LA FLESSIBILITA’ €UROPEA E LA RECESSIONE 2015. LA TROJKA ITALIAN WAY E’ GIA’ QUI

ma quando ci guadagna la Francia, o meglio, quando alla Francia viene permesso sforare i vincoli non si indigna nessuno.

1. Come preannunziato in questo post, parleremo della novità della “flessibilità fiscale” preannunziata dalla comunicazione della commissione UE emessa alla scadenza del semestre italiano.

Parliano appunto della comunicazione sulla flessibilità della Commissione europea, che chiarisce l’applicazione delle regole del Patto di stabilità e crescita; da essa deriverebbe che il prossimo anno l’Italia, sulla via per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio strutturale, dovrà correggere il disavanzo dello 0,25% e non dello 0,5%.

Ora dobbiamo capire intanto su quale riferimento agisce questa attenuazione degli obblighi di obiettivo intermedio.

 In linea teorica, l’aggiustamento richiesto per il 2015 era dello 0,6% del PIL, almeno alla luce della precedenti prese di posizione della Commissione in corso di 2014: cioè, parrebbe, un aggiustamento pari alla differenza tra quanto consolidato nel 2014 stesso (0,1) e quanto ci si attendeva in base alle precedenti indicazioni della Commissione (0,7), recepite nel DEF a suo tempo redatto dal governo Letta. Questo aveva stabilito gli obiettivi intermedi di deficit al fine di raggiungere il pareggio strutturale entro il…2015, o il 2016: alla fine non si è più badato a precisare questo “piccolo” dettaglio sulla decorrenza di quanto richiederebbe il fiscal compact. Ovviamente soltanto all’Italia.

 2. Ma non stiamo a sottilizzare: la burletta del fiscal compact va in scena solo per noi. Ora, paiono dimenticare il debito e si soffermano sull’indebitamento annuo, cioè sul deficit.

Il governo Letta aveva programmato alla fine del 2014 un deficit al 2,5 del PIL: non è stato rispettato, non pare che sia avviata alcuna procedura di infrazione, allo stato, e per il 2015 si richiedeva una correzione del deficit al 2,4 (o al più 2,5), che, però si applica sul target derivante dalla originaria versione della legge di stabilità per il 2015, cioè sul 2,9.

Insomma: la flessibilità consisterebbe nel consentirci alla fine del 2015 un deficit del 2,65% anzicchè del 2,4 (cioè 2,9-0,5, che era la misura originaria della correzione che la Commissione avrebbe imposto per rispettare gli obiettivi intermedi).

Questo deficit di maggior tolleranza sarà consentito in quanto, in misura corrispondente ai 0,25 punti di PIL, saranno considerate ammissibili corrispondenti spese per investimenti, tenendo conto delle “riforme intraprese” e del “ciclo economico”. Investimenti, riforme e ciclo economico sarebbero le tre “clausole” della nuova flessibilità introdotte dalla Comunicazione della Commissione UE.

 3. Quanto alle riforme, Moscovici ci ha detto «l’Italia beneficerà delle tre clausole della comunicazione della Commissione sulla flessibilità» e che «entro questa settimana dobbiamo ricevere da parte del governo italiano le informazioni sull’analisi della situazione economica e gli impegni sulle riforme».

 Il nuovo spirito di “tolleranza” ce lo aveva già, pochi giorni prima, anticipato Dombrovskis, vicepresidente della Commissione responsabile dell’euro, messo lì, a quanto pare, a sorvegliare il Moscovici, Commissario UE agli affari economici che, essendo francese, non pareva ai tedeschi sufficientemente affidabile, dato il “leggero” conflitto di interesse che riguarda il vaudeville del suo paese sull’allegro rispetto del fiscal compact. Anzi proprio del rientro nel limite del 3%. Più volte annunciato e praticamente rinviato sine die in modo divenuto, negli ultimi tempi,quasi irridente (chiedere a Sapin), alla stregua dei criteri e dei parametri che, al contrario, vengono accettati senza obiezioni dall’Italia.

Basti dire che la Francia si attesterebbe su un 4,4 per il 2014 e preannunzia, bontà sua, un 4,3 per il 2015, con un bel 3,8 per il 2016! (E fosse pure un 4,1 nel 2015, il grottesco entretienne non cambia).

hollande2

 4. Torniamo all’Italia e a…Dombrovskis: in un’intervista a “Il Messaggero” del 14 gennaio scorso, aveva detto:”Ai paesi che presenteranno un piano di riforme con un impatto positivo sul bilancio consentiremo una deviazione temporanea dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio). Ma i paesi dovranno anche recuperare nei quattro anni successivi e il 3% di deficit non potrà essere superato. Altrimenti la flessibilità verrà ritirata“.

 Riassumendo:

a) La Francia, comunque la si voglia mettere, godrà della nuova flessibilità anche se non rispetterà il limite del 3%. E si farà l’ammujna euro-truffaldina che siccome sono venuti incontro a noi (che il 3% lo abbiamo inivece rispettato abbondantemente), bisognerà farlo anche con i francesi;

 b) a noi “vengono incontro”, con grande condiscendenza, e presentandocelo come una svolta clamorosa, solo perchè la nuova “comunicazione”, ammetterebbe, a quanto sembra, una certa rilevanza del ciclo economico negativo, cioè della recessione grosso modo assestatasi al -0,5 del PIL a fine 2014 (seguendo ad un -1,9 2013 e ad un -2,7 2012!).  

La Francia, non potrebbe invocare altrettanto, avendo evitato la recessione e proprio grazie alla violazione del tetto al deficit negli stessi anni; ma riuscendo peraltro ad evitare (misteriosamente) altre procedure di deficit eccessivo, pur avendo tenuto deficit molto superiori a quelli che la Commissione gli aveva concesso nello stesso periodo. Ma si sa…
c) La Commissione, verrà a verificare i dati italiani fiscali. Lo farà da subito verificando i confusi e impenetrabili calcoli dei saldi relativi alla legge di stabilità. Poi farà le sue valutazioni ufficiali alla fine del primo trimestre per vedere se imporre nuove manovre correttive…E poi dicono che “arriva la trojka!”; ma su! Basta il twopacks a privarci della sovranità;

 d) sicuramente, qualcosina sarà andata storta: perchè infatti, applicando i moltiplicatori separati ai tagli della spesa pubblica rispetto agli interventi tributari (tasse aggiunte o in sgravio), abbiamo stimato un effetto recessivo della manovra di stabilità attuale almeno pari a 1,6 punti di PIL;

 e) questi effetti depressivi, in precario equilibrio con l’opposto effetto del saldo positivo delle partite correnti, si manifesteranno fin dal primo trimestre del 2015 stesso.

Ma ad essi, vanno aggiunti effetti recessivi non fiscali: quelli dell’applicazione “de facto”, socio-politica, per così dire, del job-act; che sicurarmente è una riforma che piace a Moscovivi e ancor più a Dombrovskis, ma che altrettanto sicuramente avrà iniziato a scontare i suoi effetti in termini di maggior flessibilità del lavoro e maggior disoccupazione su dipendenti “baby-boomers” (quelli “costosi”, che si vogliono rapidamente eliminare per sostituirli coi gggiovani a tutele inesistenti…cioè “crescenti”).

Da ciò, uno scontato effetto di maggior tasso di disoccupazione fin dagli esordi del 2015 – come confermano gli ultimi dati sulla disoccupazione record, un trend che verrà molto probabilmente acuito, e non certo invertito dal jobs act.

Tale prolungato effetto della crescita della disoccupazione, unito agli effetti depressivi del taglio cumulativo della spesa pubblica, porterà ad un conseguente restringimento della base imponibile e quindi delle entrate fiscali.

 f) il chiaro verificarsi di questi “sintomi prodromici” di recessione in prosecuzione, – non forte, magari, una febbricciola– e di calo delle entrate, porteranno a un quasi certo quadro previsionale del primo trimestre di non rispetto del deficit al 2,65 del PIL, flessibilità €uropea o meno.

E quindi, come al solito, i vispi e intelligenti Dombrovskis e Katainen, o altri ancora (tra i tecnocrati ordoliberisti i “geni” non mancano) dovrebbero prescrivere manovre fiscali di consolidamento aggiuntivo da subito.

gra11

 5. Ciò acuirà la recessione che già incombeva pure nel 2015: il governo, prevedibilmente, tergiverserà perchè ci sono le elezioni regionali poco dopo.

Oppure i commissari UE faranno finta di nulla e si accontenteranno della recessione già in atto: qualche decimale, se i conti esteri avranno tenuto; almeno fino al primo trimestre 2015.

Chissà, le sorprese negli ultimi tempi non mancano. Può accadere di tutto…

http://orizzonte48.blogspot.it/2015/01/la-flessibilita-uropea-e-la-recessione.html

LA FLESSIBILITA’ €UROPEA E LA RECESSIONE 2015. LA TROJKA ITALIAN WAY E’ GIA’ QUIultima modifica: 2015-01-20T18:30:21+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo