Regione, debito monstre: 8,5 miliardi

http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/regione-debito-monstre-miliardi-18448.html

Pubblicato Venerdì 10 Ottobre 2014, ore 13,21

La Corte dei Conti parifica il rendiconto 2013 ma muove pesanti rilievi sullo stato finanziario e contabile dell’ente. Chiamparino: “Nelle prossime ore vareremo un piano urgente di risanamento”. Tagli alla spesa, chiusura di partecipate, blocco di stanziamenti

La Corte dei Conti “parifica” il bilancio di rendiconto 2013 della Regione Piemonte ma muove pesanti rilievi sullo stato finanziario e sulla contabilizzazione dell’ente, interpellando la Corte Costituzionale per un pronunciamento. E, soprattutto, impone di rideterminare il disavanzo che, secondo la Corte, non ammonta a 369 milioni ma a 2,6 miliardi. Due, in particolare, le questioni rilevate dai giudici: le anticipazioni concesse dal governo inserite come mutui (2,5 miliardi) che secondo la magistratura contabile violerebbe l’articolo 81 al punto da eccepirne la costituzionalità, e una lunga serie di voci, sette per esattezza, di passività dell’ammontare totale di 2.290 milioni di euro che non sarebbero state correttamente contabilizzate. L’indebitamento di piazza Castello, nell’esercizio 2013, dovrebbe essere considerato pari a 8,5 miliardi, in “deciso peggioramento” rispetto al 2012: è l’opinione espressa dal procuratore della Corte dei conti, Piero Floreani, in occasione del giudizio di parificazione del rendiconto per il 2013. Il magistrato ritiene che se “l’ammontare dello stock del debito è superiore all’80% delle entrate ordinarie”, le rate annuali e gli interessi saranno a partire dal 2014 “molto elevate, determinando un ulteriore irrigidimento della capacità di spesa”. Molto più dure della requisitoria del procuratore Floreani sono state le relazioni dei giudici della sezione di controllo: Massimo Valero, che si è concentrato sulla gestione finanziaria, Giuseppe Messapesa, che ha rilevato pesanti difformità nella contabilità della partita sanitaria. Unica nota positiva è quella espressa da Alessandra Olessina che ha concentrato il suo intervento sull’uso dei fondi comunitari.

 Il risultato finanziario dell’esercizio 2013 della Regione, nel rendiconto allegato al ddl approvato dalla giunta il 25 giugno 2014, è negativo per 364 milioni, ma se fosse valida un’altra interpretazione delle norme, sulle quali c’è comunque un dubbio di costituzionalità, potrebbe salire a quasi tre miliardi, “il peggior risultato degli ultimi esercizi”. È quanto si legge nella relazione della sezione di controllo. I giudici osservano inoltre che il conto del patrimonio “evidenzia un costante trend negativo del saldo”, passato dai meno 5,4 miliardi del 2010 ai meno 9,8 del 2013: un indice negativo che “conferma la criticità della situazione economica della Regione”.

 Al termine del dibattimento hanno preso la parola i massimi rappresentanti della Regione. L’assessore al bilancio Aldo Reschigna nell’affermare di non voler affatto minimizzare la gravità della situazione, ha però sottolineato che la stessa Corte dei Conti ha riconosciuto gli interventi avviati: “Pensiamo che la Regione possa spalmare la ricognizione dei debiti in dieci anni”. Molto più “politico” l’intervento del governatore Sergio Chiamparino che parlando di “profonda distonia tra i tempi della politica e quelli della società, viepiù in un contesto di crisi”, ha annunciato un “piano urgente di risanamento” al centro della seduta della giunta di lunedì. Soprattutto sul piano delle Partecipate la scure sarà particolarmente severa: “Chiuderemo le società in perdita, aggrediremo la spesa senza far ricorso alla leva fiscale”.

Kobane: la resistenza curda respinge di nuovo i jihadisti In evidenza

http://contropiano.org/internazionale/item/26838-kobane-la-resistenza-curda-respinge-di-nuovo-i-jihadisti

contropiano.org

  •  Sabato, 11 Ottobre 2014 11:09
  •  Redazione Contropiano

Kobane: la resistenza curda respinge di nuovo i jihadisti

Secondo le notizie rilanciate da numerosi media locali, i combattenti delle milizie popolari sarebbero riuscite a bloccare durante la notte l’avanzata dei jihadisti dello Stato islamico verso il centro della città di Kobane, nel Rojava siriano al confine della Turchia. 

“C’è stato un assalto dell’Isis dalla parte meridionale della città, con l’obiettivo di raggiungere il centro, ma è stato respinto dai combattenti curdi dopo violenti combattimenti” ha spiegato alla France presse Rami Abdel-Rahman, il direttore dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, una ong vicina ai ribelli islamisti ‘moderati’ con base a Londra. 

Scontri sporadici sono in corso questa mattina nella zona meridionale, sud-occidentale e orientale della città, e all’alba la coalizione internazionale guidata dagli Usa ha lanciato due nuovi raid aerei nel sud e nell’est della zona.

In queste ore i combattenti curdi stanno anche lanciando “operazioni speciali” nell’est della città, penetrando nelle zone controllate dall’Isis per uccidere membri dell’organizzazione jihadista e ritirarsi poi nelle loro postazioni.

I jihadisti dello Stato islamico hanno conquistato ieri una porzione consistente della città, compreso il quartier generale delle forze curde. A cadere nelle mani dell’Isis era stata ieri l’intera “area di sicurezza” cittadina, che comprende il complesso militare delle Unità di protezione del popolo (YPG), la base di Assayech e la sede del consiglio locale.

Intanto ieri sera era arrivato a 31 morti e a più di 360 feriti il bilancio ufficiale dei quattro giorni di violenta repressione da parte delle forze di sicurezza turche contro le manifestazioni dei curdi e dei gruppi della sinistra antimperialista turca che sono scesi in piazza in tutto il paese contro la complicità del regime islamista di Erdogan con lo Stato Islamico. A fornire il bilancio è stato il ministro degli Interni turco Efkan Ala nel corso di una conferenza stampa realizzata ad Ankara. La stragrande maggioranza delle vittime sono manifestanti curdi, a volte giovanissimi (c’è anche un bambino di otto anni) falciati dalle pallottole sparate dai militari, dai poliziotti ma anche dai membri dell’estrema destra turca legata ai ‘Lupi Grigi’, e di organizzazioni islamiste radicali come Hezbollah (movimento fondamentalista sunnita turco fondato negli anni ’80 e che non ha nulla a che fare con l’omonimo partito sciita libanese) o i ‘cugini’ curdi di Huda-par. Negli scontri hanno perso la vita anche due poliziotti e 139 sono rimasti feriti. 

I civili feriti sono stati 221, in 35 città nelle quali sono scoppiati gli scontri. Oltre mille i fermati, 58 dei quali poi arrestati formalmente. “Negli scontri 778 edifici sono stati danneggiati o distrutti tra cui 212 scuole, 67 stazioni di polizia, 25 uffici pubblici e 29 sedi di partiti politici” ha dichiarato il ministro del governo Davutoglu.

Il Cibo è Polistirolo ben Truccato – Video di Report sugli additivi alimentari

9.10.14
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“Come fai a dire che ha sapore di pollo ? Tu nemmeno lo hai mai mangiato il pollo”(cit. Matrix I).
Iniziamo gli scavi archeologici di un vecchio archivio di link. Eccovi il Primo.
Tutto il cibo che mangiamo è contaminato dagli additivi ( coloranti,conservanti,aromi, ect.). I colori che vediamo, i sapori che gustiamo, non appartengono al cibo originale.
Una vecchia puntata di Report si è meritata la precedente citazione dal film Matrix. Vediamo perchè:
 
Quello che è importante capire, come sentirete nel video di Report, non è solo evitare di mangiare questi additivi ma di stare attenti alle combinazioni fra cibo e additivo e fra additivo e additivo.
 
A questo proposito AltroConsumo si è dato molto da fare per mappare gli additivi e rendere accessibile al pubblico la loro conoscenza. ( Vedi Link qui )
 
Altri link utili:
 
guida-tascabile-agli-additivi-alimentari_27135
 

EMBARGO RUSSIA: REGIONE VENETO LO RIFIUTA E VUOLE TRATTARE DIRETTAMENTE

lo fa per convenienza politica/economica? Senz’altro, ma quelli che invece sostengono attaccando continuamente la Russia (ad esempio sostenendo pussy riot e rivoluzionari colorati etc) per cosa lo fanno?????venerdì 10 ottobre 2014
 
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La notizia non è sulle prime pagine dei giornali, ma potrebbe sconvolgere gli equilibri politici ed economici all’interno dell’Ue: la Giunta Regionale ha dato mandato al Presidente Zaia di trattare direttamente con la Russia affinché il Veneto esca dall’embargo.
 
Ovviamente occorrerà seguire le vie diplomatiche ed istituzionali, ma il Presidente Zaia ha già anticipato che ciò “non sarebbe vietato dalla Costituzione”.
 
L’avvocatura è già al lavoro per supportare il Presidente in questa iniziativa che romperebbe gli equilibri in sede di Unione europea, ma i veneti non sembra abbiano nessuna intenzione di lasciare alcunché di intentato.
 
Troppo importante per la regione il mercato russo, l’economia veneta, per sopravvivere alla crisi, si è rivolta, in particolare in questi ultimi anni, verso i mercati esteri e la Russia è diventata un partner privilegiato.
 
Zaia non ha usato mezze parole: “L’embargo per noi è una tragedia”.
 
In effetti quando si parla di “economia” occorrerebbe ricordare A TUTTI che non si sta trattando di questioni astratte, bensì di stipendi, e, di conseguenza, di pane e companatico per migliaia di persone, ed i veneti non possono accettare passivamente di essere ridotti sul lastrico per ottemperare ad un embargo del quale non hanno alcuna colpa, non ne capiscono le ragioni ed eventualmente non ne condividono le motivazioni.
 
Sotto questo punto di vista il Presidente Zaia ha usato una metafora davvero appropriata parlando di “sindrome del cihuahua”, ossia del cagnolino che abbaia tanto, ma se dovesse arrivare allo scontro fisico sarebbe sbranato.
 
Per i veneti vedere gli svizzeri che fanno affari d’oro con la Russia visto che non devono sottostare a diktat cervellotici provenienti da Bruxelles (e da Washington) è una sofferenza, ci avevano messo tanto lavoro e tanto impegno per istaurare rapporti commerciali con un Paese così “lontano” anche per usi ed abitudini che vedere sfumare il tutto per la stupidità di burocrati “stranieri” pare proprio assurdo.
 
Non ci resta che vedere quali saranno gli sviluppi, per tante famiglie venete, ma non solo, in gioco c’è il futuro proprio e dei propri figli.
 
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro
 

LA COSTITUZIONE-FIABA NON CI DIFENDE DAL FMI – C.O.M.I.D.A.D.

La prova definitiva che Renzi sia semplicemente un pupazzo, è arrivata con la “sua” proposta di seppellire il contratto collettivo di lavoro e di avviare contratti aziendali. I media hanno annunciato l’evento con i soliti toni trionfalistici e fuorvianti, come “sfida ai sindacati”, presentando anche il solito Marchionne come l’alfiere ed il profeta dell’iniziativa.
Se i sindacati, per una volta tanto, non volessero stare al gioco delle parti, potrebbero facilmente rivelare chi è invece il vero autore della proposta della contrattazione aziendale in deroga ai contratti nazionali, e cioè il Fondo Monetario Internazionale. Lo scorso 18 settembre il quotidiano confindustriale “Il Sole-24 ore” aveva riportato con evidenza le “raccomandazioni” del FMI al governo italiano non solo sul restringimento della previdenza pubblica e sulle privatizzazioni, ma anche sull’avvio di una contrattazione aziendale a scapito del contratto collettivo.
In effetti il FMI aveva pubblicato un ampio documento/direttiva a riguardo già nel 2012, indirizzandolo all’intera Unione Europea. Il documento era stato oggetto di una discussione dei sindacati a livello internazionale. L’osservazione più ovvia era che il documento si dimostrava incapace di fornire qualsiasi sostegno statistico riguardo ai presunti effetti positivi dei contratti aziendali sulla produzione e sull’occupazione. Tutto il documento si avvita retoricamente intorno ad una tautologica riaffermazione della propria tesi: i contratti aziendali rilanciano la produzione e l’occupazione, e la prova consiste nel fatto che i contratti aziendali rilanceranno la produzione e l’occupazione.
Non si trattava però di una posizione ideologica fine a se stessa, ma di propaganda funzionale ad un’operazione di lobbying delle multinazionali. Il seppellimento della contrattazione collettiva, non seppellisce contestualmente solo il sindacalismo confederale, ma persino l’associazionismo industriale, che perde ogni funzione. La Confindustria già oggi si riduce ad una sotto-lobby finanziaria, ed anche associazioni meno note, ma altrettanto importanti, come la Confapi, perderebbero senso in assenza di un CCNL da firmare. Un’area di piccola e media impresa rimarrebbe senza ombrello contrattuale, divenendo preda del finto sindacalismo di organizzazioni criminali, e quindi bisognosa della “protezione” di compagnie multinazionali. L’esito scontato di una tale situazione sarebbe un ulteriore boom delle delocalizzazioni verso Paesi dell’Est Europa, diventati feudi di multinazionali come la Philip Morris. Il business delle delocalizzazioni di piccole e medie imprese è infatti gestito da multinazionali, che in tal modo esercitano un vero e proprio cannibalismo industriale.
Le “borghesie nazionali” si rivelano così ancora una volta un mito inconsistente, poiché è sempre la sudditanza all’imperialismo a fornire la coscienza di classe dei ceti padronali. Le cose non vanno diversamente per i partiti apparentemente più dotati di base sociale e radicamento territoriale. Sebbene Pier Luigi Bersani fosse un adepto super-allineato delle posizioni del FMI, è stato ritenuto ugualmente inaffidabile come potenziale Presidente del Consiglio. Ciò proprio a causa dei legami di Bersani con la piccola e media impresa, e non solo con la Lega delle Cooperative, ma anche con la Compagnia delle Opere. Che oggi il Partito Democratico si dimostri incapace di difendere persino la propria base finanziaria ed elettorale, dice parecchio sulla penetrazione del lobbying multinazionale.
Purtroppo il dibattito di opposizione già rischia di avviarsi verso la deriva delle preoccupazioni di carattere costituzionale. Certo, l’incostituzionalità della liquidazione del contratto collettivo è facilmente dimostrabile, ma l’incostituzionalità non ha mai impedito nulla in passato. La “più bella Costituzione del mondo” non contiene infatti alcuna normativa che limiti l’ingerenza dovuta alle organizzazioni internazionali ed ai trattati internazionali; per quanto riguarda questi ultimi, addirittura impedisce che vengano sottoposte a referendum abrogativo le leggi di ratifica dei trattati.
La Costituzione “più bella fiaba del mondo”, proposta in uno spettacolo di Roberto Benigni di due anni fa, si è risolta quindi in un’ulteriore infantilizzazione dell’opinione pubblica “progressista”, chiamata a “sognare” piuttosto che a guardarsi dall’invadenza crescente del lobbying inquadrato nelle organizzazioni internazionali come il FMI. Il riferirsi a categorie astratte come “democrazia”, “legalità” o “diritti”, esime appunto dal tener conto dei soggetti concreti come le lobby sovranazionali. La “Costituzione più bella del mondo” si è scordata dell’imperialismo. Non sorprende che oggi Benigni sia diventato persino un sostenitore della “cessione di sovranità”, secondo lui necessaria, ovviamente per continuare a “sognare”. I lobbisti sono un esercito che arruola anche parecchi insospettabili.

GRAND REPORTER (1) : SPECIAL PRIX UNESCO-GUINEE EQUATORIALE A MALABO

“GRAND REPORTER”, la nouvelle émission de Luc MICHEL et Bachir Mohamed LADAN …

 Conception et direction Luc MICHEL /

Images EODE-TV – Afrique Media /

Présentation Bachir Mohamed Ladan /

Montage Ibrahim Kamgue/ Réalisation Romain Mbomnda/

Coproduction Luc MICHEL – EODE-TV – Afrique Media 

GRAND REPORTER (1) :

SPECIAL PRIX UNESCO-GUINEE EQUATORIALE A MALABO

 Emission complète sur : https://vimeo.com/108626249

 Première édition d’une nouvelle série d’émission : GRAND REPORTER, produites avec Luc MICHEL, le correspondant international d’AFRIQUE MEDIA et le patron d’EODE-TV, qui apportera son expertise à l’émission.

 # Partie I/

REPORTAGE A SIPOPO, MALABO

EODE-TV - AMTV GRAND REPORTER.1 prix unesco malabo (2014 10 10) FR 2

* Nous retrouvons en introduction de notre émission une première analyse de notre expert, le géopoliticien Luc MICHEL, faite « à chaud » à Sipopo, Malabo, le 15 février. Et qui nous situe le sujet dans sa perspective globale.

* Pour suivre une plongée en images au centre international de Sipopo, à Malabo II.

Décor futuriste, organisation parfaite, participation internationale et panafricaine. Tous les ingrédients d’un grand moment pour la Guinée Equatoriale et le cause africaine !

* Les discours des chefs d’état et de gouvernement réflètent une prise de conscience des enjeux panafricanistes et ont été une heureuse surprise pour les participants.

* La dimension mondiale de l’événement se révélait par la nationalité des lauréats du prix : un iranien spécialiste en ‘cellules souches’, un burkinabé et un péruvien. L’ancien Tiers-monde qui fait émerger, lentement mais sûrement un monde multipolaire !

 * En ANALYSE FINALE, nous retrouvons Luc MICHEL pour une analyse en profondeur du dossier et notamment de ses conséquences au niveau international et même géopolitique.

Il répond aux questions suivantes :

On peut donc parler d’une grande victoire du Président équato-guinéen ?

La géopolitique donc derrière la science et la culture !

Mais y a-t-il aussi une volonté de répondre à ses adsversaires, puisque le président Obiang Nguema Massogo est une personnalité controversée en Occident ?

 # Partie II/

EODE-TV - AMTV GRAND REPORTER.1 prix unesco malabo (2014 10 10) FR 2

DOCUMENT: LE PRÉSIDENT OBIANG NGUEMA MBASSOGO PARLE

 En seconde partie de cette édition de GRAND REPORTER, nous vous livrons le discours du Président Obiang Nguema Mbassogo lors de la remise du Prix UNESCO – Guinée Equatoriale à Malabo le 15 février dernier, en traduction française …

 AFRIQUE MEDIA et EODE-TV vous disent au-revoir et à bientôt pour une nouvelle édition de GRAND REPORTER avec notre analyste, le géopoliticien Luc MICHEL.

 EODE Press Office

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www.afriquemedia.tv

EODE T-V on Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

IL NUOVO VANGELO DELLA SINISTRA

Landini disse che si sarebbe occupato le fabbriche se fosse stato approvato il Job Act, è stato occupato qualcosa? O meglio, avete trovato fabbriche aperte?
La credibilità e coerenza, roba che non è proprio “sinistra” (manco destra)

Nell’epoca della scomparsa della religione dalla vita degli uomini, ciò che va in scena sono surrogati liturgici. Certo, esiste un mondo della sinistra. Non si può negarlo. Ma esso è un fenomeno di folclore che, per intenderci, corrisponde all’immaginario di costume e cultural-popolare della Fiom, delle manifestazioni in piazza, delle filastrocche per Rodotà presidente, de Il Manifesto, il popolo viola e così via.
 
di Simone Sauza
 
Dopo l’incontro tra Landini, Vendola, Civati & co. in piazza degli Apostoli, da cui il nome del patto, in Italia sta andando in scena una peculiarissima e blasfemissima guerra santa. Da una parte il Nazareno, neo-messia del verbo tecnocratico e figlio trinitario di colui che a Porta a Porta si proclamò in odore di santità; dall’altra gli Apostoli, sedicenti testimoni della dottrina delle origini della sinistra post-comunista.
 
Il Jobs Act dovrebbe essere, a rigor di logica, il Nuovo-Nuovo Testamento di un’alleanza ben poco santa tra vecchio e nuovo mondo. In gioco vi è nientemeno che la riscrittura dei Vangeli, a quanto pare. Eppure, dietro alla magniloquenza del linguaggio messo in atto dai protagonisti, si celano vecchi attori e vecchi poteri; e la questione del lavoro non è altro che l’appendice della questione più grande: ovvero quello delle imposizioni dell’Unione Europea che vanificano qualsiasi protagonismo dei governi e significato delle opposizioni. D’altronde è notizia recente la bacchettata ai francesi rifilata dal Commissario europeo per gli affari economici, il finlandese Jyrki Kaitanen, in merito allo sforamento del vincolo del 3% annunciato da Hollande. La fretta del Nazareno pie’ veloce andrebbe letta, dunque, non tanto come la sua nota iperattività, quanto come la necessità di presentarsi al vertice europeo sul lavoro con qualcosa in mano. La logica è sempre la stessa.
 
Tutto si gioca sul filo del linguaggio. Sarà una riforma pasticciata? Non importa. Sarà una riforma non discussa, poco democratica? Importa ancora meno. Ciò che conta è portare “qualcosa”, siano esse parole, perlopiù. Ciò che conta è il gesto, che assicura la prona fedeltà del governo italiano. Per questo Renzi lo ha presentato addirittura come il programma di riforme strutturali più ambizioso che l’Italia abbia mai avuto, «senza pari per complessità e velocità».
 
Lo sfondo di qualsiasi manovra italiana è l’occhio guardiano della Troika; e ormai non è più nemmeno una questione di complottismo. È Renzi stesso ad ammetterlo implicitamente, quando la forzatura sul Jobs Act viene spiegata con l’esigenza del posizionamento al vertice UE. La questione della fiducia si inscrive in una strategia che pone all’angolo l’area laburista. Renzi aveva detto che non avrebbe temuto agguati in Senato dalla minoranza PD. Del resto, come avrebbe potuto: la pistola era puntata direttamente alle loro tempie. In pochi si sarebbero presi la responsabilità di votare no alla fiducia, cioè al governo.
 
Da anni ormai assistiamo all’uso violento della questione della responsabilità. Lo abbiamo visto in particolare con Monti. In nome della responsabilità e del moderatismo si giustifica qualsiasi manovra radicale di cambiamento (ma si deve davvero ricordare la banalità che il cambiamento non è di per sé una virtù?). Chi non è d’accordo è fuori dalla “realtà” o dalla “storia” o dalla “modernità”:  quell’unica realtà che deve imporsi come dominante.
 
Il richiamo alla responsabilità è diventato qualcosa di violento. Anche il linguaggio evidentemente, specie quello politico, ha connaturata una parte intrinseca di violenza. Con l’evoluzione massmediatica della democrazia, esso ha il compito di imporre visioni del mondo unificate e mascherate da normalità e neutralità. Il linguaggio articola i nostri orizzonti di significato; e il potere politico si gioca sempre di più, quindi, su una colonizzazione dell’immaginario.
 
Dall’altra parte della barricata, per così dire, abbiamo invece questo patto degli Apostoli, così rinominato dallo stesso Civati. Più che un progetto politico, nient’altro che una sorta di vacuo e condiviso malcontento per un centrosinistra ormai definitivamente sdoganato sulle posizioni che la destra economica porta avanti già dai reaganiani anni ottanta. (D’altronde, la Boschi con l’eterno sorriso della studentessa interrogata ha detto che lei è di sinistra perché la sinistra significa «anticipare il futuro»: il che vuol dire talmente poco che anche Hitler si sarebbe potuto definire di sinistra).
 
Ad ogni modo, non si capisce cosa ci sia di nuovo rispetto a Rivoluzione Civile, Sel, sinistre arcobaleno, rivoluzioni arancioni e, mi si permetta l’ossimoro, tutta la grigia iridescenza che la sinistra ha offerto negli ultimi vent’anni. Eppure, qualcosa di nuovo forse c’è: che nessuno ha parlato di nuovo partito. Nel PD sanno bene che una scissione sarebbe più fatale a loro che a Renzi. E Vendola sta bene così: naviga nel nulla – invero assai remunerativo dato che è ancora in carica come governatore regionale -, vuole un bimbo, ogni tanto ricompare con qualche astruso discorso con molti –ismi, e poi torna alla beata latitanza.
 
Ma ciò che più conta è che gli stessi protagonisti (forse escluso Landini che ha più i contorni romantico-grotteschi di un Don Chischotte) sono perfettamente consapevoli dell’ennesima farsa messa in atto. Ciò che si finge di dimenticare è che il vincolo europeo è strutturale. E le riforme economiche, così come quella del lavoro, sono imposte per adeguare l’intera eurozona alle stesse politiche astraendo dalle differenze specifiche dei paesi.
 
La governance globalizzata ha eroso, ad oggi (il che non vuol dire che sarà così per sempre), qualsiasi senso della dialettica tra governo e opposizioni. Le stesse categorie di destra e sinistra sono messe tra parentesi, dal momento che lo stato non ha la sovranità per effettuare nessuna politica di redistribuzione.
 
Questo tipo di adunate in piazza corrispondono meramente ad una questione di testimonianza. Nell’epoca della scomparsa della religione dalla vita degli uomini, ciò che va in scena sono surrogati liturgici. Certo, esiste un mondo della sinistra. Non si può negarlo. Ma esso è un fenomeno di folclore che, per intenderci, corrisponde all’immaginario di costume e cultural-popolare della Fiom, delle manifestazioni in piazza, delle filastrocche per Rodotà presidente, de Il Manifesto, il popolo viola e così via. Questo mondo ha bisogno di rimanere scisso tra le parole e i fatti.
 
Nel mentre di un silenzioso e reale scivolamento nell’orizzonte neoliberale delle pratiche concrete di vita politica, esso ha bisogno, appunto, di liturgie per la buona coscienza, per abbeverarsi alla fonte dell’ipocrisia. Ecco allora i Vendola, con le chiacchiere sul turbocapitalismo e le mani occupate a sorreggere il centrosinistra più antisocialista che sia mai esistito; oppure i sindacati in piazza ormai ridotti a bande di potere senza il sostegno nemmeno degli stessi lavoratori. E in questo rientra anche la compagine riformista keynesiana (da Civati agli economisti che, in buona fede, compaiono ogni tanto su talk show e giornali), fino ai cittadini che comprano Repubblica e Il Manifesto e vanno al Teatro Valle. È una questione di ritualità laica. La retorica anti-sistema, insomma, si ferma alle emissioni vocali contraddette dalla pratica politica o all’utopia testimoniale e minoritaria della sinistra e della destra antagonista. Lo scenario attuale consente solamente la reiterazione infinita di un universo simbolico, quello degli slogan e dei proclami del mondo comunista e post-comunista/keynesiano, del tutto impotente all’interno di un reale concreto unificato, reso impermeabile dalle regole della finanza e dei macro-mostri come l’attuale Unione Europea.
 
Senza margine di sovranità economica si può giocare al comunismo come alla più ragionata politica di spesa pubblica: l’irrilevanza è la stessa. Tutto il resto, la battaglia al Senato, la dimissione di Walter Tocci da senatore dopo aver votato sì alla fiducia, viene forzatamente relegato all’espressione di una testimoniale rivolta personale, per la propria coscienza e nient’altro. Il nucleo del problema, per ora, resta altrove.
 

Salvini si reca in Russia per ricucire i rapporti con Mosca

Luxuria, a Sochi nessun arresto “E’ stato un lungo controllo Toglierò le scritte dalla bandiera”
Naturalmente la crociata contro l’omofobia non sarà mica un prestesto per attaccare Putin per altre ragioni che con l’eguaglianza NON C’ENTRANO NULLA? Dopo le Femen e Pussy Riot, come presumere la buona fede di chi si fa portabandiera di certe istanze??????????

10 ott 2014
 
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Salvini si reca in Russia per ricucire i rapporti con Mosca
 
Missione alla Duma (Parlamento russo) per Matteo Salvini, che prosegue nel suo programma di viaggi, «lontano dai burocrati di Bruxelles», per rafforzare il rapporto già avviato con la Russia di Vladimir Putin.
 
Proprio a Mosca, infatti, inizierà venerdì 10 il tour di Salvini che si fermerà in Russia per sei giorni, con una fitta agenda di incontri con esponenti del mondo politico ed imprenditoriale russo. Non è in programma un incontro con Putin. «Non miro a tanto, – dice il segretario – ma i colloqui che avrò saranno comunque di altissimo livello».
 
Al seguito del leader leghista non ci sarà nessun imprenditore italiano: «Nel programma di incontri – spiega – ci sono anche quelli con esponenti del mondo imprenditoriale italiano impegnati in Russia». L’obiettivo è quello di ricucire un rapporto che si è fatto difficile dopo le sanzioni decise in Europa nei confronti di Mosca per la vicenda ucraina.
 
«Sanzioni – sottolinea Salvini – che ci costano miliardi di euro e che si traducono nella perdita di posti di lavoro. E porterò in dote con me gli atti ufficiali delle due Regioni governate dalla Lega con cui si chiede la revoca delle sanzioni contro Mosca». Quanto ai possibili risultati della missione russa, Salvini dice di aspettarsi «molta attenzione per lo sforzo di cercare una indispensabile distensione nei rapporti con Mosca» e «gesti concreti che possano ridurre i rischi per gli scambi commerciali e l’impatto negativo che le sanzioni hanno avuto per le imprese italiane».
 
Salvini si era pronunciato anche sulla decisione del governatore veneto Zaia di “saltare” l’embargo verso la Russia e se ne era dichiarato entusiasta. A margine del consiglio federale tenutosi qualche giorno fa in Via Bellerio, il segretario federale del Carroccio, in uno scambio di idee con il quotidiano “la Padania” è tornato sulla questione russa, a pochi giorni dalla sua partenza per Mosca.
 
«Conto che lo faccia entro la settimana anche Maroni. Perché se si mettono insieme Lombardia e Veneto, per le nostre imprese è una boccata d’ossigeno». «Andiamo in Russia proprio per questo», prosegue Salvini. «Mentre Renzi chiacchiera di Tfr, sta facendo chiudere migliaia di aziende. Quindi bravo Zaia».
«Contiamo – aggiunge poi il segretario leghista – di portare in Russia innanzitutto la nostra amicizia, e di portare anche a casa qualcosa, cioè un po’ di lavoro per le nostre imprese».
 
Tratto daLa Padania”
 
Nota:
 
In questo momento Matteo Salvini è l’unico esponente politico italiano che ha preso una iniziativa valida ed alternativa alla piatta manifestazione di subalternità manifestata dalla classe politica italiana nei confronti dei “padroni USA” e delle loro marionette sedute nelle poltrone di Bruxelles della Commissione europea che hanno  assecondato  servilmente la politica  statunitense di sanzioni alla Russia,  in netto contrasto con gli interessi dei popoli e delle Nazioni europee che dovrebbero rappresentare.
 
Di conseguenza non possiamo che plaudire a questa iniziativa e sperare che a questa ne seguano altre per manifestare il dissenso degli italiani che lavorano e producono e che non vogliono essere penalizzati dalle decisioni prese sulla loro testa dai burocrati dell’oligarchia di Bruxelles.
 
Questo del viaggio di Salvini in Russia potrebbe essere un segnale importante da comunicare alle autorità di Mosca che non tutti gli italiani si sentono rappresentati dalle manifestazioni di servilismo filo USA del governo italiano e del suo presidente del consiglio, Matteo Renzi, dichiaratosi entusiasta ammiratore del presidente Obama e del suo “yes we can”.
 
Vorremmo affidare a Salvini un chiaro messaggio: che  i responsabili del governo di Mosca  comprendano bene che non tutti i cittadini italiani sono come il “fiorentino”, avvezzi  ad inchinarsi ai dominatori, alcuni fra i cittadini italiani conservano ancora una dignità ed un orgoglio che ricavano dalla propria Storia e della propria cultura.
 

La “De-dollarizzazione” della Russia abbatte il debito a un record di quasi $ 53 miliardi

guai seguire l’esempio…Putin è un despota cattivo, dice il padrone al quale siamo eternamente devotiVia Zero Hedge

 alcuni rapidi dati sulla critica situazione in cui versa la Russia a causa delle gravi sanzioni imposte dall’Occidente. . .

de-dollarization
Zero Hedge – Nonostante la rassicurante narrativa che gira in Occidente secondo cui la Russia deve affrontare dei “costi” ed è sempre più “isolata” a causa delle sanzioni per il suo intervento in Ucraina, i dati più recenti suggeriscono una realtà ben diversa.
In primo luogo, nel Q3 (3° trimestre, ndt) i deflussi di capitali hanno rallentato sensibilmente (da 23,7 miliardi di dollari nel Q2 a 13 miliardi nel Q3) e a settembre sono stati registrati degli afflussi di capitali, per la prima volta dal settembre 2013.
In secondo luogo, il surplus delle partite correnti della Russia è stato significativamente più forte del previsto (11,4 miliardi di dollari contro gli 8,8 miliardi previsti), guidato da un aumento degli scambi.
Terzo, e forse più importante, come Putin “de-dollarizza” a un ritmo quasi da record, la Russia ha ripagato la somma enorme di 52,8 miliardi di dollari di debito estero,abbattendolo al livello più basso dal 2012.
 
Come spiega Goldman, il commercio e il reddito sono migliorati notevolmente …
“Il saldo delle partite correnti per il Q3 è stato pari a un surplus di US $ 11.4 miliardi, al di sopra delle aspettative di US $ 8,8 miliardi e in forte crescita da un piccolo deficit di US $ 0,7 miliardi nel 3 ° trimestre del 2013.
 
Secondo le nostre stime su base destagionalizzata, questo dato pone le partite correnti al 3,8% del PIL, in crescita dal livello minimo dell’1% nel Q2 2013 e dell’1,6% per l’intero anno 2013.
Il miglioramento delle partite correnti è derivato sia dalla bilancia commerciale, dove le importazioni si sono contratte (a causa di un rallentamento della domanda interna e del rublo debole), che dal conto dei redditi.
A nostro avviso, quest’ultimo potrebbe essere dovuto a fattori ciclici o strutturali, che sono difficili per noi da individuare, ma il rischio per le previsioni del saldo delle nostre partite correnti rimane comunque al rialzo.”
 
Nel frattempo,
 
“I deflussi netti di capitali privati ​​sono rimasti pari a US 13 miliardi di US $ per il trimestre, leggermente superiori ai 10 miliardi di US $ nel 3 ° trimestre 2013 e simile all’andamento visto nel Q2.
 
* I DEFLUSSI di CAPITALI dalla RUSSIA nel 3Q RALLENTANO a $ 13 miliardi VS $ 23.7 miliardidel 2Q
 
LA RUSSIA HA REGISTRATO $ 11.6B DI AFFLUSSI DI NETTI DI CAPITALI A GIUGNO: BANCA CENTRALE
 
Nel mese di Giugno è stato registrato il primo afflusso netto mensile dal settembre 2013, secondo la dichiarazione della banca centrale. “
 
E infine – la “de-dollarizzazione” accelera come la Russia paga il proprio debito estero al ritmo più veloce dalla crisi Lehman …
 
RUSSIA EXTERNAL DEBT
 
* * *
 
“Isolati”, infatti!
 
Pubblicato da Carmenthesister

EH NO…L’EXIT STRATEGY DA UNA MEGA-BOLLA QE+ZIRP NON È AFFATTO FACILE…sempre che esista una via di uscita… ;-)

venerdì 10 ottobre 2014
Come integrazione al mio post di ieri No Bolle? No Party… (reloaded)
eccovi “le allegre evoluzioni” delle ultime due sedute dei Mercati USA

Divertente vero?…………………………….

Meglio delle montagne Russe…

Schizo Market Has Biggest Plunge In 6 Months Following Most Euphoric Surge Since 2011

Se preferite vi posto il grafico delle ultime tre sedute del Dow Jones, che (per inciso) non è mica composto da “titolini” ma dai più grandi colossi del Globo…

Se poi contestualizziamo con altri indicatori,
la situazione si fa ancora più complicata e schizofrenica..

Tapering is tightening? 

FT Alphaville

 

A funny thing has happened since the Federal Reserve announced it would begin cutting back on its bond-buying oDecember 18, 2013: the yield curve has flattened like a pancake.

In particular, 30-year bond yields have dropped by nearly a full percentage point since tapering was first announced:

Vi ho riportato solo un paio di esempi a caso
ma ce ne sono decine e decine….
che vanno dagli immobili della Norvegia ai bond del Rwanda,
dai BOT ai derivati sul “tantalio” (esistono? Boh? Possibilissimo…)
etc etc etc
globally pervasive

Eh no…l’uscita da una mega-Bolla QE+ZIRP non è affatto facile…