cosa?? In pochi decidono i destini del mondo e sono personaggi non eletti che si radunano in meeting segreti??? Ma questo è bieco complottismo, viviamo nel migliore dei mondi possibile, siamo in democrazia no? Ci son volute due guerre, dovremmo gioire di cotante conquiste no? Niente più dittature, facciamocelo bastare perché l’ordine dei banchieri è il vero volto della democrazia (ma è esistita?) La Ue ne è l’emblema. Al di là della stucchevole stupida falsa mielina di fantomatici sogni ( che sogni, eran tutti dello stesso circoletto) che ne ha accompagnato la sua costituzione, mielina per nascondere la vera natura del progetto di dominazione della finanza. Si si lo sappiamo, gli euroscettici sono brutti e cattivi ed anelano a dispotismi sepolti (della serie viva la Ue delle banche)
Archivi giornalieri: 12 novembre 2014
Se Obama non si ferma, una guerra contro la Russia e contro la Cina è imminente
La guerra contro la Russia e la Cina è imminente se Obama non viene destituito, lo afferma l’analista Mike Billington, argomentando che gli oligarchi finanziari occidentali hanno come obiettivo quello di fermare la crescita del gruppo dei BRICS.
Si tratta di una guerra che inizierà molto presto, incluso imminente, se Obama non viene destituito immediatamente, è quanto afferma Mike Billington, un analista della rivista settimanale asiatica “Executive Intelligence”, in una intervista concessa al canale iraniano Press TV.
Per Billington, quello che stiamo vedendo è soltanto un elemento in più della “crescente demonizzazione di Putin”, sotto il cui pretesto si fanno scudo le autorità che hanno scommesso per la guerra. “Dopo le elezioni parlamentari ucraine svoltesi nella scorsa settimana, Poroshenko ha annunciato immediatamente che egli non rispetterà i termini degli accordi stabiliti previamente a Minsk e la tregua. Inoltre ha cambiato la sua decisione di ritirare le truppe”, ha aggiunto.
In quanto alle attuali modalità di attuazione statunitense, ha affermato che “quello che sta avvenendo adesso non ha niente a che vedere con l’Ucraina”, ma piuttosto si tratta di tentativi disperati da parte delle comunità finanziaria di Londra e di New York di non dare la possibilità ai paesi Brics (Cina, Russia, India ed altri paesi) di creare una propria alternativa al corrotto sistema finanziario occidentale.
Da ultimo, riferendosi ai benefici che gli Stati Uniti potrebbero ottenere provocando un conflitto diretto con la Russia e con la Cina, Billington li collega con il fatto che il sistema finanziario occidentale si trova in bancarotta. ” Quello che è accaduto la scorsa settimana è un collasso del sistema bancario. Incluso gli stessi banchieri avvertono che le banche si trovano sull’orlo della crisi molto più terribile di quella prodottasi nell’anno 2007.
Le comunità finanziarie di Londra e di New York non sono disposte ad assistere come il resto del mondo trovi delle alternative al sistema finanziario occidentale. Questo significa che saranno disposti ad andare verso la guerra se la Russia e la Cina non si ritirano e quelle potenze non sono disponibili a rivedere il loro programma”, spiega.
Fonte: PressTV
http://www.controinformazione.info/se-obama-non-si-ferma-una-guerra-contro-la-russia-e-contro-la-cina-e-imminente/#more-7542
Un militante esperto dell’ISIS rivela la cooperazione dell’Esercito Turco con il gruppo terrorista
Domande semplici, quasi naif, di economia … domestica
di Roberta Clerici
Potrei essere ripetitiva, ma quando sento i politici in TV ripetere a tamburo battente le solite frasi, ad ogni ora del giorno e della sera, mi chiedo perché nessuno dei giornalisti presenti abbia la voglia – o anche solo la curiosità – di fare delle domande che a me vengono spontanee.
Non parlo di domande colte o complesse, ma semplici e quasi banali.
Ad esempio:
1) quando i vari politici dicono che per far ripartire le produzioni bisogna far ripartire i consumi (frase onnipresente in ogni dibattito) a me viene spontaneo chiedere: a che pro, visto che oramai la merce che si vende in Italia è quasi tutta cinese o comunque importata? (vestiti, scarpe, accessori, mobilio).
2) Oppure quando i politici dicono che bisogna attrarre investimenti esteri, a me non è chiaro il beneficio che ne potremmo avere, visto che quando una nostra ditta storica finisce in mano straniera, tutti siamo consapevoli che si tratta di un altro passo nella svendita del paese.
Ora non dico che tutti i giornalisti debbano essere degli “outsider” professionisti d’inchiesta (anche perché nessun editore è disposto a pagare delle inchieste costose), ma le due domande sopra sono semplici ed intuitive e certamente i cittadini si meriterebbero una risposta o qualche spiegazione.
Per me è scontato che se un tizio straniero investe in Italia, il capitale ed il profitto poi se lo riporta a casa sua. Non vedo perché dovrebbe lasciarlo a noi. Elementare, mi sbaglio?
Per quanto riguarda la proliferazione di catene straniere di ogni genere, di proprietà di americani, tedeschi, francesi, svedesi e via dicendo (vestiti, arredamento, alberghi, ristoranti, supermercati, bar, bricolage etc), senza entrare nel dibattito relativo alla globalizzazione, è certo che molte di queste multinazionali assumono si personale, ma in genere lo cercano poco qualificato (e quindi poco remunerato) e per contro hanno l’effetto collaterale di spazzare via tutte le nostre piccole imprese, le nostre botteghe e con esse le nostre eccellenze ed i nostri mestieri.
Questo porta ad una desolazione anche di tipo geografico. Per capirlo basta vedere cosa è successo in pochi anni in zone specifiche, che oggi sono piene di aziende chiuse. Ad esempio: Como e Prato erano famose per il tessile, Cantù per i mobilieri, Parabiago per le scarpe, Sassuolo per le ceramiche ed andando avanti ed indietro lungo tutto lo stivale, l’elenco diventa impietoso.
La domanda che sorge spontanea è: perché mai dovremmo agevolare questo processo e non al contrario contrastarlo? Perché vogliamo uniformarci a modelli Americani o Australiani, invece che puntare ad un modello diverso che tenga conto del nostro territorio e della nostra storia?
Fino poco tempo fa il nostro paese viveva di piccola impresa ed era ricco di mestieri e professionalità che, distribuite per tutta la penisola, garantivano una sorta di benessere generalizzato, mentre oggi ci sono interi settori produttivi che hanno chiuso o che sono passati in mano straniera. Lasciando campo libero a tutte le multinazionali estere o nostrane, si distruggono i mestieri, i nostri sapori, le nostre eccellenze e si concentrano le ricchezze nelle mani di pochi, col risultato che agli Italiani restano giusto dei lavori da semplici commessi o al più di servizi. E perché mai dovremmo fare tutto questo?
La risposta più scontata è che la gente compra le cose dove costano meno, ma – analizzato tutto quanto sopra – io mi chiedo in soldoni: se un pantalone cinese costa 10 euro ed uno Italiano costa 40, alla fin della fiera- dopo che avremo pagato tutti i costi sociali della disoccupazione, dei fallimenti, delle casse integrazioni etc. – quanto realmente avremo pagato quel pantalone cinese?
Qualcuno ha mai fatto questi conti?
Mi chiedo perché in Tv, nei noiosi talk show, nessuno faccia mai queste semplici domande?
http://www.controinformazione.info/domande-semplici-quasi-naif-di-economia-domestica/#more-7548