Rifiuti nucleari radioattivi. Deposito nazionale

In otto anni, Uno dei maggiori progetti infrastrutturali futuri dell’Italia, con un investimento previsto tra 1,2 miliardi di euro e 2,5 miliardi se insieme ad esso si realizzerà anche il Parco tecnologico.

di Valsusa Report.

Il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi è un diritto degli italiani e un’esigenza per il Paese per mettere in massima sicurezza tutti i rifiuti radioattivi. La struttura sarà realizzata all’interno di un Parco Tecnologico, un centro di eccellenza italiano, aperto a collaborazioni internazionali, con laboratori dedicati alle attività di ricerca e formazione nelle operazioni di bonifica ambientale degli impianti nucleari e di gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. La collaborazione con enti di ricerca, università e operatori industriali, sia nazionali che esteri, permetterà al Parco Tecnologico di integrarsi con il sistema economico e di ricerca e di contribuire inoltre ad uno sviluppo sostenibile del territorio nel quale verrà costruito. Il Deposito sarà una struttura di superficie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali, che consentirà la sistemazione definitiva di circa 80 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e la custodia temporanea per circa 12.500 metri cubi di rifiuti di alta attività.
Degli oltre 90 mila metri cubi di rifiuti il 70% proverrà dalle operazioni di bonifica ambientale degli impianti nucleari mentre il restante 30% dalle attività di medicina nucleare, industriali e della ricerca. Il trasferimento dei rifiuti in un’unica struttura garantirà la massima sicurezza per i cittadini e la salvaguardia dell’ambiente e permetterà di completare le attività di bonifica ambientale degli impianti, ottimizzando tempi e costi ed eliminando la necessità di immagazzinamento temporaneo sui siti. (Fonte: www.sogin.it)

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La Direttiva 2011/70/Euratom, la quale istituisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, recepita dall’Italia con il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 4 Il D.Lgs. n. 31/2010, nel Titolo III, stabilisce le procedure per la localizzazione, la costruzione e l’esercizio del Deposito nazionale, nell’ambito del Parco Tecnologico comprensivo di un Centro di studi e sperimentazione.

L’ISPRA ha predisposto la Guida Tecnica n. 29, “Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività”. In particolare, il comma 1 dell’articolo 26 del sopracitato decreto legislativo stabilisce appunto che la SO.G.I.N. S.p.A. sia il soggetto responsabile della realizzazione e dell’esercizio del Deposito nazionale e del Parco Tecnologico. Per quanto riguarda la definizione dei criteri di localizzazione del deposito e degli aspetti autorizzativi e di controllo, lo stesso decreto legislativo fa riferimento all’Agenzia per la sicurezza nucleare, istituita con l’articolo 29 della legge n. 99/2009 e successive modifiche. In merito si sottolinea che, a seguito della soppressione della stessa Agenzia, ai sensi dell’articolo 21 del D.L. 6 dicembre 2011 n. 201, come modificato dalla legge di conversione 22 dicembre 2011, n. 214, i relativi compiti e funzioni sono stati attribuiti, in via transitoria, all’ISPRA, ai sensi del comma 20-bis del medesimo articolo. (fonte ISPRAmbiente)

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Sono riconosciute idonee in ambito internazionale strutture di deposito di tipo superficiale. Secondo i dati forniti dagli operatori all’ISPRA sono oggi presenti in Italia circa 27.000 m3 di rifiuti radioattivi a bassa e media attività (prima e seconda categoria), dei quali circa 5.000 m3 sono di origine non energetica (provenienti da ospedali,industrie ecc…), e circa 1.700 m3 a più alta attività (terza categoria), ed in larga parte ancora da condizionare.

Ai rifiuti suddetti si aggiungeranno i rifiuti derivanti dallo smantellamento delle installazioni nucleari che sono stimabili in circa 30.000 m3, prevalentemente di bassa e media attività, nonché i rifiuti condizionati, derivanti dalle operazioni di riprocessamento del combustibile irraggiato che rientreranno in Italia dalla Gran Bretagna (circa 20 m3 di rifiuti vetrificati di terza categoria) e dalla Francia (circa 50 m3 di terza categoria). Si deve tenere conto infine dei rifiuti a bassa e media attività di origine non energetica che vengono annualmente prodotti con un quantitativo stimabile in circa 200-300 m3.

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Si inizia così a scoprire tramite Wikileaks un caso “classifed” inviato nel 2006 dall’ambasciata di Roma per gli Stati Uniti dall’ambasciatore Ronald locale P. Spogli e classificati come “confidenziali”. La nota, dal titolo “L’Italia nazionale argomento elezioni: disposizione di Elk River nucleare esaurito di carburante: lettera da sotto-segretario del Consiglio dei Ministri Gianni Letta per l’ambasciatore”, descrive il tentativo del sottosegretario del Consiglio dei Ministri Gianni Letta di inviare materiale nucleare stoccato in Matera (Sud Italia) a Elk River (Minnesota, USA). Nella notizia Spogli riporta un estratto della lettera di Letta: “Caro signor Ambasciatore, vi scrivo di chiamare la vostra attenzione su una questione su cui la vostra ambasciata probabilmente ha già informato. Si tratta di una questione molto importante per l’(italiano) del governo anche dal punto di vista psicologico. Ci sarà presto mandare i nostri rifiuti nucleari attualmente conservati in Piemonte ed Emilia Romagna per la Francia. Il combustibile esaurito resterà in Francia fino al 2025 almeno, quando l’Italia dovrebbe avere un proprio sito di stoccaggio dei rifiuti nucleari. Questo sta provocando proteste nel sud”.

Quindi nel 2006 si prevede il ritorno dei rifiuti nel 2025, per allora il sito deve essere costruito. Siamo nel 2014 ed ancora non sono resi di dominio pubblico i nomi dei siti. Ma qui è già chiaro dato che i tempi di realizzo sono 8 anni, a conti fatti vuol dire 2022 fine della costruzione, pronti per il 2025 anno del ritorno. Andiamo a vedere cosa compare da alcune inchieste.

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Nel 2010 la società Sogin, avrebbe ultimato il lavoro di individuazione delle aree potenzialmente idonee per ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. La lista elencherebbe 52 siti, ma non è mai stata resa pubblica. Alcune indiscrezioni hanno fatto riferimento in particolar modo ad alcune regioni: Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Basilicata. Ogni area individuata avrebbe dimensioni di circa 300 ettari, e dovrebbe essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche un parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori.

Occorre annotare che il Centro di ricerca Enea Trisaia di Rotondella è, in base al Decreto Legislativo n.31/2010, un Parco Tecnologico. Va inoltre annotato che  il DPCM 8 aprile 2008 (Governo Prodi) – inerente i “criteri per l’individuazione delle notizie, delle informazioni, dei documenti, degli atti, delle attività, delle cose e dei luoghi suscettibili di essere segreto di Stato” – ha di fatto esteso il principio della segretezza dei siti militari ai siti “civili” di interesse energetico e di stoccaggio di rifiuti anche radioattivi, il tutto a beneficio dei supremi e imprescindibili interessi dello Stato ed ovviamente delle società concessionarie come la Sogin. Da notare anche che nel frattempo è stato designato il nuovo presidente di Confindustria Basilicata, Michele Somma, presidente di Tecnoparco spa e firmatario in quanto vicepresidente, del protocollo di intesa tra Sogin, Confindustria Basilicata e Confapi di Matera il 10 novembre 2009. L’intesa è stata firmata in occasione della presentazione del piano industriale  2011-2015 della Sogin.

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Il 21 gennaio 2011 compare un articolo sul quotidiano L’Unità (sezione “Politica”). L’articolo svelerebbe  alcune intercettazioni telefoniche del luglio del 2008 fatte dalla Procura di Potenza, era in corso l’ indagine “Nucleare connection” su un presunto traffico di rifiuti radioattivi in Basilicata, tra le utenze messe sotto controllo vi era quella del generale Carlo Jean (ex presidente ed ex commissario delegato della Sogin). Si legge nell’articolo: “[il generale Carlo Jean] All’epoca delle intercettazioni [luglio 2008] è nominalmente fuori ma fa ancora il bello e il cattivo tempo nella società. Dunque, l’ intercettazione. Da una parte dell’ apparecchio c’è Silvio Cao. Cao è stato in Consiglio di amministrazione di Sogin ed è molto amico del generale. Sono le 8.44 del mattino. Cao alza il telefono nell’ ufficio del generale [Carlo Jean] e compone il numero di un cellulare” – scrivono i Carabinieri in ascolto – “Il Cao chiama utilizzando la linea del generale Jean tale Giancarlo e chiede se ricorda i nomi che erano stati individuati da loro per le seconde categorie. Il Cao fa riferimento al fatto che uno era Craco e poi chiede quali altri siti erano stati individuati. Il Giancarlo riferisce che al momento non ricordava i nomi e che avrebbe controllato e fatto sapere”. Si legge ancora – “L’informativa dei Carabinieri non lo specifica, ma tutti gli indizi sembrano portare al nome di Giancarlo Ventura. Ventura faceva parte della prima task force Enea incaricata di individuare il sito nazionale di deposito dei materiali radioattivi”. Passano venti minuti dalla prima telefonata e Cao richiama. “Il Cao – si legge nel brogliaccio dei Carabinieri – richiama il Giancarlo e lui dice che sta aprendo un file e gli detta i nomi di questi siti che in totale sono sei: due in Basilicata, uno nel Lazio, tre in Puglia, per quelli di tipo superficiale”. Poi cade la conversazione.

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Sono sei i siti superficiali che dovranno ospitare i rifiuti di seconda categoria. Trenta secondi dopo l’interruzione, Cao richiama per la terza volta Giancarlo –  scrivono i Carabinieri – “(…) Dopo aver ribadito che i superficiali erano i sei prima individuati, il Giancarlo dice che i subsuperficiali erano nove. Ed erano tre in Basilicata, uno in Campania, uno in Emilia Romagna, uno nel Lazio, uno in Puglia, uno in Sardegna e uno in Toscana”. Poi (Cao) chiedeva i nomi dei primi classificati delle due categorie e il Giancarlo dice: ” sicuramente avevano messo Craco e quello dell’ Emilia Romagna”.

Questo è quanto viene scritto nell’ articolo de L’Unità e se quanto scritto è vero, e quindi l’articolo de L’Unità riporta effettivamente trascrizioni di vere telefonate, le località inserite nella mai pubblicata “lista ristretta” avrebbe ai primi posti sicuramente un sito della Basilicata dove viene esplicitamente nominato Craco, in provincia di Matera ed un sito dell’Emilia Romagna. (Fonte: archivionucleare.com)

Verifichiamo se Craco, Pisticci, Rotondella, Val Basento, Petrolio e Gas possano essere effettivamente congrui, tutto si contrae a certezza. Rotondella non è esclusa dalla “lista ristretta”, c’è Craco, ossia Peschiera a valle, a un passo c’è Tecnoparco, a due passi c’è la Trisaia, intorno le industrie della Val Basento, il prossimo mega-impianto di stoccaggio del gas della Geogastock a Grottole-Ferrandina-Pisticci. Ancora a due passi ci sono i pozzi petroliferi.

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Una specie di mega distretto in cui ci sono tutte le condizioni per realizzare il deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi. Intanto ci si augura che i lavori di bonifica non siano una copertura per ben altri tipo di lavori. Finora, i governi hanno sempre dovuto affrontare una forte opposizione da parte dei gruppi anti-nucleare. Ad esempio nel 2003, 150.000 persone si sono unite contro la costruzione di un nuovo impianto-deposito nucleare a Scanzano Jonico (Basilicata).

Ecco coincidere quindi le ultime particolarità, gli ultimi presidenti di Sogin, il governatore della Basilicata e alcuni Sindaci della zona avevano e hanno tessera PD, lo stesso partito che in Val di Susa, a detta degli attivisti, si schiera, con la scusa del TAV, nella distruzione e repressione del Movimento di protesta valsusino, se per assurdo diventasse veritiera questa affermazione, significherebbe che il PD tramite lo strategico, utile ed essenziale lavoro di costruzione e cementificazione nazionale, spazza via tutte le opposizioni politiche sul territorio.

V.R. 29.08.14

Rifiuti nucleari radioattivi. Deposito nazionaleultima modifica: 2014-08-31T15:12:12+02:00da davi-luciano
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