La psicosi del terrorismo investe l’Europa. Cosa c’è dietro

come dice l’autore, non è un mistero che sti mercenari siano stati creati,addestrati finanziati dalla CIA, tanto a descriverceli come angeli portatori di democrazia e libertà ci han pensato i sostenitori della società civile, i promulgatori delle guerre umanitarie

di Luciano Lago

Mentre tutti i media puntano i riflettori sull’avanzata dello Stato Islamico e sulla minaccia terroristica, seminando il panico nell’opinione pubblica, si occultano alcuni aspetti di questo  fenomeno e si evita di indagare su chi lo abbia creato, sostenuto e per quali fini.

Quando ci soffermiamo ad analizzare la copertura che i media occidentali riservano al denominato esercito dello Stato Islamico ed alle sue azioni efferate come le decapitazioni in pubblico, crocifissioni, le esecuzioni mediante sgozzamenti e, da ultimo, il pilota giordano arso vivo in gabbia, dalla qualità perfetta delle riprese e dalle scenografie abilmente costruite, sembra che ci sia la mano di un team di professionisti esperti nel diffondere visivamente le atrocità realizzate dai terroristi islamici, come se si trattasse di cortometraggi costruiti ad Hollywood.

Questo induce il sospetto che, dietro questi avvenimenti, ci siano i mercenari addestrati dalle agenzie dei servizi di intelligence occidentali e dei loro alleati , che lasciano supporre chiaramente che l’importazione del terrorismo mediatico brevettato dalla CNN, da BBC, Fox News, ABC News, da Al Jazeera, ecc. faccia parte di una campagna di terrore volutamente diffusa.

Non è un mistero che la creazione dei gruppi terroristi organizzati, il loro reclutamento, il finanziamento, l’addestramento e la fornitura di armi, è una attività che è stata eseguita e sostenuta dai servizi di intelligence dei paesi occidentali, USA, Francia e Regno Unito, con la fondamentale collaborazione e finanziamento da parte di Arabia Saudita, Qatar e Turchia.
Ciascuno di questi governi ha agito per le proprie finalità geopolitiche ed interessi che andavano dall’obiettivo di rovesciare il regime di Asad in Siria al progetto di balcanizzazione del Medio Oriente secondo un piano prestabilito.Si continua ancora oggi a sminuire il ruolo che la CIA e le Monarchie petrolifere del Golfo hanno avuto nella strategia che loro stessi hanno disegnato dopo aver creato l’ISIS l’esercito dello stato Islamico. Vedi: Il piano di “balcanizzazione” del Medio Oriente….

Esisteva la volontà di creare un mostro davanti all’opinione pubblica mondiale che doveva seminare il senso di terrore e di insicurezza e che aveva la funzione, con la sua rapida espansione, di destabilizzare una serie di paesi fra il Medio Oriente e l’Africa e, con episodi avvenuti anche in Europa ed altrove, dare la sensazione del “nemico in casa”, dando luogo a interventi militari, azioni di repressione e misure restrittive che in altro contesto non sarebbero state facilmente giustificabili.

Questa strategia non è nuova ma è partita dagli avvenimenti eclatanti dell’11 Settembre a New York e da allora si è ulteriormente raffinata.

Per comprendere da dove e quando abbia avuto origine questa strategia, bisogna andare indietro nel tempo e precisamente al 1997 quando un gruppo di pensatori e strateghi statunitensi (di tendenza “neocons”) stabilirono un centro di studi (un “think tank”) conosciuto come il “progetto per il nuovo secolo americano” (Project for the New American Century o PNAC). Il suo obiettivo dichiarato era quello del dominio mondiale da parte degli Stati Uniti d’America. i componenti di quel centro studi costituirono la retroguardia dell’Amministrazione Bush ed almeno 18 di loro furono collocati poi in posizione chiave all’interno di quella Amministrazione.

Nel Settembre dell’anno 2.000, dopo soltanto quattro mesi della nuova presidenza, la PNAC pubblicò una informativa dal titolo eloquente: “Rebuilding America’s Defenses: Strategy, Forces and Resources for a new Century”. In quel documento si stabilivano come obiettivi la necessità di mantenere della leaderschip statunitense a livello mondiale, la confrontazione con possibili potenze rivali (Cina, Russia, India, Iran ), la formazione di un sistema globale di sicurezza in conformità con gli interessi degli USA. Nella sezione V dell’informativa, denominata “creando la forza dominate del domani”, si includeva una frase scritta in modo sinistro: “…….Inoltre, il processo di trasformazione, richiede un cambiamento rivoluzionario, sembra che questo sarà lungo, salvo che sia necessario un qualche evento catastrofico e catalizzatore – come una nuova Pearl Harbor”.

Esistono varie teorie su quanto è accaduto l’11 Settembre del 2011, non vale la pena qui di esaminarle, tuttavia un fatto è certo: quell’avvenimento è stato lo spartiacque tra una fase precedente ed una fase nuova della Storia, così come lo era stato l’avvenimento di Pearl Harbur nel 1941 (7 Dicembre) che cambiò il corso della Storia. Allo stesso modo a partire da quella data, l’Amministrazione USA di George Bush ha potuto dichiarare la “guerra globale al terrorismo” (Global War on Terror o GWOT) e quell’evento è stato il pretesto e la giustificazione ideologica in base alla quale gli USA hanno attuato gli interventi militari degli USA in Asia, in Medio Oriente ed in Africa, dando luogo alla più massiccia campagna di militarizzazione mai avvenuta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, con estensione del controllo statunitense in regioni dove esistono le più ingenti risorse del globo.

Di fatto questa campagna ha rappresentato una estensione del controllo economico del grande capitale finanziario che ha potuto entrare nello sfruttamento delle risorse potenziali e di paesi che fino a pochi anni prima erano rimasti ai margini delle aree di intervento americano ed occidentale.
Gli interventi militari sono stati diretti ed imponenti nel corso della stessa amministrazione Bush (Afghanistan, Iraq, Libia, ecc.). , hanno avuto come obiettivo quegli stati o regimi politici che potevano rappresentare un ostacolo per gli interessi americani (come Saddam Hussein o Gheddafi ).

Già nel 2002 Donald Rumsfeld, aveva creato il Gruppo di Operazioni Attivo e preventivo (“Proactive, Preemptive Operations Group”, P2OG), una organizzazione “coperta” creata per portare a compimento operazioni segrete, per suscitare reazioni nei gruppi terroristi, includendo la possibilità di compiere essi stessi azione terroristiche. In pratica una organizzazione parallela alla CIA ed alla NSA, destinata ad operare in modo occulto. A questo gruppo si devono ad es. le prime operazioni di “fase flag” attuate nella zona del Sahara algerino, con sequestro di 32 turisti, mediante l’intervento di un ex ufficiale dei servizi algerini (collaboratore degli USA) che creò il pretesto per estendere la “guerra al terrorismo” nella zona occidentale del Sahara- Sahel, esteso poi al Mali, al Niger ed al Chad, dove le forze USA, assieme ad un contingente francese, hanno potuto aprire un nuovo fronte ed avere il controllo di importanti risorse minerarie.

Successivamente, con il cambio della guardia avvenuto a Washington e l’ascesa di Obama alla Casa Bianca, la strategia della nuova Amministrazione ha puntato molto di più sugli interventi “coperti ” mediante i servizi di intelligence come la CIA e il NSA che hanno reclutato veri e propri eserciti di “contractors” (mercenari) per eseguire il lavoro sporco, utilizzando in supporto le forze aereo navali e i micidiali droni senza pilota che hanno colpito obiettivi dal Pakistan alla Somalia, all’Iraq ed allo Yemen, al Sudan, alla Nigeria mietendo migliaia di vittime civili e suscitando lo sdegno e la rabbia delle popolazioni colpite.

Per portare a compimento la loro campagna, in Medio Oriente, nell’area più delicata ed importante per la geopolitica e le risorse petrolifere, la strategia degli USA, supportata dagli strateghi neocons (molti dei quali di origine israelita) si è basata sull’assoluto predominio militare di Israele, una costola degli Stati Uniti, nonchè sulla collaborazione totale con gli alleati regionali ed in particolare con le monarchie petrolifere del Golfo, in primis Arabia Saudita e Qatar, interessate a cooperare con gli USA ed Israele per il mantenere la stabilità dei loro regimi dispotici e contenere la crescente influenza dell’Iran, potenza antagonista, vista come un pericolo da Israele e dalla stessa Amministrazione americana.

Per assicurare questo obiettivo, Washington e Tel Aviv, hanno puntato sulle rivalità confessionali ed etniche presenti nella regione, esasperando e provocando la così detta “Jhad” o guerra santa dei sunniti e wahabiti contro le popolazioni di fede sciita, per isolare l’Iran ed i suoi alleati, la Siria di Bashar al-Assad ed il movimento sciita libanese, Hezbollah, nemico dichiarato di Israele e dei radicali sunniti ispirati dall’Arabia Saudita e dal Qatar.
Questo spiega l’interventismo americano ed occidentale contro la Siria, paese che è stato letteralmente devastato da una guerra civile, mascherata inizialmente come “rivoluzione” o “insurrezione” contro il regime di Bashar al-Assad, che gli USA ed Israele avevano deciso di rovesciare, contro il quale è stato infiltrato un vero è proprio esercito di mercenari jihadisti, di fede wahabita e sunnita, provenienti da molti paesi arabi e non arabi, incluso ceceni, kossovari, pakistani ed afghani, un esercito armato dagli USA inizialmente mediante un ponte aereo realizzato da aerei USA sulle basi in Turchia, finanziato dai sauditi e dal Qatar, equipaggiato ed addestrato dagli istruttori americani, britannici e francesi in appositi campi in Giordania, come documentato da vari organi di informazione.

Questo esercito ( composto da vari gruppi spesso rivali fra loro) la cui consistenza totale è valutata intorno alle 100.000 unità, dopo i primi successi militari, grazie ai quali aveva preso il controllo di importanti zone del paese come Aleppo e Quom, ha subito poi forti rovesci militari per effetto della riorganizzazione e della controffensiva condotta dell’Esercito siriano, supportato e rifornito da Iran e Russia (che ha una base navale nel paese a Tartuus) e soprattutto appoggiato dalla maggiornaza della popolazione siriana che ha subito le efferatezze e la crudeltà degli invasori, fanatici islamisti che imponevano la Sahria nelle zone controllate.

Inevitabilmente l’esercito terrorista, dalla Siria si è riversato in Iraq, secondo un piano prestabilito, con mezzi ed armamenti made in USA, nuovi di zecca, trovando complicità in settori della popolazione sunnita di quel paese, assediando e sbaragliando sul terreno diverse formazioni dell’esercito iracheno che si sono arresi di fronte all’impetuosa avanzata di nuovo esercito auto denominatosi Stato Islamico (ISIS) dell’Iraq e del Levante.

Il capo di questo stato è un personaggio, detto” il califfo, che è stato prigioniero per alcuni anni delle forze USA e sembra certo sia stato addestrato dalla CIA e dal Mossad. Fra l’altro è stato fotografato in Siria assieme al senatore americano McCain e da questi  ha ricevuto appoggio e sostegno. Vedi: Voltairenet

Ci sono ormai prove certe e documentate della complicità degli americani ed dei servizi occidentali nella crazione dell’ISIS, fra l’altro anche ammesso dalla Hilary Clinton (“lo abbiamo creato noi ma poi ci è scappato di mano”) che lasciano pochi dubbi in proposito. Vedi : “contro lo stato Islamico chi c’è dietro il califfato. Idem per quanto riguarda la Francia del governo Hollande che aveva persino riconosciuto ufficialmente il suo appoggio e sostegno al terrorismo in Siria. Vedi: Il presidente Hollande riconosce che la Francia ha armato le milizie antisiriane.

Si tratta di complicità che perdurano tuttora con comportamento ambiguo delle forze degli USA che da una parte bombardano le formazioni dell’ISIS e dall’altra le riforniscono di armi ed equipaggiamenti come denunciato anche da esponenti parlamentari iracheni che hanno documentato l’atterraggio di aerei della coalizione in zone dell’Iraq controllate dall’ISIS.

Il terrorismo dell’ISIS, ispirato dal wahabitismo della monarchia dell’Arabia Saudita, stretto alleato degli USA e dell’Occidente, oggi attira una serie di persone esaltate e fanatiche anche in Europa e sta conoscendo una espansione in tutto il nord Africa, dall’Egitto alla Libia, da dove minaccia anche l’Italia, il paese più imbelle e indifeso dell’Europa meridionale che fino ad esso ha lasciato invadere le sue coste da moltitudini di immigrati africani ed arabi fra i quali si sono insinuati molti combattenti della Jihad in incognito, nella totale indifferenza del ministro dell’interno Alfano.

Adesso è partita massicciamente la campagna di terrore lanciata dai media con diffusione in tutto il mondo ed è focalizzata sulla paventata minaccia del terrorismo in Europa, con i vari episodi da Parigi a Copenaghen, e con la promessa di una prossima invasione delle coste italiane e risveglio di cellule terroriste dormienti infiltrate in tutta Europa dove è forte la presenza dell’immmigrazione araba, sunnita, costituita da una massa di giovani magrebini spesso emarginati e collocati nelle periferie delle città europee, da Parigi a Roma, Milano, Madrid e Londra.

Questa campagna di allarme e di pericolo imminente vuole giustificare una serie di reazioni che sono prevedibili da parte dei governi occidentali:

1) compattare nell’opinione pubblica un fronte “democratico” filo atlantista e filo Israele (destra e sinistra) in appoggio ai governi, complici delle guerre della NATO, per nuove prossime iniziative militari contro i paesi arabi ed africani che non vogliano adeguarsi alle direttive di Washington, concernenti la “lotta al terrorismo” 2) emarginare i partiti o gruppi estremisti che non siano conformi a tali politiche , 3) Impedire ai governi europei, mediante l’intimidazione del terrorismo islamico, di riconoscere lo Stato Palestinese (quello che la Francia ed altri governi europei si apprestavano a fare), 4) evitare che i governi europei rivedano le sanzioni alla Russia (cosa che anche la Francia, in crisi economica, cercava di ottenere ).

Saranno previsti prossimi interventi militari delle forze NATO, una stretta repressiva sulla libertà di circolazione e sui controlli dei gruppi sospettati di complicità con il terrorismo, limitazione della libertà di espressione in base a motivi di sicurezza.

Possiamo quindi tutti prepararci a rispondere all’appello di indossare l’elmetto della NATO e di stringersi tutti assieme a sostenere i governi che garantiranno l’ordine e la sicurezza anche se sono di frequente gli stessi (vedi governo Hollande e governo Cameron) che avevano armato e sostenuto i terroristi.
Gli italiani saranno pronti a rispondere all’appello?

http://www.controinformazione.info/la-psicosi-del-terrorismo-investe-leuropa-cosa-ce-dietro/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

L’ETRUSCO COLPISCE ANCORA – “MISTER X” PER LA BANCA DELL’ETRURIA – IL “CORRIERE” INZUPPA RENZI: LA SOCIETÀ CHE HA COMPRATO GLI IMMOBILI DELL’ISTITUTO HA TRA I SOCI ANCHE IL PRODUTTORE DELLA BIRRA “AMATA” DAL PREMIER

 se solo lo psiconano fosse stato invischiato in sta roba, senza contare la bancarotta fraudolenta della società della famiglia Renzi fatta pagare ai contribuenti,lo scandalo Mps i giornali non avrebbero parlato di altro per anni. Invece, per il partito moralmente superiore e diversamente onesto non si muove foglia, nessuna soc civile chiama a raccolta con qualche fiaccolata per la legalità. Apprezzo almeno la palese complicità e sostegno al Pd, di Renzi come dei predecessori, il Pd ha sempre avuto questo volto anche se si vuol vendere che con un Bersani od un Letta o Veltroni fosse altra roba

16 feb 2015 09:45

Cinquantanove immobili, una banca e sei investitori: il farmacista di Piazza di Spagna, una società romana di consulenza finanziaria, il manager che produce la birra preferita da Matteo Renzi, il palermitano re delle scommesse, la grande cooperativa quotata in Borsa, il mister x «coperto» da una barriera di fiduciarie…

Mario Gerevini per corriere.it

L’affare «Palazzo della Fonte»

L’operazione «Palazzo della Fonte» era già finita nel mirino della Banca d’Italia durante le ispezioni (2012-2013) alla Banca Popolare dell’Etruria. Poi le carte sono state girate a Roberto Rossi, capo della Procura di Arezzo che a marzo dell’anno scorso ha fatto perquisire dalla Guardia di finanza anche gli uffici di Palazzo della Fonte oltre che le filiali di Roma, Civitavecchia, Firenze e Gualdo Tadino. È uno degli affari più oscuri e controversi della banca appena commissariata. E l’inchiesta dovrebbe essere alle battute conclusive.

Obiettivo liquidità

La complessa manovra si chiuse a fine 2012 con il principale obiettivo per l’Etruria di raccogliere liquidità e migliorare i parametri patrimoniali (i cosiddetti ratios). La banca allora guidata da Giuseppe Fornasari (indagato ad Arezzo con altri due dirigenti, gli unici di cui si abbia notizia ad oggi) già arrancava, inchiodata da Bankitalia alla precarietà di un portafoglio crediti gonfio di sofferenze.

Viene creata così una società consortile, «Palazzo della Fonte», a cui l’Etruria conferisce un pacchetto di 59 immobili (gestione e debito ipotecario compresi) per un valore di mercato di 82 milioni. Il 90% delle azioni ordinarie va a «selezionati partner industriali e finanziari», secondo la definizione della banca.

Alla fine l’istituto di Arezzo si trova ancora in tasca il 27% del capitale in azioni privilegiate e l’8% in ordinarie oltre a 75 milioni di liquidità. Così può annunciare «un impatto molto positivo sui ratios patrimoniali (37 punti base)». ?Ma il presupposto è che effettivamente il «pacchetto immobili» sia uscito dal gruppo, dunque deconsolidato.

E infatti gli ispettori di Bankitalia, che ormai hanno piantato le tende ad Arezzo, costringono nel 2014 la banca a escludere dal computo del patrimonio di vigilanza gli effetti dello spin off immobiliare del 2012. Non è solo una questione di semplice maquillage «stanato» perché le carte di «Palazzo della Fonte» finiscono in cima al fascicolo aperto in Procura. Tra l’altro l’Etruria è quotata a Piazza Affari. ?

Ma chi sono gli investitori che hanno preso la maggioranza (tutta in pegno a un pool di banche) del consorzio? Manutencoop, un gigante nei servizi agli immobili, e Methorios, consulenza finanziaria, entrambi quotati in Borsa, i due nomi noti. Poi privati, tutti azionisti tramite le loro holding più o meno schermate da fiduciarie. Come la Finnat intestataria indiretta per conto di Vincenzo Crimi, un impero in farmacie a Roma e provincia compresa quella all’angolo di Piazza di Spagna.

Oppure Matteo Minelli, giovane (34 anni) imprenditore con il centro degli affari a Gualdo Tadino nelle energie rinnovabili. E una passione per la birra che produce con il birrificio Flea. Le cronache locali raccontano che alla cena di autofinanziamento del Pd a Roma lo scorso novembre la birra ufficiale (800 bottiglie) fosse proprio quella di Minelli, «scelta personalmente da Matteo Renzi».

Orgoglio locale, forse un po’ esagerato. Da notare che Minelli è stato finanziato dall’Etruria proprio in concomitanza con il suo ingresso nell’operazione Palazzo della Fonte. L’eco dell’affare è arrivata anche a Palermo e una quota del 9% circa è stata rilevata da Francesco Ginestra, ex numero uno di Snai, titolare di sale da gioco in Sicilia e presidente dell’Associazione giochi e scommesse.

Resta il mistero sull’ultimo investitore, il titolare della Findi una finanziaria con asset per 75 milioni ma totalmente blindata da fiduciarie. Quattro soggetti apparentemente lontani anni luce dalla realtà locale dell’Etruria, dei suoi immobili e delle sue sofferenze.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/etrusco-colpisce-ancora-mister-banca-dell-etruria-94553.htm?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Reverse charge: la follia del Governo sull’Iva

“Il Governo Renzi ha esteso il meccanismo di inversione contabile dell’Iva (reverse charge) per i fornitori di supermercati, ipermercati e discount (grande distribuzione). I fornitori, naturalmente, sono piccole e medie imprese, che ne pagheranno le conseguenze. In condizioni normali, infatti, l’impresa fornitrice acquista le materie prime pagando su esse l’Iva al 22%. In seguito lavora le materie prime ottenendo dei prodotti finiti dal valore maggiore e li vende alla grande distribuzione, che paga a sua volta l’Iva al 22%. L’impresa fornitrice quindi prima paga l’Iva per acquistare le materie prime e poi la riceve cedendo i prodotti finiti ai supermercati. Con il reverse charge, invece, l’impresa fornitrice continuerà a pagare l’Iva per acquistare le materie prime, ma non riceverà l’Iva dalla grande distribuzione. L’Iva sarà interamente versata allo Stato da supermercati, ipermercati e discount. Per lo Stato, in teoria, non cambia nulla, e nemmeno per la grande distribuzione, ma per le imprese fornitrici c’è un ammanco di cassa notevole che sarà colmato dal rimborso dello Stato solo dopo alcuni mesi, o peggio. Le minori entrate per le imprese fornitrici aggraveranno la crisi economica. Una manovra del tutto folle.

 Senza contare che casualmente questa disciplina non ha alcun effetto sulle imprese estere che esportano in Italia, visto che l’IVA è imposta territoriale e non si applica ai non residenti. Non vorremmo che questo si traduca in un ulteriore incentivo a puntare sulle importazioni anziché sulle produzioni interne, ammesso e non concesso che di produzione interna ne rimanga ancora dopo la cura Monti-Renzi-Troika. I rischi non finiscono qui: il reverse charge è stato inserito nella legge finanziaria per guadagnare 750 milioni di nuovo gettito. Se, come è probabile, la Ue boccerà questa norma, il Governo si troverà scoperto di quella cifra e dovrà coprire il buco facendo scattare la prima clausola di salvaguardia: l’aumento delle accise sui carburanti.” M5S Senato

http://www.beppegrillo.it/2015/02/reverse_charge_la_follia_del_governo_sulliva.html?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=Feed%3A+beppegrillo%2Fatom+%28Blog+di+Beppe+Grillo%29

Poveri ipocriti.

Se non hai i soldi per pagare l’F24, l’affitto, la bolletta della luce, le tasse universitarie, l’assicurazione auto.. Non ti avvilire. La povertà è una nobile condizione a cui ti devi abituare.

Anche il Presidente della Repubblica, dopo il Papa, da l’esempio. Tutti più poveri ma felici.

Tu credi di avere il diritto naturale di poterti realizzare nella Società attraverso il tuo lavoro, il tuo ingegno, il tuo talento e la tua volontà? Credi che l’opportunità di realizzarti nel lavoro costituisca quell’elemento di dignità e il fondamento della libertà per ogni individuo?

Pensi che non sia un reato desiderare il meglio per te e per la tua famiglia e che la qualità della vita debba essere un punto irrinunciabile a cui tutti abbiamo il diritto di accedere? Vorresti essere pagato di più per il tuo lavoro senza vivere nell’ansia di perderlo da un momento all’altro come è successo a tua moglie e non sapere poi come pagare il mutuo? Vorresti avere la possibilità di ottenere un prestito per comprare una macchina nuova più sicura e comoda con cui fare le trasferte di lavoro o viaggiare con la famiglia?

Non chiedere troppo! Impara dal Presidente della Repubblica e dal Papa. Tieniti la tua panda scassata e ringrazia. Anzi prega affinché il peggio non debba ancora venire.

Armando Siri PIN

http://altrarealta.blogspot.it/

Gli aiutini di Draghi alle banche usuraie

ma no, il QE serve per aiutare le persone ed a preservare i posti di lavoro, ci raccontano. No le banche che interesse vuoi che abbiano a ricevere denari a palate……li regalano a tutti i cittadini per far riprendere i consumi, ci dicono. Al massimo, ci dicono, ci guadagna la Germania, toh che strano ed era l’unica contraria però.…valli a capire

Opinioni eretiche 

Michele Rallo

Ricordate gli 80 euro di Renzi? Dovevano servire a “far ripartire i consumi”, a “dare una sferzata all’economia”, se non addirittura ad inaugurare una storica stagione di “redistribuzione della ricchezza” in favore dei ceti meno abbienti. Orsù, alzi la mano chi ha visto l’ombra di tutto ciò: il rilancio dei consumi, la sferzata e tutte le altre bubbole fiorentine. Semplice trucchetto contabile: con una mano ti do 80 euro in busta paga, e con l’altra te ne tolgo altrettanti – o anche di più – per le mancate detrazioni fiscali, per l’aumento delle tariffe, per la moltiplicazione delle tasse comunali, eccetera. Questo, naturalmente, per chi ha avuto gli 80 euro. Chi non li ha avuti, ha dovuto pagare e basta.
Adesso, l’eccellentissimo governatore della Banca Centrale Europea, dottor Mario Draghi, sembra voler ripetere il giochetto, ma senza neanche dare ai cittadini europei l’illusione d’incassare una qualche mancia: soltanto la promessa che le banche saranno un po’ più elastiche nella concessione di crediti alle imprese e alle famiglie. Ma vediamo di capirci qualcosa, districandoci tra montagne di tecnicismi non proprio semplicissimi e – manco a dirlo – in pura lingua inglese, la lingua dei padroni. Dunque, con grande solennità e alti squilli di trombe Sir Drake ha annunziato il suo equivalente degli 80 euro renziani: il Quantitative Easing (traduzione letterale: Alleggerimento Quantitativo), in sigla QE. A noi comuni mortali i misteri del genio creativo di Mister Britannia vengono così spiegati: per aumentare la liquidità monetaria nell’economia europea, la BCE creerà nuovo denaro, con il quale acquisterà un certo quantitativo di titoli di Stato emessi dai paesi dell’UE (ma non dalla Grecia disobbediente); ciò, al lodevole scopo di rilanciare gli investimenti e di stimolare i consumi. Ma – piccolo particolare – poiché la BCE non può finanziare gli Stati (in omaggio ai sacri princìpi del puritanesimo liberistico anglosassone) l’istituto di Francoforte dovrà  acquistare questi titoli “in seconda mano”, facendoseli girare – se così posso dire – da chi ne ha tanti e vuole sbolognarsene un po’. Cioè – guarda caso – dalle banche; che in tal modo (effetto sicuramente non voluto!) saranno le reali destinatarie di questa colossale operazione di beneficenza finanziaria.

Quanta parte di questa montagna di soldi (60 miliardi di euro ogni mese, fino al settembre 2016) andranno alle imprese e ai cittadini europei? Quella parte soltanto che le banche – a loro illuminato ed insindacabile giudizio – decideranno di mettere in circolazione sotto forma di credito alle imprese e alle famiglie. E quanto grande sarà questa parte? Non tanto grande, temo. È probabile che le banche continueranno ad erogare crediti col contagocce ad una clientela con alta probabilità di insolvenza. La manna dal cielo sarà probabilmente destinata al reinvestimento in attività finanziarie redditizie, oltre che a tappare i buchi di tanti vecchi crediti inesigibili.

È già successo fino a un paio d’anni fa, con un’altra genialata del nostro eroe: le LTRO, Long Term Refinancing Operations, ovvero Operazioni di Rifinanziamento a Lungo Termine. Altri 1.000 miliardi di euro, dei quali – fra il 2011 e il 2012 – si sono giovate soprattutto le banche, che però si sono ben guardate dall’utilizzare quel fiume di danaro per far “ripartire” l’economia reale.

Intendiamoci: si è trattato di “aiutini” che non hanno fatto male a nessuno. I 1.000 miliardi delle LTRO sono serviti – se non altro – ad evitare esuberi e licenziamenti di impiegati bancari. Così come gli 80 euro di Renzi sono serviti a pagare qualche nuovo balzello locale.

Così come – aggiungo – il QE rappresenta comunque una iniezione di liquidità in un sistema inaridito dal “rispetto degli impegni” verso la finanza usuraia. Purtroppo, però, né le LTRO né le mance renziane hanno fatto “ripartire” un bel niente.

Quanto al Quantitative Easing, potrebbe certamente apportare grandi benefìci; ma soltanto se la nuova liquidità fosse versata agli Stati, che potrebbero impiegarla per finanziare la spesa pubblica e per ridurre la pressione fiscale. Ma – lo abbiamo visto – i Comandamenti delle sacre Tavole del Dio Denaro vietano di utilizzare la ricchezza a pro della collettività.

La ricchezza non deve appartenere ai Popoli e agli Stati ma alle Banche. Le Banche creano il denaro e le Banche ricevono il denaro. Alle Nazioni, ai sistemi economici nazionali, alle popolazioni possono andare soltanto le briciole, cadute dalla tavola dei padroni.
Allora questo benedetto Quantitative Easing non è utile a nessuno? Non è esatto neanche questo. A Draghi, per esempio, è stato utile. È servito a rafforzare la sua immagine di enfant prodige della finanza europea. Gli ha giovato anche la solita opposizione preconcetta di madame Merkel, che puntualmente riesce a far aumentare le simpatie per i suoi antagonisti. L’aspettativa per la nuova operazione è grande, ma i risultati – ci scommetto – saranno modestissimi. Un piccolo “aiutino”, un’aspirina buona per curare un raffreddore, ma del tutto inefficace per la polmonite doppia che tiene a letto l’Europa.
Post Scriptum. Nel momento di licenziare l’articolo apprendo che il Governo Renzi si appresta a varare un’altra delle sue illuminate “riforme”. Ad essere nel mirino del Vispo Tereso, questa volta, sono quelle banche popolari e di credito cooperativo che rappresentano forse l’ultimo scampolo di “banca a misura d’uomo” presente sul nostro territorio. Il grimaldello per scardinare la loro fastidiosa sopravvivenza (fastidiosa per il sistema bancario cosiddetto “europeo”) è l’abolizione del limite dell’1% come quota massima detenibile da parte di ciascun socio. Questa soglia (stabilita dall’articolo 30 del Testo Unico Bancario) aveva fino ad oggi salvaguardato le banche popolari dallo shopping selvaggio degli “accorpamenti” a pro dei grandi gruppi bancari. Caduta questa limitazione, anche “le popolari” saranno fatalmente assorbite da un sistema bancario sempre più “alieno”, sempre più distante dalle esigenze reali del nostro tessuto produttivo. Ed un altro pezzo della nostra economia reale (i 450 miliardi di attivi gestiti dalle banche popolari) prenderà il volo e finirà nelle casse della finanza internazionale.

16 Febbraio 2015 12:00:00 – 

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23706

COLDIRETTI, DATI CHOC: UN CHILO DI ARANCE PAGATO 0,07 EURO AI PRODUTTORI CALABRESI, MADE IN ITALY COSI’ MUORE.

quando le genti del sud erano attaccate dai leghisti trovavano sempre e giustamente, strali di difensori. MA QUANDO E’ LA UE O ACCORDI INTERNAZIONALI PER FAVORIRE INTERESSI EXTRANAZIONALI guai A DIFENDERLI??????? Poi se questi agricoltori non pagano i braccianti stranieri scatta l’accusa di razzismo

venerdì 13 febbraio 2015

“Per un chilo di arance prodotto nella piana di Rosarno vengono pagati meno di 7 centesimi al chilo del tutto insufficienti a coprire i costi di produzione e di raccolta”. Lo denuncia il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel suo intervento all’iniziativa ‘Legalita’, diritti, dignita’. Da Rosarno si puo” sottolineando che questa situazione alimenta una intollerabile catena dello sfruttamento che colpisce lavoratori, agricoltori ed i trasformatori attenti al rispetto delle regole.

“E’ intollerabile – stigmatizza Moncalvo – che per l’aranciata venduta sugli scaffali dei supermercati a 1,3 euro a bottiglia agli agricoltori arrivano solo 3 centesimi per le arance contenute”.

Va poi “combattuto senza tregua il becero sfruttamento che – continua il presidente Coldiretti – colpisce la componente piu’ debole dei lavoratori agricoli, ma anche le imprese agricole che subiscono la pressione e la concorrenza sleale di un contesto gravemente degradato”.

E non solo. Coldiretti lancia anche l’allarme sui prodotti dell’agricoltura italiana: nel 2015 sugli scaffali dei supermercati ci sarà il 35 per cento in meno di olio di oliva italiano, ma anche un calo del 25 per cento per gli agrumi, del 15 per cento per il vino fino al 50 per cento per il miele, mentre il raccolto di castagne è stato da minimo storico.Sono gli effetti del crollo dei raccolti Made in Italy che ha concorso a determinare un calo del Pil agricolo in termini congiunturali per il terzo trimestre consecutivo, sulla base dei dati Istat.

La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, agrumi e millefiori è quasi dimezzata (-50 per cento) per effetto del clima, ma se la vendemmia – sottolinea la Coldiretti – si è classificata come la piu` scarsa dal 1950, con una produzione di vino Made in Italy attorno ai 41 milioni di ettolitri, quella di olio di oliva è crollata attorno alle 300mila tonnellate.

Anche per il raccolto nazionale di agrumi il conto è pesante con un taglio del 25 per cento mentre per il pomodoro da conserva per preparare polpe, passate e pelati da condimento si registra un calo delle rese per ettaro e la produzione rimane in linea con la media stagionale degli ultimi cinque anni solo grazie a un aumento delle superfici coltivate.

E per le castagne minimo storico con un raccolto nazionale ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e pari ad appena 1/3 di quella di 10 anni fa.

Resta il fatto che – quando si comprano le arance al supermercato o nei mercati rionali – il prezzo è sempre superiore ad 1 euro al chilo, mentre i produttori di quell’euro incassano solo il il 7%, contro il 93% incamerato dalla catena della distribuzione. Così, l’agricoltura italiana muore.

Max Parisi.

coldiretti

http://www.ilnord.it/c-4055_COLDIRETTI_DATI_CHOC_UN_CHILO_DI_ARANCE_PAGATO_007_EURO_AI_PRODUTTORI_CALABRESI_MADE_IN_ITALY_COSI_MUORE

Libia,”Isis e’ minaccia per l’Italia” Renzi, “no a interventi militari”

il neocolonialismo politically correct che piace tanto ai democratici

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17:42 16 FEB 2015

(AGI) – Roma, 16 feb. – L’avanzata dell’Isis in Libia accelera il dibattito nella comunita’ internazionale su come fermare i miliziani jihadisti. Dopo il video con la brutale esecuzione dei 21 cristiani copti su una spiaggia di Tripoli, l’Egitto ha bombardato con otto raid campi d’addestramento e luoghi di riunione ed arsenali jihadisti lungo il confine con la Libia.

Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha convocato un vertice al Viminale per affrontare la questione

Dal Cairo e’ arrivata la richiesta di “un intervento globale” contro questa “chiara minaccia alla sicurezza internazionale e alla pace”. I presidenti di Egitto e Francia, Abdel Fattah Al-Sisi, e Francois Hollande, hanno chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Abdullah al Thani, il premier del governo libico riconosciuto dalla comunita’ internazionale, ha rinnovato l’appello al dialogo ma in caso di fallimento ha chiesto un’offensiva aerea dell’Occidente per stanare gli jihadisti che controllano Tripoli. Altrimenti, ha avvertito, “la minaccia arrivera’ in Italia”.

L’arrivo degli italiani a bordo del C-130J
rimpatriati dalla Libia, Guarda il VIDEO

Nella notte il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha preso un aereo alla volta di New York per chiedere alla comunita’ internazionale che “affronti le sue responsabilita’” e adotti misure “forti ed efficaci” contro i gruppi terroristici. L’Ue e’ in stretto e permanente contatto con gli Stati e con i partner internazionale sulla situazione e chiede di fare “il massimo per sostenere il processo di dialogo e trovare una soluzione”.

Il premier Matteo Renzi, che ha sentito al-Sisi al telefono, ha ammesso che in Libia “la situazione e’ fuori controllo”, ma ha invitato a non cedere agli estremismi. A suo avviso ancora “non e’ tempo per un intervento militare” ma si aspetta che “il Consiglio di Sicurezza lavori un po’ piu’ convintamente” sul tema. La Casa Bianca ha insistito che serve una soluzione politica.

Gli attacchi degli aerei militari egiziani in Libia contro obiettivi appartenenti allo Stato islamico (Afp)

Guarda la galleria fotografica

Intanto, dopo la rappresaglia all’alba dei caccia del Cairo, la coalizione islamista dell’Alba Libica (Fajir) che controlla dalla scorsa estate Tripoli e la Tripolitania ha dato un ultimatum a tutti gli egiziani: lasciate il Paese entro 48 ore. Anche gli aerei da guerra libici, oltre a partecipare ai raid condotti dagli egiziani, hanno bombardato autonomamente obiettivi dell’Isis; obiettivi le citta’ di Sirte e Ben Jawad e Sotto le bombe dei caccia di Tobruk ed egiziani sono stati uccisi 64 jihadisti, ha assicurato il comandante delle forze aeree libiche.

Ma i raid avrebbero fatto vittime anche tra i civili, tre bambini e due donne, morti a Derna dove sono state colpite diverse case. Il Papa intanto piange i 21 lavoratori egiziani: “Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani” e il loro sangue “e’ testimonianza di fede”.

  http://www.agi.it/estero/notizie/libiaisis-e-minaccia-per-litaliabr-/alfano-convoca-vertice-viminalebr-

Libia, l’Egitto bombarda postazioni dell’Isis. Francia in pressing: subito riunione dell’Onu. Renzi frena: non è il momento di intervenire

ma gli insorti democratici contro il cattivo dittatore non erano finalmente riusciti ad avere la sospirata democrazia? E tutti quelli che hanno esultato per la morte di Ghedaffi, perché non ci vanno loro a fianco dei loro amati ribelli?

Raid su Derna, Sirte e Bengasi dopo la decapitazioni di 21 copti: «Uccisi 50 terroristi». Parigi: si riunisce il Consiglio di sicurezza. Tripoli: agite o il Califfo arriverà in Italia

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Le strade di Derna dopo i bombardamenti egiziani (foto da Twitter)

16/02/2015

Soffiano venti di guerra sulla Libia. Aerei dell’esercito egiziano hanno colpito obiettivi dell’Isis nel Paese all’indomani dell’uccisione dei 21 cristiani copti. Raid dall’aviazione del Cairo hanno interessato Derna, la “capitale” del Califfato in Libia. La diplomazia internazionale è al lavoro, la Francia chiede una riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu, mentre da Roma Matteo Renzi frena: «Non è il momento di interventi militari»

I RAID

Le bombe egiziane sono cadute anche su Bengasi e Sirte, come confermato dal comandante dell’Aviazione libica, Saqer al-Joroushi che ha parlato di «40-50» terroristi uccisi finora. Negli attacchi ci sarebbe anche delle vittime civili, tra cui almeno 3 bambini. Ecco le immagini di Derna dai social network.

RENZI: “ASPETTIAMO IL LAVORO DELL’ONU”

Sulla situazione interviene il premier Renzi, che questa mattina ha avuto un colloquio telefonico con il premier egiziano al Sisi: «Non è il momento per l’intervento militare», dice in una intervista al Tg5. L’appello di Renzi alla comunità internazionale è netto: niente escalation, occorre «saggezza, prudenza e senso della situazione». «Sono certo che la forza delle Nazioni unite è decisamente superiore a quella delle milizie radicali», spiega Renzi auspicando il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco, «dalle tribù locali ai paesi dell’Unione africana, da quelli arabi e a quelli europei».

ANALISI – Così Al Sisi prova a intestarsi la lotta araba al Califfo (di Maurizio Molinari)

IL COLLOQUIO CON AL SISI

Il Presidente del Consiglio ha avuto questa mattina un lungo colloquio telefonico con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, al quale il premier ha espresso il suo cordoglio e solidarietà per le vittime uccise dall’Isis. «In Libia – spiega Renzi – non c’è una invasione da parte dello Stato Islamico: alcune milizie che combattevano in Libia hanno iniziato a fare riferimento allo stato islamico, anche perché questo sta lavorando con una capillare opera di comunicazione e di persuasione in Africa e in Medio Oriente». Da Tripoli arriva intanto il monito del premier libico Abdullah al Thani, che in un’intervista pubblicata sul sito web della Reuters avverte: «Chiedo alle potenze mondiali di sostenere la Libia e intraprendere azioni militari, o questa minaccia (l’Isis) si sposterà nei Paesi europei, in particolare l’Italia».

ANALISI – A chi gioverebbe un intervento armato in Libia? (di Guido Ruotolo)

 PRESSING SULL’ONU  

In mattinata c’è stato anche un colloquio telefonico tra il presidente egiziano al Sisi e Hollande. Entrambi, a differenza di Renzi, chiedono alla comunità internazionale di accelerare. I due infatti si sono detti d’accordo sull’importanza che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite si riunisca per discutere della minaccia dello Stato islamico sottolineando la necessità che la comunità internazionale adotti «nuove misure per far fronte a questo pericolo». Ieri dai jihadisti erano arrivate anche le minacce all’Italia, la «nazione della croce». «Prima ci avete visti su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma, in Libia». Poi le immagini del mare apparentemente arrossato dal sangue. 

 LE MILIZIE ISLAMICHE: “AGGRESSIONE”  

Il Congresso nazionale libico, ovvero il Parlamento sostenuto dalle milizie islamiche a Tripoli, ha condannato i raid condotti dall’aviazione egiziana contro obiettivi dello Stato Islamico (Is) in Libia. Si tratta di una «aggressione alla sovranità nazionale», ha detto il Parlamento islamico citato dall’emittente al-Jazeera. «La Libia è uno stato sovrano e combattere il terrorismo dovrebbe essere un compito dello Stato», prosegue il testo. In Libia si hanno due governi rivali. Oltre a quello islamico, che ha sede a Tripoli, c’è un governo riconosciuto dalla comunità internazionale che è invece “esiliato” a Tobruk, nell’est del Paese. La coalizione islamista dell’Alba Libica (Fajir) che controlla dalla scorsa estate Tripoli e la Tripolitania ha lanciato intanto un ultimatum a tutti gli egiziani: lasciate il Paese entro 48 ore. 

 VIDEO – PALAZZI SVENTRATI NELLA CITTA’ LIBICA  

VIDEO – L’ATTACCO ALL’ISIS VISTO A BORDO DEI CACCIA EGIZIANI  

 IL RIENTRO DEGLI ITALIANI  

È arrivato poco dopo la mezzanotte di ieri al porto di Augusta (Siracusa) il catamarano “San Gwann”, noleggiato dal Governo italiano, con a bordo i 42 passeggeri italiani partiti ieri pomeriggio dalla Libia. Vietato ai giornalisti avvicinarsi ai connazionali appena rientrati, tra cui l’ambasciatore italiano in Libia, che sono stati accompagnati alla base militare di Sigonella, dove hanno trascorso la notte in attesa di partire per Roma con un volo militare. Salvatore, siracusano, è il primo italiano a scendere dal catamarano. Arriva da Tripoli, trascina due trolley, ma non vuole lasciare commenti. E annuisce vistosamente, per dire di sì, quando qualcuno gli chiede se gli è stato detto di non parlare. Poi però qualcosa dice: «La situazione a Tripoli è critica…». E sull’Isis: «È già da un pezzo che è a Tripoli, lo ha detto anche la televisione». «Adesso basta, ci sarà chi farà le dovute dichiarazioni». 

 CHI COMANDA IN LIBIA  

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 CENTIMETRI

http://www.lastampa.it/2015/02/16/esteri/libia-legitto-bombarda-postazioni-dellisis-adesso-serve-una-risposta-internazionale-m4D8Ear9oJ0L2DEA7jQ63J/pagina.html

Year 4: It Never Rains in California

sono 4 anni di fila con piogge scarsissime in California, siamo sicuri che Fukushima non c’entri nulla?

by Bill McBride on 2/16/2015 10:37:00 AM

Parts of the east coast are suffering with record snow fall, but in California, the drought continues … last week in SoCal was like summer with temperature in the 80s!

This is the fourth year in a row with little rain or snow in the mountains (the statewide snowpack is about 27% of normal for this date). California is the largest agricultural state, and an ongoing drought could have an impact on food prices – and on the economy.

This graphic shows the National Weather Service 7 day precipitation forecast for the U.S.

 California will be dry for at least another week – and the East Coast is getting too much precipitation.

Read more at http://www.calculatedriskblog.com/2015/02/year-4-it-never-rains-in-california.html#BJcysf6cbZpxVoTA.99 Gli Usa saranno colpiti da episodi di siccità senza precedenti

 Secondo un gruppo di esperti, la situazione sarà anche peggiore di quella nota ai tecnici come l’anomalia climatica medievale che si verificò tra il dodicesimo ed il tredicesimo secolo.

Le grandi pianure degli Stati Uniti conosceranno probabilmente episodi di siccità ben peggiori rispetto a quelli che si sono prodotti nel corso dell’ultimo millennio. A spiegarlo – riferisce l’agenzia AFP -è stato un gruppo di scienziati riuniti la settimana scorsa nella città di San José, che hanno ricostruito il clima locale nel corso di un altro periodo particolarmente caldo e secco: quello a cavallo tra il dodicesimo ed il tredicesimo secolo.

Secondo il climatologo dell’università di Cornell, Toby Ault, «queste super-siccità somiglieranno ad un disastro naturale al rallentatore», e per questo meriterebbero la stessa mobilitazione che si adotta nel caso di altre catastrofi. Per gli esperti, infatti, il prossimo futuro potrebbe riservare fasi secche anche peggiori di quella nota ai tecnici come «l’anomalia climatica medievale».

Per i loro calcoli, gli scienziati hanno utilizzato due scenari: il primo basato sull’ipotesi che le emissioni di gas ad effetto serra continuino a crescere al ritmo attuale in futuro, il secondo che prevede un aumento più moderato. Ma rispetto alla severità degli eventi estremi tra il 2050 e la fine del secolo, i risultati, in entrambi i casi, non cambiano.

16 Febbraio 2015

http://www.valori.it/ambiente/gli-usa-saranno-colpiti-episodi-siccita-senza-precedenti-8360.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Pronto soccorso nel Lazio allo sbando: Cinque Stelle denuncia

poi ci si scandalizza se muore gente in ambulanza o in barella. Pazienza, L’importante avere soldi per gli scafisti ed il business più redditizio della droga

14feb

Secondo alcuni studi della Task Force Sanità del Gruppo Consiliare Movimento Cinque Stelle della Regione Lazio,  gli accessi ai pronti soccorsi che potenzialmente potrebbero essere dirottati presso un qualche tipo di assistenza territoriale sono sono  ben 1,5 milioni, ovvero ben il 75% del totale.

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Incredibile a dirsi, il paziente che ‘accede’ è spesso affetto da patologia cronica o non autosufficiente, ovvero dovrebbe già avere una struttura di riferimento territoriale che evita tali urgenze, predisponendo ed attuando un piano terapeutico od un protocollo.
“Tali pazienti influiscono pesantemente sul tempo di attesa presso il pronto soccorso e rappresentano generalmente l’inappropriatezza dell’emergenza che deve essere assorbita e fronteggiata mediante l’intermediazione di due interlocutori fondamentali: il medico di medicina generale e la struttura territoriale.”

Detto in parole povere, i nostri pronti soccorsi sono saturi di persone che non dovrebbero essere lì, ma dal medico di base o dallo specialista di riferimento, e che spesso vengono respinti o vanno via ‘motu propriu’ dopo lunghe attese e l’inappropriatezza sistemica è nella “rete di intermediazione tra il medico di medicina generale, tra la struttura territoriale e tra la rete ospedaliera nonché dell’emergenza.”

Questo comporta quasi 29.000 casi di incapacità ricettiva con trasferimento ad altro istituto e, secondo le stime dei Cinque Stelle, quasi la metà delle persone che ricorrono ad un pronto soccorso potevano andare altrove.

Una filiera gestionale delle urgenze mediche che dovrebbe iniziare, come altrove e dovunque, dal ‘medico di base’, che – ricordiamolo – è anche un chirurgo e può tranquillamente metterci due punti di sutura o incidere una pustola o tamponare una leggera storta, ma soprattutto potrebbe smistarci direttamente all’ambulatorio … oltre a prevenire le urgenze visto che gestisce direttamente i piani terapeutici dei malati cronici …

Ovviamente, con tre ore di apertura di ambulatorio, 1500 assistiti, l’inesistenza di sistemi informativi che permettano di prenotare o consultare direttamente i siti di cura, stipendi ‘da fame’ (rispetto ai fortunati colleghi dei policlinici e degli apparati) mentre c’è da pagare affitto, utenze e dipendenti … non è che i nostri medici di base possano fare miracoli.

originale postato su demata

https://demata.wordpress.com/2015/02/14/pronto-soccorso-nel-lazio-allo-sbando-cinque-stelle-denuncia/