TRASPORTI NUCLEARI (I parte) Parliamone con… Guido Fissore*

I treni che trasportano materiale radioattivo non sono treni qualunque. Sono treni dalla cui pericolosità la popolazione delle aree interessate dal loro transito dovrebbe essere tutelata. Tutti gli abitanti che risiedono ai lati della sede ferroviaria nel raggio di tre chilometri dovrebbero per esempio essere messi nelle condizioni di poter eseguire esercitazioni atte a preparare ad affrontare il malaugurato caso di deragliamento o di esplosione di uno di questi convogli.

L’unica misura consigliata dalle Prefetture a chi abita a 300 metri dalla linea ferroviaria però è il consiglio di non lasciare la propria abitazione, di chiudersi in casa insomma. Sulle misurazioni eseguite a La Hague da enti certificatori, il treno in sosta in una stazione rilascia 0,50 millisiver/ora, misura equivalente ad una radiografia ad alta intensità. La sosta di uno di questi treni per 30 minuti porta i valori di radioattività assorbiti dal corpo umano pari a quelli consentiti per legge per un anno intero: 1 millisiver/anno.

L’85 per cento delle scorie radioattive prodotte in Italia sono concentrate a Saluggia, Trino vercellese e Bosco Marengo, ma anche altrove, dal momento che nella breve avventura nucleare italiana le barre di combustibile nucleare venivano riprocessate. Ma a 25 anni dalla chiusura delle centrali nucleari, in Italia la questione delle scorie non è stata risolta: le scorie restano pericolosissime per la salute umana e l’ambiente per ciascuno dei 20.000 anni necessari perché le scorie nucleari possano dirsi inattive.

a Intervista a Guido Fissore

Il governo ha deciso di smantellare l’ex centrale di Trino vercellese, che verrà sostituita con un secondo deposito, ancora «provvisorio». Il costo di smantellamento delle centrali nucleari e stoccaggio delle scorie ancora oggi genera un costo di 300/400 mln di euro l’anno, che gravano sulla bolletta dell’energia elettrica sotto forma di Tassa sul Nucleare o Oneri Nucleari. In italia sono presenti dai 60.000 ai 100.000 metri cubi di scorie di cui il 90% è materiale irraggiato, pericoloso e radioattivo.

Una quantità equivalente a 230 tonnellate di rifiuti radioattivi restano stipati nella centrale di Caorso; una certa quantità si trova già in Francia e Inghilterra grazie ai trasporti frroviari i cui costi ammontano a circa 230/240 milioni di euro. Lo stoccaggio in vasche o a secco costerebbe 10 volte in meno e sarebbe meno pericoloso.

Se uno dei treni diretti in Francia deragliasse, per causa incidentale o per dolo, se si verificasse una scossa di terremoto – anche lieve – durante il tragitto attraverso il basso Piemonte, Vercelli, Asti, Alessandria, la provincia di Torino e la Val Susa, migliaia di persone rischierebbero la vita.

Legambiente ritiene che questi trasporti siano inutili: non risolvono il problema delle scorie, sono dannosi nel sottoporre i cittadini ad un rischio inutile, e ritiene che ogni cittadino ha diritto di sapere se e quando viene sottoposto ad un pericolo (sia esso radiologico, batteriologico o chimico), di conoscere le contromisure da adottare, nonché di essere messo nella condizione di decidere se accettare questo rischio o no.

*Consigliere comunale di Villarfocchiardo

TRASPORTI NUCLEARI (I parte) Parliamone con… Guido Fissore*ultima modifica: 2014-10-11T22:53:38+02:00da davi-luciano
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