(DIS)ONOREVOLI CONVERSIONI – Stefano ESPOSITO

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dis-onorevoli-conversioni-2013-pugno-valorosi-senatori-pd-92981.htm

dago

22 GEN 2015 16:39

(DIS)ONOREVOLI CONVERSIONI – NEL 2013, UN PUGNO DI VALOROSI SENATORI DEL PD CHIEDE L’ABOLIZIONE DEL “PORCELLUM” PERCHÉ “NON DEVE PIÙ ACCADERE DI AVERE UN PARLAMENTO DI NOMINATI ATTRAVERSO LISTE BLOCCATE’’ – BENE, BRAVI, BIS. PRIMO FIRMATARIO? ESPOSITO STEFANO!

Il senatore che si è intestato l’emendamento-canguro che spiana la strada all’Italicum e ai suoi capilista bloccati due anni fa scriveva che “il popolo deve poter scegliere liberamente i propri rappresentanti”. Con lui c’erano anche la Pezzopane, Puppato, Cirinnà e Chiti, tutti pro-Italicum…

STEFANO ESPOSITO

STEFANO ESPOSITO

Dagoreport

 Onorevoli senatori! In un tempo dove non si capisce bene dove si trovi lo scettro, gli elettori pretendono che sia loro restituito. Prima di tutto il potere di scegliere liberamente i propri rappresentanti: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».

Non dovrà mai più accadere di avere un Parlamento di nominati attraverso liste bloccate dalle segreterie nazionali dei partiti.

(ddl n. 432, comunicato alla Presidenza il 10 aprile 2013, primo firmatario Stefano Esposito)

 A Villa Arzilla si ride molto, in questi giorni. Ma si ride amaro, e in modo grottesco, schifato, cinico; insomma: si ride per non piangere. Nel Pd, in Forza Italia, in quel che resta delle intelligenze sparse tra ex Cinque Stelle o Sel. E si ride, o si piange, con davanti agli occhi il testo del disegno di legge n. 432 del 10 aprile 2013: Abrogazione della legge 21 dicembre 2005, n. 270, in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

 Non era un brutto testo, vedete. E non diceva neanche cose stupide. A manco un mese dall’insediamento del nuovo Parlamento, proprio all’inizio della XVII legislatura, un pugno di arditi senatori Pd, quindici per l’esattezza, osò dire e scrivere:

Mai più un parlamento di nominati.

 Dicevano: «Il processo di allontanamento dei cittadini dalla politica sta assumendo i toni di una vera e propria rivolta contro quella che ormai è indicata come la «casta» dei politici.»

Dicevano: «Il sistema politico italiano appare perso in una palude in cui non si intravede la via di uscita».

 maria elena boschi otto e mezzo

MARIA ELENA BOSCHI OTTO E MEZZO

Dicevano: «L’astensionismo elettorale segnala la perdita di centralità delle istituzioni rappresentative e il trasferimento altrove sia del potere che del suo controllo».

 Dicevano: «Il potere di decisione, quello vero, è ormai trasferito verso altri organi molto spesso del tutto estranei alle questioni nazionali e a quelle costituzionali classiche, mentre anche il potere di controllo dell’attività dei governi ha lasciato le aule parlamentari per trasferirsi in altri luoghi».

 Tutto vero. Tutto giusto. Anzi: giustissimo.

 E infatti, citando Sartori come Dahrendorf, «la caducità del mito della democrazia rappresentativa» e «la crisi dei vigenti sistemi democratici», i fantastici quindici non vedevano altra via, «per riavvicinare ogni eletto al suo elettore e ricomporre nell’unitarietà del mandato elettorale la rappresentanza politica, la rappresentanza degli interessi e la rappresentanza territoriale», che l’abolizione dell’attuale legge elettorale, «la legge Calderoli», per «tornare alla precedente normativa »: il Mattarellum.

 ROBERTO CALDEROLI

ROBERTO CALDEROLI

Primo firmatario: Stefano Esposito. Senatore Pd. Proprio lui?

Ma certo! Proprio l’esimio parlamentare che, manco due anni dopo,  ha firmato l’emendamento 01.103 e blindato il patto del Nazareno, sostenendo l’esattissimo contrario di quanto da lui proposto: liste bloccatissime e un parlamento di ultra-nominati. E’ grazie a lui, con i voti congiunti del Pd e di Forza Italia, che sono stati ammazzati ben 35 mila emendamenti di maggioranza e opposizione, spianando la strada al successo di Renzi e dell’Italicum.

 Onorevoli senatori! Sappiamo tutti, qui a Villa Arzilla, che il testo esce dritto dal gabinetto del ministro Boschi e che reca la mano dei due “boschieri “ Paolo Aquilanti e Roberto Cerreto, funzionari di Camera e Senato, grandi autori della furbata. Ma a metterci la faccia, e a guadagnarsi fama imperitura, vantaggi futuri e interviste al grido di «Così ho fregato Calderoli», è il furbo collega di Torino. Anzi: furbissimo.

 Anche di Esposito Stefano, da Moncalieri, a palazzo Madama sappiamo ormai tutto: classe 1969, impiegato in prefettura a Torino con eterna aspettativa politica, è stato già deputato Pd, consigliere provinciale per i Ds, membro della segreteria, tesserato Fgci, Pci, Pds. E’ stato nella Mozione Angius. E’ stato bersaniano di ferro. Si è occupato di rifiuti a Settimo Torinese. E’ stato anti-Tav ferocissimo, al punto di chiedere l’espulsione dal partito di quei sindaci della Val di Susa che si erano dichiarati contrari alla mega-opera. Poi ha detto che, se i costi dell’opera erano così alti, era anche meglio soprassedere.

Laura Puppato

LAURA PUPPATO

Insomma, è uno molto disinvolto. Oggi è renziano di sfondamento. Quanto agli altri…

 Onorevoli colleghi! Il ddl 432 recava la firma anche dei senatori Pd Verducci Francesco, Susta Gianluca, Marino Mauro, Mineo Corradino, Favero Nicoletta, Tomaselli Salvatore, Zanoni Magda, Fissore Elena, Borioli Daniele, Puppato Laura, Manassero Patrizia, Cirinnà Monica, Pezzopane Stefania e Chiti Vannino.

Ci risulta che solo Mineo e Chiti abbiano votato, coerentemente, contro quella schifezza dell’Espositum. E gli altri? Tutti convertiti alle liste bloccate e a un parlamento di ultra-nomitati? Saranno mica stati folgorati sulla via di Firenze?

Magari ce li ritroveremo, che combinazione, nelle liste bloccate per il prossimo parlamento…

Tav. I sindaci della Valle a Roma. Un muro pieno di crepe

Ma che non crolla perchè non può permetterselo.Tanta insicurezza dietro l’apparente inflessibilità ma i soldi ora non ci sono e i tempi stringono. In mancanza di realismo e in abbondanza di protervia, si rischia la soluzione peggiore: una cantierizzazione infinita. Perchè l’importante per la lobby è ottenere i soldi.

di Barbara Debernardi e Fabrizio Salmoni

Un pareggio senza goal ma con una squadra che mostra segni evidenti di logoramento. Cosi si potrebbe rappresentare l’incontro di mercoledi 21 Gennaio a Roma con i sindaci valsusini e i loro tecnici agguerriti (Luca Giunti, Alberto Poggio). Un’atmosfera di freddo imbarazzo, un Virano che ha quasi fatto scena muta, un dirigente del ministero apparentemente informato solo su scadenze e necessità finanziarie, un Lupi iper-intransigente a ripetere i mantra di sempre (L’opera è iniziata e quindi si deve finire…per voi ci sono le compensazioni…la sede di confronto è l’Osservatorio, ecc.) per nascondere dietro la sicumera del personaggio e la necessità politica i problemi, lo stato dei lavori, le difficoltà economiche. Proprio quelle che si stanno gonfiando, come da tempo hanno documentato i valsusini che seguono le vicende tav in Europa, e si stanno facendo sempre più pericolose per la lobby della Torino-Lione a tutti i costi.

Dall’altra parte, il tentativo di portarli al dunque, a fare i conti con la realtà, a ragionare sul fallimento dell’Osservatorio, fermi nel ribadire il rifiuto delle compensazioni e la richiesta di una sede di confronto reale con gli amministratori.

Questo lo scenario dipinto dal sindaco di Avigliana, Angelo Patrizio che con un apprezzato gesto di trasparenza ha voluto informare i cittadini convocando un’assemblea pubblica nel tardo pomeriggio di giovedi in Municipio, presenti Sandro Plano, Paolo Ghiro (sindaco di Caprie) e altri amministratori.

Hanno raccontato di un colloquio lasciato a mollo per mezz’ora da un Lupi che si assentava “per impegni istituzionali”, della breve comparsata  dell’abbronzatissimo Osvaldo Napolimentre in un angolo sedeva il senatore Marco Scibona (M5S) ammesso come osservatore senza diritto di parola.

Hanno sottolineato la sensazione di forte insicurezza della controparte, insicurezza tradita da espressioni sfuggite come “Quest’opera, se mai si farà…” (Ing. Signorini) subito tarpata dall’unico intervento di un Virano abituato a mentire spudoratamente “Garantiamo che l’opera si farà nei tempi e con i costi previsti” salvo poi scivolare anch’egli su una mezza ammissione sul “superamento dell’Osservatorio” o sorvolare sui problemi contabili irrisolti, sulla permanente mancanza del progetto definitivo, sull’altrettanto mancante certificazione dei costi, sulla loro suddivisione con la Francia, sulle scadenze imminenti per presentare una richiesta di fondi all’Europa senza aver soddisfatto tutte le pre-condizioni.

L’impressione diffusa tra i sindaci è che sia ormai radicata anche nella controparte la quasi certezza che non ce la faranno a risolvere tutti i problemi: sanno già che l’opera non si farà o almeno che non si farà come hanno sempre dichiarato di volerla. “Erano preoccupati, a disagio, raffazzonati, senza certezze” – dice Patrizio (foto sotto) – “e sconcerta che dopo 20 anni da parte loro ci sia solo approssimazione”. “Il clima è favorevole a un cambio di marcia – dice Plano – ma anche noi non sappiamo bene come provocarlo se non con la compattezza degli amministratori, con le denunce e gli esposti, la pressione politica. Prima o poi qualcuno dovrà dire come stanno le cose e quello sarà il momento della verità“.  APatrizio

Loredana Bellone, sindaco di San Didero, con la schiettezza che le è solita, racconta al TG Vallesusa: “Cambiano gli interlocutori ma la solfa non cambia! E’ stato nuovamente un “pour parler”, direi un’azione dovuta, che si doveva fare ma che non ha cambiato una virgola del quadro generale. Non che ci aspettassimo un granché dopo tanti rifiuti o risposte disattese… Posso dire che ho trovato il Ministro “poco attento” alle argomentazioni di 20 amministratori e loro rappresentanti, di 2 tecnici di spessore che hanno sapientemente illustrato le criticità tecniche dell’opera e messo in difficoltà il tecnico Virano. Lupi mentre diceva di ascoltarci leggeva e rispondeva agli sms che riceveva o parlottava con il suo vicino, quindi direi poco educato e oserei dire anche poco delicato perchè ha interrotto spesso chi aveva preso la parola…Abbiamo chiesto un tavolo tecnico che non sia l’Osservatorio perchè è stato fallimentare, ma ci è stato risposto che l’Osservatorio aveva fatto un buon lavoro e non andava cambiato. Personalmente ho detto che se non si poteva cambiare l’Osservatorio almeno si poteva cambiare la ‘persona’Lupi ha detto – continua la Bellone – ‘che la disponibilità di fondi a disposizione è sempre più ridotta, ma siccome l’opera è stata decisa…. è strategica…. è stata avvallata da accordi internazionali, devono farla, punto’Ma ad oggi non sono chiari i costi, i metodi di valutazione sono discordi fra i due Stati, non è stata eseguita la certificazione dei costi da parte di un soggetto terzo perchè è andata deserta la gara. L’ing. Signorini ha dichiarato che ieri è stato individuato con ‘procedura ristretta’ (?) il soggetto terzo che certificherà. Infine, proprio perchè non ci sono i soldi, hanno ventilato la possibilità di farlo in due tranche rispettando prima un elemento di indirizzo politico e successivamente l’indirizzo amministrativo con cui si chiede il 40%:”

La Bellone ha chiuso la sua giornata romana con una stretta di mano a Lupi, l’ultimo ministro di turno incontrato in questi suoi lunghi anni di opposizione al Tav in veste di Sindaco. E così come aveva già detto agli allora ministri Di Pietro, Prodi e  Matteoli, ha ribadito una volta di più “Quest’opera non s’ha da fare” ben sapendo che i ministri cambiano ma i No Tav restano.

Ulteriori obiezioni dei sindaci hanno riguardato le infiltrazioni mafiose e infine è stata avanzata la richiesta di incontrare Renzi.

Francesca Frediani, consigliere regionale 5S, a fine incontro ha poi dichiarato: “La mia impressione è che la politica non abbia ancora trovato il modo di giustificare la rinuncia all’opera. L’irragionevolezza della scelta di proseguire è ormai evidente, ma ancora non si è  trovata la giusta motivazione che potrebbe giustificare la rinuncia senza ammettere che si sono commessi errori che sicuramente hanno portato danno ai cittadini. Lo spacchettamento dei finanziamenti inoltre è un’ipotesi molto pericolosa, che genera ulteriore incertezza e preannuncia una ‘navigazione a vista’ che non si addice assolutamente alla gestione di una grande opera e che serve unicamente a nascondere la mancanza di fondi.”

Il “convitato di pietra” suo malgrado all’incontro romano, Marco Scibona, ha diffuso in giornata un comunicato con il suo giudizio critico preoccupato: “L’affermazione di Lupi sull’irreversibilità dell’opera – ci dice– rispecchia esattamente la continuità con i precedenti ministri. Nessuno si aspettava nulla di diverso e credo anche che il ministero  non  sperasse in un avvicinamento delle diverse posizioni in campo. La risposta, però, risulta indicativa del livello di conoscenza dello stato di avanzamento del lavoro, infatti  il concetto espresso dal ministro cozza clamorosamente con la reale situazione di avanzamento lavori”.

L’ipotesi che si voglia procedere malgrado il frazionamento eventuale dei finanziamenti genera la preoccupazione prevalente di trovarsi in casa una Salerno-Reggio Calabria, una cantierizzazione infinita nel tempo, che procede a sprazzi parallelamente alle disponibilità economiche. Perchè una cosa è sempre più lampante: dell’opera non importa niente a nessuno. Tutte le belle parole di un tempo (progresso, Europa, strategico, crescita, interesse del Paese…) sono svanite. L’importante sono i soldi e non darla vinta ai valsusini. Bisognerà aiutarli – dice Plano – a trovare una formula che salvi loro la faccia. E allora forse molleranno“.

B.D., F.S. 23.1.15

Tav, e se parlassimo di amianto?

 http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=4715

Spinta dal Bass

Tav, e se parlassimo di amianto?

Fino a qui tutto bene…

Arpa Piemonte ha comunicato in questi giorni che i monitoraggi svolti nel 2014 presso il cantiere di Chiomonte non hanno evidenziato situazioni di particolare criticità. C’è stato qualche problema con il rumore del cantiere, ma per ciò che riguarda le fibre aerodisperse, le radiazioni e la qualità dell’aria e dell’acqua, Arpa non rileva significativi problemi causati dall’attività di cantiere. Non possiamo che compiacercene, anche se ci piacerebbe tanto che Arpa e Ltf mettessero a disposizioni tutti i dati e non solo le loro conclusioni, anche perchè prima che i no tav tirassero fuori gli sforamenti nelle concentrazioni delle polveri sottili del 2013 né Arpa, né tantomento Ltf, ne avevano mai fatto cenno.

 …o quasi

Vorremmo però parlare di un’altra questione, vale a dire il problema amianto. Scrive nel suo rapporto l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale: “Ad oggi, le concentrazioni di fibre d’amianto misurate da Arpa sono risultate sempre inferiori al limite di rilevabilità, coerentemente alla litologia del materiale roccioso scavato, in cui non sono stati rinvenuti minerali contenenti amianto”. Probabilmente Arpa scrivendo “ad oggi” intendeva nel 2014, perchè nel 2012, alla Maddalena, fibre di amianto erano state trovate in 26 campionamenti su 135 (19,3% di positivi). Va detto che il numero di fibre è sempre stato inferiore a 1f/l. (Cfr. Rapporto finale ante-operam, MAD_MA3_0202 pp. 81-86, da cui sono tratte le tabelle seguenti)

campagna 1 (maggio-giugno 2012)

campagna 1 (maggio-giugno 2012)

campagna 2 (luglio-agosto 2012)

campagna 2 (luglio-agosto 2012)

campagna 3 (settembre-ottobre 2012)

campagna 3 (settembre-ottobre 2012)

Sottolineiamo come nel 2012 lo scavo del tunnel ancora non fosse incominciato, ma da oltre un anno era in preparazione il cantiere, con sbancamenti di terreno, creazione dei piazzali, preparazione degli impianti e scavo per approntare la berlinese, non ci pare appropriato di conseguenza chiamare quelle analisi, come fa Ltf, ante operam. Anche i tecnici di Arpa sembrerebbe di questo avviso nel momento in cui nella Valutazione dei risultati del monitoraggio ambientale. Fase di ante-operam, scrivono “l’analisi dei dati espressa dal proponente, a conclusione delle campagna Ante Operam, non riporta indicazioni in merito alle attività di cantiere in corso durante i prelievi, come sarebbe opportuno fare, in particolare in corrispondenza delle giornate nelle quali si è ottenuto un riscontro positivo (da 0,17 a 0,89 ff/l d’amianto)” (Prot. 107126, p. 12). Attività di cantiere nell’ante operam…un capolavoro!

Arpa_prot107126

Valutazione dei risultati del monitoraggio ambientale. Fase di ante-operam, p. 12.

Sempre a proposito del monitoraggio delle fibre d’amianto alla Maddalena leggiamo sul verbale della riunione del 9 agosto 2012 fra Arpa e le ditte Geodata, Venaus Scarl, Eraclito, Fenice e Ltf: “l’analisi qualitativa delle fibre ha dimostrato la presenza di tremolite, mentre le analisi geologiche indicano la probabile presenza di crisotilo, si ipotizza quindi l’esistenza di una altra sorgente probabilmente diversa da quelle note in valle, in quanto la distanza con il sito di Jouvenceaux fa ipotizzare la presenza di una sorgente intermedia ancora da identificare e su cui si dovrà indagare”. Ci piacerebbe sapere se Arpa è giunta a qualche conclusione su questa sorgente intermedia.

 Pk 1+700 – 2+500, ovvero ora

Che per il tunnel geognostico della Maddalena fosse poco probabile incontrare fibre di amianto nelle rocce da scavo lo avevano più volte ripetuto i tecnici; scrive Ltf “la possibilità di rinvenire rocce contenenti minerali asbestiformi nel corso degli scavi deriva dalla presenza di corpi e livelli di metabasiti (anfiboliti), intercalati nei micascisti del Complesso di Clarea, visibili in affioramento in talune zone del tracciato. L’ubicazione di questi corpi in profondità è stata estrapolata sulla base dell’assetto geologico-strutturale, che ha consentito di individuare nella tratta compresa tra le progressive km 1+700 e 2+500, quelle a maggior rischio di rinvenimento con una probabilità stimata comunque medio-bassa” (PP2_MA1_LTF_0264_0_AP_NOT, p. 7-8). Proprio in questo momento lo scavo sta attraversando quella porzione di montagna.

 Il problema è a valle

Ma se durante lo scavo del tunnel geognostico della Maddalena la probabilità di attraversare rocce contenenti minerali asbestiformi è medio-bassa, è praticamente certo che l’imbocco del tunnel di base a Susa è stato progettato dentro a un tratto di rocce contenenti amianto. Lo dicono i proponenti: “tali rocce sono caratterizzate dalla presenza ubiquitaria di amianto (tremolite, actinolite e crisotilo), in forma sia fibrosa che aciculare, e da concentrazioni in amianto totale altamente variabili. Considerando i risultati ottenuti dai sondaggi S9 ed S11 è quindi ipotizzabile che le metabasiti attese per circa 400 metri dall’imbocco E del Tunnel di Base siano caratterizzate da concentrazioni in amianto localmente anche elevate; la variabilità nei tenori in amianto rende difficile la previsione di un sistema di scavo che permetta una discriminazione certa del marino ‘pericoloso’ e non. Per questo motivo, alla luce della tipologia di cantierizzazione richiesta per lo scavo in roccia amiantifera e della classificazione del codice CER 170503*, tutto il prodotto di scavo ottenuto lungo il tratto ascritto alla formazione OMB (prasiniti e scisti prasinitici) è considerato ‘rifiuto pericoloso’.” (PD2_C3B_2012, p.28)

Dato che la frase “concentrazioni in amianto localmente anche elevate” significa ben poco, come hanno rilevato anche i tecnici della Regione Piemonte, vi mostriamo i grafici dei sondaggi S9 e S11, la linea rossa in basso nel grafico rappresenta il valore della concentrazione soglia di contaminazione (1000 mg/kg) stabilita dal D. Lgs. 152/2006.

sondaggio S9

sondaggio S9

sondaggio S11

sondaggio S11

Il valore del campione S11 18 C8 è fuori scala, avendo una concentrazione di 401.100 mg/kg, vale a dire 400 volte oltre la soglia di contaminazione.

 56 milioni per 261 treni

Ma a quanto ammonterebbe il volume di roccia considerato ‘rifiuto pericoloso’ perchè potenzialmente contenente amianto? A pagina 35 del documento Gestione del materiale contenente amianto(PD2_C3B_2012) vengono riportati questi numeri:

-volume totale in banco di roccia contenente minerali asbestiformi: 100.000m3

-volume totale sciolto di roccia contenente minerali asbestiformi: 160.000m3

-peso specifico del materiale di scavo sciolto: 2 t/m3

Di conseguenze i proponenti prevedono di estrarre 320.000 tonnellate di rocce amiantifere.

E cosa si fa di questo materiale considerato “rifiuto pericoloso”? Ltf propone di metterlo in delle big bag contenenti mezzo metro cubo di materiale, per la precisione hanno calcolato di riempire 1937 big bag al giorno per un totale di 322.332 big bag, e spedirlo tramite ferrovia in Germania. Si tratterebbe di 9918 container di materiale vale a dire 261 treni contenenti materiale potenzialmente amiantifero che dalla Val di Susa partono in direzione Germania. Tutti questi numeri li trovate alle pagine 35 e 36 del documento Gestione del materiale contenente amianto PD2_C3B_2012.

Sono numeri enormi, e chi accusa i valsusini di preoccuparsi per nulla farebbe bene a tacere. Ma un abitante, mettiamo del Veneto potrebbe pensare: “scavano un tunnel dentro a rocce amiantifere in Val di Susa, problemi loro che vivono affacciati al cantiere”. E invece no, perchè i costi di quest’opera li pagheremo tutti, o meglio, li pagheranno i figli di tutti. Prendiamo proprio la faccenda amianto. Nel documento Analisi nuovi prezzi – Opere in sotterraneo – Lato Italia (PD2_C30_8100) a pagina 15 viene indicato un costo del “maneggio rocce verdi” al 2012 di 33,25€ a tonnellata, e come “prezzo per il conferimento dei materiali di scavo amiantiferi a discarica speciale – Trasporto via ferrovia” 141,65€ a tonnellata, per un totale di 174,90€/t. In questo documento del 2013, viene stimato un totale di 270.000 tonnellate, ma seguendo i parametri della Gestione del materiale contenente amianto, redatto nel 2014, le tonnellate sarebbero 320 mila. E basta una moltiplicazione per sapere che 320 mila tonnellate al costo di 174,9€ l’una producono un totale di 55.968.000€.

56 milioni di euro per stoccare e trasportare dalla Val Susa alla Germania 216 treni di rocce contenenti amianto. E tutto questo per un’opera inutile, che costerà per il solo tunnel di base almeno 10 mila milioni di euro. Noi valsusini ci preoccupiamo anche per l’amianto, ma tutti quanti dovremmo preoccuparci per questo buco nero nei soldi pubblici.

 P.S. Nella delibera CIPE 57 del 2011, che approvava il progetto preliminare della tratta transfrontaliera, si prescriveva per la progettazione definitiva, per quanto riguarda la dispersione di fibre di amianto, di “prevedere un efficace controllo della attività attraverso una rete di punti in prossimità del cantiere (immediato perimetro esterno) e al suo interno in postazioni strategiche (stoccaggio marino, uscita galleria, frantoio, ecc.)” [corsivo nostro]. Sapete nel Piano di Monitoraggio Ambientale aggiornato al 6 giugno 2014 (PD2_C3C_2060, p. 97) quanti punti di monitoraggio dell’amianto ha previsto LTF all’interno del cantiere di Susa? Uno! Uno soltanto…

Israele, ancora una volta, al servizio del terrore

Con l’attacco sferrato gli scorsi giorni in Siria, Israele ha mostrato le carte svelando ormai, anche ai meno accorti, di essere a tutti gli effetti coinvolta nel conflitto. Crollano di fronte all’evidenza le menzogne di Netanyahu che vogliono lo stato ebraico parte integrante della lotta contro l’IS (e quindi contro gli attentatori di Parigi), rivelando al contrario un’inquietante complicità con i fondamentalisti islamici.

di Federico Capnist – 22 gennaio 2015

E’ la settima volta che Israele compie deliberate azioni di guerra in Siria, la quarta direttamente contro Hezbollah, utilizzando quella sorta d’impunità diplomatica che il mondo concede allo stato ebraico (forse per motivi legati ancora ai sensi di colpa per lo sterminio nazista, forse per rilevanti interessi economici) e che gli permette, ora come sempre, di attaccare cittadini stranieri fuori dai propri confini senza pagarne mai alcuna conseguenza. La settima volta che Israele colpisce non le bande islamiste che formano i ribelli siriani, bensì chi, incessantemente, da anni i fondamentalisti islamici li combatte in una guerra atroce e durissima. Negli attacchi effettuati per mezzo di elicotteri da combattimento di Tsahal contro due macchine nei pressi delle alture del Golan – un’area formalmente siriana ma de facto occupata da Israele ancora dal 1967 – sono morti cinque cittadini libanesi appartenenti ad Hezbollah e sei pasdaran iraniani, fra i quali i due responsabili dei rispettivi movimenti nelle operazioni militari in Siria: Mohammad Issa, luogotenente di Hezbollah, e il generale Mohammad Allahdadi, dei Guardiani della Rivoluzione. Tradotto: Israele ha assassinato alcuni dei maggiori artefici della tenace resistenza dell’esercito siriano contro i fondamentalisti che oggi si chiamano “stato islamico” e che al loro interno annoverano elementi come gli attentatori di Parigi e altre migliaia di macellai provenienti da tutto il mondo a combattere sotto le lugubri insegne dell’IS.

Qualcosa non torna? Decisamente, perche il califfato guidato da al-Baghdadi solo sui giornali e nei proclami di Netanyahu sembra essere un nemico dello stato ebraico. Ma in realtà esso si rivela essere sempre più, se non proprio un formale alleato, almeno un utilissimo complice nel raggiungimento degli obiettivi geopolitici regionali del governo di Gerusalemme. Obiettivi che a loro volta, fatalità, coincidono con i suoi, con quelli degli Stati Uniti e dei loro alleati regionali: la continua espansione di Israele, l’annientamento, appunto, dei temibilissimi Hezbollah, l’indebolimento più in generale dell’asse di resistenza sciita, l’accerchiamento economico e militare dell’Iran, l’abbattimento di Assad in Siria e la nascita di un grande stato fondamentalista e sunnita sponsorizzato dall’Arabia che mantenga lo status quo. Insomma, se si vuol vedere a chi ha giovato l’eliminazione dei libanesi e degli iraniani nel Golan, Israele e il califfato andranno ancora una volta a braccetto. Del resto, guardando ai mille proclami lanciati dal califfato, gli obiettivi sono “Roma” – dal grande impatto sonoro e idealistico ma scarsissimo da quello pratico – e la distruzione degli avversari in seno all’Islam: di Gerusalemme, di riscattare l’orgoglio dei palestinesi soggiogati per decenni da Israele e di liberare più di un milione e mezzo di musulmani sunniti che vivono nel lager a cielo aperto che è Gaza, non vi è traccia alcuna. Curioso, ma tant’è.

E’ la realtà che stride con gli ideali per cui si sarebbe formata la famosa “coalizione anti-IS”, una fantomatica ed ipocrita accozzaglia di Paesi che, per l’appunto, in mesi di guerra non è riuscita a raggiungere nessun risultato degno di nota contro un esercito sì ben armato (e in merito sorvoleremo sul doppiogiochismo di tanti membri di quella coalizione, già precedentemente citati), ma che impallidirebbe di fronte ad una seria risposta militare mostrata in altre occasioni. In primis della rinomata ed efficiente macchina da guerra israeliana, che invece di compiere un’azione che la metterebbe in buona luce agli occhi del mondo dopo tante atrocità commesse, preferisce concentrarsi nell’annientamento quotidiano di inermi civili palestinesi e nell’eliminazione di utili pedine nella lotta contro il terrore, quello vero. Gettando su di essa e su tutta Israele ombre e sospetti da far accapponare la pelle; e lasciando solo Assad e i suoi alleati, in primis gli Hezbollah libanesi, ad occuparsi del gioco sporco contro le milizie fondamentaliste.

Se poi i conti non tornassero, o se a pensar male tornassero anche troppo, è notizia fresca la decisione di Washington di inviare, a partire da marzo, centinaia di soldati con cui addestrare ed affiancare i ribelli siriani nei prossimi anni al fine di estromettere Assad. Una decisione da mesi sul tavolo delle cancellerie occidentali e che sembra voler aggirare le decisioni parlamentari prese in senso contrario; affidandosi a schemi più spicci e meno fastidiosi da spiegare all’opinione pubblica per raggiungere lo scopo. Che, grazie proprio al ruolo di attori quali l’Iran e Hezbollah, da anni si persegue invano per mezzo dell’ennesima guerra per procura, questa volta però sporca più che mai. Anche alla luce di questa rivelazione, è probabile che la saggezza non solo tattico-militare che contraddistingue Hezbollah, porterà il movimento sciita a doversi focalizzare sempre di più sul conflitto in Siria, priorità assoluta per la tenuta dell’asse nella regione. E a posticipare la doverosa reazione all’attentato terroristico compiuto dagli israeliani, che con Netanyahu e la componente ultraortodossa della società, sempre più assetata di sangue, trascinano il loro paese ed i loro cittadini in una catastrofica spirale di violenza.

http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/israele-ancora-una-volta-al-servizio-del-terrore/

Grosseto: Esodati e licenziati, più di 400 perdono il lavoro in Provincia

saranno tutelati con un reddito di cittadinanza che non esiste?

21 gennaio 2015

Le vestaglie azzurre della Mabro, i lavoratori dell’Eurovinil. In questi anni la crisi economica, in provincia di Grosseto, ha avuto i loro volti, e non a torto: centinaia di posti di lavoro a rischio, centinaia di famiglie che si sono sorrette solo grazie agli ammortizzatori sociali. Ma la crisi, in Maremma, ha anche centinaia di volti anonimi, persone delle quali nessuno ha parlato e che sono destinate a restare nell’anonimato, rappresentate solo dai numeri che risultano dagli archivi della Direzione territoriale del lavoro di Grosseto e che, solo nel 2014, sono state 433.

 Licenziamenti collettivi. Il dato più impressionante è l’esplosione di richieste di licenziamento collettivo negli ultimi due anni. Gli effetti della crisi in provincia di Grosseto si sono cominciati a sentire un po’ più tardi che nel resto del Paese e così, se nel 2011 le richieste di licenziamento collettivo da parte di aziende in crisi, che dovevano licenziare più di cinque dipendenti, erano state appena 11 e avevano coinvolto, comunque, 72 persone che, da un giorno all’altro, si sono trovate senza lavoro, nel 2013 le richieste di licenziamento collettivo erano già salite a 40 in un anno e il 2014 si è chiuso con 50 richieste di licenziamento collettivo per 386 lavoratori. A una media di oltre sette lavoratori licenziati per ciascuna azienda, significa che negli ultimi due anni si sono persi poco meno di 700 posti di lavoro in aziende private, nel silenzio più assoluto. E il 2015 non promette niente di buono, anche senza considerare nodi cruciali come Mabro e Eurovinil, che nell’anno in corso arriveranno al pettine. Licenziamenti individuali. Numeri più piccoli, quelli che riguardano i licenziamenti individuali per giustificato motivo, ma non meno preoccupanti, perché riguardano la miriade di microimprese che nel 2014, dopo avere retto per anni una crisi che non accenna a mollare la presa, hanno dovuto cedere e licenziare, scegliendo, in modo “chirurgico”, il personale di cui alleggerirsi per continuare a sopravvivere. Per questa casistica i dati della Direzione territoriale del lavoro di Grosseto mostrano un’evoluzione preoccupante tra il primo e il secondo semestre del 2014: nel primo semestre sono arrivate 20 comunicazioni dai datori di lavoro intenzionati a licenziare, nel secondo semestre le comunicazioni sono state 31.(…)

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http://www.crisitaly.org/notizie/grosseto-esodati-e-licenziati-piu-di-400-perdono-il-lavoro-in-provincia/

LE GUIDE SPIRITUALI DELL’ISIS: SAS, MI6, BLACKWATER, CIA

Uno dei miti più sacri del Sacro Occidente riguarda il controllo che l’opinione pubblica eserciterebbe sui propri governanti. Come spesso capita, la realtà è l’esatto contrario; perciò tocca assistere a repentini cambi di alleanza e di nemico in base alle esigenze affaristiche del momento, e la gran parte dell’opinione pubblica si adatta al ruolo di banderuola. A far da collante nel caos delle contraddizioni della propaganda occidentale rimane, costante ed immutabile, il razzismo, la convinzione imperscrutabile, da trasmettere alle masse, di una missione da compiere per rieducare i barbari del pianeta. Un educazionismo a base di bombardamenti.

Dal vertice dei ministri degli Esteri di lunedì scorso, annunciato dal commissario UE, Federica Mogherini, è uscito il proclama secondo cui l’Islam non sarebbe il nemico. L’ipocrisia di queste viscide dichiarazioni ufficiali serve a lasciare il campo aperto ad una propaganda più subdola, che si spacci come “libera informazione”. A presentare l’Islam come il nemico, provvedono infatti gli allarmismi e le notizie-fiaba dei media. La “notizia” della settimana riguarda i tredici ragazzi iracheni uccisi dall’ISIS per aver assistito ad una partita di calcio. Si tratta dello stesso schema narrativo con cui sono state allestite le storie degli stupri al Viagra di Gheddafi, o della nazionale di calcio nord-coreana condannata a morte in blocco, o certi serial del vittimacomunismo a posteriori, come la storia dei fans dei Beatles perseguitati in Unione Sovietica.
Per riuscire ad imporre e far sedimentare una visione del mondo basata su queste fiabe, non bastano ovviamente gli organi d’informazione, ma risulta fondamentale sorprendere ed aggirare le eventuali diffidenze del pubblico facendo passare le false notizie nei programmi di intrattenimento e nei talk-show. Il “dibattito” è il grande digestivo della propaganda ufficiale, poiché crea un alone “democratico” che allenta le difese e rende credibile qualsiasi assurdità. Il “dibattito” si dovrà anche cimentare con la spinosa questione del delicato equilibrio tra privacy ed esigenze di sicurezza; come se la privacy non fosse stata inventata come slogan proprio nel momento in cui era stata congedata per sempre nei fatti.
Sempre secondo la Mogherini, come misura “concreta” per la lotta al terrorismo, sarebbe stato escogitato dal vertice dei ministri il sempre attuale espediente dello “scambio di informazioni”. Di informazioni dovrebbero essercene a disposizione davvero tante, visto che l’assistenza fornita dai sedicenti occidentali all’ISIS ci era stata riferita, appena due anni fa, con dovizia di particolari.
Il giornale britannico “Daily Star” annunciava trionfalmente nel 2012 che le truppe speciali del SAS e gli agenti segreti del MI6 avevano allestito campi sul confine siriano per accogliere “ribelli” in fuga dalle grinfie del “dittatore” Assad. In tal modo la presenza di truppe e servizi segreti NATO sul territorio siriano, nota da tempo, era ufficialmente riconosciuta, e persino celebrata.
Altro fatto risaputo è che questi “islamici” ortodossi, integralisti e fanatici avevano eletto come propria guida spirituale l’agenzia di mercenari statunitense Blackwater, incaricata dagli USA di addestrare i ribelli anti-Assad in campi in Turchia. La notizia era stata riportata dalla stampa turca e rilanciata da alcuni giornali occidentali.
Un altro dato riferito dalla stampa, ma poi caduto nel dimenticatoio, riguarda i trasferimenti di armi della CIA ai “ribelli” siriani. L’uccisione dell’ambasciatore statunitense Stevens a Bendasi avvenne proprio nel contesto di una di queste operazioni di trasferimento di armi dei “ribelli” libici ai “ribelli” siriani. La riluttanza delle milizie libiche a cedere una parte delle proprie armi, causò una serie di scontri culminati con l’attacco al consolato di Bengasi. L’episodio si inquadrò probabilmente anche in una faida interna alla stessa CIA.
All’elenco delle guide spirituali dell’ISIS, pare che non manchi una delle più affidabili, cioè il Mossad. Forse però il servizio segreto israeliano ha lavorato con più discrezione degli altri, perché sinora, nonostante voci e sospetti, non vi sono diretti riscontri a riguardo.
Sino all’anno scorso anche la Francia sosteneva apertamente con truppe, mezzi ed addestramento i “ribelli” siriani, cioè i miliziani dell’ISIS. Anzi, la Francia ha fatto molto di più, poiché è stata il primo Paese a fornire alla “opposizione” siriana un pieno riconoscimento diplomatico. Adesso invece il governo francese invia i suoi soldati a sostenere la guerra contro l’ISIS, mentre il vecchio nemico Assad oggi sembrerebbe se non un alleato, quantomeno un cobelligerante.
Messa così, la vicenda dell’ISIS potrebbe prestarsi ad una narrazione del tipo di quella della Creatura di Frankenstein, sfuggita alle mani del suo creatore. Ma siamo sicuri che sia davvero così? Dopo gli anni dedicati dal Sacro Occidente ad attaccare i governi laici in Medio-Oriente, questo riciclaggio del nemico islamico potrebbe rivelarsi solo un espediente tattico della NATO per piazzare le proprie truppe sul terreno siriano in funzione anti-Assad. Di qui a poco una sfilza di notizie-fiaba sui crimini di Assad potrebbe servire a giustificare qualche altro improvviso cambio di fronte.

http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=652

Oxfam: “Nel 2016 l’1% della popolazione sarà più ricco del restante 99%”

dato che questa concentrazione avviene anche, se non soprattutto nell’Occidentee che si definisce democratico, quindi dalla parte del popolo, democrazia non fa affatto rima con giustizia ed equità ma con ELITE

irib

 “Nel 2016 più della metà della ricchezza globale sarà in mano all’1% della popolazione del mondo”. A dirlo è il rapporto Grandi disuguaglianze crescono di Oxfam.

 Secondo il report stilato dalla confederazione di ong, entro due anni la ricchezza detenuta dall’1% della popolazione mondiale supererà quella del restante 99%. Una disuguaglianza in continua crescita, visto che la quota di ricchezza nelle mani dell’1% della popolazione del pianeta è aumentata in maniera costante dal 2009 (quando una élite deteneva una quota di ricchezza pari al 44%) al 2014, anno in cui la percentuale è arrivata al 48%. Ritmi di crescita che portano Oxfam a credere che nel 2016 si supererà il 50%.

Mentre oltre un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno, e 1 su 9 non ha nemmeno abbastanza da mangiare, “nel 2014 gli esponenti di questa élite avevano una media di 2,7 milioni di dollari pro capite – si legge nel rapporto – Del rimanente 52% della ricchezza globale, quasi tutto era posseduto da un altro quinto della popolazione più agiata, mentre il restante 5,5% rimaneva disponibile per l’80% del resto del mondo: vale a dire 3,851 dollari a testa, 700 volte meno della media detenuta dal ricchissimo 1%”.

Ricchi sempre più ricchi e poveri con sempre meno possibilità. La ricchezza delle 80 persone più facoltose del pianeta, prosegue il report, è inoltre raddoppiata in termini nominali dal 2009 al 2014, mentre quella del 50% più povero lo scorso anno era inferiore a quanto posseduto nel 2009. Un accentramento c’è stato anche rispetto al numero dei super ricchi. Perché se “nel 2010 ci volevano 388 miliardari per raggiungere un volume di ricchezza equivalente a quella della metà più povera del pianeta – si legge nel rapporto – nel 2014 questo numero è drasticamente sceso a soli 80 miliardari”.

Il documento di analisi, pubblicato il 19 gennaio, fa luce anche sull’identikit dei miliardari del pianeta. Più di un terzo dei 1.645 super ricchi della classifica Forbes ha ereditato parte o tutta la ricchezza che detiene mentre il 20% ha interessi nei settori finanziario e assicurativo. Ed è proprio quest’ultimo gruppo ad aver visto la propria liquidità crescere dell’11% tra il 2013 e il 2014. Il 2013 è stato un anno proficuo anche per i miliardari con interessi nei settori farmaceutico e sanitario che hanno visto il loro patrimonio netto collettivo crescere del 47% in un solo anno.

“Vogliamo davvero vivere in un mondo dove l’1% possiede più di tutti noi messi insieme?”, si chiede Winnie Byanyima, direttrice esecutiva di Oxfam International. Per arginare questa disuguaglianza, secondo la Confederazione internazionale di ong, si deve cominciare da un’operazione di contrasto all’elusione fiscale di miliardari e multinazionali eliminando le scappatoie fiscali internazionali. È questo il primo punto di una lista di sette azioni che Oxfam chiede ai governi di adottare. Tra le misure consigliate, salute e istruzione gratis e l’introduzione di un salario minimo per tutti i lavoratori “colmando il divario con gli stipendi astronomici dei manager”, si legge a conclusione del report.

Nel piano per invertire le tendenza di disuguaglianza mondiale, grande spazio è dato anche alla costituzione di una rete di protezione sociale per i più poveri e all’introduzione di una legislazione che garantisca un salario equo per le donne e aumenti la tassazione di capitali e ricchezza. Proprio quello che ha deciso di fare Barack Obama negli Stati Uniti. “Se il quadro rimane quello attuale anche le élite ne pagheranno le conseguenze – dice Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia – perché non affrontare il problema della disuguaglianza riporterà la lotta alla povertà indietro di decenni. I più poveri sono poi colpiti due volte: perché hanno accesso a una fetta più piccola della torta e perché ci sarà sempre meno torta da spartirsi, visto che la disuguaglianza estrema impedisce la crescita”.

http://italian.irib.ir/analisi/articoli/item/179118-oxfam-“nel-2016-l’1-della-popolazione-sarà-più-ricco-del-restante-99-

Washington progetta una terza guerra mondiale per mantenere il dollaro come prima moneta di riserva mondiale

ma no è senz’altro la Merkel a dettare ordini anche a quei bravi signori dell’FMI, a comandare sulla povera finanza di Wall Street…..e che vuole la guerra 

La Storia dimostra che il valore del dollaro aumenta in modo drastico soltanto dopo i conflitti mondiali. Per poter sopravvivere nella situazione attuale, la valuta nordamericana ha necessità di una nuova Guerra Mondiale, lo afferma l’economista esperto ed ex consulente dell’ONU Valentin Katasonov.

La posizione del dollaro nell’economia mondiale continua ancora ad essere forte ma si trova in una fase di grave rischio, considera l’economista, professore dell’Istituto Statale delle Relazioni Internazionali di Mosca ed ex consulente dell’ONU, Valentin Katasonov, nel suo ultimo articolo.

Varie grandi potenze mondiali possono tutte assieme coordinare i propri sforzi, unire le risorse e iniziare la conversione delle proprie riserve in dollari convertendole in valute nazionali, cosa che determinerebbe il crollo del dollaro. Cosa sarebbe capace di fare il Sistema della Riserva Federale (FED) per prevenire questa situazione?

Katanov ricorda le condizioni grazie alle quali il dollaro si è convertito nella più importante valuta internazionale. Nel 1913, un 47% delle riserve mondiali di valute erano il sterline, mentre soltanto un 2% in dollari, tuttavia nel 1928 le riserve in dollari diventarono già un 21%. Quale era stata la ragione di un salto tanto grande?

 Nel 1913, il Congresso degli USA sotto la pressione dei finanzieri aveva creato la Riserva Federale degli USA che ha iniziato a stampare dollari, ricorda l’autore. Gli USA in quell’epoca erano il maggiore produttore industriale del mondo, tuttavia nello stesso tempo aveva un enorme problema di debito esterno, soprattutto con il Regno Unito. La Prima Guerra mondiale cambia in forma radicale la situazione trasformando il paese nordamericano nel maggiore creditore internazionale. I suoi principali alleati, la Francia ed il Regno Unito sono quelli che più si sono indebitati con gli USA.

 La Seconda Guerra Mondiale ha rafforzato ancora di più il dollaro, lo afferma Katasonov. Il 70% dell’oro mondiale dopo il conflitto lo detenevano gli USA, che risultò l’economia più forte del mondo. Questa situazione ha permesso al paese nordamericano di imporre il sistema di Bretton Woods nel 1944, secondo il quale le autorità monetarie di ogni paese hanno vincolato la loro moneta all’oro.

 Inoltre si decise la creazione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale con l’utilizzo del dollaro come moneta di riferimento internazionale.

 Dal 1970 fino ad oggi il prezzo del petrolio è fissato esclusivamente in dollari. Il petrolio è fino ad oggi la base della valuta nordamericana, per cui è vitale per gli USA avere il controllo dei paesi petroliferi affinchè non si attentino a commerciare utilizzando valute diverse dal dollaro. Per comprenderlo, dice l’autore, bisogna ricordare il destino della Libia. Nel paese si è scatenata una guerra civile ed il suo leader, Muammar Gheddafi, il quale aveva iniziato a vendere il petrolio in euro e programmava di venderlo in seguito con dinari di oro, fu brutalmente assassinato.

 Quando il dollaro inizia a svalutarsi, gli USA provocano un conflitto armato o un cambiamento di regime, soprattutto in Medio Oriente, ed il valore della loro valuta, il dollaro, si rafforza. Il dollaro caro assicura per gli USA l’importazione di prodotti a basso prezzo per mantenere il livello di consumo nel paese e la possibilità di acquistare in tutto il mondo le risorse naturali, gli attivi azionari, le imprese e le fabbriche.

 Attualmente il debito nazionale degli USA arriva ad un 104,5% e il debito estero ad un 107% del PIL. Si fa sempre più difficile mantenere questo debito. Altri paesi stanno passando all’utilizzo delle monete nazionali nelle relazioni commerciali, si stanno creando valute regionali. Per sopravvivere, i funzionari della FED dovranno ricorrere alla loro sistema favorito: creare conflitti di ogni tipo e fortificare il dollaro perchè gli stati Uniti possano sopravvivere. Il dollaro ha necessità di una terza guerra mondiale per poter sopravvivere, conclude l’autore.

 Fonte: RT Actualidad

 Traduzione: Luciano Lago

http://www.controinformazione.info/washington-progetta-una-terza-guerra-mondiale-per-mantenere-il-dollaro-come-prima-moneta-di-riserva-mondiale/#more-8809

Da domani farmaci solo per i ricchi

La visita in India del presidente Obama dei prossimi giorni potrà decidere letteralmente tra la vita o la morte di milioni di poveri non solo in Asia, ma anche Africa e America Latina. Ma dobbiamo agire subito se vogliamo salvare la produzione dei farmaci a basso costo di cui il mondo ha bisogno.

Perché fino ad oggi l’India ha potuto produrre farmaci contro l’HIV, la malaria o il cancro a costi bassissimi, grazie a leggi che per una volta mettono l’interesse della popolazione davanti a quello delle multinazionali farmaceutiche. Che ora vogliono bloccare tutto per poter vendere i loro prodotti a prezzi molto più alti. Addirittura sono riuscite a convincere gli Stati Uniti a minacciare sanzioni economiche se l’India non abolirà queste leggi, e stanno tornando alla carica sfruttando le trattative in corso per nuovi investimenti.

Raccogliamo un milione di firme per difendere l’India, in questi anni la preziosissima farmacia dei poveri di tutto il mondo, e poi facciamo arrivare la notizia sui giornali mondiali proprio durante la visita indiana di Obama. Gli consegneremo le firme insieme alla proposta, scritta da esperti del settore, di un accordo che protegga l’accesso ai farmaci da parte dei più poveri. Firma ora!

https://secure.avaaz.org/it/save_cheap_medicines_loc_/?bxFMgfb&v=52130

Le multinazionali farmaceutiche sostengono che le leggi indiane sui brevetti che permettono di fare prezzi stracciati, impediscono loro di investire in nuovi farmaci. Ma la loro priorità è stata da sempre la ricerca su farmaci su cui possono lucrare, non quelli per i poveri, e impongono prezzi inaccessibili a chi ne ha bisogno: basti pensare che nuovi farmaci contro l’epatite C sono venduti a 1000 dollari a pillola!

Lo scorso ottobre, alla Casa Bianca, il Primo Ministro indiano Modi invitò le multinazionali a fare investimenti per farmaci a prezzi accessibili, e di smettere di usare a trattati ingiusti per guadagnare fino all’ultimo centesimo usando i brevetti. Ma accettò di creare un gruppo di lavoro indo-statunitense sulla proprietà intellettuale, e di pubblicare una bozza di trattato che conteneva concessioni alle aziende farmaceutiche statunitensi.

Obama in questi anni si è battuto in difesa della sua opera di estensione del sistema sanitario negli USA. Allora la nostra ultima occasione è appellarci direttamente a lui prima che parta per l’India, per far sì che spinga Stati Uniti, India e gli altri paesi coinvolti a trovare un accordo che metta la popolazione davanti all’interesse di qualche multinazionale. Firma subito:

https://secure.avaaz.org/it/save_cheap_medicines_loc_/?bxFMgfb&v=52130

Quando un’enorme casa farmaceutica svizzera portò in tribunale il governo indiano per impedire prezzi accessibili ai farmaci antitumorali, 50mila avaaziani in India e in Svizzera si mobilitarono e anche grazie a loro la causa venne respinta. Ma oggi l’accessibilità dei farmaci per tutti e in tutto il mondo corre un rischio ancora più grande: è il momento di farci sentire di nuovo.

Con speranza e determinazione,

Alex, Bert, Laila, Ricken, Emma, Diego e tutto il team di Avaaz

ULTERIORI INFORMAZIONI

In India costa un dollaro il farmaco che in Italia ne vale mille (Redattore sociale)
http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/476653/In-India-costa-un-dollaro-il-farmaco-che-in-Italia-ne-vale-mille

Ebola: allerta Unicef, Africa occidentale è tutta a rischio (AGI)
http://www.agi.it/estero/notizie/ebola_allerta_unicef_africa_occidentale_e_tutta_a_rischio-201411211906-est-rt10179

India, Novartis perde ricorso contro farmaco generico anti-cancro (Il Sole 24 ore)
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-01/india-novartis-limiti-sistema-124851.shtml?uuid=AbIFONjH

PM India in USA: Presto profitti grazie a mediazione di Narendra Modi con CEO USA (Economic Times) – IN INGLESE
http://articles.economictimes.indiatimes.com/2014-10-01/news/54516935_1_ajay-banga-ceos-global-investment-radar

L’India deve poter distribuire farmaci a basso prezzo (Business Standard) – IN INGLESE
http://www.business-standard.com/article/international/let-india-make-cheap-drugs-114121300576_1.html

Commissione India-USA: Accesso ai farmaci potrebbe essere a rischio (Deccan Herald) – IN INGLESE
http://www.deccanherald.com/content/450341/india-us-panel-access-medicines.html

Trattato per gli investimenti in cima all’agenda di Obama(Business Standard – IN INGLESE)
http://www.business-standard.com/article/economy-policy/investment-treaty-tops-obama-s-agenda-115012000026_1.html

Mira: Bolletta del gas da 1600 euro e arriva agenzia recupero crediti, ma è morta da 3 anni.

sulle bollette del gas ci sarebbe da aprire un simposio, per parlare dall’abuso alla truffa , senza considerare che possono far pagare l’iva sulle miriadi di voci di imposte.…

Eguaglianza moderna

18 gennaio 2015

Arriva la bolletta del gas, tra l’altro “salata”. Ma l’utente a cui era indirizzata è morta quasi tre anni e fa. La donna, un’anziana di Mira, è morta nel luglio del 2012 ma per la società che le forniva il gas- E-On – il decesso non era mai avvenuto nonostante la disdetta del contratto. Così, oltre ad addebitare una bolletta da 1600 euro, si è rivolta ad una società di recupero crediti. La vicenda è ora nelle mani dell’Adico, l’Associazione dei consumatori, che oltre ad aver presentato una diffida per archiviare la bolletta per conto del figlio dell’anziana donna, ha reso nota la vertenza.

«L’operatore di E-On – spiega Adico – ha motivato l’addebito della bolletta poiché la richiesta di disdetta presentata dal figlio, nostro iscritto, nell’aprile del 2013, mancava della documentazione, specificando che sarebbe stato compito del richiedente informarsi se era tutto a posto. Non avendolo fatto, la disdetta non è stata effettuata»(…)

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http://www.crisitaly.org/notizie/mira-bolletta-del-gas-da-1600-euro-e-arriva-agenzia-recupero-crediti-ma-e-morta-da-3-anni/