Il fiume non si ferma, così il passante ferroviario va ko

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Le immagini, finora top secret, del tunnel per la nuova ferrovia svelano i danni causati dalla massa d’acqua. Il geologo: “Nel sottosuolo di Palermo sono presenti numerosi rivoli mai studiati in modo approfondito”

di MARIO PINTAGRO

22 marzo 2015

  
Per la prima volta è possibile vedere le immagini del fiumicello maledetto che ha causato lo stop ai lavori del passante ferroviario nella tratta A, proprio sotto vicolo Bernava. Siamo a poche decine di metri dalla trafficata via Goethe, a due passi dal tribunale, e diciotto metri più sotto va in scena quello che con un eufemismo da impresa è stato definito “l’imprevisto geologico”: a ogni colpo di ruspa viene giù un mare di acqua, fango, limo. Normalmente il tappo geologico è valutato nell’ordine di un millimetro d’acqua, ma qui ci si trova davanti a volumi ingenti. È così tanta che tecnici e operai a un certo punto hanno abbandonato l’attività di scavo, ma l’acqua continua a sgorgare copiosa e viene fuori dal tunnel.

Il tunnel è pieno d’acqua, così i lavori del passante si sono fermati{}{}

E a poco è servita l’azione di “Jetgrouting”, cioè l’iniezione di calcestruzzo ad alta pressione avviata in superficie. E per la Sis, il colosso italospagnolo che sta realizzando il passante ferroviario, due anni fa sono cominciati i guai. Il tribunale ha nominato tre consulenti tecnici, si tratta degli ingegneri Achille Orlando e Francesco Castelli e del geologo Pietro Todaro. Quest’ultimo, quasi vent’anni fa, mise in guardia gli amministratori pubblici quando si pose la questione dei trasporti rapidi di massa. Di fronte all’opzione tram o metro, Todaro fu chiaro: “Occorrono studi specifici e dettagliati. Il sottosuolo palermitano non è solo caratterizzato dai fiumi Kemonia, Papireto e Flumen Galli, ci sono tanti rivoli secondari mai abbastanza studiati. E se si scende in profondità, i rischi aumentano affrontando gli strati geologici più remoti”.

Parole che adesso risultano profetiche alla luce di quanto è successo dietro al tribunale e che suonano come una beffa visto che i lavori alla galleria Lolli-Imera, lunga due chilometri, si sono interrotti per un fronte di appena 49 metri di scavo. Una bazzecola se paragonati ai 38 chilometri dell’intero passante, da Roccella a Punta Raisi, 27 dei quali saranno raddoppiati. La Sis si è rivolta a Giovanni Barla, luminare delle gallerie, docente del Politecnico di Torino, con un’esperienza alla prestigiosa Columbia University. Barla ha già consegnato l’indagine integrativa alla Sis e prospettato una soluzione. Se ne saprà di più fra pochi giorni. I lavori dovranno essere avviati entro giugno.

Il fiume non si ferma, così il passante ferroviario va koultima modifica: 2015-06-10T22:49:31+02:00da davi-luciano
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