Gli USA minacciano l’Europa: non fate affari con la Russia

03/03/2015

Commentando gli accordi bilaterali tra Russia e Cipro firmati la scorsa settimana, Marie Harf, la vice portavoce del dipartimento di stato USA  (quella che vorrebbe trovare un lavoro dignitoso per i tagliagole dell’Isis) , ha avvertito i partner europei esortandoli ad astenersi dal fare affari con la Russia a causa del suo presunto ruolo nella crisi ucraina.

La signora Harf non sembra aver recepito (ma probabilmente non è colpa sua, non tutti posseggono certe doti) il pur semplice messaggio del Cremlino Russia, Cremlino a Kerry: su Putin pressioni e sanzioni non funzionano

“Siamo stati chiari che questo non è il momento per il solito business con la Russia“, ha detto la Harf lunedì, durante una conferenza stampa. “Abbiamo sottolineato con i nostri alleati e partner europei l’importanza dell’unità nel mettere sotto pressione la  Russia per fermare il conflitto in Ucraina orientale. Questo è certamente qualcosa che ci sta molto a cuore.” (Traduzione = se trasgredite ve ne pentirete)

Russia e Cipro hanno firmato nove documenti sulla cooperazione, tra cui accordi militari, navali e antiterrorismo  durante la visita del presidente di Cipro Nicos Anastasiades a Mosca.

I Ministri degli Esteri dei due paesi hanno inoltre concordato un programma di cooperazione nei settori della scienza, dell’educazione e della cultura per il periodo 2015-2018, così come un piano di collaborazione contro il traffico di droga.

Anastasiades ha spiegato che tutti gli stati membri dell’Unione europea (UE) , senza eccezioni, hanno sperimentato già abbastanza l’effetto nefasto delle sanzioni occidentali contro la Russia.

http://www.stopeuro.org/gli-usa-minacciano-leuropa-non-fate-affari-con-la-russia/

Regaliamo agli immigrati la pensione sociale E loro tornano in patria a vivere come nababbi

Quindi l’Inps è al collasso solo per gli aventi bisogno italiani. Non è razzismo, è eguaglianza moderna. Scrive il giornalista, gli stranieri conoscono i loro diritti molto bene a differenza degli italiani.

No, a differenza degli italiani loro hanno diritti che gli autoctoni non hanno (vengono fissati paletti sempre più rigidi e vengono diminuiti gli importi) . Per legge, quella che è uguale per tutti.  

 Per la legge bisogna avere la residenza stabile in Italia. Ma gli immigrati si mettono in tasca i soldi e se ne vanno. E l’Agenzia delle entrate non può neppure controllare se sono davvero poveri

Matteo Carnieletto  – Lun, 02/03/2015 – 12:32

Si godono la vecchiaia a casa loro, campando alle spese dello Stato italiano. Gli stranieri che ottengono l’assegno sociale e poi tornano nel proprio Paese sono sempre di più.

Anche perché è facile: basta una semplice autocertificazione. E anche se l’Inps scopre che qualcuno è scappato in patria, può farci poco o nulla.

Molto spesso gli immigrati conoscono la legge (e i suoi benefici) meglio degli italiani.

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Il grande business dei profughi

Sanno come aggirare le regole e come piegarle ai propri interessi. Accade anche con l’assegno sociale, una prestazione economica che viene concessa ai cittadini, italiani e stranieri, che si trovano in condizioni economiche particolarmente gravi. Il reddito annuo di chi lo richiede non deve superare 5.800 euro. Ottenerlo, soprattutto per gli stranieri, è abbastanza facile. Basta avere residenza stabile e abituale da dieci anni in un Comune italiano, essere titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo, non superare la soglia di reddito richiesta e, ovviamente, avere compiuto 65 anni. Solo in Lombardia, come ci assicura una fonte dell’Inps, sono circa 5mila gli stranieri che hanno richiesto questo tipo di assegno. Gran parte di questi, però, una volta intascato il malloppo, è tornata nel proprio Paese d’origine, dove ha potuto condurre – anzi, conduce tuttora – una vita da nababbo alle nostre spalle.

Quando un italiano fa richiesta per poter ottenere l’assegno sociale, invece, scattano tutti i controlli di routine. Vengono setacciati i dati dell’Agenzia delle entrate, della Camera di commercio e dell’Inps e si verifica che chi ha richiesto l’assegno sia in regola. Con gli stranieri questi controlli sono tecnicamente impossibili perché non sempre all’estero – soprattutto nei paesi dell’Est Europa e del Nord Africa – esistono banche dati. La valutazione dei limiti di reddito di chi ne fa richiesta si basa quindi su una semplice (e incontestabile) autocertificazione. E quando l’Inps chiama gli stranieri a rapporto, ecco che arrivano le scuse più disparate: «Ho perso il passaporto», «non riesco più a tornare in Italia», «un mio parente è malato gravemente». Ma se c’è qualcuno che proprio non riesce a trovare i documenti per rientrare c’è anche, come ci racconta una fonte, chi ha più passaporti (italiano, straniero, rinnovato) e presenta all’Inps quello che conviene maggiormente, ovvero quello che non certifica l’espatrio. Se paragoniamo, poi, l’assegno sociale alle cosiddette «pensioni minime» si nota che chi usufruisce dell’assegno sociale – ovvero chi non ha lavorato o non è riuscito a versare contributi adeguati – prende all’incirca quanto chi ha lavorato tutta una vita e che, magari, percepisce la pensione minima: 448,52 euro contro 501. Poco più di 50 euro di differenza. A 70 anni scatta però la maggiorazione sociale e, così, la forbice si riduce ulteriormente. Per il 2013, per esempio, la differenza è stata di soli 13 euro.

Ma c’è un’altra beffa per i lavoratori italiani: la legge Fornero stabilisce che un uomo vada in pensione a 66 anni e 3 mesi. Ben un anno in più rispetto a quanto richiesto per l’assegno sociale. Significa che uno straniero che magari non abita nemmeno in Italia possa godere della pensione prima di un nostro connazionale.

Come tamponare questo enorme flusso di denaro? Si potrebbe usare la tessera sanitaria regionale, che ha sostituito il vecchio codice fiscale e che viene impiegata anche come carta nazionale dei servizi, da «strisciare» alla frontiera un po’ come si fa quando si timbra il cartellino al lavoro. In questo modo si potrebbe attivare un sistema di allerta nei data base dell’Inps che, in automatico, bloccherebbero la prestazione assistenziale. Un’alternativa potrebbe essere introdurre l’obbligo del ritiro in contanti del denaro (solo per gli stranieri, sia chiaro) abolendo la possibilità di accrediti sui conti correnti bancari o postali, così da certificare mensilmente, con firma al ritiro, la dimora effettiva e abituale nello Stato italiano. Infine, una terza ipotesi: stilare un vademecum di controlli per gli uffici, in modo da sottrarre l’iniziativa al libero arbitrio dei funzionari e facilitare l’accesso alle (poche) banche dati esistenti. Intanto, però, il saccheggio continua.

http://www.ilgiornale.it/news/regaliamo-agli-immigrati-pensione-sociale-e-loro-tornano-1100608.html

Palermo, arrestato Roberto Helg “Una tangente di 100 mila euro”

Martedì 03 Marzo 2015 – 10:10   di Riccardo Lo Verso  

Secondo l’accusa il presidente della Camera di Commercio di Palermo e vicepresidente della Gesap – la società di gestione dell’aeroporto ‘Falcone e Borsellino’ – avrebbe intascato una tangente di centomila euro. Il legale chiede i domiciliari. Chi è l’imprenditore che ha denunciato.

PALERMO-  L’accusa è pesantissima. Roberto Helg è stato arrestato per estorsione. Il vicepresidente della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo, è stato bloccato nella sua stanza di presidente della Camera di commercio di via Emerico Amari.

Proprio nella veste di rappresentante Gesap, Helg avrebbe chiesto e ottenuto il pagamento 100 mila euro da un commerciante del settore ristorazione e affittuario di uno degli spazi commerciali dell’aeroporto. Si era rivolto a lui per ottenere la proroga triennale del contratto a condizioni favorevoli.

La richiesta e la consegna del denaro – fasi entrambe integralmente monitorate dalla polizia giudiziaria – hanno fatto registrare il tipico metodo estorsivo. Prima Helg avrebbe prospettato al commerciante le difficoltà dell’operazione di rinnovo. A meno che, e siamo nella seconda fase, non avesse messo mani al portafogli: 50 mila euro in contanti e altrettanti con assegni in bianco.

Quando sono intervenuti i carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo, ieri pomeriggio, Helg aveva ancora l’assegno nella tasca della giacca mentre sulla scrivania c’era una busta con 30 mila in contanti.

I militari hanno registrato anche il colloquio fra i due. Interrogato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dai sostituti Claudia Ferrari e Luca Battinieri, coordinati dal procuratore Franco Lo Voi, Helg ha fatto rilevanti ammissioni sulle quali sono in corso indagini.

L’operazione conclusa ieri è nata dalla collaborazione del commerciante che si è rivolto ai militari coordinati dal Comandante provinciale Giuseppe De Riggi, dal colonnello Salvatore Altavilla e dal maggiore Alberto Raucci. Roberto Helg si trova rinchiuso nel carcere Pagliarelli di Palermo.

“Domiciliari per motivi di salute”

Non è stata ancora fissata l’udienza di convalida, davanti al gip, dell’arresto di Roberto Helg. L’avvocato Fabio Lanfranca, ha chiesto alla procura la concessione dei domiciliari per Helg per motivi di età – il presidente ha quasi 80 anni – e per motivi di salute essendo affetto da una grave cardiopatia.Chi è l’imprenditore che ha denunciato

E’ il titolare della pasticceria Palazzolo, che ha un punto vendita all’aeroporto di Palermo ad avere denunciato ai carabinieri di avere subito la richiesta di una mazzetta di 100 mila euro dal vice presidente della Gesap, Roberto Helg, la società che gestisce lo scalo. Lo riferisce l’agenzia ANSA. Il contratto d’affitto del locale dell’aeroporto è scaduto il 28 febbraio, già da agosto il commerciante aveva chiesto una proroga sulla quale, oggi, si sarebbe dovuto pronunciare il cda della società. Non avendo ricevuto risposta, la vittima ha contattato Helg che, giovedì scorso, gli ha chiesto una tangente di centomila euro per favorire la pratica: 30 mila euro da dare subito in contante e il resto in rate da 10 mila euro mensili “coperte” da un assegno a garanzia di 70 mila euro. Palazzolo ha chiesto ad Helg un po’ di tempo per recuperare i soldi, ma già il giorno dopo è andato dai carabinieri a raccontare tutto. Imbottito di microspie ieri si è presentato all’appuntamento, alla camera di commercio, e ha consegnato il denaro. Ai carabinieri, arrivati subito dopo Helg ha inizialmente detto di non sapere cosa ci fosse nella busta con i soldi e che l’assegno gli era finito per caso nella tasca. Poi avrebbe fatto ammissioni giustificando il suo comportamento con un presunto bisogno di denaro.

http://livesicilia.it/2015/03/03/palermo-arrestato-roberto-helg-laccusa-e-di-estorsione_602435/

Sui contribuenti rischio stangata da 72 miliardi, tasse locali “boom”

Dobbiamo mantenere politici e profughi

 Secondo uno studio Confcommercio-Cer su pressione fiscale e spesa pubblica, se dovessero scattare le clausole di salvaguardia contenute nella legge di stabilità ci sarebbero 72 miliardi di tasse in più nel triennio 2016-2018. Intanto tra il 2011 e il 2014 le tasse sugli immobili sono aumentate del 115,4% e quelle locali sono cresciute dai 28,7 miliardi del 1995 ai 104,7 miliardi del 2014.

Sui contribuenti italiani pesa il rischio di una stangata fiscale da 72 miliardi di euro se dovessero scattare le clausole di salvaguardia contenute nella legge di stabilità. E’ quanto denuncia lo studio Confcommercio-Cer su pressione fiscale e spesa pubblica presentato nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la sede nazionale della Confederazione.  “La legge di stabilità – ha spiegato il direttore dell’ Ufficio studi, Mariano Bella – contiene un macigno la cui attivazione implicherebbe per i contribuenti 72 miliardi di tasse in più nel triennio 2016-2018”. Dalla ricerca emerge anche che le tasse sugli immobili sono più che raddoppiate negli ultimi tre anni: tra il 2011 e il 2014 gli italiani hanno pagato 31,88 miliardi di tasse sugli immobili (+115,4%). La cifra non è destinata a scendere nel 2015. Altra grande “mannaia” sui contribuenti italiani viene dalle tasse local, più che raddoppiate in 10 anni visto che sono passate dal 2,9% del Pil al 6,5%. In termini nominali il prelievo è passato dai 28,7 miliardi del 1995 ai 104,7 miliardi del 2014 e in media ogni famiglia italiana spende 4.200 euro per tasse locali. “Una crescita – ha spiegato Bella – dovuta al taglio dei trasferimenti e cui non ha corrisposto una analoga riduzione dell pressione dal centro. Con la conseguenza di aumentare la pressione fiscale complessiva”. “Quindi – ha aggiunto – non si capisce cosa resti del federalismo fiscale su cui abbiamo lavorato per 15 anni. Se si torna ad un neocentralismo rischiamo di non avere i benefici del federalismo pur continuando a sopportarne i costi”.

25 febbraio 2015

http://www.confcommercio.it/-/confcommercio-fa-il-punto-sulla-tassazione-locale

LE SHOW DE NETANYAHU AU CONGRES DU LOBBY AIPAC. QUI DIRIGE VRAIMENT LA POLITIQUE DES USA AU PROCHE-ORIENT ?

PCN-TV / 2015 03 03 /

Avec IRIB – PCN-SPO/

 Interview podcast audio : https://vimeo.com/121199620

PCN-TV - LM sur IRIB aipac (2015 03 03) FR

Luc MICHEL interviewé par la Radio francophone iranienne IRIB, le 3 mars 2015.

Il parle de :

* Le grand show du premier ministre israélien Netanyahu au congrès du lobby pro-israélien AIPAC.

* Quel sens a cette visite de Netanyahu à l’AIPAC, puis au Congrès des USA, alors que l’administration Obama ne l’y a pas invité ?

* Netanyahu vient rappeler à Obama le poids du Lobby pro-israélien, qui a littéralement verrouillé depuis trois décennies le Congrès, le Sénat et la politique US, et l’importance du vote juif américain (une réalité contrairement au fantasmatique « vote juif français »).

* Que représente cet AIPAC surpuissant aux Etats-Unis ?

* Qui dirige vraiment la politique des USA au Proche-Orient ?

 # ECOUTEZ sur la Radio iranienne IRIB

l’analyse de Luc MICHEL :

Podcast audio sur 

http://french.irib.ir/analyses/interview/item/361371-luc-michel,-grand-spécialiste-de-géopolitique

 PCN-TV

______________________

https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

LE TASSE NON SONO DOVUTE perchè NON servono a finanziare gli Stati

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14500

Welcome to Come Don Chisciotte

 bilgietto di Stato

DI PAOLO MALEDDU

Non si tratta di una provocazione: solo semplice constatazione di una verità sconcertante.

Anche persone di cultura superiore che hanno piena consapevolezza dei poteri dominanti dietro le illusioni democratiche, hanno difficoltà ad accettare una verità troppo destabilizzante per poter essere assimilata senza comprensibili resistenze.

Le tasse non sono dovute perché la moneta attualmente in uso sull’intero pianeta è una fiat money.

Per fiat money si intende una moneta a corso forzoso, non garantita da riserva aurea, creata per convenzione, dal nulla, all’istante (fiat …) per misurare, contabilizzare e manifestare in un simbolo (cartaceo, di plastica, elettronico …) il valore di beni e servizi. Non essendo la sua emissione limitata da una determinata quantità d’oro preesistente depositata a copertura, di tale moneta non ci può essere carenza. Può essere emessa, digitando dei numeri su un computer o con il solo uso di carta e penna, dall’istituzione che rappresenta la comunità dei cittadini che la creano per convenzione: lo Stato, la regione o il Comune.

Domanda: non essendo coperta da riserva aurea (diversamente da quella creditizia, emessa come ricevuta rappresentativa di oro o altra merce depositata a garanzia, non più in uso), cosa dà valore alla moneta?

Il valore le viene dato d’autorità dallo Stato che la dichiara valuta ufficiale del Paese e la accetta in pagamento di debiti e tasse: estingue ogni debito. Si può rifiutare un assegno, ma non un pagamento effettuato con la moneta legale del Paese. Si tratta di una fattispecie giuridica. Siamo nell’ambito del Diritto, non dell’economia.

Tutto ciò porta ad una prima considerazione: se il valore monetario viene dato d’autorità dallo Stato e garantito dalla certezza del Diritto, non si vede come possa venir emesso da altri. Ricordo, semmai ce ne fosse bisogno, che nell’attualità, la moneta viene creata dal nulla dai banchieri privati nell’atto di prestarla e da essi stessi gestita, da proprietari, in regime di monopolio.

Queste sono alcune frasi inequivocabili apparse in una pubblicazione ufficiale (Quarterly Bulletin) della Banca Centrale del Regno Unito (Bank of England) nel Marzo 2014, da leggere attentamente per fugare ogni dubbio:

“Quando una banca fa un prestito ad uno dei suoi clienti, semplicemente accredita sul conto corrente del cliente un saldo attivo maggiore. In quel preciso istante viene creato nuovo denaro.

Le riserve della Banca d’Inghilterra sono solo una registrazione elettronica dell’ammontare dovuto dalla banca centrale ad ogni singola banca.

Le banche commerciali creano denaro, sottoforma di depositi in conto, facendo nuovi prestiti. Quando la banca fa un prestito, per esempio a qualcuno che prende un mutuo per acquistarsi una casa, generalmente non lo fa consegnando migliaia di sterline in banconote. In realtà, gli accredita nel conto corrente un deposito uguale all’ammontare del mutuo. In quel momento viene creato nuovo denaro. Per questo motivo taluni economisti hanno fatto riferimento ai depositi bancari come “denaro sorto dalla penna”, creato da un tratto di penna del banchiere quando concede prestiti.”

 Questa è solo l’ultima di una lunga serie di simili dichiarazioni pubbliche rese negli ultimi cento anni davanti alla “Commissione della Camera dei Rappresentanti del Sistema Bancario e della Valuta” degli Stati Uniti da numerosi Governatori della Federal Reserve System, e da numerose pubblicazioni ufficiali dello stesso Sistema Bancario. La Federal Reserve è la Banca Centrale americana, di proprietà delle grandi dinastie di Usurai internazionali: Rothschild, Rockefeller, Warburg, Morgan, Lehman, Lazard, Goldman, Schiff, Kuhn, Loeb, Sachs, Kahn, nonché una misteriosa Israel Seif Moses Bank of Italy della quale niente è dato sapere, e altre possibilmente entrate nei cento anni trascorsi dalla sua fondazione nel 1913.

Per andare subito al cuore del Sistema, riporto un’altra clamorosa dichiarazione (rintracciabile in Internet) del Luglio 2009 di Ben Bernanke, l’allora Governatore in carica della Fed. Il giornalista di “60 Minutes” della Cbs gli chiede, a proposito delle migliaia di miliardi di dollari che la Banca Centrale americana stava dando in prestito alle banche commerciali per tentare di arginare la crisi salvando loro piuttosto che la popolazione:

“È denaro proveniente dalle tasse quello che la Federal Reserve sta spendendo?”

“Non è denaro proveniente dalle tasse …” risponde Bernanke nell’intervista, “le banche hanno un conto corrente presso la Fed, proprio come Lei ha un conto presso una banca commerciale, così per prestare ad una banca noi usiamo il computer per determinare l’importo del credito … è molto più simile allo stampare denaro piuttosto che prestarlo …”.

“Voi state stampando denaro?”, interviene l’intervistatore.

“Sì, in effetti, ed abbiamo bisogno di farlo perché la nostra economia …” etc. etc.

 Questo libro potrebbe terminare qui.

Mentre i politicanti nostrani (o i greci, gli spagnoli, i portoghesi …)

continuano ad aumentare il prelievo fiscale e a ripeterci che non ci sono soldi per salvare noi dalla miseria e le nostre aziende dalla chiusura, evocando austerity, Patto di stabilità e Spending review, sentiamo il Governatore della Banca Centrale più importante al mondo dire, riferendosi a denaro prestato a banche da salvare, che:

“Non è denaro proveniente dalle tasse…”.

 E da dove proviene, di grazia, questo denaro? Viene forse chiesto, come si usa da noi, in prestito ai mercati?

Certamente no, perché alla successiva domanda, “Voi state stampando denaro?”, il Governatore risponde:

“Sì, in effetti ….”

Apprendiamo quindi dalle massime autorità in materia monetaria, Bank of England e Federal Reserve, che si può creare denaro all’istante, usando il computer, prestandolo per salvare altre banche o per acquistare una casa, senza chiederlo ai mercati e senza dover tassare chicchessia.

Il banchiere privato batte moneta senza averne titolo, mentre lo Stato, che a quella moneta dà valore d’autorità, preferisce chiederla in prestito ai mercati o prelevarla dalle nostre tasche.

Chi è il vero sovrano tra Stato e banchiere?

Ha senso tutto ciò?

Certo. Ha uno scopo ben preciso, quantunque pubblicamente inconfessabile: permettere, con la complicità dell’intera classe politica, maggioranza e opposizione, il dominio dei grandi Usurai sulle popolazioni.

Creando con le tasse un debito (fittizio, come già fanno intuire le dichiarazioni appena lette e come dimostreremo) estinguibile unicamente con la valuta ufficiale, i politicanti conseguono il loro obiettivo: quello di obbligare i cittadini a procurarsi tale moneta lavorando o prendendola in prestito dal banchiere emittente, loro complice.

In assenza di tasse, non saremmo obbligati a correr dietro alla moneta imposta come valuta ufficiale. La conclusione, ovvia ma non dichiarata, è che la vera funzione tecnica delle tasse è quella di dare validità alla moneta privata.

Questa è una prima verità, peraltro nota agli addetti ai lavori e già anticipataci da uno dei maggiori filosofi tedeschi oltre duecento anni or sono nella sua opera più importante:

“Lo Stato preleva le sue imposte in denaro per assicurare validità alla moneta territoriale.”                           

         Johann G. Fichte, “Lo Stato commerciale chiuso”, anno 1800

I politicanti, dopo averci obbligato a procurarcela e versarla, con una infinità di balzelli, allo Stato che ne “riconosce” il valore accettandola, la restituiscono con gli interessi al banchiere.

In questo modo i grandi Usurai internazionali che controllano il Sistema Bancario, vivono di rendita, da parassiti, del nostro lavoro.

Accumulando immense fortune personali e gestendo la moneta e l’informazione in regime di monopolio, controllano le popolazioni mondiali attraverso governi, eserciti e multinazionali.

Per loro esclusivo vantaggio o in favore di poteri ancora superiori?

I punti di vista sono molteplici e dare una risposta certa è alquanto difficile.

Quel che è certo è che la moneta, che pure ci appartiene, viene usato come strumento di controllo su di noi, e che la reale funzione delle tasse è quella di impoverirci per limitare la nostra libertà: confinarci dentro un recinto per controllarci nel corpo e nella mente.

Se quindi non è più una ricevuta di un valore depositato (oro, nel Gold Standard), che cos’è oggi la moneta?

La moneta convenzionale attualmente in uso è un semplice documento contabile per redigere il quale bastano carta e penna (come confermato dalla Bank of England) o digitare degli input in un computer (lo dice Ben Bernanke).

Serve a misurare, contabilizzare, monetizzare (manifestare in un simbolo monetario) il valore di beni reali e servizi; a tenere aggiornata in tempo reale la contabilità tra chi deve dare e chi deve avere all’interno della comunità. Debiti e crediti tra i partecipanti agli scambi di beni e servizi si compensano all’interno della comunità grazie all’intermediazione di tale documento contabile (altrimenti chiamato denaro) che unicamente lo Stato che gli dà valore può emettere, a costo zero, in nostra rappresentanza.

Senza alcuna necessità di chiedere fantomatici prestiti a banchieri privati o ai mercati.

“Pensa all’economia di mercato come ad un giuoco di mettere e prendere. Ciascun partecipante prende beni e servizi dal mercato, e ognuno mette beni e servizi. La moneta, in realtà, è solo un modo di tenere i conti. Quando tu prendi qualcosa dal mercato (comprando), offri denaro in pagamento. Quando metti qualcosa dentro il mercato (vendendo), ricevi del denaro come pagamento. Stando così le cose, coloro che mettono più valore dentro l’economia (vendendo) ricevono, nel tempo, più denaro.               Il denaro, quindi, è un sistema contabile.”

                                                     Thomas Greco

 Ciascuno di noi può mettere e prendere nella comunità ciò che produce, che sia un bene reale o un servizio. Con il baratto dei beni lo scambio si concludeva contestualmente, perché ognuno riceveva un bene reale. Ma, essendo ben noti i limiti del baratto, si è dovuto ricorrere all’intermediazione di un sistema contabile che permette di tenere aperto lo scambio e concluderlo in un momento successivo. Io immetto nel mercato una bottiglia di vino (vendendo), e prendo in cambio, invece di un bene reale, un documento contabile che dice: Paolo ha ceduto una merce alla comunità senza aver preso niente in cambio. Vanta un credito che può riscuotere tra una settimana, un mese o un anno, alla presentazione di tale attestato del credito. Il baratto si può considerare concluso quando tutti avranno in mano dei beni reali, non un biglietto di carta.

Questa è la reale funzione della moneta. È un documento di intermediazione contabile, il riconoscimento di un debito/credito, che permette di spostare nel tempo la conclusione dello scambio.

“ … il denaro è una forma di debito/credito … il denaro non è altro che un debito della comunità verso il detentore, pagabile nella forma di beni autentici secondo la sua scelta …”

                                                                   James Barnes, 1944

 Il valore nominale impresso sulla cartamoneta esprime la misura del potere d’acquisto incorporato, trasformando il denaro in un contenitore di valore utilizzabile in qualsiasi momento per prendere dal mercato, dopo avervi immesso il frutto del proprio lavoro, il frutto del lavoro altrui.

“Ciò di cui abbiamo bisogno … è un “contenitore” che dia ai conti sia il tempo che l’opportunità di andare in pareggio. Tutto ciò richiede una volontà di aspettare e una volontà di avere fiducia. In poche parole, i membri di una comunità commerciale devono avere la volontà di farsi “credito” l’un l’altro.”

                                                         Thomas Greco

 La moneta si basa sulla fiducia e sul credito reciproco che i membri della comunità si fanno l’un l’altro, momentaneamente accettando, in cambio di beni reali e servizi, un biglietto di carta. La fiducia e il credito reciproco permettono la compensazione di debiti e crediti in un tempo dilatato, al contrario di ciò che avviene, all’istante, col baratto di beni. A tal scopo ci mettiamo d’accordo di accettare come mezzo di scambio universalmente riconosciuto un determinato simbolo cartaceo.

Dal momento che il valore monetario trova origine all’interno della comunità che lo crea per convenzione, solo lo Stato può emettere denaro in nostra rappresentanza. In realtà avviene che, invece di una moneta pubblica (di proprietà popolare) ad uso privato, prodotta a costo zero, venga emessa una moneta privata ad uso pubblico, garantita dallo Stato (noi) ma di proprietà dei banchieri privati, ceduta in prestito ad interesse alla popolazione. La suddetta prassi origina un Debito Pubblico inestinguibile, per far fronte al quale viene imposto al contribuente un crescente prelievo fiscale. Questa truffa, scientemente perpetrata ai nostri danni dalla complicità tra banchieri privati e classe politica governante, è all’origine della miseria e della sofferenza oggi dilaganti.

Lo Stato deve battere moneta: Biglietti di Stato di proprietà del popolo (non note del banco emesse dal nulla, senza averne titolo, dalla banca privata), stampati a costo zero d’autorità (garantiti dalla certezza del Diritto) per retribuire tutti coloro che eseguono un lavoro a beneficio della comunità, e coprire ogni costo della sua ordinaria amministrazione. Se ogni costo viene coperto con fiat money creata all’istante a tal scopo, per quale motivo dovrebbe la classe politica pretendere denaro dai propri cittadini? Dove va a finire il denaro illegittimamente prelevato, se ogni spesa è già coperta?

Le tasse sono un inganno, un furto legalizzato furbescamente realizzato ai danni di popolazioni ingenue, appositamente tenute ignoranti in materia monetaria. Quantunque reso legale, sempre di furto si tratta.

Questi sono i concetti base di cui leggerete nelle pagine del libro Perché le tasse non sono dovute, e che, mi auguro, al termine della lettura, possano esservi molto più familiari di quanto possano sembravi ora.

I tempi sono ormai maturi perché la verità delle tasse non dovute emerga, e alcuni importanti messaggi arrivati ultimamente dai Poteri forti che governano il mondo fanno presagire cambiamenti più o meno imminenti (i loro tempi sono molto più dilatati dei nostri …) nell’organizzazione sociale. Creare una coscienza della grande truffa dell’emissione monetaria da parte di banchieri privati che non hanno nessun titolo per emettere moneta, è il primo passo verso una presa di posizione consapevole e coraggiosa per opporci con i fatti ad una frode ormai palese. Tanti i milioni di vite umane sacrificate e troppa sofferenza da troppi anni: è ora di fermare questa barbarie.

Un sano impulso di umana dignità: ecco ciò che ci vuole per opporsi, in piedi e a viso aperto, a quei Poteri, ormai facilmente identificabili, che, con la complicità delle classi politiche, esercitano il loro dominio sulle popolazioni mondiali attraverso lo strumento monetario e il prelievo fiscale.

 Paolo Maleddu

dicembre 2014

http://paolomaleddu.com

Ecco chi sono IN REALTA’ Greta Ramelli e Vanessa Marzullo

venerdì, 2, gennaio, 2015

VANESSA-GRETA11

AuroraSito

Nella foto SOTTO uno dei due soldati siriani della 93.ma Brigata sequestrati dagli islamisti, ovvero dai fidanzatini delle due odalische d’Italia, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, per le quali ci apprestiamo a pagare un salatissimo riscatto. Dopo che i terroristi assassinarono il primo soldato, chiesero al secondo di dire che “Lo Stato islamico è eterno”. Invece, prima di essere ucciso con un colpo alla testa, questi ha risposto: “Giuro su Dio che vi annienteremo!”. I soldati siriani sanno che tra il massacro del loro popolo e la distruzione della Siria ci sono solo loro, ma vediamo chi sono invece veramente le nostre due eroine…

VANESSA-GRETA01

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono le ‘cooperanti’ filo-islamiste scomparse il 1 agosto nella provincia di Aleppo, in Siria, dopo essere state infiltrate dai servizi segreti italiani e turchi in territorio siriano. La Farnesina, ovvero il ministero degli Esteri italiano, al solito sproloquia di “progetti umanitari nel settore sanitario e idrico” seguiti dalle cooperanti. In Siria e in una zona bellica? Le due ‘cooperanti’ operano assieme a Roberto Andervill, dell’IPSIA Varese, ONG delle ACLI, che dopo essersi distinto in Bosnia e Kosovo, dove la presenza islamista è notevole, è divenuto un attivista a favore della “Rivoluzione antigovernativa”.

BERSANI CONTRO ASSAD

bersani assad

Con Marzullo e Ramelli ha creato il progetto Horryaty (“per servizi idrici, sanitari e culturali” da sviluppare in Siria, a credergli) e per cui si sono infiltrti nell’area rurale di Idlib dalla Turchia, accompagnati dai terroristi che affliggono la Siria e con l’evidente supporto dei servizi d’intelligence italiani e turchi, (ovvero della NATO). Andervill, a conferma dei sospetti, il 7 agosto ha chiuso la pagina facebook del progetto Horryaty proprio quando due suoi elementi sono ‘scomparsi’.

Strane le affermazioni del soggetto: “E’ lei che ha mandato le due ragazze in Siria? “Assolutamente no. Intanto chiariamo una cosa: Horryaty non è un Organizzazione Governativa o una Onlus. E’ semplicemente un gruppo di tre persone che hanno a cuore un paese e hanno deciso di fare qualcosa per aiutarlo”.” Quindi? Una comitiva per una scampagnata, o qualcos’altro d’incofessabile? Tale presa di distanza suscita solo ulteriori sospetti.

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Come si può notare l’IPSIA godeva della fattiva collaborazione dell’Associazione della Comunità Araba Siriana in Italia, una bella congrega di farabutti vicna la PD della quale abbiamo già parlato in altre occasioni su Informare e che ritroveremo più avanti ma proseguiamo con la vicenda delle due vispe terese.

Già in precedenza Vanessa Marzullo aveva compiuto un rapido viaggio nella Siria assediata e martirizzata dagli stessi criminali che l’accompagnavano. Il 6 aprile era a Homs, il 22 a Duma, centinaia di chilometri più a sud, presso Damasco.

Tutto ciò è impossibile senza l’appoggio delle intelligence dei paesi interessati e dei terroristi operanti in Siria: “Come avete fatto a entrare in Siria? Lei era il più esperto del gruppo, è stato a Gaza, in Bosnia. Chi ha trovato in contatti per passare il confine?”

“Certo, non siamo entrati da soli. Ci ha aiutato un gruppo di persone conosciute prima di partire, persone fidate. Abbiamo anche lavorato con altre associazioni italiane come We are Onlus e Rose di Damasco. Siamo sempre stati tutti e tre consapevoli dei rischi che correvamo e ci siamo organizzati in modo da passare il confine solo quando è strettamente necessario. Non siamo degli stupidi”.

Già, Rose di Damasco, sulla relativa pagina facebook si legge: “MATERIALI RACCOLTI VENGONO PORTATI IN SIRIA ATTRAVERSO I NOSTRI AMICI SIRIANI e da SEGRATE CON CONTAINER poi ritirati e distribuiti in Siria da nostri contatti locali. Altre associazioni fidate che si occupano della Siria in Italia: Comunità araba siriana in Italia, We are, Insieme si puo’ fare, Onsur.it, Ossmei, Auxilia italia, il Cuore in Siria (ovvero Time4life), Insieme per la Siria Libera”.

Tutte associazioni promosse dall’universo dell’umaninitarismo pronta cassa cattocomunista: Arci, Acli e pretonzoli vari alla padre Dell’Oglio non mancano; ma qualcuna riesce ad essere anche più inquietante: l’ONG “Il Cuore in Siria è un progetto di solidarietà che nasce da un incontro di cuore fra Claudia Ceniti, milanese, bancaria, Paola Francia, giornalista freelance di Forlì e Pietro Tizzani, funzionario dell’Arma dei Carabinieri con esperienza in Kosovo”, anche qui il Kosovo (e i servizi d’intelligence, cos’altro è un ‘funzionario dei carabinieri’?) fa curriculum per infiltrarsi in Siria, per ‘scopi umanitari’. Sempre sulla pagina facebook di Rose di Damasco, si può leggere tale frase inequivocabile: “CONDANNIAMO IL REGIME DI ASSAD E SUOI ALLEATI IRAN E RUSSIA, COMPLICE SILENZIO MONDIALE E LA DISINFORMAZIONE. CHIEDIAMO LA FINE DEL REGIME ASSASSINO, CHIEDIAMO CHE SIA SALVAGUARDATA L’UNITÀ NELLA MOLTEPLICITÀ DEL PAESE E CHIEDIAMO CORRIDOI UMANITARI PER I RIFUGIATI E GLI AIUTI.”

In sostanza Rose di Damasco è un’organizzazione militante che affianca il terrorismo attivo e operativo in Siria, auspicando perfino l’intervento armato diretto della NATO contro la Repubblica Araba Siriana (i cosiddetti ‘corridoi umanitari’).

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A fine luglio le notre due eroine Ramelli e Marzullo vengono infiltrate nel governatorato di Aleppo. “Il 30 luglio (Ramelli) ha mandato un messaggio su facebook a una decina di amici, in realtà è la terza volta che si reca in Siria. Doveva stare solo una settimana, ma ci ha comunicato che aveva deciso di fermarsi ancora perché si sentiva più utile sul campo. A Varese e Milano organizzava incontri per la raccolta fondi, perché è qui che ha fondato con la sua amica questa organizzazione. In questi mesi ha fatto un lavoro splendido. Ci chiedeva di comprare latte in polvere, materiale medico e altro. Rispetto alle modalità con cui operava, sappiamo che arrivava in Turchia portando i soldi della raccolta fondi e poi entrava da una frontiera di quel paese”.

La Farnesina ovviamente trova normale e auspicabile infiltrare cittadini italiani in territorio straniero, per di più sotto il controllo di organizzazioni terroristiche riconosciute come tali a livello mondiale. Riguardo ai servizi segreti (le cosiddette ‘intelligence & sicurezza’), chiaramente partecipano in prima linea a tale guerra di quarta generazione contro il popolo e le autorità siriane. Per il resto, non c’è alcun dubbio che il progetto ‘umanitario’ Horryaty sia una delle infinite attività di fiancheggiamento del terrorismo che affligge la Siria.

Ma andiamo a conoscere meglio gli amichetti delle nostre due suffragette….

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, nella prima foto in alto, presa durante una manifestazione antisiriana, reggono un cartello su cui è scritto: “Agli eroi di liwa Shuhada, grazie per l’ospitalità e se Dio vuole vedremo la città di Idlib libera quando ritorneremo”.

Liwa Shuhada…ma cos’è l‘Itihad Liwa Shuhada Badr (Unione dei battaglioni dei martiri di Badr)? Il suo capo è Qalid bin Ahmad Siraj Ali (alias Qalid Hayani). Il gruppo è dedito a saccheggi e altri crimini contro i civili nella provincia di Aleppo. La liwa Shuhada Badr controlla due centri di tortura soprannominati “Guantanamo” e “Abu Ghraib”, dove detengono avversari politici, militanti baathisti e civili rapiti nei quartieri settentrionali di Aleppo. La liwa Shuhada Badr è attivamente impegnata nella lotta contro la locale popolazione di origine curda, ed è nota per l’uso dei famigerati “cannoni inferno”, armi che lanciano grosse bombole di gas caricate di TNT, utilizzate contro i quartieri filo-Baath di Aleppo. Ad aprile, una coalizione di attivisti siriani per i diritti civili di Aleppo aveva definito Hayani un “macellaio” avendo bombardato i civili, incoraggiato i suoi uomini a violentare le donne e i prigionieri, per aver saccheggiato e distrutto le industrie, laboratori e negozi di Aleppo per venderne il materiale alle imprese turche. La liwa Shuhada Badr controllava parte dei quartieri settentrionali di Aleppo Shayq Maqsud, Bani Zayd, al-Qaldiya e Ashrafiya e dispiega parte dei suoi circa 3000 islamisti oltre che ad Aleppo anche a Hayan, Bayanun e Haraytan. A giugno, il gruppo terroristico ha bombardato i quartieri occidentali di Aleppo, filo-governativi, in risposta alle elezioni presidenziali siriane.

Le due ragazze sono vicine anche ad organizzazioni come ‘Un esercito unificato per ripristinare la rivoluzione‘, emanazione del Fronte islamico, le cui iniziative hanno questo tenore: “il PYD è criminale quanto i criminali del partito Bath”“. Il PYD è il maggiore partito della minoranza curda in Siria, che ha una notevole presenza ad Aleppo. Come visto, i curdi sono oggetto degli attacchi della brigata taqfirista di Hayani, cui le due rapite (e viciniori) esprimono entusiastico supporto e sostegno. In sostanza, le ONG italiane o attive in Italia, con la copertura dei servizi segreti (italiani e turchi), della Farnesina e di altri organismi delle ‘autorità italiane’ (scusate l’ossimoro), supportano attività, in Italia, che sarebbero vietate dalla legge Mancino.

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Ma non finisce mica qui…

La ‘cooperante’ Vanessa Marzullo si felicita per le imprese dei terroristi di al-Nusra
Vanessa Marzullo, 10 giugno 2014:

‪#‎Homs‬ – Il 3 giugno, i rivoluzionari hanno preso d’assalto il villaggio di Um Sharhsouh, 10 km a nord della città di Homs e 2 chilometri a ovest della strada M5 (la principale ad unire nord-sud), conquistando il punto più alto del paese, la fortezza di Um Sharshouh. Da allora, guidati da Jabhat a-Nusra, Ahrar al Sham e altri battaglioni, hanno preso controllo del 60% del paese, sottraendo al regime diversi depositi di armi.
La battaglia per Um Sharshouh è parte di una campagna militare della zona periferica settentrionale, dove i ribelli mantengono il controllo di alcune zone: Rastan e Talbise; al-Hula e Dar al-Kabira a ovest.
Osama Abu Zeid, attivista di 23 anni di Homs, spiega perchè alcuni dei rivoluzionari della città vecchia di Homs si sono tirati fuori dagli scontri.
* Qual è l’importanza di Um Sharshouh?
La sua posizione geografica. Si trova su una collina che domina il resto dei villaggi che vogliamo liberare. Ha una fortezza, il castello Um Sharshouh – il cui controllo è fondamentale per le battaglie.
La maggior parte dei shabiha, miliziani governativi, erano al suo interno.
* Le brigate vogliono riprendere il controllo di Homs? Hanno obiettivi a lungo termine?
Quello che sta accadendo nel nord non ha alcun legame con la battaglia per riconquistare Homs, al punto che non tutti i battaglioni che hanno lasciato la città stanno partecipando. Questi battaglioni sono stati intenti a unificare i loro ranghi, al fine di riprendere il controllo della città.
* Qual è l’obiettivo della battaglia per Um Sharshouh, e cosa è accaduto fino ad ora?
L’obiettivo è liberare un gruppo di villaggi controllati dal regime: Um Sharshouh, Kufr Nan e Jabourin. Quei villaggi separano Talbise e Rastan da al Houla.
Se questi villaggi vengono conquistati, l’Esercito Siriano Libero sarà sul punto di controllare la via di rifornimento del regime per la costa: l’autostrada Homs-Tartous.
Fino ad ora i ribelli hanno preso il controllo di una parte di Um Sharshouh, tra cui il castello della città – una delle parti più importanti della battaglia.

Queste le sue parole e queste nella foto le “opere” dei suoi amichetti bisognosi di “cooperazione”:

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Ma veniamo ai “fatti” di casa nostra

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Insieme alla piccola e felice vispa teresa cerchiata in rosso, l’uomo all’estrema sinistra è Haisam Saqan (Abu Omar) La tizia che fa la V di vittoria si chiama Nawal Soufi, attivista antisiriana di origine marocchina. Forse tale origine le permette di divinare sempre i carichi di immigrati clandestini che sbarcano in Sicilia, dove lei opera? Digos e servizi segreti italiani, tacciono, acconsentono e proteggono.

E le due farfalline si occupano infatti anche dei flussi migratori, con i quali arriva qui DI TUTTO

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“…ci sarebbe il concreto rischio di terroristi siriani infiltrati, che approfittano delle maglie larghe connesse all’Operazione Mare Nostrum per entrare indisturbati nel nostro Paese. … La Sicilia colabrodo, dunque, potrebbe costituire un facile varco d’ingresso per i terroristi dell’Isis, confusi tra la folla dei migranti. Per non parlare di quelli già presenti. Molti sono italiani, altri sono invece immigrati di seconda generazione. Sono duecento e vivono tutti in Italia. Sarebbero stati addestrati nei campi paramilitari in Afghanistan, in Pakistan e in Iraq e adesso sono rientrati in Italia, dove conducono apparentemente una vita normale, senza dare particolarmente nell’occhio. Sono i terroristi islamici di casa nostra, per la maggior parte italiani, addestrati militarmente nelle fila degli integralisti, che avrebbero il ruolo di agire per il reclutamento nel nostro Paese. …

E non è tutto, perché sarebbero invece una cinquantina gli italiani già partiti per Siria e Iraq, che si sarebbero uniti alle milizie jiahidiste dell’Isis, i tagliatori di teste, per intenderci, che impongono la severa legge islamica assassinando tutti coloro che ritengono infedeli o apostati. La notizia più eclatante, qualche tempo fa, è stata quella di un 25enne di Genova, morto fra i miliziani dell’Isis in Siria, mentre combatteva per l’Islam più integralista. … Le preoccupazioni vengono confermate, poi, anche dal direttore dell’Ufficio Antiterrorismo, Lamberto Giannini, … che sottolinea come insieme a persone che hanno già combattuto su altri fronti (come quello afghano), il contagio fondamentalista stia coinvolgendo anche giovani, spesso incitati grazie al web e convertitisi all’Islam in modo rapido e improvviso.” Repubblica

Ed eccolo qui il nostro eroico Haisam Saqar, alias Abu Omar, ripreso in alcuni momenti del suo lavoro…

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Nel 2012 …”Haisam, dopo aver partecipato alle manifestazioni per la liberazione della Siria a Milano e Varese (le stesse durante le quali siconoscono anche le nostre due ragazze volontarie rapite agli inizi di agosto, Vanessa e Greta). Prima Haisam diventa tra i leader più attivi del Coordinamento siriani liberi di Milano. Nelle manifestazioni è sempre in prima fila, spinge, incoraggia gli altri. Poi prende parte all’assalto all’ambasciata siriana a Roma, nel febbraio 2012. Un video su YouTube lo mostra mentre arringa i compagni. Ed è a quel punto che gli inquirenti iniziano ad interessarsi a lui. Si becca una denuncia, viene condannato all’obbligo di firma. E’ esasperato, sul suo profilo Facebook “Haisam Siria” (ora disattivato), i messaggi si fanno sempre più radicali. All’inizio se la prende con il regime. «Il mio piede schiaccia gli alawiti – Dobbiamo bruciare gli alawiti», scrive rivolgendosi al presidente siriano Assad (alawita). Denuncia le torture e i patimenti del popolo siriano, niente di più niente di meno di quanto non facciano tanti suoi connazionali stanchi di assistere ai massacri. Poi, gradualmente, i post diventano sempre più violenti. … All’incirca nella primavera del 2012 parte per la Siria. Probabilmente passa dalla Turchia, via Gaziantep. Poi al campo profughi di Killis. Lo stesso percorso seguito da Giuliano del Nevo, che si è arruolato tra le file di Isis. In un messaggio postato su un’altra pagina Facebook , si legge: «ll nostro fratello Haisam che ha deciso di lasciare Milano per unirsi all’esercito Siriano Libero». Haisam, dunque, sembra essere finito tra le file dei ribelli del Free Syran Army. Quando mette piede in Siria di Isis ancora non si parla. Sulla sua pagina Facebook però inizia a comparire anche la bandiera nera dei gruppi jihadistinei quali alcuni dei ribelli, stanchi delle sconfitte, stanno confluendo. Più che de Isis, sembra trattarsi dial-Nusra, vicina ad al-Qaida ma meno organizzata e feroce di Isis. Ed è a quel punto che Abu Omar spunta nel videodel New York Times. Di lui, poi si perdono le tracce.

Ora, mentre la procura di Milano riapre il fascicolo a suo nome per indagare su reati di terrorismo internazionale (in Italia arruolarsi in milizie straniere non è considerato reato, mentre lo è reclutare e fare adepti, secondo l’articolo 270 quinquies che prevede l’arresto per chi pratica attività di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale), l’attenzione sulla presenza di jihadisti e reclutatori nel nostro paese si alza. Ma non basta. ] All’incirca nella primavera del 2012 parte per la Siria. Probabilmente passa dalla Turchia, via Gaziantep. Poi al campo profughi di Killis. Lo stesso percorso seguito da Giuliano del Nevo, che si è arruolato tra le file di Isis. In un messaggio postato su un’altra pagina Facebook, si legge: «ll nostro fratello Haisam che ha deciso di lasciare Milano per unirsi all’esercito Siriano Libero». Haisam, dunque, sembra essere finito tra le file dei ribelli del Free Syran Army. Quando mette piede in Siria di Isis ancora non si parla. Sulla sua pagina Facebook però inizia a comparire anche la bandiera nera dei gruppi jihadisti nei quali alcuni dei ribelli, stanchi delle sconfitte, stanno confluendo. Più che de Isis, sembra trattarsi di al-Nusra, vicina ad al-Qaida ma meno organizzata e feroce di Isis. Ed è a quel punto che Abu Omar spunta nel video del New York Times. Di lui, poi si perdono le tracce. Ora, mentre la procura di Milano riapre il fascicolo a suo nome per indagare su reati di terrorismo internazionale (in Italia arruolarsi in milizie straniere non è considerato reato, mentre lo è reclutare e fare adepti, secondo l’articolo 270 quinquies che prevede l’arresto per chi pratica attività di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale), l’attenzione sulla presenza di jihadisti e reclutatori nel nostro paese si alza. Ma non basta”. Corriere della Sera

Il nostro Governo comincia a preoccuparsi, mentre i media fanno la gara a chi è più incosciente

L’ebetino Gad Lerner intervista il terrorista Haisam Saqan sul modo migliore di esportare la ‘democrazia’ in Siria

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“Secondo alcune indiscrezioni filtrate dal governo ci sarebbe una certa irritazione per il tardivo apprendimento di alcune operazioni di intelligence sia nella zona siriana che in quella libica, e anche per una sottovalutazione da parte dell’AISE di quel che stava avvenendo a Tripoli e Bengasi. Ma il caso che più preoccupa il governo è stata la scelta dei servizi segreti italiani durante il 2013 di seguire acriticamente senza che risulti né autorizzazione preventiva né adeguata informativa le direttive di altri servizi- soprattutto quelli americani- nell’area siriana.

Un particolare sembra inquietare il governo in questo momento: la scelta dell’intelligence italiana, che in quell’area calda aveva una struttura già depotenziata da qualche anno, sarebbe stata quella di aiutare in ogni modo il fermento della rivolta nei confronti del presidente siriano Bashar al Assad. La linea certo è stata simile a quella di altri servizi occidentali, e le operazioni sul territorio non dissimili da quelle scelte dagli stessi americani. Dall’Italia secondo la ricostruzione che si sta ultimando proprio in queste ore sarebbero partiti addestratori militari specializzati nelle tecniche di guerriglia destinati in particolare a due campi organizzati, uno in territorio turco e l’altro ai confini della Giordania. Lì sarebbero stati addestrati proprio dagli italiani alcuni combattenti – anche miliziani qaedisti- che successivamente sono andati ad ingrossare le fila dell’ISIS, rendendosi protagonisti anche di alcune azioni (come i rapimenti) di cui sono stati vittima cittadini occidentali, e perfino italiani. Un errore strategico (visti gli avvenimenti successivi) di questo tipo è stato compiuto dagli stessi americani, con una differenza tecnica non da poco: per ogni miliziano addestrato gli americani hanno raccolto i dati biometrici (impronte digitali, dna, iride etc…), l’intelligence italiana no. Con il risultato che gli americani hanno tracciato i miliziani da loro addestrati, e quindi sono in grado di rintracciarli e identificarli. Gli italiani no”. Analisi Difesa

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Elisa Fangareggi con il prof. Fausto Pocar, presidente dell’International Institute of Humanitarian Law

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Elisa Fangareggi con l’ambasciatore della NATO Stefano Stefanini.

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In relazione al paragrafo qui sopra, sulle operazioni dei servizi segreti italiani contro la Siria, va rilevata un’altra organizzazione filo-taqfirista, che s’infiltra in Siria sotto mentite spoglie umanitarie: l’ONG Time4life, che, guarda caso, ha una base operativa in Turchia, a Kilis nel paese da cui s’infiltrano migliaia di squadroni della morte taqfiristi per devastare la Siria e danneggiare il suo popolo. Come al solito, anche tali ‘cooperanti’ operano tranquillamente in un territorio controllato dai servizi segreti della NATO, italiani, turchi, qatarioti e le verie organizzazioni terroristiche islamiste.

Come al solito, anche tali ‘cooperanti’ operano tranquillamente in un territorio controllato dai servizi segreti della NATO, italiani, turchi, qatarioti e le verie organizzazioni terroristiche islamiste. Ma questo non è un caso, poiché sebbene si proclami associazione “nata con l’obiettivo di raccogliere donazioni di denaro, cibo, medicinali, abiti e beni di prima necessità da destinare ai bambini in difficoltà, da quelli in Siria, colpiti dalla guerra, a quelli del Nicaragua e della Romania…” é l’ennesima copertura atlantista per interferire negli affari interni della Siria “…al centro dell’attenzione internazionale dopo lo scoppio della rivolta del 2011 trasformatasi ben presto in una sanguinosa guerra civile (Per magia, verrebbe da pensare. NdAL): gli aiuti vengono raccolti in Italia e distribuiti dai volontari dell’Associazione alla popolazioni nei campi profughi allestiti in territorio siriano o sfollati nei paesi confinanti (in principal modo nel comprensorio di Kilis, Turchia)”, già.

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E se fossi nei panni del Presidente Ortega, mi preoccuperei, poichè questa ambigua associazione è presente anche in Nicaragua, a Chinandega, dove “sono stati avviati alcuni progetti a sostegno dell’infanzia, dal punto di vista educativo e scolastico”. Il Nicaragua ritorna alla ribalta mondiale grazie alla costruzione cinese di un nuovo canale interoceanico, irritando gli USA per la concorrenza al canale di Panama, saldamente controllato da Washington. In relazione, ogni mossa volta a preaparare il terreno all’enneisma primavera colorata, è ben gradita ai burattinai del Pantagono e di Langley. Responsabile di Time4life è tale Elisa Fangareggi, la quale tra un’invettiva contro la Siria baathista e una scappata in Nicaragua, ha il tempo di frequentare esponenti e dirigenti della nota associazione umanitaria North Atlantic Treaty Organization (NATO).

Gli aiuti e i finanziamenti pretesi da tali pseudovolontari per le loro finte missioni umanitarie, sono solo una copertura per occultare delle vere e proprie operazioni d’intelligence e di supporto al terrorismo contro la Siria e il suo popolo. Chi fornisce denaro a tali pseudo-ONG, mere organizzazioni di copertura dei servizi segreti della NATO, finanzia il terrorismo e lo stragismo in Siria, che producono quelle stesse vittime che tali oscene organizzazioni sfruttano per racimolare denaro, usurpandolo al popolino di creduloni irretiti dalla propaganda imperialista. E il bello è che la Fangareggi, amicona di generali e ammiragli della NATO, viene spacciata come “…giovane madre di Modena che lotta per salvare i bambini siriani...”, come sicuramente vengono presentati i figuri di quest’enesima operazioni d’infiltrazione made in Germany, ma collegata sempre aTime4life: 3433 – The Road to Syria, di Action Syria, associazione di Berlino per finanziare progetti ‘umanitari’ in Siria, e i cui responsabili hanno tutti le stimmate di agenti della Guerra psicologica (PsyWar) contro la Repubblica Araba di Siria: Thomas Rassloff fotogiornalista da 12 anni in Medio Oriente, da Israele all’Afghanistan, e Björn Kietzmann, fotogiornalista che nel 2013 s’infiltrò in Siria tramite le linee di rifornimento dei terroristi islamisti che occupavano Aleppo, per diffondere propaganda antisiriana e condurre la guerra psicologica a sostegno del terrorismo islamo-atlantista e contro il governo socialista di Damasco.

Questo è dunque il sottobosco dove le due ragazzotte si muovevano, fino a qual punto manipolate o consapevoli è tutto da stabilire. Ma si tratta di un ambiente assai infido e tutto a questo punto è possibile. Anche che vengano sacrificate….

Questo è il tracciato del viaggio di Vanessa Marzullo nella Siria martirizzata dalla guerra islamo-atlantista. No Alpitour?

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Ecco ‘Tytti’, che con Greta e Vanessa gestiva il traffico di clandestini in Italia

Ma no è solo opera di carità. Quella che rimpolpa il business che rende più della droga

gennaio 23, 2015 Redazione

LEGAMI CON ASSOCIAZIONE CHE FA BUSINESS CON L’IMMIGRAZIONE

Ieri abbiamo pubblicato questa notizia: Vi presentiamo l’amico di Facebook di Greta Ramelli – FOTO

Nell’articolo si parlava di una certa  Stefania C., detta “Tytti”, 39 anni, appartenente all’Unhcr (agenzia Onu per i cosiddetti rifugiati), che insieme alle due ‘rapite’ e alcuni loschi individui islamici gestiva – e forse gestisce – un fiorente traffico di clandestini islamici verso l’Italia e l’Europa.

Non siamo ancora riusciti a recuperare il cognome della signorina, ma grazie agli amministratori di una pagina Facebook, abbiamo recuperato il suo profilo FB:

Una delle cose interessanti del suo profilo, è la frequentazione del gruppo di una nota – e famigerata – associazione che si occupa del business dell’immigrazione, occupandosi, spesso, di presentare ricorsi per la permanenza di clandestini in Italia:

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 Nella foto del suo profilo, ci sono alcune delle rappresentati della rete di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: possiamo riconoscere dalla destra dello schermo le due svampite, mentre all’estrema sinistra abbiamo la ormai nota Nawal Soufi. Le altre tre non sappiamo chi siano, una, è probabile sia la Tytti dell’Unchr:

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 Del resto, non ostante le smentite della Sami, che è succeduta alla Boldrini come rappresentante Unchr in Italia, il lavoro pro-Isis di ‘Tytti’ non è molto lontano da quello che l’agenzia Onu fa:

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 L’ONU RIFORNISCE TERRORISTI DI ISIS – VIDEO CHOC

 Vogliamo degli arresti. Queste ragazzine viziate hanno favorito – con il beneplacito di un governo di dementi – l’arrivo in Italia di clandestini, forse, di terroristi. Con terroristi hanno tramato.

Cosa si discute nei gruppi FB dei fanatici dell’immigrazione? Forse, come favorire l’immigrazione clandestina? La Polizia Postale, invece di sequestrare video ‘omofobi’, dovrebbe controllare chi ci porta terroristi.

Greta e Vanessa. La Procura di Roma apre un’inchiesta sulla rete dei siriani di Bologna

22 gennaio 2015. — Europa

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 (Salvatore Lazzara) – La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sulla rete dei siriani di Bologna collegati al rapimento di quattro giornalisti italiani in Siria nell’aprile del 2013. Nei giorni scorsi, quando ancora in pochi parlavano della questione, Spondasud ha pubblicato diversi articoli in merito alle attività del gruppo soprannominato “i siriani di bologna”, segnalando le incongruenze dei personaggi che dall’Italia sostengono i gruppi terroristici radicali. In quel fascicolo d’inchiesta, ci sono anche le intercettazioni dei Ros delle telefonate tra i siriani e Greta Ramelli, la giovane cooperante italiana rapita in Siria insieme a Vanessa Marzullo. Il cerchio comincia a stringersi attorno al rapimento delle due ragazze, entrate illegalmente in Siria tramite l’autostrada del jihad. Contorni e particolari non tornano nelle frammentarie dichiarazioni rilasciate dalle stesse, circa l’attività che avevano intenzione di svolgere in Siria. E’ strano. Come mai si indaga sulla rete dei bolognesi e non su Greta a Vanessa? Forse non sono sufficienti le prove raccolte dalle intercettazioni e dai profili Facebook, per aprire un’inchiesta di favoreggiamento al terrorismo internazionale?

I magistrati hanno fatto sapere che il fascicolo non ha al momento indagati e che quindi non lo è nemmeno il pizzaiolo siriano Mohammed Yaser Tayeb, titolare della “L’è bon da mat” di Anzola dell’Emilia. Una volta esclusa la sua iscrizione nel registro degli indagati, lo stesso Tayeb – che aveva parlato con Greta del kit di primo soccorso che le ragazze portavano ai combattenti siriani nella missione in cui poi sono state rapite – ieri ha tenuto a dire: «Sono un siriano incensurato che dallo scoppio della repressione in Siria si è adoperato per aiutare la popolazione civile duramente perseguitata dal regime di Bashar Al Assad. Non sono colpevole di alcun reato, se non quello di aver resistito e di essermi opposto ad un regime sanguinario unicamente aiutando la popolazione civile siriana più sfortunata di me che ho avuto il privilegio di vivere in Italia».

Cosa è necessario fare affinchè qualcuno indaghi con serietà sulla faccenda? Probabilmente si tratta di indizi apparentemente innocui. Ma proprio da tutti questi intrecci, è venuta fuori una delle storie più oscure e raccapriccianti di sostegno al terrorismo fondamentalista islamico, che ogni giorno destabilizza la sicurezza del Medioriente, dell’Italia e dell’Europa.

A proposito di un altro dei “ragazzi siriani” del bolognese – lo studente della scuola di ingegneria e architettura della università di Bologna, Maher Alhamdoosh, che fece da interprete ai giornalisti italiani rapiti con lui nel 2013, è stata resa pubblica anche la precisazione della onlus Time4Life per cui lavorava. Ad intervenire, dopo un articolo di Libero, è stata la presidentessa italiana della Ong, Elisa Fangareggi. Prima ha precisato di non avere mai aiutato quel ragazzo ad accreditarsi alla Farnesina o presso altre amministrazioni pubbliche come interprete, poi ha preso nettamente le distanze da Maher: «Time4Life si è avvalsa per ragioni organizzative e di traduzione, dell’apporto come volontario del signor Maher Alhamdoosh fino al marzo 2014. Da quel momento, per divergenze di natura organizzativa e una volta venuto meno il rapporto di minima fiducia con lui sono terminati tutti i contatti e qualsiasi rapporto fra il direttivo di Time4Life, il signor Maher e i suoi collaboratori al campo di Baba el Salam».

Parole pesanti, se si pensa che chi oggi le pronuncia, la Fangareggi, negli anni scorsi girava le scuole della provincia bolognese spesso insieme ad Alhamdoosh per coinvolgere gli studenti nel dramma della Siria, dalla prospettiva sbagliata di sostegno a quelli che apparentemente erano i ribelli, ma che in realtà sono terroristi di ogni dove che combattono contro il popolo siriano. Dalla storia appena ricostruita, ecco cosa emerge: la rete siriana di Greta e Vanessa poggiava soprattutto sulle fila della lotta armata contro il governo legittimo di Damasco, soprattutto nella città di Homs, dove si mischia un po’ di tutto: la resistenza di alcune frange estremiste di universitari e residenti contrari ad Assad, che operano insieme ai gruppi fondamentalisti locali. La presenza dell’esercito libero siriano composto non da siriani ma da gente proveniente da diverse parti del mondo, in cerca di momenti di gloria, e gruppi radicali islamici in vario modo collegati ad Al Qaeda e, di straforo, all’ISIS.

Un’altra amicizia sospetta, da verificare, è quella tra Greta e Vanessa e un ragazzo siriano islamico che non rivela la sua identità sui social network (dove è registrato come Maxemiliano Maximo e con nome arabo Abu Victor Shami). Le due connazionali, si sono molto legate a lui, che celebra ogni giorno i martiri islamici della resistenza contro il popolo, e che sul proprio profilo ha come immagine un biglietto scritto in stampatello da Greta, che lo consola spiegandogli che Dio è con lui e lei pure. Il ragazzo però ha postato il 9 novembre scorso anche una chat tenuta con Vanessa che dice di non volere «paragonare le mie sofferenze alle tue. Ma solo farti sapere che c’è gente come me che vorrebbe realmente prendere metà del tuo dolore e condividerlo, soffrire insieme ed essere forti insieme, perchè la gente siriana è come la mia famiglia e ora ho gli occhi pieni di lacrime mentre scrivo…». Un post che ha stupito perfino gli altri amici siriani che gli hanno chiesto, senza avere risposta: «Ma quando te l’ha scritto?». E che ora interessa gli inquirenti come tutta la rete di amicizie di Homs. E la triste storia del favoreggiamento, continua senza colpevoli. Come mai? Perché nessun magistrato iscrive nel registro degli indagati le due ragazze votate al sostegno del terrorismo islamico?

http://spondasud.it/2015/01/greta-e-vanessa-la-procura-di-roma-apre-uninchiesta-sulla-rete-dei-siriani-di-bologna-6710

Greta e Vanessa tradite dagli stessi rivoluzionari che volevano sostenere

http://www.imolaoggi.it/2015/01/18/greta-e-vanessa-tradite-dagli-stessi-rivoluzionari-che-volevano-sostenere/

Imola Oggi

domenica, 18, gennaio, 2015

Secondo quanto si legge nelle informative riservate dei Ros, le due cooperanti sarebbero state tradite dagli stessi rivoluzionari che volevano sostenere. Spuntano intercettazioni con siriani, residenti nel bolognese, considerati vicini a gruppi jihadisti

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di Angela Camuso
da il Fatto Quotidiano del 17 gennaio 2015

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo erano partite per la Siria non solo allo scopo di aiutare i civili vittime della guerra, ma anche con l’intenzione di distribuire “kit” di salvataggio destinati ai combattenti islamisti anti-Assad. Così le due 20enni potrebbero esser rimaste vittime proprio di quelli che volevano soccorrere sul campo di battaglia. Questi i retroscena inediti dell’ancora oscura genesi del sequestro delle due cooperanti rapite questa estate e liberate il 15 gennaio a quanto si legge in alcune informative riservate dei carabinieri del Ros che il Fatto ha visionato.

Al minuto 1,50: “mi sembra che tocchino i miei amici, non stanno parlando di persone che io non conosco, dicono terroristi ad una persona con cui la sera prima ho parlato su skype” (NDR)

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Documenti che riportano, tra le altre cose, anche la trascrizione di intercettazioni telefoniche di aprile tra la stessa Greta – in quel momento impegnata a organizzare il suo viaggio in Medio Oriente – e un siriano 47enne di Aleppo, Mohammed Yaser Tayeb, che fa il pizzaiolo ad Anzola dell’Emilia, provincia di Bologna, ma che gli investigatori considerano un militante islamista in quanto legato ad altri siriani impegnati in “attività di supporto a gruppi di combattenti operativi in Siria a fianco di milizie contraddistinte da ideologie jihadiste”. Si è scoperto così che il progetto delle due giovanissime “era rivolto a offrire supporto al Free Syrian Army”, ora supportato dall’Occidente in funzione anti-Isis ma anch’esso composto da variegate frange di combattenti islamisti, alcuni dei quali vicino ad al Qaeda.

Le due ragazze erano infatti partite per Aleppo con l’idea di svolgere “un lavoro in favore della rivoluzione” piuttosto che restare neutrali rispetto al conflitto interno al Paese. L’informativa del Ros sintetizza così una telefonata tra Greta Ramelli e Mohammed Yaser Tayeb: “Greta precisa che un primo corso si terrà prossimamente in Siria con un operatore che illustrerà ai frequentatori – circa 150 persone tra civili e militari dell’esercito libero – i componenti del kit di primo soccorso e il loro utilizzo. La donna dice che ha concordato con il leader della zona di Astargi (fonetico) di consegnare loro i kit e che a loro volta li distribuiranno ai gruppi di combattenti composti solitamente da 14 persone, facendo in modo che almeno uno degli appartenenti a questi gruppi fosse dotato del kit e avesse partecipato al corso”.

La ragazza è entusiasta all’idea di fare propaganda alla sua iniziativa: “Greta racconta – prosegue il resoconto del Ros – che vogliono pubblicare delle notizie su Facebook prima della loro partenza e fare una presentazione su di loro e sulle esperienze già fatte. Greta racconta che nonostante non pensassero di farcela hanno raccolto tutti i soldi per pagarsi il viaggio da soli e per il trasporto di latte aggiungendo di volere pubblicare per una questione di visibilità sotto il logo della comunità siriana in Italia tutta l’esperienza che lei, Vanessa e Roberto hanno maturato in campo umanitario comprese tutte le foto degli scontri e quant’altro”. Poi Greta “fa l’esempio dell’invio di 1.800 kg di latte in polvere” e concorda con Yaser di evitare le foto dei militanti anche perché l’amico siriano le ricorda che a seguito della pubblicazione di una foto “un ragazzo era stato arrestato dalle forze del regime”. Mohammed Yaser Tayeb secondo quanto emerso finora dalle indagini potrebbe aver aiutato in buona fede le due cooperanti senza immaginare il loro destino.

Tayeb risulta però in contatto da più di un anno con uno studente dell’università di Bologna, Maher Alhamdoosh, residente a Casalecchio di Reno. Maher Alhamdoosh ha iniziato a interessare gli inquirenti all’indomani di un altro rapimento in Siria: quello dei reporter, tornati in libertà lo scorso anno, Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e della free-lance italo siriana Susan Dabous, finiti per dieci giorni in mano a un gruppo filo-qaedista dopo nemmeno 24 ore il loro arrivo in Siria. I giornalisti – era la primavera del 2013 – si erano rivolti proprio ad Alhamdoosh per chiedergli di accompagnarli nella loro trasferta ed è stato iniziando ad indagare sulla loro sparizione che i carabinieri del Ros sono incappati in conversazioni tra lo studente e altri islamici residenti in Turchia e in Siria ritenute di “interesse investigativo” e anche nelle conversazioni telefoniche tra Greta Ramelli e uno dei più stretti amici di Alhamdoosh, appunto il pizzaiolo Yasser Mohammed Tayeb.

È datato 26 aprile uno dei colloqui più interessanti. In questa telefonata Greta illustra a Tayeb dettagli e spirito del progetto che lei e Vanessa hanno in mente . “Greta dice a Tayeb – annotano gli investigatori – che quello a cui tengono di più, soprattutto lei e Vanessa, è far capire che il loro lavoro si svolge in favore della rivoluzione e dell’aiuto umanitario, che il loro sito ha come simbolo la bandiera della rivoluzione a differenza di tutti gli altri che lavorano sotto l’egida della neutralità; che sono state protette dall’Esercito Libero e che loro (quelli dell’Esercito Libero, ndr) non sono l’Isis, infatti in alcune zone non indossavano neppure il velo”.

Mohammed Tayeb, secondo quanto emerso dalle successive intercettazioni, si attivò concretamente per sostenere il progetto delle due cooperanti. Tayeb le mise in contatto, infatti, con un altro siriano insediato nel Bolognese: Nabil Almreden, nato a Damasco, medico chirurgo residente a Budrio, presso il cui ospedale civile lavorava prima di andare in pensione. Al medico Nabil, anche lui vicino allo studente bolognese Maher, il pizzaiolo Tayeb chiese, sempre a fine aprile del 2014, di inviare in Siria una “lettera di raccomandazione” per Vanessa Marzullo: “ Verosimilmente – annota il Ros – un ‘accredito’ presso una non meglio istituzione all’interno del territorio siriano”.