di Luciano Lago
Rinchiusi nei palazzi della politica, gli esponenti della politica italiana conducono anche stavolta la loro sceneggiata della elezione presidenziale, vivendo immersi in una dimensione del tutto estranea dalla realtà del paese reale. Se non fosse che questa rappresentazione surreale viene proiettata massicciamente all’esterno dalle telecamere delle reti TV, nessuno si accorgerebbe neanche di quanto accade nelle stanze dei palazzi romani ed il tutto sarebbe circondato da una totale indifferenza e dal tanfo insopportabile dei riti della vecchia politica.
Lo spettacolo che forzatamente entra nelle case degli italiani attraverso le TV non riesce tuttavia a suscitare interesse più di quanto ne suscitano altre sceneggiate televisive o spot pubblicitari, quanto piuttosto desta una notevole apatia nella gente ed in molti anche disgusto.
Il disgusto nasce dal fatto che l’italiano medio, alle prese con gravi problemi economici, di mancanza di lavoro, precarietà, aumento abnorme del costo della vita, imposte da pagare, molte delle quali concentrate a Gennaio, si rende conto ed acquista consapevolezza dell’estraneità di quel mondo che le Tv proiettano, un mondo di personaggi vuoti, estranei ai problemi condivisi dalla gente comune, concentrati nei loro giochi di elezione, sbarramenti, rose di nomi e quant’altro che dimostrano di essere attenti ai loro interessi e totalmente avulsi da qualsiasi sforzo di risolvere i gravi problemi sociali ed economici che attraversa il paese.
Persino quelli che avevano guadagnato una certa qual fiducia e consenso, visto che si presupponevano nuovi alla politica (i 5 Stelle) si sono rivelati una grande delusione dovuta al fatto che, una volta dentro il Palazzo, nello spazio di un lasso di tempo, in molti hanno disertato aggregandosi agli altri, mentre quelli che sono rimasti non hanno trovato di meglio, loro che volevano apparire “rivoluzionari”, che proporre nominativi screditati per la presidenza, come Romano Prodi, proprio quel personaggio che ha portato l’Italia nel disastro dell’euro.
Si capisce quindi che una sorta di finzione si è impadronita di tutta la classe politica, dal chi si finge “rivoluzionario” e fa il doppio gioco, fino a chi rema per gli interessi delle grandi banche, delle multinazionali e delle varie lobby, mentre tutti sembra che recitino secondo un copione già scritto.
Tuttavia in molti, fra i più ingenui, è stata insinuata la sottile speranza e l’illusione che ci sarà un qualcuno dall’esterno che arriverà a salvare i conti e l’economia dell’Italia, magari sarà Mario Draghi, il taumaturgo personaggio della BCE il quale, con la sua manovra di “quantitative easing” , risolleverà le sorti del paese.
Quello che è più grave è che anche alcuni esponenti della politica sono convinti di questo in una totale inconsapevolezza della reale situazione dell’economia del paese e di quella “globale”, mentre, in una sorta di isteria collettiva sui dati della finanza pubblica, in Europa e in Italia soprattutto, va in scena l’allegra incoscienza di chi crede ottusamente nelle ricette neoliberiste propinate da Bruxelles, nella vacua speranza che le politiche monetarie, convenzionali e non, siano la condizione necessaria e sufficiente per rilanciare l’economia e attuare le riforme supply side, ritenendo che sia il potere salvifico dei mercati quello che possa risolvere la crisi finanziaria ed il vicolo cieco del ristagno deflattivo: questa costituisce l’unica regola economica e pretesamente scientifica che governa l’Europa delle banche (colme di buchi di bilancio da ripianare drenando capitali dalle tasche dei debitori insolventi!), succube agli interessi del grande capitale finanziario.
Questa la difficile condizione economica in cui si trova l’Italia, un paese disintegrato nella sua composizione sociale, per effetto delle politiche di austerità imposte dai governi succubi della oligarchia europea, una situazione aggravata dal suo tragico stato di mancanza di risorse culturali, immersa nel conformismo e nell’ apatia propria di una popolazione asservita a un paradigma eurocrate che non accenna a diminuire la presa del suo “tallone di ferro“.
Superfluo aggiungere che l’opera di manipolazione dell’apparato mediatico, con le opportune “distrazioni” procurate dagli essenziali problemi del paese, ha creato un senso di confusione, di smarrimento e di rassegnazione in molti settori dell’opinione pubblica che vive all’insegna del motto del” tutto cambia perchè niente cambi”.
In un contesto di annientamento della struttura produttiva del paese che ha perso il 25 % della sua industria manifatturiera e che ha visto un arretramento del 10% del Prodotto interno lordo e che riporta il paese indietro di circa 30 anni anche per il potere d’acquisto delle famiglie, con una disoccupazione giovanile che sfiora il 44%, miseria ed impoverimento di vasti ceti sociali, di tutto ci sarebbe bisogno tranne che delle “sceneggiate” della politica distante anni luce dal paese reale.
Le manovre concepite dal governo Renzi appaiono ridicole ed illusorie così come le promesse di una “ripresa dietro l’angolo”, molto simile alla “luce in fondo al tunnel”, di montiana memoria, mentre la tempesta si sta preparando in uno scenario europeo di probabile crollo dell’euro sistema..
Di contro, all’oscuro di quanto accade nell’ambito internazionale, la politica italiana si trova in uno stato confusionale, vivendo in una sorta di limbo, ove si ritiene che la situazione economica mondiale sia sotto controllo e che solo l’Italia abbia qualche cosa da correggere con le funambolesche riforme da realizzare quanto prima, nella aspettativa di trovare un personaggio da eleggere alla Presidenza che sia conforme a queste aspettative, che risulti ben accetto ai poteri sovranazionali che controllano il paese, oltre che, naturalmente, capace di destreggiarsi nella galassia dei gruppi e partiti politici che si sono arrogati di fatto il preteso consenso dei cittadini, senza essere passati da un qualsivoglia simulacro di elezioni democratiche.
Se potevano esserci dei dubbi sull’inadeguatezza del ceto politico, questa ultima rappresentazione ne fornisce la conferma e la prova definitiva.
L’attenzione complice dei media viene tutta focalizzata sulla sceneggiata della elezione presidenziale, coinvolgendo i vertici degli apparati clientelari, le massime autorità del paese, i vertici delle associazioni imprenditoriali e gli opinionisti maggiormente gettonati, in un turbine di chiacchiere e divagazioni, rievocazioni storiche e discussioni avulse da ogni problematica reale.
La gente assiste a tutto questo inebetita e confusa, rimanendo in attesa con la curiosità di vedere, alla fine della fiera, chi sarà il prescelto e cosa di nuovo potrà dire e di quale retorica si possa ancora mascherare la dura realtà che ci aspetta.
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