L’esperto, “il Buk potrebbe non aver colpito direttamente il Boeing”

si però che si presuma o ipotizzi che abbia cambiato rotta per i venti mi pare eccessivo
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© Foto: RIA Novosti/Mikhail Voskresenskiy
 
Giovedì scorso tutti sono stati colpiti dalla notizia del disastro aereo del Boeing-777 della compagnia aerea Malaysia Airlines, a bordo del quale si trovavano 280 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio.
 
L’aereo, secondo i dati ufficiali, è stato abbattuto da un missile “Buk” nell’area a ridosso del confine tra l’Ucraina e la Russia sulla rotta dall’Olanda in Malesia. Di questo missile stiamo parlando oggi con Nelson Francisco During, ingegnere e giornalista, redattore del sito Defesanet, specialista nel campo degli armamenti.
 
– Che cosa è il missile “Buk” che ha abbattuto l’aereo malese?
 
– Il Missile “Buk” è un’evoluzione dei missili “Kub”, diventati famosi durante la guerra nel Medio Oriente. I missili “Buk” possono colpire bersagli ad una quota fino a 12 mila metri. Quindi, con la massima gittata il missile è in grado di abbattere un aereo che vola alla quota di crociera degli aerei di linea, cioè, appunto, alla quota di 12-14 mila metri.
 
– Lo scontro di questo missile con un velivolo è fatale?
 
– Poteva anche non esserci stato uno scontro diretto. Molti ritengono che un missile deve obbligatoriamente scontrarsi con un velivolo. E’ dotato di rilevatore d’avvicinamento. Se il rilevatore segna che il bersaglio è vicino allora il missile esplode, lanciando frammenti metallici in tutte le direzioni. I frammenti e l’esplosione stessa sono sufficienti per far precipitare un velivolo commerciale indifeso.
 
– Molti si pongono la domanda se il comandante avesse potuto cambiare la rotta visto che per tutta la settimana circolavano le notizie sugli scontri al ridosso del confine tra l’Ucraina e la Russia, sugli spari e sui proiettili finiti sul territorio della Russia. In questo caso il comandante del velivolo avrebbe potuto autonomamente cambiare la rotta?
 
– Non so se avesse ricevuto la notifica dalle autorità aeree internazionali o da una fonte legata all’ONU, che sulla rotta si trovasse un’area problematica. Anche se però su un determinato territorio è in corso un conflitto un aereo vola a una determinata quota. Si sapeva di lanciamissili mobili. Questi missili hanno la gittata fino alla quota di 2-4 mila metri e non avrebbero potuto abbattere l’aereo che volava alla quota di 12-14 mila metri. Dunque c’era uno spazio sicuro abbastanza grande. Non ci sarebbero dovuti essere dei problemi. Se per qualche motivo il comandante avesse cambiato rotta ne avrebbe dovuto notificare le autorità locali. In tal caso sarebbe stato adottato un piano particolare per il cambio di rotta poiché esistono delle aree sopra le quali i voli sono vietati per motivi di sicurezza. Si tratta di reattori nucleari oppure dei territori utilizzati per garantire la sicurezza militare, i movimenti di carattere militare. Il comandante del velivolo ha un preciso piano di volo, la rotta, le quote, che lui deve seguire. L’intera identificazione dell’aereo, il numero di bordo, il segno identificativo Malaysia Airlines, tutto ciò si riflette nel modo ottimale sui radar.
 
– Se invece l’aereo avesse seguito la rotta diretta, in quel caso avrebbe potuto evitare il volo sopra i territori dell’Ucraina e della Russia?
 
– Quando noi guardiamo il cielo ci sembra che sia limpido e che non vi succeda nulla. Invece non è così. Esiste una moltitudine di forti correnti d’aria che hanno un impatto sulla navigazione aerea. Il caso più famoso sono attraversamenti dell’Oceano Pacifico quando gli aerei decollano, ad esempio, nel Giappone o a Vladivostok, dirigendosi negli USA, fanno la deviazione, allungando la rotta quasi fino al Polo Sud o al Polo Nord per poi ritornare. Poiché sopra l’Oceano Pacifico prevalgono venti che soffiano dagli USA nella direzione dell’Asia. Qualcosa di simile avviene in diverse regioni. Esiste anche la questione delle aree di supporto. In alcune regioni il supporto dei radar non è così forte oppure non sono sufficienti le piste ausiliari di decollo e di atterraggio. Esistono anche le considerazioni politiche: un paese può chiudere il proprio spazio aereo per i voli e allora dovrà essere sorvolato. Cosicché esistono le condizioni meteorologiche e politiche per via delle quali a volte i voli sulla traiettoria diretta sono impossibili.
 
L’esperto, “il Buk potrebbe non aver colpito direttamente il Boeing”ultima modifica: 2014-07-21T14:39:53+02:00da davi-luciano
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