Delrio ministro: la ndrangheta festeggia

Adesso c’è uno dei giusti a governare nel terzo governo non eletto, quello che va protetto nelle piazze dal Salvini. Ora tutto è a posto, la parte sana del paese è saldamente al lavoro per il nostro bene e per la giustizia

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 aprile 04 2015

GRAZIANO DELRIO E’ STATO NOMINATO MINISTRO ALLE “GRANDI OPERE” ED AI LAVORI PUBBLICI. PUBBLICHIAMO QUESTO INTERESSANTE ARTICOLO, OVVIAMENTE MAI RIPORTATO DAI GRANDI MEDIA NAZIONALI, A CURA DELLA “CASA DELLA LEGALITA’” DI GENOVA.

L’UNICA VERA E INDIPENDENTE ASSOCIAZIONE CHE SI BATTE CONTRO LA MAFIA.

Franco Roberti è il Procuratore Nazionale Antimafia ed il 4 ottobre 2014 in terra emiliana non tace su una realtà che in troppi hanno taciuto (ed ancora vorrebbero tacere). Afferma: Se tu in occasione delle elezioni che si fanno qui in Emilia vai a fare campagna elettorale in Calabria, vuol dire che sai che l’appoggio o il non appoggio alla tua elezione viene dalla Calabria non dall’Emilia

A chi si riferiva il Procuratore Nazionale Antimafia? Non ha fatto nomi, ma nella storia politica di emiliana c’è chi per essere eletto nella sua terra, Reggio Emilia, prima di spiccare il volo per il Governo nazionale, andò in Calabria per cercare i voti necessari alla sue elezione…

Questi è Graziano DELRIO, classe 1960, attuale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nominato da Matteo Renzi, già ministro del Governo Letta ed ora in corsa per il Quirinale.

DELRIO Graziano (Sindaco di REGGIO EMILIA dal 2004 al 2013) in veste di Sindaco, nel 2009, prima delle elezioni amministrative in cui era candidato nuovamente a Sindaco, promosse un gemellaggio con la città di Cutro e si recò in viaggio nella località calabrese per stringere questo patto tra le città e comunità.

Il tutto era anche evidenziato da un Comunicato Stampa ufficiale del Comune titolato “Il sindaco Delrio in visita istituzionale a Cutro” che però è ora “svanito” dall’archivio dei Comunicati sul sito del Comune di Reggio Emilia (il Comunicato è però ancora rintracciabile su diversi siti che ne avevano dato pubblicazione – vedi ad esempio qui).

E l’amministrazione comunale di Reggio Emilia è stata caratterizzata da consolidati rapporti con esponenti della comunità cutrese che hanno “colonizzato” pesantemente il territorio della Provincia di Reggio Emilia (circa 10.000 cutresi si sono insediati a Reggio Emilia). Tra questa comunità anche gli esponenti noti della criminalità organizzata calabrese che hanno infiltrato l’economia locale e la politica in una sorta di “congiura del silenzio” che ne ha garantito la tanto ricercata “invisibilità” e dove, forti di questa “cappa” hanno potuto anche alzare il tiro con attentati volti ad affermare la propria capacità di intimidazione e perseguire i condizionamenti ritenuti utili agli interessi dell’organizzazione ‘ndranghetista.

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DELRIO (nella foto a lato con la ex Sindaco di Isola Capo Rizzuto, Caterina Girarole, arrestata lo scorso anno su richiesta della DDA di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “INSULA”) non era certamente l’unico. Alla vigilia elettorale del 2009, con lui, dalla terra emiliana, sono scesi in “pellegrinaggio” a Cutro anche: FILIPPI Fabio (esponente del PDL in Consiglio Regionale e, proprio a quelle elezioni del 2009, eletto anche in Consiglio Comunale a Reggio Emilia); BONARDI Achille (allora assessore del PD al Comune di Brescello); SPAGGIARI Antonella (candidata di una lista civica);PENAZZI Giogio (del PD ed allora sindaco di Viadana). Con loro anche i cutresi SCARPINO Salvatore(già capogruppo del PD a Reggio Emilia) ed i consiglieri OLIVO Antonio e IELO Girolamo.

Il pellegrinaggio di DELRIO & C a Cutro alla vigilia di quelle elezioni del 2009 troverà spazio, grazie ad una paginata dell’associazione degli imprenditori cutresi, su “Il Sole 24 Ore”.

L’allora candidato sindaco del PDL, PAGLIANI Giuseppe (che perse il confronto elettorale con DELRIO), non andò al pellegrinaggio… lui fece una cena-incontro con imprenditori cutresi (compresi quelli soggetti ad interdizioni antimafia) al ristorante “Antichi Sapori” di Reggio Emilia.

Questo è uno spaccato della politica emiliana (di cui del DELRIO è emanazione). Uno spaccato che ha trovato conferme, dei suoi tratti di indecenza, anche di recente. Nel giovane sindaco di Brescello, sempre del PD, COFFRINI Marcello. Questi si è spinto pubblicamente, in un’intervista, a definire“educato, gentile e composto” il boss della ‘ndrangheta Francesco GRANDE ARACRI, solamente condannato per mafia e uomo di vertice dell’omonima cosca. Quando, fortunatamente, davanti a quella difesa del boss, vi fu una reazione decisa contro la posizione assunta dal giovane sindaco di Brescello, scattò persino una manifestazione a sostegno suo e delle sue dichiarazioni. Manifestazione a cui parteciparono anche gli uomini della cosca di GRANDE ARACRI. Il figlio del boss non ha avuto, in quell’occasione, alcun tentennamento e parteciò a quella manifestazione di piazza con qualche centinaio di partecipanti. Lì, il giovane della famiglia ‘ndranghetista, dichiarò: “Mi dispiace. Siamo con il Sindaco. La risposta? L’ha data la piazza”.

Eppure la presenza della colonia ‘ndranghetista, mimetizzata dietro la comunità calabrese, in questa regione, ed anche nel territorio dell’intera provincia di Reggio Emilia, è nota da lungo tempo. In quel territorio è asfissiante da troppo tempo, come ha denunciato un emiliano serio e coraggioso quale Enrico Bini, per portare un esempio di chi non ha avuto tentennamenti nello schierarsi dalla parte della Legalità e, quindi, dello Stato.

Fino a quando non si girò l’Emilia-Romagna, documentando con “Tra la via Emilia e il clan” la devastante presenza delle organizzazioni mafiose in quella regione. Le Istituzioni e Pubbliche Amministrazioni facevano finta di nulla. Negavano e minimizzavano. Poi qualcosa è cambiato e si è arrivati anche all’attivazione della D.I.A. a Bologna. La DDA del capoluogo ha iniziato con il lavorare in modo deciso e le operazioni antimafia in Emilia Romagna sono iniziate ad essere anche coordinate direttamente da quel territorio (prima colpivano gli esponenti mafiosi presenti ed operanti lì con indagini coordinate da altre DDA).

Lì, in provincia di Reggio Emilia, le cosce degli ARENA e dei GRANDE ARACRI, così come gli esponenti della famiglia MUTO ed altri ancora, hanno radici profonde e reti di relazione che andrebbero stroncare anziché alimentate dalla politica (come dall’economia). Pensare oggi di premiare, addirittura come nuovo inquilino del Quirinale, un esponente politico come DELRIO, che scelse di scendere in Calabria, con i suoi colleghi della politica locale, per le elezioni amministrative di Reggio Emilia, sarebbe quindi davvero un pessimo segnale.

P.S. Una curiosa nota a margine. Nella scorta di DELRIO non era stato anche inserito un tale di nome RIZZO Antonino, fratello della più nota RIZZO Chiara in MATACENA?

L’Expo 2015? Una cagata pazzesca

Un senso ce l’ha, mafia delle coop

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 aprile 04 2015

C’è un solo un motivo valido per l’Expo 2015 in Italia? Sì, uno c’è: far girar soldi dal nulla per il nulla.

Dal nulla perché se bisognava mettere in piedi un baraccone immane di edifici più o meno di cartapesta, costruzioni a rischio cattedrale nel deserto, speculazioni edilizie a go go e un gorgo di sponsorizzazioni, consulenze, spese di comunicazione e quant’altro di giganteggiante per una mostra sul cibo, quando per informarsi a strasufficienza hanno già inventato Internet e l’Italia è piena di feste dedicate a ogni ben di dio commestibile, significa che si è voluto scientemente produrre denaro da una kermesse che in sé non ha senso. E si è macinato e si macinerà per il nulla, perché a parte le cerimonie in gran pompa e le scolaresche in gita con contorno di turisti che, già che c’erano, si faranno un giretto nei padiglioni di Milano, nulla resterà dopo il Grande Evento.

Perché questa è la logica degli eventi: creare un gran fumo prima e durante il loro passaggio, per poi lasciare il vuoto dietro di sé. Veloci ed effimeri come i venti. È così da sempre, lo sanno tutti, e proprio perché lo sanno, li fanno. È un ottimo sistema per ottenere tre effetti: il primo lo abbiamo detto, far macchinare un po’ d’economia grazie alla fuffa; il secondo è delinquenziale, ed è alimentare l’idrovora della corruzione, vero e proprio canale parallelo di aumento del Pil; il terzo è ideologico, ovvero alzare una vetrina esteticamente corretta che dia al popolo bue l’impressione del “fare”, dell’attivismo, della forza dinamica delle istituzioni.

Se al tutto condiamo la imbattibile cialtroneria italiana dei ritardi da barzelletta, degli appalti truccati, della burocrazia strangolatrice, dell’indotto che non c’è, dei giovani fatti lavorare per una ciotola di riso, ne vien fuori lo spaccato del capitalismo reale: una giostra che ruota su se stessa senza possibilità di fermarsi, pena il rovinoso crollo e il panico per il cardiopatico topo che corre dentro da vero idiota (che poi saremmo noi). Il trionfo del cartonato sulla realtà.

Cosa pensare dell’Expo, quindi? L’Expo 2015 è una cagata pazzesca!

 Fonte: La Voce del Ribelle

ESPORTAZIONE DI DEMONCRAZIA IN YEMEN

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aprile 04 2015

Dalla Libia allo Yemen agli altri teatri di guerra è sempre più evidente “la non innocenza” dei paesi occidentali e delle petrolmonarchie.

I ribelli continuano ad avanzare nella città di Aden nonostante persistano i bombardamenti della coalizione a guida saudita che hanno come obiettivo la restaurazione del governo del presidente Abdrabbuh Mansour Hadi.
Nessun ‘osservatorio per i diritti umani per lo Yemen’: nessuna delle ONG o media ha riferito quanti yemeniti sono stati uccisi dopo 6 giorni di intensi attacchi aerei.  Ma diverse fonti dicono che si profila un disastro umanitario  “ci sono corpi e feriti per le strade e nessuno osa avvicinarsi” (BBC) .

Sempre dalla BBC, giungono notizie  ( Rebels storm presidential palace in Aden ) che  i ribelli si sono spinti nel cuore della città portuale con carri armati e veicoli blindati. Il palazzo presidenziale è stato preso d’assalto dai ribelli Houthi.

Al di là della cronaca (scarsa) delle vicende  yemenite , i media  insistono (quasi all’unanimità ) nel dare una sola chiave di lettura di questi avvenimenti:  la coalizione a guida saudita contrasterebbe il disegno iraniano (sciita) che mira a prendere il potere in tutto il mondo arabo ed attenta alla sicurezza dell’occidente.
Non è esattamente così:  il presidente Al-Hadi stava governando in modo tale da far  tornare lo Yemen un regime autoritario: è stato estromesso quando con il sostegno saudita e quello degli Stati Uniti aveva rinnegato gli accordi di condivisione del potere con gli Houthi.

L’ Alleanza nazionale del movimento Houthi contro Al-Hadi è un’alleanza che comprende mussulmani sciiti e sunniti. La sua spiegazione non è semplicisticamente un antagonismo settario ‘degli sciiti contro i sunniti’.  Hadi stava lavorando da tempo contro l’attuazione del piano di conciliazione nazionale  che era stato organizzato attraverso il consenso e le trattative di dialogo nazionale dello Yemen, messo in atto dopo che Ali Abdullah Saleh è stato costretto a cedere i suoi poteri nel 2011.
Questo tipo di dialogo era stato additato anche dagli USA come un ‘esempio da seguire’, ma poi come abbiamo visto, è stata innestata la marcia indietro…

Chiarificatrice è una interessante critica del tabloid canadese ‘SUN ‘ si distacca dal coro di unanime consenso levatosi verso l’intervento saudita . L’articolo, dal titolol’Arabia Saudita inganna l’Occidente, di nuovo”  critica come le nazioni più ricche del mondo arabo scatenino tutto il proprio potenziale bellico ”contro una delle popolazioni più povere della terra (gli yemeniti) senza neppure tentare un negoziato: man mano che le vittime civili aumentano,  viene perpetuata una sorta di ‘propaganda Gobelliana’ che sembra rimandare alle  armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Questa volta il pericolo è ” lo spauracchio dei tentacoli dell’Iran che soffocherebbe le rotte marittime di Bab-el-Mandeb che separano lo Yemen dalla costa africana”.

Ci si dimentica però che ”la stragrande maggioranza degli attacchi terroristici islamici contro l’Occidente, Medio Oriente e Asia meridionale sono stati condotti da jihadisti musulmani sunniti, l’Arabia Saudita ha in qualche modo ci ha convinto invece che sono sciiti e che quindi è l’Iran da biasimare”.

Il  SUN  affronta uno dei punti cruciali comuni anche al conflitto siriano, accuratamente evitato da governi e media occidentali:

”Ora i sauditi hanno assunto il compito di ripristinare la democrazia in Yemen sostenendo che il presidente democraticamente eletto Abd Rabbo Mansur Hadi è stato estromesso a causa di una rivolta popolare da parte di del Partito Ansar, meglio conosciuto come gli Houthi”.

E’ paradossale perché ‘i sauditi che cercano di ripristinare la democrazia in Yemen non hanno mai affrontato i propri elettori’.  Né loro né la coalizione di ricchi di petrolio sceiccati arabi del Golfo che si sono uniti a loro.
Si tratta  ”degli stessi paesi che sono stati la fonte di finanziamento delle peggiori organizzazioni terroristiche jihadisti di tutto il mondo, sono esse le nazioni che hanno finanziato decine di migliaia di madrasse islamiche che sfornano jihadisti disposti a morire per la vittoria dell’Islam …”.

Interessanti alcuni passaggi conclusivi. Il primo nega che gli Houthi yemeniti sono un prodotto di intervento iraniano in Yemen e, quindi, costituiscono una minaccia per gli interessi occidentali, così come la sicurezza di Israele: ”Niente potrebbe essere più lontano dalla verità”.

E’ solo menzogna, nonostante: ”I sauditi hanno avuto molto successo a convincere l’Occidente che non sono loro che rappresentano una minaccia per le nostre libertà, ma l’Iran”.

In definitiva, il pericolo è da un’altra parte.  Però sembra ignorato: mentre gli USA si affannano a trovare un accordo per il nucleare con l’Iran sembrano non preoccuparsi dell’Arabia Saudita ”che come ha rivelato  il redattore della BBC, Mark Urban già nel novembre 2013,  aveva in corso progetti per ricevere armamenti nucleari dal Pakistan”.

Urban ha riferito, “diverse armi nucleari realizzati dal Pakistan sono già pronte, in attesa di consegna, per l’Arabia Saudita .”

Approfondiremo ancora in seguito ma non sfugge ormai più quasi a nessuno che dalla Libia allo Yemen agli teatri di guerra è sempre più evidente  “la non innocenza” dei paesi occidentali e delle petrolmonarchie.

Patrizio Ricci

 Fonte: SibiaLiria

ANCHE L’UNGHERIA HA ADERITO ALLA BANCA ASIATICA

L’Ungheria ha cacciato il santo bravo e giusto europeista FMI per aderire al progetto asiatico concorrente…che brutta e cattiva dittatura……

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aprile 04 2015

L’Ungheria ha deciso di aderire al Infrastructure Asian Investment Bank (AIIB) ha confermato il primo ministro Viktor Orban.
Più di 40 paesi, tra cui Australia, Corea del Sud, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia, hanno detto che avrebbero aderito all’ AIIB, con il Giappone e gli Stati Uniti i due assenti importanti.
“Vorrei annunciare qui che ci uniremo alla banca di sviluppo internazionale asiatico” afferma Orban, riferendosi alla AIIB, in una conferenza stampa durante una visita in Kazakistan.
“Seguiremo l’esempio del Kazakistan”, ha aggiunto, fornendo ulteriori dettagli.
La Cina ha fissato un termine ultimo il 31 marzo a diventare uno dei membri fondatori del AIIB, un’istituzione che potrebbe migliorare l’influenza regionale e globale di Pechino.
Washington inizialmente ha cercato di dissuadere i suoi alleati di partecipare al AIIB, vista come una sfida per la Banca Mondiale e la Banca Asiatica di sviluppo su cui gli Stati Uniti esercitano un’influenza notevole, ma sono stati costretti a ritirarsi dopo che molti hanno firmato per essa.

Fonte articolo originale: sitsshow

Fonte: Eurasia

Croce e Manganello in Clarea.

 Venerdì Santo in Clarea.
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di Gabriella Tittonel.

Venerdi santo in Clarea. Da una settimana al campo della memoria, davanti all’antico muro, è stata posata la croce, realizzata per la via crucis notturna dello scorso venerdi che ha visto un bel gruppo di persone giungere al cantiere da Giaglione, ripercorrendo, grazie all’ascolto del vangelo della passione scritto da Giovanni, le ultime ore di vita di Cristo.
Ma quale è stata la sorpresa di chi oggi, salito al campo, ha constatato che la croce era stata spostata dalle forze dell’ordine, questo intorno alle tre del pomeriggio (giorno e ora certo non casuali) ed al suo posto era stato issato un manganello.

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Accompagnato da una fila di scudi guerrieri. Inequivocabile il segno lasciato e questo proprio quando l’artefice della grande opera sta parlando di pacificazione…. Un segno che dietro le vive rimostranze di alcuni valligiani venuti in Clarea è stato poi rimosso. In questo nostro tempo, in questi nostri giorni dove più che mai l’odio, la separazione stanno convolgendo territori e nazioni, anche quanto avvenuto a fianco delle recinzioni rappresenta un inquietante e chiaro segnale di come la prepotenzacon la quale si vuole imporre un’opera può contagiare ed annullare i positivi atti di chi, per scelta, per lavoro, qui opera seguendo

Ritorniamo umani, riscopriamoci umani!

G.T. 04.04.15

Chomsky: «Accordo farsa»

http://ilmanifesto.info/chomsky-accordo-farsa/

manifesto

—  Giuseppe Acconcia, 3.4.2015

Intervista. Il filosofo anarchico americano: «È tutta propaganda occidentale, i veri alleati degli Usa sono gli Stati sunniti. Per l’Iran il nucleare è solo un deterrente nei confronti di Israele»

Teheran, proteste all’università

 © Reuters

Abbiamo rag­giunto al tele­fono negli Stati uniti Noam Chom­sky. Lin­gui­sta, anar­chico e filo­sofo del Mas­sa­chu­set­tes Insti­tute of Tech­no­logy, Chom­sky è autore di pie­tre miliari del pen­siero moderno e teo­rico per una pro­fonda cri­tica del sistema media­tico. Memo­ra­bile è il suo dibat­tito sulla natura umana con Michel Fou­cault (1971). Abbiamo discusso con Chom­sky dell’intesa pre­li­mi­nare sul pro­gramma nucleare ira­niano, rag­giunta gio­vedì a Losanna e della situa­zione del Medio Oriente.

Che ne pensa di que­sta danza sul nucleare ira­niano, andata avanti per dodici anni?

L’Iran sospetta che nono­stante l’accordo, i Repub­bli­cani si rifiu­te­ranno di can­cel­lare le san­zioni. E così l’obiettivo prin­ci­pale delle auto­rità ira­niane è che le san­zioni non siano sotto il con­trollo del Con­gresso: que­sta sarebbe una tra­ge­dia. Vedremo se que­sto punto ci sarà nel testo defi­ni­tivo. La mia sen­sa­zione è che tutto il nego­ziato sul nucleare sia una farsa. Non c’è nes­sun motivo per cui l’Iran non possa avere un pro­gramma nucleare secondo il Trat­tato di non pro­li­fe­ra­zione (Tnp) che ha sottoscritto.

Per­ché parla di farsa in rife­ri­mento ai col­lo­qui sul nucleare?

Gli Stati uniti e i suoi alleati affer­mano che la comu­nità inter­na­zio­nale ha chie­sto all’Iran di fare delle con­ces­sioni per arri­vare a un’intesa. Ma i Paesi non alli­neati, che rap­pre­sen­tano il 70% della popo­la­zione mon­diale, hanno sem­pre soste­nuto gli sforzi nucleari ira­niani. Eppure la pro­pa­ganda occi­den­tale è uno stru­mento potente, per que­sto è andata avanti per tanto tempo que­sta farsa.

La solu­zione della con­tro­ver­sia potrebbe disin­ne­scare il set­ta­ri­smo che infiamma il Medio Oriente?

La que­stione cen­trale è che gli stati sun­niti sono i prin­ci­pali alleati degli Stati uniti. Gli amici degli Usa sono i fon­da­men­ta­li­sti più estre­mi­sti e vogliono domi­nare la regione. L’Iran è un grande paese, e come la Cina, aspetta per avere un’influenza nella regione. Ma l’Arabia Sau­dita non vuole mai e poi mai un anta­go­ni­sta, un deter­rente. Anche se l’Iran avesse l’atomica, quale sarebbe la pre­oc­cu­pa­zione per gli Stati uniti? Si trat­te­rebbe sola­mente di un deter­rente. Nes­suno pensa che mai e poi mai l’Iran potrà fare uso dell’arma nucleare, per­ché il paese sarebbe vapo­riz­zato all’istante e gli aya­tol­lah di certo non vogliono sui­ci­darsi. Un Iran con il nucleare sarebbe solo un deter­rente con­tro l’aggressività di Israele nella regione. È que­sto che gli Stati uniti non vogliono.

Ma Neta­nyahu non passa giorno che non gridi con­tro l’intesa con l’Iran e ora la respinge?

Israele per­se­gue una poli­tica siste­ma­tica di con­qui­sta di tutto quello che vuole per inte­grarlo nella Grande Israele in vio­la­zione dei trat­tati di Oslo. Gaza è deva­stata. Que­ste poli­ti­che sono appog­giate dagli Stati uniti e, se con­ti­nue­ranno a soste­nere Israele, non cam­bie­ranno mai. In que­ste set­ti­mane, tutta la stampa main­stream Usa ha pub­bli­cato arti­coli in cui si chie­deva agli Stati uniti di attac­care l’Iran. Per­ché la stampa ira­niana non fa lo stesso? Il pre­sup­po­sto occi­den­tale è l’imperialismo. In nome di que­sto prin­ci­pio all’Occidente tutto è permesso.

Esi­stono due posi­zioni oppo­ste tra Repub­bli­cani e l’amministrazione Obama nei con­flitti in Medio oriente?

I Repub­bli­cani sono un par­tito fasci­sta. Lo stesso Barack Obama è ter­ri­bile ma meno dei Repub­bli­cani. Il prin­ci­pale errore di Obama però è la sua cam­pa­gna con i droni. Se l’Iran facesse lo stesso con­tro gli uffi­ciali citati negli arti­coli della stampa Usa, come rea­gi­reb­bero gli Stati uniti? La guerra dei droni è la più grande ope­ra­zione ter­ro­ri­stica mai esi­stita: pro­gram­mata per ucci­dere chiun­que sia sospet­tato di poterci dan­neg­giare. Le ope­ra­zioni con droni in Paki­stan faranno cre­scere il numero dei jiha­di­sti. Quando hanno ini­ziato, al-Qaeda era solo nelle zone tri­bali di Afgha­ni­stan e Paki­stan ora è in tutto il mondo. Ma di que­sto non si può par­lare nei media occidentali.

Crede che biso­gna temere l’avanzata degli Hou­thi in Yemen?

In Yemen è vero che l’Iran dà soste­gno agli Hou­thi, lo stesso fa l’Arabia Sau­dita con i suoi, seb­bene alla fine si tratti di un con­flitto interno. Nella pro­pa­ganda occi­den­tale però se gli Stati uniti sosten­gono una forza quella è legit­tima. In Iraq, l’Iran sostiene il governo eletto. I con­si­glieri ira­niani for­mano la classe diri­gente ira­chena e sono pro­ta­go­ni­sti delle prin­ci­pali bat­ta­glie nel paese. Il governo ira­cheno ha chie­sto l’aiuto ira­niano e rin­gra­zia le sue auto­rità. Ma gli Stati uniti con­dan­nano l’influenza ira­niana in Iraq: è dav­vero comico.

Crede che que­sto atteg­gia­mento occi­den­tale ali­menti il ter­ro­ri­smo dello Stato islamico?

Lo Stato isla­mico è una mostruo­sità, ma non è niente di più che una società off-shore dell’Arabia Sau­dita che pro­paga una ver­sione estre­mi­sta, waha­bita, dell’Islam. Da Riad arri­vano ton­nel­late di soldi e l’ideologia per dif­fon­dere il fon­da­men­ta­li­smo nel mondo arabo. Certo a que­sto punto nep­pure ai sau­diti piace quello che hanno creato. Que­sta è la con­se­guenza diretta dei deva­stanti attac­chi degli Stati uniti in Iraq del 2003 e degli attac­chi della Nato in Libia del 2011 che hanno esa­spe­rato il con­flitto sunniti-sciiti dif­fon­den­dolo in tutta la regione. In Libia que­sto ha com­por­tato l’incremento del numero di mili­zie e una quan­tità di armi senza pre­ce­denti che pro­ven­gono da Africa e Medio oriente. I bom­bar­da­menti della Nato hanno fatto aumen­tare il numero delle vit­time di dieci volte, hanno distrutto la Libia. In Yemen ora Ara­bia Sau­dita ed Emi­rati stanno ucci­dendo una grande quan­tità di per­sone nei campi pro­fu­ghi. Ma anche que­sta guerra è desti­nata a fal­lire e non può com­por­tare altro che la dif­fu­sione del jihadismo.

Pochi mesi fa non par­la­vamo di ter­ro­ri­smo ma di «pri­ma­vere». Esi­ste un rap­porto tra i movi­menti sociali euro­pei e le rivolte in Medio Oriente?

Ci sono delle simi­li­tu­dini. Il mag­gior esem­pio del pas­sato è l’America latina: com­ple­ta­mente sotto il con­trollo degli Stati uniti che impo­ne­vano dit­ta­tori dap­per­tutto. Ora il Sud Ame­rica è abba­stanza libero dal con­trollo stra­niero. Que­sto è uno svi­luppo di grande impor­tanza. Molti poli­tici latino-americani sono legati ai par­titi Pode­mos in Spa­gna e Syriza in Gre­cia. Com­bat­tono tutti la stessa bat­ta­glia con­tro il neo-liberismo. Ma la rea­zione tede­sca alla vit­to­ria di Tsi­pras in Gre­cia è sel­vag­gia, ipo­crita. Nel 1953 l’Europa con­cesse alla Ger­ma­nia di tagliare gli inte­ressi sul debito. Ma ora impone misure repres­sive alla Gre­cia dopo che Ber­lino l’ha deva­stata nella seconda guerra mondiale.

Men­tre i movi­menti in Medio Oriente sono finiti con il ritorno dei dit­ta­tori, come il pre­si­dente egi­ziano al-Sisi?

Stati uniti ed Europa hanno soste­nuto i più bru­tali dit­ta­tori in tutto il mondo. In que­sto momento in Egitto si vivono i giorni più bui della sua sto­ria moderna. Que­sto è l’imperialismo tra­di­zio­nale, il potere della pro­pa­ganda non è cam­biato. I gior­nali in Europa lo descri­vono come un modello nono­stante sia un assas­sino bru­tale, un dit­ta­tore duro che ha represso la popo­lare orga­niz­za­zione dei Fra­telli musul­mani men­tre nel Sinai si con­ti­nua a con­su­mare una guerra.

5000 NoMuos suggellano il sequestro della base

Sabato 04 Aprile 2015 17:46

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In cinquemila oggi pomeriggio si sono ritrovati al Presidio No Muos in Contrada Ulmo, a Niscemi, per prendere parte alla manifestazione nazionale contro il sistema satellitare e militare Muos.

A meno di un mese dal corteo No Muos dell’8 marzo, che aveva visto in prima linea la determinazione femminile, si torna a mobilitarsi in questa giornata primaverile che, coi suoi numeri, non può che dimostrarci che la partita è ancora aperta e che, ancora una volta, si gioca sul campo della lotta.

Dopo il risultato dei sigilli di giorno 1 aprile, che hanno fatto seguito alla sentenza del TAR del 13 febbraio, e alla lunga mobilitazione NoMuos ecco dunque la giornata del movimento. Un mese e mezzo passato nell’assoluta indifferenza dei militari della potenza statunitense e delle forze di polizia nostrane, nonostante la sentenza avesse stabilito l’illegittimità dell’ormai celebre “revoca delle revoche” di Crocetta e della stazione MUOS ribadendo la nocività procurata dalle emissioni delle antenne per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Quei sigilli sono un risultato della pressione effettuata dal movimento in tutti questi anni ma, da soli, siamo certi, non produrrebbero alcun effetto e subirebbero la sorte dei tanti provvedimenti annunciati in pompa magna e poi revocati. Chi, da anni, si mobilita contro il Muos ha imparato a sfruttare le contraddizioni in seno ai vari organi di governance e oggi, 4 aprile, ha colto l’occasione per prendere parte ad un corteo che ha visto la partecipazione di migliaia di persone da tutta la Sicilia.

La sfida per i tempi a venire sarà dunque sempre questa, saper sfruttare gli spazi e le possibilità in campo tenendo sempre in considerazione la centralità del ruolo del movimento e del suo radicamento.

Partita intorno alle 15 dal Presidio No Muos la manifestazione, eterogenea e coloratissima, ha visto in testa bambini e mamme No Muos, seguiti da migliaia di attivisti, studenti, dai vari comitati di lotta territoriale siciliani e non (era presente anche una delegazione del movimento No Tav) e, per ultimi, da sindaci e partiti. Un corteo attraversato per tutta la sua durata da cori incessanti volti a ribadire la determinazione di chi non si piega di fronte all’occupazione e agli interessi della potenza statunitense ma difende con il proprio corpo, con la propria voce, con la propria vita il diritto a determinare la propria esistenza e quella del proprio territorio: di chi è, e si sente, partigiano della propria terra (come recitava lo striscione dietro il quale hanno manifestato in massa i militanti dei centri sociali palermitani dopo i pesanti attacchi subiti nell’ultimo mese). Spintosi fino al cancello uno della base militare, presidiato da ingenti schieramenti delle forze dell’ordine, il corteo ha visto l’azione simbolica di alcuni dei manifestanti che, travestiti da conigli pasquali, hanno lanciato uova e fumogeni contro la base e distrutto un modellino di cartone rappresentante proprio l’ecomostro militare statunitense.

Una giornata, quella di oggi, sicuramente caratterizzata da una grande partecipazione che ribadisce ancora una volta la forza che il movimento No Muos riesce a mettere in campo e rilancia la mobilitazione, sempre con lo sguardo rivolto a nuovi appuntamenti e a nuove occasioni di lotta.

MOI JE SUIS KENYA !/FOR MY PART, I AM KENYA!

Luc MICHEL/2015 04 03 / Avec PCN-SPO – ALAC & ELAC/

LM.NET - LM moi je suis Kenya (2015 04 03) FR + ENGL

 * MOI JE SUIS KENYA !

Et toi ?

Des africains, ni des occidentaux ni des intellos bobos,

de jeunes africains plein de vie, qui souriaient à l’avenir.

Pour eux, pas un mot, pas un regret, pas un des sourires hypocrites de ces leaders venus à Paris étaler leur imposture …

Seulement le mépris nombriliste de cet Occident made in USA.

Moi je suis Kenya, je suis Syrie, je suis Donbass …

je suis un de ceux qui disent non à l’imposture made in USA-UE-NATO.

Je suis un rêve, une révolte et un combat : celui d’un autre monde !

LM

 * FOR MY PART, I AM KENYA!

And You?

Africans, neither Westerners nor “bobo” intellectuals (bohemian bourgeois, as they say in France),

Young Africans full of life, who smiled to the future.

For them, not a word, not a regret, not one of the hypocritical smiles of these leaders who came to Paris to display their imposture …

Only the self-centered contempt of this West made in USA.

I am Kenya, I am Syria, I am Donbass …

I am one of those who say no to the imposture made in USA-EU-NATO.

I am a dream, a revolt and a struggle: that of another world!

LM

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Luc MICHEL /

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