Di chi è la #responsabilitav?

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Da il M5S Piemonte – il 03/11/2014 10:40:07|

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di Francesca Frediani

Priorità. In un periodo storico come quello attuale, segnato da una crisi economica profonda e ancora senza via d’uscita visibile all’orizzonte, questo termine diventa fondamentale. Ci chiediamo pertanto quale logica possa consentire il mantenimento nell’elenco delle priorità del nostro Governo di due cosiddette “grandi opere” come il Terzo Valico e l’Alta Velocità Torino – Lione.

Partendo da quest’ultima, l’impressionante aumento dei costi denunciato dal Sole 24 Ore in un recente articolo rende ancora più evidente l’inutilità e, anzi, la dannosità dell’opera, come del resto denunciato da oltre 20 anni dal movimento No TAV: ad oggi “il costo totale aggiornato della Torino-Lione (tratta internazionale) sarebbe di 13.589 milioni di euro (11.977 milioni per l’opera e 1.612 per studi e progettazioni), di cui 7.789 a carico dell’Italia”.

La reazione di sorpresa e sdegno di un noto senatore da sempre convintamente “Sì TAV” sta tenendo banco sui giornali e in televisione, facendo passare in secondo piano il tema centrale: chi pagherà per questo errore?

Perché, dando per scontato che sia assolutamente impensabile per le casse dello Stato sostenere una spesa del genere e che, quindi, sia inevitabile fermare l’opera, non possiamo non chiederci chi siano i responsabili della situazione che si è venuta a creare. E la risposta, purtroppo, è da ricercarsi nella solita gestione all’italiana dei fondi pubblici, mirata a far guadagnare pochi a danno della collettività.

La politica, in balia delle lobby del cemento, ha chiuso da anni ogni possibilità di dialogo, rifiutando un confronto che l’avrebbe costretta ad ammettere la validità delle posizioni No TAV. Ed ecco, allora, l’esclusione dei sindaci contrari all’opera dall’Osservatorio capitanato da Mario Virano, e l’avvio di una durissima repressione nei confronti degli attivisti, che vede ancora oggi 53 imputati sottoposti a processo in aula bunker, alla stregua di pericolosi mafiosi, e 4 ragazzi detenuti da quasi un anno con la gravissima e spropositata accusa di terrorismo.

E approfittando della disastrosa situazione dell’economia valsusina, nel frattempo, si cercava diconquistare il consenso degli imprenditori, con il miraggio di ricadute positive sul territorio, sbandierate nell’improbabile legge 4/2011, imitazione di quella Demarche che nemmeno i francesi sono riusciti a far funzionare sul loro territorio.

Un ultimo colpo di coda della decadente Giunta Cota prevedeva lo stanziamento all’inizio del 2014 di ancora 10 milioni per le imprese e, infine, qualche giorno fa l’Assessore De Santis ha annunciato una delibera per destinare 500mila euro alle imprese “danneggiate dai No TAV”, senza porsi il minimo problema su come individuare gli aventi diritto, dal momento che i responsabili dei danneggiamenti alle ditte coinvolte nel cantiere non sono mai stati individuati e,alla luce delle recenti indagini Minotauro e San Michele, potrebbe nascere il legittimo sospetto che questi gesti abbiano moventi di diverso tipo.

Gli avvenimenti delle ultime settimane si sono sovrapposti in un modo che potrebbe ricordarel’epilogo in crescendo di un film catastrofico: il duro giudizio della Corte dei Conti francese sui bilanci dell’Alta Velocità d’Oltralpe, il rifiuto della UE di coprire il 40% del finanziamento dell’opera ed i costi spropositati sbattuti in prima pagina.

Tutto fa pensare che finalmente sia arrivata la resa dei conti, quel finale che da tanti anni i valsusini, e ormai la gran parte degli italiani, aspettano. Il momento della verità insomma, quello in cui questo assurdo “mondo alla rovescia” si capovolge e i buoni trionfano.

Ma forse non è ancora tempo per il lieto fine, forse ci sarà ancora qualcuno che tenterà disperatamente di fermare questo processo inevitabile e, calcolatrice alla mano, dirà che no, i conti non sono sbagliati, che l’Europa ancora ci crede e che il TAV è la nostra unica possibilità di sviluppo.

Oppure, nei luoghi in cui la politica prende ordini dalle lobby, si deciderà che da quel tunnel in Clarea non si possano più trarre grandi guadagni e allora convenga spostare l’asse strategico in verticale perché “non possiamo più fare a meno di un collegamento nord-sud, pena l’esclusione dei nostri porti dal traffico merci e l’isolamento di tutta la nazione”.

L’incontro organizzato qualche giorno fa a Novi Ligure dall’Assessore Balocco, alla presenza delvice ministro Nencini, lascia purtroppo intendere che il film già proiettato in Val di Susa sta per essere adattato e riproposto nel basso Piemonte. Ed ecco che l’Osservatorio viene presentato come “modello efficace” di gestione del percorso per realizzare l’opera, ed ecco che, davanti ad una platea di sindaci (purtroppo perlopiù favorevoli) e rappresentanti di associazioni di categoria, si ripropongono le positive ricadute della l. 4/2011. Il triste remake di un fallimento.

Dagli errori, però, si dovrebbe imparare. E qualora ciò non accadesse, allora forse bisognerebbe rendere la lezione più efficace, in modo che serva da monito per il futuro.Basterebbe individuare i responsabili di questa disastrosa gestione della grande opera e presentare loro il conto dell’immenso spreco di risorse pubbliche, della devastazione del territorio e della distruzione del Museo e dell’area archeologica della Maddalena. Forse, in questo modo, si farebbe più attenzione prima di riproporre modelli fallimentari.

Questo è il finale che ci aspettiamo, con i No TAV che escono finalmente dalle aule dei tribunali e dalle prigioni e tornano ad essere finalmente CITTADINI del loro territorio.

Di chi è la #responsabilitav?ultima modifica: 2014-11-03T21:52:56+01:00da davi-luciano
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