Riforme, Moody’s: “Successo partiti populisti frena ambizioni Francia e Italia”

accidenti, l’agenzia di rating, una delle tante voci della finanza è “preoccupata” dai populismi….sicuramente è interessata solo al bene della società…..senza secondi fini, chi più dell’Italia che ha un governo non eletto da tre anni sa cosa vuol dire detestare il popolo e quindi i populismi???

Per l’agenzia di rating gli esecutivi di Roma e Parigi potrebbero essere a ridurre ampiezza e profondità delle riforme. Mentre secondo il Financial Times la scarsa partecipazione al voto regionale e il successo della Lega Nord “sollevano interrogativi sul reale sostegno agli sforzi del governo di trasformare la politica italiana”

di F. Q. | 25 novembre 2014
 
Il “crescente successo” di partiti populisti, antieuropei e contrari alle riforme “potrebbe spingere i partiti al governo a ridurre l’ampiezza, la profondità e la velocità delle riforme e delrisanamento di bilancio”. Lo sostiene Moody’s nel suo Outlook 2015, in un paragrafo in cui si sofferma particolarmente su Italia e Francia, i cui governi “hanno già ridimensionato le proprie ambizioni”. Una tendenza che non sarà certo frenata dall’ultimo risultato elettorale, che ha imposto Matteo Salvini come possibile leader del centrodestra. Proprio mentre, sempre secondo l’agenzia di rating, “i governi della periferia dell’Eurozona hanno fatto molto, ma i piani di consolidamento di bilancio e riforme restano incompleti, specialmente in Italia”. Il verdetto di Moody’s arriva peraltro a poche ore dall’uscita, sul Financial Times, di un articolo che sottolinea proprio i rischi per le riforme derivanti dalla scarsapartecipazione al voto e dalla ripresa della Lega Nord. Fattori che “indicano una crescente insoddisfazione degli elettori italiani nei confronti dei piani di riforma del premier Matteo Renzi“, si legge nel commento di James Politi. Secondo il quale, nonostante la “agevole” vittoria del Pd, “i risultati sollevano domande importanti sul reale sostegno agli sforzi del governo di trasformare la politica italiana”.
 
Non solo: il quotidiano finanziario, che dopo un’iniziale apertura di credito nei confronti di Renzi nel corso dell’anno ha cambiato opinione e espresso giudizi molto duri sulle “ricette” del premier per far ripartire il Paese, ritiene che il sostegno degli italiani verso l’esecutivo “stia iniziando a svanire a causa della persistente debolezza economica e dei grandi scontri tra il governo e sindacati contrari alla riforma del lavoro proposta da Renzi”.
 
Tornando all’analisi di Moody’s, la società sottolinea che la situazione di Roma e Parigi minaccia la crescita futura e lascia i Paesi più vulnerabili ai mercati. E questo a dispetto del sostegno già messo in campo dalla Bce e quello promesso da Mario Draghi, che è tornato a confermare la possibilità di acquistare titoli di Stato per sostenere la debole ripresa. Cosa che negli ultimi giorni ha spinto le Borse e determinato un calo del differenziale direndimento tra i Btp italiani con scadenza a dieci anni e gli equivalenti tedeschi (in gergo spread). Nonostante le mosse dell’Eurotower, scrive l’agenzia, “l’Italia è uno dei Paesi dell’Eurozona più esposti” a un potenziale cambiamento nei flussi finanziari, “dato un fabbisogno lordo di finanziamento del debito stimato a circa il 29% del Pil nel 2015″. Come dire che se gli investitori internazionali cambiassero idea sull’appetibilità del debito italiano le cose potrebbero cambiare molto rapidamente. Quanto alla Spagna, con il suo 20% di fabbisogno lordo è anch’essa “vulnerabile”, ma meno del nostro Paese.
 
Intanto anche l’Ocse, nell’Economic outlook diffuso proprio martedì, lancia un nuovo allarme sul livello di indebitamentoitaliano, parlando di “vulnerabilità significativa” e evidenziano che “non appena la crescita sarà migliorata occorrerà incanalare le maggiori entrate fiscali nella riduzione del deficit”. Le previsioni dell’organizzazione, in linea con quelle della Commissione Uedanno il nostro debito 2015 al 132,8% del Prodotto interno lordo. Ma l’organizzazione parigina non prefigura alcuna inversione di rotta per l’anno successivo: nel 2016, anzi, la zavorra del debito toccherà il 133,5% del Pil, pur rimanendo “sostenibile nel medio termine”. L’aumento, ha precisato il capo economista Catherine Mann, è fortemente legato alla debolezza della crescita: se il denominatore non sale non c’è modo di uscire dalla trappola.
 
E proprio sulla ripresa del Pil italiano la stessa Moody’s ha espresso due settimane fa forti dubbi, spiegando che il 2015 non sarà necessariamente il primo anno di ripresa dopo 13 trimestri di recessione: nello scenario più negativo la nostra economia potrebbe contrarsi ancora dello 0,5 per cento. Proprio perché “l’effetto delle riforme sarà positivo ma graduale” e ci saranno bisogno di tempo per vederne i benefici, soprattutto sul fronte dell’occupazione e dei consumi.
 
di F. Q. | 25 novembre 2014
Riforme, Moody’s: “Successo partiti populisti frena ambizioni Francia e Italia”ultima modifica: 2014-11-26T18:23:08+01:00da davi-luciano
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