RISPOSTA AL COMUNICATO DEL 26.12 2014 FIRMATO ANARCHICI PISTOIESI PUBBLICATO AL LINK

Tristezze anarchiche, sui sabotaggi e i lamenti che ne conseguono… « anarchicipistoiesi

Venerdì 26 dicembre alle 17 e 30 interviene a radio BlackOut, nella trasmissione che faccio da vent’anni, Tobia Imperato, imputato del processo dei 53 no tav e autore de LE SCARPE DEI SUICIDI, la storia di Sole Silvano e Baleno.
Tobia collabora costantemente con la trasmissione da quando è uscito dal carcere dove era finito con altri 25 no tav. Alla domanda  su cosa ne pensi degli ultimi avvenimenti (sabotaggi sulle linee ferroviarie) esprime alcune – blande – critiche a queste azioni.
Immediatamente, da un numero sconosciuto, arriva un messaggio infarcito di insulti personali e politici al plurale: “buffoni”, “socialdemocratici”, “fatevela con Imposimato” ecc…. Richiamo, il telefono è staccato e in seguito non risponderà. Si vede che il mittente che – usa il plurale maiestatis – era già impegnato a stilare il messaggio firmato anarchici pistoiesi (dello stesso giorno) sulle tristezze anarchiche, sabotaggi e lamenti conseguenti.
Vengo al comunicato e parto dal titolo. Come molti sanno Tobia non è avvezzo a tristezze anarchiche e tanto meno ai lamenti. Infatti nel comunicato pistoiese si fa riferimento ad un altro episodio che francamente mi ero fatto mancare e cioè ai “faisti (che) presero un bel granchio, condito dalle lamentatio su rainews 24, piangendo all’anarchismo ferito su uno dei media “di regime””. Ma questa è un’altra cosa, fatta da altri su un altro argomento, inoltre radio BlackOut, chiusa, perquisita, denunciata, multata e con un certo numero di redattori e collaboratori agli arresti, non mi pare un media di regime. Ma lo scrittore anonimo vuole accomunare Tobia e me a questo episodio e ci chiama “socialdemocratici in bandiera rossonera”…
A proposito, la mia bandiera, che sono pronto a calpestare, è nera! E’ uno straccio, un riferimento e nulla più, non un mito. Per Tobia penso sia lo stesso, non glielo ho mai chiesto.
Nella prosa ricca ma un po’ convulsa del comunicato emerge, dopo un po’, il pomo della discordia che ha scatenato tutte queste reazioni dell’anarchico pistoiese “aver fatto una cazzata colpendo i poveri pendolari” (si allude ai sabotaggi sulle linee ferroviarie prima di natale). Al ché parte un’esegesi su quanto possa “ai sabotatori interessare quel che pensa il volgo” e per essere più precisi il “popolino notavico”.
Sono frasi difficilmente accettabili da un anarchico che denotano un’indubbia arroganza antipopolare di chi tende dichiaratamente ad esempi sublimi, come quello del nostro povero compagno Bruno Filippi morto “in un fulgor di gloria” mettendo una bomba al circolo dei nobili nella galleria di Milano, nel 1919. Confesso che, nell’azione diretta, non mi sono mai posto la domanda retorica “chissà Bruno Filippi cosa ne penserebbe” sono un anarchico e non contemplo né autorità né santi. Rispondo solo a me stesso. Casomai cerco di non esibirmi proprio in quei numeri che mi rendono incompatibile con un movimento popolare che – unico in Italia – rivendica il sabotaggio e dove, eccezionalmente in tutta la mia vita, non mi sento sempre straniero.
L’anarchico pistoiese forse pensa che chi ha una trasmissione alla radio si metta d’accordo sui dettagli di ogni intervista. Non è così. Tobia dice quel che vuole, a volte concordo, a volte no, a volte lo dico a volte no e taglio corto.
Poi l’anonimo scrittore trae conclusioni false e mai dette citando la ballata del Pinelli “un compagno non può averlo fatto” (sfido a trovare questa frase nell’intervista di Tobia o in ciò che ho detto), parlando di “leso movimento no tav”, bella la definizione del “anarcolecosesidecidonoinassembleaaltrimentinonsifanno”, ma anche questa è forzata.
Aggiungo, visto che le accuse – false – sono al plurale, che nessuno, né io né Tobia, siamo mai stati “fianco a fianco” con procuratori e giudici come Imposimato o Pepino.
Quando un magistrato venne a parlare dove lavoro, mi sono incatenato trascinando metri di catene per tutto il tempo della sua orazione, una dovuta colonna sonora.
In un recente scritto di analisi (16.12.2014) ho auspicato che al tavolo della presidenza delle assemblee no tav non abbiano più ad insediarsi personaggi del potere o loro complici (ricordate Bertinotti, Agnoletto, don Ciotti e naturalmente i magistrati).
Peccato per il livore, perché nel comunicato, alcuni elementi sono interessanti. Il fatto che il movimento che parte dal no tav non debba rinchiudersi nelle dimensioni di una vertenza locale. E di conseguenza che “decidere di attaccare un nodo ferroviario (non) significhi necessariamente riferirsi ad una lotta” come quella no tav.
Più in generale, viste le polemiche di fine anno e certe risposte che superano in arroganza quelle di chi ha scagliato la prima pietra, direi che un tema importante da chiarire è se il sabotaggio possa essere concepito solo se benedetto dalla decisione collettiva, o se può essere una scelta individuale e se questa scelta non sia proprio l’essenza vitale del sabotaggio, senza cui le decisioni collettive resterebbero lettera morta. Per me la risposta è già nella domanda. Anche se preferisco e ho sempre sognato una pratica dell’illegalità condivisa piuttosto che consumata nel segreto individuale. Il percorso, seppure durissimo, dei nostri accusati di terrorismo, dimostra che avere un vasto movimento che ti sostiene tiene vivi. E non mi sembra cosa da poco. Chi ama la libertà non ha bisogno di eroi e di martiri.

PS: quando si fa polemica politica non vi è alcuna giustificazione per l’anonimato così come per i nomi falsi e le sigle sfuggenti, chi le utilizza lo fa per non prendersi la responsabilità di ciò che afferma e per… insultare meglio, sperando di non essere beccato. Intere parrocchie di politicanti hanno fondato la loro “critica” su questo sistema. Eticamente è una merda. E rende perfettamente conto della miseria umana di chi usa questi espedienti. Fa parte della strategia del fine che giustifica i mezzi oppure dell’ogni mezzo necessario, che hanno sempre caratterizzato ogni risma di autoritari, dai gesuiti agli stalinisti.
La prossima firmati, grazie.
Un anarchico non può prescindere dal metodo.

mario frisetti  – schizzo –

marinobassociclista@gmail.com

Torino, 31 dicembre 2014

RISPOSTA AL COMUNICATO DEL 26.12 2014 FIRMATO ANARCHICI PISTOIESI PUBBLICATO AL LINKultima modifica: 2015-01-03T11:23:12+01:00da davi-luciano
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