Tsipras, Kammenos e il rischio di una Grecia putiniana

Non appena Tsipras ne dice una giusta, cioè che le sanzioni alla Russia sono da togliere, ecco che chi lo ha sostenuto comincia ad attaccarlo.

Proprio adesso che Marino presiede ad un film in onore delle grandi ribelli Pussy riot, quelle che per protestare contro Putin si infilano polli nella vagina, sì, gli è stato dedicato un film. Proprio ora che hanno riattivato Navalny, il galoppino del dip Usa per una primavera russa…..

Le Pussy riot che piacciono tanto a la sinistra al caviale….come anche l’Internazionale che non perde occasione per tirar fuori altre cosucce…vedi art a parte….

Pubblicato:  28/01/2015 11:50 CET    Aggiornato:  28/01/2015 11:51 CET  

A pochi giorni dalla vittoria elettorale di Syriza, la Grecia ha già un nuovo governo, formato a tempo di record dal partito di Tsipras in alleanza con la destra radicale greca.

Comunque la si pensi sul debito greco, ogni cambiamento politico radicale porta con sé la comprensibile speranza di un nuovo inizio.

Pure “Il Sole 24 Ore” si lascia andare a commenti elegiaci su Syriza e su Tsipras, vagheggiando con un po’ troppo ottimismo che la Grecia “rifondi” l’Europa. Barbara Spinelli da parte sua, attenta alle vicende europee, scrive che con Tsipras si riuscirà a fare ciò che finora manca: l’Europa politica.

Se così fosse sarebbe una cosa magnifica, ma siamo sicuri che creare l’Europa unita sia nei desideri del governo rosso-nero di Atene? O che Tsipras abbia la stoffa del leader continentale e non segua solo mere preoccupazioni nazionali? Perché qui quelli del nuovo governo Tsipras li stiamo immaginando come moderne versioni di Pericle, capaci di insegnare la democrazia all’Europa e al mondo.

Ma qualche preoccupazione è salutare averla. Due cose accomunano Syriza alla destra radicale di ANEL con cui ha formato il nuovo governo: la prima è l’opposizione alle politiche di austerità richieste dai creditori internazionali. Se ne sta scrivendo molto in questi giorni; forse pure troppo perché fa passare sotto silenzio il secondo punto di comunanza; ossia, una forte e manifesta amicizia con il Presidente russo Putin e un sostegno alle sue politiche imperiali in Europa orientale.

 I legami fra Tsipras e Russia putiniana non sono improvvisati. E’ durante la crisi fra Ucraina e Russia nel 2014 che Tsipras si reca in visita a Mosca dove incontra esponenti del governo russo; l’incontro, definito fruttuoso per quello che riguarda le nuove possibilità’ di cooperazione fra i due paesi, è di inizio maggio: la Crimea è stata annessa alla Russia manu militari da poche settimane e la comunità internazionale non ne riconosce l’annessione. Non una sola parola di censura verso la conquista russa della Crimea – il più grande attacco all’ordine europeo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale – compare fra le dichiarazioni di Tsipras di quei giorni.

Tsipras aveva già blandito il regime putiniano prestandosi a veicolare la propaganda politica putiniana sul “golpe nazista” di Kiev, quando aveva dichiarato, subito dopo la Rivoluzione di Maidan che “uno degli errori principali della politica estera condotta dall’Unione Europea è stato quello di aver espresso sostegno al nuovo governo ucraino, che ha al suo interno forze neofasciste” (certo, non si può fare una colpa a Tsipras di eccesso di attenzione a sintomi di fascismo; il problema e’ piuttosto che il leader di Syriza nelle sue frequentazioni russe non ha mai avuto modo di accorgersi del carattere autoritario dell’ordine politico russo, della compressione delle libertà civili e di espressione, degli assassini politici degli oppositori del potere, delle intimidazioni e violenze verso i pochi media indipendenti, della intolleranza verso le minoranze…).

Poi, a settembre, i deputati di Syriza nel Parlamento europeo avevano votato contro l’Accordo di Associazione fra Ucraina e Unione Europea, di fatto esprimendo un voto che va nella direzione di ciò che Putin cerca di ottenere con la sua destabilizzazione dell’Ucraina orientale: ossia mantenere il popolo ucraino nella sfera imperiale russa.

L’accelerazione è di questi ultimi giorni. Lunedì 26, il giorno dopo le elezioni greche, l’ambasciatore russo ad Atene Andrei Maslov è il primo diplomatico straniero a rendere visita alla sede di Syriza. Non e’ forse una coincidenza che martedì 27, quando i capi di governo dei paesi membri della Ue discutono nuove sanzioni contro il Cremlino in risposta all’aumento delle attività terroristiche russe nel Donbass, portavoci del governo greco facciano sapere che Atene è contraria, così di fatto bloccando l’azione Ue, dato che l’unanimità di tutti i governi dei paesi membri è necessaria.

Dichiarazione formale, dovuta alla spavalderia infusa dalla vittoria elettorale di domenica? Forse non solo. Panos Kammenos è il leader della destra radicale dei “Greci Indipendenti”, che grazie a Tsipras è ora al governo: è convinto che la Grecia dovrebbe lasciare la Ue ed entrare nell’Unione eurasiatica di Putin; amico di Dugin, l’ideologo nazional-socialista del Cremlino, Kammenos (che si è fatto ritrarre con il cosiddetto emblema di San Giorgio, simbolo adottato dagli imperialisti russi del Donbass) è un aperto sostenitore dell’alleanza del governo greco con Putin e reclama l’eliminazione delle sanzioni verso la Russia. In virtù dell’alleanza con Syriza, avrà modo di far sentire la sua voce in Europa: Kammenos è stato nominato Ministro della Difesa.

Quello che sta succedendo in Grecia è, politicamente, un azzardo. Il popolo greco ha scelto democraticamente, una scelta con le spalle al muro, e che non sappiamo come evolverà. Non è necessario fare una difesa d’ufficio dello status quo, anzi, ben vengano elementi di rottura del “consenso” europeo se servono ad andare avanti verso una Europa unita, politica, democratica. Ma siamo sicuri che la vittoria di Tsipras sia questo o stiamo solo scambiando desideri per realtà?

Gli entusiasti di Tsipras dicono che ha respiro europeo e darà nuova vita all’Europa; ma quale può essere il respiro europeo di un leader politico che sceglie come suo amico politico il regime putiniano. Un regime che in meno di un anno ha aperto due ferite laceranti sul continente europeo, ricreando in Europa un nuovo Tibet (l’occupazione e annessione militare della Crimea e il conseguente dramma del popolo tartaro) e riproducendo in Europa un conflitto simil-mediorientale – ossia il conflitto congelato del Donbass, dove il terrorismo è banalizzato a eventualità di ogni giorno.

Speriamo che abbiano ragione quelli che dicono che il nuovo governo greco può, come i Greci antichi, (ri)fondare l’Europa. Perché, altrimenti, c’è un altro noto momento della storia greca che verrebbe in mente: il declino delle città-stato greche, incapaci di unirsi per fronteggiare l’offensiva diplomatica e militare di Filippo II di Macedonia, da cui tutta l’Ellade finì per essere sottomessa.

Huffington post

http://www.huffingtonpost.it/marco-ferraro/tsipras-kammenos-e-il-ris_b_6559260.html

Tsipras, Kammenos e il rischio di una Grecia putinianaultima modifica: 2015-01-30T16:02:36+01:00da davi-luciano
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