E’ Arrivata la “Letterina” dall’Unione Europea: Ovvero Matteo Renzi non Ha più Nessun Credito

13 agosto 2014Di FunnyKing

La notizia è gravissima perchè pone a rischio 40 miliardi di euro si aiuti europei. E viene rivelato il segreto di pulcinella (nascosto dai nostri media sussdiati) ovvero che furoi dai confini nazionali Matteo Renzi ha esaurito il suo credito.

da Lettera 43

Forse non arriverà nessuna letterina della Troika, come nel 2011.
Ma una dura missiva è stata recapitata comunque, da parte dell’Europa, all’inefficiente Italia.
E in ballo ci sono oltre 40 miliardi di fondi in sette anni.
RIMANDATI A SETTEMBRE. Si tratta dell’ultima tirata di orecchie arrivata dalla Commissione europea. Secondo cui il nostro Paese manca di strategia su ricerca, innovazione, agenda digitale, competitività, sviluppo tecnologico e cultura. Nient’altro?
Come rivelato da la Repubblica, il governo Renzi è stato rimandato a settembre. E per ottenere i finanziamenti del settennato 2014-2020 dovrà convincere l’Ue.
REPARTO PA INEFFICIENTE. Senza l’ok di Bruxelles rimane tutto congelato.
All’Italia vengono rimproverati i soliti atavici problemi, tra cui spicca una pubblica amministrazione inefficiente.
Di più, «il ruolo delle diverse istituzioni deve essere chiarito, definendo chi fa cosa, quando e come», si legge nel documento.
L’altra grave mancanza è alla voce ‘Strategie di specializzazione intelligente’.
In pratica, il piano per far ripartire il Paese (anche con i soldi europei). Bene, il governo Renzi non ha «per il momento» ancora adottato queste strategie, «a livello nazionale e regionale».
Un buco nero che riguarda agenda digitale, innovazione e aziende.
BOCCIATI SU CULTURA E SCUOLA. Sulla cultura «manca un progetto strategico e cenni alle lezioni apprese (e cioè Pompei che cade a pezzi, ndr) dal periodo di programmazione 2007-2013».
Infine, l’istruzione: «Le percentuali di risorse destinate all’abbandono scolastico per le regioni meno sviluppare (12%) e di partecipazione all’istruzione superiore (2%) sembrano basse rispetto alla portata dei problemi in queste aree».
Una pagella pessima che rischia di compromettere soprattutto il futuro delle regioni meridionali, destinatarie del 71,1% delle risorse messe a disposizione dall’Europa. A Renzi il compito di migliorare lo scadente appeal del Paese.
Della serie: “le decido io le riforme da fare” si si…. come no.
http://www.rischiocalcolato.it/2014/08/arrivata-letterina-dallunione-europea-ovvero-matteo-renzi-non-nessun-credito.html?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=Feed%3A+blogspot%2FHAzvd+%28Rischio+Calcolato%29

La lettera dei Noa al movimento No Tav fa parlare di sé

Chiamparino, Fassino, Fiano. Pd e sindacati di polizia preoccupati rilasciano dichiarazioni.

di Massimo Bonato

Agosto è il mese nero del giornalismo. Vuoti i Palazzi i politici sugli yacht contesi dai paparazzi. Non resta che parlare di creme, precauzioni contro i raggi Uv, o la pioggia che si abbatte sul turismo.

Per fortuna in Val di Susa in agosto c’è chi scrive. Grafomani dagli inviti facili, che fan saltare su più d’una sedia chi rimane, a produrre dichiarazioni.

I Noa (non la più conosciuta cantante, ma il non operativo Nuclei operativi armati) scrivono al movimento No Tav. Scrivono attraverso l’Ansa, perché si sappia. Un invito non privato ma ufficiale alla lotta armata. Un invito a nozze, ma non per il Movimento.

La magistratura indagherà, ma intanto dal Pd, che di sinistra se ne intende, una posizione bisogna pur prenderla. Netta, chiara, precisa: “Quello che è accaduto questa mattina purtroppo è la conferma di quanto ho detto alcuni giorni fa: la Val di Susa è diventata ormai la palestra di ogni forma di pseudo sinistrismo” afferma il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Solidarietà al senatore Esposito e ai tre giornalisti citati nella lettera.

Il sindaco di Torino Piero Fassino resta sul testo, non divaga: “Parole deliranti e farneticanti che richiamano alla memoria gli anni di piombo, e il loro carico di dolore e di sofferenza che nessuno vuole più conoscere”. Nessuna menzione alla Valle, se non un’ellittico monito: “Unico modo per risolvere i problemi – conclude Fassino – è ricercare ai conflitti una soluzione fondata sulla parola e sulla ragione, e non sulla violenza e sulla sopraffazione”. Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd, a Roma ha il polso della situazione e può assicurare che “i pochi nostalgici della stagione del terrorismo troveranno di fronte a sé un panorama politico e un governo pronti a contrastare qualsiasi deriva violenta ed antidemocratica”. Anche se “Non conosciamo la reale consistenza della sigla che oggi firma la lettera di minaccia terroristica giunta all’ANSA e che promette la chiamata alle armi dei delusi del movimento o Tav”.

Al governo si rivolge preoccupato il segretario del sindacato di polizia Silp Cgil Daniele Tissone. Chiede un “un univoco indirizzo politico-istituzionale”, chiede il “dissenso degli intellettuali verso l’ipnosi della violenza che, oggi come nel passato, colpisce giornalisti, esponenti istituzionali e forze dell’ordine in prima fila nella prevenzione e nella lotta di chi si occupa del contrasto alle violenze in Val di Susa”; chiede il “riconoscimento retributivo delle donne e degli uomini in divisa impegnati anche su tale delicato versante che conduca allo sblocco anticipato del tetto salariale”.

Anche al Siap la preoccupazione è alta. Il problema per il segretario provinciale Pietro Di Lorenzo è “la insistente discesa in campo di filosofi, scrittori e fini pensatori ad infoltire la schiera di quanti si sono adoperati a ciclo continuo nel fornire dignità ideologica a ciò che è solo e soltanto cieca violenza”. Quello l’ambiente in cui la lotta armata pesca adepti.

M.B. 13.08.14

Marines, jihadisti e stupri di guerra

http://popoffquotidiano.it/2014/07/15/marines-jihadisti-e-stupri-di-guerra/
 Popoff Quotidiano

Il dispiego militare Usa in Medio Oriente ha aumentato la richiesta di schiave sessuali e il commercio di donne nella regione. Mentre l’Isis inaugura la guerra santa del sesso.

 di Nazanín Armanian *

Marines, jihadisti e stupri di guerra

 Le donne irachene, siano esse musulmane, cristiane, ebree o atee, non avevamo mai sentito il termine Yihad Al-Nikah, “Guerra Santa del sesso”. E’ l’ “appello” dello Stato islamico dell’Iraq e de Levante (Isis) alle donne non sposate delle città conquiste ad offrirsi “volontariamente” ai ribelli per trasformarsi in schiave sessuali attraverso matrimoni a tempo determinato in cambio di generi di prima necessità. Un eufemismo per non dire prostituzione, proibita dall’Islam.

Adducendo che stanno rischiando la vita per far avanzare lo Stato islamico, i soldati dell’Isis pretendono dagli uomini musulmani che hanno più di una moglie di consegnargliene qualcuna, come forma di ricompensa, altrimenti saranno duramente puniti. E’ l’Onu a denunciarlo dopo il suicido di quattro giovani donne aggredite sessualmente con questi falsi e forzosi matrimoni.

La vita del popolo iracheno, soprattutto delle donne, si sta deteriorando giorno dopo giorno: tre decenni di guerre, passando per una dittatura semilaica (sto ancora cercando sette validi motivi per cui gli Usa hanno abbattuto Saddam Hussein) a una teocrazia settaria e totalitaria installata dagli Usa che ha messo su una apartheid di genere contro le donne, collocandole allo stesso livello dei minori e dei minorati psichici, come persone bisognose a vita di un tutor maschile. E se non bastasse è stata anche legalizzata la pedofilia, abbassando l’età minima per il matrimonio da 18 a 9 anni. Bambine spose per forza.

E non è l’unico incubo che devono affrontare, c’è pure l’invasione di bande armate spietate composte da migliaia di mercenari afghani, iracheni, ceceni, siriani, libici e europei che diffondono il terrore, e le donne sono le prime vittime. Una donna a Mosul è stata flagellata solo perché invece che il velo Niqab (che lascia scoperti solo gli occhi) portava un semplice scialle. Le minacce di punizioni medievali alle disobbedienti, lapidazione e crocifissione comprese, hanno creato un clima di terrore in una popolazione femminile dove sanguinano ancora le ferite, se non fisiche psicologiche, per le violenze dei militari Usa.

La punta di un iceberg

guerra stupri

Vi ricordate il film Redacted di Brian De Palma del 2007? Raccontava una storia vera di un massacro, uno dei tanti, di cui furono protagonisti soldati nordamericani. “Mentre stavamo giocando a carte e bevendo whisky ci venne l’idea di entrare in una casa irachena, violentare una donna e uccidere l’intera famiglia”, confessò uno dei tre marines dell’esercito Usa che prima rinchiusero la coppia e la figlia di 6 anni in una stanza della casa, stuprarono più volte a turno la figlia più grande di 14 anni, Abir Kasim Hamza, poi uccisero davanti a lei genitori e sorellina e tornarono ancora a violentarla prima di spararle un colpo alla testa. Non soddisfatti cosparsero il corpo di Abir di benzina, le diedero fuoco e con lei prese fuoco tutta la casa e i corpi dei suoi. A massacro ultimato i soldati andarono a mangiare pollo arrosto. Avevano tra i 19 e i 23 anni e come racconta nel suo film/documentario De Palma, i superiori redassero (da qui il titolo Redacted) una informativa falsa sul massacro. La verità venne comunque alla luce e ciò nonostante Barack Obaba ha chiesto e ottenuto l’immunità per quei soldati. Deve pur difendere i suoi effettivi dislocati in ogni parte del mondo. E questa è solo la punta di un iceberg, quel poco che si viene a sapere e si può provare.

La doppia direzione del contrabbando di donne

Le company private di contractors vincolate al Pentagono (un nome per tutte, la Blackwater USA, ndt), che trafficano con mano d’opera maschile a basso costo per le basi militari in Iraq, utilizzano i propri canali per fare contrabbando di donne – importazione ed esportazione, come una merce -. Reclutano donne cinesi, russe, etiopi, filippine, sudcoreane e tailandesi non musulmane dato che, al contrario che in Vietnam, in Iraq non si possono trasformare in schiave del sesso le musulmane in forma pubblica e di massa.

Isis violenza donne

Una volta reclutate le donne vengono inviate alle truppe Usa in Iraq, mentre le donne irachene vengono inviate ai militari in servizio nei paesi arabi del Golfo Persico. A Dubai sono reclutate centinaia di adolescenti vergini, irachene e afghane, per evitare il contagio di malattie, giovanissime donne destinate a subire orrendi abusi sessuali, fino alla morte.

Il dispiego militare Usa in Medio Oriente ha aumentato la richiesta di schiave sessuali e il commercio di donne nella regione. Le donne “importate” da altri paesi, come avviene anche in occidente, vengono ingannate da offerte di lavoro (cuoca, centralinista, donne delle pulizie). Ma il sogno diventa incubo appena arrivate in Iraq. Non potranno più andare da nessuna parte e nessuno avrà cura di loro. Se è vero che il 30% delle stesse donne militari Usa subiscono stupri durante il servizio e il 90% molestie sessuali, si può immaginare la vulnerabilità di una lavoratrice filippina. Le immagini pubblicate delle atrocità nella prigione di Abu Ghraib – tra cui le foto di stupri di gruppi a donne irachene, mostrano la coincidenza tra il profilo dei violentatori, coloro che si occupano della tratta di donne e l’industria del sesso. […]

La guerra senza stupri è possibile?

Se domandiamo che tipo di ideologia spinga un uomo a violentare e uccidere una donna nel corso di un conflitto armato, solitamente le argomentazioni sono:

– che la donna è un bottino di guerra come gli altri beni materiali, abusi e aggressioni sono incentivi per i combattenti;

– che mettendo incinta la donna si distrugge l’identità della comunità nemica;

– che violentarle abbatte psicologicamente gli uomini nemici che resistono;

– che la guerra in sé è violare un altro territorio;  violentare le donne sconfitte fa parte del rituale dei festeggiamenti della conquista. Anche se se ne parla meno, nel rituale rientra anche lo stupro sugli uomini;

– che è un “effetto collaterale” della guerra, un atto fisico naturale di un individuo privo di controllo contro una donna “che stava lì”.

Eppure la storia ci insegna che non è sempre così. Nella forma di combattere di eserciti come quelli del Tigri per la liberazione del Tamil, il Fronte Farabundo Martì o il Pkk kurdo non è mai entrato lo strumento della violenza sessuale contro le donne nemiche. Ciò indica fino a che punto questo tipo di violenza sia una questione ideologica. Dette formazioni, ma ce ne sono altre, nei loro programmi politici annunciano il desiderio di fondare una società basata sulla giustizia sociale, l’uguaglianza e il mutuo rispetto. Mostrando che è possibile – anche se al pacifista puro potrebbe suonar strano – uccidersi l’un l’altro mantenendo la dignità della vittima.

Da una società come quella irachena, dove la donna stuprata è colpevole e non esiste il concetto di “violenza all’interno del matrimonio”, anzi da lei si esige la disponibilità sessuale assoluta per il marito, che cosa si ci si può aspettare? Il trauma emotivo, le gravi lesioni fisiche, essere messa all’indice da una società ipocrita, gravidanze non desiderate, malattie, suicidi, morte per mano dei familiari che avrebbero dovuto proteggerle e migliaia di neonati abbandonati sono il risultato di questo vile atto contro la donna.

Lo stupro nelle guerre non è solo un atto privato di violenza, ma un atto di tortura di cui è responsabile lo Stato a cui si appartiene e che fanno sì che le guerre diventino un grande affare per i mercanti di carne umana.

*Giornalista iraniana, rifugiata a Barcellona nella cui università insegna Scienze politiche, scrive su Publico.es (traduzione di Marina Zenobio)

LUC MICHEL SUR ‘CITOYEN TV’: REQUISITOIRE CONTRE LES ONG OCCIDENTALES

 PCN-SPO avec Citoyen TV/ 2014 08 12/

PCN-SPO - LM sur CITOYEN TV ong occidentales (2014 08 12) FR

Luc MICHEL sur CITOYEN TV

– la TV de la Diaspora africaine (Paris) –

dresse le réquisitoire contre les ONG occidentales, particulièrement « Transparency International » …

dans le JOURNAL du 12 août 2014 (à 5 min 16) …

 Le Journal complet sur : https://www.youtube.com/watch?v=G8aw7a6tDgE&feature=player_embedded

 

PCN-SPO

________________________

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

POURQUOI LE REFERENDUM POPULAIRE FAIT PEUR AUX POLITICIENS OCCIDENTAUX ?

PCN-TV avec La Voix de la Russie – lucmichel.net / 2014 05 13 /

 Igor Yazon

PCN-TV - LM sur LVDR pquoi le référendum fait peur (2014 05 13) FR

interviewe Luc MICHEL pour ‘La Voix de la Russie’:

POURQUOI LE REFERENDUM POPULAIRE FAIT PEUR AUX POLITICIENS OCCIDENTAUX ?

Le double langage occidental, de Mayotte à la Crimée.

L’aspiration populaire aux référendums d’autodétermination dans toute l’UE.

Les dossiers de l’UE : Catalogne, Ecosse, Flandre (Belgique), Venise, etc.

Les dossiers à l’Est : PMR (Transdniestrie), Crimée, Donbass…

 en podcast sur https://vimeo.com/101969019

 # L’article de LA VOIX DELA RUSSIE :

« Comment la France a pris possession de Mayotte »

Lire la suite sur : http://french.ruvr.ru/radio_broadcast/5646129/272337690/

 Extraits :

« Lors de la conférence de presse le 11 mai à Bakou, le président français François Hollande a qualifié le référendum dans les régions de Donetsk et de Lougansk de « vraies-fausses » consultations, « nulles et non avenues ». Auparavant, le président français et ses homologues occidentaux ont condamné le référendum d’autodétermination de la Crimée qui a rattaché la péninsule à la Russie.

Par ailleurs, dans la légalisation de l’annexion de la Crimée à la Russie on voit nettement l’exemple français il y a 40 ans, a souligné le chef de la diplomatie russe Sergueï Lavrov dans une interview à la chaîne Rossiya 1. Le ministre russe se rappelait alors le référendum rattachant Mayotte à la France, île située dans l’archipel des Comores, lui-même localisé dans le canal du Mozambique entre le Madagascar et le continent africain. La France a annexé Mayotte en violant les normes du droit international, malgré les protestations des Comores, malgré l’ONU et de l’Organisation de l’unité africaine. Aujourd’hui il faut se souvenir de cette politique de Paris (…) »

 Photo : Luc Michel en Crimée le 16 mars 2014 pour l’organisation de la Mission internationale de Monitoring du Référendum d’auto-détermination.

____________________

 https://vimeo.com/pcntv

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

LES USA AIDENT-ILS A SECURISER L’AFRIQUE ?/ LE SOMMET USA-AFRICAN LEADERS DECRYPTE (2)

Conception et direction Luc MICHEL / Images EODE-TV – DVIDS /

Présentation Bachir Mohamed Ladan /

Coproduction Luc MICHEL – EODE-TV – Afrique Media

 Emission 2 complète sur : https://vimeo.com/102962475 EODE-TV - SPECIALE sommet de Washington 2 (2014 08 06) FR

Sommet « USA – AFRICAN LEADERS » des 4-5-6 août 2014 à Washington/

EMISSION 2/

PREMIERE DIFFUSION EN DIRECT LE 6 AOUT :

 # LES THEMES DU JOUR :

La sécurité assurée par les USA en Afrique : encore une imposture ?

Le « couple USA-djiadisme » …

Scaning du djihadisme 1930-2014.

Le jeu de bascule permanent USA-Djihadisme.

L’Afrique livrée au même jeu pervers, « le scénario du diable »/

Les commandements US : AFRICOM et SOCAFRICA.

L’AFRICOM c’est quoi exactement ? Comment est-il né ? A quoi sert-il ?

 Thème central du jour :

Les USA apportent-ils la sécurité à l’Afrique ?

Washington peut-elle assurer la paix sur le continent africain ?

Quelle est la vision géopolitique de l’Afrique vue des USA, sur quels concepts repose-t-elle ?

Que nous apprend l’expérience historique ? Alors que la sécurité est mise en avant au Sommet de Washington, quel est le bilan de l’engagement américain en Afrique ?

 Un avertissement encore à nos téléspectateurs : une partie de notre seconde émission est illustrée de documents video provenant du State Department US et de l’AFRICOM et obtenue par la correspondante d’EODE-TV. Ils sont ce qu’ils sont. Et il ne faut pas oublier que Hollywood est la petite sœur du Pentagone. Mais ces documents donnent  une bonne idée de l’implication militaire des USA en Afrique.

 # LES EVEMENTS EN IMAGES :

Voici maintenant en images un résumé des 4 et 5 août :

* La rencontre entre Kabila, le président de RDC, et le ministre Kerry, le5 août.

* L’ AGOA Forum, entre les ministres du commerce sur les droits de douane, le4 août ; au menu, la prolongation de l’AGOA, le programme américain accordant des avantages commerciaux à certains produits africains,  …

* Le US-AFRICA BUSINESS FORUM, organisé le 5 août par le Département US du commerce et BLOOMBERG Philanthropies.

________________________ 

 # AFRIQUE MEDIA a co-produit 3 émissions spéciales en direct avec le géopoliticien Luc MICHEL et sa chaîne EODE-TV.

Au menu de ces 5, 6 et 7 août 2014, le dessous des cartes de ce Sommet de Washington, tous ses enjeux développés et décryptés un par un, des analyses percutantes.

Et en prime grâce à une journaliste d’EODE-TV qui a pu se faire accréditer, malgré des refus massifs du State Department, des images de tous les grands événements…

 Présentées par Bachir Mohamed Ladan

Avec les analyses exclusives de Luc MICHEL :

Qui vous dévoilera les vrais plans des USA pour recoloniser l’Afrique.

Qui vous expliquera comment fonctionnent les réseaux de subversion des USA en Afrique.

Qui vous analysera la vision géopolitique prédatrice de l’Afrique qu’ont les américains.

Qui loin de la vision optimiste de certains africains, vous avertira de la tempête américaine qui menace l’Afrique …

 L’information la plus complète sur ce Sommet.

Toutes les thématiques analysées.

Et en plus de nombreuses images du Sommet depuis nos correspondants à Washington

 www.afriquemedia.tv

EODE T-V sur Vimeo : https://vimeo.com/eodetv

Intervista a Turi Vaccaro

Presente al corteo del 9 agosto a Niscemi, il noto pacifista, in sciopero della parola, porta nella base statunitense il messaggio di molti.

di Daniela Giuffrida

Abbiamo incontrato  Turi Vaccaro, a margine dell’assemblea tenutasi al presidio permanente in c.da Ulmo, voluto dal Coordinamento Regionale dei Comitati No Muos.

Turi Cordaro Vaccaro è notissimo fra coloro che vivono la resistenza pacifica agli abusi compiuti  a danno di territori “massacrati” e cittadini inermi. Da quella prima volta in Olanda, quando armato di una mazza entrò all’interno di un hangar e “distrusse”  i quadri di comando di due F16, la sua vita è stata uno spostarsi laddove ci fosse bisogno di un segnale di protesta e di pace. Ed è così che lo abbiamo incontrato mille volte in Val Susa, contro il Tav, altrettante a Niscemi contro il Muos.

 Ciao Turi, ci si rivede dopo l’ultima manifestazione in Val Susa, sei in sciopero della parola, ma so che con la stampa parli.

Sì, sciopero della parola ma anche sciopero della fame oggi, qui a Niscemi ci sono io in sciopero, a Vicenza per i No Dal Mulin è in sciopero Danilo Schenato e per i No Tav , in Val Susa, Elisabetta Lambert.

Perché questo sciopero?

Oggi Nagasaki, un giorno fondamentale per noi attivisti non violenti, uno sciopero per ricordare quelle migliaia, 150.000 innocenti,  vaporizzati in un istante.

Daniela Giuffrida_14_CIMG6674

Cosa accadrà oggi?

Oggi il corteo e durante la manifestazione ho intenzione di fare un’azione di disarmo non violento. Entrerò nella base e porterò dentro, con me, messaggi che mi hanno dato persone e  disegni che mi hanno affidato dei bambini, i miei nipotini compresi, e anche foto loro. Porterò con me anche un martello che ho trovato nel giardino di Luca Abbà, caduto dal traliccio in Val di Susa, sul manico hanno firmato i presenti al campeggio e tanti altri e porterò tutte queste testimonianze di pace e volontà di disarmo, dentro la base, con me. Cercherò di usare il martello in maniera da non fare “cazzate”, come dice Luca. Cercherò di raggiungere l’obiettivo.

Cosa pensi di fare e soprattutto come?

Il mio obiettivo sono le tre antenne del Muos, mi rendo conto della difficoltà anche perché ho deciso di non muovermi in segretezza, voglio che la cosa sia di tutti noi, non solo mia quindi arriverò fin dove mi lasceranno arrivare. Ovviamente non dirò quale sarà il momento in cui lascerò il campeggio qui al presidio, sarà una sorpresa  per tutti.

Loro, sono le forze dell’ordine italiane.

Sì, loro sanno che qualcosa accadrà, noi non vogliamo che loro ci sparino addosso, sappiamo che possono farlo ma se li avvisiamo in qualche modo si prenderanno  delle responsabilità e poi il nostro movimento non deve avere segreti, è un movimento di massa, popolare.  Iniziamo un dialogo anche con loro, non l’ho fatto direttamente, non ho scritto loro  una lettera  ma parlo con loro attraverso voi, attraverso la stampa e attraverso qualcuno di loro nascosto fra di noi e sicuramente questo qualcuno riferirà ai suoi superiori.

Lascerai un messaggio  per le autorità della base? Pensi di restare dentro a lungo?

Si, lascerò un messaggio per le autorità della base e cercherò di restare finché sarà possibile, so che è probabile che venga arrestato quindi aspetterò che lo facciano, non passerà inosservata questa cosa… Probabilmente mi terranno dentro per un po’ e poi ho fatto la mia scorta d’acqua…  (sorride).

In questi giorni ricorre il 9° anniversario della tua azione per il disarmo di quei  due F16 che hai messo in  in Olanda, ma in quei paesi  si parla di Muos?

Sì, attraverso internet le notizie arrivano anche li ma non tutti lo sanno, in Olanda ho degli amici che mi hanno sostenuto già durante la mia iniziativa per quell’azione sugli  F16, so che in Belgio ci sono tanti siciliani e c’è un comitato No Muos, ce n’è uno anche in Francia ed uno a Ginevra. Io ho preso contatti con i comitati belga e olandese e sicuramente, se questa azione andrà bene se ne parlerà in tutto il mondo.

Mi dici la tua idea su ciò che sta accadendo in Palestina?

La Palestina è qua, gli USA stanno qui e stanno dietro Israele. Gli israeliani sono i loro banchieri e seguono gli umori di Obama. Ogni tanto Obama fa finta di aiutare i Palestinesi, ma in realtà…

E lo stesso succede in Italia, non ci scordiamo che l’Italia è il 4° fornitore di armi ad Israele, io penso dovrebbe essere vietato vendere loro armi, visto che Israele è perennemente in guerra e l’Italia è un paese che sulla carta ripudia la guerra, no?

Noi non possiamo tollerare tutto questo, da una parte si spinge al boicottaggio contro i prodotti israeliani e dall’altra, poi,  gli si mettono armi in mano.

Qualcuno definisce questa  guerra un “infanticidio”.

Sì  questo è un aspetto davvero impressionante, ma nelle guerre moderne muoiono solo  per un eccezione  i soldati, solo in misura del 20%,  in realtà gli obiettivi sono i civili… del resto se punti su una scuola o nel centro abitato da civili, e difficile che se ne salvino in molti.

Vuoi lanciare un messaggio prima di riprendere il tuo sciopero della parola?

Si, vorrei lanciare un appello alla “non violenza”, a non accettare provocazioni da parte della Polizia, anch’io tante volte sono stato provocato, hanno fatto finta di darmi dei pugni ma io sono rimasto calmo e tranquillo. Qualcuno di loro lo fa a posta per vedere una nostra reazione, Ci saranno sicuramente degli infiltrati che proveranno a tirare pietre o addirittura bombe carta, questo al solo fine di creare disordini e far passare per violento un movimento che violento non è. Quindi guardiamo chi ci sta a fianco e se vediamo che hanno pietre in mano a farlo rinsavire. Mi auguro che nessuno faccia uso di droghe o di vino, in modo da essere tutti  lucidi e sereni.

 

Questo il pensiero di Turi Vaccaro nelle ore che precedevano il corteo del 9 agosto. Turi ha scavalcato, è salito su un’antenna ma è ridisceso giù raggiungerne un’altra dove sarebbe stato insieme ad altri due attivisti. Una volta sceso in terra è stato bloccato dalla Polizia che gli ha impedito di risalire.

Mentre scriviamo è libero, ospite del presidio permanente e cosa abbia in mente di fare non sappiamo, con esattezza… Ma ci ha detto che, presto, sentiremo ancora parlare di lui.

D.G. 10.08.14

Tav: in Italia costa 61 milioni al chilometro, in Spagna 10, e in Giappone 9 …Come mai ???

http://siamolagente.altervista.org/tav-italia-costa-61-milioni-al-chilometro-spagna-10-e-giappone-9-come-mai/

zzz

Tav: in Italia costa 61 milioni al chilometro, in Spagna 10, e in Giappone 9

 Lo sottolinea il rapporto sulla corruzione della Commissione europea: il prezzo “potrebbe essere una spia di cattiva gestione o irregolarità”

Ci spiegheranno che è per via degli Appennini (famosi quelli tra Roma e Napoli) o per ragioni sismiche (quelle purtroppo ci sono sempre, mentre in Giappone il fenomeno è sconosciuto). Ci saranno ragioni tutte italiane mentre in Francia, in Spagna, o in Giappone si costruisce su vie ferroviarie naturali, tutte piatte e senza alcuna difficoltà. Ma il risultato da spiegare è come mai in Italia le ferrovie ad Alta velocità costano 61 (sessantuno) milioni al chilometro e in Giappone costa solo 9,8 milioni, in Spagna 9, 3 e in Francia 10,2.

Lo rileva un paragrafo del primo Rapporto della Commissione europea sulla corruzione nell’Unione, che vale la pena riportare integralmente: “L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo gli studi, l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka. In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Queste differenze di costo, di per sé poco probanti, possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici”.

 IL CARO LUBRANO DIREBBE …LA DOMANDA SORGE SPONTANEA…

COME MAI ??

¡No Pasarán!

http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/no-pasaran-17707.html

Pubblicato Martedì 12 Agosto 2014, ore 15,44

A quanti invocano il ritorno alla lotta armata e minacciano politici, forze dell’ordine e giornalisti rispondiamo che non ci faremo intimidire certo da un paio di settantasettini patetici e dai loro epigoni. La solidarietà di Chiamparino, Fassino, Fiano, Costa e Viale. Dal movimento presa di distanza: “Delirio di provocatori”

Continueremo a raccontare i fatti, a essere una voce indipendente e libera. Questa è la nostra risposta – non certo quella attesa e sperata dagli autori della lettera in cui si inneggia alla lotta armata – a coloro che invocano e minacciano l’uso della violenza. Non ci facciamo e non ci faremo intimidire. Certo, la storia insegna che non vanno sottovalutati atteggiamenti come questi che ogni qual volta compaiono fanno correre un brivido lungo la schiena di un Paese che ha nel suo passato recente ferite ancora non rimarginate provocate da chi allora come oggi utilizza situazioni e circostanze, facendo scempio delle regole democratiche, per  cercare di imporsi con la violenza. Ancora una volta la storia ha dato loro torto e ha sancito il loro fallimento. Sarà così anche questa volta. Ma, certo, perché ciò accada non bisogna abbassare la guardia, non cedere a sottovalutazioni. Noi, facendo con impegno e serietà il nostro mestiere, continueremo a dare il nostro contributo. Il coro di reazioni indignate che di ora in ora va crescendo contro le affermazioni farneticanti e le minacce contenute nella lettera, conferma che la strada intrapresa senza titubanze, in primis dalle istituzioni e alla politica, è quella giusta.

 

Tra i primi a intervenire il Presidente della Regione Sergio Chiamparino che in un messaggio scrive: “ Esprimo vicinanza e solidarietà al senatore Esposito e ai tre giornalisti raggiunti dalle minacce. Quanto accaduto – prosegue Chiamparino – purtroppo è conferma di quanto ho detto alcuni giorni fa: la Valsusa è ormai diventata la palestra di ogni forma di pseudo sinistrismo”. Assai duro un altro commento, quello del responsabile sicurezza del Pd Emanuele Fiano che definendo come “terribili le minacce ai politici e agli operatori dell’informazione democratica” condanna con fermezza “la deriva violenta di pochi nostalgici del terrorismo“. “Non conosciamo chi si nasconde dietro la sigla che firma il documento e che promette la chiamata alle armi dei delusi del movimento No Tav –  aggiunge Fiano che ribadisce come gli autori del messaggio “troveranno di fronte a sé un panorama politico e un governo pronti a contrastare qualsiasi deriva violenta e antidemocratica. Siamo certi che le forze dell’ordine e gli inquirenti – conclude il responsabile sicurezza del Pd – sapranno individuare e prevenire ogni rigurgito di terrorismo”. “A Stefano Esposito, senatore del Pd, ai giornalisti Massimo Numa de La Stampa, Paolo Griseri di Repubblica e a Bruno Babando, direttore de Lo Spiffero, e al dottorGiuseppe Petronzi, capo della Digos di Torino, va la nostra solidarietà umana e politica, e la convinzione che noi e lo Stato non li lasceremo mai soli a difesa del loro lavoro di militanza politica, di servizio allo Stato e di informazione libera”, conclude Fiano.

 

Dura la reazione di Piero Fassino: “Parole deliranti e farneticanti che richiamano alla memoria gli anni di piombo, e il loro carico di dolore e di sofferenza che nessuno vuole più conoscere”. Il sindaco di Torino, commenta così l’appello alla lotta armata contenuto nella lettera. “La storia e la società italiana hanno già sconfitto il terrorismo e condannato quanti invocano la lotta armata e la violenza – aggiunge il primo cittadino -. Mi auguro che i responsabili vengano individuati. L’unico modo per risolvere i problemi è ricercare ai conflitti una soluzione fondata sulla parola e sulla ragione, e non sulla violenza e sulla sopraffazione”. SilvioViale, esponente radicale e consigliere comunale del Pd a Torino, invita a tenere alta la guardia: «Non bisogna temere le loro minacce, ma non bisogna sottovalutarli. Come prevedevo nel luglio dello scorso anno, in occasione delle minacce a Stefano Esposito, la logica dello scontro totale ha finito per individuare come nemici e collaborazionisti anche i No Tav più moderati, i boy-scout double-face del campeggio. Ora, sta proprio ai “presunti leader del Movimento No Tav” trarne utili riflessioni, perché l’unica cosa vera del documento è che hanno fallito, con la conseguenza che chi confidava nella violenza per bloccare l’opera è sempre più deluso. E’ fallito persino il tentativo di alcuni di ergersi a braccio armato del movimento, vagheggiando di essere nell’Ulster, nei Paesi Baschi o a Donetsk. Legittimo non condividere un’opera, ma i “presunti leader No Tav” dovrebbero riflettere su quanto sia irresponsabile la strategia del “boicottaggio”, facendo di un treno l’ombelico del mondo e la madre di tutte le battaglie. Non esito, quindi, a manifestare piena solidarietà e vicinanza a coloro che sono citati nel documento”.

 Una presa di distanza dai contenuti della lettera giunge anche dal Movimento No Tav: “Forse non avete capito, ma questo è normale, che il Movimento No Tav è un movimento popolare che da 25 anni si oppone in modo vincente alla nuova linea ferroviaria Torino-Lione proprio perché il suo carattere è popolare, la sua lotta è popolare e non ha nulla a che vedere con i deliri dei provocatori di professione pagati dalla questura o deliranti in proprio”, si legge in un comunicato stampa, mentre Alberto Perino, uno dei leader storici della protesta, smentisce l’incontro di cui si fa riferimento nel documento.

 Punta il dito sulle ambiguità del movimento – “da una parte si mostra il volto pacifico e popolare dall’altro si propongono gli assalti militari e gli attentati” – Pietro Di Lorenzo, segretario generale provinciale del Siap, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato. “E’ arcinoto che nell’ambito dell’opposizione violenta alla realizzazione del Tav in Valle di Susa ci sia un’area marginale ma non trascurabile di soggetti anarchici che, operando su un doppio livello, palese e occulto, costituiscono una minaccia per le regole costituzionali del Paese puntando, attraverso atti di terrorismo, all’eversione del sistema democratico”. Una denuncia che l’organizzazione ha fatto già nei primi giorni di apertura del cantiere, “quando donne e uomini in divisa rischiarono la vita a causa dell’assalto militare condotto da centinaia di violenti provenienti da tutta Europa. Non sono mai state parole lanciate a caso ma grida di allarme per la deriva terroristica che via via si è delineata assumendo la cabina di regia dell’opposizione no tav. E’ diventato infatti sempre più pressante lo stillicidio di atti volti a intimidire magistrati, giornalisti, imprenditori e operai”. Un quadro reso ancor più preoccupante dalla discesa in campo di filosofi, scrittori e fini pensatori “ad infoltire la schiera di quanti si sono adoperati a ciclo continuo nel fornire dignità ideologica a ciò che è solo e soltanto cieca violenza. E non ci stupiamo certo perché ora qualcuno cerca adepti alla lotta armata rivolgendosi proprio in quell’ambiente”.

 Esprime “sincera vicinanza e solidarietà al senatore Stefano Esposito ai giornalisti Massimo Numa, Paolo Griseri e Bruno Babando e ai funzionari di Polizia” il viceministro alla Giustizia Enrico Costa.“Oltre ad essere stati insultati – prosegue la nota – hanno anche ricevuto pesanti minacce dagli autori di quelle che possono apparire farneticazioni, ma sulle quali va posta la massima attenzione. Mi auguro che i responsabili vengano al più presto individuati e chiamati a rispondere davanti alla giustizia dei loro atti. Massima attenzione e vigilanza per evitare che una situazione che ha già visto il perpetrarsi di atti terroristici subisca un’escalation che un Paese democratico deve evitare ad ogni costo”. Manifesta “viva solidarietà a tutti coloro che sono stati fatti oggetto di gravissime minacce” anche Giovanni Barosini, segretario regionale dell’Udc.” Pericolose incitazioni alla lotta armata non devono assolutamente essere sottovalutate. Le Istituzioni, tutte, ovviamente oltre a tenere alta la guardia, mostrino autentico senso di responsabilità tenendo costantemente aperta ogni forma di dialogo e manifestando sensibilità ed attenzione alle varie istanze popolari”.

“No Tav, unitevi alla lotta armata”

http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/no-tav-unitevi-alla-lotta-armata-17704.html

Pubblicato Martedì 12 Agosto 2014, ore 11,48

I Noa rivolgono un appello al movimento: “In Valsusa avete fallito”. Nella missiva, recapitata all’Ansa, affermano di aver partecipato lo scorso marzo a un incontro con “i presunti leader”. Nel mirino il senatore Esposito e i “pennivendoli” Griseri, Numa e Babando

 Un appello ai No Tav perché “si uniscano ai Noa e ai gruppi di azione armata” è contenuto in una lettera anonima recapitata questa mattina alla redazione di Torino dell’agenzia Ansa. La missiva è senza firma ma cita una sigla (Nuclei operativi armati) già comparsa in un precedente documento. La lettera, indirizzata al capo redattore, è regolarmente affrancata ed è timbrata da Torino l’11 agosto. Il documento, scritto al computer, ha un titolo: “In Val di Susa il movimento ha fallito”.“Come era prevedibile – è l’esordio – la lotta popolare contro il Tav in Val di Susa è stata portata alla sconfitta da una strategia politica completamente sbagliata. Avevamo avvertito i compagni leninisti che senza un’azione di forte rottura nei metodi, il sistema borghese avrebbe messo a tacere e represso il Movimento”.

I sedicenti autori del documento scrivono di avere avuto lo scorso marzo un incontro con i “presunti leader del Movimento No Tav”, ai quali avrebbero spiegato che “la loro condotta avrebbe distrutto la partecipazione popolare e demotivato i gruppi di azione presenti sul territorio, pronti al salto di qualità nella lotta”. “Avevamo ragione, come dimostrano i fatti degli ultimi mesi”. Inoltre criticano i “borghesucci di Askatasuna”, il grande centro sociale torinese (di area autonoma) che da anni opera in sintonia con i No Tav. E nel mirino assieme ai nemici giurati Stefano Esposito, senatore Pd, e il capo della Digos Giuseppe Petronzi finiscono i giornalisti torinesi Paolo GriseriMassimo Numa e Bruno Babando. “Contro lo Stato borghese e reazionario – si legge ancora – non si utilizzano denunce, tribunali e avvocati, per battere e ridurre al silenzio i nemici si pratica la lotta armata”.

 “Abbiamo continuato il nostro addestramento strategico e operativo e siamo pronti a colpire i responsabili”. Si legge ancora nella lettera che contiene un appello “alle compagne e ai compagni delusi dalla strategia” del movimento No Tav perché “si uniscano ai Noa e ai gruppi di azione armata”. “Il governo Renzi è ancora più insidioso dei governi tecnocratici e di Berlusconi. Viene infatti sostenuto dalla stampa filo-sionista che ne gonfia il consenso ma la crisi è grave e non può reggere a lungo”. “Basterà assestare il primo colpo – è la conclusione – e il sistema comincerà a scricchiolare. Sarà un settembre di lotta e di fuoco”.