vi prego, per favore togliamolo di lì e nutriamolo di affetto

ne ha passate tante, aiutiamolo a dargli una famiglia,basta sofferenze!!
 

ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali

8 luglio 2014 ·

A CAUSA DEI PROBLEMI CHE LA VOLONTARIA HA AVUTO CON QUESTO POST (TELEFONATE INUTILI, INSULTI E ANCHE COSE PEGGIORI) IL POST VERRA’ TOLTO A BREVISSIMO. SPERIAMO CHE TIBBERIO POSSA AVERE UNA POSSIBILITA’. GRAZIE.

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 NON CI SONO AGGIORNAMENTI, E’ ANCORA LI E CERCA CASA

  IL CASO DEL CUORE, TIBBERIO DALLA PUGLIA

  Tibberio. Una storia da non raccontare.

 Sequestrato al suo aguzzino che per 2 anni lo ha drogato con psicofarmaci e sbattuto in canile dov’é stato soprannominato “il pazzo”.

 Tibberio ha vissuto 2 anni in mezzo a feci accumulate per 2 anni e cibo buttato dalla grata esterna (in una situazione delicata, per favore evitare commenti!). Grazie alla volontaria, viene portato fuori.

 Tibberio non sa cos’ é il contatto umano, gioca con le pietre, nonostante ciò mai un ringhio, mai un’ occhiataccia, solo tanti baci.

 Tibberio vive tutt’ora in quel canile ma se non altro ha più spazio, ha una ciotola, MA ORA PER QUEST’ANIMA COSI’ SFORTUNATA CI VUOLE UNA FAMIGLIA!

 Tibberio è un maschio di taglia grande e ha 3 anni circa.

 Per lui cerchiamo una famiglia consapevole che la strada sarà lunga, che il processo per la totale riabilitazione del cane sarà lento, che ci sarà bisogno dell’aiuto di un educatore cinofilo che possa insegnare al cane cosa significa vivere bene, vivere felici e senza paura.

 Tibberio si trova a Brindisi ma è adottabile in tutta Italia, per info NON CHIEDERE IN BACHECA MA A Caniletorchiarolo@gmail.com o Paola 3457077141

https://www.facebook.com/enpaonlus/photos/a.57141143223.71156.18870183223/10152308091418224/?type=1&theater

La vera rivoluzione: stampare euro per cancellare il debito

Di Marcello Foa

Mettiamola in questi termini: la Bce stampa più moneta per permettere alle Banche centrali nazionali di comprare titoli di Stato, ovvero debito pubblico, con lo scopo dichiarato di rilanciare l’economia (crescita del Pil) e lo scopo effettivo immediato di sgravare i bilanci delle banche private.

In termini economici, il Quantitative Easing è un’aberrazione in quanto viola le leggi di mercato basate sulla domanda e sull’offerta. Un’aberrazione che però lascia intatta la vera catena che imprigiona le asfittiche economie occidentali: quella del debito.

Mi spiego: se la Ue e la Bce e la volessero davvero rilanciare l’economia, dovrebbero avere il coraggio di andare fino in fondo ovvero non di stampare moneta per comprare debito ma di stampare moneta per CANCELLARE IL DEBITO, accompagnando questo passo da misure altrettanto rivoluzionarie e benefiche come la simultanea riduzione delle imposte sia sulle imprese che sulle persone fisiche e magari varando investimenti infrastrutturali.

Pensateci bene: oggi l’Italia è già in avanzo primario ovvero lo Stato spende meno di quanto incassa, ma il debito pubblico continua a salire perché la spesa pubblica è gravata dagli interessi sul debito. Detto in altro termini: l’Italia è in una spirale da cui difficilmente uscirà, per quanti sforzi faccia. Ma questo né la Ue, né la Bce, né il Fmi lo ammetteranno mai; anzi, continuano ad alimentare la retorica delle riforme ovviamente strutturali.

Logica vorrebbe, invece, che l’aberrazione del Quantitative easing venisse usata non per continuare ad alimentare il circolo vizioso del debito, ma per spezzarlo con una misura una tantum, eccezionale, irripetibile ma straordinariamente virtuosa. Chiamiamolo Il giubileo del debito.

Ipotizzate quesito scenario: taglio lineare di un terzo del debito pubblico di ogni Paese europeo, simultanea riduzione delle imposte sulle persone fisiche di 10 punti percentuali e dimezzamento di quelle sulle società per un periodo di almeno 5 anni. Il momento sarebbe più che mai propizio, considerando che i tassi di interesse sono prossimi allo zero.

Basterebbe una semplice operazione contabile creando denaro dal nulla (ovvero con un semplice click, come peraltro si apprestano già a fare), per togliere definitivamente dal mercato una parte del debito pubblico, studiando ovviamente le condizioni appropriate (ad esempio solo sui titoli in scadenza).

Risultato: un boom economico paragonabile agli effetti di un nuovo Piano Marshall. Starebbero meglio tutti: i consumatori che si troverebbero con più liquidità in tasca, le aziende che sarebbero fortemente incentivate a investire nella zona Ue, lo Stato che troverebbe le risorse sia per le Grandi Opere che per altre riforme. Le stesse banche private che non sarebbero più costrette a comprare titoli di Stato pubblici e vedrebbero diminuire drasticamente le sofferenze bancarie nel giro di pochi mesi proprio grazie alla ripresa dell’economia reale.

La macchina, insomma, si rimetterebbe in moto.

A “rimetterci” sarebbero solo la Bce, la Commissione europea e analoghe istituzioni transnazionali il cui potere implicito di condizionamento si ridurrebbe drasticamente.

Meno debito, meno vincoli, più libertà, più mercato. Il problema è tutto qui.

http://blog.ilgiornale.it/foa/2015/01/25/e-ora-di-cancellare-il-debito-pubblico/

Casarini: “Trionfo Tsipras? È la sinistra radicale e nuova che dice sì all’euro. Ora Spagna e Italia…”

ammazza che antagonista con gli attributi. il sistema si cagherà in mano……

Sarebbe radicale e nuova la sinistra che dice sì all’euro? Perché è stata mai contraria??????

Ai tempi di Prodi andava di moda “superamento” ora “rinegoziare”….
Inutile commentare l’epilogo…..

Podemos è estremamente contraria all’euro (almeno tempo fa lo era) quindi non ha molto in comune con Tsipras

 Il “cambiamento”…..come per Obama, per Hollande, per …ogni esponente dei “giusti”…

26 Jan 2015

 Andrea De Angelis

Il successo di Tsipras in Grecia apre numerose domande sul futuro della nazione ellenica e dell’intero continente europeo. Al centro l’economia, dall’euro all’austerità, ma anche il futuro della sinistra europea.
IntelligoNews ne ha parlato con Luca Casarini, storico leader dei movimenti di sinistra italiani e candidato alle scorse europee con la Lista Tsipras…

Si sono spese milioni di parole già nei giorni precedenti le elezioni sul successo, allora probabile e oggi certo, di Tsipras in Grecia. Cosa cambierà concretamente per la nazione greca e per l’Europa dopo questo risultato elettorale?

«Il punto è che questa è la vittoria di una sinistra radicale e nuova. Mette infatti radicalmente in discussione le ricette neo liberiste della troika che hanno affossato letteralmente l’Unione Europea. Tsipras ha già annunciato che non rispetterà gli accordi fatti dai suoi predecessori perché c’è già un cambio di politica».

Restando, però, nell’euro.

«Assolutamente restando nell’euro».

Su questo occorre fare chiarezza, perché altrimenti all’elettore arriva il messaggio che il cambiamento si può fare solo uscendo dall’euro. Come risponde a chi sostiene tale tesi?

«Per questo la sinistra è nuova, perché restando nell’euro è pronto a cambiare. Tsipras una volta ha usato questa frase con me: “L’euro è come una prigione dove è facile entrare, ma dalla quale è difficile uscire”. Lui pone la risoluzione della crisi in Grecia come problema europeo, da cui ne consegue che l’euro è uno strumento che ci consente di discutere tutti assieme il tema del debito.
L’uscita dall’euro sarebbe il massacro della Grecia e c’è qualcuno che lo vorrebbe fare, magari qualcuno dentro le tecnocrazie europee. Credo che neanche alla Merkel vada bene un’uscita della Grecia dall’euro perché significherebbe la distruzione dell’Unione».

Quindi anche la Merkel guarda con interesse a Tsipras?

«Tsipras è l’unica possibilità per l’Europa, attraverso una nuova politica, che la stessa venga mantenuta come spazio politico possibile».

Dalle sue parole si evince che Tsipras è un modello per l’Italia. Considerando anche l’appuntamento di ieri dello Human Factor, come far sì in concreto che dalla teoria si passi alla pratica? Il tempo per la sinistra italiana sta scadendo?

«Certamente non c’è più tempo da perdere. Adesso in Europa si apre una finestra temporale straordinaria perché subito a ruota, dopo questa straordinaria vittoria, c’è la Spagna con Podemos che avrà a maggio le amministrative e a dicembre le politiche. C’è una forte possibilità che ci sia un cambio anche lì e vi ricordo che Tsipras ha chiuso il suo comizio ad Atene con Pablo Iglesias.
Quanto fatto dalla troika è stato disastroso per l’economia e per la vita delle persone aumentando la forbice tra ricchi e poveri e il debito pubblico di ogni nazione, dalla Grecia alla Spagna passando per l’Italia. Siamo alla deflazione, la disoccupazione cresce, la ricetta non funziona».

Dunque cosa fare in Italia? Casarini, già candidato alle europee con la Lista Tsipras, a chi lancia oggi un appello? Magari a Civati e Bersani o a Vendola e Ferrero?

«Faccio una cosa in controtendenza: non lancio l’appello a nessun leader, ma alla popolazione italiana. Lo lancio ai tanti elettori di Renzi che hanno creduto nella rottamazione, nel cambiamento e invece adesso si trovano con un giovane che fa cose vecchissime. Il nodo è l’alternativa».

Qualcuno dovranno votare queste persone…

«Manca un soggetto politico a sinistra, ma una nuova sinistra, non una forza delle sommatorie del vecchio».

Lei prima ha parlato di debito pubblico. L’Italia è il terzo creditore della Grecia con circa 40 miliardi di euro. Soldi che l’Italia non vedrà più o non li avrebbe visti comunque?

«L’Italia vanta crediti sulla Grecia e dall’Italia vantano crediti molti altri, in particolare la Germania».

 Quasi quasi ci conviene…

 «Se viene rimesso in discussione il debito in Europa, rinegoziandolo e tagliandolo in termini unitari, ci guadagniamo tutti».

 http://www.intelligonews.it/casarini-trionfo-tsipras-e-la-sinistra-radicale-e-nuova-che-dice-si-alleuro-ora-spagna-e-italia/

Con Syriza al potere non cambia nulla e l’euro è salvo!

di Antonio Maria Rinaldi

Se saranno confermati i dati emersi dagli exit poll, che attribuiscono alla lista Syriza la maggioranza assoluta dei seggi, da domani avremo un governo “monocolore” guidato da suo leader Alexis Tsipras. Infatti la legge elettorale greca di tipo proporzionale, attribuisce un premio di 50 seggi al partito che ottiene il maggior numero di voti e questo potrebbe determinare che il “partito anti-austerity” ellenico superi la soglia di 150 dei 300 seggi che compongono il Parlamento.

Ma cosa cambierà nello scenario politico greco e soprattutto cosa succederà nei rapporti con l’Unione Europea e con i sottili equilibri con l’euro? Venerdì scorso la Borsa di Atene ha “festeggiato” con un rialzo del 6,14% e i rendimenti dei decennali con un arretramento dal 9,2 all’8,7%, dando l’impressione di scontare che la certa vittoria di Syriza dovesse essere necessariamente condivisa con altre alleanze per poter governare il paese.

“Dando l’impressione” perché, se invece avesse prevalso la convinzione fra gli investitori che il partito di Tsipras avesse conseguito la maggioranza assoluta in modo autonomo, i mercati avrebbero reagito in modo diametralmente opposto.

 Invece le piazze finanziarie hanno compreso esattamente che con i sedicenti “anti Troika” al governo di fatto cambierà ben poco in quanto, aldilà degli slogan prettamente elettorali tesi ad accaparrarsi i consensi della popolazione esasperata dalle politiche deflazionistiche imposte dalla Troika, i giochi erano già stati fatti fra i tavoli di Bruxelles e Berlino. Potrà esserci qualche oscillazione dei mercati nei prossimi giorni ma poi tutto si stabilizzerà. Una pantomimica concordata per far confluire i consensi della gente esasperata su un nuovo soggetto politico capace di anestetizzare la protesta fin tanto da non farla più esplodere nelle piazze.

 Gli uomini del giovane e scaltro Alexis Tsipras da mesi fanno la staffetta con le cancellerie europee per rassicurare che un conto sono le promesse da dare in pasto ai greci e un’altra saranno poi gli atteggiamenti da assumere quando si governerà il paese. Una classica e prevedibile strategia per poter ottenere i benefici su due fronti: da una parte il consenso popolare più ampio possibile e dall’altro l’accreditamento benevolo fra i “padroni del vapore” in Europa.

 Nella verità qualsiasi scenario è stato considerato, valutato e soprattutto concordato preventivamente e non certo lasciato al caso e c’è da scommetterci che la Grecia a guida Tsipras, non uscirà mai dall’euro e tantomeno opererà con operazioni di ristrutturazione del proprio debito senza averlo minuziosamente condiviso con il placet della Troika.

 Insomma cambia tutto con Tsipras affinchè non cambi nulla, come nella più classica gattopardiana visione, se non l’illusione effimera di un giorno che per una volta abbiano vinto le ragioni di un popolo ormai in ginocchio e senza più speranza. Cosa si può ragionevolmente pensare di cambiare nel paese, visto che Syriza ha affermato in ogni occasione che continuerà a rispettare gli obiettivi fiscali indicati dai trattati europei e si limiterà invece solamente a rivedere gli accordi firmati dal precedente governo con i creditori esteri?

 Con la quota del debito precedentemente ristrutturato, ma “riconvertito” sotto la legislazione inglese in modo che, vita natural durante, dovrà comunque essere rimborsato in euro, gli spazi di manovra sembrano molto limitati e questo è perfettamente a conoscenza degli esperti greci.

 Piuttosto gli stessi esperti economici chiamati dal nuovo “Perseo”, non hanno capito che l’attuale situazione che li ha distrutti è scaturita proprio perché si vuole ostinatamente continuare a perseguire gli obiettivi fiscali dei trattati che invece desiderano continuare a rispettare e che l’entità del debito non è altro che la conseguenza di quegli errati vincoli?

 E’ la politica economica imposta dai vincoli esterni dei trattati quella da ripudiare perché non idonea alle esigenze dell’economia del paese, ma su questo fronte Syriza continua ad essere supina più che mai alla UE!

 Il fiero paese ellenico, culla di civiltà che per millenni nessuno era mai riuscito a dominare se non per mano dei Romani, solo la Troika è riuscita ora nel distruggerlo irreversibilmente.

 Forse era questa l’irreversibilità dell’euro tanto decantata da Draghi?

 Antonio Maria Rinaldi

 Fonte: Scenari Economici

http://scenarieconomici.it/syriza-potere-non-cambia-nulla-leuro-salvo-antonio-maria-rinaldi/

In Spagna, una base USA permanente per intervenire in Africa

Il governo spagnolo ha annunciato, ieri, l’apertura di negoziati per ospitare in modo permanente una forza d’intervento di marines americani costituita per rispondere alle crisi in Africa.

 Creata dopo l’attacco mortale contro il consolato di Bengasi, in Libia, l’11 settembre 2012, questa forza di reazione rapida si è stabilita, dall’aprile del 2013, sulla base di Moron de la Frontera, presso Siviglia, in Andalusia. La sua presenza temporanea è oggetto di un accordo rinnovato nel marzo del 2014. Essa conta attualmente 800 marines, con unità di supporto di cui fa parte un distaccamento aereo che include aerei da trasporto MV-22 Ospreys a rotore basculante, che possono decollare e atterrare come gli elicotteri.

 La forza (Special Purpose Marine Air-Ground Task Force Crisis Response, nel gergo del Pentagono) ha, fra gli altri, l’obiettivo di rafforzare la protezione delle ambasciate, di recuperare i militari in difficoltà, di evacuare i civili o di intervenire nei conflitti o nelle crisi umanitarie.

 Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera ai ministeri degli Affari esteri e della Difesa per negoziare un nuovo emendamento all’accordo di difesa che lega la Spagna agli Stati Uniti dal 1988, ha annunciato il portavoce del governo, Soraya Saenz de Santamaria. «Il negoziato risponde a una richiesta americana, del 4 dicembre scorso, di utilizzare la base spagnola di Moron de la Frontera per un contingente di Marines e i suoi mezzi di supporto aereo», ha precisato.

 Secondo il quotidiano El Pais, che aveva rivelato la richiesta americana, il nuovo accordo permetterebbe di portare la forza di reazione a 3000 uomini al bisogno. Questa forza dipende dal comando Africa, con sede in Germania, una delle sei divisioni geografiche delle forze americane nel mondo.

 [Fonte – traduzione di M. Guidoni]

https://byebyeunclesam.wordpress.com/2015/01/26/in-spagna-una-base-usa-permanente-per-intervenire-in-africa/

LUC MICHEL SUR IRIB (TEHERAN) ANALYSE LE RAID ISRAELIEN SUR QUNEITRA

PCN-TV & Radio IRIB/ 2015 01 24/

Interview de Luc MICHEL sur la Radio iranienne IRIB (Téhéran) le 24 janvier 2015 :

« Entretien avec M.Luc Michel, grand spécialiste de géopolitique: “Raid israélien contre la Syrie”… »

PCN-TV - LM sur IRIB raid sur Quneitra (2015 01 24)  FR

Luc MICHEL analyse le raid dans l’optique :

* des nouvelles modalités de l’agression des USA, de l’OTAN et de ses vassaux arabes contre Damas,

* des dernières réalités des fronts militaires contre la Syrie et l’Armée Arabe Syrienne.

PCN-TV - LM sur IRIB raid sur Quneitra (2015 01 24)  FR 2

Podcast audio sur : https://vimeo.com/117666384

IRIB / PCN-TV /

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

TTIP. Quando gli investitori sono “più uguali” di noi.

ma siamo più global ed international così, fa figo, vuoi mica essre campanilista/razzista??
 

 domenica 25 gennaio 2015 18:00

 di Antonio Tricarico

Alla fine la Commissione europea si è pronunciata su uno dei dossier più spinosi del negoziato TTIP, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, tanto sostenuto anche dal governo italiano. Ovvero la creazione di tribunali speciali privati per gli arbitrati sugli investimenti in cui le multinazionali Usa potrebbero portare in giudizio i paesi europei qualora questi ultimi cambino le loro legislazioni ambientali, sociali e di sicurezza, impattando in qualche modo i profitti attesi per i capitalisti a stelle e strisce. Lo stesso meccanismo sarebbe disponibile per gli investori europei oltre Atlantico. In inglese tale meccanismo perverso si chiama Investor-to-State Dispute Settlement (con l’acronimo ISDS).

Di fronte ai timori sollevati da più parti al proposito, la scorsa estate la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica. Ma la domanda posta nel questionario on-line non era se i cittadini europei volessero i tribunali privati o no, bensì come dovessero essere cambiate le procedure dei tribunali stessi. Ciononostante in ben 150mila si sono presi la briga di scrivere a Bruxelles. La stragrande maggioranza, ben il 97%, ha affermato la sua netta contrarietà a questi nuovi meccanismi giudiziari che possono essere usati solo dagli investitori internazionali. I singoli cittadini e i governi, infatti, possono rivolgersi solo ai tribunali nazionali qualora vogliano citare in giudizio le imprese.

Martedì la Commissione europea ha reso pubblica la sua interpretazione dei risultati della consultazione. Snobbando l’opposizione popolare al provvedimento, ha affermato che intende promuovere un’agenda di riforma dell’ISDS per renderlo più efficace negli accordi sugli investimenti. Un ulteriore strappo democratico da parte dei burocrati di Bruxelles, che infiammerà ancora di più gli animi contro l’accordo TTIP.

Per indorare la pillola, la Commissione ha fatto sapere che organizzerà altre consultazioni, ma nel frattempo ha lasciato inalterato il testo che prevede lo stesso dispositivo nell’accordo di libero scambio tra UE e Canada, che dovrebbe essere ratificato dal Parlamento europeo nel 2015. La società civile ha richiesto a gran voce che anche questo accordo sia rivisto prima della sua attuazione, ma la Commissione sembra voler fare orecchie da mercante. L’approccio seguito nel negoziato con il Canada da Bruxelles viene già venduto come l’agenda riformata dell’ISDS. Ma leggendo il testo emergono con chiarezza tutti i rischi e quanto alla fine il potere rimanga solo dalla parte degli investitori, a svantaggio delle imprese nazionali e dei cittadini.

Non solo diversi settori della società civile, ma anche parti dello stesso settore privato sono allarmati dall’ISDS nell’accordo TTIP, perché preoccupati dell’auto-esautorazione da parte dei governi europei del potere di attuare politiche industriali a vantaggio delle economie nazionali. Si pensi solamente ai recenti interventi governativi sull’Ilva, per esempio.

Per altro i casi delle multinazionali straniere contro i governi europei iniziano già a fioccare, sulla base degli accordi bilaterali sugli investimenti esistenti. E nessuno è immune. Nel febbraio 2014, diversi investori stranieri di Belgio, Francia e Germania hanno citato in giudizio al tribunale privato ospitato presso la Banca mondiale il governo italiano per la revisione al ribasso dei sussidi al fotovoltaico. E’ il primo caso che vede il governo italiano sul banco “privato” degli imputati. Emblematico che gli investitori abbiano scelto questa strada e non la giustizia ordinaria in Italia, e in un secondo momento in caso quella europea (vedi Corte europea di giustizia).

In ogni caso la battaglia sull’ISDS ed il TTIP continua. Prossima fermata Bruxelles, 4 febbraio, per le proteste fuori della Commissione europea quando riprenderà il negoziato con gli Usa.

 http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=115070&typeb=0&Tribunale-privato-per-affari-multinazionali

Obama arriva a Nuova Delhi, proteste in piazza: Torna a casa!

Domenica, 25 Gennaio 2015 14:55

Nuova Delhi – Manifestazione a Nuova Delhi dei sostenitori del partito comunista dell’India contro la visita di tre giorni del presidente degli Stati Uniti Barack Obama nella capitale del Paese.

“Torna a Casa” e “giu le mani dall’India”, gli slogan gridati dai dimostranti che hanno poi dato fuoco ad un manichino dalle sembianze di Obama. Al suo arrivo in India, Obama e’ stato ricevuto dal primo ministro indiano Narendra Modi. Domani sarà presente ai festeggiamenti per il Giorno della Repubblica come ospite d’onore. E’ la prima volta dopo 65 anni che un leader degli Stati Uniti partecipa alla manifestazione

http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/179368-obama-arriva-a-nuova-delhi,-proteste-in-piazza-torna-a-casa

Tsipras e Renzi le due sartine del tempo che fu

Grecia: pare che abbia vinto la estrema sinistra che tanto estrema non è, si pone un programma che “rivoluzionerà l’europa” e si ispira al nostro Renzi…hmmm!! Cioè?

 I baldi giovanotti promettono: “Cambieremo verso alla Europa” Ora è chiaro, si certo, cambiare verso si puo’, cambiare tutto per non cambiare nulla,vecchia storia. Da brave sartine del tempo di guerra,visto che l’europa non piace a chi la subisce, visto che austerità sta ammazzando i popoli… cambiano verso, rovesciano la vecchia europa..come un vecchio cappotto liso e bucato, che resta liso e bucato,ma si vede di meno, e il popolo bue applaude!

E SIAMO AL DOPO GUERRA, IL CAPPOTTO LISO E BRUTTO, RICORDATE, LO SI ROVESCIAVA, restava liso e brutto, rattoppato, ma cambiando verso si illudevano di averlo rinnovato..ah aha ..un fatto di forma, di apparenza, e il cappotto veniva chiamato “IL COPRIMISERIA” questi cambiano verso alla EUROPA, resta la stessa con difetti, manie, lobby ricche ed austerity per i poveracci insieme a rimbrotti e dittatura, povertà e privazioni, ma cambiando verso, una rivoltatina e le vecchie pecche” sono mascherate, nascoste..”rinacciate”.. GENIALE! –

See more at: http://www.maristaurru.com/index.php/Articoli/Tsipras-e-Renzi-le-due-sartine-del-tempo-di-guerra-cambiano-verso-alla-Europa.html#sthash.6YpcwPCK.dpuf

QE DELLE BANCHE CENTRALI ARRICCHISCE SOLO L’1% MA NON LO SI PUO’ DIRE. “LA BCE PRIGIONIERA DEI MERCATI”

Il QE è la solita manovra arricchisci-banche, ma si è voluto ingere fosse una cosa salvifica per i popoli. Ma si può sempre dare colpa alla Germania, che non lo voleva, ora si dice è quella ci guadagna di più. E allora perché era l’unica ad opporsi? Mah. d ogni modo, consci che sarà un fallimento nel senso che NON SARA’ COME PROPAGANDATO per il bene dei popoli, che mai ne era l’intento, ma quando sarà palese devono avere la scusa pronta.
E’ stato fatto come voleva la Germania, già si dice. Perché, se fosse stato fatto come gli Usa, cioè nella modalità “corretta”, avrebbe arricchito tutti in egual misura??

Postato il Sabato, 24 gennaio

Sul Quantitative Easing (QE) all’europea, il bazooka di Mario Draghi, la politica di allentamento monetario o del “denaro facile” che la Bce ha infine varato sulla scia di quella degli USA e più recentemente del Giappone, abbiamo potuto leggere varie cose  su come funziona e  sui suoi (auspicati) effetti positivi nel combattere la deflazione, rilanciando l’economia, con benefici per tutti i cittadini.

 Ma non tutti sono d’accordo che proprio questo sarà l’esito. Anzi.

Capita a proposito un post intitolato “Guardate chi sta tirando giù l’economia globale, ma a nessuno è consentito dirlo”. L’ha scritto Wolf Richter, l’analista-blogger californiano di business e  finanza che abbiamo già incontrato altre volte, non un “alternativo” ma una voce fuori dal coro.

Richter punta il dito proprio sulle politiche monetarie delle banche centrali, a partire dalla Federal Reserve, accusate di favorire solo l’1% della piramide sociale (banche, multinazionali e miliardari vari).   I blog alternativi peraltro lo denunciano da anni, Richter spiega perché non lo si può dire apertamente. E racconta perché la Bce, come ha detto una megabanca francese, ‘è prigioniera delle aspettative dei ‘mercati’.

 TROPPA DISUGUAGLIANZA E’ NOCIVA E PERICOLOSA, questo sì lo si può dire tranquillamente.   “Un po’ di disuguaglianza è una cosa buona, crea incentivi per lavorare di più e stimola l’imprenditorialità. Molta ineguaglianza fa male, ‘disimpegna segmenti della società ed erode il tessuto sociale ’. Ad affermarlo in un’intervista è Mohamed El-Erian, personaggio ben noto del mondo finanziario, già alla testa di PIMCO (lo storico fondo di investimenti, uno dei maggiori, da sempre vicino ai Dem) oggi capo consigliere economista di Allianz, il  gigante assicurativo tedesco.

Enrian si unisce alle voci di coloro che considerano la disparità di reddito e di ricchezza un problema economico. Ma nessuna di queste voci arriva a menzionare la causa, anche se la conoscono benissimo – sottolinea Richter. E ora ne abbiamo una conferma numerica.

Negli ultimi due decenni centinaia di milioni di persone sono state tirate fuori dalla povertà, per lo più in Asia. Da questo punto di vista la disuguaglianza si è ridotta. Ma a livello nazionale “il quadro è diverso”, afferma El Enrian.

In USA, in Brasile o in Cina c’è stato un forte aumento sia di ricchezza che di disuguaglianza, e ora questo si traduce in un accesso disuguale alle opportunità. E quando si comincia a parlare di opportunità si affronta un problema ben più grande e più difficile da risolvere.

‘La coesione sociale è a rischio’, sostiene nella stessa intervista il capo economista di Allianz Michael Heise, che vede “un pericolo per i paesi industriali e per quelli in via di sviluppo. In tempi recenti abbiamo assistito a rivolte e conflitti là dove la povertà giocava un ruolo importante”.

SE L’1% POSSIEDE META’ DELLA RICCHEZZA GLOBALE. Coincidenza vuole che Oxfam, un ente no profit che lavora in 90 paesi, abbia appena pubblicato un rapporto secondo il quale l’1% più ricco del mondo sta accaparrandosi la maggior parte delle ricchezza globale.

Nel 2008 il 99% ne deteneva ancora il 56% – secondo dati del Credit Suisse – mentre l’1% ne possedeva il 44%.

Poi c’è stata la Crisi Finanziaria, che ha impattato i due gruppi in proporzioni simili e nel 2009 non ci sono stati cambiamenti.

Il punto di svolta è stato il 2010: l’1% ha iniziato ad accaparrarsi una quota sempre maggiore di ricchezza mentre il 99% perdeva terreno.  Nel 2014 il 99% è sceso al 52% della ricchezza globale e l’80% della piramide detiene appena un misero 5,5%, mentre l’1% al vertice è volato al 48%.  Se questa tendenza continua – si legge nel rapporto – nel 2016 l’1% possiederà una quota di ricchezza maggiore di tutto il resto della popolazione del mondo.  Non solo. Nel 2009 gli 80 individui ritenuti i più ricchi del mondo (classifica di Forbes) avevano meno di $ 1 trilione (1000 miliardi) di ricchezza netta. Nel 2014 la loro fortuna complessiva è raddoppiata toccando $1,9 trilioni (1900 miliardi).

Nello stesso periodo il gruzzolo del 50% degli individui al fondo della piramide è sceso lasciando loro in mano meno della metà della ricchezza globale.    Insomma : gli 80 individui più ricchi possiedono più beni dell’insieme dei 3.5 miliardi più poveri, 1 miliardo dei quali – detto per inciso – vive con meno di $1,25 al giorno.

NEL 2009 E’ SUCCESSO QUALCOSA, scrive Richter. Le Banche Centrali in giro per il mondo hanno cominciato a creare furiosamente denaro dal nulla e a comprare asset finanziari (azioni, obbligazioni e simili) per gonfiarne i prezzi.  Hanno imposto politiche a tasso zero che hanno offerto alle banche e ad altre istituti finanziari capitali gratis o quasi, mentre sacrificavano i risparmiatori privandoli degli interessi sui loro risparmi. Se volete interessi, comprate asset a rischio, è stato detto loro. E tutto è cominciato a salire: petrolio, azioni, obbligazioni, obbligazioni-spazzatura, prestiti a leva, case, opere d’arte, terreni agricoli.

 “Dal 2008 le Banche Centrali hanno stampato $10.7 trilioni, 10.700 miliardi di dollari, ha precisato Bank of America/Merril Linch. Alcune banche centrali sono arrivate a imporre tassi negativi. Lo ZIRP – la politica degli interessi a  zero – è ora così diffuso che copre l’83% della capitalizzazione del mercato azionario flottante globale. Di questi tempi il 52% di tutti i tassi obbligazionari sono inferiori all’1%. Nell’Eurozona in Svizzera e in Giappone ci sono $7,3 trilioni di Treasury Bonds (Buoni del Tesoro e affini, titoli pubblici) con interessi negativi”.

CHI HA BENEFICIATO DA QUESTE POLITICHE MONETARIE? Una correlazione non è una causa, mette le mani avanti Richter.  Se due eventi capitano insieme, non vuol necessariamente dire che uno ha causato l’altro. Ma in questo caso la Fed ha segnalato le sue intenzioni già nel 2008 e nel 2009: voleva gonfiare i prezzi degli asset (azioni ecc) e creare l’ ‘ effetto ricchezza’ di cui aveva già parlato Greenspan (il governatore dell’epoca).

“Per chi avesse dubbi, il successivo governatore della Fed Bernanke ha spiegato questo ‘effetto ricchezza’ in un editoriale del 2010.  Le misure ‘forti e creative’ della Fed – così chiamava  QE e ZIRP – dovrebbero spingere in alto i prezzi delle azioni, scriveva. E questi faranno aumentare la ricchezza dei consumatori e ne aumenteranno la fiducia, che li spingerà a spendere. Maggiori consumi produrranno più alti introiti e profitti, in un circolo virtuoso che sosterrà l’espansione economica”.

Aveva ragione, e ora è ufficiale: un “effetto ricchezza” c’è stato, il punto è che a beneficiarne è stato l’1%

Gli asset (azioni, obbligazioni e quant’altro) di quell’1% sono stati salvati dalle banche centrali. La loro fiducia è cresciuta e hanno aumentato i loro investimenti a leva, prendendo a prestito denaro a un costo vicino allo zero per comprare altri asset, sicuri che il loro prezzo avrebbe continuato a crescere perché le banche centrali avrebbero continuato a stampare denaro e a mantenere uno ZIRP che avrebbe incoraggiato più leva e più acquisti. E così hanno fatto, provocando una ulteriore ascesa dei prezzi, il che li ha fatti sentire ancora più fiduciosi. Hanno continuato a spendere, sempre di più, producendo quel ‘circolo virtuoso’ dove l’1% diventa sempre più ricco e gli 80 miliardari del mondo ne hanno profittato alla grande.

Peccato non ce ne siano a sufficienza per produrre un vero impatto sull’economia degli USA e su quella globale. Di qui i problemi e la depressione del restante 99% globale.

(Anche negli USA. Per quanto i media negli ultimi tempi si sforzino di ripetere che siano in grande ripresa e tutti ne beneficino, la realtà secondo molti osservatori è diversa. Ad es. un post recentissimo di HuffingtonPost Usa parla della middle class indebitata e sottopagata, il ‘nuovo proletariato americano’, col 62% della popolazione che non ha sufficienti risparmi per pagare la riparazione di un’auto o una spesa medica da $500. E i salari che scendono, e l’export a picco. ZeroHedge ha spiegato il boom degli acquisti di automobili con la novità dei pagamenti a rate fino 7-10 anni concessi anche a chi è insolvente: un prossimo scandalo subprime che sta già crescendo? Se ne è occupato anche Richter, qui).

POLITICAMENTE SCORRETTO. “Oxfam propone un piano in 7 punti per far diminuire le disuguaglianze, ma né il rapporto, né l’intervista ai big di Allianz El-Erian e Heise – beneficiari del QE – menzionano la prima causa dell’ampliarsi delle disparità: le politiche monetarie, QE e ZIRP”, scrive Richter.

Per il quale la soluzione è che tutte le banche centrali la smettano con le loro macchinazioni (vedi l’ultima della SNB, la banca centrale svizzera) e comincino a fare marcia indietro dal mese prossimo. L’analista blogger osserva che, mentre è molto in voga di questi tempi considerare l’ineguaglianza un problema, sarebbe politicamente molto scorretto per un ente no-profit come Oxfam che dipende da elargizioni delle corporations parlare dell’indicibile.  Mentre potrebbe chiudere la carriera di un alto dirigente di uno dei maggiori istituti finanziari del mondo smentire il dogma secondo il quale QE, ZIRP e l’’effetto ricchezza’ che ne risulta servono al bene comune.

E né la Casa Bianca che di questi tempi parla molto di ineguaglianze, né i Repubblicani nel Congresso hanno le palle per puntare il dito nella direzione giusta,  verso la Fed e le altre banche centrali.

LA BCE PRIGIONIERA DEI MERCATI. Ora è toccato alla Bce. “I grandi protagonisti della finanza reclamano che la Bce avvii un grande QE ora che la Fed ha stoppato il suo. E la Bce ‘è prigioniera delle aspettative dei mercati’, ha puntualizzato una megabanca Francese”. Così Richter concludeva il suo post del 20/1, rinviando a un altro suo post sul tema del 15/1, entrambi prima del QE di Draghi.

(E già. Dopo la crisi del 2008, col pretesto di salvare l’economia, la politica monetaria del mondo occidentale è stata presa in carico dalle  banche centrali – egemonizzate dalla Fed i cui azionisti peraltro sono un pugno di megabanche americane.   E le banche centrali non possono sottrarsi alle aspettative dei ‘mercati’, dominati dalle stesse megabanche e dalle loro appendici. E quando la Fed ha deciso – visti i suoi bilanci – di smettere di pompare denaro nel sistema  a botte di $85 miliardi al mese, il testimone è passato al Giappone, e adesso alla Bce che immetterà €50 miliardi al mese per due anni, totale €1 trilione.

 “Abbastanza da soddisfare i mercati”, hanno osservato i media, che infatti hanno subito festeggiato,  a cominciare da Londra.

Richter va più a fondo e smonta il pretesto addotto dalla Bce per lanciare il suo QE: combattere la deflazione. Sintetizziamo.L’Eurozona dal 2011 aveva un surplus commerciale a dispetto dei debiti pubblici e dell’euro forte. I tassi a 10 anni erano già bassissimi, Francia, Spagna  e Italia prendevano a prestito denaro praticamente a costo zero.

Il QE rischia di minare l’unità della UE, dal momento che potrebbe finire davanti alla Corte Costituzionale tedesca, come già l’OMT, l’altro marchingegno escogitato dalla Bce. E la Germania potrebbe persino essere costretta a uscire dall’euro.

 Ma è stata buttata sul tavolo la parola DEFLAZIONE per descrivere la diminuzione dell’inflazione dovuta al ribasso del petrolio – una parola che secondo il capo economista dell’istituto tedesco Ifo è solo  un pretesto per il QE.

 “A reclamare il QE sono state le potenti centrali finanziarie europee (leggi britanniche) e americane, specie dopo che la Fed ha smesso di fornire loro denaro gratis. Ne vogliono ancora e tanto”. Richter fa l’esempio della Royal Bank of Scotland, l’ultimo istituto a uscirsene pubblicamente.  Prevedendo’ l’arrivo di un QE su larga scala il 22 gennaio: ‘aspettare marzo non sarebbe stato fattibile’.  Messaggio implicito: i prezzi di azioni etc saliranno ancora, comprate, comprate, comprate”.

‘Il QE spingerà gli asset finanziari a prezzi assurdi’, è intervenuta Naxitis, la divisione investimenti del gruppo BPCE, la seconda banca francese. Le aspettative sono cominciate l’estate scorsa, di qui la svalutazione dell’euro, il precipitare ulteriore dei tassi e l’evaporazione dei premium al rischio.

Queste aspettative dei mercati propagate dai maggiori players finanziari, come la RBS, agiscono come una pistola puntata alla testa della Bce.

Se la Bce non agisse i mercati finanziari europei collasserebbero, i tassi salirebbero, crollerebbero le Borse, si allargherebbero gli spreads. Dunque la Bce non può esimersi, non può certo volere un collasso finanziario, ragiona Richter sulla scia di Naxitis.

La Bce è prigioniera delle aspettative dei mercati (chiamarlo ricatto è troppo? in realtà tutto si tiene, nel sistema finanziario pilotato dalle megabanche)

Invece di stimolare l’economia il QE produrrà una sorta di monetizzazione dei debiti pubblici ‘per migliorare la solvibilità fiscale dei governi’ (anche se l’80% dei rischi resta a carico dei governi, per venire incontro alla Germania), il che equivale a una parziale cancellazione del debito.

Ma nessuna banca centrale, se pure lo volesse, può opporsi a ciò che i grandi protagonisti della finanza reclamano, senza riguardi per l’economia e la società nel suo insieme.

Almeno si capisce un po’ meglio come funzionano le cose e di chi siamo “ostaggio”. Quando si dice che la politica è ormai del tutto in mano alla finanza.

Alla fine da Davos è arrivata la dichiarazione di George Soros, il finanziere, speculatore, finanziatore di opere ‘benefiche’ e di rivoluzioni colorate. “Il denaro facile peggiora le disuguaglianze”, ha detto.

Non sappiamo dove volesse andare a parare. In ogni caso un uomo da $19 miliardi, il 30° uomo più ricco del pianeta, può permettersi di essere politicamente scorretto.

Maria Grazia Bruzzone

Link: http://www.lastampa.it/2015/01/24/blogs/underblog/qe-delle-banche-centrali-arricchisce-solo-l-ma-non-lo-si-pu-dire-la-bce-prigioniera-dei-mercati-rqADqelEw1lWuNWXQnlHcL/pagina.html