Disclosure. Atto Primo?

Sconvolgenti dichiarazioni dello scienziato iraniano Mehran Keshe in materia di applicazioni tecnologiche che porterebbero a una svolta epocale per l’umanità. Il governo italiano ne è informato ma la chiavetta con i protocolli ricevuta dal nostro ambasciatore a Bruxelles è sparita. L’Iran ha lo scudo spaziale? La Keshe Foundation è lo strumento dell’Iran per dare scacco matto all’America e alle fondamenta dell’economia occidentale? Le enormi implicazioni…e un Ultima Ora.

di Fabrizio Salmoni

Disclosure = Rivelazione. E’ il vocabolo con cui la comunità mondiale dei ricercatori definisce la fine della secretazione sulle tecnologie tenute nascoste per decenni dai gruppi di elite che governano l’economia globale. Per capirci, quelle sepolte nel mare dei Programmi Speciali (SAP) finanziati con il budget nero dei Ministeri americani, con operazioni semilegali della finanza internazionale, e sviluppate clandestinamente dal complesso militare-industriale. Da tempo, fonti multiple (testimoni, documenti declassificati, filmati) confermavano incredibili traguardi raggiunti nel campo della ricerca energetica ma mai affiorati alla luce dell’ufficialità, quindi negati al progresso dell’umanità: si è scritto tanto e parlato sovente di risultati conseguiti in materia di antigravità, elettrogravità, Zero Point Energy, fusione nucleare, addirittura nella comprensione della dimensione spazio-temporale (1). Tali risultati consentirebbero grandi avanzamenti in tutti i campi del vivere sulla Terra, significherebbero possibilità di produrre energia pulita e infinita, porterebbero enormi rivolgimenti culturali e scientifici, forse anche politici e sicuramente, con il superamento dei carburanti fossili, devastanti effetti economici. Il mondo allora cambierebbe volto e farebbe un grande salto verso la comprensione stessa dell’universo e della propria posizione in esso. In tutto questo sta, si afferma, la ragione della segretezza assoluta all’ombra del concetto di sicurezza nazionale, custodito da un’elite globale che detiene potere economico-finanziario e controllo sugli apparati ad esso preposti.

In effetti, quando si consideri che già nel 1965 la National Security Agency (Nsa) utilizzava computers alla velocità di 650 Mhz viene spontaneo chiedersi se per lo meno lo stesso anticipo di circa 30 anni può valere per tutti i campi scientifici, in particolare nella propulsione aerospaziale. Lo stesso ci si può chiedere se si considera, tra le tante leaks ormai disponibili (la lista è lunghissima), la testimonianza di Mark McCandlish (2) , ex ufficiale dell’aviazione americana, secondo cui nel 1988 gli Usa già disponevano di prototipi di oggetti volanti (ARV) che sfruttavano l’antigravità. Una delle conferme più clamorose dello sviluppo parallelo e clandestino delle tecnologie viene da un personaggio di indiscutibile peso: Ben R. Rich, ex CEO della Lockeed Skunk Works dove sono stati realizzati i progetti più top secret dell’aviazione americana (SR71 Blackbird, F117A Nighthawk) dichiarò nel corso di una conferenza alla Engineering Alumni Association dell’Università di California a Los Angeles, il 23 Marzo 1993: “…Abbiamo già i mezzi per viaggiare verso le stelle. ma queste tecnologie sono rinchiuse nei progetti segreti e ci vorrebbe un miracolo per farle emergere a beneficio dell’umanità. Qualsiasi cosa possiate immaginare, noi sappiamo come farlo…” (3).

Si può dunque immaginare quanto le implicazioni politiche di una disclosure sarebbero devastanti se si ufficializzassero verità nascoste da decenni: vorrebbe dire che l’umanità è vissuta all’ombra della menzogna e che le è stato negato il progresso. Come ne uscirebbe il concetto di democrazia? Quale sarebbe il prezzo politico delle conseguenze?

Una disclosure era finora giudicata inevitabile dagli analisti per la difficoltà dei detentori dei segreti di mantenere il controllo del cover-up a fronte della velocità con cui viaggiano sviluppo tecnologico e comunicazione. Si stimava che i tempi avrebbero prima o poi coinciso con quelli degli avanzamenti segreti per cui sarebbe stata facilitata la comprensione (e conseguentemente l’ accettazione) di tecnologie e principi fisici prima inimmaginabili ma non si poteva prevedere quando il punto di crisi sarebbe stato raggiunto e quali circostanzel’avrebbero facilitato. Del resto, come ha esemplificato Albert Harrison, professore di psicologia, su Philosophical Transactions, la rivista scientifica della Royal Society, una disclosurepotrebbe essere molto meno drammatica per generazioni cresciute con computer, calcolatori elettronici, avatar e telefoni cellulari piuttosto che per generazioni precedenti che utilizzavano macchine da scrivere, diapositive, telefoni a gettone e bambole di pezza” (4). Si riteneva poi evidente che specificatamente chi controlla i mercati dell’energia (leggi le corporation del petrolio, dei combustibili fossili e la finanza connessa) volesse ritardare il più possibile tale momento per sfruttare fino all’ultimo i benefici economici assicurati dallo sfruttamento controllato delle risorse energetiche e intanto assicurarsi conoscenze estreme, potere, ricchezza e controllo. Non si era forse considerata una possibile motivazione: il confronto geopolitico.

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(foto: L’Ing. Keshe)

La Keshe Foundation. Oggi qualcuno sembra aver deciso di rompere gli indugi e portare a fondo l’attacco al sistema di potere occulto che per proteggere i propri interessi avrebbe impedito che l’umanità progredisse avvalendosi di un progresso scientifico finora negato. La ragione? Forse proprio il conflitto freddo tra Occidente e Iran potrebbe aver generato la decisione di utilizzare l’arma definitiva della disclosure, perchè di vera arma in questo caso si tratterebbe.

Quel qualcuno, nella quotidianità ha il nome di Mehran T. Keshe, enigmatico ma affabile scienziato iraniano, laureato in ingegneria nucleare alla University of London, che si insedia dal 2005 in Olanda (ma con sede a Ninove, Belgio) con la sua Keshe Foundation(www.keshefoundation.org), registrata come organizzazione di ricerca spaziale, per divulgare le scoperte raggiunte con un lavoro di 30 anni (si suppone in Iran) nel campo della produzione di energia e propulsione provenienti dalla combinazione di materia, antimateria e materia oscura del cosmo (5). L’Ing. Keshe sostiene di aver sviluppato una tecnologia a base di plasma ionizzato che utilizza i principi dell’elettromagnetismo e le proprietà dei campi gravitazionali. Un apposito microreattore da lui progettato produrrebbe energia infinita (quindi a basso costo) applicabile ad ogni campo della scienza e ad ogni aspetto della vita quotidiana, dal trasporto all’ambiente ai sistemi medico-sanitari alla nutrizione, all’agricoltura, alla decontaminazione nucleare (300 applicazioni brevettate): “…una scienza che non esiste ufficialmente” (6) che permetterebbe all’umanità di ritrovarsi appieno nell’ambiente cosmico che la avviluppa “perchè l’uomo terrestre è un tutt’uno con i tipi di materia che lo avvolgono e lo compongono“. Tesi già sollevate senza apparente seguito da illustri nomi dell’astrofisica e che sembrano ora essere fatte proprie dall’Ing. Keshe. Applicando tali sorprendenti principi al settore aerospaziale, la Fondazione Keshe sostiene di aver realizzato dei prototipi di veicoli (chiamati  Magnetically Originated Joint Habitation and Nutrition Systems (Mojhans), veri e propri dischi volanti con proprietà strabilianti (7) in grado di intraprendere viaggi nel cosmo (“La colonizzazione dello spazio è l’obiettivo finale della nostra tecnologia…”). Con la stessa tecnologia si sarebbe realizzata anche una sorta di difesa dei satelliti orbitali che verrebbero protetti “creando nello spazio uno schermo magnetico che interagisce con l’atmosfera e produce plasma dinamico cosi niente può toccare l’oggetto volante“(8), una descrizione che ricorda il mai (?) realizzato (per intero) scudo spaziale reaganiano (SDI) e che lascia supporre che sia l’Iran ad avere applicato tale innovazione.

Dal momento della sua sistemazione in Europa, l’Ing. Keshe avrebbe contattato i governi e le comunità scientifiche nazionali (tranne il Canada “perchè ritenuto responsabile di rapimenti di scienziati iraniani“) per offrire i protocolli della sua tecnologia, accolto con curiosità, interesse ma anche dall’ostilità degli Usa che avrebbero rifiutato e addirittura avversato il contatto. Nell’ambito di tali contatti solo alcuni Paesi, tra cui Italia, Giappone e due stati africani avrebbero finora accettato l’offerta e una chiavetta con le necessarie informazioni (disegni, registrazione brevetti e progetto esecutivo del microreattore).

L’Italia avrebbe ricevuto tutta la documentazione in data 26 Ottobre 2012 nelle mani dell’ambasciatore a Bruxelles. L’incontro e la consegna della chiavetta sono stati confermati dal Sottosegretario agli Esteri Marta Dassù nella risposta all’interrogazione alla Camera del deputato Fabio Meroni (Lega Nord) il 13 Dicembre 2012 (9). L’incontro con l’ambasciatore è stato videoregistrato dall’Ing. Keshe ma secondo il protocollo diplomatico e il Sottosegretario Dassù, la registrazione non è divulgabile ” e non rappresenta la prova di un impegno ufficiale“. Negli anni trascorsi in Europa, l’Ing. Keshe ha molti incontri ma trova anche molti ostacoli: i media non parlano della Fondazione, si cerca di isolarlo e viene anche minacciato di morte. Molti governi rifiutano di incontrarlo ” per paura dell’America” e anche l’Unione Europea subisce le pressioni Usa”(10).

Nel 2012, l’Ing. Keshe viene espulso dal Belgio e trova rifugio in Italia presso Brescia dove insedia la sua Fondazione. Da li dichiara l’intenzione di promuovere la diffusione della tecnologia al plasma tramite workshops per scienziati volontari o designati dai rispettivi governi. Le adesioni individuali arrivano mentre quelle “ufficiali” sono scarse. Tramite workshops di due anni gli scienziati potranno a loro volta familiarizzarsi con le conoscenze acquisite e diffonderle presso le rispettive comunità scientifiche e i governi. A questi viene demandato il compito di procedere all’acquisizione della tecnologia per porla in opera.

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(foto: illustrazione del mojihan keshe)

Dalla nuova sede italiana, Keshe instaura numerosi contatti e organizza incontri pubblici per far conoscere le proprie proposte. Tra i primi incontri tenuti in Italia, quello con il Consiglio delle Università Lombarde; poi quello pubblico del Talent Gold 2012 al Centro Fiera del Garda di Montichiari (Brescia) il 15 Dicembre 2012, a cui erano presenti 400 persone, finito anzitempo per le intemperanze create nel pubblico da una persona che si ritiene appartenesse ai Servizi (11).  Il 15 febbraio scorso è stato inaugurato in forma privata “per motivi precauzionali” l’ International Space Institute, annesso alla Fondazione, che ad oggi ospita 8 studenti internazionali, da maggio ne prevede 25, da settembre 250. Ogni giovedi mattina vi si tengono workshops in livestream e training per i presenti.

Conseguenze. Nel campo dei trasporti, la tecnologia Keshe incidendo sulla gravità porterebbe i tempi di spostamento a limiti incredibilmente bassi (30 minuti da Los Angeles a Milano – dichiara Keshe) e in quello medico  risolverebbe gran parte delle malattie più gravi tra cui la Sla. Grandi innovazioni otterrebbe l’agricoltura con il conseguente aumento e riequilibrio delle risorse per i paesi sottosviluppati  mentre in campo ambientale, con il superamento dei combustibili fossili, si otterrebbe l’eliminazione dell’inquinamento nonchè la possibilità di decontaminare le aree come Fukushima dalla radioattività nucleare (per questo  il Giappone è stato tra i primi ad aderire al progetto Keshe) o dai rifiuti tossici. Con l’attivazione dei suoi microreattori, anche la cosiddetta green economy diventerebbe obsoleta, ed i rivolgimenti potrebbero essere ancora maggiori se o quando si venisse a conoscere l’iter seguito da Keshe per conseguire i risultati che sostiene.

Mille domande. Tutto questo non può che lasciare chiunque esterrefatto: se tutto sarà confermato ( troppo sembra ormai essere avanzato nel progetto che, diversamente dalle frodi come le famose lenticchie di Babilonia di zio Paperone, prevede la massima diffusione teorica in sede di verifica preliminare) e viste le possibili conseguenze e implicazioni della diffusione di conoscenze di tale portata, mille domande si affollano nella mente. Le prime che affiorano sono le seguenti:

1. L’Ing. Keshe dichiara di essere cittadino iraniano e sembra sottindentere che i luoghi stessi della sua ricerca siano stati in Iran. Lo stesso primo utilizzatore delle straordinarie applicazioni sembra essere la repubblica islamica quando Keshe dice che “…l’Iran è la prima nazione ad avere un programma di navi spaziali...”(12), e quando accusa il Canada di aver ordito rapimenti di scienziati iraniani. Il suo legame sembra dunque chiaro. Possibile che la Keshe Foundation sia LO strumento destabilizzante dell’egemonia occidentale, che l’Iran abbia deciso la mossa dello scacco matto per vincere la decennale guerra fredda con gli Usa e con – come lo chiama Keshe – il “governo mondiale”? In tal caso non ci sarebbe da stupirsi delle preoccupazioni per la sua sicurezza perchè i mezzi per metterlo a tacere certamente non mancherebbero. E’ possibile che finora sia stato sottovalutato e che si sia cercato di minimizzare se non ignorare la sua attività, ma la posta in gioco è troppo alta per pensare che si sia voluto ricorrere solo a banali ostacoli. O c’è qualche altro mistero dietro Keshe?

2. Chiunque sia il supporto politico della Keshe Foundation, avrà messo in conto il crollo dell’economia mondiale che rischia di seguire la disclosure ed ogni altra conseguenza?

3. Acquisito il fatto che sono diversi i soggetti che praticano la ricerca scientifica per perseguire risultati nel campo delle energie libere e sostenibili (lo stesso Keshe cita la Pure Energy Systems di Sterling Allan come esempio per questo tipo di ricerche) di quali fonti o riferimenti ha usufruito per  conseguire obiettivi cosi avanzati?

4. A cosa si riferisce quando parla di altre “life forms” (forme di vita) nell’universo? La sua ricerca lo ha forse portato a scoprire nuove verità di cui non siamo a conoscenza?

E’ difficile elencare le enormi implicazioni che avrebbe una disclosure di questo tipo per la rivoluzione estrema che verrebbe indotta dall’introduzione di tecnologie cosi avanzate. Tutta la nostra vita quotidiana ne verrebbe sconvolta, nel bene e nel male; l’ assetto del potere globale verrebbe stravolto e soprattutto investito dalle responsabilità di un cover up criminale gestito da un’elite trasversale e transnazionale, probabilmente di natura militar-finanziaria, che si sarebbe avvalsa delle sue conoscenze avanzate per imboccare un cammino separato rispetto al resto dell’umanità. Non so cosa ci dobbiamo augurare.

La politica italiana. Con la conferma governativa di aver ricevuto le informazioni base direttamente dall’Ing. Keshe, si apre un grande quesito e si prospettano grandi responsabilità per la politica italiana: verificare e avere il coraggio eventualmente di andare a fondo partecipando con scienziati ai test della Fondazione. Il gesto, forse superficiale, dell’ambasciatore italiano nell’accettare la chiavetta, ha sicuramente messo l’Italia in difficoltà con gli alleati. Ma la posta in gioco è troppo alta per ignorare la realtà, e la richiesta di trasparenza che sale oggi dalla gente non può che riguardare innanzitutto la possibilità di entrare tra i primi in una nuova era. Il coraggio è essenziale e non è dato dalla nostra classe politica ma le nuove forze che si affacciano potrebbero essere più adatte ad esplorare le strade che sembrano prospettarsi. I tempi potrebbero essere maturi per coinvolgere la ricerca scientifica su teorie finora negate da una scienza ufficiale autoreferenziale e lenta. Il dibattito sulle nuove energie  prenderebbe sicuramente slancio ed entusiasmo di fronte a possibili avanzamenti epocali in tutti i settori, e di fronte ad un lento coinvolgimento di altri paesi e al diffondersi della nuova conoscenza, le resistenze potrebbero crollare. Allora tutto cambierebbe. Ma il primo obiettivo della politica è combattere il concetto di segretezza, che è il contrario della democrazia. Quando poi sia abbinato a quello di sicurezza nazionale come giustificazione, il rischio è altissimo: chi detiene il potere di sapere, di decidere cosa e quanto la gente deve sapere? Cosa è giusto e logico che rimanga segreto e cosa non deve? Quante infamie e quante informazioni utili all’umanità sono state nascoste in nome della sicurezza nazionale? Porsi queste domande e iniziare una discussione su questi temi sarebbe un grande passo da compiere prima che la realtà ci imponga i suoi tempi.

ULTIMA ORA. E’ dal Giappone, uno dei primi paesi a ritirare la documentazione della tecnologia Keshe, che arriva la clamorosa notizia del  primo successo dei test per la bonifica delle scorie nucleari di Fukushima.  Lavorando su campioni di acqua e di terreno, provenienti dalle zone più critiche della centrale nucleare andata distrutta durante lo tsunami del 2011, la radioattività dell’acqua, delle parti metalliche coinvolte, delle scorie di varia natura presenti in sospensione, Yukako Saito, knowledge seeker attualmente in stage presso la sede italiana della Fondazione Keshe ed inviata in missione ha potuto ridurla in un brevissimo intervallo di tempo a ZERO.

Data l’assoluta eccezionalità del responso del test, che si è svolto in livestream pubblico, per la massima trasparenza nei confronti della popolazione giapponese, esso è stato ripetuto con esito identico e poi ripetuto ancora da altri due laboratori indipendenti. Anche in questi casi il responso è stato sovrapponibile (13). Rimaniamo in attesa di conferma ufficiale della Foundation. (F.S. 13.4.2014)

(1) Miguel Alcubierre, The warp drive: Hyper-fast travel within general relativity, in Class.Quantum Grav. 11-5, L73-L77 (1994) e H.E. Puthoff, Seti, the Velocity-of-Light Limitation and the Alcubierre Warp Drive, in Physics Essays 9 (1996)

(2) v. Fabrizio Salmoni, Gruppi d’elite,segretezza, sicurezza nazionale e innovazioni scientifiche: un problema di democrazia, in Maverick:  http://mavericknews.wordpress.com/2014/02/27/gruppi-di-elite-segretezza-sicurezza-nazionale-e-innovazioni-tecnologiche-un-problema-di-democrazia-parte-1/, Marzo 2014; anche in Steven Greer, Disclosure, Crossing Point 2001

(3)Timothy Good, Earth, an Alien Enterprise, Pegasus Books 2013;  anche Tom Keller in MUFON Journal, Maggio 2010. e in www.abovetopsecret.com/forum/thread 965970/pg1

(4) Timothy Good, ibidem

(5) La ragione sociale della Fondazione è: “Organizzazione indipendente non-profit e non-religiosa fondata dall’ingegnere nucleare M.T. Keshe che si propone di sviluppare nuova conoscenza scientifica, nuove tecnologie e nuove soluzioni per i grandi problemi globali come carestie, siccità, mancanza di fornitura elettrica, cambi climatici e malattie, tramite l’utilizzo di speciali reattori al plasma che daranno anche la possibilità all’umanità di viaggiare nello spazio“.

(6) Le caratteristiche fornite dalla tecnologia Keshe per i Mojhans sarebbero le seguenti:velocità estrema che permette spostamenti rapidi nel sistema solare e oltre. Un’andata e ritorno da Marte con stop sulla Luna prenderebbe pochi giorni; campi deflettori in grado di distruggere particelle che potrebbero impattare e distruggere un veicolo che viaggi ad alta velocità; annullamento della frizione ambientale dell’atmosfera; damping inerziale per non far sentire agli occupanti del veicolo gli effetti dell’accelerazione; campi di forza per bloccare le radiazioni cosmiche; gravità artificiale per vivere e lavorare come sulla Terra senza doversi preoccupare dell’effetto di mancanza di peso sul corpo; invisibilità.

Vedi: http://www.keshefoundation.org/applications/space/flight-technology/78-flight-technology.html

(7) Intervista a Spazio Tesla del 23 Dicembre 2013 all’Hotel Ambasciatori di Brescia. http://www.youtube.com/watch?v=jsKJZmKQElM

(8) Ibidem

(9) Lo stesso deputato ha reiterato nella stessa data l’interrogazione poichè la risposta scritta ricevuta non rispondeva alla richiesta di conoscere le valutazioni sulle tecnologie acquisite e “a quali enti, non specificati nella precedente risposta, siano stati inviati i file acquisiti e quali siano le valutazioni in corso“. Ad oggi la risposta del Ministero non risulta pervenuta, forse per il frequente avvicendamento dei governi.

(10) Intervista a Spazio Tesla, ibidem

(11) http://www.iconicon.it/blog/2012/12/mehran-keshe-brescia-il-15-dicembre/

(12) Il 4 Dicembre 2011 un drone-spia americano è stato “catturato” nello spazio aereo iraniano. Il drone non è caduto nè è stato abbattuto ma letteralmente catturato da un velivolo iraniano con tecnologia Keshe. “Drone-spia catturato da disco volante iraniano?”  ha titolato l’inglese Examiner.com (www.examiner.com/article/spy-drone-captured-by-iranian-flying-saucer)

(13) http://www.iconicon.it/blog/2014/04/fukushima-testata-con-successo-la-soluzione-keshe/

Disclosure. Atto Primo?ultima modifica: 2014-10-12T21:23:38+02:00da davi-luciano
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