TAV senza normativa antimafia. Il governo si sveglierà?

 http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/2014/10/tav-senza-normativa-antimafia-il-governo-si-svegliera.html

 Musica per le nostre orecchie! Sapete di chi sono queste due frasi? “Le due delegazioni [Italiana e Francese] hanno pienamente condiviso la necessità di prevedere l’applicazione della nostra normativa antimafia alle opere che il nuovo soggetto promotore pubblico di diritto francese, in via di costituzione, realizzerà in territorio italiano”. “Stiamo valutando come si può applicare la legge vigente in Italia sulle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici anche in una società che sottostà alla legislazione Francese”. Rispettivamente del Ministro Alfano e del Ministro Lupi, che nei giorni scorsi si sono espressi su una questione tanto delicata quanto importante: il trattato internazionale del 30 gennaio 2012 sulla linea ferroviaria Torino-Lione, che prevede l’istituzione di un soggetto promotore pubblico che risponda alla legislazione Francese. Una scelta che bypassava totalmente le norme antimafia di cui è dotata la legislazione Italiana. Bene, di questo pericoloso vuoto normativo finalmente se ne sono accorti anche nel governo, oltre al Sole 24 Ore ! Ci si sveglia con qualche ritardo? Il 9 aprile 2014, infatti, il Senato ha approvato la ratifica di questo accordo grazie al voto favorevole di una maggioranza ignorante o collusa. Non ci sono alternative a queste due definizioni. Il MoVimento 5 Stelle invece, sia alla Camera che al Senato, ha lottato ogni giorno contro la ratifica di questo accordo scellerato che rischia di regalare almeno venti miliardi di euro alle mafie, che nel torinese sono vive e prosperano. Preoccupati per la brutta piega che stava prendendo la vicenda, abbiamo incontrato Giancarlo Caselli, (all’epoca capo della Procura di Torino), il quale a sua volta aveva sollecitato il Ministero a prendere provvedimenti. Abbiamo anche cercato di spiegare con più di mille emendamenti e decine di interventi in aula le ragioni profonde di una protesta civile, non violenta, basata sulla conoscenza dei fatti e supportata dai contributi sul tema di centinaia di docenti universitari e tecnici. Governo e maggioranza non hanno voluto darci retta e hanno proceduto a testa bassa: l’ennesima porcata tutta Italiana si poteva evitare semplicemente ascoltando il M5S! E adesso, che cosa dirà Matteo Renzi? Lui che solo quale mese fa era contrario alle “Grandi Opere Inutili” (voti in ballo) e che oggi, seduto sullo scranno di Palazzo Chigi, promuove una EXPO corrotta, fa partire una campagna di trivellazioni mai vista, sostiene l’energia fossile, considera gli inceneritori come siti strategici, nomina Marcegaglia e Descalzi all’ENI, finge di abolire le Province e il finanziamento pubblico ai partiti e mente agli Italiani, scrive con Berlusconi una legge elettorale incostituzionale e una riforma del Senato autoritaria. Lobby in ballo…

Terzo Valico, il ritmo lento dell’alta velocità italiana

ARQUATA SCRIVIA 02 ottobre 2014

dall’inviato Marco Menduni

Alessandria – Piove e la strada che porta alle spalle di Arquata Scrivia, dietro al centro commerciale e alla mole imponente del cementificio, è un pantano sul quale i pneumatici slittano. Ti aspetti che sia il verde la tinta predominante, invece è l’arancione. Il colore delle recinzioni in plastica che, via via, stanno delimitando aree sempre più vaste intorno al cantiere. Giù per uno stradino laterale c’è l’accesso, poi la scritta “sorveglianza armata” induce a maggior prudenza.

Logico sia questo uno dei punti più presidiati dell’intero tracciato del Terzo Valico, dopo le manifestazioni dei No Tav. C’è il presidio permanente dei contestatori, lungo la strada, ma alle undici e mezza della mattina, sotto il nubifragio, non c’è nessuno. Pochissimi al lavoro anche dietro le recinzioni. Voglia di parlare: zero. Ovvio: mancano le autorizzazioni, aprir bocca porta guai. Così bisogna raccogliere le indicazioni così, a mezza voce: «Al lavoro non ci sono più che una decine di operai».

Altra rivelazione di sottecchi: «C’è un guaio, un guasto meccanico complicato all’apparecchiatura». Che poi è un mostro metallico composto da tre silos in fila, alti e stretti. Ci spiegano che devono divorare e trattare le terre di scavo. C’è una ruspa che va su e giù senza che, da semplici osservatori, se ne comprenda il senso. Il braccio di una gru gialla teso verso l’alto, immobile. «In questi tempi non si vede lavorare che una decina di operai, anche se dicono che presto ne arriveranno almeno altri venti». Arriveranno, ma per l’intanto non si può utilizzare il verbo fervere e riferirlo ai lavori. Qui si sta costruendo la galleria di servizio; poi via al traforo, che provenendo da Genova immetterà i convogli nella Padana.

Lavoro ad andamento lento? L’unica cosa che sembra procedere di buona lena è la recinzione di parti sempre più ampie del territorio. Confermato: gli operai che stanno mangiando, presto presto, alla trattoria accanto al Lidl lo spiegano senza reticenze. «Andiamo – raccontano – con il nostro camioncino ma il nostro è un lavoro di contorno: montiamo recinzioni». Sono molte di più rispetto al 10 settembre, ultima volta che eravamo stati qui, per un esproprio annunciato che il Cociv poi non ha eseguito, sui terreni di Radimero. Da allora i contestatori hanno utilizzato un’altra tecnica di disturbo. Arrivano di soppiatto e abbattono le recinzioni. Gli uomini con il camioncino le ritirano su. La tela di Penelope.

Esci dal fango e ti butti in autostrada. Poco più giù del casello di Bolzaneto, sponda destra del Polcevera, c’è Trasta. E a Trasta sta sorgendo uno dei campi base che ospiteranno gli operai, i tecnici, i geometri, gli ingegneri addetti all’opera. All’ora di pranzo non c’è nessuno, sembra una piazza d’armi sotto il sole che intanto ha rotto le nubi. In un angolo lontano due operai lavorano: «Siamo di un appalto esterno – spiegano con forte accento meridionale – stiamo bonificando il terreno, poi qui sorgeranno altre casette del campo base». Dentro c’è una zona di ristoro con le macchinette delle bibite del caffè. Sedie davanti, quattro operai albanesi si riposano, sudati, e chiacchierano.

«Io sono l’unico genovese qua – racconta il conducente di un’autobotte – sono tutti napoletani, siciliani, vengono dall’Abruzzo e dalla Basilicata. C’è anche qualche straniero, dell’Est soprattutto». Anche il nostro interlocutore lavora per l’appalto a una ditta di Firenze: «Siamo in 50, io l’unico di Genova. Guardi, glielo ripeto perché a volte mi sento io il foresto, qui». La pausa? «Devo portare acqua su allo scavo, ci vuole un’ora per riempire il serbatoio. Poi di nuovo lassù. Ci vuole acqua in continuazione mentre le sonde lavorano, se no si alza un polverone che non si vede più nulla».

Lassù, in realtà, non è lontano. In via Castel Morrone lavorano altri operai di una ditta esterna, specializzata in manutenzioni stradali. C’è un gran viavai di camioncini. C’è il tunnel di un piccolo viadotto. Ci inoltriamo senza che nessuno ci fermi. Bisogna percorrere uno sterrato in salita, poi, davanti a noi, l’imboccatura di quella che sarà la galleria “Campasso”. Arrivati davanti ai prefabbricati chiediamo informazioni: lei è uno dei responsabili? «Sì, sono io». Spiega che i lavori sono iniziati a giugno. Quanto dovrete perforare? «Per duemilacinquecento metri, nel nostro tratto, ma siamo solo all’inizio». E da giugno quanti ne avete scavati? «Sessanta metri». Da profani, sembra un ritmo lento: «Sì, ma siamo solo all’inizio, ho già detto».

Ancora qualche domanda. In quanti lavorano in questo cantiere? La risposta: una settantina di persone. Ma anche qui, quando sono ormai quasi le due e mezza, non vediamo più di quattro o cinque operai in tuta. E le ricadute sull’occupazione cittadina? La risposta ancora una volta vuol essere tranquillizzante: «Ce ne sono, ce ne sono genovesi che lavorano, delle ditte della zona». Segue l’invito, garbato, ad allontanarsi: «Se le succede un guaio, ci vado di mezzo».

Tornati alla base dopo questo reportage corsaro, senza farsi annunciare e senza concordare nulla, chiediamo informazioni al Cociv, il consorzio incaricato della progettazione e della costruzione del Terzo Valico. Alcune stridono con le confidenze raccolte. Sul guasto al macchinario di Arquata la risposta è: «Non ci risulta. Eventuali problemi ai macchinari sono relativi alla normale attività di manutenzione di macchinari così complessi».

Sugli espropri «stiamo andando avanti, come noto, secondo il programma di acquisizione». Sul cantiere di via Castel Morrone: «Sono in corso gli scavi della galleria “Campasso”, lungo in totale 600 m (non 2,5 km) e da cui inizia la galleria di valico. Nei primi metri questa galleria passa sotto alcuni edifici per cui lo scavo deve avanzare lentamente». In cantiere ci avevano dato cifre diverse: queste ultime sono quelle ufficiali del Cociv.

Presentata interrogazione

Marco ha presentato l’interrogazione a risposta orale con carattere d’urgenza

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=803966
Atto n. 3-01251 (con carattere d’urgenza) 

Pubblicato il 1 ottobre 2014, nella seduta n. 322

SCIBONA , PAGLINI , CASTALDI , MANGILI , PUGLIA , AIROLA , FUCKSIA , CAPPELLETTI , MONTEVECCHI , GIROTTO , SANTANGELO , GAETTI , GIARRUSSO

 – Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell’interno. –

Premesso che:

in data 27 settembre 2014 alcuni appartenenti al movimento No Tav, compreso il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo, si recavano in Francia per partecipare alla carovana No Tav italo-francese;

l’attraversamento della frontiera avveniva presso il valico del Moncenisio all’altitudine di 2.083 metri sul livello del mare;

considerato che:

la gendarmeria francese era schierata al confine ed identificava, mediante la richiesta di documenti, tutte le persone che viaggiavano su auto a targa italiana annotando il numero di targa;

mentre la maggioranza delle automobili, anche di targa italiana, transitava in tempi brevi, gli appartenenti al movimento No Tav venivano trattenuti per più tempo;

la gendarmeria francese ha risposto, ad esplicita domanda, che i controlli ai cittadini italiani erano disposti su ordine del Governo francese su indicazione del prefetto di Chambéry e che l’attesa di circa 30 minuti per l’identificazione degli appartenenti al movimento No Tav era data dalla lentezza delle comunicazioni della Polizia italiana a cui venivano chieste verifiche sui nominativi fermati;

durante il periodo di attesa per la restituzione dei documenti e l’identificazione non era possibile usufruire di servizi igienici di riparo (data l’alta quota),

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto;

se risultino comunicazioni circa la sospensione del trattato Schengen per il confine francese nella data del 27 settembre 2014 e, in caso affermativo, con quale motivazione;

se siano state emanate disposizioni particolari in merito a restrizioni all’espatrio di cittadini italiani appartenenti al movimento No Tav dalle autorità italiane;

se corrisponda al vero che uffici della Polizia di Stato italiana abbiano effettivamente impiegato circa 30 minuti per identificare ciascun cittadino italiano che attraversava il confine;

se e come lo Stato italiano intenda tutelare i propri cittadini da atteggiamenti vessatori perpetuati da autorità di Stati esteri.

Taser o la repressione che verrà. Pistola elettrica alla Polizia, primo Ok

di Italo Romano

Ritorno a scrivere sul blog dopo un periodo più o meno lungo di assenza, dovuto a varie circostanze che mi hanno tenuto lontano da questa forma di comunicazione. Torno dopo aver vissuto esperienze forti di lotta reale al sistema. Non solo parole ma pratica. La teoria si avvita su se stessa quando non c’è il tentativo di condividerla con altri e renderla fattuale. Ho subito la repressione dello Stato e della malavita, insieme ai miei compagni di avventura, toccando con mano cosa significa mettersi di traverso al potere vigente. Non c’è niente di più bello che lottare, si è liberi solo in quei momenti, dove tutti insieme, a volto scoperto, si fronteggia l’orda dello status quo imperiale libercapitalista.
 
A proposito di questo, quello di cui vado a scrivere è strettamente connesso agli eventi vissuti e quelli che in molti vivremo nel prossimo futuro. La repressione della “stato”, man mano che le disparità sociali vanno ampliandosi, si fa sempre più violenta.  Ci aspetterà un autunno caldo, fatto di protesta e conseguente coercizione dell’apparato a difesa dei poteri dominanti.
 
Oggi, le commissioni “Giustizia” e “affari costituzionali” della Camera hanno approvato l’utilizzo in via sperimentale da parte della Polizia alla pistola elettrica Taser.
 
E’ quanto prevede un emendamento di Gregorio Fontana (Fi), sotto riformulazione del viceministro dell’Interno Filippo Bubbico (Pd). Questa prevede che la sperimentazione della pistola Taser debba avvenire “con le necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica e secondo principi di precauzione e previa intesa con il Ministro della salute”.
 
L’unico parere contraria è stato espresso da Daniele Farina (Sel), mentre Emanuele Cozzolino (M5s) ha ritenuto opportuno solo dire che questo emendamento non si sarebbe dovuto discutere in questo decreto. Alla faccia della rivoluzione pentastellata!
 
E’ grande la soddisfazione da parte del già citato Fontana, promotore dell’emendamento:
 
“E’ stato fatto un primo passo vero l’introduzione del Taser come strumento in dotazione alle Forze dell’Ordine. C’è da augurarsi che la condizione posta dalla riformulazione dell’emendamento non si trasformi in una manovra ostativa, verso un’operazione di ammodernamento tecnologico, di estrema utilità per gli operatori della sicurezza e per tutti i cittadini. La pistola elettrica Taser, come è noto, è un’arma di dissuasione non letale: essa produce una scarica elettrica che rende la persona colpita inoffensiva per alcuni secondi, sufficienti alle forze dell’ordine per arrestarla. Il suo utilizzo, pertanto, contribuisce sia a ridurre i rischi per l’incolumità personale degli agenti sia a ridimensionare drasticamente il numero delle vittime nelle operazioni di pubblica sicurezza, come dimostra l’esperienza di molti Paesi avanzati, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e la Svizzera”.
 
coptaser
E’ un coro unanime quello che spinge verso l’inasprirsi della repressione. Si prepara la strada in vista dei tumulti del settimo anni di crisi strutturale. Lo si fa in maniera subdola e vigliacca, inserendo l’emendamento nel decreto legge sugli Stati. Ancora una volta la distrazione di massa (calcio) è usata come scorciatoia per limitare i diritti e fare un balzo nel passato, o meglio nel futuro orwelliano oramai alle porte.
 
Peccato che quanto va affermando Fontana sia stato già sbugiardato dal Comitato contro la Tortura dell’ONU:
 
“L’uso di queste armi causa dolore acuto, e costituisce una forma di tortura. In taluni casi, possono persino causare la morte, com’è stato mostrato da studi affidabili e recenti eventi nella vita reale”.
 
E’ chiaro, i Taser sono una forma di tortura. I fatti di cronaca che attestano l’uso e abuso delle pistole elettriche prodotte dall’omonima società statunitense, sono innumerevoli. Risulta essere l’arma prediletta dei poliziotti dalle maniere spicce e causa conclamata di numerosi decessi, nonostante le si pubblicizzi come “non letali”.
 
A porre il veto sul taser ci sono casi come quello clamoroso di Robert Dziekanski, l’uomo polacco che non conosceva l’inglese, “taserato” a morte all’aeroporto di Vancouver mentre attendeva di ricongiungersi con la madre, o anche i tre ventenni deceduti negli Stati Uniti  o i tre morti da taser in Canada registrati nel corso degli anni passati. Negli USA in particolare, le stime parlano di 275 morti complessive ascrivibili alle pistole elettriche.
 
Anche Amnesty International da tempo ha chiesto di sospendere l’uso di quelle che definisce “armi a elettro-shock” e ha denunciato 17 morti in Canada e oltre 280 negli Stati Uniti.
 
C’è anche uno studio commissionato dalla Canadian Broadcasting Corporation nel quale si è determinato come il 10% dei 41 taser esaminati sprigionava più corrente di quella dichiarata dal produttore, mettendo quindi in luce la necessità di altre verifiche e test indipendenti su queste armi.
 
Il funzionamento di quest’arma è molto semplice. Quando viene azionato, il taser proietta due piccoli dardi con traiettorie non parellele in modo da aumentare la distanza tra i due (l’efficacia aumenta quanto più i dardi sono distanti tra loro). Questi dardi sono collegati tramite dei fili elettrici al resto del dispositivo il quale produce una scarica ad alta tensione e bassa intensità di corrente, che viene rilasciata in brevissimi impulsi.
 
E’ incredibile quello che sta avvenendo tra l’indifferenza totale della maggior parte della popolazione.
 
Dopo i lacrimogeni al Sarin, in dotazione alle forze dell’ordine (?!), vietati dalle Convenzioni di Ginevra, arriva un nuovo e pericolosissimo alleato per i fantocci mercenari.
 
Ci aspettano tempi duri.
 
E non mi venite a ciarlare di sicurezza o quant’altro, perchè chi rinuncia a parte della propria libertà (dei propri diritti) per avere maggiori “sicurezze”, non merita ne l’una ne l’altra.
 
Ci vediamo per le strade e nelle piazze di questo delirante paese, sempre più nelle grinfie del potere liberlcapitalista mondialista.

E’ ufficiale: il Microchip rfid sbarca nella scuola italiana!

Ci siamo. Il microchip R-fid è sbarcato nella scuola italiana. In una scuola di Cles (un piccolo comune in provincia di Trento) è stato introdotto per il controllo degli ingressi degli studenti, per monitorare i ritardi. Per ora il microchip NON è impiantato sottopelle, ma la direzione intrapresa è inequivocabile.  Già da un paio d’anni negli Stati Uniti molte scuole hanno introdotto il microchip R-Fid, sanzionando chi lo rifiuta.
 
Staff nocensura.com– – –
Di seguito l’articolo de ladige.it
 
 
Non solo astuccio, quaderni e libri. Quest’anno l’occorrente da mettere nello zainetto per la scuola si è arricchito di un nuovo elemento: il microchip. A Cles, le presidi degli istituti superiori «Russell» e «Pilati» hanno dotato ogni studente di un tag adesivo applicato sul libretto delle assenze, che consente larilevazione elettronica dei ritardi. Una rivoluzione digitale legata all’adozione del nuovo registro elettronico.
 
Il microchip viene intercettato da rilevatori appositamente installati agli ingressi del polo scolastico, per segnalare le presenze al passaggio dei ragazzi. La novità non è certo passata inosservata, tanto da diventare tema di dibattito nel corso di una recente assemblea d’istituto al liceo Russell convocata per l’elezione dei rappresentanti. In passato, i ritardi venivano rilevati attraverso un codice a barre stampato sul libretto, e ora qualche ragazzo non riesce proprio a tollerare l’adozione dei trasmettitori elettronici.
 
«Chissà cosa ci aspetterà il prossimo anno – si è chiesto un giovane davanti ai compagni di scuola -. Forse il microchip sarà impiantato sottopelle, oppure assegneranno a ognuno di noi un braccialetto elettronico o un radiocollare come per gli orsi indisciplinati». Altri studenti hanno lamentato di non essere stati coinvolti nella decisione di acquistare i chip.
 
La raccomandazione della dirigente dell’Itcg PilatiAlessandra Pasini, nella comunicazione di inizio anno scolastico, è di custodire con cura il libretto personale (e dunque il microchip che contiene). Chi dovesse danneggiarlo o smarrirlo, sarà tenuto ad acquistarne uno nuovo al prezzo di 20 euro. Ma i contestati rilevatori di presenza sono davvero così costosi? «Macché – risponde la dirigente Pasini -, la scuola ha speso meno di un euro per ognuno. L’obbligo di riacquisto serve a responsabilizzare gli studenti, alle cui famiglie peraltro non viene richiesto alcun contributo per frequentare i vari laboratori di chimica, informatica, elettronica e meccanica. Altrove non funziona così, ma la nostra è un’organizzazione efficace nonostante la sua complessità».
 
La dirigente riferisce, dunque, di non aver avvertito malumori tra i suoi 760 studenti in merito all’adozione dei nuovi dispositivi: «Non sono invasivi della libertà della persona e rilevano soltanto l’orario di ingresso a scuola. In questo modo si facilita il lavoro dei nostri 119 insegnanti nel fare l’appello e compilare il registro, perché credo che le loro energie vadano convogliate in ciò che realmente conta».
 
Al liceo Russell, la dirigente Tiziana Rossi ammette che i microchip hanno creato qualche malcontento. «Ho già avuto qualche colloquio con i nuovi rappresentanti d’istituto, che mi hanno espresso le loro perplessità – riferisce la preside -. Questa tecnologia non va demonizzata, e garantisco che da parte della scuola non c’è alcuna volontà di controllo. Il tag adesivo garantisce certezza sul dato rilevato, nell’interesse degli studenti ai fini del voto in condotta». Chi diserta un quarto delle lezioni, infatti, non viene neppure ammesso alla valutazione finale.
 
«Sarebbe complesso contabilizzare le ore perse attingendo ai dati dei registri cartacei, mentre i microchip garantiscono la certezza dell’orario rilevato, e questo è un elemento di interesse per i nostri 1.080 studenti – conclude la dirigente del Russell -. Il registro elettronico è un nuovo modo di comunicare con le famiglie e chiederemo proprio il supporto dei ragazzi per la formazione degli adulti nell’approccio a questa tecnologia».
 

KENYA: LE PRÉSIDENT KENYATTA ATTENDU DEVANT LA CPI LE 8 OCTOBRE

EODE Zone Africa / Avec LLB/ 2014 10 01/

https://www.facebook.com/EODE.africa

http://www.eode.org/

EODE AFR - kenyata convoqué par la cpi (2014 10 01) FR

Les juges de la Cour pénale internationale exigent du président kenyan, Uhuru Kenyatta, qu’il se présente à La Haye, le 8 octobre 2014, pour faire le point sur la préparation de son procès lors de la « conférence de mise en état ». Le chef de l’Etat kenyan est accusé de crimes contre l’humanité par la CPI après les violences électorales de 2007 et 2008, où il était candidat.

 Si Uhuru Kenyatta se plie à la décision des juges, il sera le premier chef d’Etat en exercice à se présenter devant la Cour pénale internationale. Il y a quelques jours, ses avocats avaient déposé une requête pour que la date soit reportée et qu’il puisse se présenter en vidéo-conférence. La raison invoquée est la tenue d’un sommet régional à Kampala, le 8 octobre.

 Le procureur de la CPI, Fatou Bensouda, ainsi que les victimes s’étaient vivement opposées à cette demande. Fergal Gaynor, l’avocat de ces dernières estimait que « l’impact serait négatif, donnant le sentiment d’un accusé privilégié ». Ce qu’il est de par son statut, quoi qu’en dise la CPI, l’immunité étant dans les usages internationaux pour les chefs d’état durant leur mandat. Reste à savoir si le président kenyan fera ou non le déplacement, sachant que la coalition au pouvoir au Kenya est largement hostile à la CPI, mais que son refus risque de mener à un mandat d’arrêt.

 Son procès, qui aurait dû s’ouvrir en novembre 2013, n’a cessé d’être reporté sur fond de témoins qui se rétractent et de pression de l’Union Africaine. Le procureur de la CPI, qui admet « n’avoir pas assez de preuves », n’a cessé d’accuser le gouvernement de « ne pas coopérer », notamment sur la question des avoirs financiers du chef de l’Etat kényan.

 KH / EODE Zone Africa

 http://www.eode.org/eode-africa-kenya-le-president-kenyatta-attendu-devant-la-cpi-le-8-octobre/

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ANOTHER MASS GRAVE DISCOVERED IN EASTERN UKRAINE: 400 BODIES OF CIVILIANS ! – VIDEO

350 MASSACRED BEYOND RECOGNITION, RAPED TEENAGE GIRLS, INTERNATIONALL EXPERTS INVESTIGATE

 NOVO - new mass graves (2014 10 01) ENGL

Kolejny zbiorowy grób cywilów odkryty w Donbasie: 400 ciał, 350 zmasakrowanych nie do rozpoznania, zgwałcone dziewczęta, międzynarodowi eksperci na miejscu

 Video on https://www.youtube.com/watch?v=V0GFBWpscgU

 https://www.youtube.com/watch?v=sGTSiqFTogA

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THE CHINESE VOLUNTEERS ARRIVING AT THE DONBASS

PCN-SPO & Novorossiya Info / With Voenkor Info/ 2014 09 30/

NOVO - chineese volunters (2014 09 30) ENGL

According to sources in the units of the Armed Forces of the Novorossiya (BCH), to protect the Donbass arriving volunteers from the Chinese People’s Republic.

 We are talking about ex-servicemen and civil professions who took up arms for the defense of Donbass from Nazi forces of Kiev junta. First volunteers have already arrived at the location of units of defenders in Donetsk.

 In the near future we expect the arrival of a new batch of Chinese anti-fascists in the Donbass. At the moment, consider the possibility of deploying the Chinese department in one of the units BCH.

 Russian article on:

http://voenkor.info/v-donbass-priby-vayut-kitajskie-drbrovol-tsy/

 Novorossiya Info

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“TRANSITION AUX FORCEPTS”: OBAMA VEUT LE DEPART DE PAUL BIYA

 Luc MICHEL/ En Bref/

Avec PCN-SPO – Orientations Hebdo (Cameroun)/ 2014 10 01/

LM - EN BREF obama versus biya (2014 10 01) FR

Début août dernier, à l’occasion du ‘Sommet USA-African Leaders’ à Washington, j’attirais l’attention sur le fait qu’une vague de changements de régime était en préparation, voulue et organisée par Obama. Dans la ligne de mire les présidents Obiang Nguema Mbassogo (Guinée Equatoriale), Kabila (RDC) et encore Biya (Cameroun).

 * Lire mon analyse :

EODE THINK TANK/ GEOPOLITIQUE/ LE SOMMET ‘USA-AFRICAN LEADERS’ OU LES MAUVAISES VUES DE WASHINGTON SUR L’AFRIQUE

Sur http://www.lucmichel.net/2014/08/15/eode-think-tank-geopolitique-le-sommet-usa-african-leaders-ou-les-mauvaises-vues-de-washington-sur-lafrique/

 * Voir une de mes trois émissions sur le Sommet de Washington coproduite avec AFRIQUE MEDIA :

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ LES USA PREPARENT-ILS UN « PRINTEMPS AFRICAIN » ?/ LE SOMMET USA-AFRICAN LEADERS DECRYPTE (1)

Sur http://www.lucmichel.net/2014/08/15/eode-think-tank-geopolitique-le-sommet-usa-african-leaders-ou-les-mauvaises-vues-de-washington-sur-lafrique/

 LES PROJETS US DANS LA LUMIERE

 La presse camerounaise prend aujourd’hui conscience de ce qui est une politique néocoloniale agressive des USA au Cameroun et ailleurs. 

ORIENTATIONS HEBDO explique ainsi qu’ « Obama Somme Biya de quitter le pouvoir en 2015 s’il ne veut pas connaître une fin tragique par assassinat comme Kadhafi ou la CPI comme Gbagbo ». Pourtant du point de vue légal, les prochaines échéances électorales pour la présidentielle au Cameroun sont prévues seulement en 2018. Ce qui revient à dire que Barack Obama demande à Paul Biya de laisser son siège à quelqu’un de son choix. « Alors dans ce cas Obama prône t-il la démocratie ou la dictature ? » interroge l’hebdo camerounais …

Vous avez-dit néocolonialisme US ?

 LM

 http://www.lucmichel.net/2014/10/01/lucmichel-net-transition-aux-forcepts-obama-veut-le-depart-de-paul-biya/

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 Luc MICHEL /

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Nuove Province, adesso chi paga i debiti?

Domenica, dopo aver votato, il sindaco Pisapia ha dichiarato che “c’è il rischio che non cambi nulla rispetto alla Provincia, se non ci saranno i fondi necessari per lo sviluppo e soprattutto maggiore chiarezza sui poteri assegnati”.
Ma non si dovevano togliere per risparmiare???? Ora addirittura queste città metropolitane abbisognano di più fondi delle province?

di DANIELE VITTORIO COMERO
 
PROVINCE
Un recente comunicato stampa dell’Anci, redatto in politichese, spiega che occorre: “Accelerare sull’osservatorio nazionale per l’attuazione della legge Delrio, in particolar modo per quanto riguarda l’accordo di partenariato che contiene in sé il nodo risorse per le Città metropolitane e le nuove Province.” Questa richiesta è stata formulata dall’Anci a Roma, in Conferenza Unificata, lunedì 29 settembre.
Il giorno prima sindaci e consiglieri comunali hanno votato per i Consigli metropolitani di Milano, Genova e Bologna e alcune Province, che dovrebbero entrare in funzione nel giro di pochi giorni, con una situazione molto incerta e piena di intralci.
La richiesta Anci getta una luce fosca su tutta la riforma Delrio, che doveva essere il fiore all’occhiello del Governo. Infatti, i nodi da sciogliere sono ancora parecchi: dalle risorse disponibili, alle funzioni, alla effettiva capacità di agire di questi organi appena eletti.
Il tema risorse è certamente fondamentale, per capire la dimensione e la capacità di azione che avranno le nuove Città metropolitane, se saranno povere o benestanti, se potranno fare qualcosa per il bene comune o se vivranno di stenti.
Domenica, dopo aver votato, il sindaco Pisapia ha dichiarato che “c’è il rischio che non cambi nulla rispetto alla Provincia, se non ci saranno i fondi necessari per lo sviluppo e soprattutto maggiore chiarezza sui poteri assegnati”.
Sui conti Pisapia ha certamente ragione, occorre vedere le cifre. Sul caso di Milano i numeri che girano sono pochi e difficili da trovare. Ad esempio, nel bilancio 2015 della Provincia, si possono vedere le poste che la Città metropolitana erediterà: circa 388 milioni di euro di entrate tributarie, extratributarie e di trasferimenti. Entrate stimate, su basi imponibili tendenzialmente in caduta, come è attualmente il mercato dell’auto e delle assicurazioni auto, senza possibilità di controllo e verifica. A queste entrate molto aleatorie si contrappongono delle uscite molto rigide. Le spese correnti nel bilancio di previsione del 2015 sono stimate in oltre 395 milioni, quindi già oltre le entrate. Contando che ci sarà un risparmio effettivo di circa 4 milioni di euro con l’eliminazione della giunta e del consiglio provinciale. Infine, occorre aggiungere il pezzo importante: le spese per gli investimenti, in conto capitale, stimate in 40 milioni, da coprire con improbabili trasferimenti dallo Stato o dalla Regione. In alternativa, vendendo immobili e gioielli di famiglia, pazientemente accumulati in oltre un secolo e mezzo di attività.
Come si vede i conti non tornano, difficili da pareggiare pur contando milioni di euro di entrate da multe (tipo autovelox) e sanzioni varie da comminare ai malcapitati di turno.
Da questi pochi numeri è evidente che nel prossimo passaggio di consegne, tra un ente che chiude e un altro che apre, sarebbe stato opportuno avere i conti prima di chiamare al voto i grandi elettori. Il rischio di una paralisi di fatto è concreto, anche per le manovre azzardate del Governo con il DL 66/14, che quest’estate ha raschiato gli ultimi soldi alle casse delle Province. Intanto, per sicurezza, la Regione Lombardia ha preso in custodia per un paio d’anni il forziere con il tesoro della Provincia (Serravalle spa).
Sulla questione dei poteri sarebbe ora di dire le cose come stanno, che è un gran pasticcio, con una sovrapposizione pericolosa tra politici uscenti e amministratori comunali entranti. Non è una sorpresa, dal giorno dell’approvazione della legge si sapeva di questo periodo di tre mesi di interregno, da fine settembre al 1° gennaio 2015, quando la Città metropolitana prenderà il posto della Provincia e il sindaco Pisapia diventerà sindaco metropolitano.
Nel frattempo tutti a correre dietro al mitico “statuto”, come fosse la panacea di tutti i mali e la soluzione dei problemi. Caso mai sarà il contrario, un motivo in più di litigio. La faccenda dello statuto è importante, ma ora è sopravvalutata. Prima si dirà con chiarezza che lo statuto non garantisce migliori servizi alla comunità, meglio è; sarebbe come credere a “babbo natale” visto che entrambi dovrebbero arrivare insieme a fine anno.
E’ stato così anche nel 1990, con la legge 142, che prometteva miracoli con gli statuti comunali e provinciali. Miracoli che puntualmente non si sono verificati per i cittadini, salvo che per qualche professore beneficiato con generosi incarichi professionali.
Anche la questione sollevata da molti politici di riportare il voto ai cittadini è una perdita di tempo. La volontà politica del principale partito che guida il Governo su questo punto è fermissima ed è stata ripetutamente espressa dall’Anci, tramite il suo presidente Piero Fassino: non c’è spazio politico per un voto diretto degli elettori. A meno di importanti rivolgimenti in Parlamento.
In conclusione, forse conviene fare bene i conti di quello che la Città metropolitana avrà in tasca il prossimo anno, prima di dedicarsi alle dispute sullo statuto o l’elezione diretta del sindaco metropolitano, che il nuovo ente in queste condizioni farebbe molta fatica a pagare.