,5 miliardi di euro all’anno, per un totale di 13 miliardi in due anni. Il governo greco stima per quest’anno una recessione pari circa al 3%, rispetto alla prevista crescita dello 0,5%, vanificata da mesi di incertezza e da quasi due settimane di misure per il controllo dei capitali. Il premier greco Tsipras ha fatto avere preventivamente il piano ai rappresentanti dei partiti greci To Potami, Nea Dimokratia e Pasok prima di consegnarlo ai creditori.
 
Salario minimo e contratti collettivi
Tutto questo spinoso dossier (Syriza vuole aumentare il salrio minimo a 751 euro, verrà rinviata all’autunno. Il governo greco vorrebbe abolire la legge varata dal precedente governo Samaras che permette i licenziamenti di collettivi. Tsipras vorrebbe reintrodurre la contrattazione collettiva nazionale oggi riservata solo a livello aziendale».*
 
* Fonte: Vittorio Da RoldIl Sole 24 Ore del 10 luglio

CONSEGUENZE DELLA GRECIA: ITALIA E SPAGNA HANNO FINANZIATO SOTTO BANCO IL SALVATAGGIO DELLE BANCHE FRANCESI

ma non era la cccermania che ci guadagnava?Nuova immagine

luglio 09 2015
 
 
Il sito del Council on Foreign Relations (CFR) sottolinea in maniera esplicita come il denaro che l’Italia perderebbe in seguito a un default della Grecia è in realtà quello che il nostro paese ha impegnato  per il salvataggio delle banche francesi sovraesposte.  Se ne possono dedurre due considerazioni: la prima, evidente, è che non è stata la Grecia a usufruire dei soldi; la seconda, che nella socializzazione delle perdite dai debiti privati ai debiti pubblici, quello che conta non è la nazionalità delle banche, ma la partecipazione di ogni paese a questa “Unione europea per il salvataggio della finanza”.
 
di Benn Steil e Dinah Walker
 
2 luglio 2015
 
Nel marzo 2010, due mesi prima dell’annuncio del primo salvataggio greco, le banche europee erano esposte sulla Grecia per 134 miliardi di €. Le banche francesi, come mostrato nella figura qui sotto, erano di gran lunga le più esposte: 52 miliardi di € – 1,6 volte più della Germania, undici volte l’Italia, e sessantadue volte la Spagna.
 
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I 110 miliardi di € di finanziamenti erogati alla Grecia dal FMI e dall’Eurozona a maggio 2010 hanno permesso alla Grecia di evitare il default sulle sue obbligazioni verso queste banche. In assenza di tali prestiti, la Francia sarebbe stata costretta a un piano di salvataggio di massa del suo sistema bancario. Invece, le banche francesi sono state in grado di eliminare virtualmente la loro esposizione verso la Grecia vendendo le obbligazioni, portandole a scadenza, e subendo una parziale ristrutturazione nel 2012. Il piano di salvataggio ha sostanzialmente socializzato gran parte della loro esposizione all’interno della zona euro.
 
L’impatto di questo salvataggio clandestino delle banche francesi si fa sentire ora, con la Grecia sul punto di uno storico default. Mentre a marzo 2010 circa il 40% del totale dei prestiti europei alla Grecia passava per le banche francesi, oggi è solo lo 0,6%. I governi hanno coperto la falla, ma non in proporzione a quella che era la esposizione delle loro banche nel 2010. Piuttosto, in proporzione al loro capitale versato alla BCE – che nel caso della Francia è solo il 20%.
 
Di conseguenza, la Francia è effettivamente riuscita a ridurre la sua esposizione totale  – bancaria e sovrana – verso la Grecia di € 8 miliardi, come si vede nella figura qui sopra. All’opposto, l’Italia, che nel 2010 non aveva praticamente nessuna esposizione verso la Grecia, ora ha un’esposizione massiccia: 39 miliardi di €. Complessivamente, l’esposizione tedesca è di un importo analogo – 35 miliardi di €.  Anche la Spagna ha visto la sua esposizione espolodere, passando da quasi nulla nel 2009 ai 25 miliardi di € di oggi.
 
In breve, la Francia è riuscita a utilizzare il salvataggio greco per scaricare  8 miliardi di € di debito spazzatura sui suoi vicini, caricandoli con decine di miliardi in più che essi avrebbero potuto evitare se nel 2010 alla Grecia fosse stato semplicemente permesso di fare default. Il risultato è che oggi Italia e Spagna sono molto più vicine alla crisi finanziaria di quanto dovrebbero essere.
 

PUTIN CACCIA SOROS DALLA RUSSIA PER ‘ATTIVITÀ SOVVERSIVA’

Le associazioni sovversive dello speculatore George Soros, stanno per essere cacciate dalla Russia.
 
 Mosca sta indatti considerando il divieto di svolgere attività nel proprio territorio alle organizzazioni non governative straniere (ONG) che camuffate da enti ‘per la promozione della democrazia’ – un tipo di ‘democrazia’ dove i ricchi dominano grazie al controllo dei media – svolgono attività sovversiva.
 La TASS, agenzia statale russa, ha riferito poche ore fa che il Consiglio della Federazione sta considerando una “lista” delle ONG accusate di svolgere “aggressione soft” nel Paese.
Dodici organizzazioni sono nella lista nera patriottica, tra cui la famigerata Open Society Foundations, di Soros. Molto attiva anche in Italia nel promuovere l’immigrazione e l’entropia etnica in generale anche attraverso sovvenzioni ad associazioni e siti internet pro-clandestini e pro-zingari.
 
Altre organizzazioni direttamente riconducibili agli Stati Uniti sono il National Endowment for Democracy, la Fondazione MacArthur e la Freedom House. In totale, l’elenco comprende sette organizzazioni americane, tre ucraine e due polacche.
 
TASS ha citato un progetto di legge che impedirà l’azione di ONG atte a portare “un attacco contro gli interessi nazionali”, comprese quelle finanziate da Stati esteri, che hanno l’obiettivo di “minare l’unità patriottica” della Russia.
 
 
Fonte: voxnews.info

Brics: l’asse economico del mondo si sposta sempre più ad Est

Mercoledì, 08 Luglio 2015 07:59
 
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E’ un momento storico per gli equilibri economici mondiali. Mentre in Europa si comincia a tremare per il futuro incerto di Atene della stessa Europa Unita e dell’euro, l’asse economico del mondo si sposta sempre più ad Est.
La città russa Ufa è pronta ad accogliere i vertici dei Paesi Brics e dell’Organizzazione di Shangai (SCO) dall’8 al 10 luglio, dove i temi affrontati saranno l’economia, il caso greco, ma anche sicurezza e terrorismo. All’evento sarà discussa anche la questione dell’adesione dell’Iran. Un doppio appuntamento dove sarà presente tutto il mondo, escluso l’Occidente.
La decisione di ammettere Teheran alla SCO (Shanghai Cooperation Organization) attenderà l’eventuale azzeramento delle sanzioni internazionali al termine del processo negoziale sul discusso programma nucleare iraniano. Lo ha detto il consigliere del presidente russo Yuri Ushakov ricordando che l’Iran, al pari del Pakistan, ha chiesto nel settembre del 2014 l’adesione formale all’organismo di integrazione politico, militare ed economica che comprende Russia, Cina, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan.
Inoltre sta per essere lanciata la Banca di Sviluppo dei Paesi Brics, sempre più forti e appetitosi per i Paesi in crisi economica. Putin guida i Brics verso un nuovo ordine mondiale, forse è il momento giusto per la Grecia, come anche altri Paesi in difficoltà economica, di riavvicinarsi alla Russia, invece di imporre contro Mosca stupide sanzioni. Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione Tiberio Graziani, presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (l’IsAG), direttore della rivista “Geopolitica” che viene in seguito:”Putin guida i Brics verso un nuovo ordine mondiale, forse è il momento giusto per la Grecia, come anche altri Paesi in difficoltà economica, di riavvicinarsi alla Russia” ha detto Graziani.
E’ un evento di un’importanza storica. In un periodo di grande crisi finanziaria ed economica per alcuni Paesi, in particolare la Grecia, il fatto che venga fondata una banca, dedicata allo sviluppo delle infrastrutture è veramente un fenomeno di portata storica. Le banche per le infrastrutture sono quelle che danno poi la spinta a tutte le economie che ne fanno parte, in questo caso le economie dei Brics. Bisogna ricordare che c’è anche la Banca di sviluppo della Cina. Questo vertice Brics presieduta dalla Russia  ha un’importanza anche dal punto di vista geopolitico: come si sa con le sanzioni si è tentato di relegare la Russia in un angolo, ma ciò non è avvenuto. Questo vertice così importante assieme alla fondazione di una Banca assume un’assoluta rilevanza.
Con la realizzazione di vertice Brics e dell’Organizzazione di Shangai per la cooperazione (SCO), due grandi eventi, vediamo la perdita di centralità del cosiddetto Occidente, sia in termini economici che in termini geopolitici. Il fatto che i due vertici si svolgano nello stesso periodo assume un significato di rilevanza mondiale. Molto probabilmente, tornando al discorso della Grecia, si può anche ipotizzare che Paesi in grandi difficoltà economiche possano rivolgere le loro speranze a questi nuovi aggregati geoeconomici.
Sul piano teorico è veramente possibile che la Grecia si rivolgerebbe i per un aiuto alla Russia o ai Brics.  Non soltanto però la Grecia, ma anche tutti quei Paesi che vivono una grande sofferenza economica e finanziaria potrebbero farlo. Chiaramente c’è uno spostamento dell’asse da Occidente verso Oriente e bisogna tenerne conto. I Paesi più sensibili  molto probabilmente troveranno le opportune prassi per aderire in maniera diretta o indiretta a questi aggregati.
Per l’Italia la cooperazione con i Paesi Brics aprirebbe un nuovo fronte, quello del rafforzamento dell’opzione bilaterale. L’Italia è stata schiacciata sull’opzione multilaterale, vale a dire che è entrata nel contesto internazionale principalmente però nel quadro della politica statunitense. Il fatto che esistano nuove aggregazioni geopolitiche ed economiche potrebbe permettere all’Italia di riguadagnare dei gradi di libertà. L’Italia peraltro ha dei rapporti molto buoni con tutti i Paesi Brics, solamente con alcune problematiche per quanto riguarda l’India, ma non sul piano economico, bensì per motivazioni relative ai due marò ancora sotto processo.
Un altro elemento di grande importanza è l’adesione dell’Italia alla Banca Internazionale Cinese.

LA VEILLE ALLIANCE SARKOZY-CNT RECONDUITE DANS UN AXE ‘LR-MISRATA-FARJ LIBYA’ ?

# ELAC & ALAC COMMITTEES/   

LM pour ELAC Website /Avec Libération – PCN-SPO/ 2015 07 07/

https://www.facebook.com/elac.committees

 ELAC - LR sur les pas de Sarko (2015 07 07) FR

Les islamistes radicaux libyens, dont les voyoux de Misrata (transformés en 2011 en une puissante armée privée selon le plan de Sarkozy et BHL, par les généraux français de l’OTAN), assassins de Kadhafi et de son fils, ont tant de souvenirs en commun avec la Sarkozye …

 Voilà un député important de la Droite sarkozyste (Les Républicains, ex UMP) qui va visiter les islamistes de FARJ LIBYA, coalition dont le noyau dur est la milice de Misrata, qui terrorise Tripoli. Et qui s’en revient tout énamouré pour ces crapules qui ont plongé la Libye dans le chaos pour le compte des USA et de l’OTAN. A noter que les « islamistes modérés » (si chers à BHL) ont fait place à des « conservateurs islamistes non jihadistes » (selon Libé) …

 Quant à savoir si les nouveaux LR (ex UMP), cautionnent la visite du Député Poisson, Libé apporte déjà la réponse : « Début juin, une délégation libyenne comprenant le ministre du Pétrole et de l’Intérieur (ndla : du gouvernement non reconnu islamiste de Tripoli) s’était rendue à Paris et avait rencontré le sénateur Christophe-André Frassa et le député Alain Marsaud, tous deux membres de LR et représentants les Français établis hors de France. Une entrevue qu’avait peu goûtée la Chambre haute à l’époque. Jean-Frédéric Poisson est lui allé plus loin et se rendant sur place ».

 « LES BRIGADES DE MISRATA, PRINCIPAL BRAS ARME D’AUBE LIBYENNE, SONT LES FERS DE LANCE DANS LE COMBAT CONTRE L’ETAT ISLAMIQUE » (LIBE)

 Extraits : “La visite comportait deux volets cruciaux : la lutte contre le terrorisme et la question des migrants. Deux points sur lesquels Tripoli a davantage d’arguments à faire valoir que son homologue-adversaire de Tobrouk, siège du parlement rival reconnu par les instances internationales. Les brigades de Misrata, principal bras armé d’Aube libyenne, sont les fers de lance dans le combat contre l’Etat islamique et ce sont des plages de la côte ouest, contrôlées par Fajr Libya, que s’embarquent les migrants pour l’Europe. «Ici, les dirigeants sont les seuls à posséder certaines clés pour débloquer la situation et le trousseau n’en comporte pas beaucoup», estime Jean-Frédéric Poisson. N’ayant jusqu’ici jamais montré un attachement particulier pour le pays, le vice-président du groupe d’études sur les chrétiens d’Orient est revenu emballé par ses hôtes. «Ce que l’on dit en Europe de l’ouest à propos du gouvernement de Tripoli ne correspond pas à la réalité que j’ai découverte. J’ai trouvé face à moi des responsables prêts à travailler avec nous contre le terrorisme et l’immigration clandestine. Et je ne crois pas avoir été victime de “village Potemkine”» (…)

 * lire :

http://www.liberation.fr/monde/2015/07/07/les-tribulations-du-depute-poisson-en-libye_1345020

LA NOUVELLE STRATEGIE DES USA ET DE L’OTAN :

COMBATTRE DAECH AVEC … AL-QAIDA !

 Derrière tout çà, la nouvelle stratégie des USA et de l’OTAN, qui vise à s’allier à des « islamistes modérés » contre DAECH. En Syrie, ces « modérés », qui constituent la base de ce qui reste de la soi-disant ASL, c’est le Jabaat al-Nosra, autrement dit al-Qeida en Syrie !

A Misrata, fief des radicaux, on applique la Charia et la Burqua à l’Afghane est de mise. Les Occidentaux, avec cette nouvelle brillante stratégie, se préparent de nouveaux matin ensanglantés …

 Luc MICHEL

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ELAC & ALAC Website /

The Jamahiriyan Resistance Network /

https://www.facebook.com/elac.committees

Grecia: Salvini, Tsipras vuole la botte piena e la moglie ubriaca

Tsipras euroscettica va bene? Se è un partito non di sinistra ad esserlo com’è che diventa una minaccia per la democrazia?!?! Tanto entrambi pensano che via la Merkel il FMI invece i soldi li regala gratis fingendo di non sapere che l’austerità fu ratificata venti anni fa con i parametri di Maachstricht, ma fingiamo sia na roba dell’ultima ora inventata dalla MerkelMatteo Salvini
Pacchi di miliardate “donati” alla Grecia grazie a quei geni di Monti, di Letta e di Renzi che invece di aiutare l’Italia hanno deciso di aiutare tutto il mondo.
Italiani cornuti e mazziati, senza che i cittadini abbiano deciso nulla.
https://www.facebook.com/salviniofficial/videos/10152712514263155/

(AGI) – Roma, 6 lug. – “Perche’ l’Italia deve continuare a essere massacrata per dare i soldi alle banche tedesche che hanno dato i soldi alla Grecia. Non ci sono piu’ soldi per fare figli, sposarsi e uscire di casa. Se questa e’ la vostra bella Europa dei conti a posto tenetevela voi”. Cosi’ il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, oggi ad Agora’ Estate, su Rai Tre. “Ma cos’e’ – ha aggiunto – il gratta e vinci in cui si perde sempre? Tsipras vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca. L’Italia e’ in una condizione diversa: non prende i soldi dall’Europa, li da’”.
https://www.agi.it/politica/notizie/grecia_salvini_tsipras_vuole_botte_piena_e_moglie_ubriaca-201507060959-pol-rt10040

Salvini su Tsipras in precedenza

Salvini: Syriza? E’ una fregatura per gli italiani. Nessuna alleanza
“Mi auguro la vittoria di Tsipras come elettroshock, ma la Lega è un’altra cosa”, afferma ad Affaritaliani.it Matteo Salvini. Nessuna alleanza destra-sinistra in Europa contro la Merkel e Juncker? “No, perché sui grandi temi non ci siamo”. E se vince Syriza per gli italiani sarà una fregatura miliardiaria…
Sabato, 24 gennaio 2015
Di Alberto Maggi

Spera che Tsipras vinca le elezioni in Grecia? “Io me la auguro come elettroshock, perché sarebbe la vittoria di qualcuno che non è dipendente né da Berlino né da Bruxelles. Però, ovviamente, la Lega è un’altra cosa”. Lo afferma ad Affaritaliani.it Matteo Salvini. “Tsipras è per un’immigrazione senza controllo e non parla di uscire dall’euro. E’ positivo perché è un partito anti-sistema, però ad Atene c’è Vendola. Non è esattamente la rivoluzione a cui pensiamo noi”.

Nessuna alleanza destra-sinistra in Europa contro la Merkel e Juncker? “No, perché sui grandi temi non ci siamo. Sull’immigrazione, sui rapporti con l’Islam e sulla messa in discussione della moneta unica Tsipras non c’è. Io tifo per loro perché sarebbe un ribaltamento del tavolo, ma per l’Italia saranno problemi seri”. Perché? “Lui non dice fuori dall’euro, ma dice rimango nell’euro e non ripago i debiti. E grazie ai geni di Monti e di Renzi adesso siamo noi che abbiamo prestato i soldi alla Grecia. Fino a tre anni fa noi non avevamo una lira di prestito alla Grecia, spieghiamolo chiaramente: se Tsipras fa quello che dice per gli italiani è una fregatura miliardaria. Fino a tre anni erano i tedeschi ad essere preoccupati, adesso con i fondi salva-Stati gli abbiamo prestato 60 miliardi. Quindi se Tsipras vince e dice non ripago i debiti, prima erano i tedeschi a rimetterci, adesso grazie a Monti e Renzi siamo noi”.
http://www.affaritaliani.it/politica/salvini-tsipras2401.html

Ora sono tutti Syriza: se Salvini lega la Lega a Tsipras e Le Pen
27 gennaio 2015, Americo Mascarucci

Ieri erano tutti Charlie, oggi sono diventati tutti Tsipras. Sembra incredibile che il leader dell’estrema sinistra greca Alexis Tsipras uscito vittorioso dalle elezioni politiche in Grecia con il suo partito chiamato Syriza, possa aver unito nello stesso entusiasmo estrema destra ed estrema sinistra, Ferrero e Salvini, la Le Pen e Vendola, la Meloni e Camilleri, tutti ad esultare per quello che è stato definito un risultato storico per l’Europa. Per una volta tutti concordi nel cantare vittoria contro l’Europa di Angela Merkel, l’Europa della Troika, quell’Europa delle banche che tanto a destra che a sinistra, per non dire del mondo cattolico, è considerata l’origine di tutti i mali; quell’Europa che ha posto il profitto al di sopra dei diritti e, cosa ben più grave, della dignità umana. In fondo Tsipras al pari della Le Pen ciò che chiede è che l’Europa torni ad essere un’Europa dei popoli non della finanza, un’Europa che metta la persona ed i suoi diritti al centro di ogni strategia di sviluppo, un’Europa che torni ad avere “un’anima ed un cuore”. Non importa se ad esempio sui temi dell’immigrazione la posizione di Tsipras sia diametralmente opposta a quella della Le Pen o di Salvini e coincida con quella della sinistra italiana, l’importante è dare una scossa all’Europa, provocare una terapia d’urto, scardinare il sistema Merkel (utilizziamo questa espressione non tanto con riferimento alla Cancelliera tedesca, quanto al potere di condizionamento che la Germania ormai da molto tempo sembra esercitare sulle nazioni europee, sui loro destini).Molti sperano che Tsipras possa aprire la strada ad una grande rivoluzione capace poi di contagiare tutta l’Europa fino a terremotare l’intera zona euro. Già, l’euro, perché in fondo anche l’ostilità verso la moneta unica sembra unire gli estremi. Tsiprar si è affrettato a prendere le distanze dagli auguri de la Le Pen, che nei giorni scorsi ha auspicato una forte affermazione della sinistra greca, ma appare evidente come l’area dello scontento in Europa sia sempre più destinata a rafforzarsi e consolidarsi indipendentemente dalle ideologie di riferimento. Premesso ciò, cambieranno davvero le cose da adesso in avanti? Difficile crederlo, anche perché se è vero che l’Europa è sotto certi aspetti malata e come tale nelle condizioni di generare populismi come virus, è altrettanto vero che non è sprovvista degli anticorpi per fronteggiarli. Un conto è stare all’opposizione e cavalcare il malcontento delle popolazioni promettendo di cambiare in maniera radicale le cose, un altro è riuscire a farlo davvero nel momento in cui si va a governare. E allora, se è vero che da oggi gli anti euro in Europa sono ancora più forti e determinati a dare battaglia, è altrettanto vero che i cordoni della borsa restano nelle mani dei signori della Troika. La Grecia è in attesa di ricevere l’ultima tranche del prestito di sette miliardi di euro che l’Europa gli ha concesso per evitare il default. Il prestito è però strettamente collegato a tutta una serie di misure draconiane che il precedente governo di centrodestra aveva accettato di porre in essere e che hanno portato alla diffusione di quel forte malcontento che ha favorito oggi la vittoria di Syriza. Fra queste misure l’innalzamento dell’età pensionabile e la possibilità di maggiore flessibilità nei licenziamenti collettivi sono rifiutate da Tsipras il quale ha promesso di andare invece in direzione del tutto contraria sfidando a viso aperta i burocrati di Bruxelles. Naturalmente l’Europa non può permettersi il fallimento della Grecia, ma quest’ultima non può neanche permettersi il lusso di sputare sugli aiuti finanziari europei. E allora? Alla fine, dopo l’inevitabile apertura di un contenzioso, si renderà altrettanto inevitabile il raggiungimento di un compromesso. Quale? Tsipras potrebbe chiedere il taglio del debito greco ottenendo dalla Troika una dilazione dei termini di rimborso, rendendo i tassi d’interesse proporzionali all’andamento dell’economia e facendo sì che la stessa possa tornare a respirare. Questa secondo gli economisti più qualificati potrebbe essere la via d’uscita più logica ad un braccio di ferro che oggi appare insuperabile nonostante la mano tesa di Mario Draghi e della Banca centrale europea. Concrete saranno invece le conseguenze dal punto di vista politico e non è un caso se Salvini dopo essersi legato al carro de la Le Pen oggi esulti per la vittoria di Tsipras. Infatti è proprio il leader della Lega Nord al momento il candidato più accreditato in Italia secondo i sondaggi a rappresentare l’antieuropeismo, visto che a sinistra le forze che ideologicamente dovrebbero richiamarsi a Syriza, cioè quelle della sinistra radicale, da sole o in alleanza fra loro sono elettoralmente deboli. Questo ovviamente potrebbe rendere ancora più difficile un riavvicinamento fra la Lega e Forza Italia, con Salvini sempre più tentato di giocare in proprio nella speranza di intercettare il voto di protesta, di destra come di sinistra, obiettivo che difficilmente potrà essere raggiunto tornando in alleanza con Silvio Berlusconi e le altre forze moderate e di centro che si richiamano al Partito Popolare europeo (leggi Merkel). Staremo a vedere. Di certo il rafforzamento dei partiti populisti ed antieuropeisti dovrebbe far riflettere seriamente i signori di Bruxelles e far loro comprendere che la rigidità, per quanto utile e necessaria a risanare i conti pubblici, non può essere attuata passando sopra i diritti delle persone o considerando gli esseri umani dei meri costi da tagliare.

La lunga mano della Nato

di Manlio Dinucci – 30/06/2015
 
Fonte: Il Manifesto
 
«Ripugnante violenza»: così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg definisce l’attacco terroristico in Tunisia. Cancella con un colpo di spugna il fatto che la reazione a catena, di cui la strage in Tunisia è uno degli effetti, è stata messa in moto dalla strategia Usa/Nato.
 
Un documento desecretato del Pentagono, datato 2012, conferma che l’Isis, i cui primi nuclei vengono usati dalla Nato per demolire con la guerra lo Stato libico, si forma in Siria reclutando soprattutto militanti salafiti sunniti. Finanziati da Arabia Saudita e altre monarchie, essi vengono rifor­niti di armi attra­verso una rete della Cia. Obiettivo: «stabilire un principato salafita nella Siria orientale», in funzione anti-sciita, e da qui scatenare l’offensiva in Iraq quando il governo dello sciita al-Maliki si allontana da Washington, avvicinandosi a Pechino e Mosca.
 
Ulteriore conferma viene da documenti sauditi, appena rivelati da Wikileaks: essi dimostrano che, almeno dal 2012, l’Arabia Saudita alimenta la guerra segreta in Siria, di concerto con la Turchia. Quindi con la Nato, che loda la propria partnership con l’Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo perché «forniscono in modo sempre più efficiente sicurezza, anche al di là della loro regione».
 
Ben dimostrato dalla guerra contro lo Yemen dove l’Arabia Saudita, sostenuta militarmente dagli Usa, commette ogni giorno stragi di civili ben peggiori di quella in Tunisia rivendicata dall’Isis, documentate da una mostra fotografica apertasi nella capitale yemenita. Ignorate però dai grandi media che, focalizzando l’attenzione sugli innocenti turisti uccisi su una spiaggia tunisina, sfruttano questo crimine per dimostrare che l’Occidente è sotto attacco e deve quindi difendersi.
 
Con perfetto quanto sospetto tempismo, i ministri della difesa della Nato, riunitisi a Bruxelles nei due giorni prima della strage in Tunisia, decidono di potenziare la «Forza di risposta» dell’Alleanza, portandola a 40mila uomini (dai 13mila previsti inizialmente), e di intensificare la sua preparazione perché sia pronta ad essere proiettata nelle aree di crisi.
 
A tal fine i ministri della difesa decidono di «accelerare le procedure decisionali politiche e militari, compresa l’autorità del Comandante supremo alleato in Europa di preparare le truppe per l’azione». L’accelerazione delle procedure decisionali conferisce al Comandante supremo alleato in Europa – sempre un generale Usa nominato dal Presidente – il potere di decidere e attuare un intervento militare in tempi tali da esautorare di fatto i parlamenti europei (quello italiano ringrazi a tale proposito la ministra Pinotti che ha partecipato al summit di Bruxelles).
 
La Nato viene così rilanciata alla grande, con profonda soddisfazione di Washington. Esternata, il giorno stesso della strage in Tunisia, dal segretario Usa alla difesa Ash Carter: «Un anno fa la Nato si chiedeva che cosa avrebbe fatto dopo l’Afghanistan. Quest’anno abbiamo scoperto non solo una ma due cose da affrontare: l’Isis e la Russia di Putin».
 
Lo stesso giorno della strage in Tunisia, il segretario generale della Nato Stoltenberg, partecipando al Consiglio d’Europa, sottolinea che «su dieci cittadini della Ue, nove vivono in paesi Nato» e che le due organizzazioni «condividono gli stessi valori e lo stesso ambiente di sicurezza». Annuncia quindi che la Nato ha fatto «passi decisivi per rafforzare la difesa collettiva». Nel cui nome l’Europa viene usata come terreno di grandi manovre militari, con la partecipazione solo in giugno di 11mila soldati di 22 paesi, e come ponte di lancio della «Forza di risposta». Sempre, naturalmente, sotto comando Usa.
 
 

Il nemico è potente e avanza ovunque

Arginare l’avanzata del nemico sarebbe compito di forze amiche, che perseguendo il loro interesse fanno anche il nostro. Il nostro interesse d’italiani, tanto per fare un banale esempio, sarebbe quello di liberarci definitivamente – e il più in fretta possibile – della morsa in cui siamo prigionieri. La morsa è quella della troika, dell’euro e della nato. In una parola: quel complesso di forze che si chiama occidente (a guida americana, per volere neocapitalista) e che ci ha messo in un angolo, condannandoci alla crisi perpetua e alla perdita (irrimediabile?) della sovranità.
C’è però un piccolo particolare da tenere in considerazione … Oggi le forze amiche si riducono – per noi italiani e per moltissimi altri, europei e non – quasi esclusivamente alla Federazione Russa e questa, sotto attacco, tirata per i capelli dalle forze del male e della devastazione in una nuova “guerra fredda”, deve assumere un atteggiamento prudente, pronta in ogni momento a ripiegare sulla difensiva e a resistere. Sarebbe nostro interesse legarci in modo strettissimo, mani e piedi, ai russi e liberarci dalle catene neocapitaliste, per far “ripartire l’economia” con il pieno controllo della moneta, evitando di farci trascinare nelle devastanti guerre americano-nato, grazie a un cambio a trecento e sessanta gradi delle alleanze politico-militari.
I russi non sono così forti per contrastare apertamente, in ogni area del mondo, il potere delle élite neocapitaliste occidentali, che dispongono di strumenti militari, economici, finanziari e monetari ancora decisamente superiori. La cosiddetta alleanza atlantica, il fondo monetario internazionale, l’unione europide monetaria e non, i tagliagole islamosunniti in Medio Oriente e in Africa settentrionale, gli stati-canaglia da sguinzagliare contro i popoli come la turchia e israele (e l’Ucraina in Europa), gli “alleati” che finanziano e armano i mercenari come l’arabia saudita, gli emirati e il qatar (anche loro veri e propri stati-canaglia) sono altrettanti strumenti nelle mani del nostro nemico.
Il risultato di questa agghiacciante situazione geopolitica è che il nemico mostra di essere all’apice della potenza e avanza ovunque.
1)    In Europa orientale l’Ucraina tiene ancora sotto scacco la minoranza russa del Donbass, nonostante le pesanti sconfitte finora subite, e costituisce una testa di ponte contro la Russia. Poco importa alle élite neocapitaliste se l’Ucraina è uno stato-fallito e tutta la sua popolazione (anche quella delle regioni euronaziste) rischia la fame.
2)    In Europa orientale e nel Baltico, grazie alla sudditanza di alcuni paesi dell’est che provocano follemente i russi, americani e nato stanno schierando armi pesanti, letali, premendo sui confini della Federazione Russia.
3)    Nell’Europa unionista la troika si occupa, in queste settimane, di finire la piccola Grecia. Tsipras, dopo qualche resistenza e fuori tempo massimo, si “apre al dialogo” ed è sulla strada di accettare la proposta Juncker (commissione e quindi troika), in odor di capitolazione. Gli sciacalli non mollano la presa e vogliono il bagno di sangue sociale (come sa bene anche il mentitore di professione Renzi).
4)    In Siria lo stato islamico che gode di grandi appoggi (usa, turchia, qatar, eccetera) in questi giorni è all’offensiva con azioni di stampo terroristico (infiltrazioni armate a Kobane per uccidere i civili), prima ancora che militare (Hasakah nel nord-est).
5)    In Libia permane l’instabilità – generata dai bombardamenti occidentali-nato del 2011, per “far rispettare” una risoluzione dell’onu – e contagia la Tunisia, paese sull’orlo del baratro con un elevatissimo numero di “volontari” islamosunniti, arruolati dallo stato islamico e da altre formazioni, e numerosi foreign fighters che possono colpire da un momento all’altro. Poi toccherà all’Algeria, penetrata dagli islamisti.
6)    In Iraq i mercenari islamosunniti hanno conquistato Ramadi e incombono ancora su Baghdad, mentre gli americani fingono di bombardare e di addestrare i militari irakeni.
7)    In Somalia gli shabab la fanno da padroni e uccidono decine di soldati del Burundi, sul posto per riportare l’ordine.
8)    In Nigeria boko haram affiliato all’isis, lungi dall’essere definitivamente sconfitto, continua a destabilizzare e ad attaccare con gli attentati a Maiduguri, capitale dello stato del Borno.
9)    Permane l’instabilità in Macedonia, dove si teme lo scoppio di una guerra civile, sicuramente feroce, “grazie” agli islamisti sunniti albanesi e agli infiltrati kosovari appoggiati dagli usa. In Bosnia ci sono villaggi sui quali sventola già la bandiera nera dell’isis.
Quanto precede forse non è esaustivo, ma è già sufficiente per affermare che la guerra avanza e il nemico è all’offensiva, fuori e dentro i nostri confini.