“L’esercito ucraino usa le bombe a grappolo contro i civili”

http://contropiano.org/internazionale/item/27049-l-esercito-ucraino-usa-le-bombe-a-grappolo-contro-i-civilicontropiano.org

Più volte, da quando è iniziata la guerra contro la popolazione del Donbass da parte del regime golpista ucraino, da più parti si è denunciato l’uso di armi proibite contro i civili: bombe al fosforo in alcuni casi, missili balistici in altri, bombe a grappolo in altri ancora.
Un uso indiscriminato contro la popolazione civile assediate e le città bombardate, documentato a volte da video e foto inequivocabili. Finora le gravi accuse contro le forze armate di Kiev e contro i battaglioni punitivi della Guardia Nazionale erano venute principalmente dalle autorità delle Repubbliche Popolari, da fonti russe o al massimo da qualche giornalista indipendente. E le denunce erano state facilmente e velocemente derubricate dai media e dai governi occidentali a ‘propaganda filorussa’.

distruzione

Ma stavolta è una importante organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani, che tra l’altro non brilla più di tanto per indipendenza e atteggiamento critico nei confronti degli interessi dell’amministrazione statunitense, a rilanciare le accuse contro i golpisti di Kiev sostenuti da Stati Uniti e Unione Europea. I nazionalisti ucraini evidentemente stanno così esagerando da rendere impossibile tacere anche a certe ong relativamente ‘embedded’.

L’esercito di Kiev avrebbe fatto ricorso alle bombe a grappolo in diverse occasioni nel cuore di Donetsk e in altre località della regione orientale dell’Ucraina, anche recentemente, denunciato Human Rights Watch in un rapporto, citato oggi dal New York Times, che fa riferimento a prove materiali e a testimonianze della popolazione locale.
Alcuni luoghi dove sono caduti gli ordigni il 2 e il 5 ottobre scorsi mostrano chiaramente le conseguenze delle micidiali cluster bombs, “lanciate dai territori sotto controllo dell’esercito ucraino, dove sono stati ritrovati in mezzo ai campi dai contadini anche razzi inesplosi contenenti bombe a grappolo”. Nel corso dei dodici attacchi documentati dall’ong sei persone sono state uccise e fra queste un dipendente svizzero della Croce Rossa Internazionale con base a Donetsk.
1cluster

Naturalmente i comandi delle forze armate ucraine hanno smentito le informazioni diffuse da Human Rights Watch. “Queste accuse sono senza fondamento”, ha affermato il portavoce del ministero della Difesa ucraino, Bogdan Senyk.
Ma la ong ribatte confermando le accuse. “E’ scioccante vedere come delle armi vietate in gran parte del mondo, vengano usate così diffusamente in Ucraina”, ha affermato Mark Hiznay, di Hrw.

lugansk

Isis, jihadisti in un video: “Abbiamo preso noi le armi Usa destinate ai curdi”

I seguaci del Califfo sostengono di essere entrati in possesso degli armamenti che gli Stati Uniti hanno lanciato in Siria per aiutare i peshmerga a difendersi dall’assedio di Kobane. Il governo turco fa sapere che i combattenti curdi non hanno ancora attraversato la frontiera, mentre i militanti dell’esercito islamico sferrano 15 attacchi a nord dell’Iraq. In Canada un 25enne si lancia con l’auto contro due militari, uno muore. Gli inquirenti: “Forse terrorismo” 

Erano destinate ai curdi, ma sarebbero finite nelle mani degli jihadisti. In un nuovo video i miliziani dell’Isis sostengono di essere entrati in possesso delle armi che gli Usa hanno lanciato per aiutare i curdi a difendersi dall’assedio di Kobane, nel nord della Siria. Lo riporta la Cbs. I miliziani sostengono che le armi e le munizioni sono state lanciate per sbaglio sulle postazioni da loro controllate. Oggi gli aerei della Coalizione internazionale guidata dagli Usa sono tornati a colpire quartier generali jihadisti a Kobane, mentre si registrano nuovi scontri tra i miliziani dell’Isis e i curdi dell’Ypg che difendono la città siriana al confine con la Turchia. Ne dà notizia l’Osservatorio nazionale per i diritti umani. Secondo testimoni locali, un seguace del Califfato si è fatto saltare in aria a bordo di un’autobomba nei pressi di una postazione curda nell’est della città.

Ankara: “Curdi non hanno ancora attraversato la frontiera”
Oggi il governo turco ha reso noto che i combattenti curdi iracheni non hanno ancora passato la frontiera turca per entrare in Siria e difendere la città di Kobane dall’avanzata jihadista, nonostante l’autorizzazione di Ankara. “I peshmerga non hanno ancora attraversato la frontiera”, ha riferito alla stampa il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, specificando che la Turchia vuole che i combattenti curdi arrivino a Kobane perché “non abbiamo mai voluto che la città cadesse”. Ankara ieri aveva autorizzato i peshmerga ad entrare a Kobane attraverso il territorio turco per rafforzare la resistenza all’Isis nella città siriana a maggioranza curda.
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Isis contrattacca nel nord dell’Iraq
Nel nord dell’Iraq i jihadisti si riorganizzano e contrattaccano. Secondo quanto riporta la Cnn – citando l’agenzia di stampa curda Rudaw – i militanti dell’esercito islamico avrebbero lanciato 15 attacchi simultanei contro le forze curde nel tentativo di recuperare il terreno perduto nelle ultime settimane a causa dei raid aerei di Stati Uniti e alleati. In particolare, i jihadisti avrebbero sferrato un attacco nella zona della diga di Mosul, molto importante dal punto di vista strategico. Altri attacchi nell’area della Nineveh Valley sarebbero stati respinti grazie alle armi fornite ai pashmerga curdi da Stati Uniti ed Europa.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/21/isis-jihadisti-in-un-video-abbiamo-noi-le-armi-usa-destinate-ai-curdi/1163606/

Baghdad, nuova ondata di attacchi: 30 vittime
È salito, intanto, a 30 morti e 57 feriti il bilancio di un’ondata di attacchi avvenuti stamattina a Baghdad e dintorni, in Iraq. Lo riferisce la polizia e lo confermano fonti mediche. L’attentato con il maggior numero di vittime ha colpito il ristorante Habaybina nel quartiere a maggioranza sciita di Talibiya, nella zona est della capitale, provocando 19 morti e 32 feriti. Prima di questa esplosione una bomba era saltata in aria in un mercato all’aperto nel quartiere meridionale di Abu Dashir, a maggioranza sciita, causando quattro morti e nove feriti. Un altro ordigno è esploso vicino a un piccolo ristorante nel centro della capitale irachena uccidendo cinque persone e ferendone 12, mentre una bomba è esplosa in una strada commerciale nella città di Madian, poco a sud della città, causando due morti e quattro feriti. Al momento gli attentati non sono stati rivendicati, ma hanno tutte le caratteristiche degli attacchi dello Stato islamico.

Canada, con l’auto contro militari: “E’ terrorismo”
Due militari canadesi sono stati investiti, e uno di loro è morto, da un uomo a bordo di un’auto, ucciso a sua volta dalla polizia. E ora le autorità sospettano che si è trattato di un atto terroristico in quanto pare che l’uomo, Martin “Ahmad” Rouleau, fosse un estremista islamico con simpatie per l’Isis. L’incidente si è verificato in Quebec: i due soldati, i cui nomi non sono stati resi noti, stavano camminando lungo il parcheggio di un centro commerciale a Saint-Jean sur Richelieu, 40 km a nord di Montreal, quando un uomo a bordo di un’auto li ha travolti ed è fuggito subito inseguito dalla polizia.

Il conducente, 25 anni, che poco prima era entrato nell’ ufficio del ministero della Difesa parlando con un soldato dell’Isis, ha perso il controllo dell’auto, speronata dalla polizia, che è finita in un burrone. E’ quindi uscito dal veicolo brandendo un coltello, ma è stato fermato dai poliziotti che gli hanno sparato. Il giovane è morto in ospedale. Se la matrice islamica venisse confermata, potrebbe essere il primo attentato dello Stato Islamico in Occidente. A indicare la pista terroristica è stato lo stesso primo ministro canadese, Steven Harper, che dopo un incontro con la polizia federale, ha dichiarato che “potrebbe trattarsi di un atto terroristico”. 

Osservando il cielo

mercoledì 22 ottobre 2014

 
In teoria le scie di condensa degli aerei dovrebbero derivare dalle caratteristiche fisiche (temperatura, umidità) dell’aria ad alta quota
Va da sè che se l’aria è secca non può essere contemporaneamente anche umida, nello stesso momento, nello stesso posto.
 
Vero?
 
 
Detto questo…
 
 

uno osserva una lunga scia persistente di un aereo…

 
ore 17.42

senonchè si nota un primo fatto strano: la scia da lunghissima e persistente diventa poco dopo cortissima ed evanescente.
Parliamo dello stesso aereo, dello stesso cielo. Sono passati solo due minuti.

ore 17.44

Nel frattempo appaiono altri due aerei.
Abbiamo un cielo dove compaiono contemporaneamente scie lunghissime e scie cortissime
Fai caso alla lunghezza della scia del numero 3…

ore 17.45

Fin qui la 3 era una scia non persistente…lo puoi verificare confrontando le foto prendendo a riferimento le nuvole

La scia del numero 3 si allunga e diventa persistente

ore 17.46

continua ad allungarsi…

ore 17.47

….mentre gli altri aerei presenti nello stesso cielo mostrano scie cortissime

ore 17.47

Più volte ho notato come quando iniziano le scie persistenti inizia uno strano traffico con aerei che spuntano fuori continuamente.
In questa occasione in pochi minuti ne ho contati 19
Le caratteristiche del cielo erano tali da favorire la persistenza, ma anche tali da impedirla, contemporaneamente.
Normale no?

ore 17.52
ore 17.55

Che dire poi di questa foto?
Una scia lunghissima assieme a una “media” e una corta, nello stesso cielo naturalmente!

 
PS chi volesse consultare i dati ufficiali delle radiosonde può farlo qui:

Uck e Isis. Passaggio di testimone tra terroristi?

Più due anni fa denunciammo l`appoggio kosovaro ai ”ribelli” anti Assad. Oggi in Kosovo pullulano i volontari pro Isis

Ersilia Contu    

Era quasi due anni e mezzo fa. La guerra siriana, il conflitto pianificato contro la Siria laica di Bashar Assad, aveva già fatto migliaia di vittime. I ribelli venivano coccolati, finanziati e appoggiati dall’Occidente, smanioso di abbattere l’ultimo bastione antiamericano nell’area vicinorientale che veniva dipinto da stampa e politica internazionale come un Paese antidemocratico, retto da un dittatore sanguinario che senza alcuno scrupolo uccideva il proprio popolo. Ai primi di quel maggio 2012 aveva iniziato a girare una notizia inquietante: il Kosovo albanese avrebbe addestrato nelle basi che furono dell’Uck le milizie irregolari che intendevano abbattere il governo siriano. L’Associated Press il 26 aprile aveva rivelato che, al ritorno dagli Stati Uniti, una delegazione di membri dell’opposizione siriana aveva fatto tappa a Pristina per tenere colloqui su come impiegare in Siria le conoscenze acquisite dall’Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck) durante la guerra contro Belgrado, un conflitto che grazie all’appoggio della comunità internazionale, Usa in testa, portò alla proclamazione di indipendenza unilaterale del Kosovo. Già allora notammo che la destinazione di provenienza della delegazione siriana non poteva essere certo un caso: Washinton ha foraggiato i terroristi albanesi per disgregare la Serbia, esattamente come ha fatto e sta facendo ora per distruggere la Siria. “Abbiamo molto da imparare dalla vostra esperienza e dalla vostra capacità di internazionalizzare in tempi brevi la repressione e il genocidio perpetrato nei confronti della vostra popolazione”, aveva affermato nel corso della visita a Pristina il capo delegazione siriano, Ammar Abdulhamid, un “dissidente” residente a Washington, rivolgendosi al ministro degli Esteri albanese-kosovaro, Enver Hoxhaj e esprimendo il suo apprezzamento per la guerra di  “liberazione” portata avanti dall’Uck. “Siamo venuti qui per imparare. Il Kosovo ha già compiuto questo cammino e possiede un’esperienza che potrebbe esserci molto utile”, aveva ancora affermato Abdulhamid, citato da AP, promettendo di riconoscere subito il Kosovo una volta preso il potere in Siria. Imparare a combattere nelle stesse basi nelle quali si preparavano i miliziani albanesi dell’Uck. Un passaggio di testimone tra terroristi, insomma, in un territorio caratterizzato da una natura completamente illegale, per non dire criminale: è noto, infatti, che il Kosovo albanese è crocevia di traffici illeciti di ogni genere. Ciò nonostante gode del crisma della legalità attribuitogli dalla comunità internazionale in funzione anti-serba. L’imminente sodalizio “ribelle” era stato immediatamente denunciato da Mosca: l’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Churkin aveva citato “informazioni di stampa secondo le quali le autorità del Kosovo hanno stabilito contatti con rappresentanti dell’opposizione siriana per l’addestramento dei ribelli”, il che “trasformerebbe il Kosovo in un centro internazionale di addestramento per vari insorti e gruppi armati, cosa che sarebbe un grave fattore di destabilizzazione, che andrebbe al di là dei Balcani”. Le smentite allora fatte dal ministro degli Esteri albanese-kosovaro erano bastate agli alleati occidentali – sia di Pristina che dei “ribelli siriani” – per non preoccuparsi troppo del sodalizio terroristico che andava materializzandosi. Questo accadeva, come detto, più di due anni fa. Da qualche settimana certa stampa, la stessa che aveva ignorato la notizia da noi riportata e che ha fin dal principio ha preso le parti dei “ribelli” siriani, si è accorta del “problema Kosovo”. Tra agosto e settembre è stato infatti riportato di una cinquantina di arresti di islamisti radicali nel Kosovo albanese, tutti sospettati di avere combattuto con l’Isis e Jabhat an-Nusra in Iraq e Siria. Il mese scorso, in un blitz a Pristina,  tra i 15 militanti dell’Isis tratti in arresto, 9 sono risultati imam delle moschee della città, accusati di essere a capo di una rete che avrebbe fatto arrivare in Siria e Iraq almeno 200 volontari. Ad agosto, durante gli arresti erano state rinvenute grandi quantità di armi, munizioni ed esplosivi in 60 depositi, incluse moschee che sarebbero servite da centri di reclutamento. In entrambi i casi il governo kosovaro ha plaudito alle operazioni di polizia, ma visti i precedenti risalenti a pochi anni fa c’è da chiedersi se si tratti di sincera soddisfazione o se Pristina abbia qualcosa da nascondere.

22 Ottobre 2014  –

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23610

LUC MICHEL SUR LA VOIX DELA RUSSIE : USA VERSUS RUSSIE

EODE Press Office avec La Voix de la Russie/

2014 10 22/

EODE PO - LM sur LVDLR usa versus russia (2014 10 22) FR

La dernière analyse de Luc MICHEL

sur la Radio russe LA VOIX DELA RUSSIE :

interviewé ce 22 octobre 2014 par le journaliste Igor Yazon

# L’article de LA VOIX DELA RUSSIE

« Il est dangereux de recourir au langage de la force et des sanctions avec la Russie »

et l’INTERVIEW AUDIO de Luc Michel en podcast sur :

http://french.ruvr.ru/radio_broadcast/5646129/279045774/

 Extrait de l’analyse de Igor Yazon :

« Les restrictions occidentales sont en réalité destinées à remodeler la Russie, à modifier ses positions sur les problèmes majeurs et cruciaux et à la faire accepter la position de l’Occident, a déclaré le chef de la diplomatie russe Sergueï Lavrov dans un entretien diffusé dimanche par la chaîne de télévision NTV. « Etes-vous d’accord avec ces propos du ministre Lavrov ? », a demandé notre commentateur Igor Yazon à son interlocuteur permanent Luc Michel, géopolitologue belge, administrateur général de l’ONG « Observatoire européen pour la démocratie et les élections » (EODE) et l’un des présentateurs d’ « EODE-TV & AFRIQUE MEDIA »… »

# Les déclarations du Ministre Lavrov :

LAVROV DURCIT LE TON CONTRE LES USA : ‘L’OCCIDENT SOUHAITE CHANGER LA RUSSIE’

http://www.eode.org/eode-press-office-lavrov-durcit-le-ton-contre-les-usa-loccident-souhaite-changer-la-russie/

EODE Press Office

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www.eode.org

https://vimeo.com/eodetv/