Priorità M5S: la pasta per gli immigrati è un problema, non la digeriscono

a proposito di 10milioni, sono anche italiani IN POVERTA’ ASSOLUTA CENSITI DALL’ISTAT AI QUALI PIACEREBBE AVERE IL PROBLEMA DI NON DIGERIRE LA PASTA
i REFERENDUM DELLA LEGA, quelli sì che incidevano su milioni di persone. Ma come denuncia il grillino, M5S nicchia, ovvio, è della Lega, quindi fanculo gli esodati e pensionandi. Si fottano. Per non parlare della Legge Mancino usata per perseguire il reato di opinione. Non nel medioevo, OGGI, nella società civile.  

contro l’iniziativa 10 MILIONI SENZA SENZA CIBO? No, senza rappresentanza a loro dire. Non si sono accorti di cosa fosse la UE, viva la preparazione PRATICAMENTE QUESTIONE DI POLTRONE i rivoluzionari

martedì, 22, luglio, 2014

Sulla pagina facebook della deputata grillina Marialucia Lorefice si puo’ leggere:
“Martedì 15 Luglio ho depositato un’interrogazione a risposta scritta sul problema della gestione dei pasti nei centri di prima accoglienza. Lo spunto è stato un articolo di giornale uscito nei giorni scorsi che faceva riferimento ai pasti che vengono buttati quando non sono consumati. In realtà, stavamo già prestando attenzione alla questione pasti, poiché, sebbene quelli offerti rispondono alle caratteristiche dieta mediterranea, la migliore, i migranti provengono da zone in cui sono abituati a nutrirsi di cose ben diverse; questo significa che anche la semplice pasta diventa per loro un problema. Non riescono a digerirla.
Il problema si pone anche per determinati tipi di carne. I musulmani non mangiano carne di maiale. Abbiamo avuto modo di parlare con la Prefettura di Ragusa di questo aspetto e credo si stia mobilitando per affrontarlo. In questi giorni sono stati ritrovati nei cassonetti della spazzatura decine di portate di cibo ancora cellophanate provenienti dal CPSA; i carabinieri della compagnia di Modica hanno avviato un’indagine in merito, per verificare la corrispondenza tra il numero di pasti fornito quotidianamente e il numero degli ospiti del centro e per verificare il rispetto delle tradizioni religiose dei migranti attraverso una giusta scelta degli alimenti; il contratto relativo al servizio di ristorazione prevede che nella scelta degli alimenti debbano essere rispettati i vincoli costituiti dalle regole alimentari dettate dalle diverse scelte religiose, ma niente si dice in riferimento alla gestione dei pasti che avanzano; i pasti vengono consegnati 3 volte al giorno ad orari ben precisi;
Al ministro dell’Interno abbiamo chiesto:
-se non ritenesse opportuno estendere le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica del 29 aprile 2010 al servizio mensa per i migranti, gestendo le eccedenze alimentari attraverso iniziative di solidarietà per la destinazione del cibo ad enti assistenziali, evitando in tal modo che numerose pietanze finiscano nella spazzatura;
-se, di concerto con il Prefetto, per quanto di competenza, nel rispetto della libertà di religione dei migranti, non intendesse prendere in considerazione la possibilità di modificare gli orari di distribuzione dei pasti, conseguentemente a particolari periodi di preghiera come quello attuale del ramadan;
-se non ritenesse opportuno verificare che le pietanze distribuite non siano in contrasto con i principi e le abitudini alimentari e culturali dei migranti.”
http://www.imolaoggi.it/2014/07/22/priorita-m5s-la-pasta-per-gli-immigrati-e-un-problema-non-la-digeriscono/

Gela, la strage venuta dal passato

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Ricostruito un altro eccidio commesso dai soldati USA in Sicilia nel 1943.
Tra le vittime cinque civili che partecipavano a un funerale: gli americani hanno scambiato le fasce del lutto per divise fasciste
 
Stavano partecipando a un funerale, accompagnando una delle tante vittime di quei giorni sanguinosi. E portavano al braccio la fascia nera del lutto, come si faceva in Sicilia. Un dettaglio che li ha fatti scambiare per camicie nere fasciste e fucilare sul posto dagli americani.
È questa l’ultima tragica novità che emerge dalla ricostruzione dei massacri di soldati italiani prigionieri e di civili condotti dalle truppe americane nella zona di Gela subito dopo lo sbarco del luglio 1943. Esecuzioni a freddo, portate a termine con spietata brutalità per eseguire un ordine del generale George Patton.
All’epoca dopo la denuncia di un cappellano statunitense, il colonnello William King, sconvolto per i mucchi di cadaveri con ferite a bruciapelo, la corte marziale americana istruì due processi, rimasti segreti per decenni.
Uno dei responsabili dei massacri riuscì a farsi assolvere perché dimostrò che il suo comandante, il generale Patton, aveva detto di non fidarsi degli italiani e di ammazzarli quando si arrendevano dopo avere combattuto. L’altro fu condannato all’ergastolo, ma rilasciato dopo pochi mesi nel timore che la notizia delle esecuzioni diventasse pubblica e venisse sfruttata dalla propaganda nazista.
Solo negli ultimi anni, le ricerche di Stefano Pepi, Domenico Anfora e del senatore Andrea Augello – pubblicate in due volumi editi da Mursia – hanno permesso di fare pienamente luce sull’eccidio di 70 prigionieri italiani e 4 tedeschi.
Furono uccisi dopo la conquista dell’aeroporto di San Pietro, nei dintorni di Caltagirone, indicato con l’antico nome di Biscari sulle mappe USA. Contrariamente ai luoghi comuni sullo sbarco in Sicilia, nella zona di Gela la resistenza delle truppe italiane fu molto decisa e mise in crisi le avanguardie americane. Un contrattacco della divisione Livorno riuscì a sfondare le linee e la battaglia proseguì ininterrottamente per cinque giorni, in un caldo torrido, sotto il tiro incrociato delle artiglierie. Da parte statunitense ci furono esecuzioni sommarie di militari ma anche di civili, accusati di avere fatto fuoco sui paracadutisti alleati: in quel momento, gli americani non erano ancora “i liberatori”.
Gran parte delle fucilazioni avvenne il 14 luglio 1943 nei dintorni dell’aeroporto. Ma il cappellano King aveva descritto nella deposizione alla corte marziale un altro eccidio, indicando la posizione in cui aveva visto otto corpi in località Contrada Saracena. E oggi tre delle vittime sono state identificate: Luigi Poggio, Angelo Maesano e Colombo Tabarrini, tre militi delle Camicie Nere in servizio nella contraerea dell’installazione di San Pietro. Luigi Lo Bianco, all’epoca quindicenne, ha parlato ai ricercatori di un gruppo di camicie nere uccise nella stessa zona indicata dal cappellano King, che il senatore Augello è riuscito a identificare grazie agli archivi dell’Albo d’oro sui caduti italiani in guerra.
Ma la testimonianza più sconvolgente è venuta dalla memoria di Gesualdo Mineo, ora deceduto. Mineo ricorda di avere visto le altre cinque vittime: abitanti della zona che dovevano recarsi a un funerale e per questo indossavano camicie nere o le fasce del lutto. Un abbigliamento che gli americani hanno confuso con le uniformi della milizia fascista, facendo finire questi cinque uomini al muro. Ci sarebbe anche un’ipotesi sui loro nomi e sul luogo di sepoltura, ma gli accertamenti non sono stati ancora comunicati alle famiglie. I risultati della ricerca invece sono stati consegnati ai carabinieri, che provvederanno a trasmetterli all’autorità giudiziaria. I crimini di guerra infatti non sono prescritti. Ma finora le indagini penali aperte dalle procure militari italiane su quegli eccidi venuti dal passato non hanno portato a risultati.
Gianluca Di Feo
 
(I collegamenti inseriti sono nostri)

Eugenetica applicata

 Malattie senza frontiere.
Da qualche tempo per le vie di Londra è stato notato un furgoncino bianco con l’ insegna del NHS (National Health Service), il sistema sanitario inglese, che circolava all’ indomani della Seconda guerra mondiale ed era scomparso alla fine degli anni °70.
L’ obiettivo del progetto è il monitoraggio della tubercolosi. In certi quartieri della città il tasso d’ infezione è ai livelli di paesi come Brasile, Nigeria, Irak, il che fa di Londra “la capitale d’ Europa occidentale per la tbc” (Financial Times, 24 marzo 2014).
la malattia era andata progressivamente declinando nei paesi industrializzati ma, stima l’ OMS, è ancora responsabile di quasi 9 milioni di nuovi casi ogni anno, 3 milioni dei quali non diagnosticati e non curati; provoca oltre un milione di morti per il 95% concentrati nei paesi a basso e medio reddito, con India, Cina, Sud Africa, Indonesia, e Pakistan in testa.
Ora il “killer dei poveri minaccia i ricchi”.
Il problema, secondo il quotidiano finanziario, è che alla tbc sono destinate meno risorse rispetto ad altre malattie.
Nel 2013 la spesa in ricerca sulla tbc dei National Institutes of Health americani è stata di 266 milioni di dollari, a fronte dei 2,9 miliardi di spesa per l’ AIDS, nonostante un analogo tributo di vittime. Complessivamente la spesa in ricerca e sviluppo sulla tbc si è ristretta nel 2012 di 30 milioni di dollari.
L’ OMS ha sollevato un nuovo allarme su una possibile pandemia da tbc in Europa perché le tradizionali terapie multi-farmaco falliscono in circa un quarto dei casi...
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=210820#210820  

Disoccupato affamato ruba 10 euro di cibo, rischia fino a 10 anni

E VUOI CHE SIA UNA PRIORITA’ Della tanto solidale Boldrini?

martedì, 22, luglio, 2014

Rubare per crisi e beccarsi tre anni di carcere o forse più. Certo se non va giustificato l’atto, di per sé illecito, va contestualizzato e sottolineato che si trattava di un furto di circa 10 euro. Protagonista della vicenda un uomo di 45 anni, che ha rischiato una pena da tre a dieci anni di reclusione per aver rubato una confezione di carne macinata e una di mazzancolle. Un semplice furto che si è infatti trasformato in una rapina impropria perché, scoperto a trafugare gli alimenti da un addetto, l’uomo ha colpito il commesso con una baguette.
I fatti si sono svolti a Torino in un supermercato Lidl. L’uomo, disoccupato da due anni, dopo aver perso il lavoro di meccanico con cui si manteneva, non ha trovato null’altro. E così ha deciso di rubare quegli alimenti per poter mangiare. Proprio questo, unito al fatto che le scatolette avevano un valore di poco inferiore ai dieci euro, gli sono valsi il riconoscimento delle attenuanti generiche, “cosa che succede sempre meno frequentemente”, come ci dice il suo legale, l’avvocato Vincenzo Valerio Donato.
Il quarantacinquenne è stato arrestato appena fuori dal supermercato. Dai controlli effettuati è risultato essere in regola con tutti i permessi da oltre dieci anni. Il suo avvocato ha chiesto un patteggiamento ad undici mesi, risultato dei tre anni (pena minima) con sottratte le attenuanti generiche e la scelta di andare a giudizio abbreviato. “Venerdì avremo una risposta sulla richiesta di patteggiamento – ci dice ancora l’avvocato Donato -. Questa è subordinata ad una serie di cose che dovrà fare il mio assistito, tra cui il pagare gli alimenti trafugati e il versare una somma di denaro (100 euro, ndr) al lavoratore colpito”.

Gli USA stanziano ulteriori 400000 $ per inviare spam a Cuba via SMS

Il giornalista statunitense, Tracey Eaton, pubblica sul suo blog ‘Along the malecon’ che il governo USA ha assegnato, lo scorso giugno, ulteriori 400000 $ per inviare messaggi di testo a Cuba via cellulare (SMS) utilizzando un social network chiamato ‘Piramideo’ nonostante il recente scandalo causato dalla diffusione di un progetto simile dal nome di ‘ZunZuneo’.

Un impulso per Piramideo
Tracey Eaton

Il governo USA ha consegnato, in giugno, ulteriori 400000 $ alla società del Maryland che ha progettato e gestisce ‘Piramideo’, un social network diretto ad inviare milioni di messaggi di testo a Cuba.
L’Ufficio di Trasmissioni a Cuba ha firmato il contratto, per un anno, con la Washington Software Inc. il 20 giugno. I registri mostrano che i 400000 $ andranno ad ‘altri servizi informatici.’ Non ci sono altri dettagli ad eccezione dei codici di governo: IGF :: CL :: IGF.
IGF è l’acronimo di “funzioni inerentemente governative.” CL indica “funzioni strettamente associate.”
La mia ipotesi è che i 400mila dollari andranno a Piramideo, anche se il contratto non lo specifica.
Il contratto eleva a 4321173 dollari l’importo totale versato alla Washington Software, dal giugno 2011.
La maggior parte del denaro è andato nello sviluppo e funzionamento del sistema di messaggi brevi. I costi includono 451796$ destinati ad impedire che il governo cubano intercetti i messaggi elettronici.
L’Ufficio di Trasmissioni a Cuba opera con Radio e TV Martí. Il suo direttore Carlos García Pérez ha detto, in una comunicato, all’inizio di quest’anno: “Piramideo è un ulteriore strumento di comunicazione, come la radio, la televisione, DVD, unità flash, messaggi e-mail e di testo, che i mezzi di comunicazione Martí offrono al suo pubblico”.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=73230

Veterani USA e veterani israeliani

mi stupisco molto come tra i veterani dell’esercito israeliano ci sia una minore quantità di suicidi o addirittura non ce ne sia nessuno come tra i veterani USA. Tra questi circa settemila l’anno si tolgono la vita certamente come conseguenza di ciò che hanno visto o fatto nelle innumerevoli guerre fatte dagli USA. Molti finiscono al manicomio oppure cercano scampo nella droga.
Perchè tra i veterani dei soldati ebrei che uccidono quasi soltanto popolazione civile donne e bambinii spesso in situazioni allucinanti di violenza non ci sono suicidi?
La risposta che io mi sono data ma che potrebbe essere sbagliata è che sono educati dai loro rabbini a non considerare esseri umani ma soltanto “bipedi parlanti” i non ebrei e che quindi per loro uccidere un bambino palestinese è più o meno come tirare il collo ad una gallina.
Pietro Ancona
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=210824#210824

Brebemi e Tem, apertura con proteste

tutti a predicare l’indispensabilità dell’opera, CERTO CHE SONO INDISPENSABILI. DOVE MAGNANO SENNO’ STI PORCI MAFIOSI???
Poi scoppiano gli SCANDALI (se la magistratura vuole) tanto il cittadino e la natura CHI LI RISARCISCE E RISANA???????
BRE BE MI

Costi lievitati, caro-pedaggi e imbuti verso Milano per le due arterie. Taglio del nastro anche per 7 km della Tangenziale esterna
di Paolo Marelli
Costi lievitati, casse prosciugate e richieste di sgravi fiscali all’Erario. E ancora: cantieri in ritardo, proteste sugli espropri dei terreni, polemiche sul caro pedaggi, aree di servizio chiuse e le tre corsie che finiscono in un «imbuto» in mezzo ai campi. Eccole le incognite che fanno risuonare un Sos per le nuove autostrade lombarde. Un grido d’allarme per tre grandi opere regionali – Pedemontana, Brebemi e Tem – che echeggia proprio alla vigilia della doppia apertura per la «direttissima» Brescia-Milano e per il primo tratto (7 km) della Tangenziale est esterna. Una duplice inaugurazione, quella di domani, con il premier Matteo Renzi che taglierà il nastro.
Dopo 18 anni d’attesa e 5 di lavori, finalmente è arrivato il giorno del semaforo verde per i 62 km della Brebemi. Ribattezzata A35, la nuova autostrada, con i suoi 35 mila veicoli al giorno stimati (all’inizio erano 70 mila), alleggerirà la morsa del traffico sulla A4. Ma le luci che si accenderanno per il gran debutto non scacceranno le ombre che si allungano sulla grande opera. Soprattutto a cominciare dal raddoppio dell’investimento (tutto finanziato da privati), che dagli 866 milioni di euro previsti è salito a 1,6 miliardi, pari a un costo di 25,8 milioni di euro al km. Ecco perché i principali azionisti, Gavio e Intesa San Paolo, hanno chiesto al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) una defiscalizzazione di 497 milioni di euro e un contributo pubblico di 80 milioni di euro.
Guai finanziari che non risparmiano nemmeno la Pedemontana, controllata dalla Serravalle. Al punto che anche la società autostradale ha presentato analoga richiesta al Cipe. Obiettivo? Un super bonus fiscale da 450 milioni. Uno sgravio cruciale considerato che la disponibilità economica si aggira attorno a 1,7 miliardi di euro a fronte di un investimento complessivo di 5 miliardi, per costruire un’autostrada che collegherà Varese con Bergamo lungo un tracciato di 87 km, più 70 di viabilità connessa. Ma, senza soldi in cassa, soltanto il primo lotto della Pedemontana (30 km) sarà ultimato per l’Expo. Entro maggio 2015, invece, saranno terminati i 32 km della Tem (la futura A58), di cui da domani – dopo due anni di lavori e una spesa di 180 milioni di euro (25,7 milioni al chilometro) – saranno percorribili i 7 km a tre corsie da Pozzuolo Martesana a Liscate. Sulla Tangenziale est esterna, però, continua a pesare il nodo espropri, che tra l’altro rischia di far lievitare i costi. Infatti il pagamento dei cosiddetti «danni zootecnici», causati alle aziende agricole nel mirino degli espropri, potrebbe far innalzare i 246 milioni di euro finora previsti per coprire i costi per l’acquisizione delle aree.

Ieri, intanto, si è concluso con un altro nulla di fatto e l’ennesimo rinvio al 28 luglio, l’incontro fra Tem, Regione e Coldiretti per raggiungere un’intesa sulla questione. E se la società Tem fa sapere che con 728 dei 1.500 proprietari di terreni e immobili lungo il tracciato è già stato siglato un accordo bonario, Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia, osserva che 150 imprenditori della terra stanno aspettando da due anni una risposta e che la grande opera divorerà dieci milioni di metri quadrati di superfici agricole. Non a caso Legambiente parla di «una ferita per il territorio», riferendosi proprio a Brebemi e Tem. Così come si alzano le proteste degli enti locali per le auto che, provenienti da Brescia e Bergamo, finiranno la loro corsa negli imbuti della «Cassanese» e della «Rivoltana», strade che sono ancora in fase di riqualificazione. E proprio sull’ondata di traffico che invaderà queste due arterie, Franco De Angelis, assessore della Provincia di Milano, ha sollevato timori e preoccupazioni sia sui collaudi, sia sui costi di gestione. Due problemi che saranno affrontati oggi in un incontro con i vertici della società Tem.
Capitolo pedaggi. Gli automobilisti masticano rabbia perché sulla Brebemi si pagheranno 15 centesimi al km, più del doppio, rispetto ai 7 centesimi della A4. Mentre sulla Tem si prevede un pedaggio fra 12 e 15 centesimi al km. Ma sulla Brebemi non mancheranno nemmeno i disagi, perché sino a fine anno le due aree di servizio rimarranno chiuse, dopo che l’appalto per la loro gestione è andato deserto.

22 luglio 2014 | 10:24

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_luglio_22/brebemi-tem-apertura-proteste-c3096150-1176-11e4-affb-3320a03d21e8.shtml

BanKiMoon:condanno violenza Hamas.Condoglianze a Israele

ditemi se si può essere più criminali, e fortuna lo dice il capo dei dirittoumanisti, il leader della “società civile”

Il Cairo (Egitto), 22 lug. (LaPresse)

“Noi cerchiamo di fare di tutto per ridurre il numero di vittime civili”. Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu, sostenendo che sono i palestinesi che nascondono i terroristi tra la popolazione. “Siamo vittime del regime di Hamas”, ha aggiunto. “Hamas è come Al Qaeda, come Hezbollah, come Boko Haram”, ha concluso Netanyahu.

BAN KI-MOON: “CONDANNO LA VIOLENZA DI HAMAS, CONDOGLIANZE AGLI ISRAELIANI”. “Sono in Israele con il cuore gonfio di tristezza, ho visto dal vivo i razzi lanciati da Hamas che stanno colpendo il Paese, i quartieri dove vivono le persone, e questo è stato scioccante. Condanniamo questo tipo di violenze, vanno fermate subito”, ha detto il segretario dello Onu Ban Ki-Moon che con Netanyahu ha preso parte a una conferenza stampa congiunta. “Condanniamo – ha aggiunto – l’uso di questa forma di violenza (da parte di Hamas, ndr) contro gli obiettivi civili, le scuole e gli ospedali, non possiamo accettare questi lanci di razzi perché abbiamo l’obbligo internazionale di proteggere i civili. Quindi porgo le condoglianze al popolo di Israele in relazione a questa escalation di violenza”. Ha spiegato di aver parlato con la mamma del ragazzo 16enne morto, uno dei due civili rimasti vittime dei missili palestinesi. “Condivido le preoccupazioni del Consiglio di sicurezza espresse qualche giorno fa”, ha proseguito. “Le azioni militari che mettono a repentaglio la sicurezza di Israele non sono accettabili” e “capisco la necessità di proteggere il popolo di Israele. La ricostruzione dopo le violenze è uno degli aspetti importanti che dobbiamo perseguire, quindi se porremo fine alle violenze riconoscendo il diritto di Israele di esistere saremo già sulla buona strada”.

KERRY: “IL CESSA IL FUOCO NON BASTA”. “Raggiungere il cessate il fuoco non basta: è imperativo che ci sia un impegno serio in discussioni e negoziati” sulle “complicate questioni che hanno portato a questa crisi”. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, John Kerry, nel corso di una conferenza stampa al Cairo, dove ha incontrato il presidente egiziano Abdel Fatah el-Sissi. Al Cairo si trova anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon. “La comunità internazionale – ha aggiunto Kerry – è qui al lavoro perché vediamo troppo spargimento di sangue, anche di cittadini statunitensi”.

USA STANZIANO 47 MILIONI PER LA CRISI UMANITARIA A GAZA. “La crisi umanitaria a Gaza peggiora di giorno in giorno, la gente perde le case, l’accesso al cibo e l’acqua scarseggia. Gli Usa hanno stanziato 47 milioni di dollari in aiuti umanitari, ma sappiamo che la comunità internazionale dovrebbe fare di più”.

ITALIA-FRANCIA-GERMANIA: “PERSEGUIREMO LE MANIFESTAZIONI ANTISEMITE IN EUROPA”. I ministri degli Esteri di Italia, Germania e Francia hanno pubblicato una nota congiunta nella quale condannano “agitazioni antisemite, discorsi di odio contro gli ebrei, attacchi contro le persone di fede ebraica”, annunciando l’intenzione di procedere “con ogni mezzo legale disponibile” contro “antisemitismo, razzismo e xenofobia”.

http://www.lapresse.it/mondo/asia/ban-ki-moon-condanno-violenza-hamas-condoglianze-a-israele-1.547462

Ban Ki Moon piange i soldati dell’occupazione e ignora i 600 martiri della Striscia di Gaza
Evidenza – 22/7/2014

Ban_Ki_Moon_NetanyahuQudsn.ps. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki Moon ignora il sangue dei 610 martiri caduti negli ultimi 15 giorni d’attacco israeliano sulla Striscia di Gaza, mentre ricorda i soldati dell’occupazione caduti negli scontri con la resistenza palestinese nel sud di Gaza, annunciando la propria solidarietà alle loro famiglie.

La posizione di Ban Ki Moon è venuta fuori nel corso di una conferenza stampa col premier israeliano Benjamin Netanyahu, svoltasi oggi a Tel Aviv, in cui ha dichiarato: “è con tristezza che condanno l’uccisione degli israeliani innocenti avvenuta nei pressi di Gaza e causata dai razzi lanciati da Hamas”, aggiungendo che “Israele è un paese democratico ed è suo diritto autodifendersi. I missili lanciati da Gaza sono una cosa spiacevole, e Hamas protegge i civili”.

Ha dunque affermato la necessità “che il nuovo governo palestinese rinunci alla violenza e riconosca Israele”, invitando la comunità internazionale a tener conto del rifiuto di Hamas delle proposte egiziane per un cessate il fuoco.

Dal canto suo Benyamin Netanyahu ha affermato: “è la popolazione di Gaza ad essere vittima del perverso sistema messo in piedi da Hamas. La comunità internazionale ha il dovere di tenere in conto il rifiuto di Hamas delle proposte per il cessate il fuoco”, aggiungendo che “Israele continuerà a fare tutto ciò che è necessario per proteggere i propri cittadini dal terrorismo presente nella Striscia di Gaza. Questo non è soltanto un nostro diritto, ma un dovere da assolvere”.

http://www.infopal.it/ban-ki-moon-piange-i-soldati-delloccupazione-e-ignora-i-600-martiri-della-striscia-di-gaza/

La guerra del Gas: dietro all’invasione israeliana ci sono i giacimenti di Gaza

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Di Francesco Benedetti
 
Dietro all’ aggressione Israeliana a Gaza non c’è soltanto l’incompatibilità tra le ambizioni espansioniste israeliane e la resistenza palestinese. La posta in gioco nei conflitti che infiammano questa martoriata regione è anche e soprattutto l’accesso ad alcune risorse “strategiche” delle quali i media occidentali spesso e volentieri non parlano. La prima, come abbiamo già riportato in un altro articolo, è l’acqua. La seconda è forse anche più importante in termini geopolitici. Si tratta dei giganteschi giagimenti di gas naturale presenti al largo delle coste palestinesi. Sulle quali Israele intende mettere le mani ad ogni costo.
 
Il più grandi di questi giacimenti è il Leviathan, che assieme al Tamar (entrambi localizzati nel mediterraneo orientale) potrebbero fornire energia a basso costo per almeno un secolo. Questi sono contesi tra Israele e Libano, e non è escluso che le passate aggressioni organizzate da Tal Aviv, siano state motivate principalmente dalla volontà di porre in essere un’egemonia di fatto sul loro sfruttamento. Poi ci sono due giacimenti più piccoli, chiamati Marine 1 e Marine 2, che sono localizzati a trentasei chilometri al largo di Gaza. Due “forzieri” che il 2 Giugno scorso i palestinesi avevano provato ad aprire, intavolando le trattative per autorizzarne lo sfruttamento alla russa Gazprom. Dopo appena dieci giorni da allora è avvenuto il rapimento e l’omicidio dei tre studenti ebrei che ufficialmente ha scatenato la rappresaglia israeliana.
 
Presentata così sembrerebbe una strampalata teoria complottista. Ma se torniamo indietro di quindici anni, scopriamo che nel 1999 l’Autorità Nazionale Palestinese aveva già firmato un primo accordo per lo sfruttamento dei giacimenti, questa volta con la British Gas Goup e con un’azienda collegata, la CCIC di proprietà libanese. Un accordo al limite del colonialista, che garantiva per 25 anni il 90% degli introiti ai privati e solo il 10% allo Stato Palestinese. Un’intesa poco favorevole alla ANP, ma sicuramente interessante s
 
ia per i grossi introiti fiscali che avrebbe garantito al nascente Stato di Palestina, sia perchè i primi acquirenti di quel gas sarebbero stati proprio gli Israeliani, in piena crisi energetica. Finalmente una leva di pressione efficace con la quale Ramallah avrebbe potuto riequilibrare il suo rapporto con Tel Aviv.
 
Due anni dopo, nel 2001, il premier israeliano Ariel Sharon contestò la sovranità palestinese su quei giacimenti, dichiarando alla stampa “Non accetteremo mai di acquistare il gas dalla Palestina“. Iniziò a quel punto un braccio di ferro diplomatico, con Israele che si rifiutava di importare il gas e il governo inglese di Tony Blair che gli dava ragione, facendo pressioni sulla British Gas perchè rinunciasse al progetto. Dopo un tira e molla che sembra non finire mai, nel 2007 Israele acconsentì ad acquistare il gas palestinese, purchè i proventi non andassero ai palestinesi stessi, Ovvero “scavalcò” lo Stato sovrano che li deteneva e chiese alla British Gas di stracciare il contratto e pompare il gas direttamente per Tel Aviv. Una sorta di “annessione” senza dichiarazione di guerra. Le trattative proseguirono fino a dicembre del 2008, quando guarda caso Israele lanciò l’operazione “Piombo Fuso”. Sarà stata una coincidenza, forse.
 

USA: obiezione di coscienza!

www.cubainformazione.it

Un infermiere della Marina Statunitense si è rifiutato di continuare la pratica dell’ alimentazione forzata tramite sondino ai detenuti nella base USA di Guantanamo, a Cuba, che da 18 mesi sono in sciopero della fame.

“È la prima volta che un infermiere si rifiuta di alimentare forzatamente un prigioniero” ha detto Col Greg Julian, portavoce del comando meridionale. “L’infermiere – un latino di 40 anni circa – si è rifiutato poiché considerava la pratica un atto criminale” ha detto l’avvocato Cori Crider al The Guardian.
I detenuti del supercarcere americano di Guantanamo si rifiutano di mangiare per protestare contro la detenzione senza processo.
Negli USA sono tutti stupiti di tale coraggio. Un rifiuto che diventa un atto storico poiché va contro la politica che prevede la nutrizione forzata
. L’esercito USA sostiene di non utilizzare dei metodi cruenti per tenere in vita i prigionieri che sono in sciopero.

Notizia smentita dai detenuti stessi che in più occasioni hanno contestato l’alimentazione forzata dicendo che provoca inutili sofferenze. Secondo una testimonianza di un detenuto pakistano nei vari tentativi di nutrirlo attraverso un sondino naso-gastrico perse coscienza più volte provocandogli difficoltà nella respirazione, emorragia ed episodi di vomito continui.

Il Presidente della American Medical Association ha detto che “l’alimentazione forzata viola i valori etici fondamentali”e secondo un recente editoriale pubblicato sul New England Journal of Medicine ha esortato i sanitari della prigione di Guantanamo a rifiutarsi di applicare tale pratica.

Lo sciopero della fame a Guantanamo cominciò poco dopo che il carcere aprì nel 2002. Una nuova protesta iniziò nel febbraio 2013, con più di 100 su 154 detenuti. Oggi sono 149 i prigionieri nel centro di detenzione, e Crider ritiene che circa 34 sono in sciopero della fame. Pur di evitare critiche, l’esercito americano non rivela il numero degli scioperanti da dicembre e ha vietato all’infermiere in questione di parlare con la stampa.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=73221