“Tav Torino Lione: Grande opera troppo cara e crollano il passeggeri: i francesi si incazzano ma l’Italia continua a sperperare”

‪#‎NONSOLOCASELLI.

IL Fatto Quotidiano, pagina 13 del cartaceo di oggi (su segnalazione di Sergio Bar del Presidio di Borgone e del Comitato No Tav di Avigliana) e la prima pagina col richiamo sensazionalista (ma utile) SOPRA LA TESTATA!
In paesi normali, in una Unione Federale normale basterebbe e avanzerebbe per chiudere qualsiasi discussione…Ma noi sappiamo perché non lo fanno

10645225_4883035130544_45843400326627502_n

10929204_4883023450252_1294293537803083703_n

Sabotaggio. “Riportiamo il discorso sui binari”.

bolognaRiceviamo e diffondiamo.

Riportiamo il discorso sui binari
I fatti avvenuti il 21 dicembre a Firenze e il 23 a Bologna hanno avuto un grande risalto mediatico a livello nazionale e in tanti hanno sentito l’esigenza di prendere parola, lanciandosi in più o meno fantasiosi voli pindarici, per cercare di analizzare e spiegare gli eventi. Dal momento che da più parti -sbirri, media e non solo- siamo stati chiamati in causa (vedi perquisizioni, dichiarazioni, allusioni…) ci sentiamo di dire la nostra per provare, con un po’ di lucidità, a ri-centrare il discorso e a riportarlo sui binari.
Partiamo dai fatti: tutti abbiamo letto di cavi del sistema di gestione e controllo del traffico ferroviario incendiati nei pozzetti accanto ai binari e, nel caso di Bologna, di scritte no tav in vernice verde (diverse dalle tag “tau” ) su un muro lungo i binari.
La conseguenza: treni AV con enormi ritardi o soppressi e anche treni di altre categorie (anche perché le Ferrovie, pur di ridurre i ritardi delle frecce, posticipavano la partenza dei regionali sfruttandone le linee).
Tempistiche: qualcuno può vedere la vicinanza dei fatti con il giorno di Natale, e dispiacersene per i passeggeri che hanno subito disagi; questo, del resto, avviene anche per gli sfortunati automobilisti che incappano nei blocchi autostradali, altra pratica spesso usata in valle e a fianco della valle (ci ricordiamo quanto avvenuto in tutta Italia dopo l’indotta caduta di Luca Abbà dal traliccio da parte degli sbirri?). Qualcun altro, invece, può rintracciare la vicinanza dei fatti con la sentenza di primo grado che ha portato alla condanna di 3 anni e 6 mesi Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, seppur contestualmente alla loro assoluzione dal reato di terrorismo. Lo stesso reato, pochi giorni prima, era stato contestato anche a Francesco, Graziano e Lucio in carcere per gli stessi fatti, con conseguente inasprimento delle misure detentive.
Al di là dei commenti di politicanti vari che hanno subito soffiato sul fuoco per alimentare letture farcite di terrore, e delle tesi complottiste che si sono fatte lentamente strada anche tra i nemici del tav, ci piacerebbe riprendere quanto oggettivamente accaduto per tornare a ragionare sulla pratica del sabotaggio. Ai tempi delle prime azioni di sabotaggio in Val Susa alla fine degli anni ’90, diverse voci erano distanti dal sentire questa pratica come “compagna di lotta”. Nel tempo, forse e soprattutto in seguito all’attacco al cantiere del 13 maggio 2013 e ai conseguenti arresti, molti hanno iniziato a considerarla come tale.
Nella lotta contro il treno veloce si intrecciano pratiche diverse e in questo sta la sua grande forza. Dai picchetti davanti alle aziende ai blocchi stradali, dalle marce popolari alle passeggiate notturne, dalle assemblee popolari alle discussioni serali ai campeggi, dall’apertura dei caselli autostradali all’imbrattamento delle sedi dei partiti del tav, dalle azioni di attacco al cantiere agli attacchi incendiari e non diffusi in tutta la penisola contro le aziende del tav, dal blocco dei treni AV nelle stazioni di mezza Italia -e non solo- al blocco delle linee ferroviarie attraverso azioni di sabotaggio di vario genere. Esatto, anche il sabotaggio fra queste pratiche, fra i metodi che un movimento coeso ma plurimo ha fatto proprie. Allora perché volersi girare dall’altra parte e chiamare le cose con un altro nome ora? Terrorismo? Servizi segreti? Vandalismo? Neofascisti? Furti di rame?
Il sabotaggio è stata una pratica di base nella storia dei movimenti di lotta e rivoluzionari. Di volta in volta è servito ad inceppare dei meccanismi, fossero essi di sfruttamento, di produzione, di reclusione, nocività ecc. Qui ed ora ne stiamo parlando nei termini di una pratica che mira a danneggiare ciò che fa parte del sistema di funzionamento di una macchina economica e politica che in questo caso è rinchiusa nelle vesti di un treno che si vuol far passare per quella montagna. Un treno che prima di arrivare in Val Susa ha attraversato mezza penisola, distrutto interi territori (pensiamo agli effetti ambientali oltreché economici che i cantieri del TAV hanno avuto -e si apprestano ad avere- al Terzo Valico, nel bresciano, in Trentino, nel Mugello, oltreché dove sono state realizzate le grandi nuove stazioni) e fruttato fior di quattrini ai soliti noti.
Tanti e tante provenienti da ogni dove in questi anni hanno partecipato a giornate di lotta contro il tav in valle (ricordiamo ad esempio il 27 giugno e il 3 luglio), così come ne hanno organizzate a casa propria in seguito ad appelli arrivati dalla Valle, ma anche per propria spontanea volontà. Tanti e diversi sono stati i contributi che, in ogni dove, si sono fatti sentire a fianco dei valsusini in lotta e di chi, per quella lotta, stava e sta pagando con la privazione della propria libertà. Dal famoso “portiamo la Valle in città”, lo slancio partito con la pratica dei blocchi ha contagiato i solidali di ogni dove che hanno dato così un senso concreto a quelle parole, uscendo dagli slogan ed entrando in autostrada. Dopo gli arresti per il sabotaggio al cantiere di Chiomonte nel maggio 2013 il ragionamento si è ampliato, e come qualcuno ricordava in un bell’opuscolo appositamente redatto, “siccome le parole, quando scaturiscono da un’esperienza reale, fatta da individui reali e non già da sembianti, hanno un senso, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno dello stesso anno ci fu una serie significativa di sabotaggi ai danni delle strutture e delle aziende collegate con l’impresa del Tav”.
Crediamo che ciò che è accaduto parli in modo chiaro e trovi una sua precisa collocazione nel tempo, nello spazio e nelle pratiche di un movimento che lotta contro il tav e che ha sostenuto per oltre un anno i compagni accusati di terrorismo per un atto di sabotaggio contro il cantiere.
A ciascuno le proprie analisi, senza ammettere delazioni e infamie.
E chiamiamo le cose con il proprio nome.

anarchici e anarchiche bolognesi

No Tav. Carbone a magistrati e politici

Una befana piena di carbone per gli ultras del Tav e per chi ha sostenuto con pervicacia l’assurda accusa di terrorismo, finalmente caduta, per gli attivisti inquisiti.

di Massimo Bonato

“La befana vien di notte” e fa trovare la mattina un sacco di carbone sotto casa dell’ex procuratore Caselli. Ma la vera zingarata si è avuta nel pomeriggio, quando una cinquantina tra befane e befani No Tav si sono ritrovati in piazza Castello, cuore di Torino. Vi han protato vin brûlé e bugie per i passanti, han gareggiato con il “lancio del carbone”, volantinato, e indossato le maschere dei paladini dell’opera. Con in volto le facce dei Pm Padalino Rinaudo che seguono le inchieste sul movimento No Tav – tra le più note quella del maxiprocesso ai 53 imputati e ai 7 per terrorismo –, ma anche di Giancarlo Caselli, del ministro dei Trasporti e Infrastrutture Maurizio Lupi, del presidente della Regione Piemonte ed ex sindaco Sergio Chiamparino. “Chi è stato più cattivo tra gli ultras del Tav riceverà più carbone” informa il megafono. Ha vinto Lupi.

Ha vinto soprattutto il consenso che banchetto e volantinaggio hanno trovato riscontro tra i passanti, toccati come tutti dai numerosi tagli all’istruzione, alla sanità, alla cultura, ai trasporti, che i mega progetti come appunto il Tav fanno apparire anche più grevi.

La polizia ha impedito ai No Tav di recapitare il carbone anche a Chiamparino. Basta il pensiero.

Fotografie: chiazza@autistici.org

M.B. 06.01.15

Un nuovo anno a testa alta contro il Terzo Valico

07 gennaio 2015

Come da consuetudine ripercorriamo attraverso gli articoli, le foto e i video del nostro sito un nuovo anno di resistenza alla costruzione del Terzo Valico. Un anno al tempo stesso esaltante e difficile, fatto come sempre di marce popolari, fiaccolate, ricorsi, esposti, assemblee, iniziative di disturbo ai cantieri, blocchi degli espropri e per la prima volta anche di manganellate e gas lacrimogeni. Un anno straordinario reso possibile ancora una volta dalle tante donne e dai tanti uomini che difendono con amore, coraggio e dignità la propria terra dalla distruzione. Dove eravamo rimasti? Allacciate le cinture, si parte!

Gennaio 2014

L’anno si apre con tanto di benedizione spirituale del Terzo Valico ad opera del cardinal Bagnasco e con le attenzioni della polizia postale rivolte al nostro sito, nulla di nuovo sotto al cielo. Mentre cadono le recinzioni del cantiere di Voltaggio prosegue su più fronti la lotta contro le cave che dovranno ospitare lo smarino di risulta degli scavi.

Il 13 gennaio arrivano i dati di movimentazione dei container all’interno del porto di Genova e il movimento indice una conferenza stampa a Novi Ligure per presentare la giornata di lotta del 18 gennaio a Voltaggio. Arriva la notizia che tre No Tav valsusini sono stati condannati a pagare a Ltf oltre 200.000 Euro di danni per il blocco di una trivella. Parte la gara di solidarietà anche in Basso Piemonte e in Liguria, alcune migliaia di euro verranno raccolti e mandati in Valsusa.

Sabato 18 gennaio circa duecento No Tav raggiungono all’alba il cantiere di Voltaggio e bloccano i lavori per tutta la giornata. Il 22 gennaio un’inchiesta realizzata dal nostro sito e dal comitato di Tortona scoperchia i legami fra la nuova linea ferroviaria e la ‘ndrangheta, pochi giorni dopo viene denunciata la presenza di una ditta già attenzionata dalla magistratura per rapporti con la camorra.

Cociv apre il fronte di Pozzolo Formigaro e un nuovo #NoTavLeaks svela un carteggio privato fra Mallarino e i Sindaci del Basso Piemonte.

In Valverde viene votata la costituzione di un osservatorio “partecipato”, non mancano le contestazioni dei cittadini. Arrivano quattro pessime notizie dal fronte giudiziario e una nuova intimidazione colpisce i comitati di base della Valle Bormida. Ancora una volta si abbattono i tagli sul trasporto pubblico regionale. Il 31 gennaio il Sindaco di Novi Robbiano mette a disposizione del Cociv la sala consigliare per provare a convincere gli espropriati, ovviamente partecipano anche i No Tav.

Febbraio 2014

Il Comune di Tortona continua con il sostegno alla “grande opera” e proseguono i tagli al trasporto pubblico regionale. Mentre torna alla carica il Comune di Tortona che vorrebbe impedire (invano) ai No Tav di fare volantinaggio il nostro sito dimostra di dare parecchio fastidio. Si ripete come l’anno prima la notte degli striscioni nelle valli liguri e a Carrosio va in scena la pagliacciata della (mancata) presentazione del protocollo amianto.

Il 10 febbraio viene contestata a Novi l’inaugurazione della nuova strada 35 Ter e arrivano nuovi dati dal porto di Genova che testimoniano l’inutilità del Terzo Valico. Cociv ha già 14 mesi di ritardo sul cronoprogramma grazie alla resistenza del movimento. Vengono denunciati nuovi intrecci con il malaffare di alcune ditte impegnate nei cantieri e prosegue la devastazione in Valpolcevera.

Il 22 febbraio nella giornata di lotta in solidarietà con il Movimento No Tav della Valsusa circa 400 No Tav abbattono diversi chilometri di recinzione del cantiere della Romanellotta a Pozzolo. Pochi giorni dopo il comitato di Arquata denuncia la presenza della Lauro nel cantiere di Radimero. Vengono denunciati strani movimenti alla Castagnola e i comitati della Valle Bormida sconfiggono la Riccoboni.

Marzo 2014

Arriva una nuova bordata di Mauro Moretti contro il Terzo Valico e il 3 marzo le reti del cantiere del Cociv in Valverde vengono divelte e usate per comporre la scritta No Tav. Viene annunciata la marcia popolare del 5 aprile ad Arquata con arrivo al cantiere di Radimero e pochi giorni dopo il nostro sito svela per primo il ritrovamento di reperti archeologici all’interno dell’area.

Venerdì 7 marzo partecipata assemblea popolare a Serravalle e pochi giorni dopo cadono nuovamente le reti del Cociv al Maglietto in Valverde.

L’11 marzo viene eseguto l’esproprio di un terreno a Trasta con grande dispiegamento di forze dell’ordine. Si svolge una conferenza stampa del movimento per annunciare che 36 attivisti sono stati denunciati per il blocco degli espropri nella giornata del 10 luglio 2013.

Viene confermata la presenza di reperti archeologici all’interno del cantiere di Radimero e il comitato di Arquata chiede la trasformazione dell’area in parco archeologico. Tino, storico attivista No Tav di Pozzolo, viene minacciato di morte da un operaio al lavoro per il Cociv.

Unapprofondita inchiesta dimostra che il Terzo Valico non viene richiesto dall’Unione Europea e i No Tav liguri partecipano alla commemorazione dell’eccidio di Rocca dei Corvi.

Fioccano le condanne per gli uomini del Cociv e come da tradizione il 24 marzo i No Tav salutano il passaggio della Milano – Sanremo. In una conferenza stampa il comitato di Tortona annuncia di aver raccolto 1.700 firme contro cave e Terzo Valico. Il 26 marzo inizia la cantierizzazione alla Pieve e con un blitz i No Tav danno il benvenuto a Novi al Cociv, il giorno dopo i No Tav di Serravalle sorprendono una ruspa dove non dovrebbe essere. Si svolge una partecipata assemblea popolare a Tortona e cadono le reti del Cociv a Trasta.

Il 31 marzo si svolge a Novi la conferenza stampa del movimento in cui si annunciano gli obiettivi della marcia popolare che si svolgerà ad Arquata il sabato successivo.

Aprile 2014

Il 1 aprile Toni Servillo annuncia la sua partecipazione alla marcia popolare, ma è un pesce d’aprile organizzato dal nostro sito. Ancora ditte da brividi e a Isoverde vengono raccolte 350 firme contro il bypass del Terzo Valico.

E’ il 5 aprile e va in scena una giornata memorabile. Migliaia di persone attraversano in corteo il paese di Arquata, arrivano al cantiere di Radimero, abbattono le recinzioni. La polizia impedisce il passaggio, carica, spara lacrimogeni, ferisce alcuni manifestanti. I No Tav sono come sempre di parola, l’obiettivo della giornata di abbattere le recinzioni è stato raggiunto. Tutti i telegiornali nazionali dedicano ampio spazio e il movimento per la prima volta si afferma sotto i riflettori dell’intero paese. L’8 aprile un articolo e un video inedito ricostruiscono le responsabilità della polizia.

Marco Ponti e Francesca Ramella presentano uno studio indipendente sull’analisi costi-benefici dell’opera, ancora una volta il Terzo Valico ne esce a pezzi. A Gavi un operaio investe volontariamente una ragazza. Intanto continua l’attenzione intorno alla marcia popolare del 5 aprile, arriva in redazione la bella lettera di un cittadino arquatese ed esce su Fanpage un ottimo servizio sulle ragioni della protesta.

Il 13 aprile va in scena una nuova giornata di lotta a Pozzolo. Cadono alcune centinaia di metri di reti ma i No Tav sorprendono tutti abbattendo tutte le recinzioni del cantiere della Libarna. Pochi giorni dopo cadono nuovamente le recinzioni del Maglietto in Valverde. Prosegue il mistero sul ritrovamento dei resti archeologici nel cantiere di Radimero e i No Tav festeggiano il 25 aprile abbattendo ancora recinzioni a Pozzolo e ad Arquata.

Il mese si conclude con due giorni di festa organizzati ad Arquata e con la più brutta di tutte le notizie possibili: la morte di Sandro Bolgiani, fondatore del comitato No Tav di Serravalle e sempre in prima linea in tutte le iniziative del movimento.

Maggio 2014

Il 3 maggio si svolge una manifestazione in Valverde in risposta all’abbattimento del borgo della Ferriera. La magistratura decide di picchiare duro e Claudio, storico No Tav arquatese,viene colpito dalla misura cautelare del divieto di dimora e transito nei comuni piemontesi interessati dai cantieri del Terzo Valico. Grande la solidarietà che gli viene espressa da più parti.

Viene pubblicata e diffusa in migliaia di copie un’inchiesta che raccoglie tutto il lavoro di monitoraggio sulle ditte impegnate nei cantieri (qui la versione cartacea) e sabato 10 maggio oltre 150 No Tav – Terzo Valico partecipano alla manifestazione del Movimento No Tav a Torino.

Il comitato No Tav di Arquata inizia una raccolta firme per chiedere che sia riconsegnata la piena libertà a Claudio e dalle carte sullo scandalo Expo emergono intercettazioni sul commissario straordinario per la realizzazione del Terzo Valico Walter Lupi: “l’impiegato di Gigi”.

Arrivano 25 avvisi di garanzia per la giornata di lotta del 22 febbraio e viene diffuso un nuovo#NoTavLeaks. Viene denunciato che gli appalti del Terzo Valico a Novi vengono dati a ditte molto vicine al Pd. Chi l’avrebbe mai detto? Intanto a Novi partecipatissima assemblea pubblica sulle infiltrazioni della criminalità organizzata all’interno dei cantieri. Antonello Brunetti interviene sulla denuncia che ha subito dal Cociv per diffamazione e sui problemi giudiziari di Giovanni Berneschi.

La lotta continua e Cociv continua ad accumulare ritardo sul cronoprogramma. Vengono denunciati sversamenti dal cantiere di via Tecci, viene pubblicato un nuovo video con la cronistoria della lotta al Terzo Valico e si svolge una serata di lotta a Pozzolo Formigaro.

Giugno 2014

Si conclude la raccolta firme per chiedere il ritorno di Claudio ad Arquata, sono 1011 i suoi concittadini a sostegno della petizione. Viene segnalata schiuma nel Lemme proveniente dal cantiere di Voltaggio e il Tar della Liguria accorcia la durata dei fogli di via ai dieci attivisti piemontesi. Anche l’università di Alessandria si mette al servizio della grande opera e 16 attivisti liguri ricevono dal Questore di Alessandria fogli di via della durata di tre anni da tutti i Comuni piemontesi interessati dal Terzo Valico: la prima vendetta per la marcia popolare del 5 aprile di Arquata.

Tramonta l’ipotesi di veder Radimero trasformata in parco archeologico e arriva un nuovo duro attacco al movimento per la marcia di Arquata (alla fine saranno 50 i denunciati con accuse di resistenza, lesioni, interruzione di pubblico servizio, istigazione a delinquere, danneggiamento). La risposta non si fa attendere e cadono le recinzioni dei cantieri di Novi e Pozzolo mentre tutte le attenzioni della questura erano concentrate intorno al cantiere di Arquata. Sabato 21 giugno nuova presenza massiccia di forze dell’ordine per proteggere il cantiere di Arquata da una serata di convivialità e di lotta.

Mercoledì 25 giugno i No Tav salutano il passaggio del Giro dell’Appennino e Cociv sbaglia persino i cartelli ad Arquata. Dopo il nostro articolo verranno rimossi. Venerdì 27 giugno viene bloccato il cantiere di Voltaggio a causa di un’interdittiva antimafia del Prefetto di Torino.

Luglio 2014

Il movimento presenta un esposto alla Corte dei Conti e il giorno dopo il nostro sito denuncia l’arrivo nei cantieri di nuovi amici della ‘ndrangheta. Il Gruppo Valverde NoTav annuncia due giorni di festa e di lotta contro l’apertura del cantiere di Cravasco. Cadono per l’ennesima volta le reti del Cociv alla Pieve di Novi.

Il 4 luglio oltre duecento persone si ritrovano ad Arquata per l’assemblea popolare del movimento che annuncia due giornate di blocco degli espropri il 9 e 10 luglio. Domenica 6 luglio si svolge una bella pedalata No Tav a Tortona.

Cadono ancora le recinzioni del Cociv ad Arquata e si apre all’alba di mercoledì 9 luglio una nuova pagina della resistenza agli espropri. Cociv farà qualche timido tentativo e anche il giorno seguente nessun esproprio verrà eseguito.

Arrivano a lavorare nei cantieri altre due ditte sotto inchiesta e martedì 15 luglio vengono nuovamente respinti gli espropri alla Crenna. La Lauro può rientrare a lavorare a Voltaggio, Antonello riceve un avviso di garanzia con l’accusa di diffamazione ai danni del Cociv e prosegue il monitoraggio dei cantieri in Valverde.

Il movimento annuncia una nuova giornata di resistenza agli espropri per il 30 luglio e vengono recapitati quattro avvisi orali ad attivisti No Tav. Sono molti i militanti dei comitati che partecipano alle giornate di commemorazione del G8 di Genova e avviene un brutto incidente nel cantiere di Trasta.

Il 30 luglio la giornata inizia all’alba e dal primo momento si capisce che questa volta il cociv e le forze dell’ordine sono intenzionati a calcare la mano. Viene chiusa la strada provinciale fra Serravalle ed Arquata, scendono dalle camionette centinaia di agenti in assetto antisommossa per garantire l’esecuzione degli espropri. Iniziano i fronteggiamenti e nel bosco di Moriassi la polizia carica, spara decine di lacrimogeni al gas CS, ferisce alcune persone. Tutto questo per permettere all’incaricato del Cociv di fotografare da distante i terreni da espropriare. Tutti i telegiornali nazionali e i quotidiani danno grande risalto alla giornata di resistenza.

Il giorno dopo il movimento indice una conferenza stampa a Novi Ligure e annuncia una fiaccolta ad Arquata per il 3 agosto in solidarietà a chi ha resistito alle cariche della polizia.

Agosto 2014

Il PD prende parola sulla giornata del 30 luglio e come sempre si schiera dalla parte sbagliata. Ferma la risposta di Antonello Brunetti. Muore il Comandante Toscano della Brigata Oreste della divisione partigiana Pinan Cichero. Il 2 agosto si svolge una bella serata di lotta a Isoverde che ottiene lo stop del cantiere di Cravasco e il 3 agosto Arquata è inavasa di fiaccole: le manganellate e i lacrimogeni non spaventano i No Tav – Terzo Valico.

Nuovo articolo del sito che svela chi stia vendendo ghiaia al Cociv e un video inedito dimostra bene come siano stati eseguiti (illegalmente) gli espropri il 30 luglio. “Vice” firma un buon articolo sul movimento e il 10 settembre viene fissato l’esproprio del Presidio No Tav – Terzo valico di Radimero ad Arquata, un terreno fondamentale per l’opera in cui da progetto dovrà essere calata “la talpa” per lo scavo del tunnel di valico.

Scene comiche alla festa del PD di Pozzolo e viene emanato il decreto per l’esproprio del terreno comprato collettivamente da 101 No Tav – Terzo Valico a Pozzolo. Un No Tav che stava documentando gli allagamenti in via Tecci viene pesantemente minacciato dagli operai del Cociv e il nostro sito pubblica un’inchiesta che dimostra come l’amministrazione di Arquata faccia costruire alla Preve Costruzioni, già impegnata nei lavori del Terzo Valico, il nuovo ponte di Vocemola. Il mese si conclude con l’ennesima denuncia di diffamazione per il nostro sito e la riuscitissima festa No Tav di Novi nella cornice del Parco Aurora.

Settembre 2014

Il 1 settembre dura contestazione dei No Tav liguri alla festa del PD di Genova e il giorno dopo conferenza stampa del movimento sulla giornata di resistenza agli espropri del 10 settembre. Si svolgono due giorni di iniziative in Valverde col blocco del cantiere di Cravasco.

Dalla notte del 9 settembre arrivano al Presidio No Tav di Radimero centinaia di persone per non permettere l’esecuzione dell’esproprio. Gli alti numeri e la grande determinazione sconsigliano la questura dal ripetere una giornata come quella del 30 luglio: l’esproprio del presidio di Arquata viene bloccato. Sabato 13 settembre festa No Tav a Pontedecimo e martedì 16 vengono bloccati i lavori del Cociv su due terreni a Libarna.

Rfi si porta avanti nell’esecuzione dell’esproprio del terreno dei 101 a Pozzolo, a Borgo Fornari esplode la protesta solitaria di un abitante e il 30 settembre vengono ancora divelte recinzioni del Cociv a Libarna e alla Crenna.

Ottobre 2014

Cociv annuncia di voler eseguire espropri a Novi l’8 ottobre, il movimento prepara la resistenza. Il 16 ottobre è fissato ad Alessandria l’inizio del processo a Claudio per l’iniziativa al cantiere della Pieve di Novi per cui è sottoposto a misura cautelare, il movimento indice un presidio. Il 5 ottobre si apre un nuovo fronte della lotta al Tav in Italia con migliaia di persone che marciano a San Martino della Battaglia contro il progetto del Tav Brescia – Verona. Il movimento No Tav – Terzo Valico partecipa riempiendo un pullman.

Cadono ancora le reti del Cociv a Pozzolo Formigaro e a Novi si svolge un Consiglio Comunale aperto sul Terzo Valico. L’8 ottobre vengono bloccati gli espropri alla Pieve a Novi Ligure e il giorno dopo una pesantissima alluvione colpisce Genova. Il 10 ottobre sventolano le bandiere No Tav alla manifestazione studentesca ad Alessandria e diffondiamo la foto che dimostra inequivocabilmente come sia stata una frana staccatasi da un cantiere del Terzo Valico ad aver fatto deragliare un treno Freccia Bianca sfiorando la strage.

Il 13 ottobre l’alluvione arriva anche in Basso Piemonte con ingenti danni e la cava Montemerla viene invasa da tre metri d’acqua. Il movimento rinuncia al presidio davanti al Tribunale di Alessandria per aiutare gli alluvionati mentre gli sciacalli del Cociv mandano gli espropri dopo l’alluvione.

Sabato 18 ottobre migliaia in corteo a Genova contro politiche speculative e grandi opere e il 21 ottobre i No Tav – Terzo Valico attendono gli uomini del Cociv che avrebbero voluto eseguire gli espropri con i badili in mano. L’agriturismo “La Sereta” rifiuta di fare affari col Cociv e va in scena una nuova giornata di mobilitazione a Pontedecimo.

In Valverde nuova assemblea pubblica e i genitori dei bambini si fanno promotori di un documento contro Cociv che vorrebbe entrare a parlare nelle scuole. Viene fissata una nuova data per l’esecuzione dell’esproprio del Presidio No Tav di Radimero ad Arquata.

Novembre 2014

Ancora piogge e problemi in Basso Piemonte ma per Borioli e Morando bisogna andare avanti col Terzo ValicoViene a galla il coinvolgimento della ‘ndrangheta nei lavori della 35 Ter e la Lauro va a cena con Renzi. Cociv annuncia di rinunciare all’esecuzione dell’esproprio del Presidio No Tav di Arquata ma il movimento mantiene la mobilitazione. Nuovi problemi connessi al cantiere del Terzo Valico di Trasta. Il 19 novembre viene bloccato l’esproprio ad Arquata e i lavori all’interno del cantiere di Radimero restano fermi per l’intera giornata.

Sabato 22 Novembre manifestazioni No Tav a Calcinato (Brescia) e a Torino, delegazioni di No Tav – Terzo Valico partecipano ad entrambe. Emergono con chiarezza le responsabilità del Cociv nel dissesto in Valverde, si svolge una giornata di lotta davanti al cantiere di Trasta e si muovono i primi passi dell’opposizione al Terzo Valico a Mele.

Dicembre 2014

Nel decreto “Sbocca Italia” vengono stanziati 200 milioni di Euro per il Terzo Valico e a Campomorone si svolge una nuova partecipata assemblea su dissesto e Terzo Valico. Il 7 dicembre fiaccolata in Valsusa a cui partecipa una delegazione di No Tav – Terzo Valico, la sera dopo si svolge la tradizionale cena di Natale alla Federica di Novi.

Mercoledì 10 dicembre si svolge una conferenza stampa del movimento a Genova per ribadire che i fondi del Terzo Valico dovrebbe essere dirottati a favore della prevenzione del dissesto idrogeologico e per lanciare una nuova giornata di lotta sabato in Valverde. Cade l’accusa di terrorismo per Chiara, Claudio, Niccolo’ e Mattia.

Giovedì 18 dicembre va in scena un blocco a sorpresa del cantiere di Isoverde – Cravasco e l’Espresso firma un buon pezzo sulla lotta del movimento. Il 21 dicembre il torrente Verde viene inzozzato da uno scarico proveniente dal cantiere del Terzo Valico.

Grazie anche ad un esposto del comitato No Tav arquatese Cociv entra nel mirino per la gestione delle terre da scavo e la Lauro, impegnata nel cantiere di Voltaggio, si vede dare ragione dal Tar.

Il nostro sito continua a crescere, è visitato mediamente da oltre 25.000 indirizzi ip unici al mese e vengono visionate una media di 140.000 pagine al mese. E’ possibile leggervi oltre 900 articoli e guardare un’infinità di foto, video, manifesti e volantini. Chi volesse rivedere i video (di quest’anno e degli anni passati) può farlo qui sul canale youtube. Ricordiamo che è possibile seguirci anche su facebook e su twitter.

“I popoli in rivolta scrivono la storia, No Tav fino alla vittoria!”

Leggi anche:

2013 – Un anno di resistenza al Terzo Valico

2012 – Un anno di lotta al Terzo Valico

Sacco di carbone no tav a Caselli – Indaga la DIGOS

Notav_Carbone_Befana

Sul sacco di carbone lasciata dalla befana a Caselli indaga la DIGOS. L’ANSA pubblica la notizia alle 20:35. Su Facebook  girava da ore.

Sacco di carbone no tav a Caselli – Piemonte – ANSA.it. Secondo l’ANSA il sacco di carbone sarebbe stato lasciato da “alcuni antagonisti per augurargli buona befana”.  Tuttavia, se la DIGOS deve ancora indagare, ci si domanda come sia possibile (per l’ANSA) sapere se il sacco è stato lasciato da antagonisti e, soprattutto, come si possa dedurre da questi messaggi e dal contenuto, il carbone, che l’augurio fosse quello di una “buona festa”.
Alla nostra redazione  è appena giunto il comunicato di smentita, le befane si dissociano dall’area antagonista e pur non rivendicando la paternità del gesto contribuiscono a spiegarne e condividerne le motivazioni, dando così una mano alla Digos nelle indagini: “Noi befane esistiamo da prima ancora che voi umani di sesso maschile iniziaste ad attribuirci nomi, etichette e creare le mitologie delle quali non potete fare a meno, senza mai prendervi il disturbo di tentare almeno di capirci. Noi befane voliamo nel solstizio d’inverno, per celebrare la rinascita del sole, il tempo della luce. E a chi porta buio diamo un segnale: il carbone. Non ci aspettiamo certo che ne comprenda il senso, ma quanto meno sia chiaro che pur non volendo essere una punizione solo uno stolto potrebbe considerarlo un premio. Neanche di consolazione”.

E ancora: “Caselli non ci risulta negli elenchi dei destinatari del carbone per il semplice fatto che non riveste più il ruolo di procuratore, dunque se oggi gli è permesso parlare anche troppo su questioni che non dovrebbero più riguardarlo è perché c’è chi quotidianamente e con insistenza offre all’ex procuratore lo spazio per esprimere opinioni, appunto, non richieste. Per portare carbone a tutti questi servili portatori insani di inutili messaggi saremmo costretti ad aprire nuove miniere e considerando  stato nel quale avete ridotto il pianeta non ci sembra, questa, una buona idea”.

IL VIDEO DELL’AZIONE

carb2

Una risata, prima o poi, li seppellirà.

Qui il video de “Il Fatto Quotidiano”  : “Una cinquantina di attivisti si sono ritrovati nella centralissima piazza Castello a Torino dove hanno indossato le maschere di politici e giudici favorevoli all’opera. Dopo una piccola gara “di lancio del carbone” i NoTav hanno scelto come più “cattivo dell’anno” il ministro dei Lavori Pubblici, Maurizio Lupi (Ncd). Dopo la gara i manifestanti, in buona parte legati all’area anarchica del movimento, hanno marciato verso l’abitazione di Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, la polizia ha gli impedito di arrivare a destinazione. Nella mattinata i NoTav avevano già portato, facendo scattare l’allarme tra le forze dell’ordine, un sacco di carbone sotto casa di Gian Carlo Caselli, ex procuratore capo di Torino. Lo scorso anno sono stati diversi gli episodi di minacce subite dai pm che lavorano alle inchieste contro il movimento valsusino  di Cosimo Caridi

Qui la notizia su Repubblica.it .

Simonetta Zandiri

TGMaddalena.it

No Peoplemover: “Tuteliamoci da CCC E CMC, e non solo col vocabolario”

L’intervento del Comitato dopo la notizia del cedimento del viadotto sulla SS Palermo-Agrigento, lavoro realizzato da un consorzio di imprese, che ha come capofila il colosso cooperativo edile ravennate

Secondo quanto riportato da organi di stampa la colpa del crollo del viadotto sulla SS Palermo-Agrigento appena aperta al traffico, da parte dei colossi cooperativi CMC di Ravenna e CCC di Bologna (quelli di TAV, CIVIS e PEOPLEMOVER tanto per chiarire) uniti in associazione di impresa con la catanese Tecnis non sarebbe dovuta ad un crollo ma ad una “rototraslazione” del terreno.Vi è mai capitato da piccoli di difendervi da accuse quali: “hai rotto il bicchiere” con scuse del tipo : “no, non l’ho rotto io, è caduto dalla mano!” Bene adesso siamo all’uso della semantica e del vocabolario, come ci ha ben insegnato la mala politica.
2015-01-06-15-34-45--364370092
Non è colpa del viadotto ma del terreno sotto o di fianco. Insomma siamo al destino cinico e baro, al disastro naturale, alla invasione delle cavallette… Loro, e ribadiamo LORO, perché è almeno da 30 anni che la coop non sei più tu, non ne hanno mai colpa. Hanno solo costruito su un terreno che si è mosso! Si è mosso come fa tutti i giorni quello sopra alla variante di valico che sposta lentamente il paese di Ripoli, ma in questo caso non dipende da quello che hanno fatto sotto. Insomma ci sono costruttori per cui vale la regola che se lavorano sopra è colpa di quello che c’è sotto o viceversa. Ma quando sono coinvolte le coop, cioè i nuovi padroni del PD e del governo, tutto è “più” possibile. Qui a Bologna manco si sono accorti (si fa per dire) che di fianco all’aeroporto c’è già una stazione ferroviaria al Bargellino aperta da 6 anni, una stazione al grezzo ed una bloccata sul nascere che si chiamava stazione SFM Aeroporto, e 4 (quattro) linee ferroviarie. E il 31 dicembre i soliti del CCC, attraverso la Marconi Express, si sono fatti regalare da Merola & C per il nuovo anno il via libera all’inutile e costosissimo People Mover, nonostante un procedimento giudiziario in corso, una richiesta di danno erariale dalla Corte dei Conti e un pronunciamento avverso della Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici. Noi speriamo che questa volta in Sicilia succeda quello che ha detto il ministro Lupi (che farebbe meglio che lo dicesse anche forte e chiaro all’uomo coop ministro Poletti) che sostiene che “c’è chi l’ha costruito male, chi non ha controllato (…) chi ha dato il via libera alla circolazione (…) chi ha sbagliato pagherà”. Ma intanto mettiamoci in autotutela. Fermiamo la TAV in Val di Susa ed a Bologna cancelliamo il People Mover, la monorotaia sopraelevata, e diamo finalmente corso alla giustizia penale e contabile. Creiamo percorsi trasparenti per tutte le grandi opere annunciate. E soprattutto completiamo e miglioriamo il Servizio Ferroviario Metropolitano ed avviamo la vera grande opera utile, generatrice di lavoro, a tasso zero di corruzione e capace di far ripartire il paese: la messa in sicurezza idro-geologica del territorio e laristrutturazione energetica e strutturale di edifici pubblici, abitazioni private ed aziende.

Comitato No Peoplemover

Ravenna, trema la Cmc: la Procura chiede il blocco di tutti i cantieri

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/30/ravenna/761376/

Guardia di Finanza

La richiesta dei pm di Trani nell’ambito dell’inchiesta sul porto commerciale di Molfetta: “Rischio di reiterazione del reato in altre commesse”. Il giudice si è riservato la decisione

di Enrico Bandini | 30 ottobre 2013

Una vicenda giudiziaria che lascia presagire un processo molto lungo unisce due città adriatiche. Ravenna e Molfetta, distanti 600 chilometri, sono al centro di un’indagine che intende far luce sulle responsabilità della politica e dell’imprenditoria nella realizzazione del nuovo porto commerciale della città pugliese. Nell’opera, come capofila di un consorzio di 3 imprese, vincitore dell’appalto per lavori pubblici, è coinvolta la cooperativa rossa Cmc di Ravenna (associata alla galassia Legacoop), quinta azienda nazionale nel settore delle costruzioni, impegnata tra l’altro in commesse importanti e discusse come la realizzazione della TavTorino-Lione.

A Ravenna in questi giorni tante famiglie hanno temuto il peggio. La procura di Trani ha chiesto di bloccare tutti i cantieri della Cooperativa muratori cementisti e di interdirla totalmente dall’attività imprenditoriale. Al termine di un’udienza di più di due ore il gip del tribunale di Bari si è riservato la decisione in merito, rinviando di fatto un pronunciamento che chiarirà le responsabilità del colosso ravennate dell’edilizia nell’inchiesta sul porto fantasma di Molfetta.

Tutto è iniziato nel 2010 quando Guardia di Finanza e Forestale hanno avviato accertamenti sull’appalto integrato per l’ampliamento del porto commerciale marittimo. L’attività investigativa, conclusa a inizio di ottobre 2013, ha portato a spiccare due ordinanze di custodia cautelare e a iscrivere nel registro degli indagati 60 persone, di cui 9 facenti parte della Cmc, tra i quali si distinguono in particolare i nomi del presidenteMassimo Matteucci, dell’amministratore delegato Dario Foschini e del dirigente tecnico Carlo Parmigiani. Agli arresti domiciliari è finito invece, il 7 ottobre, accanto all’ex dirigente comunale dei lavori pubblici del comune di Molfetta Vincenzo Balducci, il manager ravennate Giorgio Calderoni, procuratore speciale e direttore di cantiere, rimesso poco dopo in libertà. Per lui sono stati ipotizzati una sfilza di reati tra cui associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, crimini contro la fede pubblica, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e diversi illeciti ambientali. L’indagine ha portato anche ai sequestri dell’area destinata al nuovo porto, per un valore di 42 milioni di euro e della restante somma di finanziamento pubblico (33 milioni di euro), non ancora impiegata dal Comune barese.

Un fiume di soldi (circa 83 milioni di euro) è arrivato a Molfetta perla costruzione della diga foranea e del nuovo porto. Allora era sindaco Antonio Azzolini, che ora siede a Palazzo Madama nelle fila del Pdl, come presidente della commissione bilancio. Le opere cantierate non sono mai state realizzate, vista la presenza di ordigni della seconda guerra mondiale nel fondale marino prospiciente l’area di lavoro. Un aspetto non trascurabile è che la presenza di residuati bellici “era già nota alle parti contraenti prima della consegna dei lavori”, come spiega la Forestale in una nota.

La richiesta di interrompere le attività della Cmc, formulata dal pm del tribunale di Trani, è motivata dal rischio di reiterazione del presunto reato in altre commesse. La linea difensiva della coop, sostenuta dagli avvocati Ermanno Cicognani di Ravenna e Filippo Sgubbi di Bologna, punta invece sull’estraneità dei vertici aziendali ai fatti e sul ruolo non ritenuto apicale di Calderoni, poiché egli avrebbe avuto rapporti diretti non con la Cmc ma con la società operativa Molfetta Newport, un’azienda con sede a Ravenna, per la quale è stata chiesta la medesima misura di interdizione.

Sul fronte della difesa del lavoro il M5S ravennate ha lanciato la sua provocazione all’amministrazione cittadina: “Nessuna forza politica, nemmeno il Pd, si è chiesta che cosa potrebbe accadere ai lavoratori della Cmc se la richiesta del pm venisse accolta”. Non ha tardato a rispondere il sindaco del Pd Fabrizio Matteucci, rimarcando il ruolo strategico della coop per il tessuto economico ravennate: “La Cmc è un’azienda affidabile e solida dal punto di vista patrimoniale ed economico -ha detto. È una delle imprese del settore delle costruzioni più importanti del nostro Paese e ha commesse in ogni parte del mondo. Non è mio compito e non voglio entrare nel merito dell’inchiesta giudiziaria: sarà la magistratura a decidere, ma inibire l’attività della Cmc provocherebbe danni enormi. Metterebbe in difficoltà migliaia di famiglie e, in un momento cosi difficile, la nostra economia cittadina”.