Alta velocità: che fine ha fatto il rottamatore No Tav?

Alta velocità: che fine ha fatto il rottamatore No Tav?

settembre 17 2014
Sul fatto che il Tav non sia il primo dei pensieri di Matteo Renzi non c’è alcun dubbio: la scenetta “vengo non vengo Chiomonte”, degna del miglior palco d’avanspettacolo evidenzia tutto questo. Per alcuni esponenti del suo partito ad esempio il senatore Stefano Esposito, l’alta velocità ormai sembra questione di vita o di morte. E dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino spesso è arrivato l’invito all’ex sindaco di Firenze di visitare ufficialmente il cantiere dove si sta scavando il tunnel geognostico. Nonostante a Torino, Renzi debba molto nella sua scalata a Palazzo Chigi, o per fretta o per scuse meteorologiche ha evitato Chiomonte e la scontata contestazione del movimento valsusino che certo non gli avrebbe giovato in questi giorni. Ma Legambiente evidenzia che la parola “alta velocità” nell’agenda di Renzi non è mai stata scritta:

«La Tav? Non è un’opera dannosa, ma inutile. Soldi impiegati male. Rischia di essere un investimento fuori scala e fuori tempo» queste erano le parole del premier scritte nel 2013 nel libro “Oltre la rottamazione”, rispolverate da Legambiente per rinfrescare la memoria di tutti, Renzi compreso, che fanno sorgere una domanda spontanea. Che fine a fatto quel No Tav di Renzi?
Parole in forte contrasto con la volontà del Governo Renzi anche per Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta. «Ci chiediamo con quali esperti si sia confrontato il premier per cambiare così repentinamente opinione. Quali sono i dati in suo possesso per giustificare l’opera?».
Insomma, il premier, dopo qualche tempo a Palazzo Chigi sembra aver cambiato opinione sulla questione Tav, ma come mai questa incoerenza? Colpa delle cattive amicizie romane o queste perdite di memoria sono i primi segni di un invecchiamento precoce?

Clarea, visita in cantiere

Il responsabile nazionale trasporti di Forza Italia, Onorevole Giachino, in cantiere con degli studenti

di Gabriella Tittonel.

Tanti sereni giovani al cantiere della Clarea ieri pomeriggio, condotti nel cuore della grande opera che darà (miracolo!) lavoro a decine e decine di persone, quasi una gita scolastica, con pulman posteggiato nell’alto del cantiere e con tante persone messe a sorveglianza. Tutto come da copione, compreso il gran daffare delle ruspe e dei camion, intenti a caricare etrasportare sull’alto carichi di pietra, terra e quant’altro usciti settimane prima dal cunicolo.

no tav Clarea 15 9 2014 Giachino 010

Un lavorio questo che, appena terminata da visita, si è nuovamente fermato, riconducendo il cantiere alla sua normale quiete sonnacchiosa. E mentre la visita nel tunnel si stava effettuando (e prolungando oltre il previsto) al di fuori un carrello per il trasporto dei visitatori e lavoratori ha avuto qualche problema, tanto da doverlo spostare a forza di braccia e di una più robusta corda d’acciaio legata ad una ruspa.

Infine il problema è stato risolto e così i visitatori, ignari, sono potuti emergere dalla pancia della terra. Splendida visita, con tante promesse. Questo mentre, per chi ha osservato dall’alto, la storia è stata di tutt’altra specie.

G.T. 16.09.14

NTV di Montezemolo si toglie i sassolini dalle scarpe

TG Valle Susa

Il settore AV è un buon esempio per capire come funziona il finto libero mercato all’italiana. Tra mille difficoltà e impedimenti Montezemolo denuncia le non regole del mercato.

di Davide Amerio

La società NTV che vede Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle tra i maggiori azionisti versa in cattive acque gravata da 800 milioni di debiti e la prospettiva della mobilità per 300 dipendenti.

Da alcune settimane la società chiama in causa il governo e la nuova Autorithy per i trasporticontro le posizioni dominanti di Trenitalia e le tariffe che NTV subisce per l’uso della rete ferroviaria gestita da RFI.

La neonata Autority (nel gennaio 2014 e parzialmente operativa) per bocca del suo presidenteAndrea Camanzi conferma che le recriminazioni di NTV sono giustificate e che l’organismo da lui presieduto ha aperto un procedimento specifico per verificare la situazione e garantire la concorrenza.

Indipendentemente dall’essere d’accordo o meno sull’Alta Velocità (o capacità) i problemi che comporta, le collusioni politiche e i danni ambientali, la partita in atto è lo specchio perfetto di quella parodia che in Italia qualcuno si ostina a chiamare ‘libero mercato concorrenziale‘.

Da una parte abbiamo l’ex azienda di Stato che, sottolinea il professor Mario Ponti del Politecnico di Milano, è “pubblica al 100% e opera di fatto in un contesto monopolistico e non può (politicamente) fallire”.

Dall’altra abbiamo un privato i cui soci hanno messo di tasca propria 9 milioni a testa su 85 per la ricapitalizzazione della società; il resto è stato finanziato da Intesa Sanpaolo, Generali, Sncf e le famiglie Bombassei e Seragnoli. E quando si tratta di banche sappiamo bene che alla fine dei conti tutto si riversa su ‘Pantalone’.

Si distingue nella contesa la politica con il tweet di Maurizio Gasparri che si dice certo della prossima chiusura dell’azienda di Montezemolo e Della Valle per fallimento. Un vero ‘tocco di classe’ da parte di una figura istituzionale.

Quando qualche giovane boyscout va in televisione a raccontare che in Italia vogliamo far venire gli ‘investitori stranieri’ invece dei soliti noti bisognerebbe avere bene a mente lo stato dell’arte del nostro sistema di mercato (libero?). Ricordiamo che alcuni anni fa l’azienda piemontese Arenaway che provò a far concorrenza a Trenitalia sulla tratta Torino-Milano fu fatta miseramente fallire nell’indifferenza delle istituzioni italiane e nel totale silenzio dei ‘liberisti de ‘noialtri’.

NTF non molla e in attesa del ricorso presentato all’Autorità per i trasporti, precisa una serie di punti:

– l’Italia sull’Alta Velocità applica i canoni più alti d’Europa

-Non e’ vero che RFI sostiene ancora il debito per l’infrastruttura ad Alta Velocità.  Con la finanziaria del 2007 lo Stato  ha avocato a se’ il debito e lo ha pagato nel corso degli anni (questione interessante! quindi il debito delle infrastrutture le ha pagate il solito Pantalone!)

-I treni Italo sono più leggeri e quindi dovrebbero pagare meno pedaggio per l’uso della rete ferroviaria

-Il ricavo medio al netto del pedaggio di Trenitalia per il trasporto regionale è del 54% superiore a quello tedesco per chilometro (che per noi utenti è una bella soddisfazione!)

Il professor Ponti osserva che l’ingresso di Italo sul mercato dell’AV anche se rappresenta una specificità tutta italiana, ha certamente contribuito al ribasso delle tariffe e al miglioramento del servizio. L’errore di NTV, sottolinea il docente, è “l’aver incautamente scommesso che lo Stato italiano fosse moderno, e continuasse a liberalizzare il settore a beneficio degli utenti e dei contribuenti”.

La commedia continua…

India, Banca Centrale: soldi ai poveri anziché nei servizi pubblici

noi facciamo la lotteria della social card (a cui i disoccupati tanto non hanno diritto). Intanto la BCe continua a chiedere soldi per le povere banche
Eurocrisi, Bce: le banche chiedono solo 82,6 miliardi

di: WSI | Pubblicato il 13 agosto 2014| Ora 12:52
 
Per evitare che finiscano in mano a politici e intermediari corrotti, nuovo piano identificherà persone meno fortunate, aprendo conti bancari collegati.

L’India risulta essere uno dei Paesi al mondo con il più alto tasso di bambini malnutriti

 
NEW YORK (WSI) – Il governatore della Banca Centrale indiana, Raghuram Rajan, ha esortato il governo a trasferire direttamente denaro ai poveri invece di offrirlo ai servizi pubblici, essendo certo che risulterebbe molto più utile, evitando in questo modo che finisca in mano ad intermediari e politici corrotti.
 
I soldi, come riporta Bloomberg, responsabilizzerebbero i poveri a scegliere dove acquistare le merci, offrendo un’alternativa ai monopoli gestiti dal governo e creando così concorrenza nel settore privato: “Uno dei maggiori pericoli per la crescita dei Paesi in via di sviluppo è la trappola del reddito medio, dove il capitalismo crea oligarchie che rallentano la crescita”, ha detto Rajan, “per evitare questa trappola e per rafforzare la nostra democrazia, dobbiamo migliorare i servizi pubblici, soprattutto quelli indirizzati alle persone più povere”.
 
L’India l’anno scorso ha investito 1.250 miliardi di rupie (20,4 miliardi dollari) per un programma di distribuzione di derrate alimentari, il più grande al mondo. Il problema però è che gli sprechi e i furti hanno impedito di raggiungere le persone più affamate.
Più di due terzi degli indiani infatti mangiano meno dell’obiettivo minimo fissato dal governo, portando l’India ad essere uno dei Paesi al mondo con il più alto tasso di bambini malnutriti.
 
Il nuovo piano prevede ora l’identificazione dei poveri, la creazione quindi di identificatori biometrici univoci, e l’apertura di conti bancari collegati.
“La corruzione ha rovinato il Paese” ha dichiarato il primo ministro indiano Modi, “prometto che lotteremo con piena forza per risolvere questo problema”.

Altro che 1000 giorni. Renzi con le ore contate?

Come per tutti i fenomeni che riguardano l’arte di imbonire, il tempo fa perdere l’efficacia all’ipnosi. Pare che – finalmente, e sempre troppo, troppo tardi – per il governo in carica stia iniziando la fatale parabola discendente.

Secondo un sondaggio della Ispo sono in forte aumento gli scettici, in merito alla valanga di promesse che Renzi ha fatto e continua a fare di continuo. Secondo il rapporto “si sta diffondendo, a torto o a ragione, l’impressione che, al di là degli annunci, le prospettive di effettiva realizzazione delle riforme promesse siano scarse”. Ma dai.

I dati sono eloquenti: il 67% degli italiani crede che il governo soffra di quella che inizia a essere chiamata “annuncite”. E in particolare sembrerebbero i residenti nel Nord-Est a essersene accorti.

Il consenso di Renzi è legato più che altro alla mancanza di alternative. Alla scelta del meno peggio. O meglio, alla scelta di colui che, nell’assoluto silenzio degli altri, o nella sgangherata proposizione di proposte poco chiare e comunicate peggio (vedi alcuni partiti attualmente in Parlamento), se non altro promette con convinzione mediatica qualcosa.

Secondo il sondaggio gli scettici sarebbero soprattutto i giovani in cerca di occupazione e i disoccupati, cioè quelli, in sostanza, che non hanno beneficiato degli 80 euro, per intenderci. Quelli, del resto, verso i quali si sta dirigendo l’azione di governo in merito allo stravolgimento del mercato del lavoro secondo i desiderata dell’Europa dei banchieri. Sulla bontà di tale operazione, peraltro, è più che lecito dubitare, vista la provenienza della ricetta.

Ma torniamo al punto: Renzi inizia la sua discesa che passerà fatalmente dallo scetticismo alla ostilità vera e propria.

È una buona notizia? Naturalmente lo è: anche se al momento non pare ci siano alternative ciò non significa che si debba perpetrare nell’errore di credere al nulla. Anche perché sino a che si crede al nulla – e lo si continua a votare – non ci potrà mai essere neanche la speranza che possa nascere una alternativa. Senonché, come al solito avviene per lo sbadato e credulone elettorato italiano, la parentesi renziana sarà servita ancora una volta a prendere tempo. A perdere tempo. E a fare danni, se per esempio questa riforma del lavoro riuscirà ad andare in porto prima che Renzi sia costretto a tornare a Firenze.

(vlm)
http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2014/9/18/altro-che-1000-giorni-renzi-con-le-ore-contate.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Obama, l’Iran e il segreto di stato

tra le altre accuse, come non dimenticare le accuse che fanno presa sulla gente “per bene”, ossia i diritti umani e le donne…

MARTEDÌ 16 SETTEMBRE 2014
di Michele Paris

Con una decisione a dir poco insolita, qualche giorno fa l’amministrazione Obama è intervenuta in una causa legale, nella quale non è in nessun modo coinvolto il governo americano, per difendere la parte sotto accusa, facendo riferimento niente meno che al segreto di stato. La causa in questione è stata intentata da un armatore greco, Victor Restis, nei confronti di un’organizzazione “no-profit” accesamente anti-Iraniana – United Against Nuclear Iran (UANI) – che lo aveva accusato di fare affari con la Repubblica Islamica in violazione delle sanzioni internazionali.

Gli avvocati di Restis, già la scorsa primavera, avevano chiesto a un giudice del tribunale del distretto meridionale di New York di ordinare all’UANI di mostrare il contenuto di una serie di documenti che avrebbero rivelato come questo gruppo sia finanziato da “interessi stranieri”. Inoltre, gli stessi avvocati speravano di ottenere le testimonianze di Meir Dagan, l’ex capo del Mossad israeliano e membro del comitato consultivo dell’UANI, e di un uomo d’affari anch’esso israeliano, entrambi accusati di avere passato all’organizzazione anti-iraniana informazioni sul loro cliente.

Successivamente è però intervenuto il governo di Washington, dapprima chiedendo al giudice un rinvio della sua decisione circa l’ordine all’UANI di rendere noti i documenti richiesti e qualche giorno fa, come previsto, appellandosi al segreto di Stato. L’amministrazione Obama non vuole soltanto impedire che i documenti richiesti dall’imprenditore greco vengano presentati in tribunale, ma ha addirittura invitato il giudice a lasciar cadere l’intero procedimento.

Per il ministro della Giutizia americano, Eric Holder, se le richieste dell’accusa dovessero essere accolte, la sicurezza nazionale degli Stati Uniti sarebbe messa in pericolo. Sia il nome dell’agenzia federale che ha stabilito la necessità del segreto di stato sia il genere di informazioni nelle mani dell’UANI che metterebbero a repentaglio la sicurezza del paese e le basi su cui poggia la decisione del governo non sono state né verranno rese note.

La vicenda ha suscitato lo stupore anche tra i sostenitori della Casa Bianca e i media ufficiali, dal momento che, come ha spiegato un legale di Restis, “non esiste letteralmente alcun precedente per quello che il governo sta cercando di fare”. Mai in nessuna circostanza nel passato, cioè, il governo americano si era appellato al segreto di stato per far naufragare una causa legale tra privati adducendo ragioni legate alla sicurezza nazionale.

La decisione appare poi ancora più sconcertante alla luce delle cosiddette modifiche decise nel 2009 dallo stesso Holder per ridurre i casi nei quali il governo può fare appello al segreto di stato nei procedimenti legali, dopo che l’amministrazione Bush ne aveva ampiamente abusato.

La dottrina del segreto di stato, secondo un’analisi del blog Firedoglake, è stata utilizzata dal governo degli Stati Uniti almeno dai primi anni Cinquanta del secolo scorso, quasi sempre per ostacolare la giustizia in casi di frode o attività criminali che vedevano coinvolte agenzie federali.

Negli anni successivi al lancio della “guerra al terrore”, poi, il segreto di stato è diventato uno degli strumenti utilizzati dal governo per condurre operazioni gravemente lesive dei diritti democratici dei cittadini senza doverne rendere conto in un’aula di tribunale.

In questo modo, le amministrazioni Bush e Obama hanno decretato la fine di cause legali riguardanti, tra l’altro, le rendition della CIA, i programmi di sorveglianza della NSA e l’assassinio arbitrario di cittadini americani all’estero su ordine del presidente, impedendo in sostanza alle vittime delle attività illegali del governo di ottenere giustizia o risarcimenti.

Il caso relativo all’UANI non vede però coinvolto il governo americano, almeno ufficialmente, così che i sospetti e gli interrogativi appaiono molteplici. Per cominciare, l’UANI annovera tra le proprie fila numerosi importanti ex membri del governo, i cui contatti potrebbero essere utili per il reperimento di informazioni su compagnie che fanno affari con l’Iran aggirando le sanzioni.

In questo modo, l’UANI può condurre le sue tradizionali campagne diffamatorie, in modo da convincere le aziende in questione a sganciarsi da Teheran e, allo stesso tempo, istigare l’opinione pubblica contro il presunto programma nucleare militare della Repubblica Islamica.

Lo scopo dichiarato dell’UANI è d’altra parte proprio quello di impedire all’Iran, attraverso campagne pubbliche, di ottenere armi atomiche ma, non essendoci alcuna prova dell’esistenza di un programma volto a questo scopo a Teheran, l’attività dell’organizzazione fondata nel 2008 risulta in definitiva interamente politica e i suoi obiettivi coincidono in gran parte con quelli del governo degli Stati Uniti.

Tra le personalità che orbitano attorno all’UANI spiccano oltretutto numerosi “falchi” della politica estera USA. I fondatori, ad esempio, sono Mark Wallace, già ambasciatore americano presso le Nazioni Unite durante l’amministrazione Bush, il defunto Richard Holbrook, instancabile diplomatico al servizio dell’imperialismo a stelle e strisce in varie amministrazioni, Jim Woolsey, ex direttore della CIA, e Dennis Ross, più volte “inviato” in Medio Oriente a partire dall’amministrazione Clinton.

L’attuale presidente dell’UANI è inoltre Gary Samore, dal 2009 al 2013 “coordinatore” alla Casa Bianca per le questioni legate al “terrorismo” e alle “armi di distruzione di massa”, nonché presenza fissa nel circuito dei media americani “mainstream” con il ruolo di accusatore dell’Iran.

Nell’advisory board dell’UANI spiccano infine molti altri personaggi discutibili, se non criminali a tutti gli effetti (sia pure impuniti). Tra gli altri vanno ricordati almeno il già citato ex direttore del Mossad israeliano, Meir Dagan, l’ex diplomatico USA sostenitore di dittature e pianificatore di vari colpi di stato in America latina, Roger Noriega, l’ideatore del golpe contro Hugo Chavez in Venezuela e protagonista in tutte le trame degli Stati Uniti in Sudamerica, Otto Reich, e l’ex numero uno dell’MI6 britannico, Richard Dearlove.

Un simile elenco e il recente intervento del ministro Holder fanno dunque ipotizzare il possesso da parte dell’UANI di informazioni di intelligence riservate relative all’Iran che, se rese note, si tradurrebbero non tanto in una possibile minaccia per la sicurezza nazionale USA, bensì in un grave imbarazzo per il governo e risulterebbero dannose per la già modesta credibilità dell’organizzazione stessa.

In particolare, la mozione presentata dal governo nella causa intentata dall’armatore greco Restis afferma che la pubblicazione dei documenti in mano all’UANI potrebbe compromettere, oltre alle capacità degli Stati Uniti di difendere la propria sicurezza, le “relazioni diplomatiche con governi stranieri”, a cominciare, con ogni probabilità, con quello di Israele.

Grazie allo zelo dell’amministrazione Obama, comunque, qualsiasi informazione che faccia luce sul mistero dell’UANI è destinata a rimanere segreta ancora a lungo. Ad esempio, non è dato sapere il motivo per cui un’organizzazione privata sarebbe in possesso di segreti di stato e da che fonti li ha reperiti. Ancora, i dubbi più che legittimi circa la possibilità che l’UANI rappresenti una copertura per consentire ad agenzie del governo di mettere in atto operazioni illegali di disinformazione sulla questione iraniana non potranno essere dissolti.

Quel che è certo, però, è l’insolito e molto sospetto atteggiamento dell’amministrazione Obama, la quale, pur avendo fatto registrare in questi anni un numero record di incriminazioni per fughe di notizie riservate dall’interno del governo, non solo non intende muovere un dito nel caso dell’UANI, ma si è mossa con tutta la propria autorità per proteggere questa stessa organizzazione da qualsiasi fastidio legale.
http://www.altrenotizie.org/esteri/6168-obama-liran-e-il-segreto-di-stato.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

LOREDANA BERTE’: “QUELLA CENA ALLA CASA BIANCA CON I BUSH, BORG E BIN LADEN

…” “Ho conosciuto Bin Laden e suo figlio in una cena alla Casa Bianca. E c’erano anche Bush Senior e Bush Jr”. La rivelazione sul retroscena dell’11 settembre, è della cantante Loredana Berté che, intervenendo al programma di Rai Radio2 Un Giorno da Pecora, ha spiegato di aver cenato, una sera, con l’ex numero uno di Al Qaeda. La cena – “Io ero a quella cena con Borg – ha detto – e Bin Laden era ad un tavolo vicino a me, quando parlava io volevo ascoltare, perché come tutti sanno lui fu un eroe indiscusso della Cia”. “E dove era seduto Bin Laden?”, le hanno chiesto i conduttori. “In mezzo ai Bush”, ha risposto la cantante. Cosa si ricorda del terrorista? “Mi ricordo che Bush mi ha raccontato che serviva alla Cia” L’intervista –

 Già alcuni mesi fa aveva raccontato la storia al Fatto Quotidiano: Lei è stata sempre di sinistra. “Ho anche fatto acquistare 5mila azioni del Manifesto a Fidel Castro, ma credo di essere l’unica italiana ad aver cenato con Bin Laden alla Casa Bianca all’epoca di Bush padre. Chiesi a George Sr. a cosa servisse la Cia.” E il Presidente? “‘Non serve a niente. È l’unica organizzazione del mondo che non deve rendere conto a nessuno’. Se guardi all’11 settembre capisci anche il perché.” Il Papa le piace? “Un po’ troppo buonista. Wojityla è stato un grande capo politico ma quello che mi piaceva era il suo predecessore, papa Luciani. Un giorno a Firenze, nei camerini di Patti Smith vidi una sua foto sulla custodia del violino. Patti fu diretta: ‘È il Papa che hanno ammazzato'”.
http://informare.over-blog.it/2014/09/loredana-berte-quella-cena-alla-casa-bianca-con-i-bush-borg-e-bin-laden.html

Nigel Farage: «Ad avere le mani insanguinate in Ucraina è l’Europa, non la Russia»

I NOSTRI POLITICI FANNO FINTA DI DIMENTICARSI CHE: A MARZO 2014 IN CRIMEA SI E’ SVOLTO UN LIBERO REFERENDUM NEL QUALE IL 96% DELLA POPOLAZIONE SI E’ ESPRESSA A FAVORE DELL’INDIPENDENZA E DELL’ADESIONE ALLA FEDERAZIONE RUSSA.

La NOVORUSSIA, Repubblica popolare di Donetsk e Lugannsk, NON E’ UCRAINA. NON LO E’ PER PUBBLICA AUTODETERMINAZIONE POPOLARE, ESPRESSA TRAMITE LIBERO REFERENDUM, di costituirsi quale NAZIONE INDIPENDENTE.
Chi siamo noi per dire a questa gente: “VOI NON POTETE, e quindi forniremo armi e denaro al Regime filo-americano di Kiev perché vi sottometta con la forza e col sangue!” ?


di Antonio Pannullo/gio 27 marzo 201

«L’Unione europea ha le mani insanguinate per la crisi in Ucraina» Parole di fuoco quelle pronunciate da Nigel Farage, il leader del partito euroscettico britannico (Ukip), alla fine del dibattito tv che lo ha contrapposto al vicepremier libdem Nick Clegg. La sua dichiarazione ha scatenato forti reazioni nel mondo politico britannico, a partire dal premier David Cameron, secondo cui le responsabilità di quanto accaduto nella crisi sono della Russia e dei sostenitori di Mosca in Crimea. Farage mercoledì sera, nel primo di due confronti televisivi nella campagna per le europee che si terranno il prossimo maggio, ha affermato che il governo di Londra ha incoraggiato la Ue a portare avanti un piano «imperialista ed espansionista, per aver dato false speranze a un gruppo di persone in Ucraina» che hanno rovesciato il loro leader eletto.
http://www.secoloditalia.it/2014/03/nigel-farage-ad-avere-le-mani-insanguinate-in-ucraina-e-leuropa-non-la-russia/

Stipendi di carabinieri e polizia, pronta l’intesa

oohh meno male, che proprio oggi il FMI ricordava che bisogna, udite udite, TAGLIARE sanità e pensioni, ora il governo starà sereno, potendo contare sulle FFOOO che picchieranno chi protesterà )come loro volevano fare scioperando), per la propria retribuzione

Il governo promette di sbloccare gli stipendi per il 2015 mettendo a disposizione circa 900 milioni di euro. L’apertura durante un incontro a Palazzo Chigi
http://www.corriere.it/cronache/14_settembre_18/stipendi-carabinieri-polizia-pronta-l-intesa-43dc5026-3ef4-11e4-97e5-7c54525b65fe.shtml

 

Marine Le Pen: bisogna coordinarsi con la Siria contro l’EI e rompere con il Qatar

capisco che parlare dei politically correct Sarkozy e Hollande è più rassicurante….spero nessuno si offenda se si riportano anche le parole del leader del terzo partito di Francia
E naturalmente dato che lei è una sporca cattiva bisogna fare l’opposto, ossia stare con gli Usa e bombardare chiunque faccia comodo agli yankees, per fortuna il democratico e tollerante Hollande è dell’idea e si sta adoperando in tal senso

16 SET 2014
 
Marine Le Pen, presidente del Front National in Francia, ha richiesto la rottura immediata delle relazioni diplomatiche della Francia con il Qatar, lo stato arabo che finanzia il “fondamentalismo islamico (i takfiri)” ed ha stimato che l’intervento internazionale contro l’EI si deve effettuare “con l’accordo delle autorità della Siria”.
“La prima cosa che bisogna fare è quella di attaccare la testa delle milizie terroriste e la testa, lo sappiamo, sono i paesi come il Qatar. Non possiamo continuare a mantenere le relazioni economiche e accordi fiscali vantaggiosi come un paese come il Qatar, che investe nelle nostre imprese mentre sappiamo in forma certa che aiuta e finanzia il fondamentalismo islamico nel mondo “, questo ha dichiarato Le Pen al canale TV Europe 1.
 
“Bisogna rompere le relazioni diplomatiche ed economiche con questo paese. Altrimenti ci diranno giustamente che stiamo applicando un doppio standard”, ha detto la presidente del Front National.
“Sono evidentemente inquieta per lo sviluppo di questo “califfato”, un fatto per cui il governo francese ha una parte di responsabilità.  Una responsabilità che è di Nicolas Sarkosy, ma anche di Francois Hollande….Loro lo hanno rinforzato molto, così come hanno fatto gli Stati Uniti”.
 
Questa è la conseguenza degli interventi fatti in Libia ed in Siria”, ha sostenuto la sr.a Le Pen.
” Dobbiamo adesso fare fronte alle conseguenze di questi errori drammatici e bisogna intervenire. Tuttavia dobbiamo farlo mediante un appoggio logistico e fornendo un aiuto sul terreno della informazione. Non possiamo stare in prima linea in questa situazione”, ha detto l’eurodeputata.
 
“Occorre che questo intervento si realizzi in accordo con le autorità siriane e sia coordinato con quelle. Questo risulta evidente perchè, se opereremo contro la sovranità di questo stato e degli Stati in generale, commetteremo allora lo stesso errore già fatto in Libia, che significa creare un vuoto di potere a beneficio del caos fondamentalista e delle milizie confessionali ed integraliste”.