Falce e carrello, le “coop rosse” tra buchi e sfruttamento dei clandestini

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Di Augusto Grandi
 
“Falce e carrello” si intitolava un libro che non era piaciuto alla sinistra giudiziaria italiana. L’aveva scritto un concorrente delle Coop che operano nel settore della grande distribuzione organizzata (Gdo). Poteva essere di parte, ma denunciava comunque malaffare e favoritismi di cui godevano le cooperative rosse. Ovviamente il libro venne condannato al rogo dalla dis-informazione di regime.
 
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 Menzogne, accuse immotivate, attacchi inaccettabili. Come si è visto nella vicenda di mafia capitale. O come si vede nelle vicende delle coop di Friuli e Venezia Giulia. Buchi da milioni e milioni di euro, risparmi di lavoratori e pensionati a rischio. Perché? Perché – come ha raccontato Nicola Porro – alle coop e’ stato concesso ciò che è vietato a tutti gli altri: il diritto di raccogliere soldi come se la coop fosse una banca, senza alcun permesso e, soprattutto, senza alcuna garanzia per i risparmiatori. Persino la Banca d’Italia aveva, timidamente, protestato contro questa raccolta. Ma il governo poteva intervenire quando un suo ministro arriva proprio dai vertici del mondo delle coop? Certo che no. E infatti non è intervenuto. E la compagna presidente della Regione Friuli Venezia Giulia? Lei come Marino: non si accorgevano di nulla, quando si trattava di cooperative. Non vedo, non sento e, soprattutto, non intervengo. Si arrangino i risparmiatori che si son fidati. O magari, se si scopre che han votato per la presidente, ci sarà un bel provvedimento per far pagare a tutti i cittadini-sudditi i buchi delle cooperative. Falce e carrello? Forse non più. Ma solo perché la falce e’ stata sostituita dalla speculazione finanziaria.
 
Falce e carrello, le “coop rosse” tra buchi e sfruttamento dei clandestiniultima modifica: 2014-12-21T21:36:04+01:00da davi-luciano
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