Times Of Israel scandalizza: “Quando il genocidio è possibile”

Denunce della rete e sui social media: il post di Yochanan Gordon è stato rimosso
Il quotidiano Times Of Israel ha rimosso dalla sua pagina on-line un testo preoccupante, irresponsabile e scandaloso  dal titolo “Quando il genocidio è possibile” a firma Yochanan GordonDopo l’indignazione, le denunce della rete e sui social media il sito ha subito questa trasformazione:
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Way-Back Machine (*) è riuscito a recuperare l’intero testo (per i macabri che vogliono approfondire il suo pensiero), che si conclude in questo modo:
 
“Sono tutti d’accordo che Israele ha il diritto di difendersi, oltre alla facoltà di poter esercitare questo diritto. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon lo ha dichiarato, Obama e Kerry ripetono sempre che nessuno può rimanere fermo quando centinaia di missili piovono sulle teste dei propri cittadini, ponendoli in chiaro pericolo. Sembra che l’unico punto di dissonanza sia il livello di offensiva da utilizzare in questa situazione.
Concludo con una domanda per tutti gli umanitari presenti. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiaramente affermato all’inizio di questa incursione che il suo obiettivo è restaurare una calma sostenibile per i cittadini di Israele. Abbiamo già stabilito che è responsabilità di ogni governo assicurare la sicurezza e l’integrità del proprio popolo. Se i leader politici e esperti militari ritengono che il solo modo di determinare una calma sostenibile è attraverso un genocidio, è questo possibile per ottenere questi scopi responsabili?”
L’autore, Yochanan Gordon, si è poi scusatoaugurandosi la fine immediata delle ostilità e una pace nel minor tempo possibile. Tuttavia è indicativo di che cosa bolle nella pentola sionista e il delirio irrefrenabile degli intellettuali e della classe dirigente israeliana. Apprenderanno che l’dio genera odio e che -loro- non hanno l’esclusiva della vendetta? Sono riusciti a trasformare Hamas -percepita fino a giugno come una banda di “terroristi”- in eroici   combattenti  contro aggressori ciechi, sordi e crudeli. L’Unicef denuncia che il 30% dei caduti a Gaza sono bambini!
Ma come si può perdonare chi, alla luce dei tragici eventi attuali di Gaza, osa con tanta leggerezza scrivere la parola “genocidio”? C’è del marcio a Tel Aviv.

Prepararsi alla supertempesta solare prossima ventura

 http://www.lescienze.it/news/2014/08/04/news/supertempesta_solare_danni_infrastrutture_evento_carringto-2235145/

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04 agosto 2014
La domanda non è se, ma quando. Quando, cioè, si verificherà una tempesta solare in grado di interferire pesantemente con le infrastrutture di comunicazione ed energetiche della Terra. Ad affermarlo è Ashley Dale dell’Università di Bristol, membro di un gruppo internazionale di ricercatori che ha effettuato un’analisi di rischio sulle “super-tempeste solari” e sul loro potenziale impatto, e che ha firmato un articolo su “ Physics World”.Le tempeste solari sono causate da violente eruzioni sulla superficie del Sole durante le quali avvengono espulsioni di massa coronale (CME). Le CME sono gli eventi più energetici del nostro sistema solare e coinvolgono enormi bolle di plasma proiettate dalla superficie del Sole nello spazio, accompagnate da forti anomalie dei campi magnetici.

Prepararsi alla supertempesta solare prossima ventura

Una suggestiva immagine del Sole ottenuta dal Solar Dynamics Observatory della NASA combinando riprese in tre differenti lunghezze d’onda. Un accurato studio dell’attività solare potrebbe permettere di prevedere una super-tempesta con alcuni giornio di anticipo. (Cortesia NASA/Alzate/SDO)

Se l’intensità della tempesta è tale da alterare fortemente il campo magnetico terrestre, “azzerandolo” sia pur temporaneamente, si potrebbero avere enormi picchi di correnti elettriche nel terreno e nelle linee di trasmissione aeree, con un effetto devastante non solo sui sistemi di comunicazione ma anche sugli impianti di generazione e distribuzione dell’energia elettrica, paralizzando servizi essenziali come i trasporti e la sanità.

“Senza energia, la gente avrebbe problemi anche a rifornire la propria auto nelle stazioni di servizio, a prelevare denaro dal bancomat e pagare on-line. Anche i sistemi idrici e fognari sarebbero colpiti, e questo significa che nelle aree urbanizzate si presenterebbero rapidamente emergenze sanitarie”, scrive Dale.

La più grande super-tempesta solare registrata è avvenuta nel 1859 ed è conosciuta come “evento Carrington”, dal nome dell’astronomo britannico Richard Carrington che aveva rilevato il massiccio brillamento solare che l’aveva preceduta. In quell’occasione fu liberata una quantità di energia equivalente a quella che sarebbe stata liberata da 10 miliardi di bombe di Hiroshima esplose contemporaneamente, ma senza che ciò provocasse seri problemi dato che al tempo l’unica infrastruttura sensibile era rappresentata dai meno di 200.000 chilometri di linee telegrafiche. Ma oggi le cose oggi potrebbero andare molto diversamente.

Considerato che si stima che in media si verifichi un evento Carrington ogni 150 anni, la probabilità che avvenga nel corso del prossimo decennio è pari al 12 per cento. Per questo, avverte Dale, sarebbe bene che le autorità nazionali e internazionali adottassero serie misure per attenuare l’impatto di un simile evento.

Alcuni ricercatori hanno proposto la messa in orbita di una serie di satelliti per un più attento monitoraggio dell’attività solare, che potrebbe rilevare segnali premonitori di un evento Carrington con una settimana di anticipo, un tempo sufficiente per disattivare temporaneamente in modo programmato le infrastrutture più sensibili, riorientare i satelliti per cercare di proteggerli ed evitare il caos aereo. Secondo Dale, sarebbe comunque più sicuro riprogettare e sostituire i satelliti attualmente in uso, così da renderli meno sensibili agli improvvisi sbalzi di radiazioni dovuto alle tempeste solari.

La Valle Scrivia paura non ne ha. Un migliaio alla fiaccolata di Arquata

 04 agosto 2014

Arquata Scrivia NEWS

Una risposta straordinaria quella che è stata data ieri sera ad Arquata Scrivia. La fiaccolata in solidarietà alle donne e agli uomini che hanno resistito agli espropri nella giornata del 30 luglio e per ribadire, ancora una volta, la contrarietà al Terzo Valico ha avuto una grandissima partecipazione. Nonostante fosse il 3 agosto, oltre un migliaio di fiaccole hanno illuminato la sera di Arquata, con una grande partecipazione di arquatesi, militanti di tutti i comitati piemontesi e liguri che si oppongono all’opera e la graditissima partecipazione di una delegazione del popolo No Tav della Valsusa e dei No Tav bresciani. L’ennesima dimostrazione di un legame di solidarietà che unisce chi lotta in difesa della propria terra da un angolo all’altro dell’Italia.

La serata si è aperta con la proiezione di un video che ha ripercorso la giornata di resistenza del 30 luglio a cui sono seguiti diversi interventi da parte dei comitati No Tav – Terzo Valico, del Movimento No Tav e del comitato No Tav bresciano. A interventi conclusi, dietro lo storico striscione del movimento “Giù le mani dalla nostra terra”, il lungo serpentone di fiaccole ha percorso le strade del paese di Arquata per concludersi in piazza Nuova dove si è svolto il concerto degli Zamdè.

Nonostante la violenza gratuita con cui le forze dell’ordine hanno attaccato con cariche, manganelli e lacrimogeni i cittadini pacifici che si opponevano all’esecuzione degli espropri, nessuno si è spaventato. Anzi, come era normale aspettarsi, c’è stata una forte indignazione da parte di moltissimi cittadini, alcuni dei quali hanno partecipato per la prima volta questa sera ad una manifestazione indetta dal movimento.

La consapevolezza di quanto sia necessario opporsi ad un’opera devastante come il Terzo Valico continua a crescere giorno dopo giorno e la partecipazione di questa sera non ne è che l’ennesima conferma. Il movimento ha dimostrato ancora una volta il radicamento sociale di cui gode in Valle Scrivia ed è sempre più determinato nel proseguire la battaglia per fermare un’opera inutile in un momento di fortissima crisi sociale.

Con 6,2 miliardi di Euro ci si potrebbe occupare del riassetto idrogeologico del territorio, della messa in sicurezza delle scuole, si potrebbero costruire nuovi asili, si potrebbero investire nelle energie rinnovabili. Scopi certamente più nobili di una nuova ferrovia inutile devastante per l’ambiente e pericolosissima per la salute di tutti a causa della grande presenza di amianto.

Le giornate del 30 luglio e del 3 agosto rappresentano sicuramente un’ulteriore grande prova di forza per un movimento popolare che non ha nessuna intenzione di fermare la sua lotta. Non ci sono riusciti con le denunce, le perquisizioni, gli avvisi di garanzia, le misure cautelari, i fogli di via, gli avvisi di pericolosità sociale, i manganelli e i lacrimogeni al gas CS a fermare le donne e gli uomini che si battono da anni in difesa della loro terra e siamo certi, ancor di più dopo stasera, che non ci riusciranno mai. Nessuna mediazione è possibile, la lotta contro il Terzo Valico si fermerà solamente se rinunceranno alla sua costruzione. Bastava guardare la dignità sprigionata dalle persone durante la fiaccolata e i loto volti felici e sorridenti per trarre questa semplice conclusione.

Pubblichiamo foto e video della serata

“La professionalità e l’equilibrio delle Forze di polizia” secondo il PD

01 agosto 2014

E ovviamente non poteva mancare il solito comunicato stampa delirante dei Senatori del Partito Democratico. Gli alessandrini Daniele Borioli e Federico Fornaro, insieme all’immancabile Stefano Esposito, hanno diffuso una nota nella giornata del 30 luglio con cui hanno preso posizione su quanto stava accadendo ad Arquata e a Serravalle. L’apertura del comunicato stampa la dice già lunga: “Esprimiamo apprezzamento per la professionalità e l’equilibrio con cui le Forze di polizia stanno facendo il loro dovere tra la Valle Scrivia e la Val Lemme. E al tempo stesso solidarietà alle maestranze che, in una situazione certo non semplice, svolgono il loro lavoro quotidiano presso i cantieri del Terzo Valico”. Il delirio prosegue in seguito “…Nessuno può rallegrarsi quando la realizzazione di una ferrovia, a causa di gruppi di facinorosi disposti ad alzare costantemente il livello dello scontro, diventa anche una questione di ordine pubblico…” e proseguono, probabilmente dopo aver fatto abbondante uso di alcolici: “…Ma ciò non significa – aggiungono i senatori Pd – perdere di vista il profilo delle responsabilità, che stanno tutte in capo a chi alimenta sistematicamente la violazione delle regole e si esalta nel “tumulto della battaglia”; non certo a chi, come le Forze dell’ordine, è chiamata al difficile lavoro di tutelare il rispetto e l’esercizio della legalità…“.

I magnifici tre non riescono proprio a rassegnarsi al fatto di trovarsi davanti ad un movimento popolare che da anni lotta a testa alta per difendere la propria terra dalla distruzione che porterà il Terzo Valico e quindi scrivono le solite farneticazioni su facinorosi e chi, pensate un po’, si esalterebbe nel tumulto della battaglia. Le stesse identiche fandonie scritte già in mille comunicati del disonorevole Esposito riguardanti la Val di Susa. Borioli e Fornaro potrebbero almeno fare lo sforzo di scriverli loro i comunicati stampa e non lasciarli fare al professionista della lotta contro i No Tav il cui linguaggio rancoroso e violento è inconfondibile. Ovviamente parlare con queste persone è tempo sprecato, ma ci permettiamo di mostrare alcune immagini che rendono palese, senza ombra di dubbio, “la professionalità e l’equilibrio delle Forze di polizia”.

Nella galleria fotografica che riportiamo sotto si può vedere la dedizione con cui sono stati sparati decine di lacrimogeni al gas CS in mezzo ai boschi. Una scelta certamente equilibrata che avrebbe potuto scatenare incendi oltre ad aver provocato l’intossicazione di molte persone (compresi i poliziotti senza maschere antigas).

Certo sono stati molto professionali nel lancio di lacrimogeni sparati anche ad altezza d’uomo, ma nulla rispetto alla dedizione con cui un poliziotto ha cercato di rompere il braccio del nostro Tino durante una delle cariche alla Crenna. Per fortuna Tino se l’è cavata con una contusione e dovrà “solo” portare il braccio al collo per diversi giorni.

Ma la massima dedizione e professionalità è stata dimostrata dal poliziotto che ha colpito apposta con il suo scudo “Carlen” (Carlo nel dialetto della Valle Scrivia), uno dei più anziani militanti No Tav – Terzo Valico. Un altro poliziotto per non essere da meno ha spaccato la testa di un ragazzo nei boschi di Moriassi, un altro ha colpito alle spalle uno studente mentre indietreggiava a seguito del fitto lancio di lacrimogeni e un altro ragazzo ancora è stato colpito con una violenza cieca sul braccio. Non c’è che dire, straordinaria professionalità ed equilibrio.

Ora i signori Esposito, Borioli e Fornaro dovrebbero come minimo vergognarsi del delirante comunicato che hanno rilasciato alla stampa basato su qualche velina dei loro cari amici questurini che hanno avuto il coraggio di negare ai giornalisti che ci sia stato utilizzo di violenza. Siamo certi che non lo faranno abituati come sono a scambiare la legalità per la difesa degli interessi di Impregilo e delle tante ditte in odore di ‘ndrnagheta e camorra interessate dai lavori del Terzo Valico.

Si rassegnino, dopo aver fallito nel non essere riusciti a convincere la popolazione sull’utilità dell’opera, dovranno ancora farne parecchi di comunicati stampa inutili e deliranti. La lotta contro il Terzo Valico continuerà con sempre più determinazione. Loro continuino pure a star seduti sulle poltrone rosse del loro Senato, quelli che si indignano davanti a queste fotografie scenderanno nuovamente in strada domenica partecipando alla fiaccolata di Arquata. Da una parte grigi burocrati di partito, dall’altra donne e uomini che lottano in difesa della propria terra.

S’è risvegliato il Marsili, vulcano sommerso nel Tirreno: coste a rischio tsunami

http://www.soveratoweb.it/speciale/36.htmSOVERATO WEB - HOME PAGE

SPECIALE
GEOLOGIA – VULCANOLOGIA

L’allarme è lanciato dal prof. Franco Ortolani: “Dobbiamo fare in fretta per essere pronti ad ogni evenienza”

Il Marsili, uno dei vulcani sommersi nel mar Tirreno, s’è risvegliato: è alto il rischio di tsunami in tutto il Tirreno meridionale a causa di possibili eventi franosi lungo i versanti dello stesso vulcano.

L’allarme è lanciato dal prof. Franco Ortolani, ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di Napoli Federico II. Ma non bisogna lasciarsi prendere dal panico, anzi, “bisogna al più presto organizzare sistemi di difesa dei litorali” come spiega lo stesso geologo in uno studio approfondito pubblicato sul MeteoPortale del Mediterraneo, http://www.meteoweb.it, con cui collabora.

La chiave di tutto sta nelle isole Eolie che potrebbero svolgere il ruolo di “sentinelle” e annunciare con netto anticipo l’arrivo dell’onda di maremoto: “Uno studio che ho avviato spiega Ortolani – dopo il maremoto del 30 dicembre 2002 che interessò Stromboli, le isole vicine e la costa compresa tra Milazzo (Sicilia) e Marina di Camerota (Campania), ha evidenziato che, in base ai dati pubblicati (Tsunamis Research Team, Physics Dept – University of Bologna and National Institute of Geophysics and Volcanology (INGV) – Rome) negli ultimi 2000 anni vi sono stati 72 movimenti anomali del mare che hanno interessato le coste italiane. I risultati della ricerca eseguita con la collaborazione di Silvana Pagliuca del CNR, sono stati presentati al Congresso Internazionale di Geologia tenutosi a Firenze nell’agosto 2004. Il più recente maremoto italiano è stato quello che si è innescato poco dopo le ore 13 del giorno 30 dicembre 2002 nell’area di Stromboli, con conseguente inondazione della fascia costiera fino ad altezza di alcuni metri sul livello medio del mare. L’evento anomalo ha determinato seri danni ai manufatti più vicini al mare e ha provocato il ferimento di alcune persone; esso si è avvertito lungo la costa siciliana nella zona di Milazzo e in quella campana nel porto di Marina di Camerota. Il maremoto è stato innescato da una frana sottomarina. E’ evidente che se l’onda anomala del 30 dicembre 2002 si fosse verificata 4-5 mesi prima (o dopo), durante la stagione estiva, i danni lungo le coste frequentate da migliaia di bagnanti, specialmente alle persone, sarebbero stati molto gravi. Gli eventi, elencati nel catalogo dei maremoti italiani riportato sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sono stati analizzati per individuarne le cause, ricostruire le aree interessate dai vari movimenti anomali del mare al fine di delimitare le zone costiere a rischio da tsunami e analizzare le disposizioni attuali per prevenire i danni. Un dato preoccupante è rappresentato dalla evidenza che ben 18 tsunami del passato (di diversa importanza) sono avvenuti nei mesi estivi che oggi costituiscono il classico periodo balneare caratterizzato da centinaia di migliaia di persone distribuite lungo le coste e le spiagge. E’ evidente che l’attuale spinta urbanizzazione e frequentazione estiva delle aree costiere renderebbe notevolmente più grave l’impatto di eventi simili a quelli storici. Le aree interessate sono le seguenti: Liguria (14 eventi); Stretto di Messina- Sicilia Orientale-Calabria meridionale tirrenica- Isole Eolie (23 eventi); Adriatico (10 eventi); Golfo di Napoli (10 eventi); Toscana (3 eventi); Sicilia settentrionale (2 eventi); Sicilia meridionale (2 eventi); Calabria settentrionale ionica (1 evento); Lazio (1 evento). La massima altezza che l’acqua marina ha raggiunto invadendo l’area emersa (Runup) è stata valutata tra 6 e 15 m (si ricordi che lo tsunami del 26 dicembre 2004 verificatosi in Indonesia determino runup massimo di alcune decine di metri di altezza)”.

“La correlazione – prosegue Ortolani – tra movimenti anomali del mare, eventi sismici, ubicazione delle strutture sismogenetiche ha consentito di individuare le seguenti cause dei maremoti italiani: terremoti generati da strutture sismogenetiche che interessano in parte l’area costiera emersa e sommersa (Calabria, Sicilia orientale, Gargano, Ancona); grandi e rapide frane sottomarine innescate prevalentemente da terremoti ed eruzioni; grandi frane costiere subaeree; accumulo antropogenico di terreno di riporto sul ciglio della scarpata continentale. La ricerca ha evidenziato che il maggior numero di eventi è stato provocato da grandi e rapide frane sottomarine innescate prevalentemente da terremoti avvenuti anche in aree distanti dalla costa. I fenomeni più gravi si sono verificati nel Tirreno Meridionale-Stretto di Messina-Sicilia Orientale. Il maremoto più disastroso, paragonabile per numero di vittime a quello avvenuto il 26 dicembre nel Sud Est Asiatico, nel Golfo del Bengala, è quello che si verificò circa 10 minuti dopo il sisma del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina provocando decine di migliaia di morti. Lo studio aveva evidenziato fin dal 2005 che il maremoto del 1908 non fu provocato direttamente dal sisma, come si riteneva, ma da una grande frana sottomarina, verificatasi nello Stretto di Messina a sud di Reggio Calabria, che fu innescata dallo scuotimento sismico. Il dato preoccupante che si porge all’attenzione dei cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni è che le aree costiere italiane a rischio da tsunami, già individuate con vari studi, ancora non sono tutelate da interventi strutturali preventivi né da attive misure di monitoraggio, di didattica e protezione civile. La ricerca espletata nelle aree più colpite dai maremoti del passato ha messo in luce che se si ripetesse oggi un evento simile durante il periodo balneare si registrerebbero scene drammatiche e luttuose simili a quelle verificatesi nel sud est asiatico durante il disastroso evento del 26 dicembre 2004. Il rischio da tsunami non è nemmeno preso in considerazione nei piani stralcio per la difesa dal rischio idrogeologico. E’ evidente che bisogna recuperare il tempo perso e attivare idonei interventi di prevenzione al fine di preparare le aree costiere e la popolazione ad affrontare il rischio ambientale derivante da potenziali maremoti. Alla luce dei risultati dello studio si evince l’importanza di elaborare linee guida per la valutazione del rischio da onda anomala delle aree costiere e dell’impatto ambientale sulle infrastrutture di notevole rilevanza (aereoporti, porti, centrali elettriche, impianti industriali, strade e ferrovie ecc.). Vanno altresì messi a punto e attivati adeguati sistemi di educazione ambientale (per es. come comportarsi qualora ci si trovi su una spiaggia d’estate e si avverta un terremoto, oppure si noti un improvviso e sensibile abbassamento del livello dell’acqua) monitoraggio marino e costiero ed elaborati i Piani di Protezione Civile Comunali tesi soprattutto a proteggere la popolazione durante il periodo balneare”.

“Temo – conclude amaramente il geologo napoletano – che per introdurre le necessarie “precauzioni” per stare più sicuri lungo le coste e le spiagge i rappresentanti delle istituzioni attenderanno il prossimo maremoto: speriamo che non sia disastroso.

 Peppe Caridi (meteoweb.it)

La Tav spaventa il Garda Si mobilita il fronte del «no»

http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/817184_la_tav_spaventa_il_garda_si_mobilita_il_fronte_del_no/?refresh_ce

Dai Comuni una richiesta a Roma: «Rifare la Valutazione d’impatto e spostare il tracciato dalle colline» I movimenti: «Governo arrogante»

Cantieri Tav: sul Garda l'avvio dei lavori è fissato al 2016

Cantieri Tav: sul Garda l’avvio dei lavori è fissato al 2016

Flavio Marcolini
Il decreto «Sblocca Italia» che libera i fondi per la Tav Brescia-Padova riaccende su più fronti, dalle istituzioni ai movimenti, l’opposizione del Basso Garda all’infrastruttura da 2,4 miliardi, che attraverserà i colli morenici tra Calcinato, Lonato, Desenzano, Pozzolengo e Peschiera.
ALL’INDOMANI dell’annuncio del decreto, che assegna 1.3 miliardi all’esecuzione del progetto, il sindaco di Desenzano, Rosa Leso, insieme ad altri 14 sindaci dei Comuni coinvolti, e ad associazioni come il Comitato colline moreniche e Legambiente, sta preparando una lettera da inviare direttamente a Ferrovie e Ministero.
Si chiede («a gran voce», ci tiene a specificare Rosa Leso) di rivedere daccapo la Valutazione d’impatto ambientale, e si propone («perché la speranza è l’ultima a morire») di riprendere in considerazione di spostare la nuova ferrovia a sud delle colline moreniche.
UNA PROPOSTA sul tavolo da anni: già nel 2010 la Commissione trasporti della Camera aveva approvato una risoluzione per spostare la Tav dal Garda. Poi si erano mossi i Comuni, la Provincia, la Regione. Ma ora che l’opera comincia ad essere finanziata, l’unico progetto sul tavolo è ancora quello che prevede il passaggio, oggettivamente devastante, sui colli morenici.
Il 31 luglio scorso l’ultimo incontro, tra sindaci e associazioni ambientaliste del basso Garda, per riprendere l’iniziativa. «Il tempo stringe – conclude Leso -: la Tav è già arrivata a Brescia. Se non sarà possibile spostare il tracciato, allora dovremmo cambiare strategia anche noi. E cercare di limitare i danni».
Si mobilita intanto anche il coordinamento dei comitati No Tav, assolutamente contrario all’opera ma anche allo spostamento, che secondo il movimento servirebbe solo a «spostare altrove gli stessi problemi e lo stesso spreco di soldi».
Il portavoce Danilo Zeni definisce «arrogante» la decisione del Governo di stanziare i fondi per la Tav Brescia-Padova, e sottolinea il paradosso: nelle stesse ore di questo annuncio, le Ferrovie sospendono 12 treni regionali proprio tra Desenzano e Peschiera, in piena stagione turistica.
Domani alle 21 una prima risposta dal movimento giungerà dall’assemblea intercomunale che si svolgerà alla biblioteca di via Zambelli a Lonato. Seguiranno volantinaggi No Tav alla imminente Festa del vino di San Martino e alla Festa dell’uva di Colombare.

Alessandro Gatta

Tanti giovani scout al cantiere del tunnel geognostico della Maddalena

 http://www.tgvallesusa.it/?p=10287TG Valle SusaSessanta scout hanno voluto vedere da vicino il cantiere del tunnel geognostico. Sarà motivo di studio e riflessione nei mesi a venire

di Gabriella Tittonel

Per capire occorre guardare da vicino. Per questo una sessantina di scout lo scorso sabato ha voluto vedere da vicino il cantiere del tunnel geognostico della Maddalena, affrontando sentieri nei boschi che li hanno condotti anche a scoprire gli antichissimi ripari degli umani di migliaia di anni fa, questo nella zona archeologica che, luogo ambito di visite da tutta Europa, attualmente deve fare i conti con il cantiere che ha annullato anche il noto percorso della via francigena.

I giovani e i loro accompagnatori hanno anche voluto conoscere nei giorni di campo quale sia realmente la questione intorno al tema del dissenso all’opera del Tav, incontrando esperti, valligiani. Quanto raccolto in queste loro attività, fatte con molta attenzione e partecipazione, sarà certamente motivo di studio e riflessione nei mesi a venire. Indispensabile per costruire un futuro diverso, attento alle necessità delle persone e al rispetto e cura della terra.

G.T. 03.08.14

Il rapporto segreto che aiuta Israele a nascondere i fatti.

La disinvoltura dei portavoce di Israele è radicata in regole stabilite dal sondaggista Frank Luntz

di Davide Amerio

titolo originale: The secret report that helps Israel hide facts

di Patrick Cockburn pubblicato su www.independent.co.uk

I portavoce israeliani hanno il loro bel da fare nello spiegare come hanno ucciso più di 1000 Palestinesi in Gaza, molti dei quali civili, a confronto con appena tre civili uccisi in Israele dai razzi e mortai di Hamas. Ma in televisione, nelle radio e sui giornali, i portavoce del governo israeliano, come Mark Regev, appaiono furbi e meno aggressivi rispetto ai loro predecessori, che spesso erano visibilmente indifferenti a quanti palestinesi erano stati uccisi.

C’è una ragione per questo miglioramento delle competenze di PR (Public Relation n.d.t) dei portavoce israeliani. Stando a quello che si dice, il copione che stanno utilizzando è uno studio professionale, ben studiato e riservato, su come influenzare i media e l’opinione pubblica in America e in Europa. Scritto dall’esperto sondaggista repubblicano e stratega politico, il dottor Frank Luntz, lo studio è stato commissionato cinque anni fa da un gruppo chiamato Il Progetto Israele, con uffici negli Stati Uniti e in Israele, per l’utilizzo da parte di coloro “che sono in prima linea nella lotta contro la guerra mediatica per Israele “.

Ognuna delle 112 pagine del libretto è contrassegnata “non per la distribuzione o la pubblicazione” ed è facile capire il perché. La relazione Luntz, ufficialmente intitolata ” Il Dizionario della Lingua Globale del Progetto Israele 2009“, è trapelata quasi subito aNewsweek online, ma la sua vera importanza è stata raramente riconosciuta. Dovrebbe essere una lettura obbligatoria per tutti, specialmente i giornalisti, interessati a qualsiasi aspetto della politica israeliana riguardo alle sue “fare e non fare” per i portavoce israeliani.

Questi sono molto illuminanti per il divario tra ciò che i funzionari e i politici israeliani credono davvero, e quello che dicono, quest’ultimo modellato nei minimi dettagli con sondaggi per determinare quello che gli americani vogliono ascoltare. Certo, nessun giornalista che intervista un portavoce israeliano può farlo senza leggere questa anteprima di molti dei temi e frasi utilizzate dal signor Regev e dai suoi colleghi.

Il libretto è pieno di consigli sostanziosi su come si dovrebbero modellare le loro risposte per diversi tipi di pubblico. Ad esempio, lo studio afferma che “gli americani concordano sul fatto che Israele ha diritto a frontiere difendibili”. Ma non si dice nulla di preciso per definire esattamente come dovrebbero essere quei confini. Evitare di parlare di confini in termini di pre-o post-1967, perché serve solo a ricordare agli americani la storia militare di Israele. Soprattutto a sinistra questo ti danneggia.  Ad esempio, il supporto per il diritto di Israele a confini difendibili cade da un esaltante 89 per cento a meno del 60 per cento quando si parla in termini di 1967.

Cosa dire riguardo al diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi che sono stati espulsi o sono fuggiti nel 1948 e negli anni successivi, e che non sono autorizzati a tornare alle loro case? Qui il dottor Luntz offre sottili consigli per i portavoce, dicendo che “il diritto al ritorno è un problema difficile da comunicare efficacemente per gli israeliani  perché gran parte del linguaggio israeliano suona come le parole ‘separati ma uguali’ dei segregazionisti negli anni ’50 e ’80 sostenitori dell’apartheid. Il fatto è che gli americani non amano, non credono e non accettano il concetto di ‘separati ma uguali’. ”

Franz Luntz

Come dovrebbero regolarsi i portavoce con quello che il libretto ammette essere una domanda difficile? Dovrebbero fare una “domanda”, sulla base del fatto che gli americani non amano le persone che fanno domande”. Poi dicono ‘ i Palestinesi non si sono accontentati del proprio stato. Ora stanno chiedendo territorio all’interno di Israele’”.  Altre proposte per una effettiva risposta israeliana includono l’affermazione che il diritto al ritorno potrebbe diventare parte di una accordo definitivo “a un certo punto in futuro”.

Dr Luntz osserva che gli americani nel loro complesso hanno paura dell’immigrazione di massa negli Stati Uniti, così parlare di “immigrazione palestinese di massa” in Israele questa  non sarà accolta favorevolmente dagli americani. Se non altro funziona dire che il ritorno dei palestinesi potrebbe “deviare gli sforzi per raggiungere la pace”.

La relazione Luntz è stata scritta all’indomani dell’operazione Piombo Fuso nel dicembre 2008 e gennaio 2009, quando 1.387 palestinesi e nove israeliani furono uccisi.

C’è un intero capitolo su “isolare l’Iran sostenuta da Hamas come un ostacolo alla pace”. Purtroppo, all’arrivo dell’attuale operazione Protective Edge, che ha avuto inizio il 6 luglio, c’è stato un problema per i propagandisti israeliani perché Hamas aveva litigato con l’Iran sulla guerra in Siria e non ha avuto contatti con Teheran. Relazioni amichevoli sono stati ripresi solo negli ultimi giorni – grazie alla invasione israeliana.

Gran parte del consiglio del dottor Luntz è di circa il tono e la presentazione del caso israeliano. Dice che è assolutamente cruciale per trasmettere empatia per i palestinesi: “Persuadables [sic] non si curano di quanto si sa fino a che non sanno quanto vi preoccupate. Mostrate empatia per entrambi i lati! “Questo potrebbe spiegare perché un certo numero di portavoce israeliani sono quasi lacrimosi per le difficoltà dei palestinesi martellati da bombe e proiettili israeliani.

In una frase in grassetto, sottolineato e scritto in minuscolo, il dottor Luntz dice che il portavoce o leader politici israeliani non devono mai, mai giustificare “il massacro deliberato di donne e bambini innocenti” e devono aggressivamente sfidare coloro che accusano Israele di un tale crimine. Il portavoce israeliano ha lottato per essere fedele a questa prescrizione quando 16 palestinesi sono stati uccisi in un rifugio delle Nazioni Unite a Gaza lo scorso Giovedi.

C’è una lista di parole e frasi da utilizzare e una lista di quelle da evitare. Schmaltz è molto richiesto: “Il modo migliore, l’unico modo, per raggiungere la pace duratura è quello di raggiungere il rispetto reciproco.” Soprattutto, il desiderio di Israele per la pace con i palestinesi va sottolineato in ogni momento, perché questo  è quello che la stragrande maggioranza degli americani  vuole che accada. Ma ogni influenza su Israele per fare effettivamente la pace può essere ridotta affermando “un passo alla volta, un giorno alla volta”, che sarà accettato come “un approccio di buon senso per l’equazione terra in cambio di pace”.

Dr Luntz cita come un esempio un “efficace slogan israeliano” che recita: “In particolare voglio raggiungere le madri palestinesi che hanno perso i loro figli. Nessun genitore dovrebbe seppellire il proprio bambino”.

Benjamin Netanyahu

Lo studio ammette che il governo israeliano non vuole veramente una soluzione a due stati, ma dice che questo dovrebbe essere mascherato, perché il 78 per cento degli Americani lo vuole. Le speranze per il miglioramento economico dei palestinesi devono essere sottolineate.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu è citato con vigore quando dice che è “tempo per qualcuno di chiedere ad Hamas: Che cosa stai facendo per portare prosperità al tuo popolo?”. L’ipocrisia di questo tizio convince: sono i sette anni di assedio economico israeliano che hanno ridotto Gaza alla povertà e alla miseria.

In ogni occasione, la presentazione degli eventi dei portavoce israeliani è orientata a dare agli Americani ed Europei l’impressione che Israele vuole la pace con i palestinesi ed è disposto a compromessi per raggiungere questo obiettivo, quando tutte le prove dicono che non è così. Anche se non era nelle intenzioni, alcuni studi più rivelatori sono stati scritti in tempo di guerra e di pace sul moderno Israele.

 The Israel Project’s 2009 GLOBAL LANGUAGE DICTIONARY (Pdf versione italiana)

D.A. 02.08.14

Polveri. Serata informativa a Giaglione: la necessità di sapere non è per tutti?

Inquinamento da polveri del cantiere del costruendo tunnel geognostico della Maddalena di Chiomonte. La salute dovrebbe avere priorità assoluta. Richiesta una indagine seria all’interno dell’Unione dei Comuni, per un problema che, oltre a essere sanitario, è certamente politico.

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di Gabriella Tittonel

La domanda è rimasta nell’aria a fine della più che interessante serata informativa sull’inquinamento da polveri del cantiere del costruendo tunnel geognostico della Maddalena di Chiomonte: da che parte stanno il Sindaco e gli amministratori di maggioranza di Giaglione sulla questione tav – salute? Questo perché, nonostante  la richiesta inoltrata dal gruppo consigliare di minoranza, il locale della palestra non è stato  concesso per la serata, nonostante la richiesta ne prevedesse l’utilizzo solo in caso di maltempo. Motivo addotto quello strettamente  inerente al regolamento di concessione. Anche se, al di là delle norme stabilite in convenzione, non andrebbero mai tralasciate quelle del buonsenso.

E così di polveri e salute, in Giaglione e valle, se ne è parlato sotto alcuni gazebo, alla mercè di un furioso temporale, con tuoni, lampi e acqua a secchiate, che comunque non hanno vanificato il desiderio degli intervenuti di conoscere quanto realmente sta accadendo sul territorio.

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Aiutati in questo dal capogruppo di Minoranza Monica Gagliardi, che ha aperto la serata e presentato i relatori: Luca Giunti, già consulente sulla questione tav per la Comunità Montana Bassa Valle di Susa, Marco Tomalino,medico, Rossana Beccarelli, Già Direttore sanitario del S. Giovanni di Torino, Claudio Cancelli, ingegnere del Politecnico e Gabriele Donvito, ingegnere elettronico.

Preoccupanti i vari aspetti presentati, quelli di un’opera ( definita fallimentare sotto ogni punto di vista) che alcuni non temono di ricordare a ogni piè sospinto essere prioritaria e che a oggi vede un cunicolo che si inoltra nella montagna per 1157 metri, realizzata con notevole ritardo amministrativo e tecnico e che potrebbe essere realizzata al 50% non prima di fine anno 2015. Salvo imprevisti possibili su un territorio estremamente critico. Opera capace però di divorare risorse indispensabili altrove, per le scuole, gli ospedali, il lavoro.

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E opera capace di segnare pesantemente la salute degli abitanti, a causa delle polveri derivanti dallo scavo della galleria, dalle movimentazioni dello smarino, dai manufatti con il cemento. Non tranquillizzano, hanno sottolineato i relatori, i pochi dati forniti dall’Arpa, da LTF, questo perché non esistono in realtà soglie di sicurezza e perché le piccolissime particelle, che non spariscono mai , che  continuano a volteggiare in valle dentro a quel primo strato di atmosfera che lambisce i mille metri di altezza e che può essere paragonato a una  sorta di acquario dove vivono persone, si mescolano sostanze. E se già attualmente si registrano picchi notevoli che accadrà se si dovessero aprire i cantieri di Susa, di Bussoleno? Ci dobbiamo sicuramente attendere una situazione drammatica, che potrebbe vedere la Valle di Susa tra i  luoghi più inquinati d’Italia: questo quanto sottolineato.

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Per questo motivo si richiede che parta immediatamente una indagine seria all’interno dell’Unione dei Comuni, per un problema che, oltre a essere sanitario, è certamente politico. E che potrebbe essere non messo in primo piano anche in ragione della nascita della città metropolitana.

Insomma, la salute dovrebbe avere priorità assoluta. Nonostante i grossi interessi che un’opera come questa si porta dietro. E che vanno a incidere anche sulla questione dell’acqua. Bene comune e irrinunciabile. A Giaglione si sta guardando con attenzione anche a questo aspetto.

G.T. 03.04.14