Trame segrete del capitalismo transnazionale: il TTIP. Altro che Articolo 18!

TG Valle Susa

Ennesimo progetto per abbattere ogni ostacolo al profitto e restringere diritti e democrazia. Se ne sta occupando, in modalità semisegreta, un gruppo di negoziatori della Trade Commission europea. La posizione del ministro italiano Federica Guidi. La mobilitazione in Italia.

di Fabrizio Salmoni

 Chi si ricorda il Nafta (North American Trade Agreement)? E’ un accordo che dal 1994 (presidenza Clinton) ha liberalizzato il commercio tra Usa, Messico e Canada. Il Nafta è stato sostenuto dalle imprese transnazionali statunitensi che hanno potuto delocalizzare molte delle loro produzioni in Messico dove i salari sono molto più bassi. Gli accordi hanno ridotto fino al 20% i salari degli operai americani e hanno penalizzato gli agricoltori messicani conducendoli al fallimento e alimentando l’immigrazione clandestina verso gli Usa. Negoziatore del Nafta era Jaime Serra Puche (1), attualmente presidente della società di consulenza Sai Law and Economics e vicepresidente del Gruppo nordamericano della Trilateral.

Ebbene, il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è la copia in chiave europea del Nafta. Lo scopo è quello di aprire gli scambi commerciali tra Stati Uniti e Europa al più estremo liberismo con la naturale conseguenza della redistribuzione dei redditi ancora più verso l’alto e dell’attacco alle condizioni di lavoro e dei salari nei vari stati. Come in Messico e Usa. La dicitura ufficiale, alquanto generica, è la seguente: “Il TTIP ha l’obiettivo di rimuovere le barriere commerciali in una vasta gamma di settori economici per facilitare l’acquisto e la vendita di beni e servizi tra Europa e Stati Uniti”.

I negoziati sono attualmente condotti dallo spagnolo Ignacio Garcia Bercero e dal belga Damien Levie in forma semisegreta (per la delicatezza della materia e dei mutui rapporti commerciali – scrivono sul sito ufficiale- siamo ancora in fase negoziale) a porte chiuse senza il coinvolgimento di organi o rappresentanti ufficiali eletti. Giusto per l’informazione, Bercero e Levie attualmente non compaiono nei roster della Trilateral ma vi compare il nostro attualeMinistro per lo sviluppo economico Federica Guidi, momentaneamente in stand by dalla Trilateral perchè appunto riveste carica pubblica ufficiale. Apparentemente la persona giusta nel posto e nel momento giusto…

KDeGucht

La materia è ampia come lo è l’elenco dei settori che verrebbero interessati dall’accordo ma, come si suol dire, il diavolo sta nei dettagli più che nelle enunciazioni. Prendiamo per esempio uno dei punti qualificanti del programma TTIP: “trovare un miglior equilibrio tra il diritto degli Stati di regolamentare e la necessità diproteggere gli investitori”. Cosa vuol dire? Forse che gli investitori oggi non sono protetti dalle leggi? Ci potrà essere un eccesso di burocrazia, come in Italia, ma a parte questo, esiste il problema?

Foto: Karel DeGucht, presidente Trade Commission europea. Da lui dipende il Gruppo Consultivo TTIP

Ci sono leggi che proteggono cittadini e consumatori da abusi, contraffazioni, e quindi è lecito chiedersi se quella frase di intenti non travesta la possibilità per gli investitori di porsi al di sopra, o quantomeno allo stesso piano delle leggi nazionali. Potrebbe succedere, per esempio, come nel caso Vattenfall, l’azienda che ha citato in giudizio il governo tedesco per la decisione della Germania di chiudere le proprie centrali nucleari oppure che una qualsiasi multinazionale, tramite l’organismo predisposto dal TTIP per regolare le controversie tra investitori e Stati, possa portare in giudizio uno Stato perchè le leggi non le permettono di estendere al massimo la propria attività ovvero ne ostacolino il profitto. In tal modo, con  la scusa della tutela della competizione e degli investimenti,gli interessi pubblici rischierebbero di soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate da sentenze legittimate dall’Accordo. Allo stesso tempo, gli Stati potrebbero essere quindi condizionati se non sovrastati dal “diritto” di una multinazionale di operare “in piena libertà”. In tutti i campi: pensiamo al ventaglio di settori sempre più investiti dalle privatizzazioni.

Ad apparente salvaguardia delle prerogative pubbliche, l’Accordo prevederebbe il meccanismo dell’ “espropriazione indiretta” cioè niente più di un comma che attribuirebbe garanzie in sede di arbitrato allo Stato quando esso “protegge l’interesse pubblico in maniera non discriminatoria”. Ricorda i cavilli renziani sull’art. 18: quand’è che si potrà definire la “maniera discriminatoria”?

FGuidi

In realtà, nei protocolli del Gruppo Consultivo TTIP si dice chiaro che si vuole tutelare gli investitori da improvvide leggi o decisioni protettive degli Stati, “come le nazionalizzazioni”.

Non basta: guardiamo al meccanismo delle revolving doors (porte girevoli) già sperimentato dalle organizzazioni elitarie del capitalismo transnazionale (Bilderberg, Trilateral, Council of Foreign Relations), promotrici dell’espansione globale e libera del commercio, dell’investimento e della finanza, secondo cui un loro membro (come la

Foto: Federica Guidi, ministro per lo Sviluppo Economico e membro della Trilateral

Guidi, come Monti, come Bernabè, come Enrico Letta, ecc ) vada temporaneamente a rivestire incarichi pubblici e alla scadenza di questi, torni a incarichi nel settore privato (banca, multinazionale, ecc.). Si produrrebbe un enorme incrocio e conflitto di interessi a discapito dello Stato, dei cittadini. Connessioni che già avvengono all’insaputa dell’opinione pubblica.

Foto: il Capo negoziatore del Gruppo Consultivo TTIP, Ignacio Garcia Bercero IgnacioGarciaBercero

Come ha risposto finora la Commissione alle accuse di quei pochi che finora hanno sollevato obiezioni? Con uno studio “indipendente” del londinese Center for Economic Policy Research (commissionato dalla stessa Trade Commission europea presieduta da Karel De Gucht) le cui conclusioni  (già contestate da Friends of the Earth e da European Consumers Organization)”suggeriscono un beneficio dell’economia europea entro il 2027 di 119 miliardi di euro all’anno”. I lettori valsusini avranno sicuramente già sentito analoghe previsioni di vantaggi per i progetti che riguardano il loro territorio. E avranno già sentito assicurazioni come: “crescita economica e posti di lavoro…niente compromessi su sicurezza, salute e ambiente…” laddove oltre si ammette che l’impatto ambientale dell’Accordo sarebbe “modesto”. Comprereste una casa da chi si contraddice cosi da una riga all’altra?

Tirando le somme, con il TTIP ogni settore di potenziale interesse economico potrebbe venire interessato dall’iniziativa privata o dall’intervento invasivo di un “investitore”. Un breve elenco? Sicurezza alimentare, acqua e energia, servizi pubblici, beni culturali, brevetti e proprietà intellettuale, gas e altre risorse naturali. Anche le conseguenze in materia di diritti e democrazia potrebbero essere gravi: la legislazione sul lavoro, in Italia già tra le più flessibili in Europa, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto considerabile barriera illegittima, non tariffaria, per un qualsivoglia investimento.

L’opposizione al TTIP in Italia sta prendendo forma.con un appello (v. sotto) e una mobilitazione (seminario e manifestazione) per sabato 11 Ottobre da parte di diverse organizzazioni riunite sotto la sigla StopTTIP Italia Net (http://stop-ttip-italia.net) ma non sarà meno importante per chiunque si occupi di lotte sociali, acquisire sempre più  l’abitudine di collegare le informazioni, di individuare i rapporti tra singoli nomi e organizzazioni, progetti, istituzioni. Il Potere si muove sempre negli stessi modi, l’attacco alle condizioni di vita e di lavoro dell’umanità è coordinato, sistematico e segue linee solidamente preordinate. Averne consapevolezza faciliterà analisi e pratica politica. Ultima riflessione: ma veramente vogliamo stare in un’ Europa che, oltre a ogni altra problematica che ci propina quotidianamente, trama alle spalle dei cittadini simili progetti? (F.S. 30.09.2014)

 (1). Una carriera, quella di Serra, all’insegna del libero mercato: ex sottosegretario e ministro alle Finanze poi ministro del Commercio estero e dell’Industria in Messico poi negoziatore per estendere gli accordi Nafta anche a Cile, Colombia, Bolivia, Venezuela e Costa Rica.

 APPELLO EUROPEO

STOP TTIP: DIFENDIAMO DIRITTI E BENI COMUNI

Società civile, sindacati, contadini,  associazioni e gruppi di attivisti di base di tutta Europa lanciano insieme un appello per fare dell’11 Ottobre una giornata di azione per fermare i negoziati TTIP, CETA, TISA e tutti gli altri negoziati di liberalizzazione commerciale in corso e per promuovere politiche commerciali alternative, che mettano i diritti, il governo dei popoli e l’ambiente al primo posto.

Il TTIP (Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti tra Usa e Ue) e il CETA (Accordo commerciale comprensivo tra Canada e UE) sono gli esempi più significativi di come le politiche commerciali e di investimento si stanno negoziando in modo antidemocratico e nel solo interesse delle grandi imprese. I negoziati in corso sono segreti, con poche informazioni disponibili per un controllo pubblico del loro andamento, consentendo così alle lobby corporative una sempre maggiore influenza su di essi.

Se tali accordi venissero approvati, le multinazionali avranno il diritto esclusivo di citare in giudizio i governi di fronte a collegi arbitrali internazionali indipendenti dai sistemi giuridici nazionali ed europei. Essi ridurranno gli standard di salute e di sicurezza nel tentativo di “armonizzare” le regole al di qua e al di là dell’Atlantico e minando la capacità di governi nazionali e autorità locali di impedire le pratiche commerciali (ma non solo) pericolose come il fracking  o l’uso di OGM. Questi trattati inducono la svendita dei servizi pubblici essenziali e impongono una corsa al ribasso dei diritti sociali e a quelli dei lavoratori.

L’Unione europea è il laboratorio in cui le lobby corporative sperimentano la possibilità di sottrarre ai popoli ed ai cittadini ogni facoltà decisionale, trasferendola ad organismi sovranazionali oligarchici. Queste politiche sono strettamente legate al progressivo smantellamento degli standard sociali e spingono verso la privatizzazione dei servizi pubblici, in nome di slogan quali “austerità”, “crisi politica” e aumento della “competitività”.

La giornata di azione dell’11 ottobre renderà il nostro dissenso pubblicamente visibile per le strade d’Europa. 

Porteremo il dibattito su queste politiche nell’arena pubblica, da cui la Commissione europea e i governi europei cercano di tenerlo lontano. Promuoveremo le nostre alternative per politiche economiche diverse.

Siamo solidali con i cittadini e gruppi di tutto il mondo che condividono le nostre preoccupazioni per l’ambiente, i diritti sociali, la democrazia. TTIP / CETA / TISA e altri analoghi accordi commerciali saranno fermati dall’energia con la quale noi cittadini d’Europa, Canada e Stati Uniti riusciremo a far sentire la nostra voce.

Invitiamo le organizzazioni, gli individui e le alleanze a partecipare alla giornata organizzando azioni autonome decentrate in tutta Europa. Accogliamo con favore la diversità delle tattiche e le azioni di solidarietà da tutto il mondo che ci aiuteranno a informare, coinvolgere e mobilitare il maggior numero di persone possibile a livello locale.

Possiamo vincere questa battaglia. Insieme, sconfiggiamo il potere delle corporations!

Per ulteriori info e approfondimenti: v. http://stop-ttip-italia.net/http://www.attac.it/,

Trame segrete del capitalismo transnazionale: il TTIP. Altro che Articolo 18!ultima modifica: 2014-10-03T21:37:13+02:00da davi-luciano
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