MANIPULATION DE L’OPINION. USA : le FBI a poussé des musulmans à commettre des attentats (Human Rights Watch).

http://lemondealenversblog.com/2015/01/17/manipulation-de-lopinion-usa-le-fbi-a-pousse-des-musulmans-a-commettre-des-attentats-human-rights-watch/

FBI TERRORISME

Selon l’organisation Human Rights Watch, le FBI a « poussé et parfois même payé », des musulmans américains pour les inciter à commettre des attentats. 

« Opérations de contre-terrorisme abusives ». Le FBI a « encouragé, poussé et parfois même payé » des musulmans américains pour les inciter à commettre des attentats, au cours d’opérations de filature clandestines montées de toutes pièces après le 11 septembre, conclut un rapport de l’ONG internationale Human Rights Watch (lien en anglais). Le but : gonfler le nombre d’arrestations, prétendre ainsi protéger les Américains et justifier les lois antiterroristes. Selon HWR, « la théorie du FBI est que ces individus sont des terroristes en puissance et que s’il ne les avait pas poussé à commettre des actes terroristes, Al-Qaeda l’aurait fait ».

Dans nombre des plus de 500 affaires de terrorisme conduites par les tribunaux américains depuis le 11 septembre 2001, « le ministère américain de la Justice et le FBI ont ciblé des musulmans américains dans des opérations clandestines de contre-terrorisme abusives, fondées sur l’appartenance religieuse et ethnique »,dénonce ce rapport de 214 pages -intitulé « Illusion de justice »- étayé de nombreux exemples…

Source et fin de l’article : http://www.lexpress.fr/actualite/monde/amerique-nord/le-fbi-a-pousse-des-musulmans-a-commettre-des-attentats-selon-human-rights-watch_1560930.html

Les sur-titres sont de la Rédaction

Assolti i due no tav a processo per “ingiuria e minacce” a Massimo Numa.

Resoconto udienza 15 gennaio 2015.

Quando le assolute certezze si dissolvono per anagrafiche ottenute illegalmente o mancanti,  insufficienza di prove e contraddittorietà delle prove formulate. Smentito, ancora una volta, il teorema della Procura di Torino. E il giornalista Numa viene definito dal suo stesso avvocato come “militante nel fronte opposto”. Ma un giornalista non dovrebbe essere al di sopra delle parti?

L’orario fissato per questa che si preannunciava come l’ultima udienza era le 9:30, ma mancano ancora gli avvocati del co-imputato Carena. Il mio avvocato introduce comunque la richiesta, da parte di TGMaddalena, di poter filmare l’udienza (in tutta o in parte, non viene specificato).  il PM/VPO avv. Ghigo chiede se non fosse già stato chiesto all’inizio, probabilmente riferendosi al processo, ma in realtà non era stato chiesto se non a questa udienza, quella finale nella quale è attesa, appunto, la sentenza.
Numa Massimo non  è presente.
Poiché c’è un leggero ritardo, si chiacchiera del più e del meno e si parla di eventuale ennesimo rinvio (ricordo che causa scioperi ci sono già state due udienze andate a vuoto) in considerazione del fatto che a breve anche questi reati verrebbero depenalizzati. E per qualche momento vivo una situazione quasi surreale, non so spiegare come ma sento quella vocina dentro che mi suggerisce di vigilare, perché questa sarebbe una via d’uscita, forse una rapida scorciatoia e magari anche una soluzione certa al rischio di una condanna, tuttavia non è il genere di soluzione che soddisferebbe il mio bisogno di giustizia, consapevole dei limiti che questa parola vive in queste aule giudiziarie. Insomma, sarebbe davvero una berlusconata, certo io voglio l’assoluzione ma perché so di non aver commesso il reato per il quale per 7 volte sono stata in quest’aula sul banco degli imputati e non perché all’improvviso la legge offre un bello sconto.

Arrivano gli avvocati di Carena e ha inizio l’udienza.
La G.d.p. (Giudice di Pace)  introduce informando di respingere – ritenendo che ciò possa derivare un pregiudizio al sereno svolgimento del processo – la richiesta di filmare l’udienza.
Ecco, l’unico processo che mi viene proibito di filmare è proprio quello nel quale ad essere sul banco degli imputati sono io. Perfetto.
La GdP aggiunge che ha il sentore che tutte le sue udienze siano registrate, e volge lo sguardo verso uno degli agenti in borghese presente a tutte le udienze, sempre presente anche in aula bunker…

Inoltre, la G.dp., in ordine alla richiesta dell’avv. Aiello difesa Zandiri di acquisire ai sensi art. 507 c.p. il video della teste Bertorelli Valentina, osserva che trattandosi di supporto non originale così come peraltro riferito dalla teste, non possa essere acquisito e che in ordine allo stesso e al suo contenuto  la teste abbia già reso dichiarazioni.

Ecco, a questo punto dovrei dire che me l’aspettavo, insomma, sapevo di avere poche speranze che quel video fosse acquisito, tuttavia più che speranze qui si dovrebbe ribadire il diritto alla difesa e nel momento in cui un imputato ha la prova della propria innocenza, una prova autentica (e una semplice perizia avrebbe potuto stabilirlo) portata in aula da chi l’aveva prodotta, con tanto di dettagliata testimonianza, in virtù di cosa si impedisce di introdurla nel giudizio? Non c’è una leggera lesione del diritto alla difesa? Parrebbe, sembrerebbe, ma noi non ci crediamo, che così facendo in qualche modo si siano tutelati sia il querelante che i vari testimoni dell’accusa, che in più udienze hanno sostenuto “con assoluta certezza” la mia colpevolezza.

Si introduce l’avv. Bongiovanni, difesa Carena, riscontrando il consenso dei colleghi e dell’accusa, chiedendo di  di rinviare per economia processuale la discussione vista la recente pubblicazione sul sito del Governo Italiano a fine dicembre dello schema del decreto legge e attuazione legge delega 67 del 2014. La GdP chiede se ha notizia che il governo ci stia lavorando su, avendo come riferimento i 18 mesi della legge 67…. che è di maggio e che scadrebbero a novembre del 2015, ma l’avv. Bongiovanni spiega che lo schema del decreto legislativo è già pronto e che c’è una notizia postata sul sito del Governo italiano dove viene riportato questo comunicato stampa, esame del decreto legislativo in attuazione, legge delega. Chiede quindi se i colleghi sono d’accordo nel rinvio, anche per economia processuale. La GdP chiede se sia d’accordo anche il PM e fa presente che questo fosse nell’aria già nella precedente udienza.
Il PM non si oppone all’istanza dell’avv.Bongiovanni, sostiene che per economia processuale sarebbe più veloce chiuderla oggi, ma visto che si potrebbe non chiudere in primo grado e andare anche in appello allora sarebbe meglio rinviare…

L’avv. Bongiovanni ribadisce che il rinvio non pregiudicherebbe in alcun modo le decisioni dei difensori dei singoli imputati di accedere o meno a nuove disposizioni in via di emanazione.
L’avvocato di parte civile ritiene che l’impegno già profuso in 7 udienze folte non debba essere perso.
La G.d.p. respinge l’istanza dell’avv. Bongiovanni rappresentando che l’udienza odierna così a breve termine è stata fissata su richiesta – “direi quasi supplica…ma non lo dico…. diciamo promossa” –  dall’imputata Zandiri.

L’avv. Aiello sottolinea che la situazione era diversa, si arrivava da ben 2 scioperi,  ed era prima che si prefigurasse lo schema del decreto…chiede sia verbalizzato, si rimette al giudice.
In effetti al secondo rinvio iniziavo ad essere piuttosto infastidita, perché trascinare per due anni una storia giudiziaria sul nulla darebbe fastidio a chiunque… così quando a dicembre fu proposta una data di marzo, chiesi se fosse possibile anticipare e se anche non l’avessi fatto a marzo non sarebbe cambiato assolutamente niente, visto che per il nuovo decreto si dovrebbe slittare oltre novembre…
G.d.p. fa anche presente che giovedì e venerdì ha udienza tabellare, e non aveva altri spazi liberi, ha aggiunto appositamente questa udienza non avendo altre date disponibili prima di marzo, quindi la discussione si farà, l’unica certezza è che art. imputazione 594 e 612 ad oggi sono ancora reati, quindi non cambia nulla, quando ci sarà d.l. nulla sarà perso.

Ha inizio la discussione finale.

Pm sost. Ferrando, avv. Ghigo:

“…l’imputazione è di ingiurie e minacce avvenute durante  due telefonate a Massimo Numa, la sera del 31 dicembre 2011,  tra le h.20 e le 22 del tenore che segue: “infame, me la pagherai…prima o poi…Tribunale proletario” e tra le 20 e le 23 “: “infame, basta con le infamità”.
Il querelante (Massimo Numa)  ha ribadito che in quest’ultima sicuramente ha riconosciuto la voce di Zandiri.
Zandiri ha portato a udienza il 28 marzo 2014 il teste P. Andrea che ha riferito di aver visto la Zandiri telefonare a Numa (“era buio, sono sicuro però che la telefonata fu fatta dalla signora Zandiri”), ma di non ricordare ingiurie e minacce.
Ciò non lo esclude però. Tutti erano lì a registrarla? Mi sembra strano, senza nulla togliere al ruolo importante nel movimento notav della Zandiri. Quindi non c’è nessuna prova testimoniale su altre tesi.  Ritengo che il giudice abbia ben deciso sulla non visione del video… in quanto non si sarebbe potuto verificare data e ora. C’è la certezza senza nessuna scriminante. La Zandiri nega ma il teste portato da lei…
Per la telefonata del Carena, valgono le stesse considerazioni. Per lui non ci sono stati testi, l’unico è Numa che ha riferito, avendolo riconosciuto frasi in cui veniva ribadito il concetto di “condanna a morte” e “tribunale del popolo”. E anche “infame, la pagherai”. L’attendibilità di Numa sta solo nel fatto che la telefonata esiste, invece i testi difesa non sono parsi per nulla attendibili e per la Bertorelli si potrebbe configurare reato falsa testimonianza, lascio questa decisione eventualmente al giudice… Ritengo che il Numa abbia riferito con assoluta esattezza la telefonata….  Tanto più che la signora Zandiri riferisce di non avere mai telefonato, lei, al Numa quella sera, mentre il teste portato da lei dice che è stata proprio lei a fare quella telefonata…  Quindi per quanto riguarda il capo d’imputazione della Zandiri ritengo che sia provato con assoluta certezza…non ritengo ci sia nessuna scriminante che possa essere applicata, qundi è responsabile per il reato di cui art. 594 (ingiurie).

Per la telefonata del Carena, valgono le stesse considerazioni. Per lui non ci sono stati testi, l’unico è Numa che ha riferito, avendolo riconosciuto frasi in cui veniva ribadito il concetto di “condanna a morte” e “tribunale del popolo”. E anche “infame, la pagherai”. L’attendibilità di Numa sta solo nel fatto che la telefonata esiste, risulta  fatta dal telefono di Carena, che non ha smentito, portato giustificazioni. Per quanto riguarda la minaccia ritengo debba ritenersi minaccia grave, per cui chiederò la trasmissione al tribunale di competenza ai sensi dell’art.612.
Concludendo, sussiste per entrambi il reato art. 594, chiedo la pena di una multa di 600 euro a testa di multa, senza attenuanti generiche, stante il fatto che siano stati anche testi che non sono così attendibili. Inoltre per la minaccia grave a carico Carena, oltre alla pena di 600 euro, chiederò per lui la trasmissione degli atti al Tribunale ai sensi art. 612, in 612 comma due aggravato, trattandosi di minaccia grave.

Avvocato parte civile. Numa riconosce le voci perché LI CONOSCE, perché bene o male militano da parti opposte nella stessa BATTAGLIA. Ma un giornalista non dovrebbe essere al di sopra delle parti? 

 

“Sarò molto breve. Si tratta di responsabilità importanti difficili da contestare. Le telefonate sicuramente sono partite dai telefoni di Zandiri e Carena che erano entrambi presenti in Clarea per Capodanno  2011-2012, secondo le indagini fatte dalla procura.
Numa riconosce le due voci perché li conosce, perché bene o male militano da parti opposte nella stessa, tra virgolette, battaglia, per cui si conoscono tutti.  Elementi difensivi Carena non ne ha fatti, Zandiri dice che la telefonata l’ha fatta una fantomatica persona “con il cappello” che non conosce, che si qualifica come giornalista della “Luna Vecchia”… cosa che poi viene riferita diversamente da un altro teste della Zandiri.
Ma Andrea P. smentisce, ed è il primo teste della difesa… che dovrebbe supportare la sua versione. Cosa fa il teste? La prima cosa che dice “La telefonata l’ha fatta la signora Zandiri”, “sono sicuro che la telefonata fu fatta dalla signora Zandiri”, teste della difesa! Pinazzoli Stefania è sempre stata con lei tutta la serata ma quella telefonata non l’ha sentita…Bertorelli Valentina, teste fantastica che sbaglia la data, subito si squalifica da sola, dicendo di essere arrivata verso le 21 e sentito tutto verso le 22. Prima di mezzanotte, ultima parola.
Ma non ci sono dubbi, l’ora risulta dai tabulati.
Bertorelli poi dice che ha ripreso telefonate di altro fantomatico personaggio, con il cappello in testa…Gabriella o Graziella… lo dice lei e sbaglia anche testata giornalistica.
Il video fantomatico… all’udienza del 28 marzo 2014 la Zandiri dice che le è stato inviato, ma a giugno scopriamo che era stato fatto dalla Bertorelli, che dice di aver poi preso contatto con la Zandiri ad aprile e di averle trasmesso il video, mentre il 19 giugno ( e cita un articolo sul blog tgmaddalena.it ) ancora la Zandiri non accenna di averne individuato autore.
Quindi elementi difensivi sensati e utili non sono stati portati, ma inficiano ulteriormente la posizione della Zandiri. Anche perché Andrea P. dice che addirittura l’avrebbe filmata, questa telefonata, però non l’ha prodotta. Chissà come mai non l’ha prodotta (si riferisce al video).
Sulla sua responsabilità e quella di Carena non vi sono dubbi perché non ci sono elementi che ci dicono altro. Il fatto non è particolarmente grave – ndr S’INTERROMPE PER ZITTIRE LA ZANDIRI che sta protestando dicendole di stare zitta e di lasciargli fare il suo lavoro –
Il fatto non è particolarmente grave ma teniamo conto che Numa ha subito episodi precedenti per il suo lavoro di giornalista, che non c’entrano con questi fatti, ma trattasi di persona sottoposta a continui attacchi (cita procedimento per video nel quale vene seguito e procedimento per ordigno esplosivo), e ricevere 2 telefonate quando è a casa con la sua famiglia la sera di Capodanno è sintomatico, per cui concludo chiedendo per danni patrimoniali morali euro 2000 a testa, con provvisionale oltre al pagamento delle spese di rappresentanza parte civile come da allegato nota spese.
AVV. AIELLO, DIFESA ZANDIRI
Massimo Numa dice di aver ricevuto 3 telefonate con minacce e ingiurie. La frase “tribunale del popolo” non è attribuita a Zandiri, ma comunque trattasi di minacce e ingiurie che nella querela non ci sono. In un secondo tempo, acquisiti i tabulati, Numa scopre i nominativi dei soggetti intestatari delle utenze telefoniche e solo a quel punto afferma di aver riconosciuto la Zandiri, solo a quel punto e successivamente alla querela, in cui si limitava a riferire di telefonate anonime, il Numa riferisce la frase ingiuriosa. E nel corso del processo parla “d’infamità” e di orario imprecisato, tra le 20 e le 24, poi tra le 19 e le 20, e di ingiurie.
La telefonata dura 38 secondi e non sono pochi: per dire “Infame, basta con le infamità”, bastano 2 secondi.
Per imprecisate ragioni di lavoro Numa dice di conoscere la Zandiri. La querela è in prossimità dei fatti, l’udienza a distanza di anni. Molto importante.
La Zandiri ci ha spiegato cosa è successo al proprio telefono e perché conosceva il numero di telefono di Numa. La Zandiri è legata al movimento Notav e gestisce un suo blog per i processi al Movimento e aveva vissuto la vicenda del lacrimogeno tirato in faccia al suo amico, e conseguente mail falsa e provocatoria, scoprendo poi che la mail – la vicenda è spiegata nell’articolo di “Liberazione” allegato agli atti, proveniva dal server de La Stampa e sito riconducibile a Numa.Ecco come aveva ottenuto il numero di cellulare.
La telefonata in oggetto: su La Stampa del 30 dicembre 2011 c’era un articolo di Numa sull’ordinanza prefettizia che certificava dalla mezzanotte del 31 dicembre il cantiere di Chiomonte quale sito strategico nazionale. Lei lo chiede a tutti, le fdo le dicono di telefonare al giornalista che certo ne sa più di loro. Questo il motivo della telefonata di 38 secondi.
Il punto è che non è la Zandiri a farla, non è la voce della Zandiri, ma di un’altra donna che utilizza il suo telefono. Non offende e chiede solo informazioni.
Il teste Andrea P. probabilmente si è confuso, c’erano molte persone quella sera. Stefania aggiunge poco ma comunque conferma nella sua ricostruzione la volontà di capire ed informarsi. Bertorelli Valentina è molto precisa, e le incongruenze su orario e data si spiegano perché è buio, è notte, sono passati 4 anni. Bertorelli è persona interessata a capire cosa sarebbe capitato a chi si avvicinasse alla zona dalla mezzanotte in poi. La sua testimonianza peraltro concorda con quanto detto anche dal Andrea P., che tutti registravano quella sera. La Bertorelli sembra un teste a sorpresa, ma non è così. Segue il movimento notav da tempo su Internet e quando lo ritiene necessario contatta la Zandiri.
Conclusione: pur non avendo seguito l’intero procedimento ma solo la fase finale, e pur avendo poca dimestichezza con il movimento Nota, ritengo chel’individuazione della voce della Zandiri da parte di Numa sia assolutamente DUBBIA.
Che ci sia stata grande superficialità del querelante. I rapporti tra Numa e il movimento notav sono tesi, certo non gli piacciono alcune azioni avvenute, ma la Zandiri non c’entra,
Conclusione: chiedo l’assoluzione della Zandiri non essendoci prova della sua responsabilità al di là di ogni ragionevole dubbio per l’art. 530.
Per quanto riguarda il risarcimento dei danni richiesto dalla parte civile, si tratta di fatti che nulla c’entrano. Chiedo che siano riconosciute le attenuanti generiche e riconosciuta l’incensuratezza. Senza provisionale.

Avv. MELANO, difesa Carena:
“Dopo questa lunga fase dipartimentale, Carena deve essere assolto per non aver commesso il fatto. Non c’è elemento di prova per presunzione di colpevolezza al di là del ragionevole. Nessuna certezza, partendo da imprecisioni già esposte dal collega Aiello.
La Cassazione dice che nella testimonianza della PERSONA OFFESA non devono esserci elementi contrastanti e che deve essere soggetta a verifiche puntuali sulla sua attendibilità e credibilità. Ci va cautela e alti elementi probatori.
Invece, le dichiarazioni di Numa sono contradditorie su orario, su numero telefonate, 3 oppure 2, e nelle espressioni e sul riconoscimento di Carena dichiarate e avvenuto solo in un secondo tempo.
Non è sufficiente. Troppo grave è l’espressione “condanna a morte”. Non è credibile.E anche di essere stato chiamato per nome e cognome. Ci sono d’altronde querele per diffamazione nei confronti di Numa coinvolto in processi vari.
E’ pacifico. E’ palese che il soggetto è psicologicamente molto provato, certo non da questi fatti ma da altre circostanze. Infatti ha scorta di Livello 2 e le sue dichiarazioni non superano la soglia del RAGIONEVOLE DUBBIO.
Inoltre dalla testimonianza del dott. Fusco si evince che le chiamate riconducibili ai fatti dai tabulati sarebbero 3 e non 2. Fusco riferisce la discordanza di orari. Dubbi anche su riconducibilità dei nominativi, che agli atti non ci sono. NON C’E’ PROVA.
Se tre sono le telefonate sospette, una di 8 secondi, una di 38 e l’ultima di 18, come si fa ad affermare che il numero appartenga al Carena? Fusco non si ricorda la compagnia telefonica, non è stata fatta alcuna visura, accertamenti, quali? Non ce l’ha detto. Occorre UN ATTO DI FEDE.
Anche il lancio di artifizi riportato da Fusco quella notte non ha riscontro, al contrario si parla di festa, di auguri anche al Cap. Mazzanti.
Anche Zandiri non ricorda se Carena c’era quella sera, non è suo amico, non ne ha il numero telefonico.
Carena non deve rispondere della telefonata di 8 secondi.
Riguardo a quanto detto dal Pm sulla gravità della mincaccia, Carena è incensurato, non fa parte di alcun gruppo armato… Al più, uno scherzo telefonico non di buon gusto, ma non ingiuria né minacce.
Chiedo quindi l’assoluzione perché il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto, si tenga conto incensuratezza, in subordine si concedano attenuanti generiche e il risarcimento al minimo senza provisionale.

Avv. Bongiovanni, difesa Carena:
Le regole vanno seguite dai cittadini ma anche dalla polizia giudiziaria. E’ l’art. 111 della Costituzione, sul contradditorio della formazione della pena. Si sanziona perché è stata violata una regola. E devono essere seguite quelle regole.
Invece, ad avviso di questa difesa, le regole non sono state seguite. In particolare, NON POTEVA ESSERE INZIATO QUESTO PROCESSO.
La Cassazione nel 2010, sentenza 29372, distingue precisamente e rimarca una grande differenza: la differenza è tra la testimonianza della parte offesa che sicostituisce parte civile e quella che non si costituisce parte civile.
Va fatto un differente controllo di attendibilità, più rigoroso delle dichiarazioni di questo teste, che devono essere sottoposte a ulteriori riscontri. E’ ovvio. Nel procedimento penale è fondamentale la parte offesa.
La parte civile in questo processo il 6 novembre 2013 passa dall’assoluta certezza di riconoscimento di Carena, alla ragionevole certezza.
Il dott. Fusco a gennaio 2014 ci dice che in querela non vi erano né sesso né nomi e cognomi.
Numa dice che ha avuto conferma dopo dai tabulati.
E allora, I TABULATI: la differenza tra tabulati, su cui si trova esclusivamente l’individuazione del numero telefonico in entrata e in uscita,
E ANAGRAFICA UTENZE.
Nelle analisi della polizia giudiziaria su ordine della Procura prima si richiedono i tabulati, e dopo eventuali successivi accertamenti: si  richiede nuova autorizzazione del PM per avere anagrafica. Lo dice la sentenza della Cassazione sez. VI n. 7370 del 2013: ci va decreto motivato del POM, altrimenti sanzione, art. 191 codice procedura penale.
CIO’ NON E ‘ STATO FATTO. C’è stata solo una nota, il 24 gennaio 2012, lo dice Fusco, con tra parentesi TIM, e Procura autorizza x tabulati e cita notizia di reato del 24 gennaio redatto il 23 gennaio, come ci dice Fusco.
UTILIZZABILI sono quindi solo i TABULATI, Tim e non altri gestori.
LE ANAGRAFICHE sono state acquisiite ILLEGITTIMAMENTE, quindi non possono essere utilizzate in questo processo. NON SOLO NON UTILIZZABILI, ma quell’attività E’ FUORI DI LEGGE.
Inoltre, a parte l’illegittimità dell’acquisizione dei dati anagrafici senza nuovo decreto del PM, comunque non vi è alcuna identificazione del Carena, nessun supporto cartaceo, e Fusco del numero dice solo 339….., ma le telefonate sono due. Qual è quella del Carena? Ancora oggi non sappiamo quali sono stati gli accertamenti, eQUESTO E’ GRAVISSIMO, stiamo parlando di REGOLE, regole ben specificate.
Vediamo allora se sopperiscono dichiarazioni del dott. Fusco, precedute da dichiarazione del 29 ottobre 2013, di cui chiesi espunzione, poi rinunciai, perché essa va ad indicare in maniera precisa che il dott. Fusco NON HA ESEGUITO ALCUN ACCERTAMENTO, NON HA INDICATO LA FONTE DEI SUOI ACCERTAMENTE. L’anagrafica non poteva farla, comunque non esiste.
Quindi la signora Giudice non può basare su ciò il suo giudizio, art. 155 c.p.
Il 6 novembre 2013, pag. 4 del verbale, Fusco dice che Numa dice non ha voluto in un primo tempo indicare nomi, che poi ha avuto conferma, quindi ha preso visione del tabulati, NON AVREBBE POTUTO, se non alla fine dell’indagine. E’ ATTIVITA’ ILLECITA.
Fusco dice che 339… è il numero di Carena, su accertamenti non dichiarati. L’anagrafica comunque non è stata allegata, come da art, 111 della Costituzione sul principio della formazione della prova del contradditorio.
Fusco a verbale dà l’indicazione di gestore TIM:
Nella prateria delle investigazioni, non si sa chi è il gestore, l’anagrafica è richiesta in maniera illegale, gli accertamenti non sono stati fatti. I processi servono a sanzionare chi non segue regole, ma chi doveva sanzionare non ha seguito le regole.
IL PROCESSO NON DOVEVA ESSERE SVOLTO. Si è violato il principio costituzionale del contradditorio della formazione della prova e questo è molto grave. Se fossero state svolte indagini, dovevano comunicarcelo. NON CAPISCO PERCHE’ CARENA E’ IMPUTATO.”

Nessuna replica
Dopo una pausa di 10 minuti, rientra la Giudice, e legge la sentenza:
“In nome del popolo italiano, si assolvono gl imputati Zandiri Simonetta e Carena Giampaolo dai reati loro ascritti per insufficienza di prove e contraddittorietà delle prove formulate.”
Qui le udienze precedenti:

Quinta udienza:

Quarta udienza

Terza udienza

Seconda udienza

Prima udienza

Maria Eleonora Forno e Simonetta Zandiri

TGMaddalena.it

QE: Quantitative Easing – Il nuovo ladrocinio della BCE/UE e da noi sostenuta dal PD+UE=P2

 QE: Quantitative Easing[1]. L’ultima “novità” del “sistema”, sintetizzata in queste righe:

l’avvocato generale della Corte Ue Pedro Cruz Villalòn si è concesso pure una tirata d’orecchie ai “colleghi” della Corte costituzionale  tedesca parlando della necessità per i tribunali di usare  “moderazione” nel controllare l’attività della Bce perché “mancano della specializzazione” necessaria. 

http://www.panorama.it/economia/parole-bulgare/omt-quantitative-easing-cosa-sono/

Capite, non rompete le balle alla BCE, “mancate della specializzazione”.

Ancora:

Tanto più che arriva a pochi giorni dall’ormai dato per scontato o quasi varo del primo quantitative easing della Vecchia Europa e atteso  per giovedì 22 gennaio. L’ennesimo scioglilingua che in italiano significa “alleggerimento quantitativo” (in pratica in inglese o forse in arabo si capisce meglio!), consiste nella stampa ex novo di soldi, tanti soldi, e nella loro iniezione, con operazioni di mercato aperto, nel sistema economico e finanziario. 

Le cifre trapelate oscillano tra 500 e mille miliardi, forse più!
Come? Attraverso l’acquisto a bomba di titoli di stato.

Questi continuano a farsi i fatti loro e ci distraggono con giochetti ridicoli da circo equestre … in pratica continuano a pisciarci in testa e dire che … ci pisciano in testa! … una volta almeno ci dicevano che pioveva!

Dopo averci “calato sulla testa” il MES, il Fiscal Compact, il Rigore, il “ce lo chiede l’Europa!”, ecc… ora si stampano e si usano i soldi che vogliono per vendersi e comprarsi i loro titoli di stato, e ci dicono pure di stare zitti.

Ma quanto ancora ci vorrà per comprendere che è tutta una farsa, una “gabbia”, e che l’unica vera cosa che conta è la nostra consapevolezza.
Quella che ognuno di noi ha dimenticato di alimentare e possedere.

A tal proposito segnalo un sito interessante:

http://sacroprofanosacro.blogspot.it

per andare “oltre” queste mere questioni di potere e tentare di rendersi conto della realtà che ci circonda ma che non vediamo.

[1] – https://www.google.it/?#q=quantitative+easing

Manconi Pd:Se ci sono vite in pericolo è dovere dello Stato pagare

Strano, non funziona così per tutti gli altri italiani in indigenza economica che annunciano il suicidio.

Gli italiani indigenti e sul lastico non sono certo un business da difendere, così come finanziare gruppi per il rovesciamento di altri stati

Ma questo è il pensiero moralmente superiore, quello che non discrimina

http://www.imolaoggi.it/2015/01/17/manconi-pd-se-ci-sono-vite-in-pericolo-e-dovere-dello-stato-pagare/

Imola Oggi

sabato, 17, gennaio, 2015  

Immigrazione - Luigi Manconi e Giusi Nicolini illustrano un piano di ammissione umanitaria

“Non intendo fare un ragionamento umanitario ma di diritto e di diritto costituzionale: da questo punto di vista è addirittura un dovere dello Stato nei confronti dei cittadini”. Così il senatore del Pd Luigi Manconi, in un’intervista a Repubblica, a proposito del caso di Greta e Vanessa, le due cooperanti rapite in Siria e liberate giovedì, e del pagamento di un riscatto.

“Il fondamento del rapporto tra cittadino e Stato – aggiunge – risiede nella promessa dello Stato di garantire l’integrità fisica e morale del cittadino nei confronti del nemico esterno, in caso di guerra o terrorismo e di quello interno, aggressioni e violenze. Il patto sociale si basa esattamente su questo e lo Stato può pretendere ubbidienza dai cittadini se garantisce la loro incolumità. È questo che da legittimità giuridica e morale allo Stato di diritto. E da questo punto di vista pagare un riscatto è addirittura un dovere per lo Stato”.

Questo poveretto non era italiano? Lo avete lasciato morire di stenti negandogli 350 euro per tornare a casa  Messico: l’ambasciata italiana lascia morire un indigente e spende 6000 euro di lampadine

“Se quei milioni di riscatto – continua Manconi – sono destinati, ed è possibile, ad alimentare i terroristi, pensate a quante conseguenze può provocare a Israele la liberazione dei suoi nemici quando periodicamente, per ottenere il rilascio di uno o due soldati o civili, acconsente all’uscita dalle proprie carceri di centinaia di palestinesi. E tra questi anche di quelli che considera più pericolosi”.

Greta e Vanessa in abbigliamento filo-islamico

foto il foglio

gretavanessa

vanessa

DI PARERE CONTRARIO IL MINISTRO GENTILONI

“Noi siamo contrari al pagamento di riscatti e partecipiamo al contrasto multilaterale al fenomeno dei sequestri di persona a scopo di riscatto”. Sono queste le parole usate dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni che ha parlato alla Camera dei deputati in merito alla liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due giovani cooperanti italiane rapite in Siria nell’estate del 2014.

https://www.youtube.com/watch?v=IAvLSdPoWkk

UE: gli Stati devono coprire un buco di 45,7 miliardi di euro nel fondo pensioni

com’è che narrava la propaganda europeista? Gli stati nazione sono scellerati e clienterali, costosi apparati burocratici mentre la santa sacra UE, o qualsiasi ente SOVRA nazionale è immune a queste brutture

http://www.imolaoggi.it/2015/01/11/ue-gli-stati-devono-coprire-un-buco-di-457-miliardi-di-euro-nel-fondo-pensioni/

Imola Oggi

domenica, 11, gennaio, 2015  

buco2

 Che i parassiti dell’Unione Europea succhiassero montagne di soldi ai cittadini e’ una cosa abbastanza risaputa ma come spesso succede in questi casi i soldi non bastano mai e adesso i contribuenti italiani ed europei dovranno sborsare ancora soldi per pagare le loro generose pensioni.

Le spese pazze della UE che impoveriscono gli stati membri, articolo sconsigliato a persone sensibili

A tale proposito alcuni giorni fa il Daily Telegraph ha rivelato – e tutta la stampa italiana se n’è ben guardata da scriverlo – che il sistema pensionistico dell’Unione Europea, che paga le faraoniche pensioni di dirigenti, funzionari e impiegati che hanno “lavorato” per la Ue a Bruxelles, Strasburgo e altre sedi ha un buco di bilancio di 35,8 miliardi di sterline, equivalente a 45,7 miliardi di euro.

Allarme del commissario Dominik: la UE HA FINITO TUTTI I SOLDI

Tali cifre di riferiscono ai dati di bilancio del 2013 quindi e’ probabile che adesso il problema e’ peggiorato ma tale buco e’ uno dei motivi per cui la Gran Bretagna (e anche l’Italia) sara’ costretta a versare piu’ soldi nelle casse di Bruxelles.

Nel 2015 l’Unione Europea prevede una spesa di 1,3 miliardi di sterline (1,6 miliardi di euro) per pagare le pensioni dei funzionari e dei parlamentari europei e tale cifra e’ aumentata del 7,6% rispetto all’anno scorso.

I funzionari europei vanno in pensione a 61 con un’assegno medio di 40mila sterline (48mila euro) ma quelli di rango piu’ elevato possono percepire 85,000 sterline all’anno (102mila euro) e se i contributi da loro versati non bastano allora gli stati membri devono versare la differenza per garantire loro queste pensioni d’oro.

Ma se i funzionari europei contribuiscono con un terzo del loro stipendio lo stesso non si puo’ dire dei parlamentari europei i quali per le loro pensioni non versano nessun contributo e ricevono 13,760 sterline di pesione (16mila euro) per ogni cinque anni che hanno lavorato come parlamenti europei.

Il programma pensionistico dei parlamentari europei ha un buco di 230 milioni di sterline (292 milioni di euro) a cui si aggiungono i 194milioni di sterline (232 milioni di euro) di passivo per gli europarlamentari francesi e italiani che hanno un programma pensionistico diverso.

Come e’ facile intuire questa vicenda ha fatto andare su tutte le furie gli euroscettici britannici i quali non hanno perso occasione di usare questa storia per convincere i cittadini britannici a uscire dalla UE e da parte nostra riteniamo opportuno riportare questa notizia per far capire agli italiani che l’Unione Europea e’ il male assoluto e dobbiamo uscirne al piu’ presto possibile.

GIUSEPPE DE SANTIS – Il NORD

Banche italiane in sofferenza per 181 milardi, +21% in 12 mesi

quanto soffrono le banche italiane, cattiva la Germania che non lascia fare il quantitative easing, senza il quale queste povere banche non possono regalare soldi a chiunque ne faccia richiesta incondizionatamente

 sabato, 17, gennaio, 2015

 Non si ferma la corsa delle sofferenze delle banche: negli ultimi 12 mesi sono arrivate a 181 miliardi di euro in aumento di oltre 31 miliardi (+21%).

  Le rate dei finanziamenti non pagate dalle famiglie valgono quasi 34 miliardi, quelle delle imprese sfiorano quota 130 miliardi 

Nel frattempo migliora il quadro dei prestiti: quelli alle aziende sono lievemente aumentati di 601 milioni (+0,07%) superando gli 817 miliardi, mentre quelli delle famiglie sono ancora in calo: -5 miliardi in un anno giu’ a 596 miliardi. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa

ROMA: CORTEO NO TAV IN SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI IN CARCERE O SOTTO PROCESSO

http://www.radiondadurto.org/2015/01/17/roma-corteo-no-tav-in-solidarieta-ai-compagni-in-carcere-o-sotto-processo/Radio Onda d'Urto

Notizia scritta il 17/01/15 alle 17:15. Ultimo aggiornamento: 17/01/15 alle: 17:15

corteo-no-tav

Si è tenuto nel pomeriggio un corteo dei No-Tav a Roma, al quale ha preso parte qualche migliaio di persone, provenienti in delegazione dal Valsusa e anche dall’Abruzzo. In testa un grosso striscione con su scritto: “Fermarli è possibile”. “Solidarietà a tutti gli imputati ai processi, sia quelli della Val di Susa che per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma. Il Tav non si farà mai, noi siamo ovunque” si ripete di continuo dal megafono durante la manifestazione che è ancora in corso.

Dal corteo Mathias del movimento No Tav romano. Ascolta

Roma Termini: molestie ai viaggiatori e pizzo sui biglietti, denunciati 9 nomadi

non è mafia, è arricchimento solo kulturale

http://www.imolaoggi.it/2015/01/18/roma-termini-molestie-ai-viaggiatori-e-pizzo-sui-biglietti-denunciati-9-nomadi/

Imola Oggi

domenica, 18, gennaio, 2015

rom-stazione

Carabinieri del Nucleo Scalo Termini, in servizio di Stazione Mobile in piazza dei Cinquecento, hanno denunciato a piede libero 9 persone straniere per molestie e per inosservanza del foglio di via obbligatorio. Si tratta di nomadi romeni, tre uomini e sei donne, di età compresa tra i 17 e 26 anni, provenienti dal campo nomadi di Aprilia, e già con diversi precedenti. Lo scrive il messaggero

I militari li hanno sorpresi mentre chiedevano con insistenza l’elemosina, molestando i passeggeri intenti ad acquistare i titoli di viaggio, presso le biglietterie automatiche, o in transito sulle banchine. A seguito dei controlli sono risultati anche inottemperanti al divieto di ritorno nel comune di Roma, emesso nei loro confronti.

Imprenditore fallisce per colpa dello Stato che gli deve 142mila euro

ecco come lo stato aiuta imprenditori che a quanto pare perdono lo status di cittadini quando aprono partita iva per diventare automaticamente evasori (i propri di cittadin non sono lucrosi come quelli importati). 

http://www.imolaoggi.it/2014/12/22/imprenditore-fallisce-per-colpa-dello-stato-che-gli-deve-142mila-euro/

Imola Oggi

lunedì, 22, dicembre, 2014

Anziano

Fallisce per colpa dello Stato: Maurizio Avanzi, imprenditore edile di Gavardo, affida ad un appello disperato la sua denuncia. Il 60enne è stato dichiarato fallito dal Tribunale di Brescia dopo l’istanza mossa dai suoi ex dipendenti licenziati lo scorso febbraio e ancora in attesa del saldo del Tfr.
Un debito di circa 80 mila euro che l’imprenditore 60enne avrebbe potuto saldare se solo fosse riuscito ad incassare i crediti vantati con lo Stato e che ammontano a 142 mila euro.
La cifra si riferisce ai lavori di ristrutturazione eseguiti in tre caserme e mai pagati.

Nello specifico le cifre dovute riguardano: 46 mila euro per lavori realizzati in subappalto nel 1997 presso la caserma dei carabinieri di Gavardo, 40 mila euro circa per i lavori eseguiti alla caserma della Guardia di Finanza di Desenzano e 62 mila per il cantiere nella caserma della Forestale di Gavardo (quest’ultimo credito peraltro ad un passo dall’essere liquidato qualche giorno fa, quando la ditta di Maurizio Avanzi risulta già dichiarata fallita).

Doppia beffa per questo imprenditore gavardese che ha perso la ditta fondata nel 1963 e non solo.
Nel suo sfogo alla stampa si legge la sua disperazione: “Perdere tutto senza un vero motivo è un’umiliazione terribile. Insopportabile. Stamattina la banca mi ha portato via anche il bancomat”.

Difficile pensare di ripartire alla sua età: “Come si fa a ricominciare a sessant’anni? Vorrei almeno non perdere la mia onorabilità, che la gente sapesse che non sono fallito perché ho rubato”.
Al giornalista che lo ha intervistato fa una richiesta che riassume tutta la tragicità della sua storia: “E per favore la “s” di stato la metta minuscola” (e da qui potete comprendere l’apparente refuso nel titolo dell’articolo).

Fonte vallesabbianews

Ritardi nei pagamenti: 700mila imprese a rischio chiusura, persi 35 mld

tranquilli, con il QE si risolve tutto. Soldi per tuttti,  gratis e quanti ne vogliamo

http://www.imolaoggi.it/2015/01/17/ritardi-nei-pagamenti-700mila-imprese-a-rischio-chiusura-persi-35-mld/

Imola Oggi

sabato, 17, gennaio, 2015  

disperazione 1

In Italia ben 3.400.000 imprese, pari al 76% del totale, soffrono di problemi di liquidita’ riconducibili al ritardo nei pagamenti. A seguito dei mancati incassi, le perdite hanno toccato i 35 miliardi di euro: 1.700.000 imprese (il 39%) hanno segnalato che a causa di questa criticita’ non hanno potuto effettuare assunzioni, mentre 900.000 aziende (pari al 20%) hanno valutato la possibilita’ di licenziare in ragione di problemi conseguenti al ritardo dei pagamenti. Infine, 700.000 imprese (pari al 15%) si trovano sull’orlo del fallimento. Questi risultati si riferiscono al sentiment degli imprenditori rilevato nel 2014 e sono il frutto di un’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della CGIA sulla periodica indagine conoscitiva condotta a livello europeo da Intrum Justitia.

Sebbene il decreto legislativo numero 192/2012, che recepisce la Direttiva europea contro i ritardi nei pagamenti, sia entrato in vigore da due anni, la situazione non e’ cambiata molto. Per legge il committente deve pagare il fornitore entro 30 giorni dal ricevimento della merce o dall’emissione della fattura. Salvo accordi tra le parti, il pagamento puo’ slittare sino a 60 giorni e, in casi eccezionali, superare anche quest’ultima soglia. Si auspicava che, finalmente, si fosse stabilito un principio fondamentale: chi lavora deve essere pagato in tempi certi e ragionevoli. Purtroppo, nonostante una leggera riduzione dei tempi medi, rimaniamo i peggiori pagatori d’Europa sia nel pubblico sia nel privato”.

Tenendo conto della contrazione nell’erogazione del credito avvenuta in questi ultimi anni, del livello di tassazione che rimane ancora elevato e della dilatazione dei tempi con i quali le imprese (soprattutto quelle di piccola dimensione) vengono pagate dai propri committenti, non sorprende il fatto che molte attivita’ si trovino in seria difficolta’.
“Settecento mila – – spiega Bortolussi- imprese hanno denunciato che, a seguito dei mancati pagamenti, sono a rischio chiusura: pertanto – prosegue Bortolussi – e’ necessario rivedere la legge attualmente in vigore, rendendo piu’ stringenti le sanzioni contro coloro che deliberatamente non rispettano i tempi di pagamento Fortunatamente grazie all’introduzione dell’Iva per cassa, che dal mese di dicembre del 2012 consente alle aziende con un fatturato annuo inferiore ai 2 milioni di euro di versare l’Iva allo Stato solo dopo il pagamento avvenuto, le piccole imprese hanno uno strumento in piu’ per difendersi in questa fase economica cosi’ difficile.
Ovviamente, tutto cio’ non basta”.

“Le cause di queste criticita’ – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – vanno ricercate nei tempi medi di pagamento effettivi presenti in Italia che intercorrono nelle transazioni commerciali sia tra imprese e Pubblica amministrazione (Pa), sia tra imprese private. Nel primo caso, i giorni medi necessari per il saldo fattura sono 165; nel secondo caso, invece, si arriva a 94 giorni. In entrambe le situazioni siamo maglia nera quando ci confrontiamo con i nostri principali partner dell’UE”.

Infine, la CGIA ritorna sullo stato di attuazione del pagamento dei debiti della nostra Pa. Gli ultimi dati disponibili sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono riferiti al 30 ottobre 2014 e ci segnalano che i debiti pagati dallo Stato e dalle Autonomie locali ammontano a 32,5 miliardi di euro. Se consideriamo che nell’ultimo biennio sono stati messi a disposizione circa 56,3 miliardi di euro, l’incidenza dei pagamenti effettuati sul totale delle risorse stanziate e’ pari al 57,7 per cento. Peccato che lo stato di aggiornamento del sito sia pero’ in forte ritardo: era prevista una nuova diffusione di dati per lo scorso 30 novembre, ma a distanza di un mese e mezzo non e’ stata ancora effettuata.
(AGI) .