UN PARLAMENTO ILLEGITTIMO MODIFICA LE REGOLE DEL GIOCO. DI CHI LE COLPE?

Se a stravolgere la costituzione è la parte sana del paese, E’ GIUSTO. Le agendine rosse e la società civile che dice? Silenzio, si vede chi è a libro paga

renzi3

 aprile 29 2015

Come purtroppo sappiamo il Governo Renzi, senza il consenso delle opposizioni ed addirittura senza il consenso di una parte importante del proprio partito, prosegue nello stravolgimento delle regole del gioco della Repubblica Italiana con un’ampia riforma Costituzionale e l’approvazione di una nuova legge elettorale che ripresenta, sostanzialmente immutate, le criticità del porcellum dato che nega un voto eguale, personale, libero e diretto.

In tutto questo paiono assolutamente evidenti le responsabilità della Corte Costituzionale. L’anno scorso uno dei temi più dibattuti è stato quello relativo alle conseguenze della sentenza della Corte Costituzionale n. 1/2014 che ha dichiarato l’illegittimità della Legge elettorale che ha formato l’attuale Parlamento. Tuttavia è proprio tale sentenza a consentire quanto avviene oggi a causa di motivazioni illogiche, contraddittorie ed in gran parte esorbitanti dei limiti del potere conferito alla Corte stessa. Con detta sentenza si era sostanzialmente scoperta l’acqua calda, ovvero che il cd. “porcellum” era ed è costituzionalmente illegittimo e ciò sia in riferimento al premio di maggioranza che alla mancata possibilità per l’elettore di esercitare la propria preferenza in ordine ad uno specifico candidato. Sul punto la Corte Costituzionale nella parte motiva della pronunzia, dopo aver dichiarato l’incostituzionalità, si è purtroppo anche così espressa: “È evidente, infine, che la decisione che si assume, di annullamento delle norme censurate, avendo modificato in parte qua la normativa che disciplina le elezioni per la Camera e per il Senato, produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale, consultazione che si dovrà effettuare o secondo le regole contenute nella normativa che resta in vigore a seguito della presente decisione, ovvero secondo la nuova normativa elettorale eventualmente adottata dalle Camere.

Essa, pertanto, non tocca in alcun modo gli atti posti in essere in conseguenza di quanto stabilito durante il vigore delle norme annullate, compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto. Vale appena ricordare che il principio secondo il quale gli effetti delle sentenze di accoglimento di questa Corte, alla stregua dell’art. 136 Cost. e dell’art. 30 della legge n. 87 del 1953, risalgono fino al momento di entrata in vigore della norma annullata, principio «che suole essere enunciato con il ricorso alla formula della c.d. “retroattività” di dette sentenze, vale però soltanto per i rapporti tuttora pendenti, con conseguente esclusione di quelli esauriti, i quali rimangono regolati dalla legge dichiarata invalida» (sentenza n. 139 del 1984).

Le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti.

Del pari, non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali.

Rileva nella specie il principio fondamentale della continuità dello Stato, che non è un’astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità in particolare dei suoi organi costituzionali: di tutti gli organi costituzionali, a cominciare dal Parlamento. È pertanto fuori di ogni ragionevole dubbio – è appena il caso di ribadirlo – che nessuna incidenza è in grado di spiegare la presente decisione neppure con riferimento agli atti che le Camere adotteranno prima di nuove consultazioni elettorali: le Camere sono organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare. Tanto ciò è vero che, proprio al fine di assicurare la continuità dello Stato, è la stessa Costituzione a prevedere, ad esempio, a seguito delle elezioni, la prorogatio dei poteri delle Camere precedenti «finchè non siano riunite le nuove Camere» (art. 61 Cost.), come anche a prescrivere che le Camere, «anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni» per la conversione in legge di decreti-legge adottati dal Governo (art. 77, secondo comma, Cost.)”.

Dunque di cosa stiamo dibattendo? La Corte chiaramente ha affermato che la composizione attuale dei due rami del Parlamento costituisce situazione giuridica esaurita e che dunque la legittimazione a legiferare delle Camere ad oggi permane. Tuttavia la situazione è ben diversa rispetto a quanto prospettato nella citata sentenza che risulta affetta da gravi errori sia sotto il profilo logico che giuridico. La Corte Costituzionale ha sbagliato clamorosamente mettendo in dubbio addirittura il suo ruolo di garanzia della democrazia. Per i giuristi è venuto il momento di smettere di voltarsi dall’altra parte e dire le cose come stanno, le conseguenze infatti sono troppo gravi. Ma andiamo con ordine.

In primo luogo occorre chiedersi quali siano i poteri della Corte Costituzionale e se conseguentemente la stessa avesse o meno la possibilità di pronunciarsi, con gli effetti propri del giudicato, su qualcosa di diverso dalla mera declaratoria di incostituzionalità della norma oggetto del suo esame o di quelle consequenziali ad essa. Effettivamente vi sono solidi argomenti giuridici per ritenere che la pronunzia in merito all’attuale legittimazione del Parlamento sia, oltre che palesemente errata, anche assolutamente incidentale e dunque non vincolante nel nostro ordinamento e ciò in quanto la determinazione degli effetti dell’incostituzionalità di una norma non rientra affatto nei poteri che la Costituzione conferisce ai sensi dell’art. 134 alla Corte stessa. In claris non fit interpretatio.

A fondamento della propria presa di posizione circa la piena legittimazione dell’attuale Parlamento la Corte Costituzionale richiama due norme di legge. Tuttavia proprio menzionando tali norme la Corte finisce per evidenziare compiutamente gli evidenti vizi del proprio ragionamento. Le norme richiamate infatti codificano gli effetti della declaratoria d’incostituzionalità sancendone la piena retroattività. Esaminiamo pertanto le due norme richiamate dalla Corte Costituzionale:

-L’art. 136 Cost., a piena conferma il ragionamento dello scrivente, dispone: “Quando la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione”. Dunque è la Costituzione a determinare quali siano gli effetti della declaratoria d’incostituzionalità e non la Corte Costituzionale. Secondo la Costituzione la norma dichiarata incostituzionale non viene abrogata ma perde efficacia nell’ordinamento. La perdita di efficacia è qualcosa di ben più profondo di una semplice abrogazione di norma in quanto presuppone la retroattività degli effetti della pronuncia della Corte. Di palmare evidenza che se un Parlamento illegittimo nella sua composizione continua tranquillamente a legiferare gli effetti della norma dichiarata incostituzionale permangono vivi più che mai nell’ordinamento, anzi in verità più il Parlamento legifera e più gli effetti della legge dichiarata incostituzionale si diffondono e si moltiplicano! Se poi il Parlamento da il via ad un ampia revisione Costituzionale, volta peraltro a cancellare la sovranità e l’indipendenza del paese, siamo davvero difronte ad un atto sostanzialmente eversivo che la Corte non ha saputo fermare sul nascere.

D’altro canto una situazione giuridica può dirsi logicamente esaurita unicamente laddove non continui a determinare nuovi effetti (conseguenze) nell’ordinamento. Ad ulteriore conferma dell’assoluta erroneità del ragionamento della Corte Costituzionale basta anche solo rammentare che la Costituzione prevede un meccanismo atto ad assicurare la continuità dello Stato laddove dispone, ad esempio, a seguito delle elezioni, la prorogatio dei poteri delle Camere precedenti “finché non siano riunite le nuove Camere” (art. 61 Cost.). Pertanto non corrisponde al vero neppure l’ulteriore esternazione che si legge in sentenza ovvero che la perdita di poteri in capo al Parlamento avrebbe creato pregiudizio al corretto funzionamento delle istituzioni democratiche. Casomai il pregiudizio sussiste laddove si consente ad un Parlamento illegittimo di proseguire nella sua attività.

-l’art. 30 Legge n. 87/1953, ad ulteriore conferma delle tesi dello scrivente, recita: “La sentenza che dichiara l’illegittimità costituzionale di una legge o di un atto avente forza di legge dello Stato o di una Regione, entro due giorni dal suo deposito in Cancelleria, è trasmessa, di ufficio, al Ministro di grazia e giustizia od al Presidente della Giunta regionale affinché si proceda immediatamente e, comunque, non oltre il decimo giorno, alla pubblicazione del dispositivo della decisione nelle medesime forme stabilite per la pubblicazione dell’atto dichiarato costituzionalmente illegittimo. La sentenza, entro due giorni dalla data del deposito viene, altresì, comunicata alle Camere e ai Consigli regionali interessati, affinché, ove lo ritengano necessario adottino i provvedimenti di loro competenza. Le norme dichiarate incostituzionali non possono avere applicazione dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Quando in applicazione della norma dichiarata incostituzionale è stata pronunciata sentenza irrevocabile di condanna, ne cessano la esecuzione e tutti gli effetti penali”. Dunque anche la seconda delle norme richiamate dalla Corte Costituzionale a sostegno delle proprie tesi in realtà non limita affatto la retroattività degli effetti della pronuncia d’incostituzionalità di una legge in riferimento ai soli rapporti giuridici tuttora pendenti. Ciò che afferma la Corte Costituzionale non ha riscontro normativo e soprattutto, come già detto, esula completamente dai poteri che la Costituzione le conferisce. L’apodittico assunto della Corte circa la non retroattività degli effetti della propria pronuncia dunque non può avere gli effetti propri del giudicato.

Peraltro, ed è appena il caso di sottolinearlo, ai sensi dell’art. 1 Cost. “La sovranità appartiene al popolo”. Non si riesce ad immaginare nulla che possa contravvenire maggiormente a tale fondamentale precetto (non a caso espresso nell’articolo uno) di un Parlamento che continui a legiferare nonostante la sua elezione sia avvenuta in violazione del rispetto della sovranità popolare. Come può la Corte Costituzionale definire tale stato di cose una situazione giuridica “esaurita”? Molto semplicemente non può.

Altrettanto infondato è ritenere che la nomina a parlamentare sia un fatto giuridico esaurito anche in riferimento all’art. 66 Cost. che infatti dispone: “Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di illegittimità e di incompatibilità”. Ergo se la nomina di un Parlamentare diventa illegittima anche successivamente al voto può comunque essere travolta con buona pace dell’assurdità di ritenere fatto esaurito la nomina di un Parlamento. Le leggi precedenti alla sentenza della Corte sono sicuramente legittime, quelle successive invece, tra cui anche l’ampia riforma istituzionale, sono sic et simpliciter un fatto illecito al limite del reato di usurpazione del potere politico punito ex art. 287 c.p.

Ma a livello pratico tutto ciò cosa comporta? Comporta la morte dello Stato di diritto e l’apertura di una fase di assoluta incertezza degli equilibri istituzionali del paese. Infatti innegabilmente ancora oggi è possibile sostenere in giudizio che qualsivoglia legge emessa dal Parlamento successivamente alla pubblicazione della sentenza n. 1/2014 sia costituzionalmente illegittima. Solo laddove tale questione arrivasse nuovamente sul tavolo della Corte Costituzionale sarebbe possibile per la stessa pronunziare sentenza avente efficacia di giudicato sul punto (augurandoci che questa volta la Corte faccia diritto anziché politica), circostanza che non si è verificata con la sentenza di cui si discute in cui oggetto del contendere era unicamente la legge elettorale. Pertanto ad oggi ogni nuova legge emanata dal Parlamento è potenzialmente passibile di essere dichiarata illegittima dalla stessa Corte Costituzionale che del tutto legittimamente potrebbe (anzi dovrebbe) mutare l’orientamento espresso in via unicamente incidentale nella sentenza di cui si dibatte e magari scusarsi con il popolo italiano per avere omesso di svolgere correttamente i suoi compiti istituzionali.

Costituzionalmente parlando vi è anche un altro organo istituzionale che ha il potere, anzi il dovere, di porre fine a questa situazione di potenziale cortocircuito dovuta dall’apertura di una fase di grave incertezza del diritto che potrebbe esplicitarsi anche tra molti anni con conseguenze catastrofiche: trattasi del Presidente della Repubblica, unico soggetto giuridico che può sciogliere le Camere. Ma prima l’indecorso Napolitano ed oggi Mattarella, in cui comunque nutro ancora qualche flebile speranza, hanno latitato.

Leggi dalla fonte originale StudiolegaleMarcoMori.it

Tratto da: www.euroscettico.com

La Grecia inizia a confiscare i depositi dei “piccoli debitori”

Il “rivoluzionario” Tsipras

aprile 28 2015

Il controllo dei capitali è sempre più una realtà

La scorsa settimana, il governo greco ha emanato un decreto che obbliga i governi locali a trasferire denaro in eccesso alla banca centrale in modo che Atene possa pagare pensioni, stipendi, e il FMI. Il governo contra di ottenere un tesoretto di 2,5 miliardi per aiutare a mantenere il paese a galla, mentre il ” dilettantesco, perditempo, giocatore d’azzardo” Ministro delle Finanze del paese cerca di trovare una sorta di terra di mezzo con i suoi omologhi europei e, il primo ministro Tsipras gioca tutte le sue carte, incluso un incontro a margine del Consiglio europep con Merkel e la wild card dell’accordo con Gazprom (che potrebbe far presagire il temuto “pivot russo”).

Se la “temporanea” requisizione delle riserve dei  governi locali costituisce ciò che in molti hanno definito “morbidi controlli sui capitali”, ora abbiamo la prima prova che la variante più “dura” potrebbe essere arrivata perché, come riporta Kathimerini, i debitori greci stanno vedendo i loro depositi sequestrati:

Mentre le finanze del paese raggiungono un punto critico, le autorità fiscali hanno iniziato a sequestraree i depositi dei piccoli debitori.Non erano disponibili dati per quanto riguarda il nuovo giro di vite, ma i casi di debitori presi di mira includono un cittadino con un debito di soli 200 euro.

Il conto bancario di un uomo in questione è stato congelato e poi riaperto una volta che si è accertato che aveva pagato i suoi debiti. In diversi casi, tra cui quello di un cittadino con un debito di € 24.000, ufficiali giudiziari si dice che hanno usato le minacce per sequestrare il denaro.  

La prima indicazione che la Grecia potrebbe presto essere una nuova Cipro, commenta ZeroHedge,. Come promemoria, Citi ora dice controlli sui capitali probabilmente avranno un ruolo in qualunque “risoluzione” (se si vuole chiamare così) della situazione greca, a meno di un risultato migliore delle ipotesi, che sembra estremamente improbabile. Come promemoria, ecco cosa succede in caso di “Grimbo “:

In teoria una corsa alle banche potrebbe innescare controlli sui capitali domani.

La mancanza di un accordo potrebbe anche ad un certo punto essere associato a controlli sui capitali e limiti vincolanti in materia di accesso ELA. Rispetto allo scenario precedente, i controlli sui capitali (un mix di bank holiday, restrizioni di ritiro, restrizioni sulle operazioni esterne) sono suscettibili di essere più ampi e più lunghi..

Nel frattempo, non ogni governatore locale è particolarmente entusiasta di girare le riserve allo Stato. EccoKathimerini di nuovo:

Il sindaco di Aristoteli in Halkidiki, nella Grecia settentrionale, si è dimesso venerdì, adducendo motivi personali.

Secondo il decreto  le riserve degli enti locali saranno utilizzati per “coprire le necessità urgenti dello Stato, pari a 3 miliardi di euro nei prossimi 15 giorni. ” 

Tsipras si inconterà martedì con il Governatore dell’Attica Rena Dourou, che era in visita negli Stati Uniti la scorsa settimana.

Il mese scorso la Regione Attica ha donato 80 milioni di euro allo Stato

Anche le università sono oggetto  del decreto e i rettori si sono incontrati nel fine settimana per discutere la loro risposta. I direttori degli istituti tecnici si incontreranno oggi

Se gli studenti diventano irrequieti, è veramente tutto, conclude ZeroHedge

Fonte: L’Antidiplomatico

Comunicato del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio.

Il Giambellino paura non ne ha!

 Martedì e mercoledì mattina sono stati sgomberati sette appartamenti e la Base di Solidarietà Popolare, punto di riferimento per la comunità di questo quartiere. In essa si svolgevano varie attività, tra cui le riunioni del Comitato Abitanti, il doposcuola per i bambini, la ridistribuzione di cibo, cene, pranzi, feste e numerosi altri momenti di organizzazione e di condivisione fra abitanti del quartiere.

Il pretesto è un’operazione di “monitoraggio e azione preventiva in vista del corteo del Primo Maggio”. Ufficialmente le case e la Base sono state perquisite alla ricerca di “armi, munizioni o materiali esplodenti”. Ovviamente niente di tutto ciò è stato trovato e la polizia ha dovuto inventarsi delle armi immaginarie. Così una tanica per trasportare benzina trovata all’interno di una macchina – oggetto ordinariamente presente in un qualsiasi veicolo – abbinata a delle bottiglie di succhi di frutta – ancora piene e sigillate – diventa “un kit per fabbricare molotov”! Caschi, attrezzi da giardinaggio, guanti, giubbotti sono cose che si trovano in ogni casa. Solo la fantasia di una polizia impegnata a costruire dei mostri ci può vedere delle “armi atte ad offendere”. Per quanto riguarda le maschere antigas, chiunque abbia partecipato ad una manifestazione in Italia in questi ultimi anni sa benissimo che le forze dell’ordine fanno un uso indiscriminato e sistematico di gas lacrimogeni pericolosi per la salute. Cosa c’è di così strano nel voler partecipare a un corteo senza venire intossicato?

Diverse persone che stavano dormendo in quelle case sono state portate in questura, la polizia ha provato ad allontanare dall’Italia quelli che venivano da altri paesi e un ragazzo – il proprietario della macchina in questione – è stato addirittura arrestato. Ovviamente i giudici non hanno accettato la richiesta di espulsione, per il semplice motivo che nessuno dei fermati aveva compiuto un reato o portava con se alcuna di queste cosiddette “armi”. Tutto ciò che si è potuto leggere sui giornali è pura manipolazione dei fatti funzionale alla costruzione, ancora una volta, di un clima di tensione e di paura alla vigilia del grande corteo del Primo Maggio.

Quelle persone venute da altri paesi erano arrivati in questi giorni in Giambellino per conoscere la realtà del quartiere, raccontare le proprie esperienze di lotta, rafforzare i legami internazionali fra territori resistenti. Presentarli come dei pericolosissimi eversivi serve solo a nascondere la bellissima realtà della solidarietà internazionale che si manifesterà durante le Cinque Giornate attorno al corteo contro l’inaugurazione di Expo 2015, con la presenza di delegazioni di vari paesi europei.

Oltre alle perquisizioni e ai fermi, sono anche stati effettuati degli sgomberi. Una delle attività del Comitato Abitanti è la difesa delle case occupate e di quelle sotto sfratto. Gli appartamenti sgomberati facevano parte delle 9000 case popolari riscaldate e lasciate vuote da anni da ALER e MM. È palese che la funzione di queste due aziende non è la risoluzione dell’emergenza abitativa ma la svendita del patrimonio immobiliare in chiave speculativa e di risanamento del debito accumulato in anni di gestione mafiosa.

L’occupazione delle case sfitte è non solo un gesto legittimo per rispondere ad un bisogno immediato ma anche un atto di resistenza e di costruzione di un altro approccio alla questione dell’abitare. Ogni casa occupata è una risorsa in più, un pezzo di quartiere strappato al privato e restituito all’uso comune. Questa pratica, insieme a tutte le altre attività del Comitato Abitanti, si colloca all’interno di una lotta contro la cosiddetta “riqualificazione” del quartiere, che consiste nell’abbattere le case, mandare via gli abitanti – occupanti come assegnatari – e svendere i terreni ai colossi dell’immobiliare.

Lo scopo di tutta questa operazione è di spaventare il quartiere. Più numerosi e gioiosi saremo al corteo del Primo Maggio, più dimostreremo che tutti uniti non abbiamo paura.

È stata aperta una nuova Base in via Manzano, dove nei prossimi giorni si svolgeranno le riunioni del Comitato. Passate a trovarci lì o nelle strade del quartiere.

 30/4 In seguito alla campagna mediatica degli ultimi due giorni, volta alla criminalizzazione del comitato e della base di solidarietà popolare, vogliamo dire la nostra.

Chiamiamo allora una conferenza stampa giovedì 30 aprile alle ore 15 in via odazio. Chiunque sappia distinguere una bottiglia di succo di frutta da una molotov è invitato a partecipare.

Il 1° Maggio appuntamento alle 12 al parchetto di via Odazio per andare tutti insieme al corteo che partirà da piazza 24 maggio. 

Comitato Abitanti Giambellino-Lorenteggio

Risvegliarsi nel Manciukuò

 16988529879_e747c8bb9a

 Dove sono i Girotondi, la Guzzanti, Mascia & Il Popolo Viola, la Società Civile, le Agende Rosse, i sindacati, i partiggiani, la vera sinistra che “mailpiddìnonèlasinistra”, quelli con il bellaciao sempre armato nel gargarozzo, Paolo Flores “Micromegaloman” D’Arcais, Travaglio e il vero giornalismo d’assalto che non ne perdonò mezza a Berlusconi; gli antagonisti, quelle merde degli intellettuali, le bagasce dell’informazione, gli elettori per appartenenza, quelli che moriranno di sinistra dopo essere morti di fame, la parte sana della società, i magistrati del “resistereresistereresistere”, la PIAZZA e lo strakitemmuorto?

 Tranquilli, sono nelle mani dei minorati della minoranza: i Bersani, Cuperlo, Civati, Speranza, Bindi ed eventuali. Ovvero in quelle dei gatti del vicolo di Schroedinger, quelli dentro e fuori al PD allo stesso tempo. “Ci stanno offrendo delle poltrone in cambio del voto all’Italicum!” piagnucolavano ieri le PDemi vierges, timorose dell’Italicum dopo essersi prese dei Fiscal Compact così. Poltrone? Bene, vediamo chi sse ‘o fa, il sofà. Ora che sono a un passo dal potere assoluto, seppure quello che esercita il portinaio nella guardiola del palazzo, se lo paragoniamo al potere dei loro mandanti, figuriamoci se ci rinunciano, dopo essersi sbattuti per ottenerlo da almeno quarant’anni.

 Ma non è finita. Dov’è la destra riverginata e presentabile, quella deberlusconizzata ed ecologicamente riciclata, la borghesia illuminata e quella ormai decerebrata, gli imprenditori che ormai meditano solo di impiccarsi e soprattutto Berlusconi, oggetto per vent’anni del fuoco concentrico di tutta la marmaglia testé citata, ora divenuto muto come chi ha appena scoperto una testa di cavallo nel letto?

Volete ridere, per non piangere? A parte la Lega e i commoventi cinquestelle – mi pare si possa non avere dubbi sul sincero entusiasmo della base, mentre tutti quelli del mondo su quello dell’altezza; cinquestelle che si sono battuti come leoni contro la rabbiosa mediatrice culturale e le ministre ciuche nominate cavalle di razza, sapete chi è sceso in piazza con il bavaglio contro l’Italicum, con gli italiani che prontamente lo sbeffeggiavano? Un banchiere, Corrado Passera. E’ il colmo, e sarebbe tragico che fosse vero amor di patria e non faccia da culo, ma non c’è da meravigliarsene, visto che ormai ci tocca difendere Mussolini dal paragone con Renzi.

 Non abbiamo notizie da ieri di un’alta carica. Si chiama Sergio e indossa un paltoncino scuro. 

Sabato scorso alla radio, una giornalista della Stampa che si bullava di avere informazioni di prima mano e riservate manco fosse Pecorelli, sosteneva che Renzi non avrebbe mai osato porre la fiducia sull’Italicum “perché Mattarella non vuole”.

Bene, ora è giunto il momento della verifica. Vedremo se oggi Mattarella si noterà di più se parlerà o se starà zitto, per citare un noto intellettuale di sinistra. Si accettano scommesse.

Benvenuti nel Manciukuò.

http://ilblogdilameduck.blogspot.it/2015/04/risvegliarsi-nel-manciukuo.html?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=Feed:+blogspot/LNHt+(L’Orizzonte+degli+Eventi)

Expo promuove l’alimentazione a base di insetti “cibo democratico”

Ora che come lavoratori italiani siamo messi peggio dei cinesi è ora che impariamo a sfamarci come i cinesi. Per i disoccupati italiani non vengono stanziati 35 euro al giorno per garantire vitto e alloggio, si chiama eguaglianza

Larve di bambù, scorpioni ricoperti di cioccolata, larve della farina, vodka allo scorpione, misto di pupe (la fase di crescita tra larva e insetto), larve di cereali, termiti disidratate, cavallette, coleotteri, larve giganti al cioccolato e tarantole arrostite. Sono solo alcune delle anteprime culinarieche saranno presentate ad Expo all’interno di Future Food District di Coop Italia nell’ambito di un progetto curato da Società Umanitaria, presente all’Esposizione Internazionale. Tutto è pronto “Le confezioni di insetti commestibili provenienti dalla Thailandia sono finalmente state consegnate nei nostri uffici di Milano, dopo un iter particolarmente lungo e laborioso che abbiamo dovuto seguire per il loro sdoganamento”, annuncia Andrea Mascaretti, responsabile del progetto dell’Umanitaria. “Gli insetti commestibili, pronti per essere consumati, sono confezionati in scatole e sacchetti di alluminio ermeticamente chiusi e a loro volta protetti da un imballaggio che è stato sigillato e piombato prima di lasciare la dogana dell’aeroporto di Malpensa e così resteranno fino al loro trasporto nel sito di Expo, all’interno del Future Food District, realizzato da Coop Italia, dove saranno esposti per i visitatori: una sorta di anteprima di quello che potranno trovare nel supermercato sotto casa, tra qualche anno o forse anche prima”. La sfida è rendere possibile l’aumento della produttività alimentare per mezzo di sistemi ovunque sostenibili. Secondo la Fao gli insetti potrebbero avere un ruolo importante sia nell’alimentazione umana che in quella animale e rappresentare una risposta concreta alla sfida del millennio: nel mondo sono oltre 1900 le specie di insetti commestibili di cui si cibano circa 2 miliardi di esseri umani. Gli insetti rappresentano una fonte di proteine più efficiente rispetto agli altri animali tradizionalmente allevati per produrre cibo per l’alimentazione umana e mangimi per gli allevamenti, producono meno emissioni che contaminano l’ambiente e possono essere utilizzati per scomporre i rifiuti. Per questi motivi la Società Umanitaria ha dato avvio ad un progetto informativo/divulgativo sugli insetti commestibili, che ora approda in Expo nel FFD, il Future Food District di Coop Italia. “La sostenibilità è uno dei criteri fondamentali nelle strategie di Coop” sottolinea Marco Pedroni, presidente di Coop Italia. Che aggiunge: “È nella nostra storia e, quindi, anche nel nostro futuro. Ecco che, quando parliamo di ciò che mangeremo non possiamo non fare i conti con quello che già oggi, e in futuro sempre di più, potrebbe essere prodotto in allevamenti così low tech da essere facilmente realizzabili anche nei paesi più poveri. Potremmo definirla la quadratura del cerchio, la realizzazione della nostra convinzione che esistano modelli produttivi in grado di assicurare cibo sicuro, sostenibile e democratico”. A questo progetto (“Edible insects”) si sta lavorando già da qualche anno attraverso il Salone Internazionale della Ricerca Innovazione e Sicurezza Alimentare, che sarà presente nel Future Food District di Expo2015, realizzato da Coop Italia. “Lo scorso il 16 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, insieme al Comitato Scientifico ‘Le Università per Expo2015′ e con la collaborazione tecnica della Fao, abbiamo organizzato un convegno internazionale sugli insetti commestibili”, ricorda il presidente della Società Umanitaria, Piero Amos Nannini.“Si è verificato il tutto esaurito. Ora è nostra intenzione proseguire su questo cammino, presentando ai consumatori di tutto il mondo un’alternativa alimentare sostenibile, che può rivelarsi una risorsa da non sottovalutare”. “Quello che mi auguro – chiarisce Andrea Mascaretti – è che Expo possa consentire di sviluppare una cultura comune a tutti i paesi del Mondo rispetto al cibo, dalla quale possano discendere un atteggiamento, un rispetto e delle normative condivise e omogenee”. Nel corso di Expo, saranno organizzati incontri e workshop sui vari aspetti da risolvere (legislativi, commerciali, agricoli, etc), mentre nel Future Food District ci sarà uno spazio in cui sensibilizzare i visitatori sugli “edible insects” come alimento sostenibile e sulla difesa del cibo-diversità. Adnkronos http://www.imolaoggi.it/2015/04/28/expo-promuove-lalimentazione-a-base-di-insetti-cibo-democratico/ –

See more at: http://terrarealtime.blogspot.it/2015/04/expo-promuove-lalimentazione-base-di.html#more

Video – Libia, svuota carceri: polizia imbarca migranti sui barconi con la forza, gratis

In trepida attesa di venire in Italia a fare i lavori che gli italiani non vogliono fare, ci danno pure i carcerati per sostenere la nostra ripresa che  i choosy nostrani non vogliono saperne di lavorare

 martedì, 28, aprile, 2015

 In Italia non volevano venire, ma la polizia libica li ha prelevati a forza dal carcere dove erano rinchiusi e li ha costretti a salire su barconi diretti nel nostro Paese. Pensavo che una simile notizia deflagrasse nel dibattito sulle tragedie in corso nel Mediterraneo. Ma, ancora una volta, mi sbagliavo. Così scrive su today Rossella Lamina

Le loro testimonianze dirette sono state raccolte dalla giornalista Flavia Amabile, che per il quotidiano “La Stampa” sta realizzando un’interessantissima serie di reportage, scritti e filmati, sulle vicende dei migranti. Guardate Il primo, uscito a ridosso dell’ultima ecatombe: “Il nostro inferno dalle prigioni libiche all’Italia”.

Dalle inchieste emerge che questi migranti sono stati costretti a partire in date diverse e con diverse imbarcazioni. Non hanno pagato per il viaggio, non pensavano all’Italia come destinazione finale, né per lavorare, né per chiedere asilo. Se avessero potuto scegliere, qui non ci sarebbero venuti e non consiglierebbero a nessuno l’Italia come paese in cui chiedere accoglienza.

Ismail, Amadi, Dusmane, Mamadi: vengono dalla Sierra Leone e dal Mali; chi per sfuggire dalla guerra e dalla persecuzione, chi alla ricerca di un lavoro. Con percorsi diversi, spesso tortuosi e travagliati, si sono ritrovati in Libia. Lì sono stati imprigionati, picchiati, alcuni torturati. E poi, con uno “svuota carceri” che a quanto pare è uso frequente nelle prigioni libiche, imbarcati con destinazione Italia.

Pozzallo: l’80-90% dei migranti sbarcati erano carcerati in Libia, casi di scabbia

Libia, Tripoli: non accetteremo bombardamenti UE per colpire gli scafisti

Ma secondo voi, tutto questo non avrebbe dovuto – quanto meno – entrare nel dibattito pubblico sul fenomeno? Non avrebbe dovuto almeno stimolare la politica ad indagare sulle dimensioni di queste “partenze coatte” dalla Libia? Macché: tutti zitti.

Allora i casi sono due: o io non ho capito ancora nulla di come funziona l’informazione e la politica (il che non è da escludere), oppure – anche in questo caso – le questioni più sono grosse e più vengono taciute.

La Guardia costiera sa quando partono i clandestini, glielo dice l’Arabia

http://www.imolaoggi.it/2015/04/28/video-libia-svuota-carceri-polizia-imbarca-migranti-sui-barconi-con-la-forza-gratis/

# EODE THINK TANK/ GEOPOLITIQUE/ POUTINE ACCUSE LES USA DE SOUTENIR LE TERRORISME DJIHADISTE AU CAUCASE RUSSE

 Luc MICHEL pour EODE Think Tank/ 2015 04 29/

Avec EODE Press Office – LaPresse.Ca – Itar Tass/

http://www.eode.org/

https://vimeo.com/eodetv

EODE TT - LM poutine accuse au caucase (2015 04 29)  FR 1

« Il y a des gens, surtout dans les services secrets des pays occidentaux, qui croyaient que si on déstabilisait leur principal rival géopolitique – et maintenant nous comprenons que pour eux, c’était la Russie – cela serait à leur profit. Mais il s’est avéré que ce n’était pas le cas »

– V. V. Poutine.

 Dans un documentaire, diffusé par la télévision publique russe, M. Poutine, filmé dans une salle de réception du Kremlin, a accusé les États-Unis, qui ont imposé l’an dernier avec l’Union européenne de sévères sanctions économiques à la Russie, d’avoir des «contacts directs» avec les rebelles islamistes du Caucase du Nord.

 L’INSTRUMENTALISATION DES ISLAMISTES CONTRE MOSCOU :

UNE VIEILLE HISTOIRE DE BERLIN A WASHINGTON

 L’agitation islamiste dans le Caucase est une vieille affaire.

Elle a commencé dès les Années 30 et a été organisée par le IIIe Reich et le Parti nazi allemand pour déstabiliser l’URSS. Elle a alors culminé lors de la seconde guerre mondiale en 1941-44, qui a même vu de nombreux musulmans ‘soviétiques’ combattre avec les Nazis, y compris dans la Waffen SS. Parmi les collaborateurs des nazis les Frères musulmans, organisés en réseaux par les nazis, depuis leur centrale de Munich.

 Cfr. le livre enquête :

« Une Mosquée à Munich. Les Nazis, la CIA et la montée des Frères musulmans en Occident » de Ian Jonhson (JC Lattès).

 LES ISLAMISTES INSTRUMENTALISES DANS LE NOUVEAU « GRAND JEU » GEOPOLITIQUE CONTRE LA RUSSIE

  En 1945, les réseaux musulmans sont repris en mains par les Américains et engagés dans la guerre froide contre l’URSS. La fin de celle-ci ne marque pas la fin mais un nouveau départ. Car les géopoliticiens US, dont Brezinski, l’auteur du « Grand Echiquier », ont repris le programme géopolitique du théoricien nazi Rosenberg et leur but final est l’éclatement de la Fédération de Russie. Le Caucase russe, ventre mou de la Russie, est l’un des fronts privilégiés de cette guerre sourde. Les deux guerres de Tchétchénie – 1994 et 1999 (gagnée par Moscou) -, l’agitation au Dagestan en sont les manifestations.

  Derrière les ennemis de la Russie : USA, NATO, Saoudiens qui ont pris en mains les djihadistes du Caucase. Vilnius en Littuanie abrite leurs moyens de communication sur le Net. Quand à la Géorgie, ses services secrets offrent réseaux, filières. C’est ce que dénonce Vladimir Poutine aujourd’hui …

 POUTINE ACCUSE LES USA !

 Tourné par la chaîne de télévision publique ROSSIA 1, le documentaire «Président» est consacré aux 15 ans au pouvoir de Vladimir Poutine, qui a été élu en 2012 pour un troisième mandat présidentiel, après avoir été président de 2000 à 2008 et premier ministre en 2008-2012.

 Au début des années 2000, «les services spéciaux russes ont observé des contacts directs» entre des rebelles du Caucase du Nord et des représentants des services secrets américains en Azerbaïdjan», y raconte M. Poutine.

 La Tchétchénie, inspirée par les Occidentaux, qui a affronté insurrectionnellement la Russie lors de la première guerre en 1994-1996, a engendré une rébellion qui s’est progressivement islamisée et a débordé les frontières de cette petite république caucasienne pour se transformer au milieu des années 2000 en un mouvement islamiste armé actif dans tout le Caucase du Nord. La deuxième guerre de Tchétchénie, déclenchée par les forces fédérales en 1999, a officiellement pris fin en 2009. Mais des attaques et explosions visant notamment les représentants des forces de l’ordre dans le Caucase restent fréquents.

 « Il y a des gens, surtout dans les services secrets des pays occidentaux, qui croyaient que si on déstabilisait leur principal rival géopolitique – et maintenant nous comprenons que pour eux, c’était la Russie – cela serait à leur profit. Mais il s’est avéré que ce n’était pas le cas », a indiqué M. Poutine. « En aucun cas, jamais et nulle part, il ne faut essayer d’utiliser les terroristes pour résoudre ses tâches politiques et même géopolitiques temporaires », a-t-il souligné.

EODE TT - LM poutine accuse au caucase (2015 04 29)  FR 2

 # Aller plus loin. Relire mon analyse de octobre 2013 :

EODE THINK TANK/ GEOPOLITIQUE/ L’ATTENTAT DE VOLGOGRAD DANS SA PERSPECTIVE GEOPOLITIQUE

Sur http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-lattentat-de-volgograd-dans-sa-perspective-geopolitique/

 Luc MICHEL 

_____________________________

http://www.eode.org/

https://vimeo.com/eodetv

Spending review, quei tagli necessari per evitare l’aumento dell’Iva

Se il piano tagli è elaborato da tecnici allora siamo in buone mani…..

 Pronta la lista delle limature di spesa. Toccherà a Palazzo Chigi decidere sulle singole misure

Raffaello Binelli  – Lun, 27/04/2015 – 10:57

La lista dei tagli è pronta. A redigerla sono stati due tecnici, Yoram Gutgeld e Roberto Perotti.

Toccherà poi ai politici – e quindi al governo – attuare o meno le misure suggerite, tenendo conto degli impatti sociali ed economici. Stando ai conti fatti da Repubblica sono stati trovati sei miliardi, ma all’appello ne mancano ancora quattro. Bisognerà trovarli a tutti i costi, altrimenti saranno inevitabili gli aumenti dell’Iva per complessivi 16 miliardi.

Da quando hanno iniziato a lavorare i due esperti hanno fatto riferimento ad alcuni punti su cui far scattare le forbici: riduzione delle deduzioni e detrazioni fiscali, meno sussidi alle imprese, spesa sanitaria da limare (anche nel 2016, dopo la frenata gioà registrata nel 2015. Si parla anche di interventi sul trasporto pubblico locale, sui trasferimenti alle Ferrovie e una stretta ancora più forte sugli abusi nelle pensioni di invalidità. Previsto inoltre il riassorbimento del Corpo Forestale in altre strutture dell’ordine pubblico. Un palazzo unico raccoglierà tutti gli uffici dello Stato in ogni capoluogo, con una riduzione dello spazio per ogni dipendente da 40 a 25 metri quadri.

Gli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni dovrebbero essere concentrati in 35 grandi centrali appaltanti (oggi ce ne sono migliaia, gestite da uffici decentrati e piccoli comuni).

Si stanno studiando, inoltre, interventi sulle società municipalizzate delle grandi città, per cercare di risparmiare e servire i cittadini in modo più efficiente.

Tra le ipotesi al vaglio c’è quella di tagliare tutte le retribuzioni dei dirigenti pubblici del 2-3% a ogni livello. E nel mirino dovrebbero esserci anche i bilanci di Comuni e Regioni. Per la sanità possibile sforbiciata del 5% su tutte le forniture non legate a gare dìappalto o su quelle concesse in proroga: si stima un valore di circa 30 miliardi.

http://www.ilgiornale.it/news/economia/spending-review-quei-tagli-necessari-evitare-laumento-1121067.html