Dal bail-out al bail-in

di Federico Zamboni – 29/04/2015

Fonte: Il Ribelle

Nuova immagine (8)

Poco meno che di sfuggita, come un avvertimento doveroso ma tutto sommato di routine. E con il solito, comodissimo alibi del richiamo alle norme UE: della serie “ormai si è deciso così, lassù, e noi possiamo/dobbiamo soltanto adeguarci”. La comunicazione del governatore della Banca d’Italia, del resto, è arrivata nel corso di un’audizione al Senato e nell’ambito di un discorso più ampio, dal titolo fatalmente ponderoso di “Indagine conoscitiva sul sistema bancario italiano nella prospettiva della vigilanza europea”.

Tra una riflessione e l’altra, ecco spuntare anche l’insidiosissimo promemoria su ciò che cambierà a partire dal primo gennaio 2016 in tema di salvataggi bancari, con l’entrata in vigore del Meccanismo Unico di Risoluzione delle Crisi (Single Resolution Mechanism, SRM). Lo scopo, secondo i proclami dei suoi sostenitori, consisterebbe nel non scaricare più esclusivamente sulle casse pubbliche i costi necessari ad evitare il fallimento degli istituti di credito ormai prossimi al crac, per introdurre invece una nuova disciplina in base alla quale le perdite vengono innanzitutto addebitate agli azionisti e alla clientela. Detto in sintesi, e utilizzando la neolingua della finanza internazionale di matrice angloamericana, si passerà dal vecchio bail-out al novello bail-in.

La formula è suggestiva, ma è fuorviante. Il messaggio che viene lanciato è che dal prossimo anno pagheranno i diretti interessati, anziché la generalità dei contribuenti. La verità, celata nelle pieghe di un intricato dispositivo che è impossibile condensare in poche righe (vedi lo schematico ma ampio riassunto del Sole 24 Ore, nell’aprile 2014), è molto meno limpida. E molto meno etica.

Cominciamo dalla cornice: il limite della responsabilità patrimoniale dei privati è l’otto per cento delle passività complessive della banca, mentre al di là di questo ammontare tornano in scena strumenti di portata, e di finanziamento, più generale. Da un lato il Fondo Unico di Risoluzione (Single Resolution Fund, SRF) che è alimentato dalle banche ma che andrà a regime solo nel 2025, e che a sua volta opera fino a un massimo di un ulteriore cinque per cento; dall’altro, superata invano anche questa soglia e sempre che gli organi comunitari ritengano di intervenire, c’è il famigeratissimo MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità che ci si compiace di definire “salva Stati” e che è a carico delle nazioni aderenti alla UE, con l’Italia al terzo posto tra i sottoscrittori, dopo Germania e Francia, a fronte di un impegno pari a ben 125 miliardi.

E adesso, finalmente, veniamo al quadro specifico: mettere sul medesimo piano gli azionisti e i clienti significa comunque fare un regalo, ingiustificato, agli azionisti stessi, che in quanto proprietari, e soli compartecipi degli eventuali utili, sono gli unici sui quali dovrebbero ricadere le possibili perdite. Certo: per clienti “corresponsabili” si intendono, almeno per ora, i titolari di obbligazioni emesse dalla banca in questione – a cominciare da quelle cosiddette “subordinate” che per il loro maggiore rendimento sono meno garantite rispetto ai crediti ordinari – e di depositi superiori ai centomila euro, ma stride comunque la pretesa di chiamarli a rispondere della cattiva amministrazione altrui, come se il mero fatto di essersi fidati di quel particolare istituto li rendesse complici del disastro anziché parti lese.

Da semplici clienti, in pratica, a pseudo soci. Soci di serie B o C, visto che sopporterebbero soltanto gli oneri. Laddove al contrario, se proprio si dovesse ammettere questa equiparazione coatta, sarebbe giusto che le perdite da essi subite venissero successivamente recuperate, almeno in parte, attraverso l’attribuzione di azioni del ricostituito capitale sociale.

Cosa fa Ignazio Visco, invece? Se la cava auspicando una più puntuale informazione sui rischi connessi a determinati impieghi: «Le banche dovranno, inoltre, adottare un approccio nei confronti della clientela coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove regole, che non consentono d’ora in poi il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori. La clientela, specie quella meno in grado di selezionare correttamente i rischi, va resa pienamente consapevole del fatto che potrebbe dover contribuire al risanamento di una banca anche nel caso in cui investa in strumenti finanziari diversi dalle azioni, il che fa venir meno la certezza del mantenimento del valore del capitale investito fino ad ora radicata nella consapevolezza dell’investitore».

Traduzione: un bell’avviso a mo’ di liberatoria, che chissà quanti comprenderanno fino in fondo, e avanti come al solito. Con l’ulteriore e non trascurabile aggravante, visto che le nuove norme si applicano anche ai rapporti costituiti in passato, di rendere inutili gli avvertimenti futuri per chi si ritrovi già impelagato in contratti, vedi le succitate obbligazioni, da cui non ha modo di uscire.

Il succo, tanto per cambiare, è che bisogna rastrellare risorse tra i cittadini comuni, in maniera tale da attenuare il più possibile l’aggravio sui grandi azionisti. E il nodo puntualmente ignorato è che il problema non è salvare le banche che non sanno badare a sé stesse, ma salvare le nazioni, e i rispettivi popoli, dai banchieri che lo sanno benissimo, come badare a sé stessi.

Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

Israele: parte l’espulsione dei clandestini africani. Arresto per chi rifiuta

sabato, 4, aprile, 2015
 
Nuova immagine (7)
Le autorità israeliane hanno dato inizio in questi giorni alla espulsione di migranti africani, in prevalenza originari del Sudan e dell’Eritrea. Lo afferma la stampa locale secondo cui alcuni migranti internati nel campo di raccolta di Holot (Neghev) hanno ricevuto ieri l’ordine formale di lasciare Israele entro 30 giorni, altrimenti saranno rinchiusi nella vicina prigione di Saharonim a tempo indeterminato.
 
In Israele vivono circa 50 mila migranti africani, entrati clandestinamente dopo aver attraversato il confine fra il Sinai egiziano ed il Neghev.
 
A Holot si trovano circa mille migranti africani, per lo più scapoli. Ieri alcuni di loro hanno ricevuto lettere che li spronano ad andare a stabilirsi in un Paese africano che si trova “in fase di espansione” e che è disposto ad offrire loro lavoro. Ad ogni migrante in partenza Israele è disposto a pagare il biglietto aereo, il visto di ingresso ed una cifra procapite di 3.500 dollari. Se l’offerta non fosse accolta, il migrante rischierebbe l’arresto.
 
Haaretz scrive che i migranti sono indirizzati verso Ruanda ed Uganda. Il giornale sostiene che, contrariamente a quanto prospettato dalle autorità israeliane, è molto dubbio che i migranti riescano ad inserirsi in maniera produttiva in quelle società. (ANSAmed).

LEGGI QUANTI ITALIANI, OGNI GIORNO, MANGIANO SOLO GRAZIE ALLA MENSA DEI POVERI. NESSUNO CHE PENSA A LORO, VERO CARI BUONISTI?

non sono poveri. Sono diversamente ricchi, non come i disperati che approdano. Gli indigenti italiani non hanno bisogno di nulla.La solidarietà non  è per loro, tanto meno 35 euro al giorno

ALTRO CHE CLANDESTINI! LEGGI QUANTI ITALIANI, OGNI GIORNO, MANGIANO SOLO GRAZIE ALLA MENSA DEI POVERI. NESSUNO CHE PENSA A LORO, VERO CARI BUONISTI?

A Milano, Roma e Napoli associazioni e onlus servono ormai oltre 2 milioni di pasti gratis ogni anno, spesso a persone che hanno un lavoro ma non guadagnano abbastanza. In 22 Paesi 3,5 milioni di persone ricevono aiuti alimentari dai programmi di assistenza della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. E secondo la European federation of food banks nel 2013 sono state quasi 6 milioni le persone aiutate. Tra i Paesi più in difficoltà Spagna e Grecia, ma anche la Germania ha visto raddoppiare gli utenti delle banche alimentari

  Nuova immagine (6)

“Una volta a una delle nostre porte ha bussato un ricercatore universitario. Oltre che un pasto, ci ha chiesto anche un computer per continuare a lavorare su un progetto”. L’episodio raccontato da Giancamillo Trani, vicedirettore (laico) della Caritas diocesana di Napoli, è l’istantanea da cui si può partire per raccontare come e quanto lavorano le mense per gli indigenti in Italia e in Europa. Storie e provenienze profondamente diverse, legate tutte, però, da un sottile filo rosso: l’inizio della crisi economica. Dal 2008, infatti, le file fuori dagli enti di assistenza si sono fatte sempre più lunghe e il cibo è diventato un parametro importante nella valutazione del nuovo disagio economico nel Vecchio continente.

Ridurre la povertà e la fame è uno dei temi dell’Expo, ma i numeri del problema sono impietosi. L’Istat in un rapporto del 2014 segnala, in Italia, oltre 6 milioni di persone in una situazione di povertà assoluta  oltre 4 milioni delle quali vivono sotto la soglia della povertà alimentare, cioè la condizione di chi può permettersi solo una spesa alimentare povera per quantità e qualità. Un dato in crescita: nel 2007, infatti, la quota di chi era considerato “povero a livello alimentare” si fermava a 3 milioni. Mentre in Europa l’Eurostat ha calcolato che nel 2013 quasi il 25 per cento della popolazione Ue, equivalente a 122,6 milioni di persone, era a rischio povertà ed esclusione sociale. Il 9,6 per cento della popolazione europea, secondo gli ultimi dati dell’istituto, è in condizioni di deprivazione. E tra i parametri considerati ci sono anche l’impossibilità di riuscire a fare un pasto con carnepescepollo o equivalenti vegetariani almeno una volta ogni due giorni.

Così, sempre più spesso sono gli enti di assistenza a entrare in gioco per sopperire alla necessità di cibo degli italiani poveri. E non solo attraverso la distribuzione di cibo nelle mense. Secondo alcuni dati rielaborati dalla Coldiretti, nel 2012 le persone che hanno beneficiato dei servizi mensa sono state oltre 300mila, mentre quasi 3,8 milioni hanno usufruito dei pacchi alimentari distribuiti dagli enti di assistenza. Su tutto il territorio nazionale sono oltre 15mila le strutture caritative in attività.

Tra chi chiede aiuto anche giovani che lavorano ma guadagnano troppo poco – E se, negli anni, l’aumento della richiesta è stato costante, quello che è cambiato è l’identikit di chi chiede aiuto. “Dobbiamo uscire dallo stereotipo in base al quale il frequentante tipo è un anziano senza fissa dimora“, sottolinea Giancarlo Rovati, professore di sociologia all’università Cattolica di Milano. “In realtà a servirsi delle mense e di altri servizi sono adulti anche di età molto giovane, in età da lavoro. Molti fanno parte di quella categoria dei cosiddetti working poor, cioè i lavoratori poveri, quelli che hanno un lavoro saltuario o una retribuzione insufficiente. C’è da sottolineare il fatto che per il bisogno alimentare è più facile trovare aiuti: così chi chiede un pasto alle mense per indigenti è anche chi ha una propria abitazione, un lavoro e una famiglia e attraverso l’aiuto alimentare può destinare le proprie scarse risorse ad altro”.

Da nord a sud Italia unita nel solco del bisogno – In un ideale viaggio da nord a sud, facendo tappa per tre delle più grandi città italiane, ciò che unisce profondamente la Penisola è la bandiera del bisogno alimentare. Milano, oltre che essere quest’anno sede dell’Expo, è da sempre considerata una città ricca, simbolo di un’Italia benestante. Nell’anno in cui il cibo è sotto i riflettori, però, l’altra faccia è quella di un territorio dove sempre più persone hanno bisogno di aiuto. L’Opera San Francesco, ente gestito dai frati cappuccini e mensa più grande del capoluogo lombardo, nel 2014 ha sfornato oltre 869mila pasti caldiMarina Nava di Osf spiega: “Ci sono giorni in cui superiamo le 3mila utenze. Dal 2008 sono aumentati anche gli italiani, che adesso rappresentano il 12 per cento dei nostri utenti e sono la seconda nazionalità presente, dopo i rumeni”. Qui tutti ricevono lo stesso pasto, “ma con le dovute cautele: si cerca per esempio di evitare la carne di maiale, che potrebbe mettere in difficoltà le persone di religione islamica”. E anche se qui iminori, accompagnati dagli adulti, possono entrare, non si vedono molte famiglie in fila: “A volte ci sono madri rom con i figli, ma in genere si tratta di persone singole”. Ma l’attività dell’ente non si ferma solo alla distribuzione di cibo. Come sempre più spesso accade, le organizzazioni devono sopperire a varie carenze dello stato sociale: “Chi si rivolge al nostro istituto – prosegue Nava – ha anche la possibilità di fare una doccia una volta a settimana e di usufruire di un cambio di abito una volta al mese, oltre che di un ambulatorio medico, in caso di necessità per coloro che sono al di fuori del Sistema sanitario nazionale”.

A Napoli in coda anche promotori finanziari e avvocati – Seicento chilometri più a sud, a Roma, lo scenario non cambia: anche la mensa di via Dandolo, gestita dalla comunità di Sant’Egidio, ha visto aumentare le richieste. Nel 2014 si sono registrate 2.807 nuove iscrizioni e in 417 casi si trattava di italiani. I dati del Comune parlano di 627.890 utenti annui per quanto riguarda le mense sociali e 86.070 pasti a domicilio. Anche a Napoli, la composizione sociale di chi frequenta le mense per indigenti è mutata con gli anni: “Una volta era più facile tratteggiare i confini del disagio”, racconta Trani della Caritas diocesana di Napoli, che nella città partenopea coordina 10 mense, per una media di 1.500 pasti erogati al giorno. “Oggi c’è una diversa frequentazione: se prima si trattava principalmente di persone senza fissa dimora, o migranti, nell’ultimo biennio abbiamo notato un aumento degli anziani e delle nuove categorie sociali come i padri separati o le vittime del gioco d’azzardo. Tra l’altro cominciano ad affacciarsi anche membri di quelle che erano le cosiddette categorie benestanti, come promotori finanziari e qualche avvocato”.

Oltre alle mense anche pacchi alimentari a domicilio – C’è poi un intervento che va oltre quello delle mense: la Croce Rossa Italiana, ad esempio, nel 2014 ha fornito sostegno a oltre 1,5 milioni di contatti. Una fetta abbondante degli aiuti materiali ha riguardato la distribuzione di alimenti, attività svolta in modo capillare su tutto il territorio italiano dai vari comitati locali dislocati nel Paese. Molto, però, fa anche la lotta allo spreco di cibo. Delle 15mila strutture caritative in attività, la maggior parte di ispirazione religiosa, quasi 9mila sono convenzionate con la Rete Banco Alimentare, che si occupa di recuperare alimenti ancora integri e non scaduti che però sarebbero destinati alla distruzione perché non più commercializzabili, e di redistribuirli. “Ogni giorno questi alimenti vengono dati gratuitamente a circa 8.669 strutture caritative che danno sostegno a 1.910.000 poveri in Italia”, fanno sapere dall’ente. “C’è da registrare, poi, un aumento dei servizi paralleli – spiega Walter Nanni, responsabile dell’ufficio studi della Caritas nazionale –. C’è un significativo trend in crescita di chi fa richiesta di beni primari, ma allo stesso tempo anche di coloro che preferiscono non mettersi in coda alle mense, così si sono intensificati gli aiuti domiciliari e le consegne dei pacchi alimentari”. Non solo: la Croce Rossa distribuisce anche medicinali e materiale scolastico e paga le utenze per chi non può permetterselo. E le ong, a partire da Medici senza frontiere , sono sempre più attive nell’offrire assistenza sanitaria gratuita negli ambiti non coperti dal Servizio sanitario nazionale.

L’Europa non sta meglio – Questa situazione accomuna l’Italia a tanti Paesi europei. Già nel 2013 un rapporto della Croce Rossa ha lanciato l’allarme sul fatto che sempre più persone chiedono sussidi alimentari. “In 22 Paesi dell’area – si legge – sono 3,5 milioni le persone che ricevono aiuti alimentari dai programmi di assistenza della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Questa cifra rappresenta un incremento del 75 per cento rispetto ai 2 milioni e mezzo del 2009 in 17 Paesi”. Tra i Paesi più in difficoltà, il rapporto segnala la Spagna, “dove sono 1,2 milioni le persone che hanno ricevuto aiuti alimentari nel 2012, più del doppio rispetto al 2009” e dove la comunità di Sant’Egidio, a causa della grande richiesta, è stata costretta ad aprire una mensa. Qui opera anche l’Ordine dei cavalieri di Malta, che nelle città di Madrid e Siviglia hanno servito quasi 200mila pasti. Sempre Sant’Egidio ha potuto calcolare anche un aumento del 10 per cento nella mensa che gestisce ad Anversa, di cittadini belgi. A Parigi sempre l’Ordine di Malta, distribuisce circa 30mila pasti caldi ogni anno e, anche qui l’ente va oltre la distribuzione dei pasti, e accoglie anche bisognosi e senza tetto a bordo delle chiatte ancorate lungo la Senna (in media sono 16mila i pernottamenti annui) e vengono offerti anche percorsi per agevolare il reinserimento nel mondo del lavoro. Sempre l’Ordine di Malta in Lituania nel 2014 ha servito serviti 85mila pasti caldi e in Bulgaria 450 pasti giornalieri. Ci sono poi i numeri della Lettonia, dove da parte della Croce Rossa sono state assistite 140mila persone, le 94mila famiglie in Romania e i 30 milioni di pasti erogati nel 2012 dalla Società nazionale Francese.

Drammatica la situazione greca, dove un recente rapporto della Caritas parla di un 55 per cento di famiglie impoverite che ha dichiarato di “non essere in grado di coprire le spese per il cibo necessario alla propria famiglia”. Con il conseguente aumento delle file per chiedere un pasto caldo. Ma anche i Paesi capofila del welfare europeo stanno vivendo qualche problema. È il caso della Gran Bretagna, dove “il crescente bisogno di cibo” ha obbligato la Croce Rossa locale, per la prima volta dalla seconda Guerra Mondiale, a scendere di nuovo in campo nella distribuzione alimentare. O quello della Germania, maestra di politiche diausterità in Europa, che nel 2014 ha visto raddoppiare a 1,5 milioni il numero di cittadini che si sfamano attraverso le banche alimentari. Ci sono poi i numeri della Lettonia, dove sono state assistite 140mila persone, le 94mila famiglie aiutate in Romania e i 30 milioni di pasti erogati nel 2012 dalla Croce Rossa francese.

I nuovi fondi europei per gli indigenti – Anche i dati 2013 della European federation of food banks rivelano un incremento nell’attività rispetto agli anni precedenti: sono state quasi 6 milioni le persone aiutate, in partnership con 31mila associazioni, per un totale di 804 milioni di pasti distribuiti e 402 milioni di tonnellate di cibo erogato. “In generale sono aumentati il bisogno, la richiesta e di conseguenza anche l’erogazione. Anche le organizzazioni di aiuto, però”, sottolinea Rovati, “hanno dovuto fare i conti con la crisi”. Una spirale negativa causata anche dal ritardo a livello comunitario nell’approvazione dei regolamenti sui nuovi fondi. All’inizio del 2014, però, il Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead) ha sostituito il precedente programma europeo Pead: si tratta di fondi europei che sostengono gli interventi promossi dai Paesi Ue per fornire agli indigenti assistenza materiale, tra cui, appunto, i generi alimentari. E’ grazie a questi soldi, oltre che con le donazioni e l’attività di fundraising, che la maggior parte degli enti svolge le proprie attività

FONTE

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/03/crisi-in-europa-e-tornata-la-fame-milioni-in-fila-alle-mense-per-gli-indigenti/1634929/

Coppia di reggiani ridotta a vivere su una panchina

il primo maggio di solidarietà non era per loro e tantissimi altri italiani in questa situazione. Niente vitto ed alloggio gratis per loro. Sono diversamente indigenti
Boldrini eguaglianza

REGGIO EMILIA
  
Non hanno più nè casa nè auto, un passante ha pagato per loro tre giorni in hotel, il barista offre i pasti
di Enrico Lorenzo Tidona
 
02 maggio 2015
 
Nuova immagine (2)
Alessia Costalunga e Maurizio Deserti con la loro cagnolina sulla panchina di viale Miontegrappa
REGGIO EMILIA Da tre settimane la loro casa è una scomoda panchina di cemento, resa meno inospitale solo da un sottile materassino sul quale si distendono ogni sera, in viale Monte Grappa, ai margini del centro storico, dove dormono insieme alla loro cagnolina Dafne.
 
L’abitazione l’hanno persa, quando il 28 febbraio scorso il proprietario ha terminato anzitempo il contratto per motivi familiari. Così, a Maurizio Deserti e alla sua compagna Alessia Costalunga, non è rimasto altro che la scelta più dura ma ormai ineluttabile: cercare un riparo in strada, in attesa di una soluzione che li riporti sotto un tetto sicuro.
 
 
«Gli affitti in giro erano troppo alti per le nostre attuali possibilità e non ci era rimasto altro se non l’auto, dove abbiamo dormito per diverse notti» racconta Deserti, «purtroppo siamo senza famiglia, senza più genitori: io facevo l’elettricista ma non ho più lavoro e non riesco a trovarlo. Viviamo con una piccola pensione di invalidità. Quello che abbiamo è tutto qui».
 
leggi anche:
Nuova immagine (4)
Il vicesindaco Sassi interviene sulla vicenda dei due reggiani rimasti senza casa. Martedì un incontro con l’Ausl per tentare di trovare una soluzione
 
A metà aprile, però, l’auto che era parcheggiata poco fuori dal centro è stata sequestrata dalla polizia municipale perché, nel frattempo, l’assicurazione era scaduta. «Non sapevamo più cosa fare e siamo venuti qui» dice Deserti, seduto sulla piccola panchina pubblica, a lato della via che costeggia l’esagono, sulla quale si sono posati gli occhi di molti passanti, come Stefano Foroni, che venerdì si è fermato a parlare con la coppia e in pochi minuti è passato dalle parole ai fatti.
 
«Non è possibile che due reggiani che sono in difficoltà siano lasciati per strada, non lo accetto – ha detto senza mezzi termini – credo che la città delle persone e del ministro Delrio debba essere in grado di dare una sistemazione a chi ne ha più bisogno. Vivono su una panchina, ma ci rendiamo conto, con la loro povera cagnolina».
 
Dopo poche battute con Alessia e Maurizio, Foroni non ci ha pensato su più di cinque minuti ed è andato all’hotel Saint Lorenz di via Roma, dove ha prenotato e pagato una stanza per tre notti per offrire un riparo temporaneo alla coppia. «Era il minimo – dice Foroni – a me si è stretto il cuore. Dico però che a muoversi deve essere l’amministrazione, il prima possibile. Diamo sempre aiuto a tanta gente, poveri e migranti ma abbiamo anche tanti problemi che vediamo con i nostri occhi».
 
Attorno alla panchina è scattata quindi una piccola gara di solidarietà, racconta Deserti. «C’è gente che ci chiede chi siamo, le forze dell’ordine si fermano per sapere come stiamo, altri ci hanno dato una mano concreta per mangiare. Siamo due persone che non danno fastidio a nessuno». Tra questi c’è Mimmo Esposito, il titolare del bar Pamplemousse di viale Monte Grappa, che da tre settimane offre pasti caldi e un riparo durante il giorno alla coppia. Ma non solo: il barista li ha accompagnati in comune, dai servizi sociali, ed è ora in attesa di un risposta dopo varie insistenze.
 
 
La cagnolina Dafne che vive sulla panchina insieme ai suoi padroni
 
«Siamo arrivati fino al vice sindaco Sassi e ci hanno finalmente fissato un incontro con i servizi sociali per valutare la loro situazione» racconta il barista: «Io ho fatto ciò che mi sono sentito, nulla di più. Pochi giorni fa sono andati a dormire in stazione ma Maurizio è stato picchiato di notte da un teppista. È tornato indietro con la faccia gonfia e hanno preferito starsene ancora qui, sulla panchina». La soluzione non è certo dietro l’angolo. Le liste d’attesa per una casa popolare sono lunghe.
 
«Ne avevamo già fatto domanda in precedenza – avverte Deserti – ma ci hanno dato 11 punti. Sono troppo pochi ma è l’unica soluzione per noi». «Non chiediamo da mangiare o soldi ma ci basta una stanza» aggiunge la compagna, che ringrazia i passanti diventati benefattori, che hanno comprato anche le crocchette per la cagnolina. «Da stanotte staremo meglio. Grazie».

Albano, protesta dei profughi: “vogliamo wifi, TV e acqua calda”

http://www.gazzettadellasera.com/clandestini-incazzati-razzisti-dateci-wifi-e-tv-satellitare/#

CLANDESTINI INCAZZATI: RAZZISTI DATECI WIFI E TV SATELLITARE

5 mag, 2015

ITALIANI RAZZISTI
 “Vorremmo andare a scuola e imparare l’italiano, ma non ci danno la possibilità”. Ventisei profughi ospitati in un centro d’accoglienza di Albano (Vercelli) hanno protestato davanti a Prefettura e Questura di Vercelli. “Non abbiamo il wifi per comunicare con la nostra famiglia, ci manca la tv e l’acqua calda – le loro richieste -.

Abbiamo solo un bagno per ventisei persone. Aiutateci”. I rifugiati hanno tra i 18 e i 30 anni e sono arrivati tra 2013 e 2014 da Nigeria, Gambia, Senegal e Mali. ansa

Ragusa, uccidono uomo a sprangate e violentano la compagna: fermati 4 braccianti tunisini

su, non facciamone un caso. Fa niente. Le vittime sono italiane, che vogliamo fare le fiaccolate come quando capita che le vittime siano straniere?

La donna è stata fatta camminare nuda in campagna e abusata più volte

Nuova immagine (1)

Ucciso con una sprangata in testa. La sua donna di 53 anni violentata da tre uomini più volte, a turno. Per l’omicidio di Nicu Radicanu, romeno di 38 anni, la squadra mobile di Ragusa con lo Sco di Roma, e il commissariato di Vittoria, ha fermato Nizar Brahim 23 anni, Marouane Tebra, 27 anni, Anwari Tebra di 23 e Hamdi Boukhobna 24 anni, braccianti agricoli tunisini. Sono accusati anche del sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo aggravata della convivente della vittima.

http://www.ilgazzettino.it/ITALIA/CRONACANERA/ragusa_uccidono_uomo_sprangate_violentano_compagna/notizie/1330437.shtml

Oltre a quelle italiane, 10 navi europee traghettano clandestini in Italia

e’ solo amore verso il prossimo, purché questo non sia italiano, per il quale non vengono stanziati 35 euro al giorno.

martedì, 5, maggio, 2015

 
Nuova immagine
Continuano a sbarcare migliaia di clandestini e parlare solo di “emergenza” Continuano a sbarcare migliaia di clandestini e parlare solo di “emergenza” è ottimistico.
Sul tema dell’immigrazione e’ intervenuto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni: “Non basta aggiungere una decina di navi diverse da quelle italiane” per risolvere l’emergenza, ha detto il ministro, sfidando l’Europa a un progetto di condivisione e di maggiore responsabilita’. Se l’Ue si limita solo a offrire un maggior numero di navi “questo non e’ condividere un’emergenza europea”, ha avvertito. Per quanto riguarda la Libia, Paese dal quale partono i barconi, Gentiloni ha spiegato che i tempi per un governo di unita’ nazionale sono stretti, perche’ tra un mese inizia il Ramadan.

 Intanto, proseguono gli sbarchi anche a PozzalloTrapaniCrotone e Salerno.

Tra gli ultimi arrivati, smistati tra il centro di Pozzallo e la tendopoli di Augusta, ci sono oltre 250 stranieri affetti da scabbia.

POZZALLO

“L’anno scorso ne sono arrivati quasi 30mila, quest’anno gia’ quasi 3.500, contro i 2mila dello stesso periodo del 2014″, ha riferito il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, in audizione in commissione Affari costituzionali del Senato.

RAGUSA

In 369 sono arrivati nel porto della provincia di Ragusa a bordo della nave “Phoenix”, battente bandiera maltese al servizio di Medici senza frontiere. Tra i profughi, tutti eritrei, 10 minori e 8 donne incinte.

TRAPANI

A Trapani sono sbarcate altre 104 persone, provenienti da Gambia, Senegal e Nigeria che saranno trasferite presso centri di accoglienza in Umbria.

CROTONE

Ci sono anche quattro donne incinte e 23 minori fra i 211 migranti approdati a Crotone, a bordo della petroliera Prince I battente bandiera panamense.

I profughi, provenienti dall’Africa sub sahariana, sono stati soccorsi nel Canale di Sicilia, mentre andavano alla deriva a bordo di due gommoni.

Nel gruppo anche tre cadaveri (due donne e un uomo). Dei 211 migranti (190 uomini e 21 donne) 100 verranno trasferiti a Bologna, mentre i 23 minori sono stati affidati alla Croce rossa che li sistemera’ provvisoriamente all’interno di una palestra cittadina; il restante gruppo e’ stato condotto con i mezzi della Misericordia nel centro di accoglienza di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto.

SALERNO

Al porto molo Manfredi del porto di Salerno e’ attraccata la nave Bettica della Marina Militare con 652 immigrati recuperati al largo del canale di Sicilia. Tra i profughi sbarcati si segnalano 149 casi di scabbia, 9 donne in stato di gravidanza e una colta da doglie che e’ stata trasferita in ambulanza all’ospedale Ruggi. Un centinaio di migranti sono ricoverati nella tendopoli di Augusta, in quanto vittime di scabbia e varicella.

Sul tema dell’immigrazione e’ intervenuto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni: “Non basta aggiungere una decina di navi diverse da quelle italiane” per risolvere l’emergenza, ha detto il ministro, sfidando l’Europa a un progetto di condivisione e di maggiore responsabilita’. Se l’Ue si limitera’ solo a offrire un maggior numero di navi “questo non e’ condividere un’emergenza europea”, ha avvertito. Per quanto riguarda la Libia, Paese dal quale partono i barconi, Gentiloni ha spiegato che i tempi per un governo di unita’ nazionale sono stretti, perche’ tra un mese inizia il Ramadan.

http://www.imolaoggi.it/2015/05/05/oltre-a-quelle-italiane-10-navi-europee-tragettano-clandestini-in-italia/

Varoufakis sacrificato sull’altare del compromesso

di Alessio Pizzichini – 29/04/2015
Fonte: L’intellettuale dissidente
Il Ministro delle Finanze greco è stato messo in “amministrazione controllata” e a guidare i negoziati coi creditori non sarà più il suo uomo di fiducia Nikos Theocharakis, ma George Chouliarakis, che si occupava di questi durante la legislatura di Samaras, economista molto apprezzato dalla controparte. Tsipras, ma con chi stai?
Alexis Tispras ha deciso di cambiare la squadra dei negoziatori coi creditori. La guida di questa non è più Nikos Theocharakis ma George Chouliarakis: il primo è l’uomo di fiducia di Varoufakis, il secondo ha condotto i negoziati nella precedente legislatura di Samaras e gode di parecchia fiducia, al contrario di Varoufakis definito dai creditori un dilettante e un perditempo. Questo è ancora Ministro delle Finanze e fa parte della squadra, ma è stato messo dal governo in “amministrazione controllata”. Per raggiungere il famigerato compromesso servono le persone giuste, quelle che piacciono ai creditori, altrimenti poi chi ti dà i soldi? È bene ricordare che per avere la normale liquidità di cui uno Stato ha bisogno, si devono emettere titoli di stato ed essere appetibili, ossia piacere agli speculatori affinché li comprino. Se non piaci addio moneta: è un paradosso ma è il sistema euro.
 
Già a Tsipras erano arrivate richieste di un cambio di governo, poiché “quello attuale non può sopravvivere”, aveva dichiarato un rappresentante dei creditori al Financial Times. L’insolita alleanza tra Syriza e ANEL (Greci Indipendenti) non piace ai mercati, che preferirebbero invece un’alleanza con due partiti europeisti come Pasok e To Potami. Queste forti pressioni hanno spinto Tsipras a cambiare squadra e a “commissariare” Varoufakis: questo è il concetto di democrazia per i padroni dell’Europa. O fai quello che dicono loro, o non ti danno i soldi. Punto.
Mentre il governo è al lavoro per preparare alcune riforme strutturali chieste dai creditori, a cominciare da quella fiscale, è bene chiedersi fin dove vuole arrivare Tsipras. Se vuoi liquidità devi fare ciò che chiedono, e ogni tanto potranno permetterti qualche riforma veramente voluta da te come il reddito di cittadinanza o l’aumento dei salari, ma a lungo andare neanche quelle saranno possibili. Caro Tsipras, cos’altro deve subire il popolo Greco per essere liberato una volta per tutte dalla gabbia del debito? Perché si è così volontariamente incatenati, si vuol rimanere schiavi? Hai visto qual è la democrazia dei padroni dell’Europa? Caro Tsipras, ma con chi stai?
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

MONITORING D’EODE POUR LES ÉLECTIONS PRESIDENTIELLES ET NATIONALES SOUDANAISES – DU 13 AU 16 AVRIL 2015: CALMES, LIBRES, JUSTES ET TRANSPARENTES.

Nundkeswarsing BOSSOONDYAL pour EODE Press Office/

2015 04 20/

EODE PO - Monitoring au Soudan (2015 04 20)  FR (1)

Bref rapport sur l’élection présidentielle du Soudan du 13 au 16 avril 2015.

Par Nundkeswarsing BOSSOONDYAL (*), représentant d’EODE pour la région de la SADC et de l’île Maurice, observateur international pour ces élections.

EODE PO - Monitoring au Soudan (2015 04 20)  FR (2)

DONNEES ESSENTIELLES SUR LE SOUDAN

 Nombre: – Population: Estimation 2015 – 40 millions (officielle 39.105.664 décembre 2014)

Etats soudanais: 18

Electeurs inscrits : 13 millions

Les femmes électeurs inscrits sont plus nombreux que les hommes

Circonscriptions géographiques d’Etat: 468

Circonscriptions géographiques nationales: 213

Partis politiques: 80

Indépendants: un grand nombre

Centres de vote: 7.133

Candidats présidentiels: 16

Candidats aux élections nationales: 2.235 candidats pour 425 sièges

Candidats de l’assemblée d’Etat: 1.072

 LES MISSIONS INTERNATIONALES DE MONITORING

POUR CES ELECTIONS PRESIDENTIELLES ET NATIONALES SOUDANAISES

 Union africaine: SE le Chef Olusegum Obasanjo ancien président du Nigeria conduit la mission d’observateurs de l’Union africaine. De nombreux autres groupes internationaux comme la Ligue arabe, l’IGAD et la société civile ont été parmi les observateurs.

 En tant que Secrétaire-général des Etudiants non-alignés et de l’Organisation de la Jeunesse (NASYO) et représentant d’EODE pour la région de la SADC et de l’île Maurice, je fus affecté à la région du Nil Bleu, qui est à environ 400 km de Khartoum. J’avais poursuivi mon travail comme la plupart du temps selon les principes du manuel de monitoring des élections de l’ONU et de l’UA pour observer les élections.

 Je fus pleinement informé sur le respect des lois et règlements soudanais,

Je remarquai une stricte impartialité.

Vu aucune activité de corruption,

Vu aucune divulgation de tout conflit potentiel d’intérêts,

Vu le traitement courtois du fonctionnaire électoral,

J’avais porté mon identification claire tout au long de la mission,

Noté la non-ingérence dans le processus électoral,

J’avais une bonne collaboration avec d’autres observateurs internationaux.

 OBSERVATION DE LA RÉGION DU NIL BLEU

 La région qui était sous mon observation: région du Nil Bleu. Elle dispose de 24 sièges à l’Assemblée nationale. J’avais une heure de temps pour des questions et réponses avec le président du Haut Commissariat Électoral du Nil Bleu. Le Nil Bleu se compose de 145 bureaux de vote. Je suis en contact avec quelques candidats des partis de l’opposition ainsi que les candidats du parti au pouvoir et aussi avec les agents de tous les partis politiques en dehors des bureaux de vote.

 J’avais noté que chaque salle de vote avait un officiel avec quelques fonctionnaires électoraux et avec les agents des partis pour la vérification des électeurs inscrits.

J’avais vu les sept scrutins pour lesquels chaque électeur doit voter.

 J’avais vu les urnes transparentes correctement fermés.

J’avais été en contact aussi avec les électeurs et chefs de villages, avec les tribus et les gens dans la rue sur le processus de l’élection pour connaître leur sentiment et remarques.

 Toutefois, je remarque que parmi les 16 noms des candidats pour les candidats à la présidence  la plupart ne sont pas bien connus. J’ai de plus compris que quelques partis ne participent pas à l’élection de 2015, comme certains d’entre eux ont été impliqués dans des approches subversives lors des élections précédentes.

 OBSERVATION ET CONCLUSION

 Après avoir regardé et analysé sérieusement les faits ci-dessus, je suis pleinement convaincu que les élections présidentielles et nationales de 2015 tenues au Soudan, selon mon opinion et celle du réseau de mes organisations se sont déroulées PAISIBLEMENT, LIBRES, JUSTES ET TRANSPARENTES.

 Nundkeswarsing BOSSOONDYAL,

 (*) Secrétaire général, étudiants non-alignés et Organisation de la Jeunesse (NASYO) ONG internationale.

Représentant d’EODE pour la région de la SADC et de l’île Maurice.

_____________________________

EODE- Eurasian Observatory for Democracy and Elections

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org

Renzi: il capitalismo di relazione è morto, nelle prossime settimane misure su sofferenze bancarie

ma quanto è solidale il Pd di Renzi, tanto basta togliere ai soliti, gli italiani son ricchi si sà. Le banche soffrono.«Nelle prossime settimane troveranno corso e concretizzazione i passaggi sulle sofferenze bancarie e sugli strumenti tesi a rendere il sistema bancario italiano nella stessa situazione degli altri paesi europei». Lo ha assicurato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervenendo all’incontro con il gotha del mondo finanziario alla Borsa di Milano. Nel suo intervento il premier ha sottolineato la vitalità del sistema imprenditoriale italiano, ma ha anche sottolineato gli «effetti negativi del capitalismo di relazione». Di qui la necessità che il mondo imprenditoriale e della finanza vada verso un grado di «apertura e trasparenza» sempre maggiore. «Io sono particolarmente ottimista per i prossimi vent’anni in Italia», ha concluso Renzi, che ha anche rilanciato le semplificazioni edilizie con il regolamento unico nazionale e ha evidenziato che la nuova legge elettorale in arrivo «porterà stabilità politica». Renzi ha poi assicurato che il governo procederà nell’attuazione del Jobs act, superando «vincoli ideologici ormai privi di concretizzazione e di logica».

 
Renzi: prossime settimane misure su sofferenze bancarie
Sul sistema bancario «nelle prossime settimane i passaggi sulle sofferenze e sugli elementi tesi a mettere il nostro sistema bancario nelle stesse condizioni degli altri Paesi troveranno concretizzazione, dopo decenni di parole in libertà» ha detto il presidente del Consiglio, che ha aggiunto in merito alla creazione di una bad bank per i crediti deteriorati: «Stiamo negoziando con la Commissione Ue alcune ipotesi di intervento». «Per noi – ha proseguito Renzi, senza tuttavia scendere nei dettagli – questa è una priorità assoluta e fa il paio con l’operazione sulle banche popolari. Il passaggio successivo è portatre il sistema regolatorio delle banche, soprattutto su crediti e sofferenze, sempre più vicino alla legislazione europea».
 
«Italicum porterà stabilità politica»
Il premier ha parlato delle riforme approvate o in cantiere («stiamo rimettendo il paese nella carreggiata della normalità della pubblica amministrazione e istituzionale») dal suo governo, a partire dalla nuova legge elettorale che «penso e spero che sarà approvata dal Parlamento italiano stasera». Per Renzi l’Italicum «ha un grande elemento di chiarezza: per cinque anni sarà chiaro il governo, chi vince. Ci sarà un sistema nel quale il nostro Paese potrà finalmente essere punto di riferimento per stabilità politica, che è precondizione per l’innovazione economica».
 
«Sistema imprenditoriale forte, ora superare capitalismo relazione»
Il tessuto del sistema imprenditoriale italiano per il premier «è vitale, forte e ricco di energia». E in questi anni di profonda crisi «ha visto molte aziende riuscire ad affermarsi e arrivare anche alla quotazione in Borsa». Ma «il capitalismo di relazione ha prodotto anche effetti negativi» ha aggiunto Renzi, auspicando che il mondo imprenditoriale e della finanza vada verso un grado di «apertura e trasparenza sempre maggiore», perché quel «sistema di relazioni in cui giornali, banche, fondazioni e partiti politici hanno pensato di andare avanti tutti insieme discutendo tra loro è morto». Per Renzi l’Italia «ha un problema di classe dirigente, non solo di politica». Ma ha aggiunto: «Noi stiamo facendo la nostra parte, l’impresa ci dia una mano a cambiare questo sistema».