“Iniziali, nome puntato, nome e cognome, nome con titolo (On. Prof.): ecco il codice per riconoscere i voti e smascherare i cecchini” (Sebastiano Messina, “La Repubblica”). Per il Quirinale esattamente come nel voto di scambio tra politici e mafie, magari con schede precompilate o cellulari in cabina.
“Il prossimo presidente si affaccerà al Quirinale a piedi, scalzo, col saio, con un sacco dei ceci sulle spalle”. (Ferruccio Sansa, “Il Fatto”). Urticante ironia dell’unico organo d’informazione che non sversi saliva sotto le suole del neo-presidente arrivato in “Panda grigia”, da classico furbetto del Palazzo, per poi passare in Cassa e ritirare i suoi 240mila euro annuali, da sommare a un profluvio di pensioni. Apoteosi della sobrietà.
“Mattarella farà le stesse cose che il papa sta facendo nella Chiesa”. (Eugenio Scalfari, Rai Tre). Giusto, e stiamo freschi. Uno, compare della dittatura, l’altro, intimo compare di quel Beniamino Andreatta che, con Soros e Draghi sul “Britannia”, organizzò la demolizione e la svendita dello Stato italiano. Servo encomio del capo turiferaro ai potenti che gli permettono di fare la paperetta in piscina.
“Il Qurinale invita Berlusconi alla cerimonia di insediamento”. (Agenzie). Rispetto agli abboccamenti presidente-delinquente del novennato, è il “Grande Cambio”.
“Mattarella dalla parte giusta”. (“Il Manifesto”). E pure il “quotidiano comunista” dalla parte giusta. Come i suoi pargoli Riotta, Menichini, Concia, Barenghi, Annunziata, e i suoi guru, Bertinotti, Luxuria, Pussy Riot, Vendola, il nuovo Renzi mattarelizzato… “
La tragedia del fratello ucciso dalla mafia, faro ideale di Mattarella” (Giuseppe Di Lello su “il manifesto”). Il fratello coinvolto nella Banda della Magliana, invece, è sparito dai radar. Del resto, prosegue il cerimoniere, sobrio, parco e istituzionale, il neo presidente “non si è mai invischiato in polemiche giudiziarie riguardanti l’ex-cavaliere”. E pour cause!
“Ora deve nascere un centro moderato (moderato=Destra). Non è un problema del PD, è un problema del sistema”. (Walter Veltroni, “La Repubblica”). Walter l’Africano riemerge come levatrice del Partito della Nazione, sogno coltivato sin da quando ancora si sbatteva controvoglia tra rozzi comunisti. Fu candidato sindaco di Radio Città Aperta e della Rete dei Comunisti.Lungimiranti.
“Bernardo Mattarella, il leader politico che traghettò la mafia siciliana dal separatismo alla DC”. (Claudio Martelli e Relazione di Minoranza del PCI in Commissione Antimafia). Sergio Mattarella, il Feldmaresciallo che traghettò l’Italia dalla pace alla guerra alla Jugoslavia. Il Ministro della Difesa, in particolare difesa delle sue forze armate, si suppone, che, oltre a sterminare un po’ di serbi, rifiutò di riconoscere la causa di servizio a 308 militari italiani uccisi dall’uranio e dai metalli pesanti in Jugoslavia e nei poligoni sardi. Li mandò a morire senza protezioni, arrivò a negare l’uso di bombe all’uranio ammesso dallo stesso governo Usa. Crimini di guerra, parrebbe. Uno così sarà sempre e solo il presidente della casta, magari degli amici degli amici, mai nostro. Alla facciaccia decomposta di Svendola.
“ L’ethos ebraico impone di ragionare prima di infliggere la campagna Boicottaggio Disinvestimenti Sanzioni anche agli artisti e accademici di Israele”. (Moni Ovadia, Premio Stefano Chiarini). Coloro che combattono contro Gheddafi sono giovani rivoluzionari democratici e chi dice il contrario è pagato dal dittatore. (Amedeo Ricucci, Premio Ilaria Alpi). Due Premi sputtanati. Due salme roteano nella tomba.
Mattinale dei complotti
Forze militari tedesche della Nato si insediano nell’Uzbekistan, a un tiro di schioppo dalla Russia. L’UE allestisce una cooperazione militare con la Georgia, a un tiro di schioppo dalla Russia e la Nato ne annuncia il suo prossimo ingresso. L’UE propone aiuti militari all’Ucraina. Sei basi Nato in corso di allestimento nei tre paesi baltici che serviranno da centri di comando per la nuova Forza d’Intervento Rapido Nato, a un tiro di schioppo dalla Russia. Gli Usa forniranno “istruttori” e mezzi all’esercito ucraino. La Polonia preannuncia stato di guerra con la Russia. La Nato assiste Bulgaria e Romania nei preparativi di guerra alla Russia. Il Congresso degli Stati Uniti decide un’altra forza d’intervento rapido, da pronto impiego contro la Russia. Colonne di carri armati tedeschi entrano in Ucraina. Forze speciali Nato, contractors, terroristi ceceni, impiegati con i battaglioni nazisti contro la Novorussjia (vedi video nella rubrica a sinistra del post). Tutto l’Occidente per voce del suo spaventapasseri Stoltenberg, segretario generale Nato, accusa la Russia di assediare i paesi Nato.
Un po’ là, un po’ qua, queste notiziole si rintracciano nelle pieghe della grande stampa. Ciò di cui non c’è traccia, neanche a pagarla tutta alla cifra esorbitante del proletario “manifesto”, è la bagatella che il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, generale Viktor Muzhenko, smentendo “gli invasori russi” di Stoltenberg, disintegrando la stessa base per le sanzioni alla Russia “perchè Putin ha invaso l’Ucraina”, ha dichiarato a Canale 5 della Tv ucraina “Il nostro esercito non ha di fronte alcun soldato russo. Semmai solo residenti del Donbass e qualche volontario russo”. E neanche una piccola nota è stata riservata all’assedio che, in seguito a questa ammissione, i battaglione nazisti, come “Aidar” e “Azov”, che Muzhenko rifiuta di pagare e integrare nelle FFAA, stanno attuando contro il Ministero della Difesa a Kiev.
Analogamente silenzio dei media tutti sulla confessione di un Comandante pakistano dello Stato Islamico arrestato, Yussef al Salafi, responsabile di attentati terroristici attribuiti ai Taliban, di ricevere fondi direttamente dagli Usa per reclutare jihadisti da spedire in Siria, al ritmo di 600 dollari per miliziano. La rivelazione viene ripresa da tutta la stampa pakistana e dibattuta a livello diplomatico con John Kerry nella sua recente visita a Islamabad.
Infine tutto tace anche sulla decisione dell’ultrà pacifista Obama (Furio Colombo) di aumentare di 534 miliardi il bilancio della “Difesa” Usa che, attualmente, tutto compreso, supera i 1000 miliardi ed è più di quello di tutti gli altri insieme. Tanto in Usa, dicono, c’è la ripresa, come attestano lo sfascio di istruzione, sanità, infrastrutture, ricerca e i 50 milioni di privati di assistenza sanitaria che per averla si sono dovuti assicurare presso i colossi del ramo, determinando quel 3% di aumento del PIL che costituisce la “ripresa”. Il fantaccino italiano lo segue affrontando il crollo del PIL a forza di mignotte e biscazzieri.
Un contributo alla causa alla propria altezza viene poi dal sindaco di Roma, Marino. Ospita in Protomoteca una gazzarra anti-Putin centrata sulla proiezione del film “Pussy vs Putin”, sulla storia della “rinomata rock-band femminista” Pussy Riot. Le eroine che hanno sfidato il potere clerical-totalitario-omofobo dello zar, devono aver invaso l’immaginario del sindaco con le orge fatte nei musei, con i polli infilati in vagina, con gli spogliarelli alla bestemmia in cattedrale. Dalla poesia di Charlie Hebdo alla prosa delle Pussy Riot. Potrebbe trattarsi di Psichopatia Sexualis (Krafft-Ebing). Sempre edizioni Cia-Mossad sono.
Pussy Riot a Mosca
D’altra parte…
Con oltre 100mila a Madrid e la scalata a primo partito spagnolo, “Podemos” ha fatto il botto. Come Syriza nei tre anni di piazza radicale, se non rivoluzionaria. Poi a questi è capitato Tsipras, che ha appena confermato la sua adesione alle sanzioni esistenti contro la Russia. Occhio a Iglesias. Incidentalmente, se leggi i punti programmatici di “Podemos”, scopri che sono identici, voce per voce, a quelli del M5S. Solo che del primo la “sinistra” si mette il cappello, del secondo se ne stropiccia le scarpe. Di nuovo Psychopatia Sexualis, problemi dell’impotenza.
Nemici in casa e fuori
Il nemico fuori casa è abbastanza identificabile, a dispetto dei suoi mille e sempre più logori travestimenti. Sono quelli con la bomba, il dollaro, lo shekel, lo scapolare, il triangolo con compasso. Ma ci sono anche i portatori di diritti umani e la presunta controparte mercenaria creata da quelli del dollaro secondo il metodo imperialista classico: controllare entrambi gli schieramenti (vedi Egitto, Iraq, Grecia, Libia, Torri Gemelle). E’ l’ordine all’interno del caos creativo. Campa sullo stereotipo e sulla ripetizione. Chi non si fodera gli occhi di fuffa renziana lo riconosce agevolmente.
Più complessa è la storia del nemico in casa. Quello finto, immaginario, recentemente spesso con barbone e scimitarra, costruito ricorrendo a barbe finte.
Quello su cui hanno marchiato il termine “nemico della porta accanto”, che un tam tam parossistico, partito dall’11 settembre di New York e rilanciato alla grande dopo l’attentato al fogliaccio pornocomico del Mossad, si rappresenta con turbante e jallabija. Ce la suonano a ciclo continuo i vari organizzatori dello Stato di Polizia planetario e sicari, ce la cantano, su percussioni assordanti, gli ascari innestati nel mondo islamico, con annunci di sfracelli in Vaticano, o sul tuo treno di pendolari.
Devi tremare. Ogni moschea un covo, come ogni centro sociale, come ogni piazza di scontenti dinamici, ogni campo nomadi, ogni scuola, ogni sito scapestrato. Davanti a tutti, il belluino jihadista, pronto a squartare te, scuoiare i tuoi figli, stuprare tua moglie e decapitare congiunti e amici. Fino a farti cadere in ginocchio, invocare gendarmi anche in camera da letto e battere le mani alla partenza delle truppe coloniali.
Più sfuggenti, viscidi, insidiosi, sono i nemici in casa, quelli di marca, autentici, travestiti, ma anche inconsapevoli. Li classifichiamo in nemiconi (ominicchi), nemichetti (quaquaraquà) e nemicazzoni (ruffiani). Li convertiamo, dall’alto in basso, in: governanti e classe dirigente, che simulano amicizia a 360 gradi e promettono di fare solo gli interessi degli altri; corifei dei primi, mascherati, in un’eterna commedia degli equivoci, da chic e corretta opposizione di Sua Maestà; nerboruti e vociferanti eroi della tattica rivoluzionaria, ma anche riformista, muniti di picca e spada, che non gliela mandano a dire. Ma quando tuonano le cosmoballe del “nemico”, quelle che servono alla sua strategia, belano in perfetta sintonia. Pensate alla “nonviolenza”, ai “diritti civili”, al “terrorismo”, ai “dittatori”., all’altermondialismo. Anti-imperialisti, antagonisti della migliore acqua, purché anticomplottisti. Parliamo di questi.
Figuriamoci l’Italia come una di quelle querce, che sono gli alberi – icona della forza e della vita – con cui mi capita di chiacchierare la mattina nel bosco. Potremmo immaginare che l’anticomplottista, sopra tratteggiato, rappresenta la pianta saprofita che si stringe al fusto della quercia, le si arrampica addosso fino alla cima e, avendone succhiato e soffocato tutti i pori, ne provoca lo schianto. Tale è la funzione di chi vuole annebbiare la verità, i fatti, il pensiero, scaturiti dalla realtà e dal suo back stage, inoltrando i fumogeni che partono dal Cervellone Centrale. Quello che elabora “invasioni russe”, “dittatori sanguinari”, “terroristi islamici”.
“Sinistrainrete” è uno di quei siti della sinistra in cui si incrociano, e spesso fanno dei frontali, analisi e opinioni e i loro opposti. In uno degli ultimi numeri della newsletter, che accoglie interventi d’eccellenza, a volte condivisibili, a volte no, ma sempre dignitosi, Giacchè, Bagnai, Fusaro e molti altri, si sono infilati due esemplari di quelli che potrebbero essere definiti “volpini della tattica” e “conigli della strategia”. I nemicazzoni. Uno è un carneade con cognome da sacrestia. Ve lo faccio indovinare, magari compulsando il sito della settimana scorsa. L’altro è da anni che su tutte le vicende dell’universo mondo, roteando di testata in testata di “sinistra”, filosofeggia e dottoreggia in linguaggio eburneo. Supercazzole su tutto quello che gli capita sottomano, dalla Serbia alla Palestina, dall’Islam ai “nostri valori”. Si chiama Slavoj Zizek e sua funzione è avallare ogni vulgata sul nemico fondamentalista spurgata dalle centrali imperiali, rendendola palatabile con dotte citazioni (Nietzsche, Kafka) e a forza di accuse di “nichilismo attivo e passivo” a chi non ci sta. E l’addetto imperiale ai gonzi con liceo classico.
Passiamo al secondo. C’è in una grande città una radio “antagonista” molto vernacolare (gli epigoni di una certa Autonomia Romana). Campa con le dirette delle sedute di enti locali che non gli garantiscono molto radicamento locale, ma una formidabile convegnistica. Espresso anche un partitino comunista, ad alto tasso familistico ed escludente rispetto a liberi e pensanti, a suo tempo lanciò una lista a sostegno di un candidato sindaco della più bella acqua post-PCI e neo-DC, Walter Veltroni (la non condivisione di tale esuberanza antagonista, provocò l’immediato mio allontanamento “per motivi caratteriali”). Fucina di giornalisti del quartierino, un suo esponente di punta si misura ora su Sinistrainrete.
Nessun complotto
Il suo ultimo intervento, che immodestamente sospetto abbia posto in fondo alla canna del fucile anche me, visto che da pochi giorni mi ero occupato del tema, spara a palle incatenate contro il “complottismo”, rincorrendo così un’armata di fustigatori dei “dietrologi” (letteralmente quelli che guardano dietro alle apparenze) che annovera tra i suoi copy-writer il fior fiore del menzognificio imperial-capitalista. Ignaro del concetto di paradosso, questo palo di turno dei rapinatori di verità, definisce il complottismo “lettura consolatoria e fuorviante della realtà”. Nientemeno. E giù botte. Mica è lettura consolatoria e fuorviante quella di chi ci rifila una versione grottesca di operazioni terroristiche dotata, non di buchi, di voragini di coerenza e fattualità. O di chi esporta democrazia a forza di squartamenti di nazioni. O di chi dalle operazioni terroristiche del “nemico” ricava ulteriore combustibile per le sue strategie di dominio e di distrazione di massa: leggi speciali, società securitaria, armamenti, nulla osta popolare a stermini di massa. Quando mai nella storia un potere, politico, militare o religioso, ha messo sul piatto del popolo le sue vere intenzioni? Come potrebbe una minoranza di malintenzionati controllare la maggioranza se non a forza di raggiri, specchietti delle allodole, falsi scopi, nemici più nemici di lui, ma esterni.
Quando noi “dietrologi”, come qualsiasi analista o storico che si rispetti, ci affanniamo a cercare dati di fatto che potrebbero far intravvedere e sospettare un’occulta regia, comune alle varie potenze della tirannia e della guerra, questobrand di collisi-collusi ci oppone la “lettura consolatoria e fuorviante” delle cose così come ce la propina il marketing dei maghi Silvan e delle sue assistenti. Come “consolatoria e fuorviante” è il loro superamento delle nostre astruserie speculative, che ci fanno affacciare su abissi strategici, scoperti attraverso il velo delle realtà tattiche. Lo sguardo scevro di nebbie del bambino che vede il re nudo, è complottismo. E noi dietrologi siamo bambinoni affetti dalla “malattia infantile del comunismo” che, in questo caso, è quella di chi gioca con il Lego della fantasia. E non basta nemmeno il dato di fatto oggettivo che ognuno di quelli che banchettano ai piani alti, quando aprono la bocca non per mangiare, ma per emettere suoni, immancabilmente dicono bugie. Bugie ognuna delle quali è una tessera nel gigantesco mosaico del complotto. Dunque, “stai sereno”.
Nessun complotto
Che un attentato ad Amman, nel 2005, (per il quale l’ISIS ora richiede la liberazione di una sua kamikaze), abbia visto evacuare dall’albergo, la sera prima, su ordine dello Shin Beit tutti i cittadini israeliani e saltare invece in aria, insieme a comuni ospiti, tre ufficiali dell’Intelligence Palestinese riuniti segretamente con dirigenti del Ministero della Difesa cinese, non cambia la certezza di un attentato islamista. Al Mossad non interesserebbe. Delle Torri e del Pentagono tanti hanno detto tanto da impedirci di infierire. Della filmata collaborazione tra polizia e terroristi islamici dagli occhi azzurri, davanti alla sede di Charlie Hebdo, come del sistematico assassinio di presunti attentatori che si potevano prendere vivi, non gliene cale una cippa. Ammettono che qualcosa di non chiaro c’è stato nel Golfo del Tonchino, che giustificò bombardamenti di Vietnam e Cambogia e che Powell si è lasciato fregare dai servizi quando all’ONU agitò l’ampolla con i gas di Saddam. Ma quella è storia passata, che nemmeno i responsabili sono riusciti a smentire. Se pò fa’. Non esiste per loro un filo rosso che parte dai 10 comandamenti, per disciplinare tribù e attrezzarle alla guerra, attraversi le crociate contro il “Feroce Saladino” e giunga alla rivoluzione colorata dei cecchini Cia a Maidan di Kiev. Quanto al “cui prodest”, principio di valutazione per chiunque faccia uno zoom oltre la quinta, essendo vernacolari, non afferrano il concetto.
Invece fortissimamente credono alle “contraddizioni interimperialistiche”, da sempre ciambella di salvataggio per chi annaspa nei campi dei rifugiati da fallimenti politici. Non ce l’abbiamo fatta noi, ma ci penseranno loro a farsi a pezzi. Ora, nessuno nega che nell’Idra a tre teste del complotto per la supremazia e la proprietà di ogni cosa, Usa, Israele, califfi e sultani, con le altre escrescenze del mostro in Europa, vi possano essere alterchi, dispute ereditarie e di confine, il battibecco per il nuovo lotto, un po’ di corna qua e là. Ma, basta Machiavelli per dirci che stanno tutti nello stesso allevamento e cessano di beccarsi per il grano di mais non appena si tratta di difendere e potenziare l’intero Corral. Non saper giocare a pallone e affidarsi alle divergenze tra imperialismi e sub- imperialismi per vincere la partita, rinnova in perpetuo il paradosso dell’Asino di Buridano, è la classica fenomenologia delle riserve in panchina..
Mi perdonerà il mio perspicace anti-complottista se adesso vedo il “Giorno della Memoria”, con la sarabanda che, a offesa delle vittime ricordate, ne volge i nefasti a proprio beneficio, come il punto focale di un’operazione che parte da Charlie Hebdo e fa del carnefice dei palestinesi l’inesorabile, perpetua, escatologica, vittima di tutti noi, dagli antenati ai pronipoti. Per chi ne volesse tirare la coperta a oscuramento di Gaza e del sempre più trasparente madrinaggio del falso, ma mercenario, Islam; per chi volesse continuare a trarre dalla persecuzione degli ebrei alibi per offese terroristiche fatte passare per “difese dal terrorismo”; e per chi cerca di seminare paura, ignavia e conformismo, perché facilitino il definitivo Nuovo Ordine Mondiale di signori e schiavi, per tutti costoro i fatti di Parigi, i sette milioni di copie per sadomasochisti, i milioni che a Parigi e ovunque nel mondo hanno marciato contro l’antisemitismo alle spalle, sono capitati al momento giusto. Ma noi siamo solo cacciatori di farfalle nel paese degli Acchiappacitrulli.