Rimborsopoli, chiesta per tutti l’assoluzione

Rimborsopoli, chiesta per tutti l’assoluzione
gennaio 13 2015

La Procura di Torino ha chiesto l’assoluzione di tutti i nove imputati nel processo bis per “Rimborsopoli”, che ha travolto il Consiglio regionale del Piemonte capitanato, al tempo dello scandalo, dal presidente Roberto Cota.
Secondo la magistratura gli episodi contestati “non costituiscono reato”. Questa la ragione per la quale viene chiesta l’assoluzione dell’attuale vicepresidente della Regione Piemonte, Aldo Reschigna, del segretario regionale del Partito Democratico Davide Gariglio e degli altri imputati. L’accusa contestata è quella di peculato. Giovedì potrebbe arrivare già la sentenza.
Alla fine dell’indagine preliminare i pubblici ministeri avevano chiesto l’archiviazione. Il gip aveva però respinto ciò, rinviando a giudizio sia i consiglieri del centrosinistra (Aldo Reschigna, Monica Cerutti, Stefano Lepri, Angela Motta, Davide Gariglio ed Eleonora Artesio) che quelli del centrodestra (Gianluca Vignale, Giampiero Leo e Fabrizio Comba).

Un saluto, Caro vecchio Presidente

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Caro Pre­si­dente, caro vec­chio Presidente!

voglio scri­verti, adesso, per rin­gra­ziarti e ricor­darti. Sei stato dav­vero il Pre­si­dente della Repub­blica di tutti gli Ita­liani, amato, umano, pas­sio­nale, fuori dagli schemi, sin­cero e grande.

Non sei mai stato poli­ti­cante, ma sem­pre poli­tico, e con­tro le aber­ra­zioni della poli­tica ti sei sem­pre battuto.

Sei stato di parte, dice qual­cuno? Ebbene sì: dalla nostra parte.

Io ho bene impressa la tua voce negli schietti tuoi mes­saggi di fine anno, che ho sem­pre seguito.

La stessa cara voce che il 25 aprile 1945, alla radio, annun­ciò l’insurrezione partigiana:

Cit­ta­dini, lavo­ra­tori! Scio­pero gene­rale con­tro l’occupazione tede­sca, con­tro la guerra fasci­sta, per la sal­vezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre offi­cine. Come a Genova e a Torino, ponete i tede­schi di fronte al dilemma: arren­dersi o perire.”

Da Pre­si­dente della Camera, e da anti­fa­sci­sta, non strin­ge­sti la mano al pre­fetto di Milano, dopo l’uccisione di Pinelli nel 1969, dato che era stato diret­tore del car­cere fasci­sta di Ventotene.

Io ti rin­gra­zio per essere stato un mili­tante e un com­bat­tente anti­fa­sci­sta, per aver rischiato la vita e cono­sciuto il car­cere duro.  Ti rin­gra­zio anche per aver avuto l’onestà di rico­no­scere gli errori di quelli della tua parte, e di averli con­dan­nati pub­bli­ca­mente. Coe­rente, di carat­tere, anche bru­sco, ma con una grande carica di umanità.

Io ti rin­gra­zio Pre­si­dente. Per­ché sei stato anche il mio Pre­si­dente. Come lo sei stato di tutti, e spe­cial­mente di noi giovani.

Gra­zie. Gra­zie Pre­si­dente San­dro Per­tini. SANDRO PERTINI.

San­dro Per­tini. Non altri. Di qual­cun altro, di cui non ricordo bene il nome, rimem­bro vaga­mente la mili­tanza fasci­sta nei GUF, l’imboscamento in una villa a Capri durante tutta la Resi­stenza, l’improvviso comu­ni­smo spinto fino allo sta­li­ni­smo, il suc­ces­sivo ame­ri­ca­ni­smo, la pole­mica con­tro Ber­lin­guer quando egli pose la que­stione morale.

Gli dedi­chiamo — a quell’altro di cui non ricordo il nome — una para­frasi di una poe­sia di Saffo.

Tu, morto, fini­rai lì.

Né mai di te si avrà memo­ria.

E di te nel tempo

mai ad alcuno nascerà amore.

E sco­no­sciuto anche nelle case dell’Ade

andrai qua e là, fra oscuri morti,

svo­laz­zando.

Gra­zie Ancora, Pre­si­dente. Pre­si­dente San­dro Per­tini. L’ultimo Pre­si­dente della Repub­blica Ita­liana, nata dalla Resi­stenza. Di quello che c’è ANCORA adesso, non mi ricordo già più il nome


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SandroPertiniLetteraDalCarcere


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No Tav, ripreso il processo ai 53 attivisti

No Tav, ripreso il processo ai 53 attivisti
gennaio 13 2015

E’ ripreso questa mattina il dibattimento del maxi processo contro il movimento No Tav nell’aula bunker del carcere Vallette.
Sono cinquantatre gli imputati, in una discussione processuale che sta affrontando quel che è accaduto il 27 giugno 2011 alla Maddalena, quando le forze dell’ordine sgomberarono la “Libera Repubblica della Maddalena”, e il 3 luglio 2011 a Chiomonte, durante l’assedio dell’allora scheletro di cantiere dell’Alta velocità.
Il giudice ha disposto che un’ultima udienza verrà tenuta il 20 gennaio, mentre il 27 gennaio, oltre ad eventuali repliche, verrà dichiarato il dispositivo di sentenza.

A Bruxelles governano le multinazionali: la Commissione Europea ritira la riforma del mercato delle sementi.

L’associazione internazionale di contadini Via Campesina (altro che Expo): Riprendiamoci la nostra sovranità  alimentare

Notizia presa dal sito www.Lantidiplomatico.it – visita www.Lantidiplomatico.it

 Un articolo molto interessante di Giovanni Fez su il cambiamento.it vi fa comprendere, per i pochi che dovessero nutrire ancora qualche dubbio in materia, da dove partoriscono le decisioni a Bruxelles. Decisioni che, riguardando ad esempio il tema della sovranità alimentare, condizionano poi la vita di milioni di cittadini inermi. In cinque punti poi l’associazione internazionale Via Campesina indica i passi fondamentali necessari per arrivare alla sovranità alimentare da parte delle diverse popolazioni. Altro che Expo…

 di Giovanni Fez – 29 Dicembre 2014

(articolo pubblicato su ilcambiamento.it)

 La Commissione Europea ha annunciato al Parlamento europeo la sua decisione di ritirare la riforma della regolamentazione del mercato sementiero, cancellando di fatto le seppur timide aperture cui la Commissione precedente era stata costretta dalle pressioni dei movimenti per la sovranità  alimentare e dai gruppi rappresentativi in agricoltura. Quelle aperture lasciavano sperare che finalmente la UE potesse prendere in considerazione norme e interventi a difesa della biodiversità  e preservazione dei suoli, a difesa del diritto dei contadini allo scambio delle loro sementi, del diritto delle piccole aziende a commercializzare tutte le biodiversità disponibili senza dover essere costrette a registrarle nei cataloghi istituzionali e a difesa della possibilità di aprire quei cataloghi ai semi non standardizzati�, sinonimo di maggiore ricchezza nutritiva dei cibi. Nulla di tutto ciò, tutto cancellato, la pressione delle lobby di interesse e delle multinazionali sementiere evidentemente è devastante.

 Intanto l‘associazione internazionale di contadini La Via Campesina rimarca la sua critica al sistema industriale di produzione del cibo, «causa principale dei cambiamenti climatici e responsabile del 50% delle emissioni di gas serra in atmosfera». Eccoli i punti critici principali.

 Deforestazione (15-18% delle emissioni). Prima che si cominci a coltivare in maniera intensiva, le ruspe e i bulldozer fanno il loro lavoro abbattendo le piante. Nel mondo, l’agricoltura industriale si sta spingendo nella savana, nelle foreste, nelle zone più vergini divorando una enorme quantità di terreno.

 Agricolture e allevamento (11-15%). La maggior parte delle emissioni è conseguenza dell’uso di materie prime industriali, dai fertilizzanti chimici ai combustibili fossili per far funzionare i macchinari, oltre agli eccessi generati dagli allevamenti.

 Trasporti (5-6%). L’industria alimentare è una sorta di agenzia di viaggi globale. I cereali per i mangimi animali magari vengono dall’Argentina e vanno ad alimentare i polli in Cile, che poi sono esportati in Cina per essere lavorati per poi andare negli Usa dove sono serviti da McDonald’s. La maggior arte del cibo prodotto a livello industriale percorre migliaia di chilometri prima di arrivare sulle nostre tavole. Il trasporto degli alimenti copre circa un quarto delle emissioni legate ai trasporti e il 5-6% delle emissioni globali.

 Lavorazioni e packaging (8-10%). La trasformazione dei cibi in piatti pronti, alimenti confezionati, snack o bevande richiede un’enorme quantità  di energia e genera gas serra.

 Congelamento e vendita al dettaglio (2-4%). Dovunque arrivi il cibo industriale, deve essere alimentata la catena del freddo e questo è responsabile del consumo del 15% di energia elettrica nel mondo. Inoltre i refrigeranti chimici sono responsabili di emissioni di gas serra.

 Rifiuti (3-4%). L’industria alimentare scarta fino al 50% del cibo che produce durante tutta la catena di lavorazione e trasporto, i rifiuti vengono smaltiti in discariche o inceneritori.

 La Via Campesina rivendica la sovranità  alimentare dei popoli e indica 5 passi fondamentali per arrivarci. Eccoli.

 1. Prendersi cura della terra.

 L’equazione cibo/clima ha radici nella terra. La diffusione delle pratiche agricole industriali nell’ultimo secolo ha portato alla distruzione del 30-75% della materia organica sul suolo arabile e del 50% della materia organica nei pascoli. Ciò è responsabile di circa il 25-40% dell’eccesso di CO2 in atmosfera. Questa CO2 potrebbe essere riportata al suolo ripristinando le pratiche dell’agricoltura su piccola scala, quella portata avanti dai contadini per generazioni. Se fossero messe in pratiche le giuste politiche e le giuste pratiche in tutto il mondo, la materia organica nei suoli potrebbe essere riportata ad un livello pre-industriale già  in 50 anni.

 2. Agricoltura naturale, no alla chimica.

 L’uso di sostanze chimiche nell’agricoltura industriale è aumentata in maniera esponenziale e continua ad aumentare. I suoli sono stati impoveriti e contaminati, sviluppando resistenza a pesticidi e insetticidi. Eppure ci sono contadini che mantengono le conoscenze di ciò che è giusto fare per evitare la chimica diversificando le colture, integrando coltivazioni e allevamenti animali, inserendo alberi, piante e vegetazione spontanea.

 3. Limitare il trasporto dei cibi e concentrarsi sui cibi freschi e locali.

 Da una prospettiva ambientale non ha alcun senso far girare il cibo per il mondo, mentre ne ha solo ai fini del business. Non ha senso disboscare le foreste per coltivare il cibo che poi verrà  congelato e venduto nei supermercati all’altro capo del mondo, alimentando un sistema altamente inquinante. Occorre dunque orientare il consumo sui mercati locali e sui cibi freschi, stando lontani dalle carni a buon mercato e dai cibi confezionati.

 4. Restituire la terra ai contadini e fermare le mega-piantagioni.

 Negli ultimi 50 anni, 140 milioni di ettari sono stati utilizzati per quattro coltivazioni dominanti ed intensive: soia, olio di palma, olio di colza e zucchero di canna, con elevate emissioni di gas serra. I piccoli contadini oggi sono confinati in meno di un quarto delle terre coltivabili nel mondo eppure continuano a produrre la maggior parte del cibo (l’80% del cibo nei paesi non industrializzati). Perché l’agricoltura su piccola scala è più efficiente ed èla soluzione migliore per il pianeta.

 5. Dimenticate le false soluzioni, concentratevi su ciò che funziona

 Ormai si ammette che la questione agricola è centrale per i cambiamenti climatici. Eppure non ci sono politiche che sfidino il modello dominante dell’agricoltura e della distribuzione industriali, anzi: governi e multinazionali spingono per far passare false soluzioni. Per esempio, i grandi rischi legati agli organismi geneticamente modificati, la produzione di biocarburanti che sta contribuendo ancor più alla deforestazione e all’impoverimento dei suoli, continuano ad essere utilizzati i combustibili fossili, si continua a devastare le foreste e a cacciare le popolazioni indigene. Tutto ciò va contro la soluzione vera che può essere solo il passaggio da un sistema industriale di produzione del cibo a un sistema nelle mani dei piccoli agricoltori.

Notizia presa dal sito www.Lantidiplomatico.it visita www.Lantidiplomatico.it

Notizia del: 30/12/2014

Guerra al terrorismo o guerra per il terrorismo: I numeri reali

gennaio 14 2015

DI JOHN REES

informationclearinghouse.info

La ‘Settimana di sensibilizzazione antiterrorismo‘ del governo si è appena conclusa. Sono state annunciate una serie di nuove leggi, secondo quello che ci dicono, per proteggerci dagli attacchi terroristici e si è cercato di incoraggiare istituzioni e gente comune a segnalare alla polizia qualsiasi persona che sembra possa essere coinvolta nel terrorismo.
Questo è solo l’ultimo round di misure di questo genere, e sono solo una parte del tentativo che vuol costringere  la popolazione a guardare almondo con l’occhio con cui lo vede il governo.

Però c’è un problemino : La storiella del governo non combacia con i fatti. Ecco perché:

Fatto 1: Cosa provoca il terrorismo? E’ la politica estera, stupido!

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Figura 1: Morti causate dai Terroristi di tutto il mondo

Quello che mostra questo grafico (Fig. 1) è l’escalation del terrore nel mondo a seguito l’invasione dell’Afghanistan nel 2002 e dell’ Iraq nel 2003.Conferma le previsioni che fece la Dame Eliza Manningham Buller, ex capo di MI5, durante  l’inchiesta sull’Iraq, in cui i servizi di sicurezza avvertirono Tony Blair  che lanciare una guerra al terrorismo avrebbe fatto aumentare la minaccia del terrorismo. Come è effettivamente stato.

La minaccia del terrorismo non potrà essere eliminata fino a quando non verranno rimosse le sue cause fondamentali. Non ci può essere nessunarepressione legale capace di rimuovere i motivi storici del terrorismo sulla scala della crisi in Medio Oriente. Potrà farlo solo un cambiamento della politica.

Fatto 2: ( La maggior parte de ) Gli atti di terrorismo non avvengono in Occidente

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Figura 2: Mappa Mondiale dei rischi

Le persone che rischiano di più dal terrorismo non vivono in Occidente, ma spesso nelle zone in cui l’Occidente combatte le sue guerre e dove si combattono le guerre per procura. Il Nord America e quasi tutta l’Europa sono a basso rischio (Fig. 2). Solo la Francia, un paese con un lungopassato coloniale (e uno dei più attivi e con voce in capitolo sui conflitti in corso) è a medio rischio. Sono SEI i paesi a maggior rischio -Somalia, Pakistan, Iraq, Afghanistan, Sudan, Yemen – e sono i luoghi in cui si combattono le guerre occidentali, le guerre con i droni o le guerre per procura.

Fatto 3: La ‘Guerra al terrore’ ammazza molto più del terrorismo

La cura è più mortale della malattia stessa. Basta un momento di riflessione per farci capire il perché. Lo spiegamento della potenza di fuoco degli eserciti occidentali, la tecnologia più sofisticata e distruttiva del mondo, non può che finire immancabilemte per uccidere sempre più civili di quanti ne possano morire per mezzo di attacchi-di-suicidi-imbottiti-di-bombe – e perfino dei morti che hanno provocato i bombardamenti e i dirottamenti come l’11 settembre.

Come mostra la torta  (Fig 3), le morti civili in Afghanistan da sole sono molte più di quelle causate dall’attacco del 11 settembre. E se poi aggiungiamo anche le morti civili causate dalla guerra in Iraq e il terrorismo che si è generato durante l’occupazione, allora questa impresaassume il rango di una delle più controproducenti nella storia militare.

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Figura 3: Morti “incidentali” provocate dalla guerra al terrorismo verso l’invasione dell’Iraq

Fatto 4: La reale portata della minaccia terroristica

Gli attacchi terroristici spesso sono inefficaci, soprattutto se eseguiti da estremisti che agiscono come “lupi-solitari” piuttosto che quelli condotti da organizzazioni militari, come l’IRA. Oltre la metà degli attacchi terroristici non causano incidenti mortali. Anche se osserviamo il periodo in cuil’IRA fu coinvolta in azioni di bombardamento, dal quadro globale (Fig. 4) possiamo vedere che la maggior parte degli attacchi terroristici non  uccise nessuno. Attenzione, con questo non si vuole minimizzare il valore della perdita delle vite umane che comunque ci sono state. Ma è solo per valutare il tutto da una prospettiva unica.

Sono ormai quasi dieci anni da quel 7/7 quando buttarono le bombe sul bus a Londra. In questo decennio c’è stato un altro omicidio nel Regno Unito provocato dal terrorismo ‘islamico’, quello del batterista Lee Rigby. Questo porta il bilancio delle vittime in 10 anni a un totale di 57 persone. Ma bisogna confrontare le cifre almeno con il numero di persone uccise in omicidi “normali” nel Regno Unito durante lo scorso anno: si sono contati 500 omicidi. E questa cifra è una delle più basse da decenni.

Naturalmente, non ci può essere nessun paragone tra il livello della campagna dell’IRA e l’ “estremismo islamico” di oggi. L’IRA, dopo tutto, fece saltare in aria un anziano Tory all’interno della Camera del Parlamento, uccise un membro della famiglia reale nel suo yacht al largo della costairlandese, fece saltare in aria l’hotel in cui era riunito il Gabinetto per la conferenza del partito dei Tory e lanciò un attacco con un mortaio nel giardino posteriore di 10 Downing Street. E questo è per parlare solo di qualcuno degli attacchi più spettacolari.

Anche nel periodo dopo il 2000 ci sono stati più attacchi (contraramente a quanto sembra) organizzati dall’IRA e dalla studente islamofoboucraino Pavlo Lapshyn, che ha commesso un omicidio e ha condotto una serie di attacchi contro le  moschee del West Midlands, di quelli che sono stati gli attacchi fatti da estremisti “islamici”.

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Figura 4: Totale delle uccisioni dovute a attacchi dei terroristi

Ma non basatevi solo su quello che vi dico: Leggete quello che ha da dire  il  Foreign Policy, l’organo ufficiale della élite diplomatica USA, in un articolo del 2010 , intitolato ” E’  l’Occupazione, stupido !

“Ogni mese, in Afghanistan, Iraq, e altri paesi musulmani, ci sono più terroristi-suicidi che cercano di uccidere gli americani e i loro alleati che quanti siano stati tutti gli atti terroristici avvenuti negli anni prima del 2001, messi  tutti  insieme. Dal 1980 al 2003 ci sono stati 343 attacchi suicidi in tutto il mondo, e non più del 10% erano attacchi anti-americani. Dal 2004, ci sono stati più di 2.000 attacchi, dei quali oltre il 91%contro gli Stati Uniti e le forze alleate in Afghanistan, Iraq, e in altri paesi”.

E uno studio  della Rand Corporation conclude:

“Questo studio ha analizzato una serie di dati rilevati su 648 gruppi terroristi che sono esistiti tra il  1968 e il 2006, raccogliendo dati sul terrorismo da un data-base elaborato dal RAND e dal Memorial Institute for the Prevention of Terrorism. Il modo più comune in cui sono finiti i gruppi terroristi – il 43 % – è stato per mezzo di una transizione scaturita da un processo politico…  Le forze militari sono servite solo nel 7% dei casi esaminati”.

La lezione di tutto questo è chiara: LA GUERRA AL TERRORE PRODUCE TERRORE. E il governo esagera la portata della minaccia del terrorismo per riuscire a far accettare una politica impopolare. Per ottenere questi risultati demonizza intere comunità e fa in modo che una minoranza, al loro interno, trovi ancora più ragioni per commettere altri attacchi terroristici.

Questa è la definizione più chiara di cosa sia una politica contro-produttiva.

John Rees è uno scrittore, televisivo e attivista, ed è uno degli organizzatori del  People’s Assembly. Tra i suoi libri ‘The Algebra of Revolution’, ‘Imperialism and Resistance’,Timelines, A Political History of the Modern World’, ‘The People Demand, A Short History of the Arab Revolutions(con Joseph Daher) e A People’s History of London(con Lindsey German). E’ anche co-fondatore di  Stop the War Coalition.

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.

CHARLIE E CHARLATAN

Prima di parlare di cose un po’ più serie,permettetemi di fare alcune considerazioni sull’adunata oceanica parigina per testimoniare la solidarietà alle vittime della strage,la volontà di non aver paura di questi terroristi e l’assoluta confiance dei francesi nei principi della loro rivoluzione.

 La Francia nazionalista non ha rivali sulle piazze,è capace di infiammare l’immaginario collettivo di due milioni di perrsone come nessuno: “noi siamo un popolo…..Parigi capitale del mondo…siamo tutti charlie…je suis questo o quello…bandiere tricolori…,.la Marianna imbandierata…..applausi…e colonna sonora costante,la Marsigliese,un inno capace di trascinare sulle barricate anche gli invalidi….

 Tutto bello…! certo…ma anche no…..c’erano anche le prime file ….

Ai francesi intanto,un piccolo appunto…non li ho visti in strada dopo la strage di Tolosa,19 marzo scorso,dove il terrorista islamico Mohammed Merah (poi ucciso dalle forze speciali),ha fatto fuori, tra militari,insegnanti  e bambini di una scuola , 8 persone.

 Merah aveva con sé un arsenale impressionante:

 un AK 47, un Uzi[, un fucile Sten, un fucile a pompa Winchester, tre Colt M1911, una Glock 9 mm., una Colt Python, e una .357 Magnum.

Alla faccia dell’intelligence francese,forse guidata dal commissario Clouzot,come ha dimostrato anche nella strage di Parigi.

 Velo pietoso su Gendarmerie e Servizi……

Ma torniamo alle prime file del corteo….torniamo alla grottesca sceneggiata dei leaders maximi ….vederli marciare sottobraccio alla testa di un corteo che era la loro negazione,manifestando per la libertà,la democrazia,l’unità (di chi?) e contro il terrorismo,vien da pensare al grande festival dell’ipocrisia di cui si son resi protagonisti.Meglio fossero restati a casa,una contraddizione contro tutto quello che il popolo francese manifestava

C’era il presidente ukraino Poroscenko,degno rappresentante di un governo golpista e nazista, i cui macellai e bande paramilitari di mercenari non hanno esitato a bruciare 50 persone ad Odessa,oltre ad essersi macchiati di crimini che non vedavamo in Europa dai tempi della guerra nell’ex-Jugoslavia.

C’era il premier turco Erdogan,che ha dato via libera al passaggio di ogni tipo di terroristi che combattevano in Siria contro Assad ,con armi francesi,inglesi e americane.

 Milizie che sono poi confluite nell’ISIS,agli ordini del Califfo.

Ricordo che la Turchia è nella Nato.

C’era pure l’israeliano Netanyau,in un primo tempo non invitato,ma che si è presentato ugualmente.

 Quello della mattanza di Gaza, 2000,dicesi duemila morti ,in gran parte civili e bambini.

C’era il Ministro della Giustizia Usa (O’Bamba ha pensato bene di starsene a casa),quelli che hanno creato l’Isis (detto pure dalla Clinton) e che hanno destabilizzato Medio Oriente e Nord Africa,coi risultati che vediamo.

C’erano i Sauditi,notoriamente doppiogiochisti e fornitori di armi e grana ai terroristi

C’erano,Juncker in testa,i maggiori responsabili del disastro europeo ed ukraino,con nessuna politica estera,se non quella degli struzzi…mi verrebbe un’altra parola….compreso il nostro Pentolaio e…udite,udite… Prodi….!

 Ah ah…come siamo ben rappresentati!

Ed infine,il padrone di casa,il burattino Hollande,anche lui amico e fornitore dei terroristi golpisti siriani contro Assad ,che solo ora si sveglia dopo che la Francia è stata oggetto di numerosi atti di terrorismo puntualmente sottovaluati in nome dell’incapacità e del buonismo da mentecatti.

 Non mancava Sarkozy,il turpe guerrafondaio di Libia….chissà,ci sarà stato pure il delirante suo compagno di merenda,Bernard-Henri Levy

 Fa un certo senso,non dico quale, che certa stampaglia italiota dica che il burattino Hollande abbia raddoppiato i miseri sondaggi.Chissà che avrà fatto per meritarlo…. !….e che siamo di fronte ad una Europa unita…..La solita esagerazione,spettacolarizzazione trombonesca e imbonimento dei peones….

Sicuramente ho dimenticato qualche altro gentiluomo ……mancava il nigeriano Boko Haram (quello che imbottisce di tritolo le bambine),e poi eravamo al completo

Naturalmente in presenza di tanti galantuomini,non poteva essere invitata Marine Le Pen,

il 25% dei voti francesi…..alla faccia dell’unità del paese….!

 La vedremo poi questa presunta unità fra qualche tempo,quando l’emozione comprensibile per la vicenda si sarà attenuata….e ritorneranno ai problemi e divisioni di sempre,con disoccupazione,deflazione,euro usurai….!

Passiamo a cose serie,e cioè a quanto sta avvenendo nel mondo islamico e la peculiarità dell’Islam rispetto alle altre religioni,specie rispetto al Cristianesimo…..tentando possibilmente di chiarire un po’ di cose…

 E’ noto che le religioni monoteiste per loro natura sono conquistatrici e ad exludendum,fatto che si può riscontrare in tutta la loro storia.Tutte hanno un Libro Sacro,cioè dogmi dettati dal loro  Dio a cui tutti devono attenersi…(a differenza di Greci e Romani, che non avevano alcun testo sacro paragonabile).

 Il modo in cui queste religioni sono state gestite non sempre è stato ispirato alla pace che predicavano,anzi in svariati periodi addirittura in modo criminale :.inquisizioni,caccia alle streghe,agli eretici,torture,roghi,conversioni forzate….specie per le due religioni più combattive : :Islam e Cristianesimo,quasi sempre su fronti opposti.

 Ora,quando questa combattività,questa azione di conquista e di proselitismo spesso violento vengono meno, questo tipo di religioni perdono inevitabilmente la loro forza di attrazione,paradossalmente proprio quando diventano più tolleranti,più aperte alla società civile.

Il Cristianesimo,dopo secoli di assoluto integralismo,si è aperto alla ragione,all’umano,alla tolleranza…mitigando le sue manifestazioni più crude pur non rinunciando all’opera missionaria,ma con metodi pacifici ispirati al Vangelo,forse fin troppo…(altra cosa è aprirsi al mondano,l’estremo opposto del dogmatico e sintomo di decadenza….fatto purtroppo in parte imputabile alla Chiesa di Roma )

 Insomma ha cercato di coniugare in qualche modo fede e ragione,di farle coesistere e rinunciando all’intransigenza dogmatica,specie quando l’evidenza empirica la rendeva insostenibile.

Non così l’Islam,che non è mai stato attraversato da questa mediazione,da questo spirito che potremmo chiamare per comodità e impropriamente, illuminista.Ha sempre conservato un certo integralismo religioso,tanto che nella sua versione più estrema è assimilabile ad una teocrazia.

 Libera Chiesa in libero Stato,non è un motto che si può applicare tranquillamente all’Islam.

 Ci aveva provato Assad,la Siria era il paese che più ha accettato questa separazione,oltre ad una larga tolleranza religiosa……ma si vede in che acque stia ora…

 Ma in molti altri Paesi musulmani,o sei musulmano,o sei infedele.Infedele non vuol dire solo diverso,ma spesso nemico,nemico da convertire o combattere.

 E’ evidente che una tale concezione “forte” della religione  (a prescindere dal giudizio che uno se ne può dare) non può che attrarre popoli da tempo vessati dal colonialismo occidentale e che sperano in un riscatto vero o presunto,attirando anche molti occidentali a seguito di un non indifferente vuoto di valori che si è venuto a creare in Occidente e che la Chiesa non riesce a colmare.

 E qui sta anche la forza dell’Islam…riempire questo vuoto (bene o male) che si è creato.

Si pensi all’Europa,che ha rinnegato istituzionalmente le sue radici culturali e spirituali e dove l’unica preoccupazione sembra essere il 3%…

 E’ evidente che questa perdita di valori,di identità….non può che favorire il reclutamento,e verso l’Islam più integralista.Questi convertiti vanno a combattere con l’Isis,coi vari gruppi fondamentalisti,a costo della vita….mica a gridare hari krisna….

Il Cristianesimo,spesso arrendevole e coinvolto in scandali deprimenti,sembra aver perso questa forza e non in grado di ricostituire tutta una serie di valori scomparsi.

Tanto meno lo sono i laici e le loro istituzioni,ridotti a meri esecutori della volontà di potentati finanziari e multinazionali.Non più cittadini,ma sudditi….nel migliore dei casi,solo clienti consumatori.

 Se non saremo in grado di recuperarli,difficilmente potremo preservare la nostra identità,attaccata da ogni parte.E con tutte le conseguenze del caso….

E qui veniamo all’altro problema.Che sta succedendo nel mondo musulmano?.

 Come noto,l’Islam non ha un Papa come i cattolici,ma diversi imam che interpretano il corano in svariati modi,quanti sono le varie sette o correnti.E’ un Islam variegato,come peraltro il Cristianesimo,ma senza una guida unica.Questo dal tempo degli ultimi califfi storici ,la più alta autorità spirituale dell’Islam.(reggente, facente funzione, vicario, alla guida politica e spirituale della comunità islamica universale).(*)

 Nessuno da allora  può arrogarsi di essere l’unico interprete o vicario del Profeta.

Ma ora le cose stanno cambiando…..è sorto un nuovo Califfato,e molto poco pacifico….i terroristi hanno uno Stato,un territorio conquistato con le armi,….e un leader proclamatosi Califfo,Al Baghdadi che vuol diventare il Papa dell’Islam,unire i musulmani di tutte le confessioni e del mondo,ergendosi ad unico interprete e depositario dell’Islam, e che mostra la sua forza non solo militare,ma anche convertendo sempre più fedeli alla sua causa.Naturalmente non tutto fila liscio.

C’è una guerra in atto nel mondo islamico,non solo contro l’Occidente,specie tra le fazioni più integraliste per conquistare la guida dell’Islam con azioni sempre più eclatanti,tali da spaventare il nemico storico e acquisire sempre più la credibilità,la voglia di riscatto dei fedeli musulmani di tutto il mondo.  .Per ora pare che questa guerra stia vincendola Al Baghdadi….e con connivenze impensabili….

Di fronte a questa guerra,l’Islam così detto moderato resta passivo a guardare,nel migliore dei casi.

Non prende posizioni nette,è ambiguo…non condanna il terrorismo tout court,senza se senza ma, se non tirato per i capelli,come di fronte alla bestiale e tragica vicenda francese…e comunque non certo in blocco,come si osserva sui Social Network di tutto il mondo dove si inneggia al nuovo Califfo e alle sue imprese..C’è sempre un confine troppo labile…

 Con questo,non commettiamo comunque l’errore banale di identificare ogni musulmano con un terrorista,perchè è ovvio che non è così.

 C’è anche chi ha la volontà di convivere rispettando le leggi del paese ospitante o del paese d’adozione (se già cittadino)

 Purtroppo,non è affatto scontato che alla luce di nuovi sviluppi,le cose non cambino…e in peggio..

 Occhi aperti…

 Il pericolo è che la vittoria dell’estremismo militare (e mediatico) faccia sempre più proseliti anche tra i moderati.

 Per questo,la predicazione nelle moschee (fin troppe) non solo non devono essere di aperto appoggio a queste fazioni terroristiche (come successo),ma devono uscire da ogni ambiguità,condannando una volta per tutte questa visione estremistica dell’Islam che loro stessi dicono non essere giusta e che non può che danneggiarli..

 Se questo non succederà,queste comunità resteranno sempre nell’area della diffidenza,se non nel rifiuto o del disprezzo…con inevitabili manifestazioni di intolleranza.La gente,si sa,non ha tanta voglia di fare distinzioni in presenza di certe  ambiguità o addirittura di connivenze..

 Molti dicono che non esiste un Islam moderato,che nel Corano ci sono versetti ben poco incoraggianti la convivenza….ma come si diceva,l’interpretazione non è univoca….ma sopratutto la realtà,il modo di agire di gran parte dei musulmani nei Paesi Occidentali non è ispirato dalla sua interpretazione estrema

 Certo non sono nemmeno da sottovalutare le pagine scritte da Oriana Fallaci e il piano di colonizzazione musulmana d’Europa,in certe importanti città giunta al limite di guardia.

Da qualunque parte si giri,questa situazione sembra essere di non facile soluzione,a prescindere da una fase acuta di emergenza come l’attuale.

 Ma la soluzione definitiva,se c’è, di questo problema appare lontana,molto lontana (come per la questione israelo-palestinese)…specialmente poi se appiattita sul solito buonismo d’accatto che non vede mai oltre il proprio naso…e spesso,oltre il proprio interesse….

Ci sarebbe poi da ringraziare chi ha favorito la nascita del Califfato,chi lo ha armato e chi lo mantiene in vita ,magari per ragioni oscure,ma non tanto….

Infatti,ci sarebbe pure da chiedersi come mai ,sul piano militare,un ridicolo esercito ISIS,in territorio desertico,(non le montagne afghane impenetrabili) tiene in scacco militarmente Usa e Nato.?

In due giorni sarebbe spazzato via,considerando che solo manipoli di curdi mal organizzati riescono a contrastarli.

Ovvio che c’è dell’altro…

Non è che fa comodo tenerli come spauracchio e far accettare per paura l’ombrello Usa in Europa? Ombrello non solo militare,ma economico finanziario,vedi la sciagura TTIP…che vorrebbe dire la totale sottomissione dell’Europa agli Usa,una nuova loro colonia.

 ———————–

(*)  il califfato  è una istituzione non contemplata dal Corano e dalla Sunna,anche se  la Sura II, versetto 28, dice: Quando il tuo Signore disse agli angeli “in verità io sto per costituire in terra un vicario (khalīfa)”, gli angeli risposero “costituirai tu in essa uno che porterà corruzione su di essa e spargerà il sangue, mentre noi celebriamo le tue lodi e esaltiamo la tua santità?”; Dio rispose “io in verità so ciò che voi non sapete” E’ evidente che il significato del termine khalīfa è qui quello di “Vicario, luogotenente spirituale e politico”, non quello di successore di Maometto.

 La questione del Califfato,dei suoi pretendenti ed eredi legittimi è alquanto complessa ,e non è qui il caso di discuterla.

http://www.stavrogin2.com/2015/01/charlie-e-charlatan.html

Perchè S&P minaccia di rivedere la valutazione del rating della Russia?

La motivazione potrebbe non essere razionale

Con l’avvicinarsi del nuovo anno, l’agenzia di rating internazionale Standard & Poor`s (S & P) ha deciso di rivedere il rating della Russia con un possibile downgrade a metà gennaio. Questa valutazione è basata su indicatori che riflettono lo stato reale dell’economia russa? O è un altro passo politicamente motivato deciso dall’Occidente per destabilizzare il sistema finanziario della Russia?, si chiede Ian Bloum sul giornale online della Strategic Culture Foundation.

Niente di drammatico è accaduto quando Moody ha assestato il primo colpo contro la Borsa della Russia nel mese di ottobre 2014, declassando il rating del Paese. A sua volta, Fitch non esclude la possibilità di declassare il rating sovrano della Russia entro fine gennaio. Ci sono una serie di fattori ad influenzare negativamente il mercato russo, per esempio il recente attacco speculativo contro il rublo e, naturalmente, le sanzioni economiche adottate contro Mosca da Usa e Ue.

Tuttavia i principali indicatori economici della Russia mostrano quanto l’attacco contro il rating del Paese sia del tutto irrazionale. In primo luogo, la banca centrale della Russia, forse con un po’ di ritardo, ha preso misure efficaci per inondare il sistema bancario di liquidità. In secondo luogo, la situazione finanziaria nelle regioni russe non si è deteriorata nel 2014. In generale, è rimasta la stessa dello scorso anno. In terzo luogo, il precedente downgrade rating a lungo termine da parte di S & P in aprile 2014 non ha avuto alcun impatto sostanziale sul mercato della Russia. 

Va ricordato che il rating sovrano di S & P della Russia aveva oscillato vicino al grado soglia fino al 2005. Nessuno sembrava evidenziare il problema durante i primi anni del 2000, grazie al fatto che l’economia della Russia è cresciuto bene. Ora, che cosa accadrà se S & P rivedrà comunque il rating sovrano della Russia nel mese di gennaio?

L’assistente del Presidente russo Andrej Belousov ritiene che le agenzie internazionali di rating non abbiano alcun motivo per rivedere i rating sovrani della Russia  e che è improbabile che Standard & Poor declassi il rating sovrano della Russia a un livello speculativo, perché questa azione minerebbe la reputazione dell’agenzia. “Comprometterebbero la loro reputazione perché la nostra posizione reale corrisponde al rating di investimenti. Tale decisione influenzerà la reputazione stesse delle agenzie di rating, che è stata già minata durante la crisi finanziaria”,  ha detto il consigliere presidenziale.

Il governo russo non ha nessun dubbio riguardo l’imparzialità degli esperti di rating occidentali con l’amministrazione Obama che ha scatenato ufficialmente la guerra economica in atto. Appena prima del nuovo anno il ministro dell’Economia Alexey Ulyukaev ha reso pubblico il piano B da attuare nel caso il rating sovrano del paese sarà portato verso il cosiddetto livello “junk” (speculativo) all’inizio di gennaio. 

Anche queste misure chirurgiche difficilmente influenzeranno la decisione di S & P .

Una decisione politicamente motivata è l’unica spiegazione del possibile declassamento – c’è un comando dato dall’alto di intensificare l’attacco contro il sistema finanziario di uno Stato sovrano. In queste condizioni non c’è motivo di credere che le decisioni delle agenzie di rating siano razionali.

Nel caso in cui le agenzie inaspettatamente decidessero di essere imparziali, l’amministrazione Obama ha le carte vincenti nella manica. Da tempo il Dipartimento di Giustizia segue con attenzione le attività di Standard & Poor e sospetta che S & P sia stata impegnata in un piano per truffare gli investitori con prodotti finanziari strutturati denominati Residential Mortgage-Backed Securities (RMBS). Il governo degli Stati Uniti potrebbe anche ricordarsi degli improvvisi “attacchi di sonnolenza” delle agenzie di rating nel corso dell’ondata di fallimenti del 2008.

La stabilizzazione della situazione sul mercato nazionale della Russia è il vero motivo per il lancio di una seconda ondata di misure finanziarie per contenere la Russia. L’attacco in corso contro il rating sovrano della Federazione Russa deve essere percepito come un elemento di una strategia generale per destabilizzare il mercato della valuta russa e provocare la vendite di attività denominati in rubli. Come sappiamo, i pubblici ministeri degli Stati Uniti che indagano sul caso S & P sono quelli che hanno l’ultima parola sull’ammontare della multa che potrebbe essere imposta all’agenzia di rating. In tali circostanze l’agenzia non può rifiutare la richiesta di Obama di “giocare” con le valutazioni della Russia.

Notizia del: 08/01/2015

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=10001

Il “messaggio” della strage di Parigi: “L’Islam ci odia”

Posted on gennaio 8, 2015 by il discrimine di Enrico Galoppini

Premessa: il “terrorismo” ha uno schema fisso ed immodificabile. Dopo il ‘laboratorio’ italiano degli anni Settanta-Ottanta, la macchina terroristica è stata resa perfetta per essere usata ovunque con modalità analoghe.

Si recapita il volantino delle “Brigate Rosse” e la strage è “rossa”. Arriva la telefonata dei “fascisti” e la strage è “nera”. Si sente urlare a squarciagola “Iddio è più grande” e l’attentato è sicuramente “islamico”.

Poi, una volta svolto il “servizio”, e quando in pratica l’amara verità (ripetuta fin dall’inizio dai soliti “complottisti”) non dà più noia a nessuno, si scopre che tutti questi ambienti “terroristici” sono infiltrati e addirittura eterodiretti, ma non importa… Quello che resta e deve restare nella memoria collettiva è la “matrice” terroristica, onde bollare per sempre una certa ideologia ed i suoi epigoni col marchio dell’infamia.

L’importante è che si alimenti l’idea di un eterno “complotto contro l’Occidente” e le sue “libertà”. Un complotto islamonazicomunista!

E così ci risiamo, questa volta in Francia.

Le vittime di un attentato che ha tutte le caratteristiche di una esecuzione mirata sono il direttore, i redattori ed i vignettisti di un giornale satirico francese, resosi particolarmente odioso agli occhi dei musulmani con delle vignette sul Profeta dell’Islam pubblicate nel 2012 ed un’incessante satira antislamica. Probabilmente, se non si fosse imbarcato in questo tipo di satira, nessuno, fuori dalla Francia, avrebbe saputo dell’esistenza del Charlie Hebdo, costola editoriale del gruppo Rotschild, tanto spregiudicato contro l’Islam e i musulmani quanto attento a non ironizzare troppo sullo strapotere della finanza apolide.

Insisto sul particolare dell’esecuzione mirata, perché esiste comunque una differenza tra questa e una bomba piazzata per fare una strage indiscriminata in una stazione o un treno. Fatto sta che il “terrorismo” è sempre “false flag” e si prefigge degli obiettivi che la massa (che comprende anche il politico medio) neanche lontanamente sospetta. Ma su questo torneremo dopo, rilevando alcuni particolari davvero “incredibili”.

Non c’era nemmeno da attendere di ascoltare e leggere la ridda di commenti allarmistici e terrificanti, per ricondurli al loro minimo comun denominatore: “l’Islam è un pericolo”, “il problema dei problemi”! L’Islam attenta ai valori più sacri dell’Occidente… la “libertà di espressione”!

Un modo molto facile per guadagnarsi consenso ed applausi a scena aperta, non è vero? Assisteremo così di nuovo alla rituale gogna mediatica dell’“islamico” di turno ‘inquisito’ al riguardo della sua “moderazione”. Tutti i musulmani diventano sospetti di connivenza morale, di intelligenza col “nemico”.

Ma esiste davvero questa famosa “libertà di espressione”? Chiunque abbia delle idee che non collimano affatto con l’andazzo imperante sa benissimo che o si dota di un sito internet altrimenti non potrà mai esprimerle su un canale televisivo o un “grande giornale”. C’è la libertà di pensiero, nel senso che ancora non essendoci per legge lo psicoreato uno può pensare quello che vuole, ma non esiste assolutamente la possibilità di diffondere, allo stesso modo, tutte le idee, fermo restando che l’unico limite dovrebbe essere quello rappresentato da un ipotetico “pericolo pubblico”, dalla volontà di recare effettivamente danno a beni e persone (per il quale la legge esiste già).

Esiste poi la “libertà di ricerca”? Sì, sempre che ti pubblichi i libri da solo o per editori introvabili, altrimenti le “grandi case editrici” ti ignorano. La storia e le idee vanno a braccetto, per la paura che fanno al sistema.

Veniamo anche alla “libertà di satira”, variante di quella “di espressione”: è possibile ironizzare, nel cosiddetto “mondo libero”, pesantemente e senza freni inibitori, su tutto e tutti? Assolutamente no, e tutti sappiamo su chi e che cosa non è possibile scherzare minimamente, anche quando sarebbe assai facile ed esilarante. Certa cosiddetta “storia” e certe “idee” offrono praticamente delle piste su cui far rotolare valanghe di battute, che travolgerebbero tutta una pariglia di falsari e linguacciuti, se solo non fossero difesi da una conventio ad excludendum volta al mantenimento di un monopolio del “discorso pubblico” (divulgazione storica compresa).

La stessa rivista satirica al centro di quest’ultima vicenda sanguinaria, è un ottimo esempio di quanto andiamo argomentando, poiché proprio un suo celebre vignettista, Maurice Sinet (in arte, Siné), nel 2008, all’apice del potere di Nicolas Sarkozy, venne licenziato per… “antisemitismo”! Con susseguente linciaggio politico-mediatico, al quale si accodò tutta la cosiddetta “libera informazione”…

Tra esclusioni, anatemi e – in più d’un caso – provvedimenti “legali” per impedire le “sacre” libertà d’espressione e di ricerca, l’Europa non è affatto aliena da censure e persecuzioni anche feroci. Per restare alla Francia, si pensi al recente caso di Dieudonné, inquisito e multato, al quale è stato addirittura negato dal ministero dell’Interno (!) un teatro quando questo si sarebbe riempito di spettatori desiderosi di ascoltarlo (quindi non conta nemmeno l’argomento dello “share”); oppure al famoso caso del professor Robert Faurisson, radiato dalle università e oggetto di vari tentativi di ucciderlo o almeno di sfigurarlo permanentemente dopo che pubblicò i suoi famosi articoli revisionisti (tradotti in italiano, incredibile a dirsi, sulla rivista “Storia Illustrata”). C’è anche il caso di Serge Thion, allontanato dal CNR francese a causa delle sue posizioni anti-sioniste; ma anche quello della casa editrice La Vieille Taupe, più volte distrutta a causa del suo impegno nella medesima direzione. E si tratta di persone ed ambienti “di sinistra”… A “destra”, inutile parlarne, la repressione è totale in tutta Europa: si pensi, in Spagna, all’editore Pedro Varela, che sarà anche “nazista”, ma che oltre che a pubblicare libri e riviste d’argomento storico non ha fatto altro di “male”! Eppure la macchina della “giustizia” e del vandalismo “ignoto” s’è scatenata contro la sua persona e la sua attività culturale. E queste sono solo le punte di un iceberg che comprende anche morti ammazzati per la loro militanza (stiamo sempre parlando di idee) filo-araba e filo-palestinese (si pensi a François Duprat, esploso assieme alla sua auto molto probabilmente per mano del Mossad).

Solo che di tutti questi “casi” la gente comune non sa nulla. E se viene a sapere qualcosa, nessun telegiornale apre la scaletta gridando allo scandalo e all’ignominia. Anzi, se accennano a qualcosa è per infangare ulteriormente il colpito di turno.

Questo per quanto riguarda la famosa “libertà d’espressione” che non c’è.

Veniamo ora all’argomento della “violenza”. Cioè, ammesso e non concesso che si tratti di quello che sembra (un “attentato islamista”), l’altra questione al centro del “dibattito” è che “non si deve” usare la forza contro chi la pensa “diversamente”.

Anche in questo caso, dal punto di vista teorico, sembrerebbe tutto perfetto. Guai a chi alza le mani! No alla violenza senza se e senza ma!

Peccato però che un sacco di redazioni giornalistiche e di fotoreporter palestinesi siano fatti oggetto, volutamente, di tiro al bersaglio, e nessun medium occidentale ha mai gridato allo scandalo. Alla faccia della tanto decantata “solidarietà di categoria”. E che dire dei giornalisti di Aljazeera ammazzati da “fuoco occidentale” mentre erano al lavoro nella loro redazione? Si dirà che quello è un altro contesto, dove si rischia grosso e ci si deve prendere le proprie responsabilità, ma allora il ragionamento deve valere per tutti.

Per dire che anche un giornale satirico che s’ingaggia in un umorismo spregiudicato su quanto di più sacro vi è per molte persone ed ambienti politico-religiosi dovrebbe rendersi conto del rafano in cui s’è cacciato e del pericolo che corre.

C’è chi ha detto che ne uccide più la lingua (o la penna) che la spada, e questo è tremendamente vero. Se ti metti “in guerra” contro qualcosa o qualcuno non puoi scandalizzarti se quello poi ti prende a sberle o addirittura ti fa fuori. Oggi invece si va davanti a un “campo nomadi” a provocare e ci si meraviglia che quelli escano non propriamente coi mazzi di fiori. Ci si erge a “sentinelle” contro la propaganda filo-omosessualista e ci si scandalizza se i militanti della causa attaccata c’insultano o ci mettono le mani addosso. Insomma, quando si va “alla guerra” si deve mettere in conto di tutto, e poi starà agli organi competenti indagare ed acciuffare chi s’è reso protagonista d’un crimine contemplato dalla legge vigente.

Sbalordirsi delle offese ricevute dopo aver soffiato sul fuoco è ipocrita perché letteralmente “irresponsabile”, nel senso che non ci si prende la responsabilità di quello che si è detto o fatto. Si pensi a Gesù, che non fu affatto tenero con nessuno di coloro che doveva rimettere in riga, i quali infatti lo inchiodarono ad una croce dopo averlo sottoposto ad indicibili sevizie (o almeno questo è quanto ci viene raccontato dalla versione cristiana della storia e/o del mito cristiano): e mica s’è lamentato mentre se ne stava crocefisso!

L’Occidente moderno, poi, fa gran vanto della sua supposta capacità di “capire” tutto e tutti meglio di chiunque l’ha preceduto. L’Antropologia ha contribuito a fortificare questa sensazione: ma se una lezione l’ha lasciata, è proprio quella che ci sono “culture” per le quali non è tutto passibile di “critica” o, peggio ancora, di blasfemia. In altre parole, se per qualche “cultura”, di pochi “selvaggi” o di un miliardo e passa di persone, esistono concetti e valori non negoziabili e non sottoponibili ad alcuna forma di dileggio, l’Occidente moderno non dovrebbe prendere questa realtà come una “follia”, ma, forte della sua (presunta) capacità di “comprendere” anche “l’Altro” si dovrebbe rendere conto che certe forme di “critica” vengono percepite dall’altra parte solamente come un insulto insopportabile.

Che poi “l’Altro”, dopo essere stato osannato e posto sul piedistallo per decenni (perché c’era il Terzomondismo), adesso debba fare uno sforzo per “modernizzarsi” anche nel senso che per lui non esiste più nulla di “sacrosanto”, è tutto da discutere. E, anzi, in un’epoca di deserto ideale prodotta dal relativismo ad ogni costo, al di là dell’orrore che può suscitare una strage, fa perlomeno riflettere il fatto che su questo pianeta vi siano delle persone per le quali esiste una gerarchia di principi e di valori di fronte ai quali non si è disposti a transigere.

D’altra parte, anche l’Occidente, in mezzo alla cortina fumogena del “relativismo”, ha i suoi feticci intoccabili, che si chiamano “tolleranza”, “eguaglianza”, “libertà”. Tutti a geometria variabile, ma questo è un altro discorso, perché l’importante è che ci si creda fermamente, anche se nella pratica non vengono applicati (né è possibile farlo). La propaganda a senso unico a proposito della “ideologia di genere” non trae linfa proprio da un’assolutizzazione di un’idea, per di più “autonoma” perché stravolta, di “libertà”?

Detto questo, per riflettere a tutto tondo su questa sorta di “11 settembre francese” (v. M. Blondet su sito Effedieffe.com) senza ipocrisie e moralismi inibitori, bisogna aggiungere altro.

Sempre dato per scontato che si tratti di un’azione di un commando “islamista” che risponde ad una catena di comando non inquinata da elementi “insospettabili” ed “inconfessabili”, mi chiedo – come ho già avuto modo di fare commentando le distruzioni delle tombe dei santi ad opera di “musulmani” ed il particolare approccio di questi ultimi, “letteralista” e incline all’anatema e alla “scomunica” – come si possa attirare simpatie verso l’Islam comportandosi in questo modo.

Un comportamento, quello di chi si sente “offeso” per una vignetta ad un punto tale da imbracciare il mitra, che indica un problema di “ego”, ovvero di identificazione con qualche cosa che, seppur sentito come “intimo” perché “sacro”, non può essere scambiato in alcun modo, pena la caduta in un peccato di “ego”, con il proprio autentico Sé. Da qui al brandire il Corano come fosse il Libretto rosso di Mao, il passo è breve. Parole sacre diventano così slogan politici, e se anche ciò avesse un suo “perché”, per questi “islamisti” il jihâd – il supremo sforzo contro le proprie passioni – si riduce ad un impegno “politico” nel più stretto senso del termine, così com’è concepito dai moderni ad ogni latitudine dopo che la “modernità” è sciamata dappertutto.

Se si volesse attirare all’Islam, ovvero all’accettazione volontaria del Decreto divino per conformarsi ad esso (e non alla banale “sottomissione” di un Houellebecq), quanti proseliti potrebbero fare degli inviti a riunioni (majlis) di dhikr, durante le quali vengono menzionati i “nomi più belli” d’Iddio! Invece, per i “jihadisti” di ogni sorta, queste attività che ammorbidiscono i cuori e li avvicinano non sono altro che “idolatria”, ed è per questo che la loro prima preoccupazione, ovunque prendono il potere, è proibire tassativamente questo tipo di pratica religiosa, compresa quella della ziyâra (visita) alle tombe dei santi. Per non parlare della musica sacra tradizionale, mentre quella dei vari cantanti alla moda, che ragliano come asini, viene permessa ed incoraggiata attraverso gli stessi canali satellitari che introducono nelle case i vari telepredicatori.

Per di più, la Verità con la V maiuscola non ha alcun bisogno di essere difesa in questo modo sgangherato e brutale. E tanto meno dal primo che passa, ché tutt’al più a difenderla, senza il rischio di identificazioni “personalistiche” ed “egoiche”, ci penserà un autentico “realizzato”… cosa assai difficile da trovare in ambienti che al massimo sanno sfornare “rivoluzionari” nel senso disordinato che ha assunto questo termine nel mondo moderno.

Un punto dev’essere chiaro: si può cadere nelle paludi e negli inganni della propria nafs (ego) anche se si crede di difendere la Verità.

Tutto questo dev’esser detto, altrimenti si comprende solo una parte della questione che, riassumendo, comprende due ordini di problemi: il primo concerne l’ipocrita insistenza su una “libertà di espressione” che non c’è (e non ci sarà mai perché ciascun assetto di potere si difende come può); il secondo, l’atteggiamento di “musulmani” che, lungi dall’essere effettivamente muslim (cioè “arresi” al Decreto divino, ovvero “realizzati” e dunque “risolti”), sono al contrario esseri “irrisolti” e riducono così l’Islam, che è essenzialmente e principalmente una dottrina iniziatica, in un qualche cosa che assomiglia in tutto e per tutto ad un’ideologia, seppur d’ispirazione religiosa.

Stabilito questo, è tuttavia doveroso ricordarsi che una volta che ci si è posti in una posizione conflittuale con un “nemico” (per gli uni “l’Islam” tout court, per gli altri “l’Occidente”), ci sta tutto e il contrario di tutto, compresa la strage e le azioni più immonde come le decapitazioni da vivi (che, detto per inciso, ci fanno rabbrividire solo perché siamo dei vigliacchi che sanno solo ammazzare con le bombe al fosforo e i droni). Azioni raccapriccianti che d’altra parte non è la prima volta che vediamo andare in scena, se solo si pensa a quanti innocenti sono stati recentemente massacrati nella Striscia di Gaza in una carneficina a senso unico che nessun “libero” mezzo d’informazione ha ritenuto di condannare. Perché se “non si fa” una carneficina nella redazione di un giornale, si deve dire che “non si fa” la stessa cosa su una spiaggia o un’abitazione privata, come troppe volte abbiamo visto (non certo attraverso la “libera” stampa).

Questo per dire anche che – sempre che si tratti di quello che appare – non c’è da meravigliarsi se dopo migliaia di famiglie intere trucidate, un giorno arriva un commando “islamista” e fa fuori chi, a torto o ragione, viene associato ai gravi torti subiti (in alcuni paesi arabo-musulmani, come l’Iraq, l’Afghanistan o la Palestina, quasi tutti hanno dei cari assassinati dagli eserciti occidentali).

Ma questo ragionamento sarebbe valido se tutto fosse come sembra. Invece, come scrivevamo all’inizio, ci sono fondati motivi per pensare che non sia così. Anche perché sovente la nazionalità dei “terroristi” è tunisina, marocchina eccetera: di paesi che non sono stati invasi dagli occidentali.

Come ha già rilevato Maurizio Blondet nel suo ultimo articolo, una delle cose più strabilianti è la “carta d’identità” di uno dei due “giustizieri mascherati” rinvenuta a bordo di una delle auto usate per la fuga.

Poi c’è la fredda determinazione e la “professionalità” dei due, in netto contrasto con l’approssimazione dell’addestramento di certi “jihadisti”, che anche solo contro l’Esercito nazionale siriano vanno letteralmente al macello appena quello attacca seriamente (basta guardare su YouTube).

Infine, la questione dell’identità dei componenti il gruppo armato: uno Stato che intendesse stabilire la verità dei fatti ed i loro retroscena dovrebbe acciuffarli vivi, invece mai che una volta questi “jihadisti di ritorno” vengano presi e poi fatti cantare. Meglio ammazzarli, quindi, nel classico conflitto a fuoco con intervento delle “teste di cuoio” che ridurranno i “terroristi” a brandelli.

Se si pensa che non abbiamo avuto il piacere di vedere Bin Laden agli arresti quando vi sarebbe stata la possibilità di farlo, e anzi persino il cadavere è stato fatto sparire in fretta e furia, si ha chiara la misura di quanto poco siano interessati i governi che “combattono il terrorismo” a far venire fuori l’inconfessabile verità.

E non è finita qui. Perché tutto quello che di qui in poi verrà attivato, altro non sarà che uno sviluppo, perseguito metodicamente, di quello “scontro di civiltà” che da quasi vent’anni ci è stato imposto.

Adesso dobbiamo tremare al pensiero che “combattenti dell’ISIS” siano tornati a casa, ma dov’erano tutti questi premurosi “analisti” con tanto di cattedra e lauto stipendio (pubblico) quando uno Stato sovrano che non aveva aggredito nessuno e col quale avevamo ottimi rapporti, se non altro commerciali, è stato aggredito da mercenari della Nato con la scusa della repressione della “primavera siriana”?

Quegli stessi mercenari, o quanto meno utili idioti, che come se non bastasse tutto il resto scandiscono, attenti a farsi sentire bene (come se la “firma” fosse troppo importante), il rituale Allâhu Akbar (“Iddio è più grande”) prima di ogni assurdità commessa in nome dell’Islam.

Ovvio che, in una situazione del genere, fuorviante perché manipolata oltre ogni immaginazione, il giornalista di turno, imbeccato dalle veline di chi tiene i cordoni della borsa dei suddetti mercenari, non si faccia scrupolo d’infarcire il suo pateracchio informativo di altrettanti Allâhu Akbar, tante volte il povero telespettatore lobotomizzato non avesse introiettato il messaggio: “Strage islamica contro l’Occidente e i suoi valori”.Un odio a senso unico, naturalmente, in un delirio autoassolutorio tipico di chi pensa di avere solo e sempre ragione. Anche quando odia esplicitamente né più né meno come fanno (o ritenga facciano) “gli altri” (e forse anche di più) ed agisce di conseguenza con tutta la potenza distruttiva messagli a disposizione dalla tecnologia. Con la differenza che ci si trova sempre una giustificazione nell’odio altrui: “perché loro ci odiano”… “perché l’Islam ci odia!”.

http://www.ildiscrimine.com/messaggio-strage-parigi-lislam-ci-odia/

Ora la libertà di stampa è un “pilastro fondamentale”. Quando il Nobel per Assange e Snowden?

di Chris Richmond-Nzi

Da due giorni a questa parte la libertà di stampa è diventata “un pilastro fondamentale” che tanti, tantissimi governi intendono proteggere, a tutti i costi e con tutti i mezzi disponibili. Bene. Benissimo.

A questo punto non c’é più alcun motivo per continuare a definire Erik Snowden ‘sovversore’ e Julian Assange ‘terrorista’. Entrambe dovrebbero essere considerati due pilastri fondamentali da proteggere, a tutti i costi e con tutti i mezzi.

Anzi, i prossimi Nobel dovrebbero essere conferiti proprio a loro due!

  « Tre cose non possono essere nascoste a lungo: la Luna, il Sole e la Verità. »

Notizia del: 09/01/2015

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=10011f

Gli Stati non possono creare moneta. Le banche sì

Posted on gennaio 5, 2015   by il discrimine

di Michele Rallo

Strana società, quella dei nostri giorni. E per “società” intendo quel complesso di regole che scandisce la vita dei popoli e delle nazioni. Strana società – dicevo – è la nostra, che vede gli Stati, ricchi e poveri, incapaci di provvedere con mezzi propri anche alle più elementari esigenze dei propri cittadini. Ogni cosa (dall’alimentazione alla sicurezza, dalla sanità all’edilizia pubblica, dai trasporti all’istruzione, dalla tutela ambientale alla difesa militare) ha i relativi costi; e questi costi possono essere affrontati, oltre che con l’imposizione fiscale, solamente con denaro che gli Stati non possono creare, ma che devono necessariamente farsi prestare dalle banche private. Tutti gli Stati, sostanzialmente, anche quelli che hanno l’illusione di avere ancora una propria “sovranità monetaria”. Prendete gli Stati Uniti d’America – per esempio – il cui governo ha, proprio in queste settimane, immesso sul mercato interno una gran quantità di danaro “fresco”. Ebbene, quel denaro non lo ha stampato il governo degli Stati Uniti, ma la FED, la Federal Reserve, cioè la banca “centrale” che lo ha poi prestato al governo. Malgrado la ambigua denominazione di “centrale”, infatti, la Federal Reserve è una banca privata, posseduta da un azionariato composto da banche private americane e straniere. Per l’esattezza (dati del 1992): le americane Goldman Sachs, Kuhn & Loeb, Lehman Broters, Chase Manhattam, l’inglese Rotschild, la tedesca Warburg, la francese Lazard, ed una misteriosa – per me – Banca Israel Moses Seif con sede a Roma.(1)

Certo, i popoli europei avvertono in modo particolare il problema, perché hanno perduto la sovranità politica (non soltanto la monetaria) a beneficio di una struttura sovranazionale quale è l’Unione Europea. Ma gli altri popoli del mondo non stanno messi molto meglio, perché tutti o quasi hanno rinunziato al diritto-dovere di creare il proprio denaro, delegandolo a banche private, pudicamente indicate come “centrali”. Così facendo, gli Stati non hanno solamente regalato a pochissimi soggetti privati la possibilità di arricchirsi a dismisura sulla pelle dei popoli, ma – cosa forse più grave – si sono consegnati anima e corpo alla finanza internazionale, accettando di farsi dettare da questa le regole della vita sociale interna, oltre che le linee della propria politica estera. Pena, la destabilizzazione delle proprie economie nazionali. Se oggi la Russia di Putin – per esempio – disobbedisce ai voleri dei poteri forti, i “mercati” decretano la perdita di valore del rublo, con ciò provocando anche una crisi economico-sociale interna al paese. Se, a suo tempo, l’Italia di Berlusconi – per fare un altro esempio – comprava petrolio dalla Russia e dalla Libia, ecco che i “mercati” – sempre loro – determinavano una crescita anomala del famigerato spread, con ciò incidendo pesantemente sui nostri equilibri sociali.

Ma – mi si obietterà – non è stato sempre così? Nossignore, non sempre e, comunque, non in maniera così totale e asfissiante. La guerra delle banche (e mi riferisco ovviamente alle grandi banche “d’affari”, non alle normali banche commerciali) per impossessarsi del potere politico dura da secoli, con vicende alterne. Si pensi che la capostipite di tutte le banche “centrali”, la Banca d’Inghilterra, è in attività sin dal 1694: da sempre in mani private, nel 1946 venne stranamente nazionalizzata, per essere poi ri-privatizzata nel 1997, a seguito di una riforma invocata a gran voce dal mondo della finanza. Lo stesso tipo di riforma che nel 1993 fu attuata in Italia, privatizzando la Banca d’Italia che il regime fascista aveva nazionalizzato nel 1936.

Eppure, stranamente, nessuno sembra scandalizzarsi per l’enormità di questa aberrazione. Pensate: gli Stati rinunziano al potere di creare denaro, e tale potere attribuiscono a dei soggetti privati. E non solo. Ma – cosa ancora più grave – lasciano decidere a quei privati quali debbano essere le direttrici della politica economica e sociale: se si debba assumere o licenziare, aumentare o diminuire la pressione fiscale, se incentivare la spesa pubblica o gli investimenti, se fare o non fare questa o quell’altra riforma. E ancora, sommando obbrobrio ad obbrobrio, per finanziare le proprie spese istituzionali gli Stati si fanno sovente prestare il denaro occorrente dal sistema bancario privato (banche centrali o banche d’affari, non fa molta differenza), ed a quel sistema finanziario pagano cospicui interessi, sottraendo tali somme alle necessità del governo. Dopo di che, naturalmente, gli Stati diventano ostaggio del “debito pubblico” contratto con la finanza speculativa. Non solo l’Italia, naturalmente. Se il nostro debito pubblico è pari a circa il 120% del PIL, quello della media europea è più o meno dell’85%, quello degli Stati Uniti del 105%, quello del Giappone addirittura del 210%.

E siamo soltanto all’inizio di questa serie di paradossi. Perché il sistema finanziario dal quale gli Stati attingono il denaro in prestito è drogato – se così posso dire – dalla presenza di una grande quantità di titoli derivati, cioè – sostanzialmente – di denaro virtuale, che non esiste: carta straccia creata dal nulla, senza che il sistema finanziario detenga un controvalore reale. Una volta, gli Stati potevano stampare moneta solamente in quantità corrispondente (o comunque proporzionale) alla riserva aurea posseduta. Poi, alla fine della seconda guerra mondiale, venne creato un sistema economico globale che si basava sul primato del dollaro (unica valuta ammessa per il commercio delle materie prime) e sulla sua convertibilità in oro. Poi, infine, nel 1971 gli USA decretarono (e gli Stati vassalli disciplinatamente accettarono) la fine della convertibilità delle altre valute in dollari e della convertibilità del dollaro in oro. Allora, quando le folli spese militari avevano assottigliato la riserva aurea di Fort Knox, gli Stati Uniti pensavano bene di far pagare al mondo intero i loro guai economici, e quindi abolivano, insieme al sistema dei cambi fissi, anche l’ancoraggio delle monete a quella misura di ricchezza reale che è l’oro. Da quel momento, teoricamente, ognuno poteva stampare moneta a volontà, sol che riuscisse a mantenere un rapporto accettabile nella “fluttuazione dei cambi”.

Chiedo scusa per questa lunga digressione, necessaria tuttavia per comprendere che – dal 1971 in poi – per “fabbricare” denaro non è più necessario detenere un corrispettivo reale, cioè una riserva di oro o di altri metalli preziosi. E, tuttavia, gli Stati non hanno mai abusato oltre una certa misura della possibilità di creare moneta, preoccupati di non alterare gli equilibri della fluttuazione.

Non così la finanza speculativa, che – soprattutto dall’inizio degli anni ’90ha cominciato a battere, di fatto, una propria moneta: non una moneta convenzionale, naturalmente, ma quella che gli esperti chiamano “finanza derivata” e che si sostanzia nella emissione di titoli privi di reale consistenza.

Che cosa è un “titolo derivato”? È una banconota virtuale emessa da un soggetto finanziario privato ed il cui valore non è garantito da alcun bene reale, ma “derivato” dal valore di mercato di uno strumento finanziario “sottostante” (azioni, obbligazioni, eccetera), o anche – cito da Wikipedia – «basato sulle più diverse variabili, perfino sulla quantità di neve caduta in una determinata zona».(2) Si tratta – in ultima analisi – di scommesse di vario genere, che un soggetto privato trasforma in “titoli”, immessi sul mercato e commerciati come se fossero emessi a fronte di una ricchezza reale, tangibile.

Ma l’aspetto più grave è la quantità di questo “denaro virtuale” gettato sul mercato. Nel 2010, a fronte di un PIL mondiale annuo di circa 70.000 miliardi di dollari – apprendo sempre da Wikipedia – il volume della finanza derivata era di 670.000 miliardi di dollari.(3) La qualcosa significa – mi permetto di chiosare – che il denaro virtuale in giro per il mondo è dieci volte il denaro vero che costituisce il prodotto interno lordo generato in un anno dall’economia reale dell’intero globo terrestre.

E in Italia – per banalizzare – non possiamo creare il denaro necessario a pagare le pensioni (e dobbiamo farcelo prestare), mentre ad un pugno di affaristi internazionali viene consentito di creare denaro virtuale per scommettere sulle nevicate del Massachusetts.

Siamo alla follia. O, forse, non è follia, ma il frutto di un lucido disegno per distruggere le nazioni e per sottrarre ai popoli le loro ricchezze reali. A proposito di ricchezze reali: l’Italia possiede la terza riserva aurea mondiale, dopo quelle degli Stati Uniti e della Germania. Volete scommettere che, quanto prima, ci chiederanno di dare quell’oro a garanzia del nostro “debito pubblico”?

NOTE

(1) http://www.signoraggio.com/fedprivata.html

(2) http://it.wikipedia.org/wiki/Strumento_derivato

(3) http://it.wikipedia.org/wiki/Strumento_derivato

Fonte: “La Risacca”, rivista mensile, a. IV, n. 10, pp. 8-9.

http://www.ildiscrimine.com/gli-non-possono-creare-moneta-banche-si/