TREVISO: 46 ENNE EX LAVORATORE A CONTRATTO, DA OPERAIO A SENZATETTO AL BINARIO 1

UNO SCANSAFATICHE

20 luglio 2014

La sua residenza di fortuna di notte ha un numero e un posto fisso. Sta al primo binario della stazione ferroviaria, sulla prima panchina. In questo metro quadrato di ferrovia la sera rincasa da due anni Adriano Montellato, trevigiano di 46 anni, ex lavoratore a contratto di Permasteelisa. E in stazione trovano rifugio anche altri 11 trevigiani senzatetto come lui, che come lui hanno perso il lavoro: ex autisti, ex operai e piccoli artigiani falliti. «La mia casa è il mio zaino», dice Adriano indicando una manciata di cose: la biancheria di ricambio, qualcosa da mettere sotto i denti e i documenti. Lo spartiacque tra il lavoro e la vita da senza fissa dimora è segnato da una data: 30 settembre 2012. Fino a quel giorno, per vent’anni, Adriano ha sempre lavorato come operaio, collaboratore nei cantieri della Permasteelisa, ai quattro angoli del mondo: dall’Europa all’Asia, dall’America all’Australia. Dal 1992 il suo pane quotidiano, nel contratto con l’azienda tra i principali operatori mondiali della progettazione, era l’incarico di fissare negli edifici le grandi lastre di vetro, le “cellule” di copertura esterna. «Mi trovavo per lavoro a Pattaya in Thailandia quando è cominciato tutto il calvario», confida. Apre una finestra sul prima: un lavoro sicuro, l’arrivo poi di una malattia, il ritorno in Italia imbottito di antidolorifici, un intervento delicato al pancreas. E sul dopo: la perdita del lavoro. «Da quel momento mi son ritrovato di colpo senza impiego e senza casa». Il passaporto, rigonfio di pagine e timbri, gli fa da curriculum. Ogni timbro segnato è stato un cantiere. Un bendiddio di commissioni messe in mano, da prendere o lasciare, per andare laddove c’era da rimboccarsi le maniche. «In quei vent’anni ho lavorato dappertutto: in Spagna a Barcellona in alcuni edifici della Rambla e del porto. A Bilbao alla copertura in titanio di uno dei principali musei. In Germania, a Norimberga per dei centri commerciali. A Hong Kong all’aeroporto. Negli Stati Uniti, a New Haven per la facciata di alcuni edifici dell’università di Yale. A Sidney alle nuove vetrate del teatro dell’Opera. Un anno per la manutenzione della Bank of America nel cuore di New York». Con l’ultimo timbro fatto in Thailandia, Adriano ha riposto per sempre il passaporto. Eppure, prima di cominciare a camminare in giro per il mondo con le proprie gambe, si era fatto le ossa a casa. Il padre, Luigi Montellato, era artigiano tappezziere: «Avevamo un negozio in via Cornarotta, un altro in via Benzi e il magazzino in via Capodistria», racconta il quarantenne senza dimora. Nella piccola impresa artigiana di famiglia ha cominciato a imparare un mestiere: «Di quegli anni ho un ricordo bellissimo. Costruivo poltrone e divani e mi occupavo delle consegne. Al lavoro c’erano nove dipendenti. Durante le ore in bottega papà mi trattava sempre come uno di loro. Finito il lavoro tornavamo ad essere di nuovo padre e figlio». Dai giorni del lavoro “made in Treviso” agli anni dei cantieri d’Oltreoceano le giornate, giunte ai tempi della crisi che morde, da due anni per lui cominciano dal primo binario della stazione. A periodi alterni – com’è la regola – ha trovato posto nei tre dormitori in città: quello della Caritas all’ex complesso degli Emiliani, un altro in centro all’ex palazzo Moretti e l’ultimo allestito all’ex scuola Marconi a Santa Maria del Sile. Con lui ogni venerdì sera, seduti sulla panchina del primo binario come fosse intorno a un tavolo, ci sono gli altri senza tetto ma anche i volontari del gruppo della Comunità di Sant’Egidio. Arrivano puntuali, una decina. Portano una buona parola e un sacchetto con un panino, un succo, un frutto. Tra i fischi dei treni e lo stridere dei freni si parla di tutto e nemmeno le risate sono bandite. Se serve portano pure biancheria. Dalla Caritas invece è arrivato un sacco a pelo. Domenica sera la cena è puntuale sotto la chiesa di San Martino. Nel salone dell’oratorio gruppi di volontari cucinano e fanno prender posto a tavola a una trentina di senza dimora. Qualcuno di loro ha già bussato alla porta dei servizi sociali del Comune per provare a chiedere per Adriano una sistemazione. «Intanto ogni sera, prima di andare a dormire, nei bagni della stazione mi tolgo i vestiti e mi metto il pigiama», confida stringendo lo zaino. La dignità, al primo binario, è ancora di casa.

fonte tribunatreviso

TREVISO: 46 ENNE EX LAVORATORE A CONTRATTO, DA OPERAIO A SENZATETTO AL BINARIO 1ultima modifica: 2014-07-22T11:13:00+02:00da davi-luciano
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