LA SVALUTAZIONE FISCALE CIALTRONA DEL PD

CRISTINA MALAGUTI

Succede che da tempo i Paesi europei non possono operare manovre “correttive” sulla propria moneta, perché la moneta unica non concede spazio alcuno alle banche centrali che non stampano più. Succede che Paesi in difficoltà, Italia in primis, per il solo fatto che non possono stampare cartamoneta, non riescono a uscire dal pantano. Succede che Paesi più furbi, Francia e Germania, per ovviare al problema della crisi, in mancanza della possibilità di attuare una svalutazione monetaria, si sono prodigati nella svalutazione fiscale, a danno dei Paesi limitrofi, ovviamente.

Svalutazione fiscale che poggia su due pilastri: aumento dell’Iva (che sfavorisce e limita le importazioni) e riduzione del costo del lavoro. In Italia è dal 2011 che si prova questa complessa manovra: dai tempi di Mario Monti. Solo che agli aumenti dell’Imposta sul valore aggiunto (a solo danno dei cittadini consumatori finali già messi a dura prova dalla crisi) non sono mai corrisposte serie riduzioni del costo del lavoro (alto, in Italia, soprattutto per il pesante carico fiscale). Il solito danno oltre la beffa, chiaramente. Oggi, lo schema si ripropone, o meglio, si intravvede nella Legge di Stabilità del Governo Renzi: aumento dell’Iva – c’è da giurarci che non salterà – e pseudo riduzione del costo del lavoro. Il risultato, come al solito, sarà un disastro.

La finta riduzione del costo del lavoro

Sconto Irap a metà e incentivi alle assunzioni contorte e limitate, salta perfino la decontibuzione per l’assunzione stabile dei disoccupati. Questo emerge dalla manovra Renzi, sulla quale si sta concentrando il presidente Napolitano. Il nuovo sconto Irap, quello che secondo il ministro dell’Economia Padoan dovrebbe produrre 800mila nuovi posti di lavoro, in realtà riguarda solo il tempo indeterminato, mentre sul tempo determinato (la stragrande maggioranza dei nuovi contratti) ritorna al 3,9%, cancellando in pratica il taglio del 10% dell’aliquota già decisa lo scorso aprile. Insomma, alla fine la misura non vale i 5 miliardi di euro tanto decantati, ma solo 2,9 miliardi, poco più della metà. Per non parlare poi degli incentivi alle assunzioni. Un’autentica beffa. Gli incentivi alle nuove assunzioni nella Legge di Stabilità 2015, infatti, presentano limiti tali da annullare praticamente i benefici stessi che dovrebbero produrre. A partire dalla copertura finanziaria, che riguarda solo 300mila contratti, appena un quinto di quelli a tempo indeterminato attivati in un solo anno dalle aziende. Ridicolo. Di più, gli straordinari incentivi previsti da Renzi hanno un tetto massimo molto esiguo e, peggio ancora, assorbono, abolendola, la storica decontribuzione per l’assunzione stabile di disoccupati (Legge 407/90) con l’aggravante che non prevedono neppure lo sgravio dei contributi Inail. Insomma, un vero disastro.

L’aumento Iva e i “mostri” antievasione

Eccola la presa per i fondelli del Governo: alla beffa lavoro, segue il danno imposte. Sì perché se è vero che non è nelle intenzioni del premier aumentare subito l’Imposta sul valore aggiunto (ma dal 2016 e se le aliquote sono quelle previste sia quella del 10% che quella del 22% aumenteranno di due punti percentuali) nella Legge di Stabilità 2015 si introducono due nuovi “mostri”: lo split payment e il reverse charge. Cosa sono? Due modi per soffocare le poche aziende rimaste attive ancora nel Paese. Il primo, lo split payment, prevede che il pagamento dell’Iva da parte della Pubblica Amministrazione (già in ritardo stratosferico sui pagamenti alle imprese che hanno lavorato per lei) avvenga direttamente al fisco anziché ai fornitori. Bingo! Lo chiamano metodo antievasione, ma data la solerzia con cui la PA paga i fornitori è facile supporre che quei soldi di imposta nelle casse del Fisco non arriveranno mai! Il secondo, il reverse charge, consiste nell’assolvimento dell’IVA da parte del cessionario o committente in luogo del cedente o prestatore di opera o di servizio. In questo modo il cedente non entrerà mai in possesso dell’IVA esorcizzando il rischio che questi ne ometta il versamento all’Erario. In pratica, chi opera in questo regime è sempre a debito d’imposta. Geniale. Se c’era un modo per uccidere le imprese già in affanno per la crisi, Renzi lo ha trovato. Alla faccia della crisi, della svalutazione fiscale che potrebbe portare fuori dal pantano il Paese e soprattutto dei cittadini, imprese e disoccupati disperati.

– See more at: http://www.lindipendenzanuova.com/svalutazione-fiscale-boiata-governo-renzii/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=svalutazione-fiscale-boiata-governo-renzii&utm_medium=referral&utm_source=pulsenews#sthash.fPzZeCl7.dpuf

LA SVALUTAZIONE FISCALE CIALTRONA DEL PDultima modifica: 2014-10-28T21:58:44+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo