CONTRE-OFFENSIVE VICTORIEUSE DES ARMEES DE LA DNR ET DE LA LNR ! LA PROPAGANDE ATLANTISTE SE DECHAINE …

Luc MICHEL pour Novorossiya Info/ 2015 01 30/

Avec Correspondances au Donbass – PCN-SPO/

https://www.facebook.com/novorossiya.center

 NOVO - LM victoire du donbass et propagande atlantiste (2015 01 30) FR 1

Uglegorsk est libérée des forces de la junte de Kiev !

Le chaudron de Debaltsevo est verrouillé, avec 8.000 soudards kiévins encerclés !!!

L’offensive lancée il y 12 jours par la Junte de Kiev voit l’effondrement de l’Armée ukrainienne et de ses milices néofascistes supplétives.

Malgré la supériorité matérielle et numérique de Kiev !

Malgré les conseillers US et allemands et les mercenaires …

DECRYPTER LA PROPAGANDE OCCIDENTALE CONTRE LES REPUBLIQUES DU DONBASS !

NOVO - LM victoire du donbass et propagande atlantiste (2015 01 30) FR 2

Ce qui n’empêche pas le quotidien pro-US LIBERATION de demander « à ce qu’on arme Kiev » qui serait « en infériorité » (sic). Oubliant que le Donbass c’est 10% de l’ancienne Ukraine d’avant 2014. Et qu’ici c’est le David novorusse qui terrasse le goliath kiévin. Pour mémoire Kiev est soutenue par les USA, l’OTAN et au sein de l’UE par Paris, Bruxelles, Varsovie, Londres et surtout Berlin. En fait, l’Armée de Libération Populaire, comme on l’appelle en Russie (les médias d’Etat et les officiels russes utilisent le terme d’ « opoltchenie »), s’équipe « sur la bête » ukrainienne. Et chaque défaite de Kiev renforce les arsenaux de Donetsk et Lugansk. C’est encore le cas lors de cette contre-offensive.

 A part çà, ce serait selon LIBE « la propagande russe » qui mentirait (resic). « Medias. le Kremlin tire la couverture » et « les Russes sont abreuvés de discours contre les «bellicistes de Kiev» et leur «gouvernement fasciste» … » écrit le quotidien parisien. Mettant des guillemets où il n’en faut pas.

 QUI A RAISON ?

 Les médias russes, notre NOVOROSSIYA INFO ou les presstitutes de Libe ?

 La réponse tient dans les trois documents videos suivants :

 1/ une video de RT, où des experts internationaux rappellent que la nouvelle défaite de Kiev dans le Donbass résulte d’une offensive lancée par Porochenko, Iatseniouk et cie il y a deux semaines.

Voir : PCN-TV & RT/ KIEV’S OFFENSIVE.WHO IS THE AGRESSOR IN DONBASS?

Sur https://www.facebook.com/video.php?v=599441353523620

 2/ deux videos sur l’idéologie qui domine à Kiev, le « Banderisme », du nom du dirigeant fasciste ukrainien.

Voir : PCN-TV / PRAVIY SEKTOR: QUE SONT LES HORDES NEONAZIES DE LA JUNTE DE KIEV ?

Sur https://vimeo.com/94077992

et PCN-TV/ UKRAINE: LE VRAI VISAGE DU FACHO-MAIDAN !

Sur https://vimeo.com/94083365

3/ une émission de EODE-TV pour AFRIQUE MEDIA TV, qui montre ce qu’est l’expédition punitive, dite « anti-terroriste » (sic) par Kiev.

Voir : EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ DOCU CHOC : LA SALE GUERRE DE KIEV AU DONBASS

Sur https://vimeo.com/105584107

 Luc MICHEL

_____________________

 # NOVOROSSIYA Coordination Center/

 Leadership : Luc MICHEL (président), Fabrice BEAUR (SG Eurasie), Gilbert NKAMTO (SG Afrique)

 Blog NOVOROSSIYA INFO : http://www.scoop.it/t/novorossiya

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Varese: Tute blu, ottomila senza stipendio. Settore metalmeccanico perde 791 operai

Siamo certi che il governo garantirà loro vitto e alloggio come viene garantito ai nuovi arrivati

 30 gennaio 2015

Fino a qualche anno fa il settore metalmeccanico era il cuore pulsante del manifatturiero lombardo e varesino. Poi è arrivata la crisi, che ha cambiato il mondo. E così, il fiore all’occhiello dell’industria di casa nostra è diventato terreno di cassa integrazione, chiusure aziendali e licenziamenti.

A farne le spese, ovviamente, gli operai che- neppure oggi – possono permettersi di vedere qualche spiraglio di luce in fondo al tunnel. Sì perchè ogni giorno c’è qualcuno di loro che perde il lavoro.

Un dato su tutti parla chiaro: nel 2014 in Lombardia le tute blu che dalla sera alla mattina sono rimaste senza stipendio sono state ben 8.131. E dentro a questa strage di posti di lavoro, anche Varese – purtroppo – gioca un ruolo di primo piano. Nei dodici mesi appena finiti gli operai metalmeccanici licenziati sono stati complessivamente 791, mentre nel 2013 erano stati 476.

Il balzo in avanti parla da solo. E, come se non bastasse, salta all’occhio la performance negativa del mese i dicembre, con 214 licenziamenti.

«Si tratta di numeri allarmanti, che devono fare riflettere le istituzioni sulla necessità di intervenire con politiche a sostegno dei lavoratori e del tessuto socio-economico e produttivo. È ora di affrontare la crisi non con pannicelli caldi, ma con interventi strutturali che ridiano ossigeno e competitività alle aziende e mettano al riparo i lavoratori dal rischio di perdere il lavoro», sostiene il segretario generale della Fiom Cgil Lombardia Mirco Rota.

«Si è chiuso l’anno in modo estremamente pesante – continua il segretario delle tute blu lombarde -, c’è il rischio, se non si interviene subito e con determinazione, che performances così drammatiche dal punto di vista numerico si ripetano anche nel 2015».

Quella di fine anno, va detto, è una vera e propria impennata dei licenziamenti dentro i confini regionali. L’incremento è dovuto anche al fatto che riducendo i tempi dlla mobilità, molti lavoratori hanno deciso di andare in mobilità subito, di farsi licenziare, in quanto se l’avessero fatto dopo, avrebbero perso molti mesi di copertura. Per evitare che si verifichi un’ulteriore impennata dei tagli al personale, Rota invita gli imprenditori «Ad attingere al fondo stanziato dalla Regione per i contratti di solidarietà per ridurre l’orario di lavoro, anziché utilizzare lo strumento drastico della messa in mobilità”.

“Una cosa deve essere chiara: senza investimenti pubblici e privati questa situazione non può modificarsi in meglio – conclude il segretario dei metalmeccanici -, anzi è destinata ad aggravarsi e purtroppo la nuova legislazione sul lavoro non fornisce gli strumenti giusti per affrontare la crisi, anzi tende a peggiorarla. Il 2015 inizia con una crisi ancor più pesante che non ha diminuisce e con meno ammortizzatori, ciò significa che il quadro lascia spazio a speranze di ripresa».

Fonte prealpina

http://www.crisitaly.org/notizie/varese-tute-blu-ottomila-senza-stipendio-settore-metalmeccanico-perde-791-operai/

Un comandante dello Stato islamico confessa: mi finanziavano dagli USA per reclutare giovani da inviare in Siria

Noooo….sono dei ribelli per la democrazia…..lo dicono dalla Boldrini alle due ragazze che ci son costate 12milioni di euro (o dollari) e tutta la sinistra stravede per questi bravi ragazzi tagliagole, l’importante è sconfiggere il cattivo assad come vuole lo zio Sam

Yousaf al Salafi, un comandante dell’Esercito dello Stato islamico, detenuto da una settimana dai servizi di intelligence pakistani, ha confessato di aver ricevuto finanziamenti provenienti dagli Stati Uniti.

“Nel corso delle indagini, yousaf al Salafi ha rivelato di aver ricevuto finanziamenti arrivati attraverso una agenzia USA per operare come reclutatore di giovani da inviare a combattere in Siria per conto della cellula in Pakistan dello Stato islamico. Al-Salafi ha affermato che il pagamento era di 600 dollari per ogni terrorista che riusciva a inviare in Siria. Questo è stato rivelato da una fonte dei servizi di sicurezza delle autorità pakistane ed è stato pubblicato anche sul giornale “The Express Tibune”. La stessa fonte, che ha chiesto l’anonimato, ha spiegato che della questione è stato messo al corrente il Segretario di Stato Usa John Kerry ed il comandante americano Lloyd Austin,comandante del CENTCOM (Comando centrale USA), nel corso della loro visita ad Islamabad avvenuta questo mese.

Yousaf al Salafi, di nazionalità sirio-pakistana e presunto comandante dello stato islamico, era stato arrestato da una settimana dai servizi di intelligence pakistani insieme a due suoi compagni nel corso di una retata effettuata a Lahore. Le informazioni confermano che il soggetto aveva lavorato per settimane con Hafiz Tayyab, l’iman di una moschea locale, detenuto anche lui da cinque mesi per aver reclutato giovani pakistani per combattere con lo Stato islamico in Siria.

“Washington ha ufficialmente condannato le attività dello Stato islamico, tuttavia disgraziatamente non è stata capace (o non hanno voluto) bloccare i finanziamenti a questa organizzazione che si stanno distribuendo attraverso gli Stati Uniti”, questo è stato affermato dalla medesima fonte.

Analizzando questa situazione (ed altri casi analoghi), il titolare della “Casa Islamica” in argentina, Mohsen Ali, considera che i gruppi terroristi più grandi sono creazioni della Casa Bianca (attraverso la CIA) che li utilizza per i propri scopi.

Nota: ormai le testimonianze degli appoggi, dei finanziamenti e del sostegno che hanno ricevuto e ricevono il gruppi terroristi dell’ISIS e delle altre organizzazioni, come al Nusra, che operano in Siria ed in Iraq,  sono talmente numerosi e documentati che non si può più dubitare che gli USA stiano conducendo un doppio gioco nell’area utilizzando i gruppi jihadisti takfiri (che a parole dicono di combattere) per i loro fini geopolitici, fra i quali, il primo fra tutti è quello di rovesciare il regime di Bashar al-Assad in Siria ed isolare l’Iran ( il nemico n. 1 per gli USA e per Israele) che dispone di una forte influenza nella zona.

Vedi anche: Gli USA, Israele e l’Arabia Saudita dovrebbero fornire molte “spiegazioni” sul terrorismo yihadista in Siria ed in Iraq

Fonti: RT Actualidad              Hispan TV

Traduzione e nota: Luciano Lago

http://www.controinformazione.info/un-comandante-dello-stato-islamico-confessa-mi-finanziavano-dagli-usa-per-reclutare-giovani-da-inviare-in-siria/#more-8976

I paracadusti americani pronti a volare in Ucraina

A partire dalla prossima primavera forniranno addestramento all’esercito di Kiev. Nel frattempo, gli Usa consegnano mezzi blindati agli ucraini

Matteo Carnieletto Gio, 29/01/2015 – 17:23

Caserma Carlo Ederle, Vicenza. O, meglio, Camp Ederle, come lo chiamano i soldati americani che lì vivono e si addestrano. Sono partiti da qui, lo scorso settembre, i paracadusti americani della 173esima Brigata aerotrasportata.

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Si sono diretti in Ucraina per svolgere un’esercitazione militare della Nato denominata “Rapid trident”.

Ed è da qui che i paracadutisti americani della 173esima brigata di Ederle e Dal Din partiranno nuovamente. La meta sarà la stessa: l’Ucraina. Raggiungeranno le zone – caldissime – che da oltre un anno vedono l’esercito di Kiev scontrarsi con i filorussi.

Questa operazione si inserisce nel progetto prospettato da Ben Hodges, capo della Us Army Europe: a partire dalla prossima primavera i soldati americani saranno impiegati per addestrare l’esercito di Kiev.

Lo scorso 19 gennaio, inoltre, gli Stati Uniti hanno consegnato all’esercito ucraino il prototipo di un nuovo veicolo blindato, il Kozac. Era questo, del resto, uno dei patti siglati tra americani e ucraini il 4 giugno 2014.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/paracadusti-americani-partono-lucraina-1087335.html

Mattarella e i “modesti regalini” dal “ministro dei lavori” di Totò Riina

Pubblicato: venerdì 30 gennaio 2015

Mattarella e i “regalini” dalla Mafia. Sandra Rizza per Il Fatto Quotidiano riporta alla luce una interessante vicenda in cui nel lontano ’92 fu coinvolto il probabile prossimo Presidente della Repubblica.

Leggiamo:

Alla vigilia delle elezioni politiche del ’92, aveva ricevuto nella sua segreteria di via Libertà a Palermo una busta: il mittente era l’imprenditore agrigentino Filippo Salamone titolare della Impresem, che qualche anno dopo si sarebbe beccato una condanna per concorso in mafia con l’accusa di essere l’erede di Angelo Siino, il ministro dei lavori pubblici di Totò Riina.

Dentro quella busta, c’era parte di un blocchetto di buoni-benzina per un valore complessivo di 3 milioni di lire (che, aggiungiamo noi, nel 92 non era affatto un regalo di “modesto valore”).

L’incorruttibile Sergio Mattarella, all’epoca deputato e commissario della Dc siciliana, raccontò di averli accettati come un regalo “di modesto valore”, inviatogli a titolo personale da un privato cittadino, e di averli distribuiti dopo le elezioni ai suoi collaboratori . Ma per questo contributo, il notabile siciliano che oggi è considerato uno dei favoriti nella corsa per il Quirinale, finì per un decennio nel tritacarne del processo sulla Tangentopoli siciliana che negli anni Novanta travolse i vertici di tutti i partiti: dai dc Calogero Mannino, Rino Nicolosi, Angelo La Russa e Severino Citaristi, ai socialisti Nicola Capria e Nino Buttitta, al pds Michelangelo Russo.

http://www.pressnewsweb.it/2015/01/mattarella-e-i-modesti-regalini-dal.html

MATTARELLA: FIRME FALSE PER CANDIDARLO A BOLZANO NEL 2001

LA MARGHERITA LO IMPOSE IN TRENTINO… RINVIATI A GIUDIZIO 17 ESPONENTI LOCALI PER IRREGOLARITA’ NEI DOCUMENTI PER METTERLO IN LISTA: SALVATI DALLA PRESCRIZIONE

 “Il difficile trapianto di ‘Sergiuzzu’ Mattarella”, scrive Gian Antonio Stella sulle pagine del Corriere della Sera il 19 aprile 2001.

L’articolo racconta del terremoto politico provocato dalla decisione dei vertici nazionali della Margherita di candidare l’ex ministro della Difesa, oggi indicato dal Pd come successore di Giorgio Napolitano al Quirinale, in un seggio sicuro in Trentino-Alto Adige per le elezioni politiche del 2001.

Dopo la prima levata di scudi, i maggiorenti locali del partito, Lorenzo Dellai in primis, (“Non possiamo venire a sapere che uno si candida qui, com’è accaduto, dal Giornale di Sicilia”) si piegano ai diktat di Roma, complici anche le dichiarazioni accomodanti del diretto interessato: “Avrei potuto essere candidato nelle Madonie (Palermo, ndr). Era un collegio buono. Sono io che ho preferito spendermi dentro una progetto nazionale. E venire a Trento e Bolzano, che spero mi adottino”.

Così il “siculo dal pallore londinese”, per usare sempre le parole di Stella, diventa il candidato unico della Margherita all’ombra delle Dolomiti.

“Tra tutti quelli che ci potevano imporre Sergio è il migliore. Stia certo che non gli mancherà il nostro sostegno”, conferma Dellai, tant’è che il il 26 maggio 2001, il politico palermitano viene eletto deputato della Repubblica per la sesta volta.

Tutto a posto allora? No, perché le operazioni lampo per la sua candidatura finiscono quasi subito sotto la lente della magistratura di Bolzano e, il 4 aprile 2003, il giudice per le indagini preliminari del tribunale altoatesino rinvia a giudizio 17 esponenti locali della Margherita con l’accusa di aver falsificato alcune firme necessarie per la presentazione della candidatura di Mattarella (che non è stato indagato).

Tra gli imputati figura anche l’ex vicepresidente della giunta provinciale di Bolzano Michele Di Puppo che, insieme ad altri dirigenti e collaboratori, si era attivato all’ultimo minuto per raccogliere le sottoscrizioni necessarie per la corsa elettorale dell’ex esponente della sinistra Dc.

Secondo la procura, in maniera fraudolenta: dalle autentificazioni tarocche, alla raccolta senza autorizzazione, fino alla falsificazione bella e buona di firme fantasma di persone del tutto estranee alla competizione politica.

Il processo dura poco più di un anno e, a luglio 2004, si conclude con un nulla di fatto perché nel frattempo ci pensa la maggioranza che sostiene il governo di Silvio Berlusconi.

Sì, perché, nella primavera di quello stesso anno entra in vigore una legge che depenalizza il reato trasformandolo da delitto punibile con pene che vanno da uno a sei anni a contravvenzione per cui è previsto il pagamento di una semplice ammenda.

Agli imputati, per giunta, va ancora meglio perché l’intervento legislativo, in concorso con i tempi biblici della giustizia italiana, fa scadere i termini della prescrizione costringendo il giudice ad archiviare la pratica e mandare assolti tutti senza che sborsino nemmeno un quattrino di contravvenzione.

Una legge molto attesa dalle parti di Bolzano, come scrive l’Alto Adige a luglio 2004: “Come si ricorderà, nel corso del procedimento gli imputati avevano chiesto e ottenuto più volte lunghi rinvii a seguito dell’iter parlamentare in corso della legge che avrebbe successivamente depenalizzato il reato”.

Autenticare o creare liste false tornerà delitto solo due anni dopo, a fine 2006, quando la Corte costituzionale tirerà un tratto di penna sulla legge del governo Berlusconi. Nel frattempo però la XV legislatura è finita, Berlusconi è andato a casa e a Palazzo Chigi è tornato Romano Prodi.

E Mattarella? E’ ancora parlamentare, per la settima e ultima volta.

Questa volta eletto nella circoscrizione Sicilia 1 e grazie al Porcellum, la riforma “porcata” della legge elettorale di Roberto Calderoli che ha mandato in soffitta proprio il suo Mattarellum.

Lorenzo Galeazzi

(da “il Fatto Quotidiano“)

http://www.destradipopolo.net/?p=20519

MORIRE DI AMIANTO – SENTENZA PILOTA A IVREA: “MAXI RISARCIMENTO DI 1,2 MILIONI AI FAMILIARI” –

Non è mica come la Thyssen. Questi morti sono come quelli della strage di Viareggio. Morti da silenziare, onde evitare danni agli amici del Pd

 A IVREA È IN CORSO UN PROCESSO NEI CONFRONTI DI 34 EX MANAGER OLIVETTI, TRA CUI CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERA, PER LA MORTE DI ALTRI 13 EX DIPENDENTI

 «E’ una sentenza storica» dicono i legali che hanno seguito i famigliari di Franca Lombardo nell’unica, fin qui, causa civile intentata contro Olivetti. Più che altro diventa una sentenza pilota, perché potrebbe dare il via ad altre cause contro Telecom…

 Franca Lombardo se n’è andata una mattina d’inverno del 2007, a 69 anni, nella sua casa di campagna a Burolo, nel Canavese. Morta di cancro.

 A causa del mesotelioma pleurico, una malattia che, si è poi scoperto, aveva contratto quando lavorava all’Olivetti, in uno dei capannoni di Ivrea nei quali si adoperava il talco contaminato da tremolite d’amianto.

 Ieri, sulla causa civile intentata nel giugno del 2013 dai famigliari della donna, si è pronunciato il Tribunale di Ivrea.

 Il giudice, Luca Fadda, ha condannato Telecom spa, che nel frattempo ha assorbito Olivetti ing, ad un risarcimento di 1 milione e 200 mila euro.

 «E’ una sentenza storica» dicono, ora, Mario Benni ed Enrico Scolari, i legali che hanno seguito i famigliari di Franca Lombardo nell’unica, fin qui, causa civile intentata contro Olivetti. Più che altro diventa una sentenza pilota, perché potrebbe dare il via ad altre cause contro Telecom.

 Manager sotto processo

E’ tuttora in corso, infatti, un processo nei confronti di 34 ex manager Olivetti, tra cui Carlo De Benedetti e Corrado Passera, chiamati in causa dalla procura di Ivrea nella maxi inchiesta per la morte da esposizione all’amianto di altri 13 ex dipendenti.

 La storia di Franca Lombardo, però, nasce ancora prima.

 E bisogna tornare indietro di 8 anni.

 Quando lei muore, nel 2007, nessuno collega subito la malattia al lavoro alla Olivetti.

 E’ il marito, Luigi Formento, 81 anni, anche lui un passato da ex olivettiano, ad avere i primi dubbi.

 Chiede, si informa, cerca di capirne di più.

 Si rivolge a un avvocato per portare la sua battaglia in un’aula di giustizia.

 Intanto spuntano altre morti sospette.

 E la Procura della Repubblica, dopo le segnalazioni dello Spresal, apre i primi due fascicoli.

 Uno porta il nome di Franca Lombardo, l’altro quello di Lucia Delaurenti, anche lei operaia alla Olivetti, anche lei morta di mesotelioma pleurico.

 A processo, per queste due vicende, finisce Ottorino Beltrami, fino al 1978 amministratore delegato dell’azienda di Ivrea (la posizione di Carlo e Franco De Benedetti, invece, in quel caso viene stralciata).

 L’accusa è omicidio colposo. Beltrami, sul caso Lombardo, viene rinviato a giudizio, mentre per la morte di Lucia Delaurenti, il Tribunale lo condanna in primo grado e poi in appello.

 Muore, a 96 anni, prima che la Cassazione, il 4 dicembre 2014, si pronunci. A portare avanti la causa civile, però, sono soltanto i famigliari di Franca Lombardo.

 Il marito è un uomo tenace e non ha nessuna intenzione di piegare la testa.

 «L’Olivetti – ha sempre sostenuto nel corso del processo – ci ha dato tanto, ma si è portata via un pezzo della nostra vita. Se qualcuno ha delle responsabilità dovrà pagare».

E ora, dopo un anno e mezzo di battaglie, è arrivata la condanna a Telecom. Formento non vuole commentare, lascia che a farlo siano i suoi legali: «E’ una sentenza che tiene conto delle prove schiaccianti portate in aula».

 «I pericoli erano noti»

All’Olivetti si moriva per colpa dell’amianto, della tremolite che si respirava, delle controsoffittature contaminate che si sbriciolavano disperdendo nell’aria polveri velenose.

 «E che ci fossero pericoli per i lavoratori – è la tesi della Procura di Ivrea – i manager lo sapevano».

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/morire-amianto-sentenza-pilota-ivrea-maxi-risarcimento-93483.htm

In Italia una pagliacciata tira l’altra. buon Presidente a tutti

Redazione il 30 gennaio 2015

di Salvo Ardizzone

Ieri pomeriggio s’è alzato il sipario sulla farsa dell’anno: l’elezione del Presidente della Repubblica. S’erano sperticati tutti nei profili che avrebbe dovuto avere: soprattutto un uomo autorevole e conosciuto all’estero.

Bene, il nostro Renzi, dopo giorni e giorni di manfrine, ha tirato fuori il nome dal cappello: Sergio Mattarella, un vecchio arnese della Prima Repubblica, parcheggiato sul viale del tramonto alla Corte Costituzionale dopo lontani ruoli politici di secondo piano. Un uomo che dovrà tutto al Premier, che l’ha preso per i capelli e messo sotto le luci della ribalta, e all’estero è praticamente uno sconosciuto. Esattamente ciò che serve a Renzi per mantenere il centro della scena, continuando a recitare il ruolo di indiscusso mattatore.

Fatto il nome, se già scatenata la corsa a sostenerlo, giustificandola coi motivi più improbabili, il primo dei quali sarebbe la rottura definitiva del famigerato “patto del Nazareno”. E perché? Come notavano diversi analisti, la persona non sarà simpatica all’ex Cavaliere per passati trascorsi, d’accordo, ma di fronte ai tanti, tantissimi “regali” ricevuti grazie a quel patto, infilati a piene mani fra gli articoli e i codicilli delle tante leggi ostentate dal Governo (a chi non sa leggere una Gazzetta) come il trionfo della legalità è poca cosa.

No, è solo un gioco delle parti, il solito: faccia feroce e strepiti, magari per alzare la posta del prossimo “regalo”, e sotto banco via come prima.

E le opposizioni? Quali? Si sono squagliate come un gelato, da una parte correndo sul carro del prossimo vincitore, dall’altra, come al solito, con consumata (in)capacità, si sono consegnate alla totale irrilevanza, cincischiando fra il web e uno splendido (?!) isolamento. Azioni politiche capaci di sparigliare i giochi di palazzo (e accidenti se ce n’erano da fare!)? Nessuna. Tessitura di rapporti con le altre forze? Zero. È troppo sistematica questa inconcludenza per non pensare che, al di là degli strepiti, ai suoi vertici non sia calcolata.

Così, sabato, alla quarta votazione, quando ci sarà l’elezione a maggioranza semplice e i “numeri” saranno talmente certi da mettere al riparo da sorprese, avremo un nuovo Presidente pronto a firmare tutto quello che il Premier gli metterà dinanzi.

Bisogna dirlo: un capolavoro per Renzi, che si prepara a celebrare il suo ennesimo trionfo su un Parlamento che definire un ectoplasma è poco. Lo è assai meno per gli Italiani, ma già, di quelli e dei loro problemi chi se ne importa.

http://www.ilfarosulmondo.it/in-italia-una-pagliacciata-tira-laltra-buon-presidente-a-tutti/

Filippine: 44 poliziotti uccisi ngli scontri con i ribelli musulmani

venerdì, 30, gennaio, 2015

Giornata di lutto nazionale nelle Filippine per i 44 poliziotti uccisi il 25 gennaio sull’isola meridionale di Mindanao, durante gli scontri con i ribelli musulmani del ‘‘Fronte di liberazione islamica Moro’‘. Il presidente delle Filippine Benigno Aquino si è impegnato a salvaguardare l’accordo di pace siglato nel marzo 2014. “Sento e condivido il dolore che provano in questo momento le famiglie delle vittime”, ha detto Aquino, promettendo di concedere autonomia ai territori a maggioranza musulmana.

Sono 120 mila i morti della lotta indipendentista nell’isola di Mindanao dagli anni Settanta. “Presidente invochiamo il vostro aiuto, chiediamo giustizia. Per favore, ci aiuti”, ha detto la moglie di uno degli agenti uccisi.

Le forze speciali filippine il 25 gennaio volevano colpire solo ‘‘alcuni obiettivi’‘ ma l’operazione è sfociata in un combattimento violento. Sarebbe stato ucciso un presunto terrorista islamico ricercato da Washington e che avrebbe partecipato agli attentati avvenuti a Bali, in Indonesia, nel 2002. euronews

UE: altri 136 milioni di euro in aiuti per i rifugiati siriani, oltre 3 miliardi in tutto

Ma il principio della non ingerenza esiste ancora? I 12milioni verranno scalati dalla ns quota già pagata? Non siete contenti di pagare le tasse?

 venerdì, 30, gennaio, 2015

L’Ue aumenta l’assistenza alla Siria con 136 milioni di euro in aiuti umanitari. La metà di questi fondi andrà agli sfollati interni tramite l’assistenza transfrontaliera fornita dai paesi limitrofi, mentre il resto ai rifugiati siriani e le comunità che li ospitano in Turchia, Libano, Giordania e Iraq. L’annuncio coincide con le visite congiunte del commissario Ue agli aiuti umanitari Christos Stylianides e del collega alla politica di vicinato Johannes Hahn, in missione in Libano e Giordania per discutere dei bisogni crescenti dei rifugiati siriani e l’impatto che hanno sui paesi vicini.

“La solidarietà dell’Europa è salda, e rimaniamo pienamente impegnati nel portare sollievo alle vittime più bisognose di questa crisi”, ha affermato Stylianides, lodando Beirut e Amman per “la loro forte solidarietà verso i rifugiati in questi grandi momenti di bisogno”. Il commissario Hahn ha aggiunto che l’Ue “rimarrà vicina ai siriani e alle comunità che li accolgono”, assicurando che oltre alla crisi in Siria “l’Ue continuerà la sua collaborazione bilaterale con la Giordania e il Libano, lavorando strettamente con entrambi governi per sostenere le loro riforme in vari settori quali l’energia rinnovabile e la giustizia”.

Insieme ai 28, l’Ue ha contribuito con oltre 3 miliardi di euro alla risposta umanitaria internazionale in Siria. La Commissione ha mobilitato 676 milioni in aiuti umanitari. ansa