Je ne suis pas Charlie!

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MONDOCANE

GIOVEDÌ 8 GENNAIO 2015

NE SUIS PAS CHARLIE! Puntini sugli i di Charlie Hebdo, delle amichette dei jhadisti rapite, di Cuba, dell’ISIS, del “quotidiano comunista”

”Cento colpi di frusta, se non siete già morti dal ridere”
Cari amici, da ex magistrato che si è occupato di terrorismo di ogni genere, voglio informare gli italiani che gli attentati contro la linea ferroviaria Firenze Bologna, sono atti gravi ma non sono opera dei No Tav, ma atti della strategia della tensione per criminalizzare i movimenti No Tav e reagire alle inchieste della magistratura di Firenze e di Torino che sta indagando su gravi delitti attribuiti nelle ordinanze di custodia cautelare a funzionari ministeriali , funzionari delle stazioni appaltanti, esponenti del crimine organizzato e appaltatori.(Ferdinando Imposimato, candidato del M5S alla presidenza della Repubblica)
 
Io NON sono Charlie
Mentre scrivo, dai media di tutto il mondo grandina il riflesso pavloviano dei pretoriani dell’imperatore per la caterva di giornalisti e poliziotti, sinergiche colonne del regime, uccisi in quello che diventerà  l’“11 settembre” di Parigi da tre pasticcioni, poi trasformati in professionisti perfettamente addestrati, ma che si sbagliano addirittura sull’indirizzo del giornale da attaccare, lo chiedono a un operaio che poi gratuitamente ammazzano. In compenso non si sono scordati della raccomandazione di firmare l’iniziativa urlando “Allah-u-Akbar”. Nei grandi atti terroristici della Cupola operano, o agenti superspecialisti alla Mossad, che non vengono mai presi (New York, Londra), o cretini infatuati e manipolati che vengono, o ammazzati nella cattura, o waterboardati e medicati fino a confessare qualsiasi cosa.
Qui solo due veloci considerazioni. L’attentato ha colpito un bersaglio perfetto per alimentare di magma vulcanico la “guerra al terrorismo”,  tirarci dentro milionate di boccaloni destri e sinistri a sostegno di guerre e “misure di sicurezza”, fornire benzina ai piromani dell’universo mediatico e politico globalizzato. Tutto nel nome di quella sacra “libertà di stampa”, simbolo della nostra superiore civiltà, rappresentata da noi da becchini della libertà di stampa come la Botteri, Pigi Battista, Calabresi, Gramellini, Mauro, Scalfari e, nel resto dell’emisfero, da presstituti solo un tantino meno rozzi di questi. Un verminaio ora rimescolato e infoiato da un evento che gli dà la possibilità di coprire la propria abiezione con nuovi spurghi di odio e menzogne.
“Charlie Hebdo”, è una rivista satirica che ha la sua ragion d’essere nell’islamofobia, cioè nella guerra imperiale al “terrorismo” e contro diversi milioni di cittadini francesi satanizzati perché con nome arabo. Accanita seminatrice di odio antislamico, beceramente razzista, un concentrato di volgarità, vuoi di solleticamenti pruriginosi (Wolinski), vuoi da ufficio propaganda dei macellai di musulmani, al servizio del suprematismo euro-atlantico-sionista e, dunque,vessillo della civiltà occidentale a tutti cara, pure alle banche.Tanto che queste la salvarono dal fallimento e le infilarono economisti di vaglia, come Bernard Maris, pure dirigente nel Consiglio Generale della Banca di Francia.  Rientra in questo ordine di cose l’entusiasmo con cui il mattinale ha accolto l’opera del sodale Michel Houellebecq, celebratissimo e ora protettissimo romanziere, il cui capolavoro, “La sottomissione”, è uscito in felice sincronismo con l’attentato. La sottomissione deprecata per tutte le centinaia di pagine è quella dell’Occidente che ha “rinunciato a difendere isuoi valori” e ha ceduto all’Islam, la più stupida delle religioni”. Non meraviglia che, su “Il Fatto Quotidiano”, il vignettista Disegni solidarizzi con i colleghi parigini e, in particolare, con il già citato amico e maestro Wolinski. Chissà perché m’è venuto in mente il giorno, al tempo del disfacimento Nato della Jugoslavia, quando collaboravo a una sua rivista, in cui Disegni mi cacciò dal giornale, spiegandomi che non poteva tollerare nel suo giornale uno che stava dalla parte dei serbi.
House Organ di sinistra, con altri (LiberationLe Monde), dei servizi segreti franco-israeliani, è anello fintamente satirico della catena psicoterrorista che ci deve ammanettare tutti e trascinarci convinti alla guerra contro democrazia e resto del mondo. L’attentato parigino, preceduto dagli altri tre grandi episodi della campagna per il Nuovo Ordine Mondiale, Torri Gemelle-Pentagono, metrò di Londra, ferrovia di Madrid (ma noi siamo stati gli antesignani: Piazza, Fontana, Italicus, Brescia, Moro, le bombe del mafia-regime), si inserisce alla perfezione nella storia del terrorismo false flag. Minimo, o massimo, comune denominatore, un cui prodestche si risolve immancabilmente a vantaggio della vittima conclamata e a esiziale detrimento dei responsabili inventati.
L’apocalisse scatenata dal capitalismo terrorista in tutto il mondo, come di prammatica anche stavolta è stata firmata dall’urlo Allah-U-Akbar. Prova inconfutabile di chi siano i mandanti, no?A prima vista, l’operazione rientra nella campagna di destabilizzazione dell’Europa che, attraverso sfascio  economico-sociale, conflitti interetnici e misure di “sicurezza”, deve rafforzare la marcia verso Stati di polizia, politicamente ed economicamente assoggettati all’élite sovranazionale, ma controllati da proconsoli e signori incontrastati della vita dei loro sudditi.
Si possono individuare due motivazioni specifiche: una punizione USraeliana a Hollande, che non si era peritato di invocare la revoca delle sanzioni al mostro russo, inaccettabile incrinatura del blocco bellico del Nuovo Ordine Mondiale (avviso alla Merkel e ad altri devianti), con effetti a lungo termine di disgregazione sociale e conflitto inter-etnico; oppure un contributo della casta antropofaga francese, in questo caso concordato con i padrini d’oltremare, alla guerra infinita esercitata, fuori, contro le colonie recuperande (Mali, Chad, RCA, Maghreb) e, a casa, contro il cuneo sociale islamico  e l’insubordinazione di massa che compromettono le mire dei correligionari dei maestri di Tel Aviv , Hollande, Fabius, Sarkozy, Lagarde.
Pensate alle ricadute della carneficina “islamista” di Parigi, ascoltate gli ululati delle mute di sciacalli che per un bel po’ avranno modo di cibarsi di cadaveri della verità. Quante ragioni di più avranno, agli occhi dei decerebrati dai media, i trogloditi nazifascisti e razzisti che si aggirano in sparuti ma vociferanti drappelli per l’Europa, e sono tanto utili a spostare il giudizio di estrema destra, di fascismo, dalla classe dirigente a queste bande di manipolati. Quanto si attenuerà la protesta per le immonde condizioni dei migranti invasori. Quanto ne saranno rafforzati l’impeto e l’impunità degli addetti alla repressione di “corpi estranei”, come dei dissidenti autoctoni: Ilva, Tav, Tap, Trivelle, basi militari, disoccupazione, miseria, Renzi che toglie gli ultimi lacciuoli  ai grandi evasori (avete visto che chi guadagna di più potrà evadere di più) e a quelli in cui era stata costretta l’inclinazione a delinquere di Berlusconi. Sempre più degna dei suoi antichi e recenti titolari, si ergerà una civiltà partorita dai roghi e dagli squartamenti di mille Torquemada, dalle crociate da mille anni mai interrotte, dalla guerra infinita, dal dio bliblico, il più sanguinario e protervo della storia.
Bonus aggiuntivo, la distrazione di massa occidentale dalla dittatura neoliberista in progress, dal genocidio sociale euro-atlantico e dalle guerre militari ed economiche che portano avanti. La distrazione, da noi, dalle canagliate, una dopo l’altra, che ci infliggono il ciarlatano zannuto e le sue risibili ancelle.Tutto questo si ripete nei secoli della tirannia feudalcapitalista, monotonamente e anche con trasparente pressapochismo, salvaguardato, però, dalle coperture mediatiche. Coperture nelle grandi occasioni condivise con passione sfrenata dal “manifesto”: mobilitati tutti i furbi e i naives della redazione e del suo cerchio magico per ben 13 articoli fiammanti per 6 pagine, fotone e vignette, in difesa della libertà di stampa offesa. Ce ne fosse uno, tra questi pensosi guru del politically correct, che, sulla scorta di una storia clamorosa di false flag padronali, da Pearl Harbour al Golfo del Tonchino, dallo stesso 11 settembre al piano del  Pentagono (Northwoods) di far saltare per aria, sotto etichetta cubana, palazzi governativi negli Usa e abbattere un aereo di studenti statunitensi nel cielo dell’Isola, avesse osato un assolo problematico, dubbioso.
Gli autori dell’eccidio, veri professionisti che non avevano nemmeno effettuato un sopraluogo sulla scena. Che bisogno c’era? Servono così, bruti selvaggi, tanto dietro hanno chi professionista lo è davvero. Kalachnikov alla mano e passamontagna sul viso, hanno sbagliato portone e cercato indicazioni da un passante. Sono stati identificati prima ancora che si asciugasse il sangue. Nuovamente esponenti di quella comunità islamica che stoltamente si è tollerata, che deve stare bagnata con la coda tra le gambe.Tre di quei 18mila tagliagole stranieri, perlopiù europei, di cui l’Intelligence e la polizia sapevano tutto e li tenevano fissi d’occhio e di intercettazioni, ma che potevano agevolmente espatriare, addestrarsi nelle basi governate da istruttori Usa-Nato, e gestite dai subalterni giordani, turchi, qatarioti, sauditi. Per poi altrettanto agevolmente rientrare, sotto lo sguardo comprensivo dei protettori dello Stato, e dedicarsi al mercenariato imperiale domestico. Di conseguenza, si ammette, sorveglianza zero sui “potenziali terroristi”, pur celebrati dall’ossessiva vulgata del “nemico della porta accanto”.  Ora, vista la figuraccia del mancato controllo su uscite verso il Medioriente e rientro, cambiano versione: quelli lì non sono affatto stati in Siria. Invece si sono addestrati sparacchiando qua e là per Parigi, con tanto di istruttori di rango, sempre fuori da sguardi e cimici indiscreti. Figuraccia al cubo E così, dal momento in cui è iniziata la sparatoria, subito ripresa e telefonata dai giornalisti di CH con telefonino e comunicata dal furgone della polizia poi mitragliato, è passata quasi mezz’ora prima dell’arrivo di rinforzi, in una elle metropoli più sorvegliata e tecnologizzata del mondo
Chi fossero i tre, mica s’è saputo grazie al costante controllo su movimenti e discorsi scientificamente condotto dai modernissimi flic tecnologizzati francesi. Figurati, è bastata una carta d’identità abbandonata nella fuga da un attentatore che, comprensibilmente, terminata la sparatoria e in fuga frenetica dalla scena, ha ammazzato il tempo tirando fuori il portafoglio (per vedere se bastava per il taxi?) e frugatoci dentro, estratta la tessera, l’ha posta in bella evidenza sul sedile. Ricorda quel umoristico passaporto di Mohammed Atta, presunto capofila dei dirottatori dell’11/9, trovato lindo e intonso nel pulviscolo di tre grattacieli disintegrati. Con Atta che dal padre viene rivelato vivo, nella disattenzione assoluta dei gazzettieri. Visto che ovviamente la carta d’identità è stata lasciata a bella posta, quale sarà stato lo scopo? Indicare una testa di legno come autore e coprire quelle vere?
Concludendo, un esercizio di fantasia. Immaginiamo cosa sarebbe successo, in termini di esecrazione e persecuzione degli antisemiti, se quelle vignette su Allah a culo all’aria e Maometto stupratore bombarolo avessero preso di mira Jahve, Mosé, o un qualsiasi “eterno ebreo” alla Himmler. E immaginiamo anche cosa risponderebbero quelli delle attuali chiassate per la libertà di stampa, nel paese al 69° posto per libertà di stampa, Ordine dei giornalisti e categoria tutta, se gli si chiedesse di manifestare per le centinaia di giornalisti assassinati nei paesi sotto tutela amica, Iraq, Messico, Honduras.
Vedremo, nei prossimi giorni, quanto questa operazioni prodest all’Obama in precipitoso calo di consensi (come lo era Bush al tempo delle Torri), a multinazionali, banche, Pentagono e armieri, tutti quelli che devono gestire il trasferimento di ricchezza dalla periferia al centro e dal basso verso l’alto. E poi, scendendo per li rami, a un’UE di nominati da business e arsenali, in crisi di credibilità e fiducia; a despoti europei reclutati per fare da capro espiatorio pagatore nella guerra alla Russia e al resto dle mondo; a produttori di tecnologie per il controllo sociale; alle combine mafiose tra PD e soci e faccendieri. Allo sparaballe in carenza di aria fritta. Al papa che sollecita gli islamici, solo loro, a farla finita con il terrorismo. Dall’altra parte, vedremo di che prodestci avvantaggeremo noi, ccmuni mortali, islamici, cristiani o niente, di che lacrime gronderemo e di che sangue….
Sempre più urgente e credibile, fondata su potenzialità politico-economic-militari letali per la criminalità organizzata che regge un impero in decadenza, diventa la formazione del fronte antagonista avviato da Hugo Chavez e portato avanti con intelligenza e dinamismo da Vladimir Putin: blocco asiatico-latinoamericano di Russia, Cina, BRICS, governi e masse insubordinati. Ne consegue l’urgenza di smascherare e spazzare via i contractors della sedicente “Sinistra” che abitano nei sottoscala del menzognificio imperiale e ne ripetono le deformazioni della realtà finalizzate alla criminalizzazione dei diversi non sottomessi: lo “zar” omofobo Putin, “dittatori” vari, i musulmani, “violenti” asociali di varia estrazione, purchè non militari e poliziotti.
Io NON sto con Raul
E qui il pensiero corre di nuovo a Cuba vietnamizzata e al suo riavvicinamento con gli USA, a cui plaudono frenetici tutti quelli che davanti alla rivoluzione cubana hanno fin qui digrignato i denti. Che gli Abu Mazen cubani (e anche, ora, iraniani) possano immaginare di poter rivendicare rispetto e autodeterminazione da chi, in questo stesso momento, sbrana un popolo dopo l’altro a forza di bombe o squadroni della morte, compresi il Venezuela e altri paesi latinoamericani che sono stati a fianco di Cuba, addirittura sottoposti a feroci sanzioni e allo strangolamento del prezzo di quel petrolio che a Cuba regalavano, è un insulto alla storia e alla ragione. Infatti non lo immaginano. Sanno perfettamente, e credono di garantirsene una sopravvivenza, che le multinazionali del cibo, dell’energia, delle tecnologie, del turismo, dell’azzardo, si stanno affilando le zanne alla prospettiva del cuore dei Caraibi e faro dell’America Latina rivoltato in mercato. Quel mercato già predisposto dai revisionisti di Raul Castro attraverso la privatizzazione di metà dell’economia cubana. Saranno ulteriori, ma meno dignitose, lacrime e sangue per il popolo della rivoluzione, sarà una spina nel fianco di meno per i neoschiavisti occidentali, e sarà una ferita a quel corpo latinoamericano che lo schiavismo d’antan l’ha subito per secoli, ma che nel nuovo millennio ha aperto al mondo una via alternativa.
 Aiuti all’ISIS
 
L’ISIS si mette la cravatta
Agli USraeliani è indispensabile generare, o quanto meno padroneggiare, amico e nemico, stare sottovento ma anche controvento, in modo da tenere la vela sempre gonfia (ricordate, nel suo piccolo, il bipartitista “ma anche-Veltroni”, ideale come successore di Napolitano?). In Italia l’operazione, volgarmente inciucio, è riuscita alla perfezione e quasi in tutta Europa. In Iraq manovrano, con perizia acrobatica sul filo che li congiunge tutti a Washington e Tel Aviv, i terminator del Califfato e coloro che gli si oppongono (non tutti, i siriani fanno eccezione). Si premurano di armare Baghdad e i curdi e di bombardare l’ISIS (che se ne fa un baffo e semmai subisce l’offensiva delle milizie scite), mentre, come documentano diplomatici, giornalisti e testimoni oculari, paracadutano armi e dollari ai tagliateste di Al Baghdadi.
Lo Stato Islamico viene dalla catena di montaggio Cia-Mossad, come Al Qaida, i “ribelli” libici, Al Nusra e Fronte Islamico, i terroristi ceceni. Serve, in Siria, a fare ciò che il popolo siriano ha impedito per quattro anni e, in Iraq, a eliminare dalla scena l’Iran e perfezionare finalmente la frantumazione del paese in tre parti, imbelli, ma petroliferi. Ora, non parrebbe bello che un pezzo di Iraq e tutta la Siria si presentassero a un’opinione pubblica occidentale, cui si fa credere di credere nella democrazia, sotto le spoglie dei decapitatori, stupratori, invasati masskiller. Non si possono moltiplicare le Arabie Saudite, per come sconcertano alcune anime belle. Dalle carneficine attuali tocca far emergere un’entità accettabile, con cui poter trattare da pari a pari democratici, in sostanza da padrone a schiavo nero.
Ed ecco che a Mosul spunta l’emissario John Cantile, “giornalista” inglese “sequestrato” dai jihadisti. E chi lo considera affetto dalla sindrome di Stoccolma e chi lo definisce tremante, col coltello dei rapitori alla gola. In entrambi i casi, non padrone di sé. Invece, come era evidente da ogni immagine e parola del disinvolto, professionale e ilare John, se recita era, il copione l’avevano scritto molto a ovest dell’Iraq e l’interpretazione era spontanea e convinta. Di che si tratta? Dell’inizio dell’operazione “moderati”. Quell’arto staccato dal vecchio Iraq di Saddam e dei sumeri diventerà un membro della famiglia umana civile, intesa come marca imperiale. Saranno gli stessi di prima (salvo qualche tignoso che non ha capito), ma vestiranno Prada e verranno fatti passare per altri. E John, con il suo raccontino di perfezione hollywoodiana, sulla civile e serena vita a Mosul, ha aperto la via. Vogliamo calcolare quanto di gradevole e simpatico di quel “reportage” si è sedimentato nella gente sui fugaci ricordi delle teste mozzate? Non era bastato un Adenauer al posto del Fuehrer per far passare il popolo tedesco da obbrobrio nazista a carissimo partner, mentre nella giostra si era perso di vista che l’uno e l’altro si erano allattati alle poppe di Wall Street e delle corporation?
Io NON sto con le due rapite in Siria
In questo contesto assume rilievo il fiancheggiamento operato da chi millanta opposizione e non è che il fianco sinistro (nel senso sia di manca che di infausto) dell’armata internazionale di destra. Insisto a leggere il “manifesto”, insieme alle testate ufficiali del potere e al “Fatto Quotidiano” (foglio stupefacentemente sia strepitoso fustigatore delle nequizie dell’élite domestica, sia aedo della criminalità geopolitica imperiale che tale élite esprime). La lettura del “manifesto” rivela le convergenze parallele con la controrivoluzione, di giornalisti “comunisti” degli esteri come Sgrena, Giordana, Battiston, Acconcia, Caldiron, o titolari di rubriche come quell’ Ercole che spara nel cervello dei giovani i più splatter videogiochi Usa (lezioni di strage, nient’altro) perché “ben fatti”, o come la corrispondente da New York che esalta le fetecchie filmiche della Bigelow), serve a capire su quali piani, anche inusitati, si sviluppa la strategia degli specchi deformanti. E’ per questo che lo leggo e anche perchè aria pura la danno, tuttavia, interventi come quelli di Dinucci, Colotti, Giorgio, Poggi (equilibrato successore del mangiarussi Dakli) e, in mancanza di altri “outlet”, di alcuni collaboratori esterni.
Prendiamo qualche recente paginone del “quotidiano comunista” (ora, al termine di mille sbandate, tsiprasiano), encomiabili contributi alle più tossiche vulgate delle centrali di propaganda imperialiste. Insieme ai redditizi paginoni pubblicitari, con inserti a 4 pagine fatti sembrare redazionali, di organizzazioni proletarie come Eni, Enel, Telecom, assicureranno ai 2000 gonzi o masochisti (compreso me) la continuità del quotidiano comunista. Il 2 gennaio si esibiva su due pagine un coro gregoriano nella messa cantata nella cattedrale Usa della civiltà. Si parte con tre quarti di pagina scritti dalle prefiche del dramma planetario di Greta e Vanessa, le due giovinette partite alla guerra contro gli infedeli e che si sono ritrovate carcerate dai loro eroi. Anche qui, magistrale l’impiego USraeliano dei due assi, uno in mano e l’altro nella manica: contractors islamisti “giovani rivoluzionari” a cui fornire sostegno d’ogni tipo, evolutisi in crudeli e famelici rapitori di innocenti fanciulle.
 Greta e Vanessa con la bandiera dei terroristi
Anche se la Sgrena, sotto il titolo incredibile di “Sono due di noi” (saranno di voi, maremma maiala, non di noi!), con richiamone in prima pagina, cerca di attenuare il palese artificio scoprendo uno straordinario “Fronte Al Nusra” (i sequestratori) che, fattosi bello per tre anni sotto la sigla Al Qaida con ogni sorta di nefandezza sadica e socio in affari e mire dell’ISIS, ora ci viene ripresentato come “mica tanto male”, “niente a che fare con i jihadisti”, “molto meno sanguinario dell’ISIL” Giuliana Sgrena ritiene sconcio e impossibile “lesinare la nostra solidarietà” a queste “due di noi, certo più giovani, forse inesperte, probabilmente un po’ ingenue, ma mosse da un sentimento umanitario….” E guarda che te lo dice una che di sequestri se n’intende, specie se si deve sacrificare un onesto servitore dello Stato.
 Haisam e cooperanti, portatori di “sentimento umanitario”
Tracima nel surreale un articolo che analizza le varie specificità dei rapimenti, i loro dove e i loro come, i loro esecutori, i loro obiettivi. Soldi o non soldi. Questi, comunque, a milionate, col riscatto per le “inesperte” e “ingenue” ragazze recatesi tra i peggiori sicari dell’imperialismo, stragisti di una nazione, ma “mosse da un sentimento umanitario”, li pagheremo dalle nostre tasche. Mandate a infiltrarsi ad Aleppo da una congerie di chiassosi propagandisti, anche siriani, del genocidio, ovviamente nella totale disattenzione dei nostri e altrui servizi segreti, vengono rapite il 1. Agosto del 2014 dai loro stessi “giovani rivoluzionari”. Alla solidarietà con i combattenti anti-Assad, necessaria e sollecitata nelle fasi precedenti la comparsa dell’ISIL, essendo Satana Assad, e di cui abbiamo splendidi esempi nella stampa e tv italiane, si sovrappone, nella contingenza attuale, la commozione-indignazione per la sconvolgente sorte delle nostre sorelle, diventate vittime degli islamisti. Assad è retrocesso a Mefistofele, serviva  un altro Lucifero.
 Lo sponsor delle rapite, Haisam, giustiziere di prigionieri siriani.
Naturalmente manca un solo accenno a personaggi PD e Acli che hanno circonfuso di sostegno e affetto l’impresa delle due umanitarie anti-Assad (vedi immagini), ai fiancheggiatori del gruppo “Horryaty”, oppure a quel Qalid Hayani (anche Qalid bin Ahmad Siraj Ali), capo del gruppo Liwa Shuhada Badr, fotografato insieme a Greta e Simona, che, dalle parti di Aleppo, tortura, ammazza e saccheggia e che viene esaltato nei cartelli levati dalle ragazze. Ci auguriamo tutti che le due “inesperte cooperanti” escano sane e salve dalla vicenda, a costo del riscatto. Ci dispiace però che per una porcata del genere dobbiamo pagare noi. Il detto “chi è causa del suo mal pianga se stesso, vale di più per quel Khaled Mashaal, capo di Hamas e rinnegato palestinese che, tradendo la Siria, si spostò da Damasco a Doha e che, vista la mala partita degli aggressori della Siria e la riconciliazione tra l’emiro e i generali egiziani che avevano liquidato i suoi fratelli musulmani, ora cerca di cinguettare con il già demonizzato Iran. L’emiro lo’ha preceduto cacciandolo dal Qatar. Che nessuno si fidi, di neanche uno dei dirigenti palestinesi.
Io sto con l’Eritrea e anche con l’Afghanistan
Accanto alle geremiadi per le due signorine ci sono poi altri contributi alla narrazione imperiale. Traendo le informazioni dal sito “Awate.com”, con link a organi supra partes come il Washington Post, il New York Times, la BBC, l’affidabile Amnesty International, si inseriscono le proprie palle incatenate al cannoneggiamento dell’Eritrea, altro paese-canaglia, altro paese irriducibile all’obbedienza,  demonizzato e sanzionato dai signori della guerra occidentali come orrida dittatura dell’ex-liberatore Afeworki. Sono stato parecchie volte nell’Eritrea in lotta, e anche dopo, e non m’è parso che quei cittadini fossero più infelici di quelli residenti nei paesi amici degli Usa. Più poveri, sì, e con un governo impegnato a sopravvivere senza mezzi e senza risorse, preda di siccità e carestie, sotto sanzioni, ripetutamente invaso dal capofila etiopico dei guardiani degli interessi Usa in Africa, sobillato da sabotatori e quindi costretto a una rigorosa sorveglianza contro nemici esterni e interni. L’accusa principale degli espatriati è che il servizio militare dura fino ai 50 anni. Ma  sono, esattamente come in Israele, tre anni di servizio e la possibilità poi di essere richiamati fino a quell’età. Solo che in Israele si fantastica di assedio, mentre l’Eritrea lo subisce. E volete che chi arriva da quel paese impoverito, per essere accolto come rifugiato politico nell’Occidente che dell’Eritrea persegue la morte, dichiari che tutto va bene nel suo paese?
Completano il servizio all’interpretazione del mondo in chiave di Nuovo Ordine Mondiale, due paginoni dei noti Giordana e Battiston, orientalisti del “manifesto”. Qui, nuotando tra le acque limacciose di intervistati tutti di quella “società civile” foraggiata dalle più equivoche Ong occidentali, adorata dagli umanitaristi consapevoli o non, che si affanna nell’occidentalizzazione del paese, vede poco male l’occupazione (lamentata dai due per conclusa, mentre durerà all’infinito, con dieci basi e migliaia di “istruttori” e Forze Speciali, alias squadroni della morte) e vede ogni male nella resistenza nazionale taliban. La quale qui diventa la fucina, insieme al Pakistan, di tutti gli orrori jihadisti sparsi nel mondo, dal Bin Laden in Bosnia all’Al Baghdadi in Siria e Iraq (occhiello: “Dal fronte afghano-pakistano al mondo intero”). Alla faccia delle ripetute condanne pronunciate dal Mullah Omar della marmaglia ISIS e dei terroristi pachistani (destabilizzatori Cia). Per cui  l’unica speranza risiederebbe ora nel nuovo presidente Ashraf Ghani, uomo degli americani più di un Pinochet qualsiasi, successore di quel Karzai che aveva iniziato a innervosire, mica tanto per aver costruito con il padrone Usa un narcostato, ora dagli Usa a lui affidato, analogo a quello di altre colonie, Messico, Colombia, Kosovo, ma per aver criticato i massacri di feste nuziali con i droni e respinto l’imprescindibile pretesa di impunità per la soldataglia occupante. Non per nulla, nella competizione elettorale, tutto il tifo dei nostri due orientalisti era andato a Ghani.
Adelante, companeros Dinucci e altri resistenti. Parafrasando Brecht, prima hanno colpito come terroristi i cubani, poi gli arabi, poi tutti i musulmani, poi i latinoamericani, poi i No Tav. No Muos, No tutto il resto. Alla fine sono venuti a prendere noi e non c’era più nessuno a difenderci.
Pubblicato da alle ore 18:47
Je ne suis pas Charlie!ultima modifica: 2015-01-09T00:30:53+01:00da davi-luciano
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