TAV: chi verifica l’opera amministra la società che la realizza

martedì, maggio 19, 2015Spinta dal Bass
TAV: chi verifica l’opera amministra la società che la realizza

Con una lettera del 20 febbraio 2015 lo Stato italiano ha nominato i 5 membri del Consiglio di Amministrazione di TELT-sas, la società incaricata di realizzare il tunnel della Torino-Lione. Fra questi Paolo Emilio Signorini, successore di Ercole Incalza.

Il 19 febbraio 2015 Paolo Emilio Signorini, in quanto capo della Struttura di Missione del Ministero delle Infrastrutture, scriveva alla Ragioneria Generale dello Stato e al DIPE, il Dipartimento per la Programmazione e Coordinamento della Politica Economica, a proposito del progetto della Torino-Lione: “con riferimento alle osservazioni sollevate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo […] si è concordato di confermare il mancato accoglimento della maggioranza delle 11 prescrizioni in discussione. Le restanti prescrizioni saranno accolte senza impatto negativo sul quadro economico dell’opera in approvazione”. Una lettera ordinaria, una delle tante che il medesimo funzionario crediamo abbia firmato negli ultimi tempi riguardo la stessa opera strategica, perché è il massimo responsabile pubblico delle procedure di verifica e approvazione del progetto.

Però questo ci pare una sorta di cortocircuito: Paolo Emilio Signorini, futuro consigliere di amministrazione di TELT-sas, stabilisce le regole che TELT-sas dovrà seguire per realizzare la Torino-Lione. In pratica, dice a se stesso cosa deve fare. Perfetta identità tra approvatore e approvato, tra controllato e controllore. Chiamatele, se volete, autoprescrizioni.

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Les forces spéciales américaines entrent en Syrie !

17 mai 2015 
Les forces spéciales américaines entrent en Syrie !

Avec une histoire cousue de fil blanc, les Américains ont réussi, ce vendredi, à pénétrer officiellement dans le territoire syrien. Une histoire hollywoodienne avec ses héros et ses méchants a servi de prétexte pour entrer en action en Syrie, en complète violation des lois internationales. Pour justifier cette intrusion, le Pentagone a déclaré que les hommes du raid avaient tué un des dirigeants de l’Etat Islamique, Abu Sayyaf, qui avait joué un rôle dans la contrebande de pétrole au marché noir. Au cours de l’opération, les forces spéciales en profitent pour faire leur première et unique prisonnier depuis le début de la « guerre contre l’Etat Islamique », et c’est une femme, la femme d’Abu Sayyaf. Cerise sur le gâteau, ils réalisent même une action humanitaire en libérant une jeune femme yézidi que l’affreux gardait comme esclave.

Pendant qu’à Washington, les officiels organisaient une campagne d’autosatisfaction et d’auto-félicitation, les responsables irakiens annonçaient que cet Abu Sayyaf n’avait jamais existé et que son vrai nom serait Nabil Saddiq Abu Saleh al-Jabouri.

D’autre part, selon le Guardian, Abu Sayyaf ne figure pas dans la liste des dirigeants de Daesh et aucune prime n’a été mise sur sa tête, contrairement à une dizaine d’autres de l’EI. Mais, pour le Pentagone, les questionnements et les doutes, c’est le problème des autres ; pour lui, l’essentiel était d’être dans la place, il y est, et pour longtemps.

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Avic – Réseau International

Tempo perso?

 http://www.autistici.org/macerie/?p=31349

macerie

Diario

«Quasi un anno fa la Procura di Torino ha fatto arrestare noi e altri compagni, ed è riuscita a farci tenere sei mesi in cella o agli arresti domiciliari per aver lottato con tanti uomini e donne perché tutti abbiano una casa in questa città. Il prossimo 21 maggio ci presenterà invece il conto anche per decine di altri episodi di lotta per i quali non è riuscita – o prevede di non riuscire – a farci punire come e quanto avrebbe desiderato: questa volta chiederà al Tribunale di sottoporci alla sorveglianza speciale, grazie alla quale spera di recuperare il terreno perduto e di forzare l’inefficacia del diritto penale nel contrastare i conflitti sociali e punire chi vi partecipa.
È di questo che stiamo parlando, difatti, è di questo che parlano i fascicoli che la pubblica accusa ha prodotto per l’occasione: in quelle pagine non ci sono solo le 
biografie devianti di otto sovversivi, ma il ritratto di una città divisa e delle lotte che la attraversano. Da un lato chi ha tutto: il denaro, la forza della legge e pure gli strumenti della conoscenza. Dall’altro chi ha sempre di meno, schiacciato tanto all’angolo da considerare un privilegio avere un lavoro precario e sfruttato e un pericoloso concorrente chi è più precario e sfruttato di lui, chi vive ancora più di espedienti, chi è ancora più privato della cultura e della capacità di immaginare un mondo diverso. È sulle asprezze di questa frattura che abbiamo poggiato lo sguardo, e dalle scintille che ne scaturiscono che ci siamo lasciati scottare. Ci siamo schierati tutte le volte che abbiamo potuto e con i mezzi che avevamo, anche quando schierarsi voleva dire commettere reati. Per non commetterne avremmo dovuto voltare la testa quando una famiglia veniva sbattuta fuori di casa; ignorare le lotte di uomini e donne chiusi in gabbia perché troppo poveri per essere stranieri; essere altrove quando uomini messi al lavoro come schiavi si ribellavano ai propri padroni o quando truppe bene armate cercavano di imporre opere utili solo ad ingrassare affaristi e politici. Avremmo dovuto mettere a tacere, insomma, quel senso di giustizia che ognuno di noi si porta dentro e che viene offeso ogni giorno dalla violenza della legge e della economia.
E invece abbiamo scelto di non tacere. Di più, abbiamo sempre pensato che si possa, e si debba, mettersi in mezzo concretamente: l’abbiamo fatto in pochi quando eravamo da soli; in tanti quando altri erano con noi e da singoli gesti di resistenza si è riusciti a costruire una lotta che facesse ritrovare agli esclusi la forza di resistere, intravvedendo intanto la possibilità di vivere diversamente, senza ingiustizie sociali e sfruttamento.
La Procura ci dipinge come i capi di una congrega di malfattori, noi che non abbiamo mai voluto né ubbidire né comandare, oppure come degli incorreggibili. Chiedendo al Tribunale di punire noi pochi che saremo in aula il 21 di maggio vorrebbe in realtà spaventare i tanti che rimarranno fuori, nella speranza di prevenire che nelle strade ci sia ancora chi propone agli sfruttati di contendere il terreno portone dopo portone, metro dopo metro, a chi li costringe ad una vita di esclusione.
Se gli uomini del Tribunale le daranno ragione sarà un gioco tutto sommato facile per i questurini tenerci sotto stretta sorveglianza una manciata di anni. Ma dubitiamo che altri si lasceranno spaventare e siamo certi che, con noi o senza, resistenze e conflitti continueranno a dare grattacapi ai padroni di questa città, e alla Procura con loro.
Qualunque sarà la decisione che prenderanno, allora, avranno solo perso tempo.
»

 Questa che avete appena letto è la dichiarazione preparata dai compagni che la Procura di Torino vorrebbe sottoporre alla Sorveglianza speciale. Dopo vari rinvii l’udienza, a porte aperte, è stata fissata per questo giovedì 21 maggio, dalle ore 10 nell’aula 4 del Palazzo di giustizia. In aula ci saranno sette compagni, e non otto come vi avevamo annunciato qualche mese fa: uno aspetta ancora la notifica del provvedimento, per cui contro di lui il Tribunale procederà separatamente.

Non ci dilungheremo qui a parlarvi più approfonditamente di questa misura, di come e perché secondo noi Rinaudo e compagnia abbiano deciso di richiederne tanto ampiamente l’applicazione in città: su questo vi rimandiamo a quel che abbiamo già scritto (12) e detto (3,4) in passato. L’unica novità che non vi abbiamo ancora comunicato è che, proprio come è successo a Saronno, anche tre delle quattro richieste di sorveglianza fatte dalla Questura diBologna contro dei compagni sono finite con un buco nell’acqua; della quarta non si conosce ancora l’esito, mentre è giunta la notizia di una quinta richiesta. Procure e questure, insomma, lavorano alacremente ma fino ad oggi senza alcun risultato: vedremo come andrà a Torino. Aspettando l’udienza, però, vi riproniamo “Che sarà sarà (perché la Sorveglianza speciale non fermerà le lotte)”, il corto sull’argomento che già vi avevamo presentato a febbraio.

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macerie @ Maggio 19, 2015

Pericolose antagoniste spediscono centinaia di lettere contro il Tav

Spinta dal Bass

Pericolose antagoniste spediscono centinaia di lettere contro il Tav

Oggi 18 maggio 2015 alle ore 09:27 pericolose antagoniste, come testimonia l’immagine, hanno imbucato 637 lettere indirizzate al commissario europeo dei trasporti Violeta Bulc in cui si chiede di non finanziare la nuova linea ferroviaria Torino Lyon a velocità ordinaria (per noi semplicemente e sempre TAV per cui NO TAV!).

Altre lettere sono state portate per l’affrancatura e la spedizione dentro l’ufficio postale (27) e altre erano già state spedite nei giorni precedenti (25) inoltre sappiamo che diverse persone hanno spedito autonomamente le lettere.
Buona lettura!

VICENZA: FIACCOLATA CONTRO IL TAV

post14 maggio 2015 at 11:46

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Dopo l’approvazione, da parte del Consiglio comunale il 13 gennaio scorso, dello studio di fattibilità per la tratta vicentina TAV/TAC, i cittadini hanno deciso di organizzarsi nei quartieri per praticare dal basso il diritto, fin qui negato, al processo democratico di decisione. Sono nati comitati spontanei che insieme alle associazioni e a realtà già esistenti, hanno organizzato assemblee di quartiere per far conoscere ai vicentini un progetto che avrà un forte impatto sulla città e sulle finanze pubbliche. Inoltre, si sono allestiti banchetti informativi, vi sono state raccolte firme e molte altre iniziative per sensibilizzare la cittadinanza su un tema fondamentale per il futuro di Vicenza.

Durante un grande convegno al Teatro Astra il 27 aprile, al quale hanno partecipato più di 500 persone, i comitati cittadini hanno annunciato una fiaccolata per il giorno 14 maggio. Il ritrovo avverrà a Piazza Castello alle ore 20.30, in seguito il corteo attraverserà Corso Palladio, farà sosta davanti a Palazzo Trissino e si arresterà nei pressi della Stazione. Una mobilitazione da sviluppare su alcuni temi centrali che in questi mesi hanno tenuto unite tutte le realtà che si oppongono al progetto TAV.

Prima di tutto chiedere al Sindaco e all’Amministrazione Comunale di fermare il progetto definitivo, il cui voto finale era inizialmente previsto per maggio mentre ora è rinviato di qualche mese, quindi avviare un processo di partecipazione e di consultazione rivolto a tutta la città. Il secondo punto riguarda il mantenimento della Stazione di Vicenza, a pochi passi dal centro storico, che in base al progetto targato Comune, Confindustria e Camera di Commercio, dovrebbe invece essere dismessa. Terzo e ultimo punto, la completa cancellazione del piano delle opere complementari, che prevede la costruzione di ulteriori cubature di cemento tra le quali: le due nuove stazioni (una in Fiera e l’altra a Borgo Berga), nuove strade, ponti e cavalcavia, in continuità con un meccanismo perverso di cementificazione e sottrazione del territorio in atto da troppo tempo in questa città. Infatti a Vicenza da diversi anni si susseguono piani urbanistici che prevedono un devastante consumo di suolo agricolo e la continua volontà di progettare e costruire inutili nuovi complessi commerciali, direzionali e residenziali mentre l’immagine dell’alluvione del 2010 è ancora impressa nella mente della popolazione. Il progetto Tav prevede inoltre l’abbattimento di numerose case e condomini soprattutto a Vicenza Est dove i tecnici delle Ferrovie stanno già entrando per eseguire i carotaggi dei terreni.

Invitiamo pertanto tutti i comitati, associazioni, cittadini e cittadine, realtà territoriali che hanno a cuore il presente e il futuro di Vicenza e di tutto il territorio vicentino, ad aderire e partecipare alla fiaccolata del 14 maggio, che partirà da Piazza Castello, passerà sotto il Comune e arriverà in Stazione FS, dove ci saranno delle performance e happening finali, per fermare un progetto così dannoso per la città.

Promotori dell’iniziativa: Comitato Popolare dei Ferrovieri, Civiltà del Verde, CS Bocciodromo, Comitato Pomari Gruppo Cittadini Vicenza Est, Presidio NoDalMolin, Legambiente Vicenza, Sinistra Ecologia Libertà Vicenza, Movimento Cinque Stelle Vicenza, Cub-Confederazione Unitaria di Base, Partito di Alternativa Comunista. Coordinamento dei Comitati, Unione Sindacale di Base-USB Vicenza

ENTRETIEN AVEC L’AMBASSADEUR DE GUINEE EQUATORIALE EN FRANCE, MIGUEL OYONO NDONG MIFUMU, SUR ‘AFRICA 24’. VIDEO ET VERBATIM

EODE Press Office & EODE-TV/ 2015 05 17 / Avec Africa 24 TV /

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“C’est en Guinée équatoriale qu’on doit parler des affaires de Guinée équatoriale”

– Miguel Oyono Ndong Mifumu.

EODE P0 - Africa24 interview Ambassadeur de GE à Paris (2015 05 17)  FR

Video Africa 24 « L’Invité du Jour » sur :

https://vimeo.com/128082926

 Le 30 avril dernier, l’ambassadeur de Guinée équatoriale en France, SE Miguel Oyono Ndong Mifumu était l’invité du jour sur “Africa 24″ dans une émission présentée par Diara Ndiaye. C’était la deuxième fois que le diplomate était invité dans cette émission. La première fois, en novembre 2014, c’était au sujet de l’attribution de la CAN à la Guinée, suite à la défection du Maroc.

 Cette fois, la journaliste l’a interrogé :

* sur l’affaire de viols sur mineurs en Centrafrique dans laquelle deux soldats équato-guinéens sont soupçonnés

* et sur une Conférence de presse tenue à Paris par la soi-disant « Opposition équato-guinéenne » (en fait des groupuscules sans audience, soutenus par Paris, Madrid et Berlin), le Parti populaire (PPGE) de Severo Moto (auteur d’une tentative de putsch appuyé par des mercenaires britanniques), la Coalition pour la Restauration d’un État démocratique (CORED) d’Emely Nchama et le Front démocrate républicain (FDR).

 VERBATIM DE L’INTERVIEW DE ZAFRICA 24

 Diara Ndiaye : – L’ambassadeur de Guinée équatoriale, M. Miguel Oyono Ndong Mifumu, est sur notre plateau, bienvenue Monsieur.

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Merci Madame.

 – Avant d’aborder la question du dialogue entre l’opposition et le pouvoir en place en Guinée équatoriale, un mot sur une actualité immédiate. Des soupçons de viol pèsent sur des soldats équato-guinéens opérant en République centrafricaine. Selon un journal, le rapport en question a pour objet des abus sexuels commis sur des enfants. Est-ce que ces accusations sont avérées ?

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Madame, nous sommes surpris, pour ne pas dire scandalisés. Vouloir mouiller la Guinée équatoriale sur une affaire qui ne concerne pas nos soldats qui étaient en Centrafrique… D’abord, la Guinée n’a pas actuellement de soldats en Centrafrique. On parle de mineurs de 9, 10 ans, 13 ans… Nous, nous posons la question de savoir comment dans un contingent des Nations-Unies composé de plusieurs nations, des fillettes de 10-11 ans vont distinguer parmi les 200 soldats de la force de maintien de la paix deux soldats équato-guinéens. C’est un peu bizarre…

 – Mais c’est l’enquête qui démontre que des soldats équato-guinéens seraient impliqués…

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Quoiqu’il en soit, la Guinée équatoriale n’a jamais été informée de cette enquête, ni du contenu de ce rapport. Jusqu’il y a deux jours et par la presse. C’est une ONG qui a été informée d’un rapport qui aurait dû être d’abord remis officiellement aux États concernés.

 – Et si l’État équato-guinéen avait accès à ce rapport, est-ce qu’il aurait une enquête, et éventuellement des sanctions ?

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Évidemment, Madame. Nous n’avons pas à camoufler des faits d’indiscipline. Même dans le quotidien, en Guinée équatoriale, quand un soldat fait quelque chose d’interdit, il y a des instances, des tribunaux qui jugent ces soldats. Nous n’avons pas à cacher de telles choses, mais je vous dis que nos soldats n’ont jamais été incriminés de quoi que ce soit pendant leur séjour en Centrafrique. Mais ce qui nous pose question, c’est que ce soit une ONG et la presse qui aient eu connaissance d’un rapport qui aurait dû être d’abord soumis aux gouvernements pour que des mesures soient prises.

 – Autre actualité, Monsieur, c’est l’opposition qui appelle le président, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, à un vrai dialogue.

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Cela a été fait et a été accompagné par une amnistie générale à la fin de l’année dernière. Ce dialogue a bien eu lieu. Des accords ont été adoptés et on a modifié les dispositions de certaines lois pour un meilleur exercice de la démocratie en Guinée équatoriale, mais cette opposition dont vous me parlez, ils ont refusé d’y assister.

 – Parce que l’opposition en exil craint des représailles au cas où elle reviendrait dans le pays, d’éventuelles arrestations…

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : A partir du moment où il y a une amnistie… D’autres sont revenus… Croient-ils qu’on peut dialoguer juste en faisant des conférences de presse ?

 – Pour vous, toutes les conditions sont réunies pour qu’un véritable dialogue soit amorcé ?

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Tous les partis politiques reconnus en Guinée équatoriale étaient présents à ce Dialogue. Maintenant, ceux qui ont fait cette conférence de presse doivent nous dire à quels partis politiques ils appartiennent. On nous parle de la CORED…

 – Une coalition de 13 partis politiques (sic)…

 Miguel Oyono Ndong Mifumu :  Combien ?

 Miguel Oyono Ndong Mifumu :  13 partis politiques

 – Madame, c’est vous qui m’informez de ça… On sait qu’il y a une CORED en France, une CORED en Angleterre, une en Allemagne et une autre à Madrid… Pour commencer, il faudrait savoir qui ils sont.

 Miguel Oyono Ndong Mifumu :  Pour vous, ce n’est pas assez clair, l’opposition en exil…

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Non, ce n’est pas clair. Parmi ceux qui ont fait cette conférence, on connaît un politicien qui a été impliqué dans plusieurs actions de mercenariat, c’est Severo Moto. Malgré cela, il a été amnistié pour qu’il puisse participer à ce Dialogue. Mais toujours il tourne en rond à Bruxelles, Paris, Madrid pour dire…

 – Ils sont à l’étranger parce qu’ils sont en exil… Vous pensez qu’ils pourraient retourner en Guinée équatoriale sans aucun problème ?

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Mais parfaitement, Madame…

 – Est-ce que d’autres rencontres sont envisagées à l’avenir ?

 Miguel Oyono Ndong Mifumu :  Le secret lié à ma fonction ne me permet pas de dévoiler certaines choses, mais ils savent bien que le président de la République leur a déjà tendu la main, et officiellement ou en coulisses ils ont envoyé des émissaires, des échanges ont eu lieu, mais nous attendons des actes…

 – Quels actes attendez-vous ?

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Qu’ils nous parlent, et non pas qu’on apprenne ce qu’ils ont à dire dans des conférences de presse…

 – Vous attendez qu’ils reviennent ?

 Miguel Oyono Ndong Mifumu :  Mais ils ont été invités et ils n’ont pas voulu venir…

 – Comment donc désamorcer cette situation ?

 Miguel Oyono Ndong Mifumu : Ce n’est pas à nous de les suivre à Bruxelles, à Paris ou à Madrid. Le Dialogue doit se tenir au pays. C’est en Guinée équatoriale qu’on doit parler des affaires de Guinée équatoriale.

 – Merci d’avoir répondu à nos questions, Monsieur.

 Miguel Oyono Ndong Mifumu :  Merci, Madame.

 EODE PRESS OFFICE / EODE-TV /

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LUC MICHEL: REVOLUTION DE COULEUR AU BURUNDI / SUR AFRIQUE MEDIA TV (17 MAI 2015)

La Version complète ! Les experts internationaux de EODE sur les médias …

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA TV/

Avec EODE Press Office/ 2015 05 17/

Intervention de Luc MICHEL, Administrateur-général d’EODE,

dans l’émission LE DEBAT PANAFRICAIN :

EODE-TV - EXPERTS lm duplex revol. de coul. Burundi (2015 05 17) FR 1

Version complète

(suite à des problèmes techniques avec le Duplex Bruxelles-Yaounde, deux séquences n’ont pas pu être diffusées par AMTV)

EODE-TV - EXPERTS lm duplex revol. de coul. Burundi (2015 05 17) FR 2

Video sur le Website d’EODE-TV

https://vimeo.com/128081697

# DESTABILISATION AFRICAINE :

REVOLUTION DE COULEUR MADE IN USA AU BURUNDI !

 * Luc MICHEL répond aux questions de Bachir Mohamed Ladan :

Les visions de la crise au Burundi sont conflictuelles. Vous défendez vous, comme la presse russe et chinoise, la thèse de la « révolution de couleur » et du changement de régime made in USA ?

Continuons votre analyse. Après les incendiaires, il faut les scénarii d’incendie ?

Vous mettez aussi en cause la désinformation des médias occidentaux ?

Quelle est la position de Moscou et Pékin dans la crise du Burundi, qui est une indication importante de ce qui s’y passe réellement ?

 * Le commentaire de Bachir Mohamed Ladan :

Effectivement, Il faut souligner que la presse d’état russe a repris intégralement les analyses de Luc Michel.

Vendredi, le site SPUTNIK FRANCE, l’ancienne RADIO MOSCOU/ LA VOIX DELA RUSSIE, publiait un  article titré « POURQUOI LES REVOLUTIONS DE COULEUR DE LA CIA ECHOUENT-ELLES EN AFRIQUE NOIRE? », qui dit ceci :

« La tentative de coup d’État au Burundi reproduit presque intégralement les scénarios de renversements avortés de dirigeants africains inspirés par la CIA. Ces fameux scénarios de révolutions de couleur, mécaniquement projetés d’Europe de l’Est sur le sol africain (…) La méthodologie utilisée à ces fins ne se distingue en rien de celle employée en Europe orientale. En faisant appel aux ONG spécialisées, la CIA crée dans un ou quelques pays d’Afrique un noyau de jeunes ayant suivi des stages spéciaux. L’ambassade se charge d’inventer comment relier ce groupe aux réalités locales. Après cela on lance un mécanisme de “maïdan” en l’adaptant aux réalités locales (…) Les efforts de la CIA se sont concentrés sur le Burkina Faso, qu’il était prévu de transformer en point d’appui. C’est ici que sont organisés les stages pour les jeunes du Congo, du Cameroun, d’Angola, du Rwanda, d’Ouganda, de Centrafrique, du Nigeria, du Niger, du Mali, du Ghana et de Guinée. C’est d’ici qu’ils partent à destination des pays “cibles” (…) »

Cela a le mérite d’être clair et net sur ce qui se passe au Burundi et ailleurs.

 Filmé en duplex de Bruxelles par EODE-TV (images brutes non montées)

Diffusé en direct sur AFRIQUE MEDIA TV

Ce Dimanche 17 mai 2015 dans l’émission ‘LE DEBAT PANAFRICAIN’

présentée par Bachir Mohamed Ladan.

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LUC MICHEL DANS ‚A LA UNE’. QUE CHERCHE JOHN KERRY EN RUSSIE ?

Les experts internationaux de EODE sur les médias …

EODE-TV & SAHAR TV (Iran) / Avec EODE Press Office/ 2015 05 16/

Intervention de Luc MICHEL, Administrateur-général de EODE :

EODE-TV - EXPERTS lm KERRY A MOSCOU SAHARTV (2015 05 16) FR 1

Confronté à un expert iranien de l’Ecole géopolitique traditionnelle, Luc MICHEL lui oppose les analyses de l’Ecole géopolitique de l’Axe Eurasie-Afrique.

 On notera les oppositions sur

* l’offensive impérialiste des USA, entrée selon lui dans une décennie décisive, où Washington entend réaliser « un banco géopolitique » ;

* le rôle et le fonctionnement du Bloc impérialiste USA-OTAN et la place qu’y joue la France (devenue depuis Sarkozy et Hollande le premier vassal de Washington) …

 EODE-TV - EXPERTS lm KERRY A MOSCOU SAHARTV (2015 05 16) FR 2

Emission intégrale sur le Website d’EODE-TV

https://vimeo.com/128070387

 Diffusée en direct sur SAHAR TV

Dans “A La Une“

Le 16 mai 2015

Présentée par Ahmad Nokhostine.

# L’ARTICLE DE LA REDACTION DE SAHAR TV SUR SON WEBSITE :

QUE CHERCHE JOHN KERRY EN RUSSIE ?

 Le secrétaire d’Etat américain John Kerry est arrivé mardi à Sotchi en Russie, où il s’est entretenu avec le président russe, Vladimir Poutine, des évolutions en Ukraine. Cette rencontre a eu lieu en présence du ministre russe des Affaires étrangères, Sergueï Lavrov. Auparavant, les ministres américain et russe des Affaires étrangères se sont entretenus dimanche au téléphone sur la situation prévalant dans l’Est de l’Ukraine. John Kerry a également discuté avec les responsables russes de haut rang sur les questions d’intérêt commun et les questions internationales dont les négociations nucléaires Iran/5+1, la crise au Yémen et en Syrie.

En réalité, ce ne sont pas les questions traitées par John Kerry lors de sa visite en Russie, qui retiennent l’attention des milieux politiques. Ce qui s’impose à la une des débats est son déplacement à Sotchi, car les relations qu’entretiennent les Etats-Unis et la Russie sont fortement tendues depuis presque deux années à l’issue du déclenchement de la crise en Ukraine. Les relations diplomatiques Moscou-Washington se sont si réduites que les responsables américains ont dit « non » à maintes reprises aux invitations des Russes ou bien ils ont été à l’origine de l’absence des Russes dans les différentes réunions. A titre d’exemple, les autorités américaines se sont abstenues de prendre part aux cérémonies de l’anniversaire de la Seconde Guerre mondiale à Moscou et se sont contentés d’y envoyer l’ambassadeur US. Dans le même temps, les Etats-Unis sont à l’origine des sanctions de l’Occident contre la Russie, sur fond de la crise en Ukraine.

Or, le rôle incontestable de Moscou dans le règlement des questions et des crises internationales a poussé la Maison Blanche à se tourner vers lui. C’est bien là que l’on peut justifier la visite de John Kerry en Russie. Une rétrospective des sujets que John Kerry a traité lors de son déplacement en Russie, montre facilement que Washington prête une importance toute particulière à des questions dont le règlement dépend en grande partie de l’approche de Moscou envers elles.

Vient en tête la crise en Ukraine, surtout la situation sévissant dans l’Est de ce pays. Il s’agit d’une crise dont le règlement est totalement lié à la coopération de Moscou. Il est vrai qu’un cessez-le-feu est en vigueur depuis le 12 février à Donbass, conformément aux accords de Minsk mais l’armée ukrainienne et les opposants s’accusent mutuellement de le violer de temps en temps.  Par ailleurs, Vladimir Poutine vient de souligner que la Russie était en mesure de s’ingérer dans l’Est de l’Ukraine mais qu’il revenait à Kiev d’apaiser la crise. Concernant le dossier ukrainien, Washington se présente plutôt comme une puissance étrangère jetant de l’huile sur le conflit, tout en poussant  Kiev à contrer la Russie. Le rôle de Washington en Ukraine est bien loin d’un rôle de médiateur voulant apaiser la crise. En outre, les Etats-Unis fournissent des aides militaires à l’armée ukrainienne et le Pentagone vient d’envoyer 300 parachutistes en Ukraine dans l’objectif de donner des formations militaires aux forces de l’armée régulière. En réalité, il n’existe aucun espoir pour un revirement de Moscou envers l’Ukraine sans que Washington change de position et qu’il reconnaisse les intérêts de Moscou en Ukraine.

 Original sur :

http://francophone.sahartv.ir/video/l-un-05-16-2015-8253

http://francophone.sahartv.ir/que-cherche-john-kerry-en-russie-751

 EODE-TV / EODE Press Office / 2015 05 16 /

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