Jean Claude Juncker, mondialista appartenente al Bilderberg Group e Commissione Trilaterale di Rockefeller

cosa?? In pochi decidono i destini del mondo e sono personaggi non eletti che si radunano in meeting segreti??? Ma questo è bieco complottismo, viviamo nel migliore dei mondi possibile, siamo in democrazia no? Ci son volute due guerre, dovremmo gioire di cotante conquiste no? Niente più dittature, facciamocelo bastare perché l’ordine dei banchieri è il vero volto della democrazia (ma è esistita?) La Ue ne è l’emblema. Al di là della stucchevole stupida falsa mielina di fantomatici sogni ( che sogni, eran tutti dello stesso circoletto) che ne ha accompagnato la sua costituzione, mielina per nascondere la vera natura del progetto di dominazione della finanza. Si si lo sappiamo, gli euroscettici sono brutti e cattivi ed anelano a dispotismi sepolti (della serie viva la Ue delle banche)

  
Strasburgo, Bruxelles – In un articolo del 29 maggio scorso dipingevamo a tinte fosche il quadretto del papabile Jean Claude Juncker, oggi neo-presidente nominato al soglio illuminato della Commissione Europea:
già Presidente dell’Eurogruppo; “autorevole” membro della Commissione Trilaterale (quella del 666 stilizzato); assiduo frequentatore del Bilderberg Club; ex-governatore della Banca Mondiale (dal 1989 al 1995); ex-Governatore dell’FMI – Fondo Monetario Internazionale (nominato nel 1995) ed ex-Governatore della BERS (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo). Inoltre pochi sanno che Juncker (assieme a Henry Kissinger & Co) è membro del cosiddetto “Comitato dei 300”
 
Walter Rathenau sul “Comitato dei 300”
 
Così definì l’esclusivo club mondialista Walter Rathenau, fondatore della General Electric Corporation: “Trecento uomini, che si conoscono l’un l’altro, dirigono il destino economico dell’Europa e scelgono i loro successori da tra di loro”. Il Comitato, tra l’altro, sarebbe espressione della compagnia britannica East India Trading Company: organizzazione commerciale istituita dalla famiglia reale britannica, nel 1600, molto attiva nel commercio dell’oppio (vedi video in allegato)
 
L’investitura dell’Eurocamera
 
La candidatura ufficiale alla guida della Commissione del “solito” Juncker, ricordiamo, fu decisa lo scorso 7 marzo 2014, durante il Congresso del PPE (Partito Popolare Europeo) che ebbe avuto luogo a Dublino. A Strasburgo, dunque, è andata in scena la parata formale all’Eurocamera: 422 si contro 250 no e il popolo è servito! Questo il voto del “democraticissimo” Europarlamento che ha sancito l’elezione (per meriti sul campo) del beone lussemburghese alla carica di “Presidente” dell’esecutivo dell’UE. Dell’amicone di Matteo Renzi e soprattutto di Mario Monti (stessa pasta, stessi club mondialisti) che in tempi non sospetti fu immortalato nei palazzi del potere di Bruxelles mentre stringeva con dolcezza estrema le mani al collo del ministro spagnolo Luis de Guindos reo di non aver rispettato abbastanza le politiche di austerity… Ma siparietti a parte, chiaramente non sarebbe stato necessario alcun voto dei cosiddetti “rappresentanti del popolo” europeo per eleggere il carismatico e nobile personaggio. Uomo attaccato più lui alle poltrone che il polpo allo scoglio: premier del Lussemburgo per 18 anni e da oltre 30 anni in politica. Peggio di Berlusconi insomma!!!
 
Peggio di mister B
 
E peggio dell’ex cavaliere (Mister B) il neo presidente si presenta anche in tema di conflitti d’interesse: incompatibile con il ruolo chiamato a coprire alla luce di uno scandaloso conflitto notato perfino dal Financial Times. infatti Jean Cloude Juncker sarà chiamato presto a valutare una norma per far risparmiare milioni di tasse alle multinazionali, che egli stesso in tempi non sospetti approvò da premier del Lussemburgo. Sventurata norma finita poi nel mirino dell’antitrust Ue. Pazzesco! Ricordiamo in merito che ad oggi numerosissime multinazionali preferiscono aver sede in Lussemburgo (paradiso fiscale) pagando l’IVA in tal paese al 4% e non pagando assolutamente nulla nei mercati europei all’interno dei quali smerciano quotidianamente i loro prodotti. scandaloso!!!
 
Presidente di chi?
 
Ma la nomina da queste parti è prerogativa dei vari governi: mai sottoposta all’approvazione dei sudditi; né tantomeno a quella dei deputati a stelle dorate. Quella intervenuta nelle scorse ore, infatti, a ben vedere è stata solo una ratifica di scelte piovute come sempre dall’alto. C’è forse qualcuno in rete, in radio o in tv, sui giornali o per la strada che – sano di mente e astemio: o comunque non ubriaco – possa asserire che ciò non corrisponda al vero? E che magari possa smentire il fatto che sia Juncker, sia i deputati che lo hanno eletto non rappresentano la maggioranza degli europei? Inutile far finta di nulla, come sempre fanno media politici, burocrati e magnacci del regime partitocratico italiano e comunitario: il 60% di noi sudditi europei non ha (abbiamo) votato!
 
L’orgoglio dei camerieri dei banchieri e dei ladri di Pisa
 
Juncker e soci non rappresentano la volontà popolare e – in un mondo normale – dovrebbero quantomeno dimettersi chiedendo l’indizione di nuove elezioni (per quanto esse possano servire – vedi quQuello che non ci hanno detto sulle Europee 2014). Magari modificando le regole delle stesse e, sul modello dei referendum popolari, introducendo la prima dritta fondamentale. Cioè quella che – sempre in un paese normale – dovrebbe recitare pressappoco così: “senza quorum del 50%+1 degli aventi diritto la consultazione elettorale viene annullata!”. Questa, secondo la nostra (non solitaria) opinione sarebbe prova di vera democrazia, altroché le balle che ci propinano ogni momento! Ma come disse Ezra Pound, i politici (da tre secoli a questa parte) non sono altro che “i camerieri dei banchieri”. Quanto ai cosiddetti “euroscettici” e “indipendentisti” (quelli cioé che a chiacchiere tuonano contro questo schifo ma poi siedono, ben retribuiti, a Strasburgo, noi da “poveri”… sempre più poveri… nemici giurati della dittatura UEista) rivolgiamo solo il seguente appello: “passate ai fatti, riducete Bruxelles come il (fu) Vietnam! Con gli euro di “carta-straccia” che percepite copiosamente, mobilitate le piazze per gettar giù – pacificamente s’intende – Juncker e tutti gli UEisti in servizio e di complemento!” Allora vedremo se così facendo potremo finalmente saldare questo fronte che si oppone alla dittatura, infida, invasiva e pericolosissima dei tempi moderni: quella dei banchieri, dei burocrati, dei politici e dei falsi dissidenti di turno che – come i ladri di Pisa – di giorno litigano e di notte rubano assieme.
 
Vincenzo Mannello, Sergio Basile (Copyright © 2014 Qui Europa)
 

Se Obama non si ferma, una guerra contro la Russia e contro la Cina è imminente

La guerra contro la Russia e la Cina è imminente se Obama non viene destituito, lo afferma l’analista Mike Billington, argomentando che gli oligarchi finanziari occidentali hanno come obiettivo quello di fermare la crescita del gruppo dei BRICS.
Si tratta di una guerra che inizierà molto presto, incluso imminente, se Obama non viene destituito immediatamente, è quanto afferma Mike Billington, un analista della rivista settimanale asiatica “Executive Intelligence”, in una intervista concessa al canale iraniano Press TV.

Per Billington, quello che stiamo vedendo è soltanto un elemento in più della “crescente demonizzazione di Putin”, sotto il cui pretesto si fanno scudo le autorità che hanno scommesso per la guerra. “Dopo le elezioni parlamentari ucraine svoltesi nella scorsa settimana, Poroshenko ha annunciato immediatamente che egli non rispetterà i termini degli accordi stabiliti previamente a Minsk e la tregua. Inoltre ha cambiato la sua decisione di ritirare le truppe”, ha aggiunto.

In quanto alle attuali modalità di attuazione statunitense, ha affermato che “quello che sta avvenendo adesso non ha niente a che vedere con l’Ucraina”, ma piuttosto si tratta di tentativi disperati da parte delle comunità finanziaria di Londra e di New York di non dare la possibilità ai paesi Brics (Cina, Russia, India ed altri paesi) di creare una propria alternativa al corrotto sistema finanziario occidentale.

Da ultimo, riferendosi ai benefici che gli Stati Uniti potrebbero ottenere provocando un conflitto diretto con la Russia e con la Cina, Billington li collega con il fatto che il sistema finanziario occidentale si trova in bancarotta. ” Quello che è accaduto la scorsa settimana è un collasso del sistema bancario. Incluso gli stessi banchieri avvertono che le banche si trovano sull’orlo della crisi molto più terribile di quella prodottasi nell’anno 2007.

Le comunità finanziarie di Londra e di New York non sono disposte ad assistere come il resto del mondo trovi delle alternative al sistema finanziario occidentale. Questo significa che saranno disposti ad andare verso la guerra se la Russia e la Cina non si ritirano e quelle potenze non sono disponibili a rivedere il loro programma”, spiega.

Fonte: PressTV
http://www.controinformazione.info/se-obama-non-si-ferma-una-guerra-contro-la-russia-e-contro-la-cina-e-imminente/#more-7542

Un militante esperto dell’ISIS rivela la cooperazione dell’Esercito Turco con il gruppo terrorista

Un vecchio militante dell’ISIS (Stato Islamico) ha rivelato nel corso di una intervista con Newsweek fino a che punto la cooperazione con l’Esercito turco ha permesso al gruppo terrorista, che attualmente controlla una buona parte del territorio dell’Iraq e parte della Siria, di viaggiare liberamente per il territorio turco per attaccare alle spalle le forze curde che combattono contro l’ISIS nel nord est della Siria.
“Sherko Omer” è lo pseudonimo di un esperto tecnico delle comunicazioni che ha lottato nelle file dello Stato Islamico e che è riuscito a fuggire dal gruppo. Questi ha riferito a Newsweek che egli aveva viaggiato in un convoglio di camions che erano parte di una unità dell’ISIS dalle posizioni del gruppo a Raqqa (nord della Siria) fino in Turchia e dopo è ritornato in territorio siriano attraversando di nuovo la frontiera per attaccare i kurdi siriani nella città di Serekaniye, nel nord della Siria, in Febbraio. Durante il tragitto, i miliziani dell’ISIS hanno alloggiato in varie dimore assicurategli nel territorio turco.
“Mentre cercavamo di attraversare il posto di frontiera di Ceylanpinar, la luce di una torretta di vigilanza turca ci ha d’improvviso illuminato. Il comandante militare turco ci ha ordinato di restarcene tranquilli, di rimanere dove eravamo e di non guardare la luce. Lui ha parlato per radio in turco e noi siamo rimasti immobili. La luce si è spostata dopo 10 minuti e il comandante del nostro distaccamento (dell’ISIS) ci ha ordinato di continuare il tragitto perchè il fatto che la luce si era spostata era il segnale che potevamo attraversare la frontiera sani e salvi fino a Serekaniye”.
“I comandanti dell’ISIS ci hanno detto che non avevamo niente da temere perchè esisteva una piena cooperazione con i turchi”, ha detto Omer. “Loro ci assicurano che niente potrà accadere e che loro viaggiano in questo modo (attraverso la Turchia) da Raqqa e Aleppo alle aree curde del nor est della Siria, perchè sarebbe impossibile farlo attraverso della Siria, visto che l’Esercito siriano del Kurdistan (YPG)controlla la maggior parte della regione Curda”.
Quando è arrivato a Serekaniye, Omer si è arreso ai curdi quando questi hanno attaccato il suo campo. Egli è rimasto per vari mesi detenuto fino a che i suoi carcerieri si convinsero che non era un combattente dell’ISIS e non aveva preso parte agli attacchi di questo gruppo.
Omer ha segnalato che nel corso del tempo che ha trascorso all’interno dell’ISIS, la Turchia era vista come un alleato contro i curdi. “L’ISIS vede l’Esercito turco come un alleato, in specie per quello che si riferisce la possibilità di attaccare i curdi in Siria. I curdi sono il nemico comune dell’ISIS e della Turchia”.
Egli ha aggiunto che lui stesso “aveva collegato per radio i comandanti del campo dell’ISIS in Siria con gente in Turchia in innumerevoli occasioni”. “Io raramente li ho ascoltati parlare in arabo e questo accadeva solo quando parlavano ai loro stessi collegamenti. In altro modo loro parlavano in turco perchè quelli a cui si dirigevano erano responsabili turchi di vario livello. I comandanti dell’ISIS erano soliti mostrarsi molto seri quando parlavano con loro”.
Fino al mese scorso, la Turchia, un membro della NATO, aveva bloccato i combattenti curdi siriani che si trovavano nel paese e gli aveva impedito di attraversare la frontiera verso la Siria con il fine di unirsi ai curdi che lottano contro l’ISIS a Kobani. Nelle dichiarazioni a Newsweek, i curdi a Kobani hanno affermato che quelli che hanno cercato di portare forniture attraverso la frontiera sono stati oggetto di attacchi con colpi d’arma da fuoco da parte dell’Esercito Turco.
Il portavoce dell’Esercito siriano, Polat Can, si è spinto oltre ed ha riferito a Newsweek che le forze turche stavano aiutando attivamente l’ISIS. “Esistono prove evidenti che dimostrano che l’Esercito turco sta consegnando ai terroristi dell’ISIS armi e munizioni e gli permette di attraversare la frontiera turca con la finalità che essi lancino attacchi contro il popolo curdo a Royava (nel nord este della Siria)”.
Fonte: Newsweek
Tratto da Periodismo Alternativo
Traduzione: Luciano Lago

Domande semplici, quasi naif, di economia … domestica

di Roberta Clerici

Potrei essere ripetitiva, ma quando sento i politici in TV ripetere a tamburo  battente le solite frasi, ad ogni ora del giorno e della sera, mi chiedo perché nessuno dei giornalisti presenti abbia la voglia – o anche solo la curiosità – di fare delle domande che a me vengono spontanee.

Non parlo di domande colte o complesse, ma semplici e quasi banali.
Ad esempio:
1) quando i vari politici dicono che per far ripartire le produzioni bisogna far ripartire i consumi (frase onnipresente in ogni dibattito) a me viene spontaneo chiedere: a che pro, visto che oramai la merce che si vende in Italia è quasi tutta cinese o comunque importata? (vestiti, scarpe, accessori, mobilio).
2) Oppure quando i politici dicono che bisogna attrarre investimenti esteri, a me non è chiaro il beneficio che ne potremmo avere, visto che quando una nostra ditta storica finisce in mano straniera, tutti siamo consapevoli che si tratta di un altro passo nella svendita del paese.

Ora non dico che tutti i giornalisti debbano essere degli “outsider” professionisti d’inchiesta (anche perché nessun editore è disposto a pagare delle inchieste costose), ma le due domande sopra sono semplici ed intuitive e certamente i cittadini si meriterebbero una risposta o qualche spiegazione.

Per me è scontato che se un tizio straniero investe in Italia, il capitale ed il profitto poi se lo riporta a casa sua. Non vedo perché dovrebbe lasciarlo a noi. Elementare, mi sbaglio?

Per quanto riguarda la proliferazione di catene straniere di ogni genere, di proprietà di americani, tedeschi, francesi, svedesi e via dicendo (vestiti, arredamento, alberghi, ristoranti, supermercati, bar, bricolage etc), senza entrare nel dibattito relativo alla globalizzazione, è certo che molte di queste multinazionali assumono si personale, ma in genere lo cercano poco qualificato (e quindi poco remunerato) e per contro hanno l’effetto collaterale di spazzare via tutte le nostre piccole imprese, le nostre botteghe e con esse le nostre eccellenze ed i nostri mestieri.

Questo porta ad una desolazione anche di tipo geografico. Per capirlo basta vedere cosa è successo in pochi anni in zone specifiche, che oggi sono piene di aziende chiuse. Ad esempio: Como e Prato erano famose per il tessile, Cantù per i mobilieri, Parabiago per le scarpe, Sassuolo  per le ceramiche ed andando avanti ed indietro lungo tutto lo stivale, l’elenco diventa impietoso.

La domanda che sorge spontanea è: perché mai dovremmo agevolare questo processo e non al contrario contrastarlo? Perché vogliamo uniformarci a modelli Americani o Australiani, invece che puntare ad un modello diverso che tenga conto del nostro territorio e della nostra storia?

Fino poco tempo fa il nostro paese viveva di piccola impresa ed era ricco di mestieri e professionalità che, distribuite per tutta la penisola, garantivano una sorta di benessere generalizzato, mentre oggi ci sono interi settori produttivi che hanno chiuso o che sono passati in mano straniera. Lasciando campo libero a tutte le multinazionali estere o nostrane, si distruggono i mestieri, i nostri sapori, le nostre eccellenze e si concentrano le ricchezze nelle mani di pochi, col risultato che agli Italiani restano giusto dei lavori da semplici commessi o al più di servizi. E perché mai dovremmo fare tutto questo?

La risposta più scontata è che la gente compra le cose dove costano meno, ma – analizzato tutto quanto sopra – io mi chiedo in soldoni: se un pantalone cinese costa 10 euro ed uno Italiano costa 40, alla fin della fiera- dopo che avremo pagato tutti i costi sociali della disoccupazione, dei fallimenti, delle casse integrazioni etc. – quanto realmente avremo pagato quel pantalone cinese?

Qualcuno ha mai fatto questi conti?
Mi chiedo perché in Tv, nei noiosi talk show, nessuno faccia  mai queste semplici domande?
http://www.controinformazione.info/domande-semplici-quasi-naif-di-economia-domestica/#more-7548