AEROPORT DE DONETSK : LES COMBATS SONT TOUJOURS EN COURS !

KH pour Novorossiya Info/ 2014 10 07/

Avec AFP – RFI – Correspondance Donetsk – PCN-SPO/ NOVO - aéroport Donetsk (2014 10 07) FR

ATTENTION aux fausses infos sur les combats en DNR. Ainsi des sites français ont annoncé « la prise de l’aéroport de Donetsk » par les forces de la DNR. Il n’est est rien, mais certains, à l’agenda politique caché, semblent ne plus résister à de faux scoops aux titres-choc. Il en était de même en Libye en 2011, avec les mêmes désinformateurs.

 Nous ne sommes pas des médias de l’OTAN. Ce qui doit caractériser un média libre respectant une information véritable, c’est précisément de dire la vérité. « Seule la vérité est révolutionnaire » disait Lenine …

 QUELLE EST LA SITUATION REELLE A L’AEROPORT DE DONATSK ?

 Les forces de la DNR poursuivaient mardi leur assaut contre l’aéroport de Donetsk. Qui partiellement aux mains des forces de Kiev sert de plate-forme d’agression contre la ville et sa population civile, quotidiennement pilonnée, malgré le soi-disant « trêve ». Cet aéroport, seule enclave que l’armée ukrainienne affirme contrôler depuis le mois de mai dans une ville entièrement aux mains des séparatistes, est au coeur de combats intenses depuis plus d’une semaine. Les forces de la DNR recherchent un contrôle quasi-total du site qui devrait leur permettre d’acheminer plus facilement de l’aide en provenance de Russie.

 Quatre civils ont été tués hier lundi à Donetsk (et trois dans la région voisine de Lougansk), selon les autorités locales, apportant un nouveau signe de la fragilité du processus de paix. Il s’agit de l’un des bilans les plus lourds constatés depuis l’instauration d’un « cessez-de-feu » le 5 septembre, censé « permettre la création d’une zone tampon le long de la ligne de front dans l’Est ».

 A Donetsk, des journalistes de l’AFP ont entendu dans la matinée de ce mardi de « fortes détonations et des explosions provenant de l’aéroport, après un intense échange de tirs lundi soir dans la même zone ».

 DES COMBATS SANS MERCI

 « Au vu de la structure du terrain, c’est une offensive de longue haleine qui se déroule dans cette région » commente l’envoyé spécial à Donetsk de RFI, Sébastien Gobert. « C’est du mètre par mètre. Les troupes rebelles sont déterminées à reprendre l’aéroport de Donetsk et semblent avoir pris un avantage déterminant. Mais les forces ukrainiennes, qui contrôlent l’aérogare depuis des mois, se sont solidement retranchées et ont construit un réseau de bunkers et d’abris souterrains. Si le fracas de l’artillerie lourde résonne jusque dans le centre-ville à longueur de journée, les détonations de grenades et de fusils-mitrailleurs indiquent que les combats rapprochés font aussi rage. Les assauts des séparatistes sont menées depuis les étages de bâtiments environnants, qui sont visés en retour par l’artillerie ukrainienne (…) les troupes loyalistes tiennent bon et viennent de recevoir des ravitaillements samedi matin. Mais nul ne sait combien de temps les soldats ukrainiens peuvent tenir leurs positions dans ces conditions, et à quel prix. »

 KH / Novorossiya Info

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La truffa dei fondi comuni – di Beppe Scienza

http://www.beppegrillo.it/2014/10/la_truffa_dei_fondi_comuni_-_di_beppe_scienza.html?s=n2014-10-05

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Come imbrogliare i risparmiatori. Ovvero: Mini-guida ai fondi comuni – di Beppe Scienza

“Molti italiani hanno qualcosa da parte, anche senza essere ricchi. Peccato che una bella fetta dei loro risparmi sia in fondi comuni e simili. Tali prodotti attualmente hanno molto successo. Quasi 1.500 miliardi di euro sono nelle mani del risparmio gestito. Ovvero in cattive mani.
Il successo di vendita non è infatti frutto di buoni rendimenti. Ma piuttosto di una sistematica manipolazione della realtà da parte di banche e promotori finanziari; e ultimamente anche di impiegati delle Poste e cosiddetti consulenti finanziari indipendenti.
Quelli che seguono non sono segreti, per chi è addentro nel mondo finanziario. Sono cose che gli addetti ai lavori sanno benissimo e su cui, parlando fra di loro, concordano. Ma le tengono nascoste ai risparmiatori, perché tutta l’industria del risparmio gestito prospera ingannando i clienti; e i suoi dirigenti si arricchiscono rifilando porcherie e porcheriole.
Sono cose notissime anche ai giornalisti economici, che però di regola sono culo e camicia con banche, società di gestione ecc. E anche volessero scriverle, quasi nessuna testata gliele pubblicherebbe.
Per fortuna si possono però pubblicare in questo blog.
Ecco dunque i principali artifizi per abbindolare i risparmiatori e rifilargli fondi comuni.
1. Spacciare per successi i fallimenti
Banche e venditori porta a porta sbandierano i rendimenti dei fondi dal 1984, quando sono partiti in Italia. Certo che i soldi messi nei fondi sono mediamente aumentati; e ci mancherebbe altro in 30 anni. Ma ha ottenuto regolarmente di più chi ha fatto da solo, semplicemente rinnovando i Bot (lo dimostra un’indagine di Mediobanca). E ancora di più chi ha sottoscritto buoni fruttiferi postali. Due investimenti semplici, praticamente alla portata di tutti.
2. Barare sui rendimenti
È una tecnica truffaldina classica. Attualmente un risparmiatore non sa che pesci pigliare, perché Bot, Cct, Btp, Buoni postali rendono pochissimo. Allora il venditore gli mostra alcuni fondi dicendo: “Questi rendono più del 4%“. È una truffa: tutt’al più hanno reso il 4% nell’ultimo anno. Mentre adesso i fondi monetari e obbligazionari sono sintonizzati su rendimenti futuri vicini allo zero e anche sottozero. Però i giornali, per favorire le vendite, non lo dicono e anzi pubblicano tabelle del tipo “I fondi che rendono di più“. Imbroglioni: non “che rendono“, bensì “che hanno reso“, senza nessun merito dei gestori.
3. Creare allarmismi infondati
I venditori di fondi spaventano i risparmiatori raccontandogli che i fondi sono più sicuri, perché ora i titoli di Stato italiani possono ridurre il tasso d’interesse, rinviare il rimborso ecc. Li autorizzerebbero le cosiddette Cacs: Clausole di azione collettiva. È una frottola. Anche i titoli tedeschi prevedono tali clausole, che non sono contro i risparmiatori, bensì contro i fondi avvoltoio (vedi Argentina). E non aumentano il rischio di fallimento.
4. Ingigantire le difficoltà
Banche e promotori raccontano che i mercati finanziari sono difficili, insidiosi ecc., quindi inadatti al normale risparmiatore. C’è del vero, peccato che i gestori dei fondi regolarmente facciano figure barbine: i fondi azionari fanno peggio delle Borse, gli obbligazionari peggio del reddito fisso ecc. Anche questo appare dalla ricerca di Mediobanca. Per altro esistono investimenti certo non complessi e alquanto sicuri, come i buoni fruttiferi postali.
5. Frasi ingannevoli
Una furbizia dei venditori di fondi azionari, ma anche di fondi pensione, sono le espressioni capziose del tipo: “Con un fondo azionario si può ottenere di più che coi titoli di Stato o i buoni postali“. Senza dire che si può ottenere anche molto meno; e anche subire crolli disastrosi. Ugualmente i giornali: “Coi fondi pensione si può battere il TFR“. Ma si può anche finire in pesante perdita, cosa che non viene mai detta.
6. Nessuna trasparenza
Che i fondi comuni italiani siano trasparenti è una delle tante frottole dei loro venditori e propagandisti. Vedi il Sole 24 Ore che ripete da anni: “La chiave del successo dei fondi comuni presso le famiglie italiane è la trasparenza” (21-6-2003, Plus p. 9) e a ruota gli altri giornali. Per confutare tale bufala basta dire che i partecipanti non hanno mai diritto di conoscere i dati (prezzo, giorno ecc.) delle compravendite fatte coi loro soldi. Non solo, inizialmente (1984) c’era più trasparenza e poi (1993) è stata ridotta. Ma certo! Al buio si ruba meglio.
7. Lo sporco sotto il tappeto
La banda del risparmio gestito si vanta di avere evitato per esempio le Parmalat, i titoli della Grecia ecc. Tutto falso. Ai fondi è bastato vendere, dopo il crollo, ma prima della fine del semestre, quando debbono elencare i principali titoli posseduti. Altra tecnica truffaldina: quando un fondo precipita, lo chiudono, lo fondono con un altro o lo spostano di categoria e così sparisce dalle graduatorie.
8. Urgenza fasulla
Tipica furbata di banche e promotori è presentare le proposte come occasioni irripetibili, con scadenza brevissima. “Questo condizioni valgono solo per una settimana“. Tutte frottole per non dare tempo per approfondimenti. La settimana dopo ci sarà un altro prodotto-immondizia, simile a precedente, e così via per i prossimi cinquant’anni.
9. Vantaggi fiscali inventati (1)
Su La Stampa Sandra Riccio favoleggia di un “buco” nella legge che favorirebbe gli investimenti attraverso fondi comuni bilanciati e titola allegramente “Il fai-da-te paga più tasse” (5-5-2014, tuttosoldi p. 19). Un risparmiatore sarebbe tassato al 15,2% con un fondo e al 21,3% investendo da solo. Tutto falso, con gli stessi investimenti potrebbe pagare anche solo il 6,4%. Dipende dai rendimenti che ottiene, senza nessun trattamento di favore per i fondi comuni.
10. Vantaggi fiscali inventati (2)
Raccontano che i fondi comuni ora convengono di più (!?) perché sono tassati solo quando si esce, anziché di giorno in giorno come fino a metà 2011. Altra menzogna, perché va perso il recupero automatico delle imposte in caso di perdite, a fronte di una riduzione della tassazione spesso irrisoria (per esempio -0,02% annuo).
11. Prodotti della ditta o peggiori
Per ingannare meglio i clienti, banche e promotori raccontano che scelgono i fondi migliori e poi offrono quelli ai risparmiatori, anziché i prodotti della casa. Ciance: scelgono i fondi che gli rigirano più commissioni, anche a prescindere dalle facili malversazioni.
12. L’inglese per imbrogliare
Per mettere in soggezione i risparmiatori, venditori e giornalisti eccedono poi in termini inglesi. Non obbligazioni, ma bond. Non azioni, ma equity. Non immobili, ma real estate. Non venditore di investimenti, ma wealth portfolio manager. Non consulente, ma fee only planner. Non investimenti a reddito, ma income oriented. Non ripartizione, ma asset mix. Non alto rendimento, ma high yield. Se uno parla così, è per imbrogliare il cliente o per coprire la sua crassa ignoranza.
Conclusioni
I fondi comuni hanno un solo vantaggio rispetto ai fondi pensioni o alle polizze vita. Si può uscire qualunque giorno. Quindi non rimandare a domani quello che puoi fare oggi.”

Beppe Scienza

“Salga a bordo,Cazzo” – Avv. Lepiame: ” La Telefonata era un falso” – Ecco gli indizi

Grosseto – La notizia è stata battuta in breve tempo da tutte le agenzie di stampa. Gregorio De Falco, il comandante diventato celebre per aver intimato a Schettino di tornare a bordo, la terribile notte del naufragio, viene rimosso da incarichi operativi dopo dieci anni. Dalla fine di settembre verrà trasferito in un ufficio, sempre della Sezione Marittima di Livorno.
Il comandante non l’ha presa bene e parla addirittura di mobbing. Si dichiara amareggiato e pensa di togliere la divisa e abbandonare il suo lavoro: «Il nuovo incarico che mi hanno assegnato cancella in un attimo dieci anni della mia vita e della mia professione».
Intanto pesa come un macigno l’ipotesi che questo trasferimento non sia casuale e che possa essere collegato all’operato di De Falco relativo a quella notte.
È lui stesso ad ammettere : «Mi sono fatto questa idea: che ci possa essere un collegamento con il lavoro che ho fatto per il soccorso e forse nelle indagini».
A questo proposito, in esclusiva per Qui Grosseto, parla Patrizio Lepiane, noto penalista di Monza, che nell’ambito del processo Concordia ha svolto, per la difesa di Francesco Schettino, il controesame del capitano quando sedette sul banco dei testimoni.

In una delle udienze più celebri, l’avvocato, con le sue domande, è riuscito a mettere più volte sotto pressione il teste. Ha chiesto, e ottenuto, che in aula venisse fatta riascoltare la famosa telefonata quasi parola per parola. Tre ore di domande a raffica, per raggiungere un obiettivo preciso: dimostrare che quell’uomo in divisa non era affatto un “eroe”.
E chissà che, viste le ultime notizie da Livorno, non ci sia riuscito.
Avvocato, è notizia di queste ore che il comandante De Falco è stato rimosso da incarichi operativi. Che idea si è fatto su questa decisione, potrebbero esserci dei legami con il processo Concordia?

«Sicuramente qualcosa deve essere successo. È una cosa alquanto strana. È ovvio che gli atti del processo siano stati letti da chi sovraintendeva il tutto. Che poi agli occhi dell’opinione pubblica possa essere una scelta di opportunità, non sta a me dirlo».

Quando De Falco ha testimoniato in aula, lei lo ha incalzato con domande precise per oltre tre ore. Cosa voleva che emergesse?

«Il mio fine era quello di riabilitare la figura di Schettino agli occhi dell’opinione pubblica da diversi punti di vista, tra cui quello marittimo. Dopo la famosa udienza uscirono sui giornali diversi articoli dai quali emerse che, per quanto incalzato dalla difesa, il comandante De Falco ha sempre sostenuto di aver agito nell’interesse delle persone a bordo.
La stampa però ha sviato da quello che era l’intento del controesame».

Perché, cosa non è stato detto dal punto di vista mediatico?

«Che c’era un accordo a monte tra De Falco e la Procura. De Falco tra i denti l’ha ammesso: quella telefonata non era diretta a Schettino ma fatta d’accordo con la Procura.

La telefonata che ha fatto il giro del mondo non nasce direttamente tra De Falco e il comandante Schettino. All’inizio della registrazione, infatti, si sente che il comandante della Capitaneria di Livorno dice: “Dovevo chiamare il procuratore, cazzo!”
Tutto è stato costruito in modo tale da poter dare in pasto all’opinione pubblica il capro espiatorio migliore del mondo.

Ricordiamo poi , ed è un dettaglio non da poco, che quella telefonata non è stata la sola intercorsa tra i due comandanti. Si erano già sentiti altre tre volte. In queste occasioni i toni erano tutt’altro che repentini, anzi, direi quasi concilianti.
Inoltre, Schettino aveva già avuto modo di riferire le informazioni necessarie sull’incidente, al Comando generale delle Capitanerie di Roma. Quindi lo stato dei fatti, avrebbe dovuto essere già a conoscenza di tutti in quel momento.
Era impossibile, per esempio, non sapere che la nave, all’ora della telefonata, fosse già ribaltata su un fianco. Questo è un ulteriore elemento che conferma la “costruzione” della telefonata».

Qual era l’obiettivo di quella registrazione?

«Tutto era incentrato a dimostrare l’ipotesi di abbandono nave. Cosa che, di fatto, non c’è mai stata. Schettino, fino a prova contraria, come sostenuto anche da testimoni tra cui qualche sottufficiale, è stato l’ultimo a scendere dal lato destro della nave, che si abbassò repentinamente. Il comandante saltò su una scialuppa che era rimasta incastrata. A questo proposito voglio specificare una cosa. Un ufficiale in seconda, a mia precisa domanda provocatoria, disse: “Avvocato, eravamo sul lato sinistro, (quindi quello opposto a dove si trovava il comandante), perché si stava più sicuri. Ormai la nave si era sdraiata e stava ferma”».

Perché Schettino non risalì sulla nave?

«Schettino cercò di ritornare a bordo della nave con una scialuppa mandata da una delle imbarcazioni arrivate sul posto per i soccorsi, che però fu rimandata indietro. De Falco ammise senza dubbio che l’unico modo per andare sulla nave era farlo con un elicottero. Ricordo bene che una delle mie ultime domande fu: “Mi scusi, ma se lei ha ammesso che per salire sulla nave l’unico modo era quello di andare con l’elicottero, perché non mandò quello a Schettino?” De falco non rispose. Ci fu silenzio.

Purtroppo Schettino è stato preso a calci in faccia per cose che sono state date in pasto all’opinione pubblica in modo falsato. Gli atti hanno detto sicuramente altro».
Lei ha contestato fortemente al comandante De Falco di aver dato a Schettino un ordine impraticabile, quello cioè di dover risalire sulla nave utilizzando la biscaggina di prua, lato dritto.
«Esatto. Io avevo fatto descrivere bene a De Falco l’inclinazione della nave al momento della famosa telefonata. Lui ha dichiarato che, a causa della distanza, non era in grado di capire la posizione della Concordia.

Gli feci allora notare che su internet c’erano già le foto che mostravano la situazione in modo molto chiaro. La biscaggina che De Falco erroneamente indicava, a quell’ora, era completamente sott’acqua.

Per quello Schettino continuava a ripetere che non poteva risalire. L’unico modo per utilizzare la biscaggina era salire da quella posta sul lato sinistro. Per fare questo Schettino avrebbe dovuto prima circumnavigare la nave e poi bloccare il flusso delle persone che stavano scendendo dalla scaletta, per farle risalire e poter andare a bordo. Una cosa impensabile. Lui poteva risalire sulla Concordia solo con gli elicotteri e questo lo dicono anche i Vigili del fuoco. Non c’erano altre vie logiche».

Dopo il suo controesame, l’impressione è che la figura dell’“eroe” De Falco, sia stata molto ridimensionata.

«Secondo me sì. Era pacifico che fosse ridimensionata l’ eroicità del buon De Falco. Non so in che modo poi siano state gestite in seguito le cose. Immagino ci sia stata un’indagine a livello marittimo ma cosa abbiano letto non lo so. Non conosco quegli atti».
Cosa pensa del fatto che l’ex comandante della Concordia, sia l’unico imputato di questo processo?

«Ricordiamoci sempre che qui c’è un grande assente, che per ovvi motivi processuali e di opportunità ne è uscito bellamente ma che in questo processo ha avuto il ruolo “fantastico “ di essere imputato, parte civile e responsabile civile. Le sue responsabilità sono emerse in modo sempre più evidente.
Se poi uno vuole negare la verità e non attenersi alle carte processuali è un’altra cosa.

Le parti civili in aula sono rimaste senza dubbio scontente da alcune decisioni, si sono molto lamentate ma fatto sta che è stato tutto inutile. È rimasto un solo imputato».

Il 2 dicembre parlerà in aula Francesco Schettino. Cosa si aspetta?

«Sono convinto che darà la sua verità che probabilmente è quella molto più aderente ai fatti di quella che è stata raccontata finora. È giusto che lui abbia diritto di difendere la propria dignità e la propria persona nel miglior modo possibile».

La sentenza, invece, è prevista non prima della primavera 2015.

«Spero solo che la verità su quanto accaduto emerga in modo totale e non parziale. I giudici hanno dato sempre dimostrazione di essere imparziali e sono sicuro che lo saranno fino in fondo».

foto Avv. Lepiane tratta da Lifestyleblog.it, foto Schettino tratta da tvblog.it, foto De Falco tratta da youfeed.it, elaborazione grafica qigrosseto.it
Fonte: http://quigrosseto.corrierenazionale.it/interviste/a__cosa__ho_dimostrato_in_aula_che_de_falco_non_fece_la__eroea__/

YPG: Il sacrificio di Arîn Mîrkan, la linea della nostra resistenza

Lunedì 06 Ottobre 2014 18:14

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Il centro stampa delle YPG (Unità di Difesa del Popolo) ha rilasciato una dichiarazione sugli ultimi scontri a sud e a est di Kobanê, in cui si afferma che ci sono stati combattimenti corpo a corpo in 50 punti. Ha anche annunciato che una donna combattente, Arîn Mirkan, ha condotto un attacco suicida a Miştenur. Le YPG hanno affermato che 74 componenti delle bande [di ISIS] sono stati uccisi e che anche 15 combattenti [delle YPG] hanno perso la vita nel corso di scontri.

Le YPG hanno anche fornito dettagli sull’identità della combattente delle YPJ Arîn Mîrkan che si è sacrificata in un attacco contro postazioni delle bande a Miştenur.

Combattimenti corpo a corpo in 50 punti

Le YPG hanno riferito che “Le nostre forze stanno continuando a resistere agli attacchi delle bande [di ISIS] contro Kobanê, che sono ora al 20° giorno. Dalla prima mattina di oggi ci sono stati combattimenti corpo a corpo nelle zone di Megtel e Botan nel sud e nell’est della città. Abbiamo accertato che 74 componenti delle bande [di ISIS] sono stati uccisi in questi scontri.”

Sono morti 15 combattenti delle YPG/YPJ

La dichiarazione afferma che 15 combattenti delle YPG/YPJ sono morti eroicamente resistendo agli attacchi delle bande [di ISIS] contro Kobanê

Il sacrificio di Arîn Mirkan, la linea della resistenza delle YPG

“La compagna Arîn, una dei 15 nostri compagne e compagni caduti, ha condotto un’azione contro le bande [di ISIS] sacrificando la sua vita. Con questa azione ha ucciso dozzine di componenti delle bande [di ISIS] e dato prova della determinazione della resistenza YPG e YPJ. Se necessario, tutti i e le combattenti delle YPG e YPJ seguiranno il suo esempio e alle bande [di ISIS] non verrà permesso di raggiungere il loro obiettivo di conquistare”, hanno sottolineato le YPG e fornito i seguenti dati sull’identità della combattente delle YPJ:

Nome di battaglia: Arîn Mîrkan

Nome e Cognome: Dilar Gencxemîs

Nome della madre: Wahîde

Nome del padre: Şûkrû

Luogo di nascita: Afrîn

Caduta il: 5 ottobre 2014 a Kobanê.
da uikionlus

REPRESSION EN EUROPE/ DEBAT PANAFRICAIN AVEC LUC MICHEL A MALABO I (1)

EODE-TV & RTVGE/

2014 09 14/

 LUC MICHEL A MALABO I (Partie 1) /

Cette video est la PREMIERE intervention de Luc MICHEL dans le débat :

LA REPRESSION EN EUROPE CONTRE LUC MICHEL, SON ORGANISATION TRANSNATIONALE ET AFRIQUE MEDIA TV.

avec Virgilio ELA MOTU MANGUE et Martial BISSOG …

EODE-TV - RTVGE LM malabo I (1) (2014 09 14) FR

Video sur : https://vimeo.com/106987961

 # Premier débat panafricain organisé par la RTVGE, la ‘Television de Guinea Ecuatorial’ le 14 septembre 2014, sur le thème « PREMIO UNESCO PARA LA INVESTIGACION EN CIENCIAS DE LA VIDA ».

Débat présenté par Virgilio ELA MOTU MANGUE (Directeur-général de la RTVGE) et Martial BISSOG (éditorialiste).

 Avec Luc MICHEL, Jean De Dieu AYISSI (Cameroun), Parfait NDOM (Gabon), Moustapha DIEYE (Sénégal), Roger BONGOS (RDC), Nouha SADIO (Sénégal), M. DIAKITE (Mali), François BIKORO (Cameroun).

 EODE-TV / EODE Press Office

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http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org

LES S300 RUSSES, UNE ARME STRATEGIQUE

Le duplex de Bruxelles avec ‘Afrique Media TV’ de ce 5 octobre 2014

Filmé en direct par PCN-TV à Bruxelles

PCN-TV - AMTV LM les S300 une arme stratégique (2014 10 05) FR 1

Luc MICHEL explique ce que sont les S300 et leurs successeurs les 3400 et S500. Puis il développe leur implication comme arme stratégique et les conséquences géostratégique et géopolitiques de leur possession.

 Il aborde ensuite le secteur militaro-industriel russe, son contrôle par l’Etat, la place centrale de l’organe russe régulateur des exportations d’arme : Rosoboronexport.

Il explique aussi ce que l’Afrique peut attendre des armes russes et la volonté de Moscou d’engager des partenariats avec les états africains..

 PCN-TV - AMTV LM les S300 une arme stratégique (2014 10 05) FR 2

Video intégrale sur : https://vimeo.com/108180880

 Luc MICHEL sur AFRIQUE MEDIA TV

dimanche 5 octobre 2014 dans le ‘Débat panafricain’

avec Bachir Mohamed Ladan.

 # ALLER PLUS LOIN :

UN SECTEUR STRATEGIQUE QUI SOUTIENT LA PUISSANCE RUSSE

 La Russie fait assurément partie des plus grands exportateurs d’armes. Selon les données de la société publique Rosoboronexport, l’année dernière, la Russie a exporté dans différents pays du monde des armes et des équipements militaires pour plus de 13 milliards de dollars. Rosoboronexport a été un des premiers à publier les données sur la valeur de ses exportations. Les autres exportateurs ne l’ont pas encore fait. Malgré le manque d’informations, les experts sont persuadés que la Russie occupera dans cette liste la 2e place.

 Konstantine Makienko, directeur adjoint du ‘Centre d’analyse de stratégies et technologies’ (CAST), estime que c’est grâce aux facteurs politiques, économiques et technologiques que la Russie pourra préserver sa position de leader. « En 10-12 dernières années, la Russie a brusquement consolidé sa position dans le monde et son poids géopolitique a augmenté. La plus grande augmentation s’est produite en 2013, notamment grâce à la question syrienne. La qualité des armes et des équipements militaires que la Russie met sur le marché joue un rôle très important. D’un côté, les systèmes russes sont à la pointe de la technologie et d’un autre, ils sont optimisés pour le niveau de formation du personnel des pays qui achètent les équipements russes », a-t-il expliqué.

 De plus, les prix des équipements russes sont toujours assez bon marché. Et même s’ils augmentent, la Russie peut encore proposer des prix plus attractifs que ceux de ses concurrents occidentaux. Les commandes d’équipements pour les forces aériennes constituent 38 % de tous les contrats conclus l’année dernière. La prédominance de l’exportation d’équipements aéronautiques est caractéristique de n’importe quel pays. La Russie ne fait pas exception. Habituellement, les équipements aéronautiques et militaires constituent 35-50 % de toutes les livraisons. Selon Konstantin Makienko, les chasseurs de type Soukhoï Su-30 sont les leaders absolus de tous les avions russes exportés.

 « Dernièrement, le Su-30MKI, plus précisément la version indienne de ce système, occupe clairement la position de leader. À la fin de l’année 2012, un très gros contrat sur la livraison de 42 chasseurs Su-30MKI a été conclu avec l’Inde, ce qui s’est reflété sur les indices de l’année dernière. En 2013, un contrat a été conclu pour la livraison de Su-30MKK au Vietnam. Le MiG-29 se vend très bien également. Actuellement, des contrats sont en train de se réaliser pour vendre la version de cet avion prévue pour les porte-avions. En 2013, un contrat a été signé pour la livraison de 20 chasseurs MiG-29 en Birmanie », explique Konstantin Makienko.

 Les systèmes de lutte antiaérienne constituent 26 % des livraisons. Après les évènements en Yougoslavie, en Irak, en Libye et le scénario similaire qui a failli se réaliser en Syrie, l’intérêt porté aux systèmes russes antiaériens Buk-M2E, Tor-M2E et Pantsir S-1 a crû brusquement. Leur popularité s’explique par la politique agressive des États-Unis et de l’OTAN. Le top étant évidemment la série des S300, S400 et S500 …

 KH / PCN-TV

http://www.lucmichel.net/2014/10/05/pcn-tv-afrique-media-tv-luc-michel-les-s300-russes-une-arme-strategique/

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 https://vimeo.com/pcntv

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