Tav, il ministro Lupi riunisce gli esperti per risolvere il pasticcio dei conti

Due i nodi da sciogliere: il costo esorbitante di 7,7 miliardi inserito nel contratto tra ministero e Rfi e il maxi-valore di 95 milioni attribuito da Rete ferroviaria italiana alla sua partecipazione in Ltf. Ora si studia la exit strategy, poi si aprirà la caccia ai responsabili

di PAOLO GRISERI

Tav, il ministro Lupi riunisce gli esperti per risolvere il pasticcio dei conti

Una exit strategy per il pasticcio della Torino-Lione. Questa mattina il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi prenderà in mano il dossier che in queste settimane ha scatenato il putiferio. Ma già da qualche giorno al ministero si sta lavorando per trovare una via d’uscita. Il principio da seguire è ormai fissato: nessuno dei documenti che ha suscitato scalpore è vincolante. Si tratta di previsioni che verranno sottoposte, entro una settimana, al vaglio di una autorità indipendente. In modo da giungere l’11 novembre, alla audizione di Lupi alla Commissione trasporti del Senato con la certificazione definitiva dei costi per l’Italia. Che saranno di 2,9 miliardi di euro ai quali aggiungere gli oneri dei mutui.
Due i nodi da sciogliere. Il primo è quello dei 7,7 miliardi inseriti nel contratto di programma quadriennale tra Ministero dei trasporti e Rfi. Si tratta di un documento periodico che elenca tutte le opere che Rfi realizza per conto dello Stato. Nell’ultimo documento quadriennale è stato indicato appunto il costo di 7,7 miliardi. Non sarà difficile per Lupi dimostrare che quella è la cifra complessiva dalla quale detrarre i 3,4 miliardi di contributo dell’Unione Europee. In ogni caso i conti non tornerebbero perché i rimanenti 4,3 miliardi sono molto superiori ai 2,9 sempre raccontati. Nelle ultime 48 ore il ministero ha contattato Rfi per conoscere il motivo dell’aumento. Rfi si è giustificata sostenendo che «l’inflazione del 3,5 per cento è quella media registrata negli ultimi dieci anni dall’indice Istat dei tronchi stradali in galleria», che convenzionalmente viene utilizzato in questi casi. Solo che la media degli ultimi dieci anni è costituita da due periodi distinti tanto che lo stesso indice nel periodo agosto 2013-agosto 2014 segnala una deflazione dello 0,4 per cento. Perché dunque Rfi non ha tenuto conto di quella variazione e ha fornito a ministero e Parlamento dati palesemente irreali? Il ministro dovrà affidare a un soggetto esterno, quasi certamente la Bei, la Banca europea degli investimenti, la valutazione sul reale tasso di inflazione previsto nei prossimi dieci anni. E individuare eventuali responsabili del clamoroso abbaglio.
Più semplice sciogliere il secondo nodo: il valore di 95 milioni attribuito da Rfi alla sua partecipazione in Ltf. Ora che nascerà il nuovo soggetto promotore che dovrà bandire le gare d’appalto, Rfi dovrebbe uscire di scena. Ma per farlo pretende dallo Stato, che subentrerà, il pagamento di quei 95 milioni al posto dei 500 mila euro del valore originario della partecipazione di Rfi in Ltf. La strada che è stata studiata al ministero è quella di una cessione delle quote da parte di Rfi al di là del loro valore di carico. La minusvalenza che si creerebbe nel bilancio della società ferroviaria andrebbe a compensare le forti plusvalenze realizzate in altre voci di bilancio, riducendo il carico fiscale di Rfi. 
Con la valutazione di Bei sul tasso di inflazione che è corretto ipotizzare per i prossimi anni, il ministro Lupi potrà così presentarsi in Commissione al Senato con un quadro preciso dei conti. Superato lo scoglio Tav si aprirà invece la partita più complessa sulle responsabilità degli errori di calcolo. Braccio di ferro destinato ad avere conseguenze nelle prossime settimane e che si inserisce nello scontro più generale tra le diverse anime di Rfi e tra Rfi e Ferrovie holding. 

Tav, il ministro Lupi riunisce gli esperti per risolvere il pasticcio dei contiultima modifica: 2014-11-03T22:24:02+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo