Strasburgo sanziona l’Italia per la Diaz ma precisa che l’impunità è dovuta all’assenza del reato di tortura

Ingiustizia è fatta, di nuovo. E il sistema è salvo.

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Sembrava quasi un trionfo, la sentenza della Corte di Strasburgo sul ricorso di una delle tante vittime della macelleria della Diaz, Cestaro, all’epoca dei fatti aveva 62 anni. Quasi tutti i quotidiani di ieri riportavano però questa precisazione che io trovo agghiacciante: “Ma nella sentenza i giudici sono andati oltre, affermando chese i responsabili non sono mai stati puniti è soprattutto a causa dell’inadeguatezza delle leggi italiane, che quindi devono essere cambiate. La mancata identificazione degli autori materiali dei maltrattamenti è dipesa, accusano poi i giudici, “in parte dalla difficoltà oggettiva della procura a procedere a identificazioni certe, ma al tempo stesso dalla mancanza di cooperazione da parte della polizia”. Nella sentenza si sottolinea quindi che la mancata considerazione di determinati fatti come reati non permette, anche in prospettiva, allo Stato di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze da parte delle forze dell’ordine.”

Il sistema, ancora una volta è salvo. Tutti coloro che hanno contribuito all’impunità offuscando, annebbiando, nascondendo, omettendo, mentendo, rallentando fino alla prescrizione, possono sentirsi a posto con il residuo di coscienza che resta loronon è colpa di nessuno, se non di una mancata legislazione. E’ tutto a posto. E’ solo una democrazia imperfetta, insomma.  Qualcuno forse aveva avuto la sensazione che ci fosse una grande regia dietro queste incredibili vicende giudiziarie che hanno fatto finire nel nulla decine di macellai e torturatori, ma no, a dirci che è solo un “vulnus legislativo” è la somma corte di Strasburgo, che mette la parola “fine” e rimanda al Parlamento la discussione, che prevedibilmente occuperà le prossime 3 legislature, sull’introduzione del reato di tortura, il tutto mentre si continua nella sua pratica nelle carceri, e non solo.

Un plauso in particolare al SAP che anche in quest’occasione non fa mancare la sua perla di saggezza: «A Genova furono commessi degli errori, la cui ombra ha fatto da schermo a violenze ben più gravi commesse da chi mise una città a ferro e fuoco». Sono le parole di Tonelli, Sindacato Autonomo di Polizia, preoccupato che le eventuali norme sulla tortura possano essere usate come “pretesto da chi vuole colpire gli agenti”.
Certo, la nostra storia è piena di casi “pretestuosi”.E anche di morti, “pretestuose”. Tutte impunite. Talvolta con il plauso del SAP, si veda il caso Aldrovandi.

Gianfranco Fini, che all’epoca dei fatti in qualità di vice-premier nel governo Berlusconi si trovava a Genova (anche durante il massacro alla Diaz) ed era quindi il referente politico principale, perché di questo si dovrebbe parlare, delle responsabilità politiche, sostiene che A Genova qualcuno perse la testa”. E forse lui, la memoria. Ma è tutta colpa dell’assenza del reato di tortura. Anche la sua coscienza è quindi a posto.

Eppure è una semplice questione di buon senso… tra una condanna per “tortura” e l’impunità assoluta, perché nel nostro sistema non sono valse quelle 50 sfumature di grigio che avrebbero potuto quanto meno sollevare i colpevoli di tali abomini dai loro incarichi, se non addirittura condannarli per altri reati già previsti dal codice penale? E cosa dovrebbe farci pensare che, una volta introdotto il reato di tortura, la sua applicazione sarà effettivamente a tutela dei diritti delle persone e non , come spesso accade, del sistema di potere?

Insomma, cari Azzeccagarbugli d’ogni luogo e tempo, pensate davvero di poterci prendere per il culo per l’eternità?
Scusate la chiusura volgare, ma qualsiasi altra scelta lessicale avrebbe offeso la mia coscienza.

LiberaMente

Simonetta Zandiri – TGMaddalena.it

Strasburgo sanziona l’Italia per la Diaz ma precisa che l’impunità è dovuta all’assenza del reato di torturaultima modifica: 2015-04-08T14:36:03+02:00da davi-luciano
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