Piccole banche muoiono

Ucci ucci ucci ucci, sento odore di imbrogliucci. Sempre quando c’è di mezzo il Bullo di Rignano sull’Arno, si sente odore di bruciato. Lui degli intrighi se ne pasce.  Ora i pennivendoli sono tutti lì a fargli salamelecchi, ma intanto lui con le sue “turboriforme”, lascia feriti, moribondi e morti sul campo. E la nuova  bomba a orologeria è il caso “banche popolari”. Ma ricapitoliamo.

Negli anni della grande crisi, grazie al fatto di non essere quotata in Borsa, la Banca di Vicenza  ha continuato a prestare soldi alle imprese e a crescere in tutto il Nord.

 
 Davide Serra detto il Bandito delle Cayman

Una vera e propria boccata d’ossigeno per le piccole e medie imprese legate al territorio veneto.  Ieri sera un piddiota a nome Speranza in tv a Porta a Porta, ha ipocritamente dichiarato che la crisi esiste per tutti e che tutti devono fare sacrifici, anche le Banche. Tutta demagogia e tutto un sollevare polveroni qualunquisti per sparare indistintamente nel mucchio! La Banca di Vicenza è una piccola grande banca cooperativa ancora commerciale e di risparmio, non è quotata in Borsa e i suoi azionisti (piccoli e grandi) hanno uguale diritto di voto. Una simile realtà non poteva che far rosicare gli spregiudicatissimi  finanzieri piddioti come Davide Serra (titolare del Fondo Algebris alla City di Londra e di una holding alle Cayman, grande amico e sostenitore di Renzi)  sulla quale vorrebbe mettere gli artigli, mediante manovre speculative. Basta leggere qui sulle fonti:  il Giornale attraverso dagospia.

Con la riforma voluta e varata da Matteo Renzi «mettiamo le Banche Popolari nelle mani di speculatori, fondi esteri. Svendiamo loro il 25% dell’attività bancaria italiana», ha detto al Giornale il presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin.

E tra questi c’è anche un fondo di Algebris, il gruppo finanziario londinese di Davide Serra, iscritto alla sede britannica del Pd, amico e finanziatore del premier fin dalla prima ora, noto anche per una holding alle Cayman Island e per aver inneggiato all’abolizione del diritto di sciopero.

A Vicenza, se chiedete di Gianni Zonin, tutti vengono subito al punto. «Prima di lui la Popolare era una banchetta di provincia, adesso è tra le prime in Italia». Imprenditori, professionisti, politici, sindacalisti: difficile trovare una voce controcorrente. Perché, da queste parti, la città e la sua banca sono una cosa sola. E Zonin, imprenditore vinicolo, cavaliere del lavoro, gran navigatore del potere nostrano, è diventato, per forza di cose, il crocevia di ogni affare, l’arbitro delle contese, il passaggio obbligato verso incarichi e prebende.

La ricca Banca di Vicenza funziona così. E a cambiare non ci pensa proprio. Tanto meno se l’ordine arriva da Roma, capitale lontana ed estranea, su carta intestata del governo. Così, da giorni, tra i palazzi del Palladio che fanno da cornice allo splendido corso cittadino, volano parole grosse e proclami di resistenza all’ultimo respiro. «Giù le mani dalla nostra popolare», si sente ripetere nelle stanze del potere locale così come nei caffè del centro.

Tutti ce l’hanno con Matteo Renzi e con il suo decreto legge che vorrebbe riformare il sistema delle banche cooperative (…).
Il governo ha deciso di intervenire sui dieci maggiori istituti della categoria, quelli con un attivo superiore agli 8 miliardi. E nel mirino è finita anche la popolare presieduta da Zonin, un colosso non quotato in Borsa con oltre 100 mila azionisti, in massima parte piccoli e piccolissimi.

L’obiettivo principale della riforma è quello di trasformare le coop del credito in società per azioni, abolendo il sistema del voto capitario che assegna un voto, e un voto soltanto, a ciascun socio, qualunque sia il numero di azioni che possiede.
A giochi fatti, se mai il decreto riuscisse a passare indenne l’esame del Parlamento (esito tutt’altro che scontato), le popolari diventerebbero banche come le altre. In altre parole, sarebbero molto più semplici fusioni e aggregazioni varie, grandi soci come i fondi internazionali potrebbero fare il loro ingresso nell’azionariato e, in teoria, non sarebbero da escludere neppure scalate ostili.

Un menù di questo tipo è quanto di più indigesto si possa immaginare per i vertici degli istituti cooperativi. Che infatti, riuniti sotto le insegne di Assopopolari, l’associazione di categoria, promettono battaglia per bloccare la riforma.

A Vicenza però, più che altrove, l’opposizione al decreto di Renzi viene scandita con i toni della crociata. E, a ben guardare, non è una sorpresa, perché solo qui, nella patria del Palladio, l’identificazione tra città e banca è così forte e totalizzante. 

Altrove il provvedimento del governo incrocia la rotta di giganti come il veronese Banco Popolare o l’Ubi di Bergamo, che per via di aggregazioni successive (dette fusion)  hanno in parte perso il loro radicamento territoriale, ma non la Vicenza.  
I bilanci confermano. Negli anni della grande gelata del credito, quando il sistema ha chiuso il rubinetto dei prestiti, la banca vicentina non ha mai lesinato sui finanziamenti. ((fonte:  l’Espresso attraverso dago)

E  tutto questo fa rodere chi di dovere. Consiglio pertanto di leggere tutti gli articoli da me linkati per farsi un’idea più precisa del caso.

Ma c’è un’altra curiosità relativa alla ministra renziana Maria Elena Boschi (nella foto) che spunta nella brutta storia delle speculazioni che potrebbero avere accompagnato il varo del decreto governativo sulla riforma delle banche popolari, il brutto affaire sul quale ora ha aperto gli occhi anche la Consob. Una piccola, significativa e non secondaria curiosità che va a braccetto con le polemiche che hanno visto beneficiare di rialzi eccezionali  la Popolare dell’Etruria e del Lazio, amministrata in qualità di vicepresidente da Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena, ministro per le Riforme in carica. Riguarda non solo il conflitto di interesse che vede coinvolta la Boschi per via dei suoi rapporti di parentela, ma quello che la chiama in causa direttamente come socio della banca e che, in quanto tale, avrebbe dovuto consigliarle di non partecipare alla riunione del Consiglio dei ministri che ha varato la “riforma” sulle banche popolari (fonte il Fatto).
Dalla documentazione patrimoniale del ministro delle Riforme depositata negli uffici della Camera dei deputati emerge pure un suo piccolo pacchetto di 1.557 azioni dell’istituto bancario toscano.

Concludendo, credo che su questa losca manovra che chiamano orwellianamente “riforma” delle banche popolari (in realtà un golpe bancario)  ci sarà un gran bel trambusto prossimo venturo.

http://sauraplesio.blogspot.it/

Il Terzo Mondo che funge da esempio

Nella foto si vede il momento del pasto in un canile gestito dall’associazione “In difesa degli animali” (India). Questi cani salvati dalla strada sono molto disciplinati: al momento del pasto sorprendentemente non c’è mai alcun disaccordo tra di loro! Le ciotole sono personalizzate. Tutti i cani sono arrivati a riconoscere il segnale che il tempo del pasto è vicino. I cani tranquillamente iniziano a raggrupparsi con grande controllo e molti scodinzolii delle loro code.

Allora, i guardiani escono dalla cucina con grandi contenitori di cibo caldo e ciotole piene fino all’orlo. Una volta fatto questo, i guardiani si spostano di lato, in  modo che il titolare del canile, Krishna, stando nel mezzo urla “A voi, a voi!”. Questo ordine è immediatamente eseguito da molti cani che si precipitano verso la propria ciotola a mangiare il loro cibo. Quelli che hanno ancora fame aspettano pazientemente fino a quando tutti gli altri hanno finito e poi mangiano il cibo rimanente. Se i cani ne vogliono ancora, c’è molto cibo a disposizione. Ai cani anziani e ciechi viene data ancora più attenzione, giacché richiedono un’assistenza speciale al momento del pasto, ma questa è una storia per un’altra volta!

http://freeanimals-freeanimals.blogspot.it/2015/01/il-terzo-mondo-che-funge-da-esempio.html#more

Dichiarazione bomba di un Generale francese al Senato: “L’Isis è stato creato dagli Stati Uniti”

Pubblicato Mercoledì, 04 Febbraio 2015 10:39

genfrancese

Si parla tanto delle porcate commesse dall’Isis in questi giorni. Ma è passata sotto silenzio la dichiarazione fatta dal Generale francese Vincent Desportes, generale di divisione a riposo e professore associato presso la facoltà di Scienze Politiche di Parigi, che davanti alla commissione per gli Affari Esteri, per la Difesa e per le Forze Armate, ha dichiarato: “L’Isis è stato creato dagli Stati Uniti.” Ecco tutti i dettagli.

Il 17 dicembre 2014 la commissione per gli Affari Esteri, per la Difesa e per le Forze Armate ha dibattuto in seduta pubblica la proroga dell’operazione “Chammal” in Iraq.

Presieduta da Jean-Pierre Raffarin, la commissione ha sentito − durante la discussione – il generale di seconda sezione Henri Bentégeat, ex capo di stato maggiore delle forze armate, il generale di corpo d’armata Didier Castres, vicecapo operativo di stato maggiore, l’on. Hubert Védrine, ex ministro degli Esteri, il generale di divisione a riposo Vincent Desportes − professore associato presso la facoltà di Scienze Politiche di Parigi − e l’on. Jean-Yves Le Drian, ministro della Difesa.

ISIS CREATO DAGLI USA

Rivediamo in dettaglio l’intervento del generale Vincent Desportes.

Iniziando il suo discorso con una breve presentazione dell’ISIS (Daech), nel mettere soprattutto in evidenza il vero pericolo di questo gruppo terroristico rispetto ai nostri interessi vitali, ha detto senza mezzi termini: “Chi è il dottor Frankenstein che ha creato questo mostro? Diciamolo chiaramente, perché ciò comporta delle conseguenze: sono gli Stati Uniti. Per interessi politici a breve termine, altri soggetti – alcuni dei quali appaiono come amici dell’Occidente − hanno contribuito, per compiacenza o per calcolata volontà, a questa creazione e al suo rafforzamento, ma le responsabilità principali sono degli Stati Uniti. Questo movimento, con la fortissima capacità di attrarre e diffondere violenza, è in espansione. È potente, anche se è caratterizzato da punti profondamente vulnerabili. È potente, ma sarà distrutto. Questo è certo. Non ha altro scopo che quello di scomparire.”

LA GUERRA LAMPO NON ESISTE

Mettendo in guardia i membri della commissione sulle implicazioni di una guerra in un contesto di ridimensionamento delle nostre forze, il generale Desportes ha aggiunto: “In bilancio, di qualsiasi esercito si tratti, ci siamo impegnati oltre situazioni operative standard, nel senso che ogni esercito sta usando le proprie risorse senza avere il tempo di rigenerarle. In termini reali abbiamo forze insufficienti: per compensare, a livello sia tattico che bellico, le facciamo girare a un elevatissimo ritmo di utilizzo. Vale a dire che, se continua questo sovraccarico di impiego, l’esercito francese si troverà nella situazione dell’usurato esercito britannico in Iraq e in Afghanistan, costretto da alcuni anni a interrompere gli interventi e rigenerare le proprie risorse “a casa”. Il notevole sforzo prodotto ora a favore degli interventi avrà ripercussioni forti e quantificabili sulle forze nel nostro Paese, in particolare in termini di prontezza operativa. Il senso di responsabilità impone di sfatare definitivamente il mito della guerra breve”.

I CINQUE PRINCIPI PER LA STRATEGIA MILITARE

Dopo alcuni cenni sulle basi della strategia militare, il generale Desportes ha delineato una serie di cinque principi che dovranno guidare qualsiasi decisione di intervento.

Secondo il primo principio, ci si deve impegnare solo se si può controllare il livello strategico. Se questo precetto non è rispettato, è evidenziato il rischio di usare le proprie forze armate col discredito e la perdita d’immagine che ne conseguono.

È il caso della Francia in Afghanistan: ha fatto una “guerra americana” senza un controllo strategico d’insieme, senza controllo sullo svolgimento delle operazioni e senza controllo sulla direzione della coalizione.”

Il secondo principio dice che si deve intervenire solo laddove ci sia “senso strategico”.

La Francia è grande nel mondo, in particolare per il suo posto nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma poiché questo posto le viene contestato ogni giorno, deve difenderlo e legittimarlo ogni giorno. E può farlo solo attraverso la sua capacità di gestione utile dei focolai di tensione del mondo. Il che, tra l’altro, richiede assolutamente la necessità di rafforzare la nostra capacità di agire come “nazione guida” e di “entrare per primi”. Non ci sono dubbi: il nostro posto tra i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU e la nostra influenza nelle questioni mondiali si basano in primo luogo sulla nostra capacità di agire concretamente nelle situazioni di crisi (capacità e credibilità).”

Terzo principio: occorre definire obiettivi raggiungibili. Prendendo l’esempio dell’Afghanistan, Desportes dice che«gli obiettivi hanno assai rapidamente deviato e superato i mezzi di cui disponeva la coalizione (soprattutto in termini di tempi e di capacità di controllo dello spazio terrestre)».

Quarto principio: intervenire solo quando l’azione considerata è compatibile con i mezzi a disposizione, immediatamente e nel lungo termine.

Essendo uno dei primi ad avere criticato pubblicamente il Libro bianco sulla difesa del 2013, il generale Desportes ha dichiarato: “Il Libro bianco 2013 parla di «volume di forze sufficienti». In effetti, come è noto, l’operazione “Serval” è stata una scommessa estremamente rischiosa, a causa del basso volume di forze dispiegate combinato con la grande obsolescenza della maggior parte delle attrezzature impiegate. L’operazione “Sangaris” un azzardo finito male, poiché la scommessa fatta sulla “sorpresa iniziale” non è stata vinta. Poi la negazione della realtà unita alla nostra mancanza di risorse ha impedito l’adattamento della forza alla reale situazione sul campo e allo schieramento immediato dei cinquemila uomini che erano indispensabili.”

Quinto principio: non fare il primo passo senza considerare l’ultimo.

Ciò significa che si devono valutare − senza condizionamenti ideologici, senza essere ciechi − le conseguenze di un intervento, soprattutto se non si intende arrivare fino in fondo”.

LA GRANDEUR FRANCESE È FINITA

Al termine del suo discorso, il generale Desportes ha continuato a mettere sull’avviso i membri della Commissione sul decadimento delle forze armate francesi.

L’evidente sottodimensionamento della spesa operativa produce significativi effetti negativi di cui deve essere consapevole chi decide. Anzitutto, apprendere dai media − senza una chiara smentita − che i corpi militari spendono ingiustificatamente il magro bilancio francese evidenzia il fallimento morale, dal momento che i nostri soldati combattono su tutti i fronti, per la Francia e ai suoi ordini, con risorse veramente troppo scarse. Inoltre c’è che siamo sempre sotto il livello della “massa critica”: questo sottodimensionamento del budget ha un impatto diretto sia sul successo delle operazioni sia sulla sicurezza dei nostri soldati, che finiscono per ritrovarsi messi in pericolo”.

L’OPERAZIONE CHAMMAL UN FALLIMENTO

A proposito dell’operazione “Chammal”, il generale dichiara: “Giungo a Chammal dopo un paio di giri, lo ammetto, ma non si perde mai tempo a prendere un momento di distanza strategica, in un’epoca in cui la tendenza è proprio quella di ragionare in fretta, in termini di spese di cassa, su problemi che richiedono tempi lunghi e investimenti pesanti. Non mi trattengo sull’attuale sconcertante contraddizione tra, da un lato, il conflitto del mondo alle nostre porte, nel nostro est, nel nostro sud-est, nel nostro sud, la moltiplicazione dei nostri interventi e, dall’altro lato, il deterioramento rapido e profondo delle nostre capacità di bilancio con, a valle, quello delle nostre capacità militari. A destra e a sinistra lo sanno tutti; alcuni, troppo pochi, lo dicono. […] E allora? Atteniamoci al ben noto principio della guerra, il principio di concentrazione… o alla sua versione popolare: “chi troppo vuole nulla stringe”. Smettiamo di espanderci! Guardiamo in faccia la realtà. Stato islamico. “ISIS delenda est”: certamente! Siamo profondamente solidali, ma non siamo in alcun modo responsabili. I nostri interessi esistono, ma sono indiretti. Da quelle parti le nostre capacità sono limitate e irrisorie, rispetto agli Stati Uniti, e la nostra influenza strategica è estremamente limitata”.

Clicca qui per leggere l’intervento integrale del generale al senato

 MILITANTI FRANCESI NELL’ISIS, ECCO I LORO VOLTI – GUARDA IL VIDEO

– See more at: http://www.infiltrato.it/inchieste/dichiarazione-bomba-di-un-generale-francese-al-senato-l-isis-e-stato-creato-dagli-stati-uniti#sthash.CT1XhUnT.dpuf

questa mammina e i suoi piccoli 1 maschietto e 1 femminuccia rischiano il canile!!!

Raffaella D’Amato 

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Ricevo la segnalazione di una mia amica che mi ha detto che questa mammina e i suoi piccoli 1 maschietto e 1 femminuccia rischiano il canile!!!!!!vi prego loro …sono di Melito (Napoli) chi fosse di li puoi aiutare questa mia amica si chiama Annarita lei è di li e anche la mammina e i piccoli si trovano li aiutatemi vi prego a trovare uno stallo o un’adozione per loro io purtroppo non posso prenderli sono già piena di mio con cuccioli e vecchietti da curare vi prego aiutiamo Annarita questo è il suo numero 3358298249

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10205969229488656&set=pcb.10205969244129022&type=1&theater

POURQUOI LA PRISE DE KOBANE INQUIETE ANKARA ET DAMAS (1er FEVR. 2015)

# EODE-TV/ INANÇ KUTLU (EODE) : 

Les experts internationaux de EODE sur les médias …

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA TV/

Avec EODE Press Office/ 2015 02 01/

EODE-TV - EXPERTS inanc kutlu KOBANE ANKARA DAMAS (2015 02 01) FR

Intervention de Inanç KUTLU,

Administrateur de EODE Zone Turkey :

 Video sur le Website d’EODE-TV https://vimeo.com/118539830

 L’introduction  de Bachir Mohamed LADAN :

PRISE DE KOBANE PAR LES KURDES.

Pourquoi Ankara a-t-il peur ?

Pourquoi Damas doit-il s’inquiéter ?

Kobane est enfin libéré des assaillants de l’État islamique. Il faut bien entendu saluer la victoire des combattants kurdes qui ont su lutter sans relâche face à la barbarie takariste.

Mais d’où vient ce changement de cap de la politique de l’OTAN ?

Pourquoi avoir cessé le soutien aux djihadistes appelés, encore il y a peu, les “combattants de la liberté”?

 Diffusé sur AFRIQUE MEDIA TV

dimanche 1er Février 2015 dans l’émission ‘Le Débat Panafricain’

présenté par Bachir Mohamed Ladan.

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LA SITUATION INTERNATIONALE DECRYPTEE

PCN-TV & RTVGE/ 2015 01 31/

 Video sur : https://vimeo.com/118336003

PCN-TV - LM geopol. la pol. internat. decryptee (2015 01 31) FR (1)

GEOPOLITIQUE – GEOECONOMIE – DOMINATION MONDIALE DES USA – NEOCOLONIALISME – AVENIR DE L’AFRIQUE :

Une des interventions du géopoliticien Luc MICHEL, qui est aussi un leader panafricaniste très populaire (dans la ligne de Kadhafi), sur la chaîne de télévision d’Etat RTVGE en Guinée-Equatoriale (26 juin 2014, présentation de Martial Bissog et Virgilio Ela Motu, DG de la RTVGE) …

PCN-TV - LM geopol. la pol. internat. decryptee (2015 01 31) FR (2)

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CAMEROUN: BOKO HARAM INCENDIE LA GRANDE MOSQUÉE DE FOTOKOL, DES CIVILS ÉGORGÉS … OUI LA GUERRE DJIHADISTE EST AUSSI UNE GUERRE CONTRE LES MUSULMANS !

Luc MICHEL/ En Bref/

Avec AFP – PCN-SPO/ 2015 02 04/

LM.NET - EN BREF djihad guerre ctre les musulmans (2015 02 05)  FR

« Combattre en Syrie n’est pas du Djihad. C’est une forme d’exploitation des jeunes qui ont des conditions de vie précaires (…) Les Syriens sont des musulmans et tout musulman ne combat pas son frère musulman »

– Cheikh Othman Battikh, Mufti de la République tunisienne.

 La grille d’analyse du djihadisme made in USA, celle de la « guerre des civilisations » (une invention sioniste des Likudniks, popularisée par Huntington et les neocons), que veulent nous imposer les politiciens atlantistes et les médias de l’OTAN, est totalement fausse et inopérante. Non la guerre djihadiste n’est pas une guerre des musulmans contre les chrétiens ou les animistes. C’est bien une guerre contre les musulmans aussi et en priorité, en Afrique comme au Proche-Orient !

 Il faut en finir avec ces analyses fausses qui induisent les peuples en erreur et renforcent la propagande américano-atlantiste et sioniste. Ceci d’autant plus que ces analyses viennent aussi polluer notre camps. Hier sur AFRIQUE MEDIA TV, un jeune paneliste affirmait ces thèses américaines et disait que « les musulmans devaient parler avec les chrétiens » (sic), comme si ces musulmans étaient la source du problème. C’est exactement reservir la propagande des gouvernements atlantistes. Il y a quelques semaines un autre jeune paneliste sur la même TV servait, directement d’un livre occidental régurgité sans critique, la même grille de lecture américaine pour expliquer la guerre en Syrie. Proclamant qu’il s’agissait « d’un conflit entre la majorité sunnite et les minorités chiites et alouites » (resic). Ignorant visiblement que l’Armée arabe syrienne de Bachar al-Assad est constituée de 90% de sunnites et que l’un des principaux personnages de l’Etat syrien est le Grand Mufti de la République, mon ami Cheikh Ahmad Badr al-Din Hassoun.

 Il faut en finir avec cette propagande occidentale, avec les sources universitaires occidentales, avec le respect imbécile et unilatéral des universitaires occidentaux. Les universités du Bloc atlantiste sont avant tout un des appareils idéologiques d’état (suivant le concept pertinent de Niko Poulantzas), destinée à encadrer idéologiquement la population. Et les chercheurs de ces même universités sont les piliers de la propagande des médias de l’OTAN.

 Pour les sceptiques, l’actualité nous démontre ce jour dans l’horreur que les musulmans sont bien les premières victimes de la guerre de ce djihad dévoyé.

 Les islamistes nigérians de Boko Haram ont égorgé des civils et incendié la grande mosquée de la ville camerounaise de Fotokol lors d’une violente attaque ce mercredi matin, ensuite repoussée par les armées camerounaise et tchadienne, selon des sources sécuritaires et des habitants. “Ils ont brûlé des maisons et tué des civils et même des militaires”, a affirmé à l’AFP une source proche des services de sécurité jointe depuis Yaoundé, tandis que plusieurs habitants ont fait état de civils égorgés et de l’incendie de la grande mosquée de la ville frontalière par les islamistes …

 Luc MICHEL

 Photo : Le Grand Mufti de la République syrienne Cheikh Ahmad Badr al-Din Hassoun et Luc Michel, à Damas le 30 novembre 2014.

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Luc MICHEL /

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QUAND ‘JE SUIS CHARLIE’ FAIT FLAMBER L’ISLAMOPHOBIE… ET L’ORGANISE CONTRE DES ENFANTS AU MEPRIS DES VERITABLES VALEURS REPUBLICAINES !

Luc MICHEL pour PCN-Info / 2015 01 20 /

Avec Alter Info – PCN-SPO – lucmichel.net /

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PIH - LM charlie et répression des enfants (2015 01 04) FR

“les fascistes de demain seront des anti-fascistes”

– Winston Churchill.

Des enfants, des petis français, dénoncés et molestés par leurs enseignants, déférés à la police anti-terroriste, stigmatisés, c’est çà aussi « Je suis Charlie ».  Deux cas – Ylies (1) et Ahmed (2) – ont percé la propagande des médias du régime français et indignent le monde entier …

Coupables ces enseignants “bobos”, responsables du pourrissement de toute la société ouest-européenne, la génération “mai 68”, qui confond ses théories gauchistes et la véritable laïcité.

Et au fond des cerveaux desquels sommeille un gestapiste en puissance, un flic de la pensée qui avec “Charlie” est devenu un auxiliaire de police.

Avec pour kapo en chef la ministre Najaud-Belkasem, french-american Young leader (3), qui félicite les auteurs de la traque aux enfants, oublieuse du fait qu’elle a aussi été une petite arabe en France. La haine de soi ?

Curieux ex libertaires et pseudo “anti-racistes” (sic) devenus les instruments d’une pensée totalitaire néocoloniale made in USA : le « choc des civilisations » (4). Précisément le même mode de pensée que celle des djihadistes de DAECH  ou AL-QAIDA : terroriser, conformiser, éradiquer, violer les cerveaux, réduire les intelligences critiques !

A commencer par les enfants. DAECH exécutant 15 adolescents pour avoir regardé un match de football. Mais aussi ces mauvais enseignants qui font la traque immonde à de petits français d’origine arabe.

Au mépris des véritables valeurs de cette République française, celle de Robespierre, Hugo ou Jaurès, dont vous usurpez le nom (comme le chantait le grand Jean Ferrat) …

 NI CHARLIE, NI DAECH, REPUBLICAIN ! (5)

Luc MICHEL

 (1) Cfr. LA FOLIE TOTALITAIRE DES ‘JE SUIS CHARLIE’  :

“L’école de son fils a organisé un “spectacle” avec les petits de CP, qui consistait à reproduire l’attaque contre Charlie Hebdo. Et le directeur a désigné son fils de 6 ans (petit français au nom arabe) pour jouer le rôle d’un des tueurs…”

sur http://www.alterinfo.net/Ylies-6-ans-traite-comme-un-terroriste_a110479.html

 (2) Cfr. LUCMICHEL.NET/ LE BOURRAGE DE CRANE PRO-DAECH OU PRO-CHARLIE REND BETE. MAIS LA REPRESSION CONTRE LES ANTI-CHARLIE REND FOU …

sur http://www.lucmichel.net/2015/01/29/lucmichel-net-le-bourrage-de-crane-pro-daech-ou-pro-charlie-rend-bete-mais-la-repression-contre-les-anti-charlie-rend-fou/

 (3) Cfr. PCN-INFO / COMPRENDRE CE QUI SE PASSE EN FRANCE (2) : LA ‘FRENCH-AMERICAN FOUNDATION’ MATRICE DE LA COLLABORATION FRANCAISE

sur http://www.lucmichel.net/2014/01/11/pcn-info-comprendre-ce-qui-se-passe-en-france-2-la-french-american-foundation-matrice-de-la-collaboration-francaise/

(4) Cfr. LUCMICHEL.NET / LA FRANCE DANS LA « GUERRE DES CIVILISATIONS » MADE IN USA : ‘CHARLIE’ CA SERT AUSSI A RELANCER L’ISLAMOPHOBIE …

sur http://www.lucmichel.net/2015/01/26/lucmichel-net-la-france-dans-la-guerre-des-civilisations-made-in-usa-charlie-ca-sert-aussi-a-relancer-lislamophobie/

et PCN-TV / LUC MICHEL: POURQUOI ‘CHARLIE’ FAIT HAIR LA FRANCE ? / LUC MICHEL SUR ‘AFRIQUE MEDIA TV’

sur http://www.lucmichel.net/2015/01/25/pcn-tv-luc-michel-pourquoi-charlie-fait-hair-la-france-luc-michel-sur-afrique-media-tv/

et PCN-INFO / LA FRANCE DANS LE « CHOC DES CIVILISATIONS » MADE IN USA : LA CHINE DENONCE PARIS ET UN AUTRE MAGAZINE FRANÇAIS ‘FLUIDE GLACIAL’ !

sur http://www.lucmichel.net/2015/01/20/pcn-info-la-france-dans-le-choc-des-civilisations-made-in-usa-la-chine-denonce-paris-et-un-autre-magazine-francais-fluide-glacial/

 (5) Cfr. PCN-TV / LUC MICHEL SUR ‘AFRIQUE MEDIA TV’ : NI CHARLIE NI DAESH. NOUS SOMMES LA 3e FORCE !

http://www.lucmichel.net/2015/01/18/pcn-tv-luc-michel-sur-afrique-media-tv-ni-charlie-ni-daesh-nous-sommes-la-3e-force/

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