LA BANCA MONDIALE DELLE GRANDI OPERE

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SCRITTO DA ADMIN IL 09/10/2014. 

 [di Antonio Tricarico]

 Trenta anni fa la Banca mondiale era uno dei principali finanziatori di grandi opere nei paesi in via di sviluppo. Dighe, oleodotti e altri interventi devastanti sui territori scatenavano le proteste popolari e le conseguenti repressioni dei governi, dall’India al Sud America, passando per le realtà più povere dell’Africa.

Tali movimenti di resistenza ottennero che la Banca, ossia la principale istituzione di sviluppo del pianeta, si dotasse di standard e politiche ambientali e sociali, quanto meno per ridurre i danni per i più poveri associati alle grandi opere costruite proprio in “nome dello sviluppo”.

Oggi, la nuova presidenza della Banca mondiale, affidata da Barack Obama al medico di fama internazionale Jim Yong Kim, ha deciso di ristrutturare l’istituzione e con questa riforma di annacquare le regole ambientali e sociali. Il fine è quello di accorciare i tempi di valutazione e facilitare i finanziamenti, nonché il coinvolgimento del settore e dei finanziatori privati. In questo modo la Banca mondiale scarica ogni responsabilità per gli impatti ambientali e sociali dei suoi progetti sui paesi in via di sviluppo, i cui governi spesso non sono in grado o non hanno voglia di imporsi sugli interessi privati a scapito di quelli delle comunità locali e dei più poveri.

Con uno statement internazionale firmato da più di 350 organizzazioni, la società civile globale obietta fortemente contro questa proposta di nuove politiche di salvaguardia ambientale e sociale avanzata dalla Banca mondiale, poiché è ben lontana da quelle regole necessarie per proteggere l’ambiente e rispettare i diritti delle comunità impattate, dei lavoratori e dei popoli indigeni. La bozza di proposta deroga da standard internazionali consolidati e smantellerebbe di fatto il miglioramento di queste politiche avvenuto negli ultimi trenta anni. Si creerebbe inoltre un pericoloso precedente per le istituzioni nazionali, regionali e globali.

Eliminando tali salvaguardie, fondamentali proprio in un momento in cui la Banca ha annunciato la sua intenzione di espandere i suoi prestiti alle infrastrutture più rischiose, le grandi dighe e sistemi di mega-progetti, l’istituzione globale non riesce a riconoscere che politiche forti e vincolanti sono essenziali per garantire che i benefici dei progetti siano equamente condivisi e che i costi non siano a carico dei poveri e degli emarginati. Indebolire le politiche di salvaguardia attualmente in vigore può così rendere impossibile il raggiungimento degli obiettivi della Banca di porre fine alla povertà estrema e promuovere una prosperità condivisa.

La società civile rifiuta radicalmente il modo in cui la revisione e l’aggiornamento delle politiche di salvaguardia è stato condotta fino ad oggi, segnato dall’esclusione degli attori sociali e dalla mancanza di trasparenza. Il processo di revisione non è riuscito a incorporare gli input e le richieste delle organizzazioni della società civile, di esperti indipendenti e studiosi, delle popolazioni indigene, dei sindacati e soprattutto delle comunità colpite dai progetti.

L’esercizio di “riesame e aggiornamento” avrebbe dovuto prendere come base le politiche della Banca Mondiale esistenti, che costituiscono il contratto sociale e ambientale dell’istituzione con il mondo in cui viviamo. Coerentemente con questo contratto, questo “riesame e aggiornamento” prevederebbe di incorporare disposizioni aggiuntive e migliori dove opportuno, per correggere o eliminare gli elementi obsoleti o non necessari, e sostituirle – in modo trasparente – con formulazioni alternative che sono oggetto di successiva discussione pubblica. Invece, le politiche esistenti sono state eliminate e sostituite con testi completamente diversi di vaga somiglianza. Durante la prima fase di revisione, non è stata offerta alcuna opportunità di discussione candida circa i cambiamenti fondamentali che sono stati inseriti nel progetto.

È urgente un processo che includa tutti gli attori interessati e discuta come rendere operativo e applicare effettivamente le norme internazionali. Questo processo deve prendere il tempo che è necessario per sollecitare e sviluppare modelli di salvaguardia di successo che sono basati su decenni di ricerche empiriche su come garantire che lo “sviluppo” almeno non faccia male. Deve inoltre essere basato sulla comprensione che i diritti umani e la sostenibilità sono componenti fondamentali che devono essere centrali negli sforzi della Banca per eliminare la povertà estrema e aumentare la prosperità condivisa. Ma per la Banca mondiale questo vorrebbe dire accettare il rischio che numerose mega opere non siano più finanziate, senza sé e senza ma. Un business troppo lucrativo per essere abbandonato?

LA BANCA MONDIALE DELLE GRANDI OPEREultima modifica: 2014-10-10T13:15:50+02:00da davi-luciano
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