Ex Isis confessa: I turchi combattevano al nostro fianco

26 novembre 2014

«I turchi cooperavano con noi, erano nostri amici». «All’interno della base Nato erano tutti così gentili con noi». Ex fondamentalista conferma l’inconfessabile.

di Franco Fracassi

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«Il nostro comandante all’interno dell’Isis ci disse di non preoccuparsi quando si attraversava il confine con la Siria, perché i turchi cooperavano con noi, erano nostri amici. “Nulla ci accadrà fino all’arrivo ad Aleppo”, aggiunse il comandante». Un ex militante dell’Isis, nome di battaglia Sherko Omer, ha spiegato al settimanale statunitense “Newsweek” quanto stretti siano i legami tra la Turchia (membro cardine della Nato) e i fondamentalisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, che della Nato formalmente sono nemici mortali.

Tra gli altri incarichi, Omer conduceva enormi Tir carichi di armi e aiuti di vario genere dalle basi Nato in Turchia alla linea del fronte anti Assad, in Siria. «A volte attraversavamo aree controllate dai curdi. Mai avuto un problema. Anche perché prima che passasse il convoglio battaglioni dell’esercito turco bonificavano la strada, attaccando, se necessario, le postazioni dei turchi siriani, amici di quelli turchi». La Turchia (e gli Usa) è alleata dei curdi iracheni e al tempo stesso nemica dei curdi turchi. I curdi siriani sono un po’ nemici, un po’ amici. Dipende dalle situazioni.

«La prima volta che entrai in una base Nato non credevo ai miei occhi. Erano tutti così gentili con noi. In particolare lo erano i soldati turchi. Questi ultimi, poi, ci hanno dato una mano decisiva nel massacrare i curdi che difendevano Rojava», una città che si trova nel nord-est della Siria.

Ancora Omar: «I curdi erano nemici di entrambi, dell’Isis e dei turchi. Li massacravamo. Eccome se li massacravamo. È anche per questo che non faccio più parte dell’Isis. Non ne potevo più di assistere alle mattanze dei curdi. La distruzione dei curdi turchi e siriani è uno dei principali obiettivi sia dell’Isis, sia della Turchia».

«Come sono entrato nell’Isis? Sono figlio di un uomo d’affari di successo nel Curdistan iracheno. Mio padre mi ha incoraggiato ad andare a combattere con la resistenza siriana. E così, mi sono arruolato nell’Esercito di liberazione siriano. Volevo combattere Bashar al Assad. Invece mi sono ritrovato risucchiato all’interno dell’Isis, impossibilitato ad andarmene. Come prima cosa mi è stato dato un lavoro come tecnico delle comunicazioni dal centro di comando Isis di Raqqa. Anche laggiù era un viavai di ufficiali turchi. Perfino la lingua più parlata non era l’arabo, bensì il turco. In seguito sono stato spostato prima alla guida di un camion e poi in un battaglione che combatteva nel nord-est del Paese, vicino al confine iracheno», ha concluso l’ex membro dell’Isis Sherko Omer.

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“WOC-WARNING IN CRIME: COME PREFETTURA E UNIVERSITÀ DI TORINO VORREBBERO LAVARE LA COSCIENZA DELL’OSSERVATORIO TO-LY”.

http://www.marcoscibona.it/home/

http://www.m5sp.it/comunicatistampa/2014/11/tav-frediani-scibona-m5s-woc-warning-in-crime-come-prefettura-e-universita-di-torino-vorrebbero-lavare-la-coscienza-dellosservatorio-to-ly/

TAV – FREDIANI – SCIBONA (M5S): “WOC-WARNING IN CRIME: COME PREFETTURA E UNIVERSITÀ DI TORINO VORREBBERO LAVARE LA COSCIENZA DELL’OSSERVATORIO TO-LY”.

 Apprendiamo che ieri la Prefettura e l’Università di Torino hanno redatto e sottoscritto un ennesimo protocollo per contrastare le infiltrazioni mafiose nelle grandi opere.

In Italia si ricorre sempre al rimedio “formale e mediatico” per porre rimedio a situazioni che, attraverso controlli “effettivi e sostanziali” sarebbero già evitabili attraverso la legislazioni vigente antimafia.

Già l’11 settembre 2012 venne redatto dalla Prefettura di Torino e Lyon Turin Ferroviarie un altro protocollo di intesa che indicava, quale straordinario mezzo di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel cantiere Tav di Chiomonte (TO), l’analisi dei flussi finanziari attraverso il CUP, un codice alfanumerico attribuito ad ogni opera.

Tale protocollo si scontrava, nella sostanza, con l’erroneità del codice antimafia già segnalato anche alla Prefettura di Torino nel 2012. Tale CUP (c.d. codice in funzione antimafia e controllo flussi di danaro) venne corretto solo su segnalazione di un avvocato della Comunità Montana alla Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPE che lo corresse a dicembre del 2012.

Ma non basta: nel corso dei due anni di vigenza del CUP errato (2010-2012) all’interno del cantiere di Chiomonte della Lyon Turin Ferroviarie hanno lavorato imprese (Italcoge – Italcostruzioni e Toro) vicine o riconducibili alla criminalità organizzata, come risulta dall’operazione Minotauro e dall’operazione San Michele.

Ciò che più ci stupisce è l’inesistenza sostanziale della tanto decantata – nella nuova intesa – “opera di prevenzione e controllo” considerato che, proprio sotto gli occhi della Lyon Turin Ferroviaire, Questura e Prefettura di Torino, nel più controllato cantiere del Mondo, la Toro S.r.l. (riconducibile all’ndrangheta) asfaltava le strade e si nascondeva dalle telecamere del TG RAI 3 ed il cui interlocutore era certo Ferdinando Lazzaro che si interfacciava con la stessa Prefettura di Torino – parole di Lazzaro intercettate dagli inquirenti Op. San Michele – per ottenere i permessi per la Toro S.r.l. al fine farla entrare nel cantiere medesimo.

E’ con questa chiave oggettiva di lettura che ci stupiamo nel leggere di una nuova intesa che prevede la partecipazione anche dell’Osservatorio per il Collegamento Ferroviario Torino-Lione ancora presieduto dall’Arch. Virano, soggetto coinvolto in un procedimento penale per rifiuto di atti di ufficio.

Ci opponiamo alla presenza di quell’Osservatorio che ha sempre superficialmente difeso opera e ditte lavoratrici alcune delle quali gestite da oscuri personaggi in odore di mafia e colpiti dalla c.d. ordinanza San Michele.

Il nuovo protocollo di intesa, probabilmente, non sortirà effetto alcuno in quanto sostanzialmente è una vera e propria “pezza mediatica” alla follia della maggioranza parlamentare che, ratificando il trattato del 2012 tra Italia e Francia, ha escluso dall’applicazione del Codice Antimafia proprio i lavori in Italia del Tav Torino Lyon.

Cosa serve spendere altri soldi quando era sufficiente, da parte dello stesso Virano, Magister TAV, leggere, accorgersi e bloccare quella follia giuridica o patente di immunità dell’accordo internazionale ? Si sarebbe potuto continuare ad applicare la normativa antimafia italiana al posto di quella inesistente francese.

Questa è l’ennesima manovra grossolana per lavarsi la coscienza!

Se Virano non ne sopporta più il peso valuti seriamente l’idea di andar in pensione ma la smetta di contribuire alla creazione di specchietti per le allodole. Ormai non ci casca più nessuno!

E al Prefetto di Torino chiediamo di interrompere la reiterazione incostituzionale (per oltre 3 anni) delle ordinanze ex art. 2 TULPS, come più volte censurata dalla Corte Costituzionale.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

Marco Scibona, Senatore M5S

Anche l’Unione Montana Alta Valle Susa difende l’Ospedale di Susa

TG Valle Susa
 Anche l’UMAVS a difesa dell’Ospedale di Susa.
di Leonardo Capella

Una lettera indirizzata al presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino e all’assessore alla Sanità Antonio Saitta dai Sindaci dell’Unione Montana Alta Valle Susa. 

Logo UMAVS

“L’ospedale di Susa è un malato grave: si parla della maternità, ma anche di ogni altro settore sanitario, dal pronto soccorso, all’ortopedia, alla chirurgia, alla medicina, eccetera” e ancora “I valligiani hanno diritto alla vita, hanno diritto di fruire in modo paritario dei servizi sanitari rispetto agli abitanti metropolitani. I politici hanno il dovere di garantire queste pari opportunità; hanno il dovere di non associarsi ad aride logiche gestionali, che privilegiano la moneta alla persona” .

In queste parole leggiamo le preoccupazioni che sono di tutti cittadini in relazione ad una visione della Sanità dal mero aspetto economico e leggiamo anche degli enormi rischi per l’incolumità dei cittadini che un allontanamento delle struttura sanitaria comporterebbe.

 Con questo scritto gli amministratori dell’Alta Valle, anche se non presenti in massa alla manifestazione del 23 novembre davanti all’Ospedale di Susa, fanno comunque fronte comune con gli altri colleghi della valle e seppur con diverse sensibilità chiedono una seria riflessione sulle decisioni prese dall’Assessorato, sottolineata con queste parole molto forti: “La presente lettera vuole costituire sprone per una giusta riflessione e per l’adozione di giusti provvedimenti al fine di evitare che la politica sia macchiata dall’epiteto dell’omicidio volontario ed è quindi palese che la Valle di Susa si trova costretta a chiedere fortemente la conservazione del proprio ospedale per legittima difesa, cioè per non veder morire persone a causa della logistica, delle distanze e dei tempi di percorrenza”.

L.C. 26.11.14

Valerio Mastandrea al Torino film festival. “Sono No Tav e rifirmerei l’appello per i quattro ragazzi”

post 24 novembre 2014 

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Valerio Mastrandrea, protagonista di Ogni maledetto Natale, è a Torino il 22 novembre per la presentazione del film al Torino Film Festival. È molto legato alla città: “Vorrei essere al Torino Film Festival, a cui sono legato in maniera particolare, come spettatore per vedere ciò che più mi interessa” dice. “Soffro ad essere qui da addetto ai lavori, non per le interviste, ma perché sono molto legato alla città dove ho girato uno dei film più importanti che ho fatto all’inizio della mia carriera Tutti giù per terra e perché’ mi piace vivere la città’ con interesse e curiosità”.

Ma sabato 22 novembre è anche la giornata che porta in piazza a Torino un migliaio di No Tav per chiedere la scarcerazione dei quattro ragazzi accusati di terrorismo per aver incendiato un compressore, in un’azione notturna contro il cantiere dell’alta velocità di Chiomonte (Val di Susa) nel maggio 2013.

“Purtroppo non vado alla manifestazione dei No Tav – ha dichiarato Mastrandrea –, ma ho firmato un appello per quella situazione e se me ne proponessero un altro lo firmerei ancora una volta”.

MELE, PRIMI PASSI CONTRO LO SMARINO DEL TERZO VALICO

http://noterzovalico.org/2014/11/23/mele-primi-passi-contro-lo-smarino-del-terzo-valico/

SCRITTO DA NOTERZOVALICO ON 23 NOVEMBRE 2014.

E’ proprio di pochi giorni fa la notizia che COCIV avrebbe identificato a Mele, entroterra di Genova Voltri, uno dei siti di stoccaggio dello smarino proveniente dai cantieri del Tav-Terzo Valico. Il sito, situato in un’area a ridosso delle abitazione di Mele e di fraz. Cerosolo, tra prati e boschi, prevede che vengano stoccate tra 300mila e 600mila metri cubi di terre di scavo, comprendendo un’area di 150 metri per 50 di dislivello, con un costo complessivo di 4milioni di euro. Il piano di devastazione di COCIV prevede una durata di cantiere di 5 anni con il passaggio di oltre 44mila camion. L’area, prima di proprietà di un privato, sarebbe già stata venduta a COCIV con il parere positivo di Regione, Provincia e sopraintendenza al progetto. Le istituzioni, ancora una volta, dimostrano da che parte stanno: dalla parte di chi distrugge e devasta il territorio, di chi specula e si arrichisce sui disastri ambientali delle Grandi Opere. Proprio nel territorio di Mele, nei giorni dell’alluvione di novembre, ci sono stati numerosi danni, frane e smottamenti, che pochi giorni fa hanno isolato una ventina di famiglie oltre che “mettere a nudo” uno dei piloni autostradali del viadotto della A26. Un terreno, questo, da sempre a rischio smottamento, solitamente di piccole dimensioni.

Ma non si è fatta attendere la mobilitazione degli abitanti di Mele: ieri sabato 22 novembre, gli abitanti di Mele hanno preteso un incontro pubblico sui terreni in questioni con il Sindaco e i responsabili del progetto, e hanno manifestato la chiara intenzione di combattere in ogni modo il progetto di COCIV. “No, non si può neanche pensare a un progetto del genere, è da pazzi, qui si mettono a rischio delle persone, il monte è sempre franato”, dichiara un abitante di Mele, proprio su quel prato che nella memoria collettiva è il “prato in cui si andava a giocare da bambini”. Quello che già tutti chiamano “mostro” e “discarica” si posizionerebbe sopra una vena che passa sotto tutta la collina, dall’area della recente frana fino al sito di stoccaggio. Un incontro molto partecipato, oltre un centinaio di abitanti locali, dai toni accesi, in cui gli abitanti di Mele hanno espresso la loro opposizione al progetto proprio davanti alla sfacciataggine e alle menzogne dei tecnici del COCIV. Inoltre il sindaco di Mele ha dichiarato che “il nostro parere è vincolato alla volontà degli abitanti, se non dovessero esprimersi a favore, saremo i primi a dire no”. Vedremo.

Si intravedono muoversi quindi, anche nell’estremo ponente genovese, i primi passi contro questo ennesimo scempio di COCIV e del Terzo Valico.

COMUNICATI STAMPA DEL GRUPPO CONSILIARE DEL MOVIMENTO 5 STELLE PIEMONTE

http://www.m5sp.it/comunicatistampa/2014/11/tav-frediani-m5s-chi-parla-di-terrorismo-non-conosce-la-storia-del-nostro-paese/

TAV – FREDIANI (M5S): “CHI PARLA DI TERRORISMO NON CONOSCE LA STORIA DEL NOSTRO PAESE”

26 novembre 2014

Condivido le riflessioni dell’avvocato Claudio Novaro che oggi in aula bunker ha contestato le assurde accuse di terrorismo formulate contro Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio, sottoposti da quasi un anno a rigidissime condizioni di detenzione.

Con buona pace dalla Procura di Torino ritengo folle considerare “terrorismo” la distruzione di un compressore. Dall’odierna esposizione della difesa viene ribadito chiaramente il senso di quel gesto, orgogliosamente rivendicato dai 4 attivisti nel corso di accorate deposizioni: un gesto non violento, di puro sabotaggio, destinato a rallentare i lavori del cantiere.

La parola terrorismo dovrebbe rimandare ad anni bui della storia del nostro Paese, tristemente segnati da gesti che nulla hanno a che fare con l’opposizione a questa grande opera inutile e con le modalità attraverso le quali viene espressa.

Auspico che, con l’avvicinarsi della sentenza, si riconsideri il gesto senza le forzature che ci sono state dall’inizio, arrivando a riconoscerne la natura simbolica e ben lontana da qualsiasi volontà di nuocere alle persone o di rievocare vecchi fantasmi.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

Delegazione russa visita Beirut e si incontra con esponenti di Hezbollah

By Suleiman Kahani on 26 novembre 2014
 
Il Capo della delegazione parlamentare di Hezbollah (“Lealtà per la Resistenza”), il Deputato Mohammed Raad ha ricevuto a Beirut il Vicesegretario del Consiglio Federale Russo, Ilyas Umakhanov, che con una delegazione del Cremlino sta visitando il Paese dei Cedri.
Nel corso della intensa discussione che é nata dall’incontro sono stati dibattuti i temi dell’attualità regionale  e internazionale, nella fattispecie la minaccia takfira contro il Libano, le misure recentemente prese per affrontarla e i collegamenti tra gli sforzi russi per contrastare l’aggressione alla Siria e la provocazione Usa-NATO-UE in Ucraina.
Alla riunione era presente anche il funzionario di Hezbollah incaricato del Dipartimento Relazioni Internazionali, il che dimostra quanto il movimento politico sciita consideri fondamentali, a qualunque livello, i propri contatti con la Russia di Putin, potenza che ha ormai completamente ritrovato il proprio ruolo internazionale, specialmente nell’arena mediorientale.
 
Suleiman Kahani

Un innovativo farmaco cinese anti-cancro rompe il monopolio straniero

 By Redazione Stato e Potenza on 26 novembre 2014
Ding Lieming, all’epoca capo di un team cinese al lavoro su un farmaco anti-cancro, ricorda come ha portato fuori dal suo incarico il presidente di un importante ospedale due anni fa.
 
“Quando sono andato nel suo ufficio, mi ha detto che non aveva mai stabilito contatti con le aziende farmaceutiche locali. E’ stato un incontro sgradevole. Mi ha accompagnato fuori dopo aver detto solo poche parole”, racconta Ding.
 
Ding non lo rimprovera per la sua mentalità, dal momento che molti esperti medici dell’epoca si rifiutavano di prescrivere farmaci nazionali. Per molto tempo, molte medicine che essi davano ai pazienti erano prodotte all’estero, visto che quelle nazionali non godevano di buona considerazione.
 
Ad ottobre, Ding ha partecipato ad una conferenza accademica tenutasi ad Hangzhou, nella Provincia di Zhejiang, dove ha parlato del Conmana, o dell’idrocloride Icotinibe, un nuovo farmaco anti-cancro prodotto dalla compagna farmaceutica Betta, situata nello Zhejiang, che ha aiutato a sviluppare.
 
La nuova medicina rende la Cina il terzo paese che ha sviluppato un farmaco anti-cancro, seguendo le orme degli Stati Uniti e dell’Inghilterra. Ha indotto molte persone a cambiare i loro stereotipi sulle medicine cinesi. “Il presidente in seguito ha capito che le medicine nazionali potrebbero anche incontrare gli standard internazionali ed ora ci supporta strenuamente”, dice Ding.
 
Sfondamento scientifico
 
La conferenza accademica tenuta nel terzo anniversario dell’introduzione della Conmana nel mercato avvenuta il 25 ottobre ha attirato oltre 600 insigni medici ed esperti in ricerca sul cancro compresi Sun Yan e Yu Jinming, che sono membri dell’Accademia Cinese d’Ingegneria.
 
Durante la conferenza, i dati statistici hanno dimostrato che negli ultimi 10 anni il trattamento del cancro è divenuto sempre più dipendente dalla “terapia molecolare mirata”.
 
“Gli ultimi dati provenienti dagli USA dimostrano che il livello di sopravvivenza di cinque anni per i pazienti che hanno avuto un cancro del quarto stadio ha raggiunto il 20% e più. Questo è attribuito alla terapia molecolare”, dice Guan Zhongzhen, professore al Centro di ricerca sul cancro della Sun Yat-sen University, aggiungendo che lo sviluppo del Conmama è stato un grande progresso in questo settore.
 
Il trattamento molecolare mirato è un tipo di trattamento del cancro che colpisce le cellule che provocano l’avvio e la crescita del tumore.
 
“I farmaci molecolari mirati che abbiamo usato prima erano il Gefitinat e l’Erlonat”, dice Sun Yan, che ha accettato il compito di guidare il terzo stadio delle prove cliniche del Conmama.
 
Chen Zu, allora ministro cinese della Salute, predecessore della Commissione per la Salute Nazionale e la Pianificazione Familiare, nel 2011 ha detto che lo sviluppo del Conmama può essere comparato ai progressi tecnologici della Cina come ad esempio “lo sviluppo della bomba atomica e all’idrogeno e i satelliti artificiali negli Anni Sessanta”.
 
Il Conmama simboleggia un punto di sviluppo per la Cina, nel suo trasformarsi in paese che può produrre in modo innovativo il proprio farmaco anti-cancro, sostiene Sang Guowei, membro dell’Accademia Cinese delle Scienze.
 
Rompere il monopolio
 
Il giornale di riferimento in materia di medicina generale “The Lancet” ha pubblicato i risultati di una ricerca condotta sull’efficacia del Conmama nell’agosto del 2013, scrivendo che “ha lanciato una nuova era nella ricerca cinese sui farmaci anti-cancro”, ed aggiungendo che il Conmama “è una pietra miliare nella terapia internazionale del cancro”. Nel momento in cui la prima terapia molecolare mirata veniva sviluppata in Asia, essa veniva vista come in grado di rompere il monopolio delle compagnie straniere in Cina.
 
Circa il 60% dei farmaci venduti in Cina sono prodotti da compagnie straniere. Prima del Conmama, solo due farmaci anti-cancro erano disponibili in Cina. Erano il Gefitinat e l’Erlonat, che rispettivamente costano ai pazienti 16.500 yuan (2.689 dollari) e 19.800 yuan.
 
Il Conmama è più economico, costando ai pazienti un massimo di 11.800 yuan al mese, sostiene il rapporto.
 
L’impatto sui marchi nazionali cinesi
 
Il numero di nuovi casi di cancro in Cina ha raggiunto i 600.000, metà dei quali uccisi dalla malattia. Comunque, solo 300.000 casi di cancro sono riportati come sottoposti a terapia molecolare mirata.
 
“Come ha detto il Presidente Xi Jinping durante la sua visita ad un’équipe medica nello scorso maggio a Shangai, molti cittadini non possono permettersi di usare terapie mediche di alto livello. Dobbiamo velocizzare il progresso nel creare farmaci domestici così da ridurre il costo dei trattamenti. Dobbiamo creare una nostra industria e dei nostri marchi”, ha detto Ding.
 
La compagnia farmaceutica Betta e l’Associazione di Sviluppo e Ricerca dell’Industria Farmaceutica della Cina nel novembre del 2011 hanno lanciato insieme un progetto per consegnare il Conmama ai pazienti malati di cancro. Ad ottobre del 2014, più di 13.000 pazienti hanno usato tale farmaco all’interno del progetto, riporta la Televisione Centrale Cinese.
 
Sebbene ciò sia desiderato, nel rompere il monopolio delle compagnie straniere sulle terapie molecolari mirate il Conmama può anche abbassare il costo di questo tipo di trattamento in Cina, dal momento che tali terapie sono ancora ben al di sopra delle possibilità dei pazienti comuni. Il salario medio nel paese per il 2013 è inferiore ai 5.000 yuan, secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica.
 
Il Conmama è stato incluso nel sistema sanitario nazionale di nove città nello Zhejiang e nel Shandong, dove ai pazienti è richiesto di pagare meno del 50% del prezzo originale del farmaco, riportano i media locali.
 
Gli esperti si sono appellati perché attraverso il sistema sanitario nazionale siano rese più economiche le terapie anti-cancro. “In ogni caso, il budget per il sistema sanitario nazionale è limitato, così ancora più ricerche e sviluppo necessitano di essere portate avanti prima che si possano aggiungere più medicine al sistema”, dice Zhou Zijun, professore della Scuola di Salute Pubblica all’Università di Pechino, aggiungendo che il processo di queste medicine calerebbe se il dominio del mercato farmaceutico internazionale da parte delle compagnie straniere venisse eliminato.
 
Traduzione di Filippo Bovo
 

Con il TTIP/TAFTA è in gioco l’indipendenza dell’Europa (Pushkov)

nooo….gli Usa dominano la Ue? No, è la cattiva Germania

By Redazione Stato e Potenza 

on 25 novembre 2014
“Stiamo assistendo a una battaglia per l’Europa: o l’Europa diventerà una filiale degli interessi degli Stati Uniti, o sarà un centro di decisione autonomo per l’Europa stessa”.
 
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MOSCA, 25 novembre – RIA Novosti. Il trattato transatlantico in gestazione (TTIP/TAFTA) sottometterà gli interessi economici dell’Europa a quelli degli Stati Uniti, ha avvertito martedì il presidente del Comitato per gli affari internazionali della Duma di Stato (la camera bassa del parlamento russo) Alexei Pushkov.
“L’Europa dovrà affrontare non solo una minaccia contro la sua indipendenza (politica, ndr), sfida che non riesce ancora a raccogliere in modo efficace, ma anche contro la sua indipendenza economica, perché il Trattato sul commercio e le relazioni transatlantiche che gli Stati Uniti e i dirigenti europei preparano energicamente, sottometterà l’Europa agli Stati Uniti, rendendo i consumatori europei totalmente dipendenti dal sistema delle norme americane, dai prodotti alimentari all’ecologia”, ha detto il parlamentare nel contesto di una tavola rotonda internazionale sulla crisi di fiducia in Europa.
Ha aggiunto che la sottomissione economica dell’Europa verso gli Stati Uniti è stata eclissata dalla crisi ucraina.
“Poche persone si sono oggi accorte della trasformazione dell’Europa non solo in una filiale degli interessi strategici degli USA, ma anche di quelli economici. E proprio in questo momento gli si sta creando un fondamento giuridico (…) Stiamo assistendo, a mio avviso, a una battaglia per l’Europa: o l’Europa diventerà una filiale d’interessi degli Stati Uniti, o sarà un centro di decisione autonomo per l’Europa stessa”, ha aggiunto M.Pouchkov .
L’accordo di partenariato transatlantico (TTIP/TAFTA), è negoziato dal luglio 2013 da Stati Uniti e Unione europea.
Destinato a portare alla creazione della più grande zona di libero scambio al mondo, i suoi sostenitori affermano che il TTIP/TAFTA creerà crescita economica su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Tuttavia, esso è considerato da alcuni esperti internazionali, come un tentativo da parte di Washington di dominare l’Unione europea.
Gli analisti notano che l’Unione europea è soggetta a forte pressione da parte degli Stati Uniti, che insistono sulla firma del TTIP/TAFTA. Se l’Unione europea firmerà (il che sembra certo), questo permetterà ai consorzi transatlantici di origine statunitense di comportarsi da “padroni” sul territorio della UE, mentre il business europeo sarà perdente.
 
Traduzione di SeP

L’Europa è ben altro che “UE” e “occidente”

chi critica l’europa si sà, dicono i media e società civile, è un soggetto pericoloso perché ha delle derive totalitariste…con le solite etichette affibbiate per legittimare la censura
Ancora per poco, e chi non conformerà la sua opinione al regime del pensiero unico sarà tacciato di essere nazista o fascista e ridotto al silenzio dopo pubblica gogna. Anche i pentastellati subirono il processo alle loro idee con quest’accusa (perfino i Notav che contestarono Caselli vennero accusati di essere ciò che non sono, ma quell’etichetta serve al sistema per far fuori le voci scomode). Renderanno obbligatoria la professione di una precisa identità politica tollerata onde evitare tale accusa per qualsiasi cosa? Magari perché sei scomodo  o pensi? Cioè si deve legittimare l’intolleranza per difendere questa presunta civiltà democratica autodefinitasi tollerante?!?!?!?

Scontro  tra l’auge delle religioni dell’usura e le maggioranze operose e complementari – Separazione assoluta tra potere politico e potere economico
 
Tito Pulsinelli Ha fotocopiato il modello produttivo e sociale di coloro che distrussero dai cieli sessantasei delle sue maggiori città. L’Europa è spenta, non è più centro di elaborazione e irradiazione di criteri normativi adottati nel resto del mondo. Da essa non si irradiano più culture e linee di forza capaci di sedimentare e stabilizzare aree tgeografiche e sociali. E’ imitazione, copia sfocata, incapacità di improntarsi alla sua specificità storica. Abiura e rinnega, in nome e per conto d’un universalismo trapiantato e importato, che è solo sudditanza ai neofiti dell’usura riattualizzata.
 
I tristi saltimbanchi, privi di bussola e mappe genuine della psicogeografia dell’Europa reale, persistono nell’apologetica. accecati su un vagone rimorchiato. Piombato dai nuovi barbari che -mentre saccheggiano senza ritegno- hanno plasmato la mentalità adatta a riprodurre la servitù volontaria. Incassano i benefici di una estesa interiorizzazione del senso di colpa, spinta fino alla negazione di sè stessi e all’imitazione di chiunque altro (“dobbiamo fare come in Germania” o “in america” ecc). E’ venuta a galla una identità mimimalista da limes lontano dell’impero.
 
Impazzano i funzionari neocoloniali, quelli dall’inamovibile “erre-moscia” sempre attualizzata agli odierni centri esterni della dominazione; gli entusiasti d’una Italia ridivenuta “espressione geografica” che spazza via ogni retaggio della storia e del suo divenire nel territorio. Ladri di storia e di geografia al servizio della geopolitica anglosax,  arroganti quando occultano il decisivo e storico apporto antinazista della Russia. Infine, è il breve carnevale dei psicolabili che esibiscono la maschera dell’Europa sfumata nella nube di un “occidente” ad estensione variabile.
 
Dal “modernismo” esibito con pose caricaturali, scaturiscono controfigure plasmate alla temperie morale proprie di una neocolonia. Subordinata, inchiodata ad assorbire “cultura” seriale, stilemi grotteschi, slogan e i diktat apologetici dell’autonomia del denaro. L’introiezione dei caratteri dell’epoca della carestia (per ceti bassi e plebe) si fonda sulla supremazia assoluta dell’individualismo, assunto come unico fattore positivo e lecito. Chi osa resistere ai settari che si compiacciono del ruolo di liberali immaginari, viene scaraventato nella bolgia dei reazionari o populisti. Si auto-rappresentano sempre come progresso ed efficienza in lotta epica contro l’arretratezza; oppure come riformatori  e partito del “cambio” contrapposti ai conservatori e biechi difensori del passato.
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 L’individualismo vorrebbe dissolvere ogni altra identità e valore: classe, famiglia, nazione, popolo, comunità, solidarietà, spiritualità e dignità. Predicano la bontà di una identità sessuale indifferenziata ed equivalente, però con predilezione per l’infecondità e la sterilità. L’atomizzazione sociale deve accelerare la decomposizione e la solitudine più estrema, e troncare radici, rami, foglie e i frutti, per l’avvento definitivo dei grossisti del denaro. Incombe l’incubo del millenarismo mediatico dei nuovi padroni della natura e degli umani. E’ l’agguato proditorio di una sopravvivenza -spacciata come destino!- che si nutre di paura e angoscia permanente. Si varano e proteggono regimi para-terroristi, utilizzatori intensivi di droni, committenti di  guerre privatizzate appaltate a “mercenari con patologie politiche indotte o criminalità pseudoreligiosa di avariata origine”.
E’ in corso uno scontro epocale tra le forze stanziali, legate ai vincoli unani, territoriali e affettivi della produzione concreta e l’elite con la sua struttura di potere reale. Fondata sul nomadismo della finanza che impone regole draconiane per istaurare la magia del denaro generato direttamente dal denaro. La necessità, o meno, di passare attraverso il lavoro e la produzione prima che il denaro possa accrescersi, è l’oggetto del contendere attuale su scala mondiale. Nessuno “scontro di civiltà”, piuttosto uno urto “biblico” tra il nuovo auge delle religioni dell’usura e le maggioranze operose, che sono complementari solo con il policentrismo. Sono entrati in collisione la comunità e il dominio reale del capitale, la coperazione come alternativa alla concorrenza, l’iper-individualismo dell’elite totalitaria e la superstite socialità umana.
E’ belligeranza asimettrica tra i  fabbricanti di valori coniati dai templi liberisti e quanti si battono per mantenerli fuori e separati dal potere politico. Mercato ed economia sono un frammento del sociale, importante ma non preponderante. Sono parte non il tutto. Pertanto la visione dell’economia come cosa integralmente autonoma, svincolata e superiore
ad ogni altro valore e struttura sociale, si rivela un fondamentalismo da contrastare con crescente fermezza. Questi strambi liberali, in realtà, sono nemici giurati di ogni sovranità geopolitica, culturale ed economica, come pure di ogni identità che non deriva o non si subordina al primato dell’economia.
Da un lato c’è l’oligarchia con il suo epansionismoe egemonico e dall’altro l’arco di forze che si richiamano alle tradizioni e alla giustizia, ed hanno bisogno dello Stato come pilota collettivo che stabilisce le mete di fondo del bene comune. Lo scontro reale in atto è quello che oppone elite e società, oligarchia e popoli. Per l’equità è indispensabile la separazione assoluta tra potere politico e potere economico, tra l’egoismo onnivoro dei manipoli oscuri e la minacciata socialità delle maggioranze.