Ucraina, depistaggi, affari energetici, spionaggio totale

http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=110571&typeb=0

PandoraTV News 09/09/14:
L’ONU s’accorge dell’emergenza Ucraina/ VoloMH17: Kiev tenta depistaggio/ Altro che sanzioni!/

Redazione

1. L’ONU si accorge dell’emergenza Ucraina Dall’annuncio del cessate il fuoco in Ucraina, tra il 6 settembre e il 6 ottobre almeno 331 persone sono state uccise. Lo afferma l’Onu a Ginevra in un nuovo rapporto sulla situazione dei diritti umani nel Paese. “Nonostante una fragile tregua nella parte orientale, il conflitto continua a uccidere e ferire civili e a privare dei diritti umani fondamentali più di 5 milioni di residenti delle zone direttamente colpite dalla violenza”, scrive l’Alto Commissario dell’ONU Ra’ad Zeid Al Hussein in una nota. La tregua negoziata a settembre a Minsk è stata sistematicamente violata dall’esercito di Kiev, che ha continuato a bombardare la popolazione civile del Donbass.

2. Volo MH17: Kiev tenta il depistaggio Secondo fonti del ministero della difesa russo, i servizi segreti ucraini stanno cercando di raggiungere il sito nel quale è caduto il volo MH17 della Malaysian airlines per fabbricare prove che consentano a Kiev di cancellare le vere cause della catastrofe. Il capo dei servizi ucraini, Valentin Nalivaychenko ha dichiarato nel corso di una trasmissione televisiva di avere la “piena comprensione” delle cause del disastro aereo costato la vita a 298 persone. Secondo Nalivaycenko la commissione di inchiesta internazionale dovrebbe visitare l’area del disastro, guidata dagli agenti dei servizi ucraini, per raccogliere le “prove mancanti”. Dopo quasi tre mesi non sono ancora noti i dati registrati dalle scatole nere né le autorità ucraine hanno comunicato i tracciati radar dell’MH17. Un rapporto preliminare della commissione d’inchiesta pubblicato il 9 settembre fa risalire l’abbattimento dell’aereo all’impatto contro la fusoliera di oggetti “dotati di alta energia”, senza ulteriori specificazioni. 3. Altro che sanzioni! Il colosso energetico Russo Gazprom acquisirà il più grande deposito di gas della Germania, continuando lo sviluppo del gasdotto Nord Stream. In cambio la Germania avrà accesso a importanti giacimenti di gas in Siberia occidentale. Gazprom e la tedesca Wintershall stanno apportando le modifiche finali al contratto, già approvato nelle sue linee generali dalla commissione europea nel 2013. Unione europea e Russia hanno dichiarato che l’accordo non sarà toccato dalle sanzioni. Il deposito, situato nel nord del paese, rappresenta un quinto delle capacità di stoccaggio della Germania ed è cruciale anche per la sicurezza energetica della vicina Olanda. Si rafforza la partnership tra Europa e Russia in campo energetico, nella quale la Germania ha un ruolo cruciale. La tedesca Wintershall ha una partecipazione del 15% anche nel South Stream, il gasdotto che arriverà anche in Italia, saltando l’Ucraina.   4. Quando il computer è una spia Google, Microsoft, e Facebook contro la NSA. Le pratiche invasive e sistematiche di sorveglianza e raccolta dati dell’Agenzia nazionale per la sicurezza sono infatti controproducenti per il mercato informatico e per internet stesso. “Finiremo per distruggere internet” ha dichiarato il numero uno di Google, Eric Schmidt, in una tavola rotonda tenuta a Palo Alto. Preoccupazioni condivise dal top manager di Microsoft Brad Smith, che ha affermato che “se crolla la fiducia crollano le prospettive di mercato”. A seguito delle rivelazioni sull’operato della NSA i governi in Europa vogliono norme che impongono che i dati suoi loro cittadini siano custoditi all’interno dei confini nazionali. Nessuno vuole programmi e computer che consegnino i dati in automatico ai servizi di sicurezza americani. Negli Stati Uniti nel 2013 le pratiche della NSA hanno procurato nel settore delle tecnologie informatiche perdite stimate pari a 180 miliardi di dollari in termini di mancate vendite. [#CrisiUcraina#Facebook#Gazprom#MH17#Microsoft#NSA#ONU,#PandoraTV#Russia] Fonte: http://www.pandoratv.it/?p=1981.

I guerrafondai di Washington stanno distruggendo il mondo

http://www.imolaoggi.it/2014/10/09/i-guerrafondai-di-washington-stanno-distruggendo-il-mondo/

Imola Oggi

9 OTTOBRE –

Le ultime amministrazioni hanno vanificato il lavoro di Reagan e Gorbaciov
L’atteggiamento aggressivo e insensato che i guerrafondai di Washington hanno assunto nei confronti di Russia e Cina ha mandato in pezzi il lavoro di Reagan e Gorbaciov, scrive Paul Craig Roberts.

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 Reagan e Gorbaciov hanno posto fine alla guerra fredda e rimosso la minaccia di un Armageddon nucleare. Ora i neocon, il complesso militare-industriale statunitense e i politici americani dipendenti dai fondi elettorali del complesso militare-industriale hanno resuscitato la minaccia nucleare.

L’amministrazione Clinton ha rotto l’accordo che l’amministrazione di George HW Bush aveva stretto con Mosca nel 1990. Mosca avrebbe acconsentito ad una Germania riunificata membro della NATO e in cambio Washington non avrebbe spinto per un’espansione della NATO verso est. Gorbaciov, il segretario di Stato americano James Baker, l’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca, Jack Matlock, e diversi documenti declassificati testimoniano il fatto che a Mosca era stato assicurato che non ci sarebbe stata un’espansione della NATO in Europa orientale.

Nel 1999 il presidente Bill Clinton ha smentito l’amministrazione del presidente George HW Bush e ha portato la Polonia, l’Ungheria, e la neonata Repubblica ceca nella NATO.

Anche il presidente George W. Bush ha smentito suo padre, George HW Bush, e il fidato segretario di suo padre di Stato, James Baker, portando Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania nella NATO nel 2004. Il governo corrotto e senza speranza di Obama vi ha aggiunto l’Albania e la Croazia nel 2009.

In altre parole, nel corso degli ultimi 21 anni tre presidenti degli Stati Uniti hanno insegnato a Mosca che la parola del governo degli Stati Uniti è senza valore.

Oggi la Russia è circondata da basi militari USA e NATO, e molto c’è da attendersi in Ucraina (parte della Russia per secoli), Georgia (parte della Russia per secoli e la casa natale di Stalin), Montenegro, Macedonia, Bosnia-Erzegovina, e forse anche in Azerbaigian.

Una grande distesa di terra che faceva parte dell’impero sovietico è ora parte dell’impero di Washington. “L’arrivo della democrazia” significava semplicemente il cambio dei padroni.

Washington prende sempre il burattino che serve come Segretario generale della NATO. L’ultimo è un ex politico e primo ministro norvegese, Jens Stoltenberg. Su ordine di Washington, Stoltenberg ha rapidamente sfidato Mosca affermando che la NATO ha un esercito potente, che svolge il ruolo di poliziotto globale, e può essere distribuito ovunque Washington voglia. Questa affermazione è una contraddizione totale dello scopo e dello statuto della NATO.

Igor Korochenko, membro del Consiglio Pubblico del Ministero della Difesa, ha risposto a Stoltenberg: “Tali dichiarazioni sono in contrasto con il sistema di sicurezza internazionale, e la NATO rappresenta una minaccia per la Russia. Ciò porterà all’adozione di contromisure “.

Le contromisure sono ciò che ci si aspetta: una capacità nucleare sufficiente per spazzare via Stati Uniti e Europa.

Gli sciocchi arroganti a Washington, sguazzando nella loro tracotanza della “nazione indispensabile”, hanno provocato Mosca al punto che la Russia ha ora più armi nucleari schierate rispetto agli Stati Uniti. Washington ha infranto un patto e piazzato basi missilistiche ABM sul confine della Russia e Mosca ha sviluppato missili balistici intercontinentali supersonici che possono rapidamente cambiare la loro traiettoria e non possono essere abbattuti da un sistema di difesa missilistica. Naturalmente, le società americane che fanno miliardi di dollari vendendo a Washington un sistema ABM inutile negheranno tutto questo.

Inoltre, i paesi, come la Polonia, i cui governi sono sufficientemente stupidi ad accettare le basi ABM degli Stati Uniti, sarebbero spazzati via prima che le basi possano funzionare. La stupidità dei governi dell’Europa orientale a riporre fiducia in Washington sarà probabilmente la causa principale di un nuovo confronto.

Il partecipante felice nel nuovo Armageddon è il complesso militare / sicurezza americana, incurante dei costi potenziali per la vita umana. Il loro portavoce nel Senato degli Stati Uniti, Jim Inhofe, ha rispolverato un argomento di 60 anni fa: l’America è in ritardo nella corsa agli armamenti. Riavviare la corsa agli armamenti è essenziale per i profitti del complesso militare /industriale degli Stati Uniti e i contributi elettorali dei senatori.

Gli sciocchi a Washington non hanno riattivato solo le forze nucleari strategiche della Russia ma anche quelle della Cina. L’anno scorso la Cina ha rilasciato una descrizione pittorica di come le forze nucleari della Cina potrebbe distruggere gli Stati Uniti.

Con una dichiarazione che i vari corrieri delle serpi non hanno riportato la Cina ha avvertito esplicitamente Obama che ha due sottomarini nucleari al largo della California capaci di incenerire tutto dalla costa del Pacifico alle Montagne Rocciose; e missili balistici a testata multipla che, passano sulla verticale del Polo Nord, cancellerebbero l’America dalle Montagne Rocciose alla Costa atlantica. Il tutto, come si vede, con un linguaggio durissimo, insolito per i cinesi. ndr 

Questa è stata la risposta della Cina al folle piano di Washington di costruire nuove basi aeree e navali dalle Filippine al Vietnam, al fine di controllare il flusso di risorse nel Mar Cinese Meridionale. La Cina non consentirà questo tipo di interferenza nella sua sfera di influenza

Russia e Cina erano contente di essere parte dell’economia mondiale e di migliorare la situazione economica dei cittadini attraverso lo sviluppo delle loro economie. Ma ecco che Washington arriva e dichiara che non permetterà a nessun altro paese, nemmeno alla Russia e alla Cina, di raggiungere una capacità tale da esercitare una politica estera indipendente dagli scopi di Washington.

Nelle storie scritte dagli storici di corte di Washington, i più grandi demoni dei tempi moderni sono stati i governi di Giappone e Germania della Seconda Guerra Mondiale e il governo sovietico di Stalin post Seconda Guerra mondiale. Questi storici di corte americani ignorano i fatti.

Il Giappone fu costretto alla guerra da Washington che tagliò l’accesso alle risorse. Il Giappone è stato poi bombardato con armi nucleari due volte mentre il governo stava cercando di arrendersi.

Tutte le promesse del presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson fatte alla Germania, al fine di porre fine alla Prima guerra mondiale, come ad esempio nessuna perdita territoriale e nessun risarcimento, sono state infrante. La Germania è stata lacerata e il territorio tedesco consegnato alla Polonia, alla Francia e alla Cecoslovacchia. Nonostante la promessa del presidente americano Woodrow Wilson, riparazioni impossibili sono state imposte alla Germania dal Trattato di Versailles. Il preveggente John Maynard Keynes dichiarò che le riparazioni si sarebbero tradotte in una seconda guerra mondiale.

I francesi, gli inglesi e gli americani hanno spianato la strada ad Adolph Hitler. Nel 1935 Hitler denunciò il trattato di Versailles. Se Hitler non avesse ceduto all’hybris e non avesse inviato le armate tedesche in Russia, dove sono state distrutte, lui, o i suoi successori, sarebbero ancora al potere in Europa.

La vera storia è così diversa da quella che viene insegnata agli americani. Se l’ebola e il riscaldamento globale non distruggeranno l’umanità, l’ignoranza del popolo americano e la guerra di Washington per l’egemonia mondiale lo faranno sicuramente.

ANTIPLOMATICO

Città metropolitana, domenica si aprono le urne per i 315 comuni

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Sono chiamati al voto per il nuovo ente i 3820 consiglieri comunali della ex Provincia di Torino: in campo tre liste e 13 candidati zonali

Ci siamo: domenica 12 ottobre la Città metropolitana, l’ente che dal 1° gennaio 2015 prenderà il posto della Provincia, vivrà la sua prima tornata elettorale. A votare non saranno più i cittadini: essendo stato trasformato in un ente di secondo livello, saranno chiamati alle urne soltanto i circa 3820 tra sindaci e consiglieri comunali dei 315 comuni del Torinese. Il nuovo ente manterrà grossomodo le stesse funzioni della vecchia Provincia, ma rispetto al passato avrà indennità pari a zero. I “grandi elettori” non avranno però nemmeno la possibilità di eleggere il sindaco metropolitano, che per legge è il sindaco di Torino: in ballo c’è invece l’elezione del consiglio metropolitano, che sarà composto da 18 membri. Tre le liste in campo. Si vota domenica dalle 8 alle 20 non solo a Torino, ma anche in altri 10 seggi periferici, tra cui Collegno e Susa.

su Luna Nuova di venerdì 10 ottobre 2014

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Europa da rifare: la Lectio Magistralis di Joseph Stiglitz

Una lezione di economia preziosa quella offerta dal premio Nobel alla Camera il 23 settembre scorso. Si confermano gli errori macroscopici della politica dell’austerità, della flessibilità ad ogni costo con i pericoli di perdita della stessa democrazia. L’esatto contrario di quanto mette in campo il governo Renzi.

di Davide Amerio

“La crisi dell’euro: cause e rimedi” è il titolo della lezione che J. Stiglitz ha tenuto alla Camera dei Deputati il 23 settembre scorso. L’iniziativa è stata promossa dal deputato di Sel Giulio Marcon che ha introdotto l’incontro dopo il saluto della presidente della Camera Laura Boldrin. Al dibattito hanno partecipato: Giorgio Airaudo, Francesco Boccia, Laura Castelli, Stefano Fassina, Giulio Tremonti, Giovanni Dosi, Mauro Gallegati e Mario Pianta.

Di seguito forniamo un riassunto delle argomentazioni fornite dal premio Nobel (2001), già capo economista della Banca Mondiale fino al 2000 e autore di saggi e studi innovativi nell’ambito dell’economia.
Buona lettura.

Errori Concettuali sull’Europa.

Oggi è possibile valutare concretamente l’esito dell’impatto delle politiche di austerità in Europa. Le previsioni più cupe si sono avverate. I paesi che sono stati più ‘fedeli’ alla linea dell’austerità e hanno introdotto i maggiori tagli al proprio bilancio pubblico sono quelli che hanno le performance peggiori: se il Pil decresce anche le entrate fiscali si riducono e questo non può far altro che peggiorare la posizione debitoria degli statiTutto ciò avviene non perchè questi paesi non abbiano realizzate politiche di austerità, ma proprio perché le hanno eseguite.

La condizione attuale di molti paesi, come la Spagna, che hanno raggiunto un tasso di disoccupazione media del 25% sono di fronte non più a una recessione ma a una vera e propria condizione di depressione.

Stiglitz individua nella scelta della moneta unica la causa prima di questa situazione e ne illustra i motivi. L’Euro è stata un progetto politico non economico, scelto e voluto dalla politica nella convinzione che la moneta unica avrebbe reso più coesa l’Europa favorendo l’emergere delle caratteristiche tipiche delle Aree Valutarie Ottimali (abbreviate come A.V.O.). Robert Mundell, anch’egli premio Nobel per l’economia, sosteneva invece che le caratteristiche dell’Europa erano inadatte per la costruzione di un’area valutaria ottimale.

In una A.V.O. la politica monetaria viene privata di due meccanismi classici di aggiustamento che possiedono i paesi a sovranità monetaria (che possono quindi stampare moneta e decidere la politica dei tassi di interesse): i tassi di cambio e i tassi di interesse. In caso di shock è reale il rischio di lunghi periodi di disoccupazione. Gli Stati Uniti costituiscono a loro modo una area valutaria dove 50 stati confederati usano la stessa moneta, hanno un bilancio a livello federale e la spesa pubblica per i due terzi è calcolata a livello federale. Se uno stato ha un problema è possibile intervenire con dei fondi federali per sostenere l’economia. Lo stesso dicasi per le banche. Inoltre l’eventuale migrazione di lavoratori da un paese all’altro non comporta il depauperimento sociale così come avviene in Europa, dove si creano tensioni e frantumazione delle famiglie.

Un altro grave errore secondo Stiglitz è stata la fiducia riposta in meccanismi come il Fiscal Compact illudendosi che il mantenere un rapporto basso tra deficit o debito pubblico e Pil fosse condizione sufficiente a migliorare lo stato delle cose.

[…] non c’è nulla nella teoria economica che offra un sostegno ai criteri di convergenza adottati in Europa. Anzi, la realtà ci dimostra come quei criteri fossero sbagliati: Spagna e Irlanda avevano un bilancio pubblico in avanzo prima del 2009, non avevano sprecato risorse. Eppure hanno avuto crisi gravissime. Il debito e il disavanzo di questi paesi si sono creati successivamente, per effetto della crisi e non viceversa. Il fatto di aver introdotto un Fiscl Compact che impone vincoli ferrei al disavanzo e al debito non risolverà i problemi, né aiuterà a prevenire la prossima crisi.

Il fatto che i debiti siano stati convertiti in euro e non siano rimasti nella moneta di origine del paese ha creato automaticamente le condizioni per una crisi del debito sovrano. Il rapporto debito/Pil negli Stati Uniti è analogo a quello europeo ma oltreoceano non può accadere una crisi del debito sovrano perché il debito è in dollari e l’America può sempre rimborsali essendo sua facoltà lo stampare moneta qualora fosse necessario.

L’Europa potrebbe risolvere il problema attraverso gli Eurobond. Ma sono noti i problemi ‘politici’ che contrastano questa scelta. Eppure sarebbe la soluzione più idonea. L’Euro è stato pensato negli anni in cui molti economisti erano convinti del perfetto funzionamento dei mercati, ma oggi gli studi dimostrano che non è così: sono presenti ‘imperfezioni’ dal lato della concorrenza, sul versante del rischio e dell’informazione. Quindi una moneta come l’Euro concepita su modelli economici semplificati crea instabilità.

Le riforme strutturali

Di riforme si parla molto ma, sottolinea il premio Nobel, troppo spesso il termine genera fiducia in qualche cambiamento positivo mentre la realtà potrebbe essere ben diversa.Le riforme di cui si parla in Europa sono quasi tutte indirizzate dal lato dell’offerta mentre il problema reale è la domanda.
Le riforme strutturali sbagliate aggraveranno, attraverso la riduzione dei salari o l’indebolimento degli armotizzatori sociali, la debolezza della domanda aggregata, con ovvie conseguenze su disoccupazione e dinamica macroeconomica.

La flessibilità del lavoro non offre alcuna garanzia per evitare le conseguenze della crisi.
Gli Stati Uniti erano apparentemente il paese con il mercato del lavoro più flessibile, ma hanno avuto una disoccupazione al 10%.

Ci sono ben altre urgenze in Europa che richiedono una rivisitazione della sua struttura nel complesso. Per esempio una vera unione bancaria, composta da vigilanza e assicurazione comune ai depositi. Questa sarebbe si una misura urgente visti i numerosi fallimenti di banche e imprese. L’unione necessita di strumenti a livello federale come il bilancio e gli Eurobond.

Se l’Europa potesse indebitarsi a tassi di interesse negativi come stanno facendo gli Stati Uniti potrebbe stimolare molti investimenti utili, rafforzare l’economia e creare occupazione. E i soldi che oggi vengono spesi per il servizio del debito dei singoli paesi potrebbero essere utilizzati per politiche di stimolo alla crescita.

La via dell’austerità è profondamente sbagliata e va assolutamente abbandonata, su questo l’economista è perentorio. La diversità delle strutture produttive tra i diversi paesi europei indica che sono necessarie politiche industriali che favoriscano la crescita dei paesi più deboli.

Stglitz si sofferma anche sulla politica monetaria e fa un raffronto tra la Federal Reserve americana e la BCE europea. Il mandato della FED è articolato su quattro obiettivi: occupazione, inflazione, crescita e stabilità finanziaria. In questo momento il principale obiettivo è l’occupazione.
La BCE invece ha come unico mandato l’inflazione e si concentra esclusivamente su di esso. Questo perché l’idea era molto di moda quando fu redatto lo statuto della banca europea ma non c’è nessuna teoria economica a sostegno della teoria secondo la quale una bassa inflazione serva da traino per la crescita economica. Difatti oggi nemmeno il Fondo Monetario Internazionale la condivide mentre l’Europa sembra incapace di abbandonare questa strada.
Questa politica monetaria sbagliata, può produrre e sta producendo conseguenze economiche gravi. Se gli Stati Uniti mantengono bassi i loro tassi di interesse per stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro, mentre in Europa i tassi continuano a mantenersi più elevati, in una logica antiinflazionistica, questo favorisce l’afflusso di capitali e l’apprezzamento dell’euro. E questo, ovviamente, rende ancora più difficile esportare le merci europee con un evidente impatto negativo sulla crescita. Quando gli Stati uniti hanno cominciato ad adottare un politica monetaria fortemente espansiva ricorrendo al «Quantitative easing», l’esito positivo di questa politica è stato facilitato dal fatto che l’Europa non ha fatto lo stesso.
[…] Il paradosso, dunque, è che gli Stati Uniti dovrebbero ringraziare l’Europa per aver aiutato la ripresa dell’economia americana tramite le sue politiche monetarie sbagliate.

Patologie Usa e Ue

Stiglitz smentisce, sulla base dell’esperienza americana, che il ‘privato’ sia la panacea per risolvere tutti i mali. L’economia innovativa degli USA, come per esempio Internet, è stata sviluppata con il sostegno di una forte azione finanziaria dei governi.
Quando ero a capo del Gruppo dei consiglieri economici della Casa bianca, verificammo che i benefici degli investimenti pubblici in innovazione erano superiori a quelli prodotti dagli investimenti privati. Si tratta di esempi di politiche attive per la crescita che avrebbero effetti molto positivi e che vanno in una direzione opposta a quella del rigore che sta strangolando l’Europa.

Ma le patologie dell’economia americana ed europea risalgono a prima dell’esplosione della crisi. Si dimentica che queste economie sino al 2008 sono state sostenute da bolle speculative che interessavano principalmente il settore immobiliare. Per non tornare in quella situazione è necessario rivedere i meccanismi di fondo che governano l’economia e ciò non è ancora stato fatto e i problemi sono peggiorati con la recessione.

Un problema molto importante è quello delle diseguaglianze sociali. I benefici della ripresa negli Usa sono andati quasi completamente a beneficio dell’1% più ricco della popolazione.
Negli Usa il valore del reddito mediano (quello che vede metà degli americani con redditi più alti e l’altra metà con redditi inferiori) al netto dell’inflazione è oggi più basso di 25 anni fa. Questo fa si che la famiglia americana media non abbia soldi da spendere e, di conseguenza, la domanda aggregata rimane debole.

La trasformazione dell’economia deve indirizzarsi verso la conoscenza: questa è una trasformazione che non possono attuare i mercati ma solamente i governi che al momento non stanno svolgendo questo compito.

La politica industriale sarà senz’altro uno degli strumenti fondamentali per uscire da questa situazione. È necessario un Fondo europeo per la disoccupazione e un Fondo europeo per le piccole imprese, investimenti che vadano molto oltre quello che fa oggi la Banca europea degli investimenti.
Oltre alle cose che andrebbero fatte vi sono, però, anche cose che non vanno fatte. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, ho già detto che maggiore flessibilità non aiuterà a risolvere i problemi attuali, anzi li aggraverà aumentando le disuguaglianze e deprimendo ulteriormente la domanda. La situazione italiana, ad esempio, vede già presente un elevato grado di flessibilità; aumentarla ancora indebolirebbe l’economia senza portare vantaggi. Bisogna essere molto cauti.

Cosa non bisogna fare

Un’altra cosa che l’Europa non deve fare è sottoscrivere il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip). Un accordo di questo tipo potrebbe rivelarsi molto negativo per l’Europa. Gli Stati Uniti, in realtà, non vogliono un accordo di libero scambio, vogliono un accordo di gestione del commercio che favorisca alcuni specifici interessi economici. Il Dipartimento del Commercio sta negoziando in assoluta segretezza senza informare nemmeno i membri del Congresso americano. La posta in gioco non sono le tariffe sulle importazioni tra Europa e Stati uniti, che sono già molto basse. La vera posta in gioco sono le norme per la sicurezza alimentare, per la tutela dell’ambiente e dei consumatori in genere. Ciò che si vuole ottenere con questo accordo non è un miglioramento del sistema di regole e di scambi positivo per i cittadini americani ed europei, ma si vuole garantire campo libero a imprese protagoniste di attività economiche nocive per l’ambiente e per la salute umana. La Philip Morris ha fatto causa contro l’Uruguay perché l’Uruguay vuol difendere i propri cittadini dalle sigarette tossiche. La Philip Morris nel tentativo di contrastare le misure adottate in Uruguay per tutelare i minori o i malati dai rischi del fumo si è appellata proprio ai quei principi di libero scambio che si vorrebbero introdurre con il Ttip. Sottoscrivendo un accordo simile l’Europa perderebbe la possibilità di proteggere i propri cittadini. Questo tipo di accordi, inoltre aggravano le disuguaglianze e, in una situazione come quella europea, rischierebbero di approfondire la recessione.

Si può ancora aspettare ?

L’Europa può ancora permettersi di aspettare? Se non si cambia la struttura dell’eurozona, se l’Europa continua sulla strada attuale, si candida a perdere un quarto di secolo, dovete esserne consapevoli. Quando eravamo nel mezzo della Grande Depressione degli anni trenta, non si sapeva quanto sarebbe durata, ed è finita solo con la seconda guerra mondiale e la massiccia spesa pubblica che l’ha accompagnata. Non dobbiamo augurarci che l’attuale crisi venga risolta allo stesso modo, ma oggi l’Europa ha le mani legate.

Infine, la questione della democrazia. C’è un deficit di democrazia creato dall’introduzione dell’euro. Gli elettori votano a favore di un cambiamento delle politiche, poi arriva un nuovo governo che dice «ho le mani legate, devo seguire le stesse politiche europee». Questo compromette la fiducia nella democrazia. Oltre alle argomentazioni economiche che rendono necessario un cambiamento c’è questa disaffezione nei confronti della politica, che porta al rafforzamento delle forze estremiste. Non è soltanto l’economia che è in gioco, la posta in gioco è la natura delle società europee.

(traduzione del Servizio interpreti della Camera dei Deputati, trascrizione e revisione di Dario Guarascio)

 D.A. 08.10.14

Azimut di Avigliana. Sciopero contro i licenziamenti

Mobilità per 49 dipendenti Azimut del cantiere di Avigliana. Protesta davanti ai cancelli.

di Leonardo Capella

Giornata di lotta quella di ieri  7 ottobre per gli addetti della Azimut  di Avigliana. Lo sciopero con relativo picchetto è stato indetto per denunciare il peggioramento del clima sindacale e il licenziamento di 49 lavoratori messi in mobilità.

Tommaso De Chirico, sindacalista Cgil infatti dichiara “Il nuovo amministratore delegato Luppi pensa di essere ancora alla Fiat con Marchionne, ma si sbaglia con questa dirigenza il clima è cambiato rispetto al passato, c’è poca disponibilità al dialogo e noi non ci stiamo”.

La preoccupazione maggiore riguarda il sospetto che l’azienda abbia in mente il depotenziamento del cantiere di Avigliana. De Chirico infatti teme che i nuovi modelli vengano sviluppati a Fano, altro cantiere del gruppo, avviando di fatto al declino il cantiere di Avigliana.

L.C. 8.10.14

Sblocca Italia – Distruggi Italia un libro gratuito per svelare l’inganno

Con lo sblocca Italia siamo nuovamente di fronte alle premesse per fare scempio del territorio e delle bellezze del nostro paese. Eppure c’è chi continua a opporsi alle rassicuranti litanie renziane (per nostra fortuna)

di Davide Amerio

Non c’è giorno, ora, minuto della nostra vita che non venga occupato dal suono della parola ‘Riforme‘. Ogni telegiornale, trasmissione televisiva, testata giornalistica nazionale ci parla di riforme. Di quanto sono necessarie, di come non ne possiamo fare a meno.
Un incessante martellamento tra il Minculpop e il principio psicologico per cui a furia di ripetere una menzogna prima o poi questa appare vera. Siamo ridotti così dopo vent’anni di abitudine alla menzogna pubblica e spudorata, traghettati nel finto ‘nuovo’ giovanilismo eretto a sistema senza nemmeno poter dire qualcosa, poter esprimere un parere, che so, magari attraverso elezioni democratiche.

Lo Sblocca Italia rientra a pieno titolo nella categoria di ciò che appare e non è; laddove i contenuti nella sostanza contraddicono lo spirito di un reale riformismo e fanno a pugni con i titoli altisonanti ed evocativi.

Da un incontro casuale tra Domenico Finiguerra (sindaco del primo comune italiano a decidere il consumo zero del suolo) e Tomaso Montanari (Docente di Storia dell’Arte, blogger, giornalista, escluso dal “Corriere fiorentino” in quanto i suoi libri contrastavano le magnifiche azioni del sindaco Matteo Renzi) in occasione di un incontro a Scandicci per la manifestazione di Slow Food, nasce tra le discussioni l’idea di Sergio Staino (disegnatore satirico) di raccontare in qualche modo, agli Italiani, il vero contenuto di una finta riforma come lo Sblocca Italia.

Detto fatto; l’idea viene condivisa e si ritrovano in sedici a mettere insieme un libro da divulgare gratuitamente (qui sul sito di Altraecomia.it in formato Pdf) con l’obiettivo di far conoscere ciò che realmente si nasconde dietro a questa ennesima finta riforma.

Partecipano al progetto giornalisti, giuristi, urbanisti, vignettisti. Tutti offrono il proprio contributo in modo gratuito. Nella prefazione Tomaso Montanari spiega il motivo che li ha spinti a creare questo progetto, cita Piero Calamandrei e Giuseppe Dossetti:

Perché vogliamo che l’Italia cambi verso. Ma davvero. Vogliamo un Paese moderno. E cioè un Paese che guardi avanti. Un Paese che sappia distinguere tra cemento e futuro. E scelga il futuro.
Vogliamo un Paese in cui chiamiamo sviluppo ciò che coincide con il bene di tutti, e non con l’interesse di pochi. Un Paese in cui lo sviluppo sia ciò che innalza -e non ciò che distrugge- la qualità della nostra vita.
Un Paese che cresca, e non un Paese che divori se stesso. 
Un Paese capace di attuare il progetto della sua Costituzione. Una Costituzione che da troppo tempo “è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere”, una Costituzione in cui “è scritta a chiare lettere la condanna dell’ordinamento sociale in cui viviamo” (Piero Calamandrei)

Giuseppe Dossetti avrebbe voluto che nella Costituzione ci fosse questo articolo: “La resistenza individuale e collettiva agli atti dei poteri pubblici che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione è diritto e dovere di ogni cittadino”.

 Buona lettura.

D.A. 09.10.14

LA FRANCE VASSALISEE A L’IMPERIALISME AMERICAIN

PCN-SPO avec La Voix de la Russie/

2014 10 08/ PCN-SPO - LM sur LVDLR paris vassalisée (2014 10 08) FR

La dernière analyse de Luc MICHEL

sur la Radio russe LA VOIX DELA RUSSIE :

interviewé ce 8 octobre 2014 par le journaliste Igor Yazon

 # L’article de LA VOIX DELA RUSSIE 

« Washington rappelle à Paris qu’il faut payer ses dettes »

et l’INTERVIEW AUDIO de Luc Michel en podcast sur :

http://french.ruvr.ru/radio_broadcast/5646129/278451799/

Extrait de l’analyse de Igor Yazon :

« Les Etats-Unis et la France sont les alliés en géopolitique de l’OTAN. Les Américains ont toujours fourni et continueront à fournir une aide militaire aux forces armées françaises qui mènent des opérations au Sahel en Afrique dont l’opération Barkhane dédiée à la lutte contre le terrorisme.

Cette aide n’est pourtant pas gratuite. D’après l’AFP, Washington a récemment rappelé à Paris qu’il faudrait payer pour les services qui lui avaient été fournis c’est-à-dire l’utilisation par les Français des drones de renseignement américains et la mise à disposition des avions-cargos pour les besoins de l’opération Serval lancée par la France au Nord-Mali en janvier 2013. Washington a par ailleurs averti Paris que ce dernier aurait à payer de sa poche les frappes aériennes réalisées par son armée de l’Air en Irak et en Syrie dans le cadre de l’opération contre les terroristes de l’Etat islamique. « A l’avenir, les frais de la mission devront être remboursés », a annoncé sous couvert de anonymat un haut fonctionnaire du Pentagone cité par l’AFP (…) »

 PCN-SPO

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