poi se ci scappa il morto ci si straccia le vesti. Se la vittima sarà la donna, dato che l’aggressoreè straniero, silenzio. Sarebbe razzismo e la soc civile conro la violenza sulle donnenon dirà niente. Se la vittima sarà il tunisino, si lanceranno allarmi al razzismo e la donna sarà condannata a risarcire la vittima.
Un’escalation di violenza culminata in un tentativo di aggressione con un coltello ha convinto la titolare del “66 Caffè” a denunciare il giovane tunisino alla polizia di Alice Ferretti
14 febbraio 2015
GUIZZA. Spintoni, minacce, atti intimidatori. Un escalation di violenza quella che racconta di essere costretta a sopportare una barista della Guizza, che da più di un anno vive nel terrore. Da quanto ha aperto il suo locale, il “66 Caffè” di via Guizza, Elisabetta Vittoria si trova ad aver a che fare con un individuo per niente raccomandabile, a suo dire seriamente pericoloso. Si tratta di un tunisino di 30 anni che quasi quotidianamente entra nel bar o staziona nella zona circostante con il solo intento di creare zizzania. Importuna i clienti e la barista, spesso passa alle mani. Ma se finora la donna non aveva mai denunciato il fatto alle forze dell’ordine l’ultimo episodio l’ha così terrorizzata che ha deciso di presentare un esposto in questura contro l’individuo.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale alla fine di gennaio, quando il tunisino dopo un alterco scoppiato all’interno del bar ha cercato di procurarsi un coltello e di aggredire la titolare. «È entrato nel kebab di fianco al bar e si è impossessato di un coltellaccio per tagliare la carne», racconta ancora scossa nel ripercorrere quei momenti la barista. «Per fortuna i dipendenti del locale l’hanno intercettato e sono riusciti a togliergli il coltello di mano. Se non fosse andata così non so che fine avrei fatto». La reazione spropositata, e forse frutto di uno stata di alterazione, era nata dopo che il tunisino, entrato al bar, aveva iniziato a importunare e a spingere senza alcun motivo un cliente al bancone. Quest’ultimo gli aveva suggerito di lasciarlo in pace ma il tunisino di tutta risposta gli aveva rifilato due pugni. A quel punto la titolare del bar era intervenuta cercando di allontanare l’individuo a parole. «Gli ho gridato che non si ripresentasse mai più, poi l’ho visto entrare nel negozio di kebab. È qui che ha cercato di procurarsi il coltello. Nel frattempo ho chiamato i carabinieri». Elisabetta Vittoria è sempre più preoccupata.
«Nonostante l’ultimo grave episodio continua a venire di fronte al bar per far sentire la sua presenza, spesso insieme alla fidanzata, un’taliana. Terrorizza i clienti, li provoca con parolacce e li aggredisce fisicamente. È un personaggio conosciuto qua alla Guizza. Tutti sanno che fa lo spacciatore e non ha il permesso di soggiorno in regola», continua a raccontare angosciata la barista. «Tutte le volte che esco dal bar per portare dentro i tavolini tengo in una tasca il cellulare e nell’altra un coltello. Ho paura. So che a gennaio ha picchiato in un bar vicino un rumeno disabile. È una mina vagante che va fermata prima che compia qualche strage».
http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2015/02/14/news/minacciata-da-un-pusher-barista-vive-nel-terrore-1.10863101
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