Terzo Valico, amministratori e frane

06 dicembre 2014

COMUNICATI Val Verde

Glielo avessero detto qualche anno fa che la Valpolcevera è un territorio così fragile, forse quei bontemponi di Cociv avrebbero scelto un’altra location dove concentrare i loro sforzi, ma tant’è ce li ritroviamo qui, indaffarati più che mai a portare avanti la loro devastazione.

Sarà un caso, ma ovunque ci sia un cantiere attivo, si sono create situazioni di dissesto che prima non si erano mai viste, con casi di reale pericolo per le persone che vivono, lavorano o semplicemente transitano nelle zone dei cantieri.

Da Trasta, con la frana che ha causato il deragliamento del freccia bianca, a Cravasco, con il cedimento della strada nei pressi della cava, tutto il territorio risulta ferito dai cantieri e dal degrado che essi hanno generato.

Il cantiere del Maglietto è circondato da frane, sovrastato da un movimento franoso evidentemente imputabile allo sbancamento frettoloso della collina (checchè ne dica il vice sindaco di Campomorone), sopra di esso le case.

L’ultimo inquietante episodio è accaduto proprio in questi giorni nel cantiere di S. Quirico, zona mercato dei fiori.

Succede che quel cantiere ha ridotto, da due a una, le vie di accesso ad una palazzina abitata da alcune famiglie.

Succede anche che due piccoli smottamenti abbiano invaso quella piccola e unica via di accesso e questo è strano, perché non era mai successo.
Era successo però che sopra questo terreno, nel luglio 2013, aprisse i battenti il cantiere dell’alta velocità,  che ha portato lì sopra disboscamenti e sbancamenti, un vero e proprio consumo scellerato del territorio (checchè ne dica il vicesindaco di Genova…).

Inoltre, nonostante sia passato un anno e mezzo, e nonostante CONDOTTE SPA, sia in quel cantiere non si riescono proprio a regimentare le acque in maniera adeguata.

Già dalle prime trivellazioni le loro migliori schifezze finivano nel rio che scorre lì accanto, dopodiché si è passati ad incanalare il tutto in tubazioni che portano direttamente al Polcevera.

Succede però che questi tubi si ostruiscono molto velocemente (causa fango e detriti provenienti dal dissesto del cantiere) ed ogni volta che piove un po di più se ne possono ammirare gli effetti fin sulla sottostante Via Semini.

Quando piove copiosamente, l’acqua che non riesce a defluire nei tubi ostruiti va ad allagare la zona oltre i muraglioni del cantiere che viene liberata con sapienti colpi di benna, e si trova costretta ad inondare il terreno sottostante, che alla lunga ha ceduto causando gli smottamenti di cui sopra.

Avvertita dai residenti è prontamente intervenuta l’autorità e la sentenza è stata lapidaria: “chiudiamo la strada, sgomberiamo la casa”, non perché la palazzina fosse in pericolo, ma perché quei due piccoli smottamenti rendevano pericoloso il transito pedonale nell’unica via di accesso; nessuna intenzione di pulire, nessuna intenzione di mettere in sicurezza la piccola stradina.

C’è voluta tutta la determinazione dei residenti per rimanere nelle loro case e, vista la resistenza, l’autorità si è ripromessa di tornare il giorno dopo a verificare la situazione: “se anche solo una piccolissima pietra verrà giù durante la notte, strada chiusa e casa sgomberata”.

La notte passò tranquilla, nessun detrito cadde,  nel frattempo a liberar la strada ci pensarono i residenti, insegnandoci un’altra volta che far da soli è l’unica via in questa martoriata terra di Liguria, perché non c’è nessun ente, nessuna forza pubblica, nessuna autorità che abbia il coraggio di denunciare che quei cantieri sono un pericolo per le persone che vivono lì attorno, che stanno creando un dissesto che peggiora di molto la già fragile situazione idrogeologica, e che non hanno nessun connotato di pubblica utilità, ma che anzi la cosa pubblica la danneggiano.

Siamo forse ad un punto di non ritorno? La natura è stanca di mandare avvisi, di recapitare dolorosi segnali soprattutto a chi ha l’onere di amministrare il territorio.

Adesso è il momento di fermare questi cantieri e non di continuare a giustificarne l’esistenza magari con sterili comunicati che danno la colpa del deragliamento del freccia bianca di Fegino ad un misterioso terreno privato,  (VERO VICE-SINDACO BERNINI?.?)

Oppure il patetico tentativo di far passare i signori del Cociv come novelli angeli del fango, perché con i loro mezzi si sono prodigati a liberare e pulire strade che loro stessi hanno contribuito ad inondare  (VERO PRESIDENTE MURRUNI?).

D’altronde si sa, sostenere e giustificare quest’opera, cercare di minimizzare e nascondere i danni ambientali che essa porta e barattarli con un paio di parcheggi, fa fare passi in avanti alla propria ambizione politica, anche fin lassù, in alta valle. (VERO ASSESSORE CAMPORA?).

P.s.
Per dovere di cronaca, l’autorità era un tecnico del Comune di Genova, che ha poi invitato telefonicamente l’azienda proprietaria dei “due piccoli smottamenti” la Sviluppo Genova a provvedere alla messa in sicurezza ed al ripristino.

Gruppo Valverde No Tav

Terzo Valico, amministratori e franeultima modifica: 2014-12-07T16:45:49+01:00da davi-luciano
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