TTIP: opportunità o nuovo flagello sull’Unione Europea?

L’accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti procede nel quasi silenzio totale dei media e della politica. Cosa nasconde in realtà l’ennesimo trattato che i cittadini devono ignorare?

 di Davide Amerio

Mentre in Italia i più discutono su quanto sia stato bravo Renzi a vincere le elezioni europee e quanto a destra (sic!) Grillo sposti il M5S stringendo accordi con Farage, sopra le nostre teste si prepara un temporale al cui confronto le discussioni sul MES(Meccanismo Europeo di Stabilità) o sull’austerity impallidiscono.

Da tempo nelle segrete stanze, al riparo dagli sguardi curiosi dei media (sopratutto di quelli che con facilità volgono la vista altrove per non disturbare i manovratori), si sviluppa un nuovo accordo internazionale tra USA e UE. Denominato TTIP ( Transatlantic Trade and Investment Partnership) il nuovo trattato sui commerci tra il vecchio continente e gli State viene presentato, nelle rare occasioni pubbliche in cui viene menzionato, come la panacea di tutti i problemi per assicurare la crescita economica. Con disinvoltura vengono omesse le preoccupate critiche mosse, invece, da diverse organizzazioni e studiosi in merito al futuro dei sempre più precari diritti dei cittadini europei.

Il sito Formiche.net offre una ricca panoramica dei favorevoli e ci informa come Cina e Russia temano questo trattato, creatore, a loro dire, di un temibile concorrente sullo scenario mondiale. Il copione è quello di un film già visto: tabelle, cifre, grafici che promettono lunga e felice prosperità. Alcuni esempi:

È altresì vero che le prospettive di questa intesa, se venissero raggiunti gli obiettivi, proiettano la creazione di quasi 750mila nuovi posti di lavoro negli Usa e poco meno di un milione in Europa e le esportazioni americane verso il Vecchio continente aumenterebbero in media del 33% e quelle europee oltreoceano del 28%. Con l’Italia che potrebbe mirare a diventare la prima destinazione dei nuovi flussi di investimento, come sostiene Gianluca Ansalone, Managing director presso Method investements & advisory Ltd. [Fonte: Formiche.net]

Secondo il Centre for economic policy research di Londra, che ha prodotto lo scorso anno per Bruxelles una ricerca che giustifica l’adozione del trattato, l’accordo dovrebbe determinare una crescita di 90 miliardi di euro per l’economia Usa e di 120 miliardi – pari allo 0,5% del Pil – per quella europea. Tuttavia pochi giorni fa Alan Winters, professore dell’Università di Sussex e collaboratore dello stesso istituto di ricerca, ha dichiarato che stime più “plausibili” fanno pensare a un incremento dello 0,025% del prodotto interno continentale. [Fonte: FattoQuotidiano]

Quello che gli ottimisti non svelano sono i veri obiettivi cui questi accordi mirano: ufficialmente è l’abolizione dei dazi doganali (per altro oggi presenti in misura del 2-3%) e una revisione delle normative e dei regolamenti commerciali tra le due sponde dell’atlantico, praticamente

[…] il punto nodale del TTIP […], come ha sottolineato Marco Bersani, coordinatore nazionale di Attac Italia: «La massa di denaro riversata sui mercati finanziari ha bisogno di nuovi asset in cui essere investita. Dopo aver fatto terra bruciata in tutti i settori, non resta che aggredire i beni comuni». Lo scopo delle corporations che spingono per l’accordo – ha spiegato Bersani – è creare un telaio sovranazionale che rende le politiche locali mere attuazioni di direttive. La politica, quella che va sotto il significato inglese di politics (cioè confronto/scontro di idee nella sfera pubblica) perderebbe ogni valore. «Si tratta di un tentativo di comprimere la sovranità dei governi centrali e degli enti locali. Questi ultimi, in particolare, perderanno totalmente la loro funzione pubblica, diventando meri facilitatori dell’espansione delle multinazionali». [Fonte: http://stop-ttip-italia.net]

Il nodo cruciale dell’accordo, su cui gli ottimisti sorvolano, è l’ISDS (Investment-State Dispute Settlement). Uno strumento legislativo che permette alle imprese di citare in giudizio lo Stato che ne mina il profitto – anche ipotetico – attraverso leggi cautelative:

Il tribunale deputato a risolvere la controversia è un organo sovranazionale costruito ad hoc, come ha descritto Antonio Tricarico, responsabile del programma Nuova Finanza Pubblica dell’associazione Re:Common: «A gestire i casi è un pool di circa 300 avvocati, quasi tutti a libro paga di quattro grosse aziende, una sorta di multinazionali della legge. È un circolo ristretto di persone in pesante conflitto di interesse che guadagna milioni di dollari con le cause internazionali». [Fonte: http://stop-ttip-italia.net]

[…] «Con queste premesse il TTIP sembra il progetto di una NATO economica offensiva. Se la WTO è stata il mercato globale 1.0, con il Trattato transatlantico si cerca di costruire il 2.0». È come se l’investitore privato assurgesse al rango di Stato, e cioè del pubblico, in un travaso di potere a favore del capitale e a discapito di cittadini, beni comuni, ambiente.  [Fonte: http://stop-ttip-italia.net]

Praticamente se aziende americane decideranno di fare investimenti in Italia, per esempio per l’estrazione di petrolio in Basilicata, nessuno lo potrà impedire visto il rischio di essere trascinati davanti un tribunale sovranazionale creato ad hoc con ingente richieste di risarcimento danni. Nessuno potrà impedire agli Americani di mettere nei nostri supermercati merci e cibo prodotti negli States con standard di qualità ben al di sotto di quelli previsti nell’UE.

Uno scenario inquietante, degno di un film di fantascienza. Con il WTO ci avevano prospettato l’arrivo di merci di ottima qualità a prezzi concorrenziali. Ci siamo ritrovati invasi da merce cinese e asiatica di mediocre, quando non pessima, qualità; certo a prezzi bassi, ma troppo spesso ancora alti rispetto al valore dell’oggetto. Nel contempo è iniziata l’emorragia delle nostre aziende verso mercati del lavoro privi di tutele e diritti.

Con l’Unione Europea il quadro è solamente peggiorato: i nostri politici hanno sottoscritto, senza leggerli, trattati che piegano la nostra economia e il nostro welfare alla volontà tedesca. Buon senso consiglierebbe un po’ di cautela, e invece no. La segretezza con la quale le trattative sono state sviluppate non ci rende certo ottimisti sui reali contenuti degli accordi.

Disgrazia tra le disgrazie toccherà proprio all’Italia sostenere la Presidenza Europea nel prossimo semestre che potrebbe dare un impulso decisivo al trattato. Consapevoli delle precedenti esperienze sugli accordi europei c’è poco da stare sereni. Se vi siete chiesti qual’era il motivo della visita di Obama in Italia, oltre ad assicurarsi la vendita dei mal funzionanti F35 (e magari la costruzione del Muos), l’avete trovato. Considerando come il governo italiano ha delegato irresponsabilmente alla giurisdizione francese le controversie sul Tav in Val di Susa c’è da aspettarsi il peggio.

Mercoledì 18 giugno si svolgerà il convegno TTIP – Transatlantic Trade Investment Partnership organizzato dall’Associazione Ego, con il patrocinio dell’American Chamber of Commerce in Italy presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati(Via di Campo Marzio 74) dalle ore 09.30.

D.A. 17.06.14

TTIP: opportunità o nuovo flagello sull’Unione Europea?ultima modifica: 2014-08-17T23:06:04+02:00da davi-luciano
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