I finanziamenti delle “Petromonarchie” del Golfo meglio di quelli di Putin?

finanziamenti che scandalizzano e finanziamenti ai tagliagole etici….il pensiero unico del regime politically correct

Nell’Europa impoverita ed affossata dalle politiche di austerità imposte dalla Troika di Bruxelles e Francoforte, non fa alcuno scandalo quando i governi ricorrono alla svendita del patrimoni nazionali, costituiti da imprese pubbliche o para pubbliche e delle proprietà demaniali che vengono cedute o affidate in mano straniera. Anzi al contrario molti esponenti politici sarebbero bel lieti di favorire al massimo l’afflusso di questi capitali, in particolare dai paesi delle petromonarchie del Golfo dove i capitali abbondano: Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti.

Così è accaduto ad esempio in Italia per l’Alitalia, società una volta pubblica, che è stata acquisita per il 49% del suo capitale nella disponibilità della Etihad, compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti. La stessa cosa sta accadendo per le acciaierie di Piombino della Lucchini SPA, in questo caso vendute al gruppo algerino Cevital che aveva presentato l’offerta per l’acquisizione dello storico impianto. Vedi:Piombino, acciaierie Lucchini vendute al gruppo algerino Cevital.

Gli arabi dispongono di capitali freschi e non fanno mistero di voler investire in Italia, costituendo l’altra faccia dell’invasione, quella del capitale sovranazionale che viene nel nostro paese per fare shopping delle imprese e proprietà immobiliari.Tutto regolare naturalmente, ai capitali non si chiede il passaporto, il bello della globalizzazione.

In Francia accade anche di peggio: sono infatti arrivati nel paese transalpino una buona parte dei capitali arabi sauditi e del Qatar, investiti in Europa, dei paesi islamici sunniti o alawiti, totalitari ed oscurantisti, ricchi di petroldollari che sono impiegati per effettuare investimenti ed anche per finanziare le campagne politiche di alcuni personaggi francesi, vicini ad Hollande ed il suo entourage, il cui governo attua notoriamente una politica filo araba (e filo israeliana) nei confronti degli Stati del Golfo, manifestando così la sua “riconoscenza”. Non a caso la Francia è il paese europeo più solerte nell’appoggiare le posizioni della monarchia saudita e del Qatar, in particolare la Francia sostiene la guerra che questi paesi hanno scatenato (assieme agli USA e Gran Bretagna) mediante un esercito di mercenari salafiti e takfiri inviati in Siria per abbattere l’odiato regime di Bashar al-Assad.

Francois Hollande si è recato più volte a Ryad ed ha partecipato a molte feste e cerimonie con i componenti della dinastia dei Saud, di cui si dimostra sostenitore ed amico, appoggiando anche le operazioni di sovversione e terrorismo che i sauditi ed il Qatar hanno notoriamente sostenuto e finanziato in paesi quali la Siria, il Libano e l’Iraq. Vedi: Arabia Saudita detràs del terrorismo en Irak

Naturalmente il tutto sotto il pretesto della difesa della democrazia e dei “diritti umani”, o delle presunte “rivoluzioni democratiche” scatenate dagli occidentali in combutta con i sovrani delle petromonarchie arabe, alleate di ferro dell’Occidente. Accadde anche con Gheddafi, nonostante questi aveva in passato finanziato la campagna elettorale di Sarkozy (per questo fatto trucidare dai servizi francesi).

Questo appiattimento del governo sulle posizioni di Ryad e del Qatar, aveva scatenato le critiche della Marine Le Pen, unica voce di forte opposizione alla politica estera del governo Hollande, la quale aveva accusato il governo francese di “essersi prostituito alla monarchie del Golfo”.

In un recente libro, scritto da Vanessa Ratignier e Pierre Péan, dal titolo “Una Francia influenzata”(“La France sous influence”), gli autori hanno ricostruito, dati alla mano, le trame, che hanno consentito di fatto al Qatar ed all’Arabia Saudita, di divenire i padroni finanziari del Paese transalpino. I massicci investimenti fatti da questi paesi arabi, non soltanto condizionano ormai pesantemente la politica estera del governo francese, ma influiscono anche sull’amministrazione interna, sul suo sistema economico e perfino la vita culturale ,ovvero i gangli vitali del Paese.

Questa situazione di dipendenza finanziaria e questa nefasta influenza culturale di quella che è la parte peggiore del modo arabo, quella assolutista, totalitaria ed oscurantista, preoccupa non poco alcuni intellettuali ed analisti francesi controcorrente, non ancora omologati al” pensiero unico imperante”.

Si è denunciato come questo faccia parte si un vero e proprio piano di conquista del paese che in Europa ha il maggior numero di popolazione islamica ed attira ancora oggi (assieme all’Italia) una buona parte di immigrazione dal Nord Africa. Si tratta degli stessi paesi che finanziano la costruzione di nuove moschee e che sostengono le comunità islamiche fra le quali si arruolano molti degli jihadisti che vanno poi a combattere in Siria ed in Iraq, con generosi salari pagati dalle monarchie del Golfo.

Questo fenomeno della complicità con il terrorismo salafita da parte delle Petromonarchie del Golfo, era stato più volte denunciato da molti osservatori ed anche dai responsabili dei governi di Iraq, Libano e Siria, i paesi più provati dall’attacco del terrorismo jihadista. Le denunce non hanno avuto alcun seguito e sono state anche oscurate dai media, anche questi interessati a mantenere buoni rapporti e, in alcuni casi, anche essi finanziati dalle stesse fonti.

In questo contesto è arrivata la notizia del finanziamento ricevuto dal Front National di Marine Le Pen per 9 milioni di euro dalla First Czech Russian Bank. A darne notizia è stato il sito di informazione francese Mediapart.

L’istituto di credito, che ha concesso una somma così ragguardevole al partito di estrema destra, è di proprietà di una personalità legata al Presidente Putin e al primo ministro Medvedev, Roman Yakubovich Popov. Ovviamente, la notizia ha sollevato molte polemiche e Le Pen ha prontamente fatto notare che l’operazione si è resa necessaria per far fronte alle spese delle prossime elezioni dipartimentali e che le banche francesi non si sono dimostrate disponibili a concedere credito al Front. Inoltre, il tesoriere del partito, Wallerand de Saint-Just ha voluto evidenziare che il tutto si è svolto con “impeccabile regolarità”.

Il finanziamento viene visto come un investimento di Putin su quella che potrebbe diventare dal 2017 il prossimo Presidente francese, visto l’impetuosa crescita di consensi che ha portato il Front National ad essere il primo partito di Francia.

Questo finanziamento, a differenza di quelli arabi delle Petromonarchie, ha destato scandalo e forti accuse da parte della sinistra francese, filo atlantista ed allineata con Hollande e con il Partito Socialista, che rimprovera alla Le Pen di essere una quinta colonna della Russia di Putin, per le posizioni contrarie manifestate dalla Le Pen alla politica delle sanzioni contro la Russia ed alla posizione dell’Europa sulla crisi dell’Ucraina.

La stessa situazione prevediamo che potrebbe ripetersi anche in Italia, data la posizione della Lega di Salvini, unico partito che si è schierato a favore della Russia e contro le sanzioni. Anche se al momento non risulta che Putin voglia finanziare la Lega di Salvini, di sicuro le posizioni dei partiti identitari o nazionalisti, antieuro ed anti sanzioni, che arrivano a contestare la politica dell’Unione Europea, totalmente asservita agli interessi degli Stati Uniti, desta un forte interesse nella Russia di Putin, sempre attenta ad osservare quanto accade in Europa, ed una forte preoccupazione ed irritazione nei circoli di Washington, che vedrebbero un pericolo ai loro interessi nella crescita del dissenso nei confronti della loro politica di egemonia sull’Europa. Vedi: Il tocco del male: chi tocca i russi muore (da Salvini alla Le Pen).

L’esperienza del leader ungherese Viktor Orban, l’unico capo di Stato che contesta apertamente le politiche della UE e di Washington, incluse le sanzioni alla Russia, e che per questo viene sottoposto ad una campagna di diffamazione ed i aggressione dall’apparato di media filo atlantisti, dimostra come sia pericoloso percorrere una strada diversa da quella già tracciata dall’oligarchia di Bruxelles.

Per tale motivo da alcuni ambienti viene raccomandato alla Marine Le Pen di usare cautela nei suoi spostamenti e di guardarsi alle spalle, visto che, a chi si oppone alle politiche di egemonia USA e si schiera a favore dei nemici di Washington, spesso accadono “strani incidenti”.

di Luciano Lago

Nella Foto sopra: Marino riceve gli sceicchi per far finanziare il Comune di Roma

Nella foto al centro: Hollande con il monarca dell’Arabia Saudita
http://www.controinformazione.info/i-finanziamenti-delle-petromonarchie-del-golfo-meglio-di-quelli-di-putin/

I finanziamenti delle “Petromonarchie” del Golfo meglio di quelli di Putin?ultima modifica: 2014-12-01T11:01:03+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo