l’Italia chiede 700milioni per la TAV

http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamentoeuropeo/2015/02/via-8-miliardi-da-ricerca-e-trasporti-ma-litalia-chiede-700milioni-per-la-tav.html

Via 8 miliardi da ricerca e trasporti. Ma l’Italia chiede 700milioni per la TAV

Da qualunque parte la tiri, la coperta è sempre corta. Spulciando tra le righe di un piano multimiliardario che fa già acqua da tutte le parti (stiamo parlando del piano d’investimenti Juncker), i nostri portavoce al Parlamento Europeo scoprono che la realtà è ben diversa da come ci è stata presentata.

 BILANCIO GONFIATO? – Infatti, nonostante il bilancio sia stato approvato circa un mese fa, la costituzione del famoso European Fund for Strategic Investments (EFSI) sta già drenando risorse da progetti precedentemente approvati. Per il periodo 2015-2018, nello specifico, si attingerà per 3,3 miliardi dal CEF, per 2,7 miliardi dall’Horizon 2020, per 2 miliardi dal MMF. Per quel che riguarda il settore dei trasporti verranno dunque sottratti, in termini di impegni di spesa per il 2015, 700 milioni di euro. Il settore ferroviario subirà dunque una riduzione dei fondi precedentemente stanziati per la rimozione dei colli di bottiglia, il miglioramento dell’interoperabilità, il completamento dei tratti mancanti, il miglioramento dei tratti di confine (560 milioni), i sistemi di trasporto sostenibile ed efficiente (34,9 milioni di euro), l’ottimizzazione dell’integrazione e l’interconnessione delle modalità di trasporto (104,8 milioni di euro). La direzione che l’Europa sta seguendo sembra quindi l’esatto opposto di quanto decantato dal commissario europeo Violeta Bulc, che nel corso delle audizioni aveva promesso un impegno finanziario cospicuo.

 

UNA CURIOSA COINCIDENZA – Particolarissimo il caso della tristemente celebre TAV, per cui l’Italia ha chiesto ulteriori 700 milioni di Euro per giungere al suo completamento. Soldi che alla Francia non servono, evidentemente convinta che i fondi europei debbano essere sfruttati per opere decisamente più utili. Sarà una “task force” tra Commissione, BEI e Stati membri a decidere cosa verrà finanziato, come e in quale misura. Il Bel Paese, solo qui, ha vinto un primato presentando, assieme alla TAV, altri 83 miliardi di Euro per opere che per il momento sono solo sulla carta, nemmeno discusse con i cittadini. Il rischio d’infiltrazione mafiosa è altissimo e per questo sono stati presentati degli emendamenti da parte del M5S per innalzare i controlli della Commissione non solo prima, ma anche durante e dopo la realizzazione delle infrastrutture.

 LE STORTURE – Oltre al fatto che i tagli al settore trasporti e ad altri settori sensibili (come la ricerca e l’industria) sono attualmente oggetto di un’interrogazione scritta da parte dei portavoce del Movimento 5 Stelle, appare chiaro come in questa Europa la coerenza sia sconosciuta. Si preferisce costituire un fondo oscuro piuttosto che mantenere gli impegni firmati , si finanziano con milioni e milioni di Euro progetti di dubbia utilità senza poi monitorare lo stato di avanzamento dei lavori. Infine, ma a questo gli italiani sono abituati, si millantano risorse finanziarie che in realtà sono del tutto assenti. Il M5S continuerà a vigilare, le prime crepe sono già ben visibili: è bastato leggere le carte e non ascoltare le parole.

Mestre: Imprenditore si suicida impiccandosi nella sua azienda di ricambi auto

3 febbraio 2015

Si è impiccato al muletto della sua azienda di ricambi auto di via Trento. Si allunga purtroppo la lista di imprenditori veneti che si sono tolti la vita negli ultimi anni. L’ennesima tragedia si è registrata a Mestre verso le 20.40 di lunedì. Il titolare della ditta, aperta nel 1989, è stato rinvenuto ormai senza vita all’interno della sede della ditta, dopo che quest’ultimo non era tornato a casa dopo il normale orario di lavoro. A quel punto è stato lanciato dalla compagna l’allarme ai carabinieri, che hanno eseguito un sopralluogo nel capannone accompagnati dalla segretaria dell’azienda e hanno fatto la tragica scoperta. Nessun dubbio sul fatto che si sia trattato di un gesto estremo. Vicino al corpo un messaggio per i famigliari, con all’interno spiegate non solo le cause che hanno portato alla decisione di togliersi la vita, ma anche le disposizioni per come gestire la situazione dopo che tutto si sarebbe concluso. Alla base, ma le indagini dei militari dell’Arma sono ancora in corso, possibili motivi personali che come spesso accade in questi casi si sarebbero aggiunti ai problemi economici che stava attraversando la sua attività, di cui era titolare unico. Le preoccupazioni per il futuro e per i conti potrebbero quindi aver concorso a trascinare la vittima in una tragica spirale, da cui purtroppo è difficile uscire. M.B. lascia una compagna e due figlie.

Fonte mestre.veneziatoday

CORTE ONU, SERBIA NON COMMISE GENOCIDIO CONTRO CROAZIA

Chi risarcirà i danni? E le milioni di vite perse? Tutti quelli che allegramente vollero bombardare la Jugoslavia compreso il ns nuovo presidente? Giusto due righe, per carità, che non si sappia o si “sporca” la narrazione ufficiale della storia

(ANSA) – BRUXELLES, 3 FEB – La Serbia non commise genocidio nei confronti della Croazia durante la guerra dei Balcani. Lo ha stabilito la Corte internazionale di giustizia dell’Onu che ha sede all’Aja. I giudici hanno quindi respinto le accuse avanzate dal governo di Zagabria sulle tragedie di Vukovar e altre città nel 1991.

Rovigo: Ex parlamentari polesani ci costano più di 500mila euro

Il nuovo presidente di tutti gli italiani, che ci costa 400mila euro l’anno  è tanto preoccupato per i giovani. Immagino che si prodigherà affinché venga garantito un reddito di cittadinanza…sicuro

 3 febbraio 2015

Diciotto ex parlamentari per un totale di 48.817,7 euro al mese di vitalizi. Senza tredicesima si parla di 585.812,4 euro all’anno. La «casta» polesana ci costa più di mezzo milione.

Dai veterani Gabriele Frigato, che ha versato i contributi per 15 anni, e Ivana Pellegatti (Pci) che ha fatto prima una legislatura alla Camera e poi una al Senato, fino a Domenico Romeo (Psi) che non ha concluso tutto il suo mandato a Palazzo Madama, ma che ha continuato a pagare i contributi per cinque anni così da poter ottenere il vitalizio.

Il vantaggio di ricevere la cospicua pensione da ex parlamentare non termina nel caso di una conclusione anticipata della carriera nei palazzi romani del potere. Basta, infatti, fermarsi a Palazzo Madama o a Montecitorio per poco più di due anni e mezzo e continuare a pagare i contributo, nonostante la fine del mandato, per contare già su 2mila euro di vitalizio. Oltre alla rendita mensile, inoltre, gli ex parlamentari godono di vari benefit tra cui la copertura delle spese sanitarie e un budget per i viaggi e i corsi di aggiornamento.

In Polesine gli ex parlamentari ancora in vita che hanno maturato il diritto di avere il vitalizio sono 18: otto senatori e otto deputati più due che hanno soggiornato per un mandato sia a Montecitorio che a Palazzo Madama.

Tra questi c’è chi – come già detto – non ha concluso l’incarico per motivi personali o per la caduta del Governo, ma riceve in ogni caso il vitalizio che, per soli cinque anni di mandato supera i 2mila euro, ben più di quello che si può aspettare un operaio dopo 40 anni di onorato servizio.

C’è chi, invece, non è riuscito a maturare l’anzianità necessaria, come ad esempio Giuseppe Fini, deputato nella XV legislatura eletto nella lista di Forza Italia, che è stato in carica due anni e poche settimane e per questo non riceve nessun vitalizio né benefit dato che la soglia da raggiungere era di due anni, sei mesi e un giorno. Idem dicasi per il senatore per solo un paio di mesi Gino Sandro Spinello. C’è poi chi invece, come Luca Bellotti, che è stato anche sottosegretario, che non ha ancora raggiunto l’età per godere del vitalizio.(…)

 Leggi tutto su gazzettino

http://www.crisitaly.org/notizie/rovigo-ex-parlamentari-polesani-ci-costano-piu-di-500mila-euro/

Haiti: A 5 anni dal terremoto la ricostruzione fraudolenta sotto occupazione militare

Nel 2014, quasi cinque anni dopo il devastante terremoto, numerose proteste di massa si sono svolte contro l’occupazione delle Nazioni Unite (MINUSTAH), per la partenza del presidente haitiano Michel Martelly e il primo ministro Laurent Lamothe. Quest’ultimo infine si è dimesso nel dicembre 2014. Questi eventi non hanno avuto nessuna menzione dai media mainstream. Perché?

Quando le proteste anti-governative si verificano in un paese che non è guidato da un alleato degli Stati Uniti, vi è un’ampia copertura. Gli attuali leader di Haiti sono “adatti” per i leader occidentali, in particolare per gli Stati Uniti, perché in realtà, sono loro che scelgono i leader del paese, non il popolo di Haiti.
Di Julie Lévesque
Mondialisation

Il 12 gennaio, c’è stato 5° anniversario del devastante terremoto, ma le principali questioni e problemi strutturali non sono, né saranno affrontati o, nella migliore delle ipotesi, saranno presentati in un modo che sostiene la nozione fuorviante del fardello dell’uomo bianco. “Haiti ha bisogno di aiuto”. “E’ davvero il caso? E di che tipo di aiuto stiamo parlando?

“Gli aiuti internazionali” sono solo uno strumento capitalistico imperiale progettato per mantenere il Sud prigioniero delle disastrose politiche neoliberiste del Nord, che ostacolano un vero sviluppo e per impedire la sovranità economica e politica del Sud.

Dove finiscono i soldi degli aiuti? Nelle stesse tasche di coloro che pretendono di donare. Haiti è probabilmente il miglior esempio della vera truffa degli aiuti internazionali.

Bush e Clinton: i salvatori

 

Come ogni buon neoliberista che sa di non dover sprecare una grave crisi, Bill Clinton, ha visto il terremoto del 2010 come una grande opportunità. Come fa notare Dady Chery:

[All’inizio dell’occupazione statunitense nel 1915] è stato imposto ad Haiti un trattato per la creazione della carica di Alto Commissario degli Stati Uniti a guidare il paese insieme al suo presidente “haitiano” selezionato […] Il controllo delle finanze del paese, dei lavori pubblici e servizi sanitari pubblici sono stati trasferiti ai democratici statunitensi del sud che avevano sostenuto la campagna di Wilson, allo stesso modo in cui oggi sono trasferiti all’USAID e alle organizzazioni non-governative (ONG). L’idea all’epoca era la stessa di oggi: l’intera economia di Haiti deve servire gli Stati Uniti e quasi tutti i dollari pagati come salari di Haiti dovrebbero tornare negli Stati Uniti.

Clinton ha visto nel terremoto del 2010 la possibilità di diventare il nuovo Alto Commissario statunitense di Haiti […]. Nei quattro mesi successivi al terremoto, ha formato la Commissione ad interim per la ricostruzione di Haiti ( CIRH ), un club esclusivo dove si deve “pagare per giocare”, cioè un gruppo di ricchi funzionari e uomini d’affari dei paesi della MINUSTAH e altrove, che hanno accettato di fornire truppe nazionali o soldi […] in cambio di un po’ di “azione” in Haiti. Dopo qualche pressione e un po’ di corruzione, il Parlamento haitiano è stato costretto a dichiarare uno stato di emergenza di 18 mesi, durante i quali Clinton e la sua banda del CIRH potevano gestire la ricostruzione a loro piacimento, senza essere perseguiti per la loro responsabilità. Un anno e mezzo più tardi, quando il Senato di Haiti ha rilevato che ben poco era stato fatto, ha accusato il CIRH di essere fraudolento e lo stato di emergenza non è stato rinnovato. (Dady Chery, Haiti: Time for Clinton and Co to Pack and Go, Nouvelles Junkie Post, 15 dicembre, 2014)

L’influenza nefasta di Bill Clinton nel paese non è nuova. Uno studio delle strategie di liberalizzazione economiche imposte ad Haiti dagli Stati Uniti negli anni ’80 e ’90 ha evidenziato che “il presidente Clinton e altri inquilini recenti della Casa Bianca hanno condannato [ndr] Haiti ad un futuro di povertà endemica attraverso una politica egoistica statunitense sull’esportazione del riso”.

L’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID), tra le altre organizzazioni, ha incoraggiato Haiti ad avviare l’esportazione di prodotti agricoli preparati e trasformati, sottolineando la necessità di importare cereali di base sul mercato internazionale [… ] Gli esperti americani hanno lavorato per smantellare l’economia rurale di Haiti, anche se i funzionari dell’USAID hanno riconosciuto che una tale mossa poteva aumentare la povertà e contribuire a un declino degli standard medi di reddito e di salute degli haitiani. Nel 2003, circa l’80% del riso consumato ad Haiti è stato importato dagli Stati Uniti”. (Leah Chavla, Bill Clinton’s Heavy Hand on Haiti’s Vulnerable Agricultural Economy: The American Rice Scandal,Council on Hemispheric Affairs, 13 aprile, 2010)

Il business dei soccorsi e degli aiuti internazionali nei disastri

Il terremoto di Haiti è stata un’opportunità di business e molte industrie hanno approfittato del disastro, estrazione, abbigliamento e turismo, solo per citarne alcune. Le donazioni hanno favorito le imprese dei paesi donatori più delle stesse di Haiti, diversi progetti hanno visto il superamento dei costi ed altre si sono rivelate inutili per la mancanza di infrastrutture critiche.

E’ un fatto ben noto e documentato nei circoli dei media indipendenti che l’aiuto internazionale è solo un business redditizio travestito carità. Circa l’80% dei fondi di aiuto internazionali dedicati ai paesi in via di sviluppo finisce nelle casse delle imprese e delle organizzazioni non governative (ONG) dei paesi donatori. Lontano da aiutare, questa dinamica crea una relazione di dipendenza ostacolando, o addirittura impedendo ai paesi “beneficiari” di sviluppare le stesse strutture che potrebbero liberarli da questo rapporto coloniale.

Mentre la maggior parte delle persone che lavorano per organizzazioni umanitarie occidentali hanno buone intenzioni, la politica occidentale “umanitaria” verso paesi come Haiti sono deliberatamente progettate per mantenere la superiorità finanziaria del Nord sul Sud. Questo è stato dimostrato dagli effetti disastrosi del famigerato programma di “aggiustamento strutturale” del Fondo Monetario Internazionale, incentrato sulla privatizzazione massiccia e il libero scambio che hanno distrutto le economie locali, l’agricoltura e la sovranità alimentare dei paesi che ora si basano su “aiuti alimentari”. Questo è quello che è successo ad Haiti:

Mentre alcune agenzie statunitensi governative sostengono che i loro programmi sono progettati per ridurre la fame e promuovere la produzione agricola, altri programmi hanno costretto l’apertura del mercato di Haiti, creando milioni di nuovi consumatori per i prodotti agricoli statunitensi, come riso, pollame, carne di maiale e altri, mettendo in crisi la produzione agricola locale e trasformando le abitudini alimentari di Haiti.
Poiché circa il 50-60% della popolazione vive ancora nel settore agricolo, queste politiche hanno avuto effetti molto negativi sull’economia in generale. Ad esempio, uno studio di Christian Aid 2006 stima che 831.900 persone sono state direttamente colpite dalla caduta dei prezzi nel 1995, che un tempo proteggevano zucchero, riso e pollo haitiani.
Haiti importa ora almeno il 50% del suo cibo, soprattutto dagli Stati Uniti ed è diventato il secondo più grande importatore di riso statunitense del pianeta.  (HAITI: Aid or Trade? The Nefarious Effects of U.S. Policies, Ayiti Kale Je, 6 novembre 2013)

Le ONG occidentali sono uno strumento imperiale, scrive Ezili Danto:

Le ONG stanno attuando le politiche imperiali statunitensi in Haiti in cambio di “finanziamenti di beneficenza” – nel senso che riciclano il denaro dei contribuenti statunitensi e il denaro dei donatori e lo mettono nelle loro tasche. Le politiche imperiali degli Stati Uniti sono volte a distruggere la produzione e l’economia locale di Haiti espropriando le risorse naturali del paese creando un mercato più ampio per i loro monopoli sovvenzionati da Wall Street (Ezili Dantò,Haiti: US to Re-Write Haiti Constitution to Better Service the One Percent, Black Agenda Report, 2 luglio2013)

Secondo i dati del governo degli Stati Uniti, i cinque principali imprenditori che hanno ricevuto fondi relativi ad Haiti negli ultimi 5 anni sono, infatti, negli Stati Uniti:

  • 1. Chemonics International Inc., (società di sviluppo internazionale, USA): $ 118.961.374
  • 2. Development Alternatives Inc. (società di consulenza, USA): 67.703.366 $
  • 3. Cce / DFS Inc. (società di consulenza degli Stati Uniti): $ 20.551.722
  • 4. Tetra Tech Inc. (società di consulenza, ingegneri, ecc, Stati Uniti): 16.294.596 $
  • 5. Pathfinder International (ONG, Stati Uniti): $ 16.036.859

I primi cinque destinatari dei fondi federali per Haiti per lo stesso periodo sono stati:

  • 1. Ministero della Salute, Haiti: $ 137.751.752
  • Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite in Haiti (MINUSTAH): $ 117.111.216
  • 3. Ufficio di gestione delle urgenze, New York: 36.912.02 $
  • 4. Città di Miami: 35.270.000 $
  • 5. Miami- Dade Fire Rescue Department $ 34.070.000

Finanziamento dell’occupazione
 

Dopo il Ministero della Salute di Haiti, l’occupazione militare ha ricevuto i maggiori finanziamenti dagli Stati Uniti. Nel 2013, 117.111.216 di dollari sono stati stanziati dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nella cosiddetta Missione delle Nazioni Unite di stabilizzazione ad Haiti (MINUSTAH), per “mantenere le attività di pace“.

La MINUSTAH è stata fondata il 1° giugno 2004, dopo un colpo di stato guidato da Stati Uniti, Francia e Canada che ha destituito il presidente democraticamente eletto Jean-Bertrand Aristide, sotto la bandiera del Fanmi Lavalas il partito politico più popolare nel paese. Dopo aver dominato il voto nelle due elezioni in cui aveva partecipato, il partito Fanmi Lavalas è stato vietato dalle elezioni del 2010, “vinte” dal candidato favorito degli Stati Uniti, Michel Martelly. Dady Chery dice:

“Clinton e i suoi compari cominciarono a cercare un altro modo per continuare la loro stretta mortale economica del paese e questo attraverso un presidente haitiano adeguato, che, in particolare, sarebbe stato  popolare tra i giovani, ma che mancava il patriottismo. Hanno trovato il loro uomo nel volgare musicista Michel Martelly. La sua elezione è diventata una mera formalità, dopo che una commissione elettorale aveva escluso la partecipazione del partito Fanmi Lavalas, che aveva attirato l’80% degli elettori. Gli osservatori del Caricom e dell’Organizzazione degli Stati americani (OAS) hanno legittimato i risultati nonostante le numerose irregolarità e le schede di solo (circa) il 20% dell’elettorato. Queste sono le condizioni delle (s)elezioni che hanno fatto di Michel Martelly il presidente di Haiti”. (Chery, op. Cit.)

Il mandato della MINUSTAH è stato esteso il 15 ottobre 2014. Dovrebbe essere chiamata forza di occupazione in modo da riflettere la sua vera natura. Fin dall’inizio le sue operazioni di “peacekeeping” (mantenimento della pace) includevano la repressione politica dei sostenitori di Fanmi Lavalas. Recentemente hanno sparato proiettili veri contro i manifestanti:

Durante questi dieci anni, il MINUSTAH ha raggiunto un record orribile di violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni extragiudiziali, un’epidemia di violenza sessuale contro uomini, donne e bambini di Haiti, la repressione delle manifestazioni politiche pacifiche, oltre a scatenare il colera attraverso una negligenza criminale che ha causato la morte di oltre 9.000 persone e infettato quasi un milione. (Dr Ajamu Nangwaya et Kevin Edmonds, On October 15, the United Nations Will Fail Haiti Once Again, Global Research, 14 ottobre 2014)

La polizia haitiana è stata anche addestrata dalla società militare privata di sicurezza statunitense (EPMS) DynCorp.

In aprile 2013, la DynCorp ha ricevuto un contratto di 48,6 milioni dollari dal US State Department’s Bureau of International Narcotics and Law Enforcement Affairs, per un periodo di base di un anno con tre opzioni di un anno per l’inserimento dei propri allievi nella forza di polizia delle Nazioni Unite ad Haiti. (Dady Chery,  Tontons Macoutes Reconstitution d’Haïti et de leur fusion avec la MINUSTAH , Haïti Chery 24 dicembre 2014)

Donazioni umanitarie per costruire alberghi di lusso e nuove baraccopoli 

Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), 80.000 persone vivevano ancora nei campi, nel dicembre 2014, una diminuzione del 92% dall’inizio della crisi quando 1,5 milioni di persone erano senza casa. Ma l’organizzazione non dice dove sono andati coloro che hanno lasciato i campi.

Un anno fa, Haiti Grass Roots Watch ha scritto che 200.000 vittime del terremoto avevano lasciato i campi di fortuna per le “tre nuove baraccopoli note come Canaan, Onaville e Gerusalemme”. E i progetti di edilizia abitativa pagati da generose donazioni?

Chi vive in queste case? Chi controlla i progetti? I residenti possono permettersi l’affitto o il mutuo? E sono vere vittime del terremoto? […]

In totale, i progetti hanno permesso di costruire fino a 3588 case o appartamenti per un costo complessivo di circa 88 milioni di dollari, secondo i dati del governo. (Va notato, tuttavia, che i donatori internazionali e le agenzie umanitarie private hanno speso più di cinque volte tale importo – circa 500 milioni di dollari – per dei “rifugi temporanei”, chiamati “T-Shelters” […]

Il 21 luglio 2011, il presidente Martelly, l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e il primo ministro Jean Max Bellerive hanno inaugurato l’Expo Habitat: una mostra di circa 60 modelli di case a Zoranje […]

Tutti sono d’accordo che l’Expo è stato un fallimento. Poche persone l’hanno visitato e ancora meno persone hanno scelto un modello per il loro progetto di ricostruzione. Molti modelli presentati erano molto costosi rispetto agli standard di Haiti. (Questionnements sur les projets de logements de la reconstruction, Ayiti Kale Je, 8 janvier, 2013)

Mentre centinaia di migliaia di persone vivono ancora in campi di fortuna, grandi somme di donazioni sono state spese per la costruzione di alberghi di lusso. Come abbiamo riferito nel 2013:

Oggi, così come 300.000 haitiani vivono ancora nei campi, così “un nuovo hotel Marriott sorge dalle macerie di Haiti e ha ricevuto un notevole sostegno finanziario per 26,5 milioni dalla International Financial Corporation (IFC) membro del Gruppo della Banca mondiale […]
L’IFC fa parte del Gruppo della Banca Mondiale. La Banca Mondiale è stata bersaglio di critiche per iniziative quali il Projet national de développement communautaire participatif (PRODEP). In seguito a un’indagine durata otto mesi, Haiti Grassroots Watch ha rilevato che PRODEP “ha contribuito a minare uno stato già debole, ha danneggiato il “tessuto sociale di Haiti”, ha attuato quello che potrebbe essere definito un “ingegneria politica e sociale”, sollevato questioni di sprechi e corruzione […] ha contribuito a rafforzare lo status di” Repubblica delle ONG” di Haiti […] ha danneggiato i sistemi di solidarietà tradizionali e, in alcuni casi, aumentato il potere delle élite locali. (Julie Lévesque, Haiti “Reconstruction”: Luxury Hotels, Sweat Shops and Deregulation for the Foreign Corporate Elite, Global Research, 16 Agosto 2013).

E nel 2012:

Nell’ambito della “ricostruzione” del Paese, La Clinton-Bush Haiti Fund recentemente ha investito 2 milioni di dollari al Royal Oasis Hotel, un resort di lusso costruito in un’area metropolitana colpita da povertà e “piena di campi di sfollati abitati da centinaia di migliaia di persone”. (Julie Lévesque, HAITI: Les dons aux victimes du séisme investis dans un hôtel cinq étoiles, Mondialisation.ca, 10 luglio 2012)

L’hotel a 5 stelle. Reale Oasis
Nel 2013 è stato riferito che “gli haitiani guadagnano meno oggi che sotto la dittatura Duvalier” A meno che non ci sono stati cambiamenti nel corso dell’anno passato, gli haitiani che lavorano nel grande parco industriale Caracol, aperto nel marzo 2013, finiscono la loro giornata di lavoro con un magro 1,36 dollari dopo aver pagato per i loro pasti e trasporti. Se lo sfruttamento non fosse abbastanza, la costruzione della gigantesca azienda tessile sfruttatrice della manodopera ha sbattuto fuori i coltivatori da uno dei granai di Haiti mentre il paese ha bisogno di cibo.

[Haiti Grassroots Watch] ha anche appreso che la maggior parte degli agricoltori cacciati dai loro appezzamenti per far posto al parco industriale sono ancora senza terra.

“Prima, Caracol era il granaio del Dipartimento del Nord”, ha detto Breus Wilcien, uno dei contadini sfrattati della zona di 250 ettari. “Attualmente c’è una carenza di alcuni prodotti nei mercati locali. Siamo piantati lì nella miseria”.  (The Caracol Industrial Park: Worth the risk? Ayiti Kale Je, 7 marzo 2013)

L’inquilino principale Caracol è produttore di abbigliamento coreano Sae-A, importante fornitore di distributori come Wal-Mart, e dei brand Ralph Lauren, Donna Karen New York, Gap, Zara, Old Navy, H & M e altri.

Gli haitiani sono stati ancora una volta traditi dalla comunità internazionale:

Nel 2015, gli haitiani si trovano a lottare con le unghie e con i denti, nel cuore di nuovi movimenti politici per creare il progetto di costruzione nazionale promesso dai principali governi e le organizzazioni umanitarie che lo hanno crudelmente tradito […]

Le promesse di aiuti umanitari del valore di miliardi di dollari che dovevano raggiungere le masse si sono dimostrati in gran parte illusori.

Nei mesi successivi al terremoto, uno dei punti chiave era che la governance democratica e la sovranità nazionale, sono strumenti essenziali per la costruzione di Haiti su basi nuove e progressiste. Oggi, la mancanza di democrazia e di sovranità sono l’epicentro della tempesta politica che sta scuotendo il paese.  (Travis Ross et Roger Annis,  La reconstruction d’Haïti est promise Unfulfilled que les Haïtiens Défi régime autoritaire , Haïti Liberté, 7 janvier, 2015)

Traduzione per TLAXCALA di Alba Canelli

http://vocidallastrada.blogspot.it/2015/02/haiti-5-anni-dal-terremoto-la.html

Indagato Ignazio Marino: rischia da 3 a 10 anni con l’interdizione dai pubblici uffici

Cosa volete che rischi, più che altro vorrei sapere i coinvolgimenti con Mafia Capitale ma si sa, non si può indagare il Pd. Al Pd non serve una legge apposta per salvargli le chiappe, ne hanno di esponenti indagati, ma mai uno di loro si facesse un giorno di galera, al massimo vanno in convento e si ritirano in silenzio (comodo eh) come Lusi

David Rossi è stato ucciso per l’affaire banca rossa Mps ma è stato archiviato come suicidio.

12 gennaio 2015

È rimbalzata sul web come una scheggia impazzita l’iscrizione del sindaco Ignazio Marino nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e peculato in relazione alle trascrizioni dei matrimoni omnosessuali. La procura di Roma però non ha confermato la notizia.

 Fori Imperiali: illuminati di notte entro 21 aprile 2015

Lo scorso 3 dicembre il movimento politico «Italia Cristiana» ha presentato una denuncia presso gli uffici di piazzale Clodio. Il riferimento è a quanto successo il 18 ottobre, quando il primo cittadino nel corso di una cerimonia in Campidoglio ha registrato ufficialmente in atti pubblici sedici matrimoni tra omosessuali contratti all’estero.

«Il sindaco di Roma in concorso con il personale impiegato nella giornata delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali – si legge nella denuncia – ha posto in essere atti giuridicamente e materialmente rimarchevoli mediante i quali beni pubblici e personale dipendente venivano destinati a una finalità estranea alla pubblica amministrazione. Di fatto il sindaco ha espropriato il patrimonio della pubblica amministrazione e ha leso il buon andamento della stessa».

L’associazione «Italia Cristiana», che propone il messaggio del Vangelo attraverso gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, prima di presentare la denuncia alla procura di Roma, aveva inoltrato un esposto al ministro dell’Interno Angelino Alfano e al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro per chiedere l’annullamento delle trascrizioni gay e il commissariamento di Roma Capitale.

«Non abbiamo avuto nessuna risposta nè dal Ministro nè dal prefetto – spiega Fabrizio Verduchi, presidente del movimento – ora invece abbiamo saputo che l’esposto presentato alla procura è stato assegnato al pubblico ministero Roberto Felici, che coordinerà le indagini nei confronti di Marino. Il sindaco non può fare il giustizialista con i vigili quando poi è il primo che con le trascrizioni gay non ha rispettato la legge».

Ieri sera, comunque, il tam tam su social network e blog ha fatto il giro della rete. Tutti davano la notizia dell’iscrizione del sindaco come certa. Una notizia, che invece, dalla procura non è stata confermata.

«Il 30 dicembre ci siamo presentati a piazzale Clodio per sapere l’esito delle indagini. Quel giorno il nome del sindaco non risultava ancora sul modello 21, quindi il fascicolo era ancora a carico di ignoti», ha spiegato l’avvocato Massimiliano Tedeschi, responsabile dell’ufficio legale del movimento. E ancora: «Ma ci risulta che l’iscrizione sia imminente».

Fonte: Il Tempo

Riportiamo il comunicato rilasciato questa mattina dall’Ufficio Stampa di Italia Cristiana:

 La denuncia contro il sindaco di Roma Ignazio Marino per i reati di peculato e abuso d’ufficio, in relazione alle trascrizioni dei matrimoni omosessuali,  presentata dal presidente del movimento politico “Italia Cristiana” Fabrizio Verduchi, in accordo con il responsabile dell’ufficio legale avv. Massimiliano Tedeschi, ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati del Primo Cittadino, che allo stato attuale assume ufficialmente la qualifica di indagato. È il Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma Roberto Felici a coordinare le indagini nei confronti di Marino, il quale se condannato dovrà espiare una pena da 3 a 10 anni con interdizione dai pubblici uffici.

http://www.catenaumana.it/httpwp-mep5agl7-2hs/

NESSUN COMPLOTTO, PER CARITA’

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2015/02/nessun-complotto-per-carita.html#more

MONDOCANE

LUNEDÌ 2 FEBBRAIO 2015

Pene domestiche

 “Iniziali, nome puntato, nome e cognome, nome con titolo (On. Prof.): ecco il codice per riconoscere i voti e smascherare i cecchini” (Sebastiano Messina, “La Repubblica”). Per il Quirinale esattamente come nel voto di scambio tra politici e mafie, magari con schede precompilate o cellulari in cabina.
 
“Il prossimo presidente si affaccerà al Quirinale a piedi, scalzo, col saio, con un sacco dei ceci sulle spalle”. (Ferruccio Sansa, “Il Fatto”). Urticante ironia dell’unico organo d’informazione che non sversi saliva sotto le suole del neo-presidente arrivato in “Panda grigia”, da classico furbetto del Palazzo, per poi passare in Cassa e ritirare i suoi 240mila euro annuali, da sommare a un profluvio di pensioni. Apoteosi della sobrietà.
 
“Mattarella farà le stesse cose che il papa sta facendo nella Chiesa”. (Eugenio Scalfari, Rai Tre). Giusto, e stiamo freschi. Uno, compare della dittatura, l’altro, intimo  compare di quel Beniamino Andreatta  che, con Soros e Draghi sul “Britannia”, organizzò la demolizione e la svendita dello Stato italiano. Servo encomio del capo turiferaro ai potenti che gli permettono di fare la paperetta in piscina.
 
“Il Qurinale invita Berlusconi alla cerimonia di insediamento”. (Agenzie). Rispetto agli abboccamenti presidente-delinquente del novennato, è il “Grande Cambio”.
“Mattarella dalla parte giusta”. (“Il Manifesto”). E pure il “quotidiano comunista” dalla parte giusta. Come i suoi pargoli Riotta, Menichini, Concia, Barenghi,  Annunziata, e i suoi guru, Bertinotti, Luxuria, Pussy Riot, Vendola, il nuovo Renzi mattarelizzato… “ 
 
La tragedia del fratello ucciso dalla mafia, faro ideale di Mattarella” (Giuseppe Di Lello su “il manifesto”). Il fratello coinvolto nella Banda della Magliana, invece, è sparito dai radar. Del resto, prosegue il cerimoniere, sobrio, parco e istituzionale, il neo presidente “non si è mai invischiato in polemiche giudiziarie riguardanti l’ex-cavaliere”.  E pour cause!
“Ora deve nascere un centro moderato (moderato=Destra). Non è un problema del PD, è un problema del sistema”. (Walter Veltroni, “La Repubblica”). Walter l’Africano riemerge come levatrice del Partito della Nazione, sogno coltivato sin da quando ancora si sbatteva controvoglia tra rozzi comunisti. Fu candidato sindaco di Radio Città Aperta e della Rete dei Comunisti.Lungimiranti.
 
“Bernardo Mattarella, il leader politico che traghettò la mafia siciliana dal separatismo alla DC”. (Claudio Martelli e Relazione di Minoranza  del PCI in Commissione Antimafia). Sergio Mattarella, il Feldmaresciallo che traghettò l’Italia dalla pace alla guerra alla Jugoslavia. Il Ministro della Difesa, in particolare difesa delle sue forze armate, si suppone, che, oltre a sterminare un po’ di serbi, rifiutò di riconoscere la causa di servizio a 308 militari italiani uccisi dall’uranio e dai metalli pesanti in Jugoslavia e nei poligoni sardi. Li mandò a morire senza protezioni, arrivò a negare l’uso di bombe all’uranio ammesso dallo stesso governo Usa. Crimini di guerra, parrebbe. Uno così sarà sempre e solo il presidente della casta, magari degli amici degli amici, mai nostro. Alla facciaccia decomposta di Svendola.
 
“ L’ethos ebraico impone di ragionare prima di infliggere la campagna Boicottaggio Disinvestimenti Sanzioni anche agli artisti e accademici di Israele”. (Moni Ovadia, Premio Stefano Chiarini). Coloro che combattono contro Gheddafi sono giovani rivoluzionari democratici e chi dice il contrario è  pagato dal dittatore. (Amedeo Ricucci, Premio Ilaria Alpi). Due Premi sputtanati. Due salme roteano nella tomba.
 
Mattinale dei complotti
Forze militari tedesche della Nato si insediano nell’Uzbekistan, a un tiro di schioppo dalla Russia. L’UE allestisce una cooperazione militare con la Georgia, a un tiro di schioppo dalla Russia e la Nato ne annuncia il suo prossimo ingresso. L’UE propone aiuti militari all’Ucraina. Sei basi Nato in corso di allestimento nei tre paesi baltici che serviranno da centri di comando per la nuova Forza d’Intervento Rapido Nato, a un tiro di schioppo dalla Russia. Gli Usa forniranno “istruttori” e mezzi all’esercito ucraino. La Polonia preannuncia stato di guerra con la Russia. La Nato assiste Bulgaria e Romania nei preparativi di guerra alla Russia. Il Congresso degli Stati Uniti decide un’altra forza d’intervento rapido, da pronto impiego contro la Russia. Colonne di carri armati tedeschi entrano in Ucraina. Forze speciali Nato, contractors, terroristi ceceni, impiegati con i battaglioni nazisti contro la Novorussjia (vedi video nella rubrica a sinistra del post). Tutto l’Occidente per voce del suo spaventapasseri Stoltenberg, segretario generale Nato, accusa la Russia di assediare i paesi Nato.
Un po’ là, un po’ qua, queste notiziole si rintracciano nelle pieghe della grande stampa. Ciò di cui non c’è traccia, neanche a pagarla tutta alla cifra esorbitante del proletario “manifesto”, è la bagatella che il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, generale Viktor Muzhenko,  smentendo “gli invasori russi” di Stoltenberg, disintegrando la stessa base per le sanzioni alla Russia “perchè Putin ha invaso l’Ucraina”, ha dichiarato a Canale 5 della Tv ucraina “Il nostro esercito non ha di fronte alcun soldato russo. Semmai solo residenti del Donbass e qualche volontario russo”. E neanche una piccola nota è stata riservata all’assedio che, in seguito a questa ammissione, i battaglione nazisti, come “Aidar” e “Azov”, che Muzhenko rifiuta di pagare e integrare nelle FFAA, stanno attuando contro il Ministero della Difesa a Kiev.
Analogamente silenzio dei media tutti sulla confessione di un Comandante pakistano dello Stato Islamico arrestato, Yussef al Salafi, responsabile di attentati terroristici attribuiti ai Taliban, di ricevere fondi direttamente dagli Usa per reclutare jihadisti da spedire in Siria, al ritmo di 600 dollari per miliziano. La rivelazione viene ripresa da tutta la stampa pakistana e dibattuta a livello diplomatico con John Kerry nella sua recente visita a Islamabad.
Infine tutto tace anche sulla decisione dell’ultrà pacifista Obama (Furio Colombo) di aumentare di 534 miliardi il bilancio della “Difesa” Usa che, attualmente, tutto compreso, supera i 1000 miliardi ed è più di quello di tutti gli altri insieme. Tanto in Usa, dicono, c’è la ripresa, come attestano lo sfascio di istruzione, sanità, infrastrutture, ricerca e i 50 milioni di privati di assistenza sanitaria che per averla si sono dovuti assicurare presso i colossi del ramo, determinando quel 3% di aumento del PIL che costituisce la “ripresa”. Il fantaccino italiano lo segue affrontando il crollo del PIL a forza di mignotte e biscazzieri.
Un contributo alla causa alla propria altezza viene poi dal sindaco di Roma, Marino.  Ospita in Protomoteca una gazzarra anti-Putin centrata sulla proiezione del film “Pussy vs Putin”, sulla storia della “rinomata rock-band femminista” Pussy Riot. Le eroine che hanno sfidato il potere clerical-totalitario-omofobo dello zar, devono aver invaso l’immaginario del sindaco con le orge fatte nei musei, con i polli infilati in vagina, con gli spogliarelli alla bestemmia in cattedrale. Dalla poesia di Charlie Hebdo alla prosa delle Pussy Riot. Potrebbe trattarsi di Psichopatia Sexualis  (Krafft-Ebing). Sempre edizioni Cia-Mossad sono.
 Pussy Riot a Mosca
 
D’altra parte…
Con oltre 100mila a Madrid e la scalata a primo partito spagnolo, “Podemos” ha fatto il botto. Come Syriza nei tre anni di piazza radicale, se non rivoluzionaria. Poi a questi è capitato Tsipras, che ha appena confermato la sua adesione alle sanzioni esistenti contro la Russia. Occhio a Iglesias. Incidentalmente, se leggi i punti programmatici di “Podemos”, scopri che sono identici, voce per voce, a quelli del M5S. Solo che del primo la “sinistra” si mette il cappello, del secondo se ne stropiccia le scarpe. Di nuovo Psychopatia Sexualis, problemi dell’impotenza.
Nemici in casa e fuori
Il nemico fuori casa è abbastanza identificabile, a dispetto dei suoi mille e sempre più logori travestimenti. Sono quelli con la bomba, il dollaro, lo shekel, lo scapolare, il triangolo con compasso. Ma ci sono anche i portatori di diritti umani e la presunta  controparte mercenaria creata da quelli del dollaro secondo il metodo imperialista classico: controllare entrambi gli schieramenti (vedi Egitto, Iraq, Grecia, Libia, Torri Gemelle). E’ l’ordine all’interno del caos creativo. Campa sullo stereotipo e sulla ripetizione. Chi non si fodera gli occhi di fuffa renziana lo riconosce agevolmente.
Più complessa è la storia del nemico in casa. Quello finto, immaginario, recentemente spesso con barbone e scimitarra, costruito ricorrendo a barbe finte.
Quello su cui hanno marchiato il termine “nemico della porta accanto”, che un tam tam parossistico, partito dall’11 settembre di New York e rilanciato alla grande dopo l’attentato al fogliaccio pornocomico del Mossad, si rappresenta con turbante e jallabija. Ce la suonano a ciclo continuo i vari organizzatori dello Stato di Polizia planetario e sicari, ce la cantano, su percussioni assordanti, gli ascari innestati nel mondo islamico, con annunci di sfracelli in Vaticano, o sul tuo treno di pendolari.
Devi tremare. Ogni moschea un covo, come ogni centro sociale, come ogni piazza di scontenti dinamici, ogni campo nomadi, ogni scuola, ogni sito scapestrato. Davanti a tutti, il belluino jihadista, pronto a squartare te, scuoiare i tuoi figli, stuprare tua moglie e decapitare congiunti e amici. Fino a farti cadere in ginocchio, invocare gendarmi anche in camera da letto e battere le mani alla partenza delle truppe coloniali.
Più sfuggenti, viscidi, insidiosi, sono i nemici in casa, quelli di marca, autentici, travestiti, ma anche inconsapevoli. Li classifichiamo in nemiconi (ominicchi), nemichetti  (quaquaraquà) e nemicazzoni (ruffiani). Li convertiamo, dall’alto in basso, in: governanti e classe dirigente, che simulano amicizia a 360 gradi e promettono di fare solo gli interessi degli altri; corifei dei primi, mascherati, in un’eterna commedia degli equivoci, da chic e corretta opposizione di Sua Maestà; nerboruti e vociferanti eroi della tattica rivoluzionaria, ma anche riformista, muniti di picca e spada, che non gliela mandano a dire. Ma quando tuonano le cosmoballe del “nemico”, quelle  che servono alla sua strategia, belano in perfetta sintonia. Pensate alla “nonviolenza”,  ai “diritti civili”, al “terrorismo”, ai “dittatori”., all’altermondialismo. Anti-imperialisti, antagonisti della migliore acqua, purché anticomplottisti. Parliamo di questi.
Figuriamoci l’Italia come una di quelle querce, che sono gli alberi – icona della forza e della vita – con cui mi capita di chiacchierare la mattina nel bosco. Potremmo immaginare  che  l’anticomplottista, sopra tratteggiato, rappresenta la pianta saprofita che si stringe al fusto della quercia, le si arrampica addosso fino alla cima e, avendone succhiato e soffocato tutti i pori, ne provoca lo schianto. Tale è la funzione di chi vuole annebbiare la verità, i fatti, il pensiero, scaturiti dalla realtà  e dal suo back stage, inoltrando i fumogeni che partono dal Cervellone Centrale.  Quello che elabora “invasioni russe”, “dittatori sanguinari”, “terroristi islamici”.
 
“Sinistrainrete” è uno di quei siti della sinistra in cui si incrociano, e spesso fanno dei frontali, analisi e opinioni e i loro opposti. In uno degli ultimi numeri della newsletter, che accoglie interventi d’eccellenza, a volte condivisibili, a volte no, ma sempre dignitosi, Giacchè, Bagnai, Fusaro e molti altri, si sono infilati due esemplari di quelli che potrebbero essere definiti “volpini della tattica” e “conigli della strategia”. I nemicazzoni. Uno è un carneade con cognome da sacrestia. Ve lo faccio indovinare, magari compulsando il sito della settimana scorsa. L’altro è da anni che su tutte le vicende dell’universo mondo, roteando di testata in testata di “sinistra”, filosofeggia e dottoreggia in linguaggio eburneo. Supercazzole su tutto quello che gli capita sottomano, dalla Serbia alla Palestina, dall’Islam ai “nostri valori”. Si chiama Slavoj Zizek e sua funzione è avallare ogni vulgata sul nemico fondamentalista spurgata dalle centrali imperiali, rendendola palatabile con dotte citazioni (Nietzsche, Kafka)  e a forza di accuse di  “nichilismo attivo e passivo” a chi non ci sta. E l’addetto imperiale ai gonzi con liceo classico.
Passiamo al secondo. C’è in una grande città una radio “antagonista” molto vernacolare (gli epigoni di una certa Autonomia Romana). Campa con le dirette delle sedute di enti locali che non gli garantiscono molto radicamento locale, ma una formidabile convegnistica. Espresso anche un partitino comunista, ad alto tasso familistico ed escludente rispetto a liberi e pensanti, a suo tempo lanciò una lista a sostegno di un candidato sindaco della più bella acqua post-PCI e neo-DC, Walter Veltroni (la non condivisione di tale esuberanza antagonista, provocò l’immediato mio allontanamento “per motivi caratteriali”). Fucina di giornalisti del quartierino, un suo esponente di punta si misura ora su Sinistrainrete.
Nessun complotto
Il suo ultimo intervento, che immodestamente sospetto abbia posto in fondo alla canna del fucile anche me, visto che da pochi giorni mi ero occupato del tema, spara a palle incatenate contro il “complottismo”, rincorrendo così un’armata di fustigatori dei “dietrologi” (letteralmente quelli che guardano dietro alle apparenze) che annovera tra i suoi copy-writer il fior fiore del menzognificio imperial-capitalista. Ignaro del concetto di paradosso, questo palo di turno dei rapinatori di verità, definisce il complottismo “lettura consolatoria e fuorviante della realtà”. Nientemeno. E giù botte. Mica è lettura consolatoria e fuorviante quella di chi ci rifila una versione grottesca di operazioni terroristiche dotata, non di buchi, di voragini di coerenza e fattualità. O di chi esporta democrazia a forza di squartamenti di nazioni. O di chi dalle operazioni terroristiche del “nemico” ricava ulteriore combustibile per le sue strategie di dominio e di distrazione di massa: leggi speciali, società securitaria, armamenti, nulla osta popolare a stermini di massa. Quando mai nella storia  un potere, politico, militare o religioso, ha messo sul piatto del popolo le sue vere intenzioni? Come potrebbe una minoranza di malintenzionati controllare la maggioranza se non a forza di raggiri, specchietti delle allodole, falsi scopi, nemici più nemici di lui, ma esterni.
Quando noi “dietrologi”, come qualsiasi analista o storico che si rispetti, ci affanniamo a cercare dati di fatto che potrebbero far intravvedere e sospettare un’occulta regia, comune alle varie potenze della tirannia e della guerra, questobrand di collisi-collusi ci oppone la “lettura consolatoria e fuorviante” delle cose così come ce la propina il marketing dei maghi Silvan e delle sue assistenti. Come “consolatoria e fuorviante” è il loro superamento delle nostre astruserie speculative, che ci fanno affacciare su abissi strategici, scoperti attraverso il velo delle realtà tattiche. Lo sguardo scevro di nebbie del bambino che vede il re nudo, è complottismo. E noi dietrologi siamo bambinoni affetti dalla “malattia infantile del comunismo” che, in questo caso, è quella di chi gioca con il Lego della fantasia.  E non basta nemmeno il dato di fatto oggettivo che ognuno di quelli che banchettano ai piani alti, quando aprono la bocca non per mangiare, ma per emettere suoni, immancabilmente dicono bugie. Bugie ognuna delle quali è una tessera nel gigantesco mosaico del complotto. Dunque, “stai sereno”.
 Nessun complotto
Che un attentato ad Amman, nel 2005, (per il quale l’ISIS ora richiede la liberazione di una sua kamikaze), abbia visto evacuare dall’albergo, la sera prima, su ordine dello Shin Beit tutti i cittadini israeliani  e saltare invece in aria, insieme a comuni ospiti, tre ufficiali dell’Intelligence Palestinese riuniti segretamente con dirigenti del Ministero della Difesa cinese, non cambia la certezza di un attentato islamista. Al Mossad non interesserebbe. Delle Torri e del Pentagono tanti hanno detto tanto da impedirci di infierire. Della filmata collaborazione tra polizia e terroristi islamici dagli occhi azzurri, davanti alla sede di Charlie Hebdo, come del sistematico assassinio di presunti attentatori che si potevano prendere vivi, non gliene cale una cippa.  Ammettono che qualcosa di non chiaro c’è stato nel Golfo del Tonchino, che giustificò bombardamenti di Vietnam e Cambogia e che Powell si è lasciato fregare dai servizi quando all’ONU agitò l’ampolla con i gas di Saddam. Ma quella è storia passata, che nemmeno i responsabili sono riusciti a smentire. Se pò fa’. Non esiste per loro un filo rosso che parte dai 10 comandamenti, per disciplinare tribù e attrezzarle alla guerra, attraversi le crociate contro il “Feroce Saladino” e giunga alla rivoluzione colorata dei cecchini Cia a Maidan di Kiev. Quanto al “cui prodest”, principio di valutazione per chiunque faccia uno zoom oltre la quinta, essendo vernacolari, non afferrano il concetto.
Invece fortissimamente credono alle “contraddizioni interimperialistiche”, da sempre ciambella di salvataggio per chi annaspa nei campi dei rifugiati da fallimenti politici.  Non ce l’abbiamo fatta noi, ma ci penseranno loro a farsi a pezzi. Ora, nessuno nega che nell’Idra a tre teste del complotto per la supremazia e la proprietà di ogni cosa, Usa, Israele, califfi e sultani, con le altre escrescenze del mostro in Europa, vi possano essere alterchi, dispute ereditarie e di confine, il battibecco per il nuovo lotto, un po’ di corna qua e là. Ma, basta Machiavelli per dirci che stanno tutti nello stesso allevamento e cessano di beccarsi per il grano di mais non appena si tratta di difendere e potenziare l’intero Corral. Non saper giocare a pallone e affidarsi alle divergenze tra imperialismi e sub- imperialismi per vincere la partita, rinnova in perpetuo il paradosso dell’Asino di Buridano, è la classica fenomenologia delle riserve in panchina..
Mi perdonerà il mio perspicace anti-complottista se adesso vedo il “Giorno della Memoria”, con la sarabanda che, a offesa delle vittime ricordate, ne volge i nefasti a proprio beneficio, come il punto focale di un’operazione che parte da Charlie Hebdo e fa del carnefice dei palestinesi l’inesorabile, perpetua, escatologica, vittima di tutti noi, dagli antenati ai pronipoti. Per chi ne volesse tirare la coperta a oscuramento di Gaza e del sempre più trasparente madrinaggio del falso, ma mercenario, Islam; per chi volesse continuare  a trarre dalla persecuzione degli ebrei alibi per offese terroristiche fatte passare per “difese dal terrorismo”; e per chi cerca di seminare paura, ignavia e conformismo, perché facilitino il definitivo Nuovo Ordine Mondiale di signori e schiavi, per tutti costoro i fatti di Parigi, i sette milioni di copie per sadomasochisti, i milioni che a Parigi e ovunque nel mondo hanno marciato contro l’antisemitismo alle spalle, sono capitati al momento giusto. Ma noi siamo solo  cacciatori di farfalle nel paese degli Acchiappacitrulli.

“SPESE PAZZE PER IL CANTIERE DELLA MADDALENA, ARCHIVIAZIONE INCOMPRENSIBILE”

http://www.m5sp.it/comunicatistampa/2015/02/tav-frediani-m5s-spese-pazze-per-il-cantiere-della-maddalena-archiviazione-incomprensibile/

Accogliamo con una certa sorpresa l’archiviazione dell’esposto presentato il 9 luglio 2013 da 10 sindaci e 7 consiglieri della Valsusa e Rivalta, relativo ai folli costi pagati da LTF per la realizzazione delle recinzioni del cantiere della Maddalena.
Ricordiamo che l’esposto faceva seguito alle delibere approvate all’unanimità nei rispettivi consigli comunali dove, appunto, tutti i consiglieri avevano ritenuto anomali e non congrui i costi sostenuti da LTF. Credevamo che l’inchiesta “rimborsopoli” in Regione Piemonte rappresentasse l’auspicato inizio di una maggior attenzione e controllo su come vengono spesi i soldi pubblici. Purtroppo ci sbagliavamo, e di molto!
Non sappiamo spiegarci altrimenti come sia possibile ritenere corretto pagare (come ha fatto LTF e confermato con documenti ufficiali) in un arco temporale di soli 11 mesi ben 174.000 euro per la pulizia di 11 moduli/container (impiegando a tempo pieno due persone e due furgoni) e quasi 150.000 euro per la fornitura di acqua per i WC.
Proprio come per certe spese sostenute dai consiglieri regionali della scorsa legislatura, abbiamo difficoltà a pensare che rientri nell’interesse della collettività e dello Stato spendere 324 mila euro pubblici tra pulizia di 11 container e fornitura di acqua per i WC.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

archiviato esposto costi tav luna nuova archiviato esposto costi tav la stampa

Se la fonte è giusta, http://www.nuovasocieta.it/torino/tav-archiviata-linchiesta-sulle-irregolarita-del-cantiere-di-chiomonte/ , forse il GIP non è casuale, visto che parliamo di Francesca Christillin,   la sorella della signora delle nevi, Evelina Christillin, la golden lady della Torino Olimpica 2006… Sarà un caso ma fu sempre lei, Francesca Christillin, la GIP che in un’udienza preliminare a porte chiuse confermò tutti i capi d’imputazione a carico di Silvano Pelissero… Le accuse nei confronti di Sole e Baleno furono archiviate in seguito ai suicidi. Correva l’anno 1998…

E’ una famiglia che si auto definisce ben “collocata socialmente”, cito da un’intervista ad Evelina, nel 2002: «Stavamo in strada San Vito, duecento metri dall’Avvocato che era amicissimo di mio padre Emilio, che è stato il più longevo presidente dell’Automobil Club piemontese. Poiché sapeva che io sciavo bene, mi portava con lui in elicottero al Sestriere. Non desideravo alcuna scalata sociale, non ne avevo bisogno, eravamo già collocati socialmente…» Insomma, forse per loro è normale spendere decine di migliaia di euro per pulire container…. 

Nella stessa intervista alla signora delle nevi (2002) leggiamo: “Ed è una donna di cultura. Docente aggiornata e sferzante: chissà dove trova il tempo per insegnare la sua amata demografia storica. «La mia nicchia: spiegare la storia dell’assistenza, dei deboli e dei maltrattati». Ci pensa su un attimo: «Detta da me, fa un po’ ridere. Come dovessi espiare, come se i ricchi debbano sgrondarsi la coscienza…no, la verità è molto più semplice, direi banale: lo faccio perché mi piace, mi interessa. Non c’è dietro nessun’altra spiegazione economica o sociale».”

 E’ bello, sapere che si dedicano all’assistenza ai poveri e agli ammalati. In fondo i ricchi non devono mica “sgrondarsi” la coscienza… 

 Simonetta