Processo Geovalsusa, secondo il pm i No Tav fanno spionaggio!

Newspost 10 dicembre 2014 at 17:05

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Stamattina si è svolta l’ennesima udienza del processo che vede coinvolti circa una ventina di No Tav per i fatti accaduti il 24 agosto 2012.

Dopo l’udienza del 28 novembre in cui il pm Pedrotta ha chiaramente intimidito i testi della difesa, tra cui il giornalista marchigiano Davide Falcioni, quest’oggi la maxi aula 3 del Tribunale di Torino ha visto riproporre gli stessi atteggiamenti nei confronti degli imputati che hanno deciso di sottoporsi all’esame delle parti.

Non contrastata dai giudici che ne hanno ben tollerato i modi, per diverse ore la pm ha impedito agli imputati di descrivere con tranquillità le dinamiche dell’iniziativa informativa presso la Geolvasusa.

Quasi come ci fosse una qualche verità nascosta, continua a rimanere incomprensibile ai giudici e alla Procura la dinamica con cui, ad un’assemblea del campeggio No Tav di quell’estate, si decise di continuare l’opera informativa sulla ditte coinvolte a vario titolo nei lavori del cantiere di Chiomonte. Poco è valso fornire copia del dossier “C’è lavoro e lavoro” e citare precedenti iniziative informative che il movimento aveva organizzato quell’estate (vedi presso l’Italcoge e la Martina Service).

Anche quest’oggi non poteva mancare il tocco “di classe” da parte della solerte procura che a fine udienza ha aggiunto un capo di imputazione alle persone che secondo loro avevano fatto ingresso negli studi della Geovalsusa, quello cioè  di aver installato di nascosto un software che permetterebbe l’accesso remoto (quindi anche da casa) e che, sempre ipoteticamente,  avrebbe reso possibile visionare la posta e il contenuto di un pc della Geostudio a posteriori dell’iniziativa. Lacunosa, superficiale e in certi momenti inesatta la testimonianza del perito informatico citato dalla Procura, ci sarà modo nella prossima udienza di dimostrarne la parzialità!

Se non fosse che a quest’accusa corrisponde un preciso reato, verrebbe quasi da ridere…da prepotenti facinorosi in pochi secondi gli imputati sono stati descritti come abili hacker formati allo spionaggio industriale!

Poco da aggiungere se non che ripercorrere la storia degli appalti privati, spartiti tra i soliti noti interni al Consorzio Valsusa, ha fatto ricordare a tutti i presenti quanto marcio c’è dietro la costruzione dell’Alta Velocità in Valle di Susa e dietro le grandi opere in genere.

Prossima udienza il 10 febbraio 2015, ore 9,15 aula 44, si sentiranno gli ultimi imputati e ci saranno le arringhe conclusive.

Operazione “Quarto Passo” – ‘Ndrangheta, 61 arresti in Umbria. Roberti: “Sgominata autentica holding criminale”

visto il colore politico della terra sicuramente i collegamenti con i politici non verranno fuori. Certo, l’andrangheta nelle regioni politically correct, cioè moralmente superiori e responsabili, si è espansa senza aiuti o agganci. Le aziende andrine prendevano appalti per fortuna…

“Questa operazione conferma gli interessi della criminalità organizzata verso la green economy”, ha detto il procuratore nazionale antimafia

‘Ndrangheta, 61 arresti in Umbria e sequestri per oltre 30 milioni di euro
‘Ndrangheta, operazione della polizia contro i Tegano: 25 fermi a Reggio Calabria
‘Ndrangheta, il comandante dei Ros: “In Umbria imprenditori costretti a cedere le proprie aziende”
 
10 dicembre 2014
“In questa operazione portata brillantemente a termine si evidenziano i collegamenti degli ‘ndranghetisti con le cosche di origine”, ha spiegato il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che ha parlato di “autentica holding criminale”.

L’operazione
L’operazione ‘Quarto Passo’ eseguita dai carabinieri del Ros scaturisce da un’articolata manovra investigativa nei confronti di un’organizzazione ‘ndranghetista collegata alla cosca Farao Marincola di Cirò capeggiata dal pregiudicato Natalino Paletta, attiva nel capoluogo umbro dal 2008. Le 61 ordinanze di arresto sono state eseguite nelle province di Perugia, Roma, Crotone, Cosenza, Arezzo, Siena, Ancona, Macerata, Viterbo, Caserta, Bologna e Varese, nonché in Germania.

“I legami con settori green economy e fotovoltaico”
“Oltre alle numerose minacce di morte agli imprenditori tartassati, questo gruppo era in espansione territoriale – sottolinea Roberti – Quello che mi ha colpito esaminando gli atti sono i legami con i settori emergenti della green economy e del fotovoltaico: settore in grande sviluppo che sta acquisendo importanza nel nostro Paese”.

“L’importanza dell’intervento di oggi è assoluta”
“L’importanza dell’intervento di oggi è assoluta”, ribadisce Roberti. La ‘ndrangheta si sta sviluppando sempre di più anche fuori dalla Calabria: “Da Milano, all’Emilia Romagna, purtroppo anche Perugia non ne è immune ma la tempestività dell’operazione ‘Quarto Passo’ ha impedito che questo sistema malavitoso dilagasse”, conclude il procuratore nazionale antimafia.
– See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ndrangheta-61-arresti-in-Umbria-Roberti-Sgominata-autentica-holding-criminale-fce1b179-5a0a-45b7-9c89-2e4727f640c4.html#sthash.6LxMwW2b.dpuf

Ferrari sulle orme di FCA, sede fiscale all’estero per pagare meno tasse

Ferrari verso il trasferimento della sede fiscale all’estero?
La Ferrari potrebbe  trasferire il proprio domicilio fiscale all’estero per risparmiare sulle tasse. Lo riporta “Bloomberg”.

Secondo delle indiscrezioni raccolte dall’agenzia di notizie finanziarie la Rossa starebbe valutando la possibilità di seguire l’esempio dell’impresa madre FCA (NL0010877643). Quest’ultima ha la sua sede fiscale a Londra. La tassazione sulle aziende è nel Regno Unito significativamente inferiore a quella vigente in Italia.

Le fonti citate da “Bloomberg” osservano che una decisione definitiva verrà presa dalla Ferrari nei prossimi mesi, prima dello spin-off. In ogni modo un eventuale trasferimento della sede fiscale non coinvolgerà le attività operative e produttive del Cavallino Rampante.

FCA non ha voluto commentare la notizia. Il gruppo italo americano vuole scorporare e quotare in borsa il 10% della Ferrari entro la fine del primo trimestre del 2015.

Redazione Borsainside
http://www.borsainside.com/mercati_italiani/54389-ferrari-sulle-orme-di-fca-sede-fiscale-allestero-per-pagare-meno-tasse/?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&7q   

La CIA torturò. Ma è acqua passata

Il tipico cocktail USA: due parti quasi uguali di brutalità e di arroganza, con l’aggiunta (tardiva) di un’abbondante spruzzata di ipocrisia. E con una guarnizione di chiacchiere, o di lacrime di coccodrillo.

La ricetta è costante. Cambiano invece, ma nemmeno poi tanto, le modalità con cui viene servita la bevanda. O la pozione. O l’intruglio. In questo caso, che del resto era stra-annunciato, la messinscena è di quelle particolarmente pompose: prima una ponderosissima inchiesta del Senato, che si estende per oltre seimila pagine ma che nella sintesi pubblicata on-line si riduce a una lunghezza pari a meno di un decimo, e poi il fervorino del presidente Obama in persona. Il quale non esita, con la sua abituale e serafica impudenza, a dichiarare che «I duri metodi utilizzati dalla Cia sono contrari e incompatibili con i valori del nostro Paese».

Così «contrari e incompatibili», tuttavia, che a Washington se la sono presa molto comoda, prima di scodellare questa pseudo reprimenda. Come si dice, tutto fumo e niente arrosto. Le stigmatizzazioni si sprecano, ma sono invariabilmente coniugate al passato. Nei venti “punti chiave” si afferma testualmente che «il programma si è concluso nel 2006», lasciando intendere che da lì in poi ci si è emendati. E quindi redenti. Detto in altre parole, siamo già all’archiviazione. Da un lato la chiusura del riepilogo è assai dolente, lamentando che gli abusi hanno «danneggiato la reputazione internazionale degli Stati Uniti, con alti costi, monetari e non monetari», ma dall’altro il Dipartimento di Stato si è affrettato a precisare che non vi sarà nessun processo a carico dei responsabili.

Quello che per anni e anni è stato un segreto di Pulcinella, a cominciare dalle terribili e sistematiche violenze di Guantanamo, viene allo stesso tempo riconosciuto ufficialmente e ufficialmente rimosso. Paradossalmente, ma secondo una prassi che ricorre talmente spesso da equivalere a uno schema deliberato, e dunque cinico, l’atto d’accusa coincide col perdono. La stessa mano che punta il dito si leva subito dopo, con la mirabile fluidità di un prestigiatore (ovvero di un illusionista), in un gesto di accettazione. Un po’ addolorata, un po’ magnanima. Alcuni dei “ragazzi” hanno certamente sbagliato, però non c’è ragione di infierire: avranno capito loro e avrà capito, soprattutto, la sana moltitudine dei compatrioti. I bravi cittadini USA. I sempiterni campioni della democrazia e dei diritti umani.

L’ipocrisia diventa automatismo, e degenera in farsa. Lo schema è così risaputo che fa quasi passare la voglia di parlarne. Ma quella stessa voglia ritorna in fretta – deve ritornare in fretta – nella consapevolezza che la macchina propagandistica dell’establishment non si ferma mai. E allora, sia pure nell’immane disparità di mezzi e di possibilità di incidere sulla pubblica opinione, che ormai sarebbe doveroso definire invece “pubblica omologazione”, ci si prova un’ennesima volta: si rilanciano le notizie su un singolo aspetto del Big Game statunitense, sperando che molte più persone ne comprendano il senso complessivo. La persistenza. L’arbitrio incessante e su scala planetaria.

Federico Zamboni
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LA VRAIE RAISON DE L’ESCALE DE FRANCOIS HOLLANDE A L’AEROPORT INTERNATIONAL DE MOSCOU

Revue de Presse : Quand l’Armée française fait le sale boulot de la CIA et arme les djihadistes de Boko Haram …

 PCN-SPO avec Groupe Europäischer Widerstand sur Facebook/

2O14 12 09/

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PCN-SPO - Pquoi Hollande s'est arrêté à Moscou (2014 12 09) FR

Selon plusieurs sources concordantes, diffusées sur les Réseaux sociaux, la véritable raison de l’escale de François Hollande à l’Aéroport International de Moscou du samedi 6 décembre 2014 serait l’arrestation à l’Aéroport International de Kano (Nigeria), dans la nuit du vendredi 5 ou samedi 6 décembre , de plusieurs militaires français de l’opération Barkhane.

 Ces militaires français dont la base logistique est située à Ndjamena au Tchad, sont en réalité l’équipage d’un avion-cargo AVEC UNE FAUSSE IMMATRICULATION RUSSE, transportant une quantité importante d’armes et de munitions. Cet appareil qui avait pour destination finale Ndjamena (QG de l’Opération Barkhane) a été contraint pour des raisons techniques à atterrir à l’Aéroport International d’Aminu à Kano dans le nord du Nigeria. Dès son atterrissage, les autorités Nigérianes ont découvert un important arsenal à bord de l’avion sans qu’il n’existe de documents justificatifs.

 L’AMBASSADE DE LA FÉDÉRATION DE RUSSIE AU NIGERIA A IMMÉDIATEMENT DÉCLARÉ FAUSSE L’IMMATRICULATION DE L’AVION-CARGO EN PRÉCISANT QUE LE GOUVERNEMENT RUSSE N’ÉTAIT PAS CONCERNÉ PAR CETTE AFFAIRE DE CARGAISON D’ARMES TROUVÉE DANS L’APPAREIL.

 Il est de notoriété publique que les autorités Nigérianes accusent depuis plusieurs semaines le Tchad – d’où sont redéployées les forces française dans le cadre de l’opération Barkhane – de servir de base arrière aux éléments de Boko-Haram qui mènent des attaques meurtrières contre plusieurs localités du Nord Est du Nigeria.

 LA PRESSE NIGÉRIANE, TOUT COMME CELLE DU CAMEROUN, ACCUSE DE PLUS EN PLUS LA FRANCE ET LES USA DE SE CACHER DERRIÈRE BOKO-HARAM POUR ACCOMPLIR UN NOIR DESSEIN : CELUI DE LA PARTITION DU NIGÉRIA ET DU CAMEROUN

 Tout indique donc que l’escale Moscovite de François Hollande visait à « régler de manière diplomatique » les conséquences d’une OPÉRATION « BARBOUZE » ayant foiré. L’opération a foiré, car c’est le pilote du « faux avion russe » lui-même qui a demandé l’autorisation aux autorités aéroportuaires Nigérianes d’atterrir, à cause de problèmes mécaniques.

 La rencontre de toute urgence de Vladimir Poutine avec François Hollande, et à la demande du dernier cité, pour parler de l’Ukraine dans l’enceinte de l’Aéroport International de Moscou est tout à fait ridicule. C’est parce que la France s’est fait prendre la « main dans le sac » (probablement à la demande de Washington) que François Hollande s’est senti obligé de rencontrer le Président Poutine. Il faudra suivre avec attention, la manière dont Moscou et Abuja vont réagir face à cette attaque contre leur nouvelle alliance militaire. A l’heure actuelle, l’équipage Français est toujours détenu à l’Aéroport International de Kano.

 PCN-SPO

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Val Susa, idranti e lacrimogeni contro i No Tav

http://contropiano.org/politica/item/27998-val-susa-idranti-e-lacrimogeni-contro-i-no-tav

 contropiano.org

  •  Martedì, 09 Dicembre 2014 11:00
  •  Luca Fiore

Val Susa, idranti e lacrimogeni contro i No Tav

Ieri sera di nuovo pietre e fuochi d’artificio contro lacrimogeni e idranti per l’ennesimo atto di disobbedienza dei No Tav contro una grande opera, costosa, dannosa e inutile e che nessuno sembra volere più, tranne le aziende e le cooperative che la devono realizzare e i politici padrini dell’operazione attirati dal giro vorticoso di fondi a disposizione.

Come annunciato, ieri pomeriggio circa 300 attivisti e attiviste hanno marciato vicino al cantiere/fortino di Chiomonte senza grandi problemi, partendo dal concentramento indetto al campo sportivo di Giaglione. I manifestanti hanno trovato tutte le strade verso Chiomonte sbarrate da un ingente schieramento di Polizia, Finanza e Carabinieri che però hanno aggirato passando dai boschi e dai campi.

 Altre centinaia di persone si erano concentrate alla centrale elettrica di Chiomonte, anche in questo caso trovando uno sbarramento di polizia all’altezza di un ponte sul fiume Dora, aggirato però dai dimostranti che sono tornati indietro ed hanno imboccato la strada statale 24 bloccando per alcune ore il traffico automobilistico.

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Una volta calato il sole, intorno alle 17 gli attivisti che erano riusciti ad arrivare al cantiere hanno iniziato la battitura delle reti al grido di ‘Fuori le truppe dalla Val Susa’ e a quel punto le forze dell’ordine presenti in gran numero hanno cominciato ad usare la forza contro i manifestanti. La polizia ha iniziato a bersagliare i No Tav con i lacrimogeni e gli idranti nel tentativo di disperderli e allontanarli dal cantiere e alcuni dimostranti hanno risposto lanciando pietre e petardi. I manifestanti hanno resistito a lungo continuando la battitura e gli slogan fino a che non hanno deciso di unirsi al blocco della statale. Contemporaneamente alcuni No Tav hanno picchettato il Bar Ristorante delle Alpi, luogo di ritrovo degli operai del cantiere e bloccato per alcuni minuti la linea ferroviaria.

La data di ieri era stata scelta dal movimento No Tav per manifestare in occasione dell’anniversario dell’8 dicembre del 2005, quando una enorme massa di manifestanti si riappropriò dell’area del cantiere di Venaus costringendo il governo a cancellare il progetto sulla riva sinistra del fiume Dora. 
Nove anni e tante denunce e processi dopo, la popolazione della Val di Susa continua a esprimere, inascoltata e repressa, la propria contrarietà nei confronti della devastazione ambientale, economica e sociale del proprio territorio. Nel frattempo la lotta ha ottenuto alcuni importanti risultati, ad esempio costringendo i lavori a procedere a passo di lumaca e incrementando la denuncia nei confronti anche delle infiltrazioni mafiose negli appalti per l’Alta Velocità con il coinvolgimento di imprese grandi e piccole.

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Già la sera del giorno precedente in migliaia i cittadini della valle e gli attivisti provenienti anche da Torino e alle province limitrofe si erano ritrovati a Susa sfidando il freddo e illuminando le strade di Susa con le loro fiaccole accese per esprimere la vicinanza e la solidarietà popolare nei confronti di “Chiara, Claudio Mattia e Niccolò e a tutti i notav incarcerati o denunciati per aver supportato la nostra lotta di popolo”. La fiaccolata è partita – e si è conclusa – nei pressi dell’ospedale di Susa che la giunta regionale del Piemonte minaccia di chiudere.
Nuove mobilitazioni sono state indette per il prossimo 17 dicembre, in occasione della prevista sentenza nei confronti dei quattro attivisti NoTav accusati di terrorismo per il danneggiamento di un compressore all’interno del cantiere durante un’azione di sabotaggio.

SYRIE-LIBYE-OCCIDENT-DJIHADISTES : LE SCENARIO DU DIABLE/ LUC MICHEL SUR ‘AFRIQUE MEDIA TV’

Le duplex de Bruxelles avec ‘Afrique Media TV’ de ce 7 décembre 2014

Filmé en direct par PCN-TV à Charleroi-Brussels South

(images brutes, non montées)

PCN-TV - AMTV LM scénario du diable (2014 12 07) FR 1

Video intégrale sur : https://vimeo.com/114044478

 Il s’agit de la version COMPLETE (15 min.) de l’intervention.

Suite à des problèmes techniques lors du Duplex avec Charleroi-Brussels South, la dernière partie n’avait pu être diffusée dans l’émission.

PCN-TV - AMTV LM scénario du diable (2014 12 07) FR 2

Les questions de Bachir Mohamed Ladan :

Alors LM de retour de Damas et de Beyrouth. Un mot tout d’abord sur la CONFERENCE TERRORISME ET EXTREMISME RELIGIEUX à laquelle vous avez participé à Damas. Quel bilan en tirer ?

LM, et je m’adresse à l’expert du Djihadisme et de la géopolitique proche-orientale, la Syrie et DAECH font l’actualité quasi quotidienne. Quelle est la réalité de la situation militaire en Syrie aujourd’hui ?

Pour conclure, pourriez-vous nous dire un mot sur l’affaire des camps de Da’ech en Libye ?

 Luc MICHEL sur AFRIQUE MEDIA TV

dimanche 7 décembre 2014 dans le ‘Débat panafricain’

avec Bachir Mohamed Ladan.

 

PCN-SPO / PCN-TV

 Cartes: le « Caliphat » de Raqqa (Da’ech) et ses projets d’expansion immédiate.

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